VUUR
In This Moment We Are Free - Cities
2017 - Inside Out Music

FABRIZIO GIOSUÈ
02/04/2019











Introduzione Recensione
In poche parole si potrebbe dire che Anneke Van Giersbergen è tornata al mondo dell'heavy metal. In realtà non se n'è mai andata del tutto: è vero che negli ultimi anni, anzi, da quando lei e i The Gathering hanno preso due strade differenti, ha giocato molto con la sua incredibile voce e ha dato sfogo ai suoi desideri senza la paura di "uscire dal recinto" (una su tutte, le numerose date teatrali dal titolo "De Nieuwe Madonna" nelle quali il palco era la camera di un'adolescente e lei cantava le hit pop degli anni '80 e di Madonna in particolare), ma se la sua voce è stata ascoltata dal Dalai Lama, se una leggenda come John Wetton (King Crimson, Uriah Heep, Asia, Roxy Music ecc.) l'ha cercata chiedendole di cantare un brano in un suo disco solista e se, anche nel mondo hard&heavy, tutti la vogliono, è solamente perché la sua voce ha un qualcosa di speciale. Che poi le collaborazioni con musicisti prettamente metal non sono certo mancate nel corso degli anni, vantando incisioni con Moonspell, Amorphis, Devin Townsend Project, Napalm Death, Novembers Doom, Ayreon e The Gentle Storm. Proprio ai The Gentle Storm si deve la nascita dei VuuR: nel 2015 Anneke e Arjen Lucassen stavano lavorando al debutto The Diary e al duo olandese venne in mente di cercare dei musicisti metal per poter andare successivamente in tour. Una volta trovati, Anneke rimane stupita dalla loro bravura e, dopo aver riflettuto sul peccato che sarebbe stato quello di lasciali andare alla fine del tour promozionale dei The Gentle Storm, e dopo averne parlato col produttore Joost Van Den Broek (Epica, After Forever, Xandria, ReVamp, Mayan ecc.), decide di "tenersi" la band con l'aggiunta di Jord Otto alla chitarra al posto di Merel Bechtold, già ascia dei Delain, e dare vita a un nuovo progetto "prog metal decisamente heavy" per usare le sue parole. Nel 2016 nascono ufficialmente i VuuR, parola che in olandese significa "fuoco", nome scelto perché breve, facile da ricordare e originale, mentre l'inglese "fire" sarebbe stato fin troppo comune. Il 20 ottobre 2017 esce ufficialmente il debutto dei VuuR dal titolo In This Moment We Are Free - Cities, preceduto dal videoclip dell'opener My Champion - Berlin. Il disco è composto da undici brani per un minutaggio complessivo di sessantacinque minuti ed è una sorta di concept album: nelle canzoni si parla di alcune delle città visitate da Anneke che le hanno lasciato delle forti sensazioni, alcune molto positive e altre che invece non l'hanno fatta sentire a suo agio. La realtà dei testi è più complessa e profonda di quanto possa apparire a prima vista: tra speranza di libertà (parola che ricorre spessissimo nelle varie canzoni, oltre che nel titolo) e ricordi personali, spiccano momenti di grande sofferenza legati alla Seconda Guerra Mondiale e al tremendo attentato del Bataclan. Musicalmente abbiamo a che fare con un disco molto pesante, dal sound saturo e con le chitarre grasse e oscure che giocano un bel contrasto con la tipica e angelica voce di Anneke, cantante che però non si lascia scappare la possibilità di essere più aggressiva e rocciosa quando la canzone lo richiede. Joost Van Den Broek si è occupato del lavoro in studio a partire dalla registrazione avvenuta al Sandlane Recording Facilities, sala d'incisione olandese che ha visto nascere dischi di Powerwolf, Heidevolk, Epica e Ayreon tra gli altri, e per finire con il missaggio perfetto (provare con un'ottima cuffia per credere!). Al mastering ci ha pensato un guru come Darius van Helfteren, già al lavoro con Judas Priest, The Gathering e Within Temptation.

My Champion - Berlin
L'opener del disco, My Champion - Berlin (Il mio campione - Berlino)è la più classica delle dichiarazioni d'intenti: negli oltre sette minuti e mezzo di durata i VuuR mostrano di cosa sono capaci e su quali sonorità si muoverà l'intero lavoro, ovvero un prog metal dai tratti delicati, mosso a grande passione e malinconia. L'inizio è massiccio e il primo minuto scorre via tra chitarre moderne e melodie che poi ci renderemo conto andare a braccetto con la bella voce della cantante. Si parla della città di Berlino nell'immediato dopo guerra, una città completamente distrutta, dai palazzi fatiscenti e dall'anima ferita; riff stoppati e note dissonanti in lontananza ci preparano ad accogliere la voce disperata di Anneke, che sale d'intensità con l'aumentare dei giri delle sei corde, rimanendo sempre su una tonalità gentile e leggera, arrivando a toccare toni e momenti d'espressività decisamente sofisticati, che non sono per tutti. Le mie mani sono stanche, anche la mia voce lo è, il mio corpo vuole muoversi, i miei occhi vogliono vedere una bellezza che non riesco a cogliere. Il Paradiso giace in questo posto, qui dove il mio cuore invecchia. Il protagonista del testo è un abitante del luogo, che cammina tra le macerie della città col cuore sanguinante e l'animo a pezzi. Arriva il ritornello, e ci appare chiaro come la canzone sia stata costruita per esplodere nelle parole: My champion, enlightened soul / Unchain the burden Of all that I've become / My hero, I have lost so much / My angel, hear me. Non c'è solo il ritornello, però: Demoni in lotta, strappano il mio amore diviso tra tenebre e luce. Mi sembra id vedere la bellezza, che mi guida, mi conduce e mi illumina. Nell'oscurità di una Berlino polverizzata dalle bombe, emerge comunque la scintilla della bellezza, una bellezza che brilla negli occhi del protagonista. Qui le strofe hanno una consistenza niente male, dove i VuuR tirano fuori i muscoli ben allenati e piazzano nei momenti giusti ripartenze o rallentamenti che sì, "trattengono" momentaneamente la canzone, ma che le permettono poi di spiccare il volo con le successive valanghe di riff in your face, per continuare poi con il ripetersi dei chorus e dall'assolo di chitarra prima di terminare in maniera forse un po' brusca.

Time - Rotterdam
L'inizio di Time - Rotterdam (Tempo - Rotterdam) è lento e pachidermico, un carrarmato che avanza e distrugge tutto quel che trova. E non a caso questa è la prima delle due canzoni che parlano della seconda guerra mondiale. Il punto di vista è quello della città stessa, Rotterdam che si rende conto che sta per accadere qualcosa di importante e grave, ma non sa esattamente cosa: l'unica cosa che capisce e sente è il peso delle macerie che da lì a breve porteranno via vite e serenità. Lo sento nelle ossa, che mi pesano come milioni di pietre ammassate, e la gelida verità mi fa sentire solo. Un radioso pomeriggio mi sta aspettando, nonostante tutto non posso essere d'aiuto, sono in ansia. Il destino tenebroso mi colpisce. Per un testo del genere la musica non poteva che essere opprimente e priva di gioia, cosa che i VuuR hanno saputo creare sapientemente. E come dicono nel testo, "time" è tutto quello che si ha, la speranza di una madre si unisce alla voglia di farcela, ma è difficile, maledettamente difficile, ed è quasi piacevole lasciarsi andare alla disperazione più pura. I giorni tranquilli sono scomparsi da tempo, così come le speranze di una madre, il mio è un cuore tumultuoso e disperato e tutto ciò che mi è stato lasciato è il tempo. Il cantato di Anneke è sofferto e in diversi punti si può percepire il suo dolore nel cantare le parole del ritornello: "I feel it in my bones / It weighs like a million stones / The cold harsh truth left me alone". Gli accordi di chitarra si susseguono oscuri e granitici con l'apice della pesantezza che si raggiunge dopo i 3:10: power chord singoli e stoppati, destinati a svanire velocemente per fare spazio ad altri sempre isolati, moribondi, tristi, proprio come gli edifici di Rotterdam che uno dopo l'altro crollano a terra sotto i colpi dei bombardamenti. C'è tempo anche per un assolo dal tipico sapore progressive metal, ma non è alto che un'illusione destinata a lasciare presto spazio al silenzio sordo della morte, descritto nell'ultimo verso come una sorta di rinascita: Sono abbattuto e i miei giorni sono finiti, anche in questo momento cupo la mia mente è libera, dovrei tornare indietro dove tutto è iniziato e lasciare che la luce brilli su di me.

The Martyr And The Saint - Beirut
La prime note di The Martyr And The Saint - Beirut (Il martire e il santo - Beirut) rimandano alla colonna sonora della serie tv Stranger Things, ma i ragazzini di Hawkins con la canzone non hanno nulla a che spartire: qui si parla di dolore e disperazione, ma anche di luce e libertà, temi più che ricorrenti in questo In This Moment We Are Free - Cities. I giorni passano, la fontana della diversità è stata perduta e poi ritrovata. La verità interviene a turno, viene a va casualmente. La canzone gioca col freno a mano e aspetta l'ingresso del bridge e del ritornello per lasciarsi andare a un passaggio storico-religioso. Attendi l'alta marea e osserva il passaggio del tempo, siamo crociati e rinasceremo nel buio. Restiamo uniti, in cielo e in terra, e supereremo tutto. Il continuo stare sull'attenti con i lunghissimi fraseggi dei chitarristi senza riuscire mai ad esplodere rende l'ascolto non semplice, ma in questo modo si pone l'accento sul l'ottimo lavoro ritmico della coppia Van Stratum / Warby (quest'ultimo un musicista di gran prestigio, avendo suonato il drum kit con nomi storici quali Hail Of Bullets, Elegy e Gorefest tra gli altri). Il ritornello - come al solito, verrebbe da dire - è il piatto forte della canzone, che si rivolge direttamente a tutti noi ascoltatori: "Embrace the martyr and the saint in all of us / We will brace against the tidal waves / It'll soon be over". L'assolo lascia spazio all'interessante riffing in crescendo che porta all'accelerazione portentosa che però si disperde velocemente nell'ennesimo ritornello. Lava via il dolore e la disperazione, il pericolo e la paura. Questo è il regno della realtà, questo è il regno della luminosità. Dai connotati fortemente religiosi e i richiami alle sacre scritture, non si tratta certo di una brutta canzone, più che altro si presenta come un brano semplicemente gradevole e nulla più, forse un po' poco pensando a chi l'ha concepito.

The Fire - San Francisco
Per la quarta canzone del disco il tema non cambia di molto, parliamo ancora una volta di una città distrutta distrutta da un terribile incendio, come viene sottolineato in un passaggio: "The fire tremendous / the monumental damage / the fire horrendous / nothing but desolate ground". Sembra di vedere Anneke che passeggia di notte per le strade di San Francisco quando viene raggiunta dalla ninna nanna di una mamma che non riesce a far smettere di piangere il proprio figlio. Eppure basterebbe il suo sorriso per rallegrare le persone e la sua voce per far cadere nel più dolce dei sonni le persone intorno a lei. Ma la tensione è alta, e così la paura. L'inizio è più che convincente, pur giocando con ritmi controllati e arpeggi clean che lasciano il palcoscenico alle trame di basso, mentre le chitarre distorte non si decidono a scatenare tutta la loro potenza (al quarto pezzo si capisce che questa è una caratteristica studiata per aumentare l'attesa del chorus). Il ritornello è come sempre il momento più caratterizzante e forte della composizione (tra l'altro una delle più corte del platter, "appena" 4.47 di durata), con l'ottima trama delle chitarre che si muovono come un tappeto magico sotto la voce della Van Giersbergen, ma nell'ultima ripetizione, accompagnato da poche ed emblematiche note di chitarra acustica, è preceduto dall'inquietante "feel me" sussurrato più volte che va venire la pelle d'oca. Nessuno conoscerà mai il più grande fardello, una vita che slitta da parte a parte, e non si potrà negare il ritorno della marea che tutto sommerge. The Fire - San Francisco (Il fuoco - San Francisco) procede tra alti e bassi, esattamente come le famose strade della città californiana, e proprio come le strade che da sempre siamo abituati a vedere nei film d'azione, fa venire il mal di stomaco dall'impatto che le note della canzone hanno sull'ascoltatore, mentre viene descritta la drammatica situazione della tragedia alla quale stiamo assistendo: Il lamentoso suono della miseria, attraversiamo i detriti, camminando lentamente, sperando in un miracolo. Il fuoco ha ormai inghiottito tutto.

Freedom - Rio
Il concetto di libertà è alla base di questo In This Moment We Are Free - Cities, tanto è vero che le parole free / freedom sono contenute in molte canzoni, e nelle interviste promozionali Anneke non ne ha fatto mistero: "la frase si riferisce al fatto che noi, soprattutto nel mondo occidentale, siamo molto impegnati ad occuparti del passato o del futuro, e spesso ci dimentichiamo di vivere qui e ora". Musicalmente, Freedom - Rio (Libertà - Rio) è uno dei pezzi più ispirati del disco, dall'attitudine positiva e che in certi frangenti ricorda i The Gathering di fine anni '90. Hai sentito la luce ardere di desiderio, non hai realizzato quanto fosse pesante. Il mondo ha bisogno di occhi vagabondi pe documentare la verità, recita il primo verso, e anche in questo caso ci ritroviamo ad essere viaggiatori che osservano il mondo che ci circonda. Il ritornello è pieno di luce e il messaggio della canzone è chiaro: aprire i propri cuori verso il prossimo, essere altruisti e aiutare chi ne ha bisogno. Fin dai primi istanti si viene avvolti da un'atmosfera fresca e serena, il bridge non è altro che un ritornello mascherato e anche dopo appena un paio di ascolti si è in grado di cantare al cielo le parole di Anneke: " Freedom / Sharpen your senses don't shy away from this / Freedom / Don't be relentless don't hide away". Inaspettatamente l'assolo di chitarra ha un maggiore spazio del solito e per qualche secondo i VuuR ci giocano sopra per qualche giro (ingresso della seconda chitarra, doppia cassa ecc.) prima di far cantare tutti con l'ennesima ripetizione del ritornello. "Open your eyes / Open your eyes now / Open your heart / We're all born selfless" canta la Van Giersbergen, inneggiando alla pace e alla fratellanza, tutti uniti in nome della libertà, e come in una scena hollywoodiana viene voglia di abbracciarsi tutti quanti, amici e sconosciuti. Hai cercato oltre gli oceani del silenzio, sopra gli abissi dei mari, la fragilità del cuore troverà il suo equilibrio e si rafforzerà. Insieme si è più forti e i cuori si irrobusticono. I riff di chitarra sono piuttosto semplici e non sono presenti intrecci particolari, quindi potenzialmente questo sarebbe potuto essere un ottimo singolo per promuovere l'album.

Days Go By - London
Chi ha visitato la capitale inglese sa come ci si sente la prima volta che si mette piede a terra a Londra. Milioni di persone, un grande ordine per essere una metropoli infinita, ma anche un senso di disorientamento da far sentire male. Culture e stili di vita s'intrecciano con naturalezza inusuale per chi non proviene da altre metropoli e la cosa affascina e spaventa al tempo stesso. I primi minuti della canzone riproducono alla perfezione quella sensazione di caos agrodolce con il semplice ausilio della chitarra, ma anche il proseguo non è da meno: riff stoppati, accordi pieni, fraseggi quasi sottovoce e tempi non lineari accrescono lo stato confusionale dell'ascoltatore. Ti strapperò via dai tuoi sogni, prosciugherà i tuoi ricordi. Dicono che i nostri giorni siano finiti, dicono che siamo tutti perduti. Anche questa volta ci troviamo davanti a un canto disperato che ci racconta di un uomo perduto in una città, incapace di rapportarsi a mondo contemporaneo, sottomesso alla società moderna. In sottofondo, poche ma mirate note di tastiera aumentano le sensazioni di timore ed eccitazione, con le brevi e grintose accelerazioni a cercare di scrollare via un senso di incapacità di reazione, sottolineato dalle nuvole velenose che incombono sulla città, e che nemmeno il ritornello - purtroppo mediocre - riesce a fare: I giorni passano, vedo lo scintillio in ogni alba. Gli anni volano ed io vedo devozione in questa turbolenza. Bello il rallentamento dopo i quattro minuti e lo stacco che porta agli assurdi vocalizzi di Anneke che qui raggiungono un livello non credibile se non ci fosse la prova del concerto - superato senza alcuna difficoltà tra l'altro - verrebbe da pensare a un trucchetto da studio di registrazione: toni altissimi e durata sono possibili a poche voci, ma nessuno ci mette il cuore come lei. Uno splendido momento di grande classe e bravura per la Van Giersbergen, non un semplice esercizio di stile ma un momento di grande intensità. Sinceramente, tutto potrebbe essere riassunto nel minuto nel quale la bionda cantante decide di stupirci con tecnica e potenza al servizio dell'espressività, specie quando canta che in questo momento siamo tutti quanti veramente liberi. Tutto il resto di Days Go By - London (I giorni passano - Londra), purtroppo, passa in secondo piano, regalando poche emozioni.

Sail Away - Santiago
Dal sapore progressivo e il simbolismo religioso, Sail Away - Santiago (Salpare - Santiago) è probabilmente il brano meno riuscito dell'intero disco. Questo non vuol certo dire che si tratti di un filler costruito giusto per allungare la tracklist, ma se c'era da sacrificare una canzone a favore di un minutaggio più favorevole all'ascolto, sicuramente la scelta sarebbe dovuta ricadere su Santiago. Il ritornello funziona benino nella sua esagerata orecchiabilità: "Sail away I'll watch you from afar / Sail away I'll crumble, wither, hunger, wonder when you" anche se suona un po' troppo chorus metalcore, ma il bridge che lo precede non è male: Scivola via ed io seguirà il tuo tracciato per sempre, e poi ti troverò ti amerò, sperando ti ricondurti a casa. Le strofe risultano essere fiacche esattamente come le due chitarre, qui veramente deboli e scariche, e lo stacco con le sei corde stoppate e la successiva accelerazione con assolo non basta a rendere la città cilena abbastanza interessante. Trasformare l'acqua in vino, tu cammini sull'acqua e la tua luce brilla. Io so quando la luna e le stelle si allineano e la forza cresce in te. Il break acustico a tre quarti della traccia è uno spunto sul quale si sarebbe forse dovuto puntare maggiormente, ma chissà se sarebbe bastato a rendere la composizione migliore (e quanto). Come due ombre nella notte ci scontriamo e bruciamo vive, e i nostri echi collideranno, ma io sopravviverò perché tu mi ha donato il potere, prosegue la seconda strofa, che chiude la seconda metà del brano. Quello che forse manca ai sei minuti tondi di Sail Away - Santiago è un filo conduttore forte e certo, mentre in questo modo sembra essere più un insieme forzato di parti che non una vera canzone nata dal lavoro di squadra.

Valley Of Diamonds - Mexico City
La traccia dedicata a Città del Messico, scritta con l'apporto di Daniel Cardoso degli Anathema, è un ottimo esempio di come creare una canzone e portarla in alto partendo dal basso. Affogando, il tuo pianto d'aiuto è pallido, le tue mani cercano di afferrarmi, fallendo, e tutto ciò è triste. I primi secondi sono quasi intimi (note arpeggiate, un piatto di tanto in tanto e il basso come unico strumento veramente attivo), dove viene mostrato il tema portante del testo, ossia un amore infinito inteso come guida spirituale e conforto dai fallimenti. Senza perdersi troppo in passaggi strumentali si raggiunge immediatamente il ritornello, nella classica esplosione che sempre con grande testardaggine cercano i VuuR: Valle di diamanti, una lucentezza che irradia amore, un'anima pacifica è tutto ciò di cui hai bisogno per guarire le ferite. D'altra parte quando si ha la fortuna di avere una voce del genere dietro al microfono non si può far altro che valorizzarla ad ogni occasione possibile. Le strofe alternano momenti più pesanti con altri di attesa, con il basso pulsante in grande evidenza che porta alla sezione dedicata al virtuosismo chitarristico: di grande impatto e funzionale alla riuscita del brano, si concede anche una breve svisata del più classico progressive metal. Si ricomincia dall'inizio per trovare la verità, giovinezza eterna e una crescita tardiva. Un milione di stelle ti troveranno qui per riportarti a casa e asciugarti le lacrime. Ascoltami, io ti trasmetterò un amore immortale, ti amerò affinché tu non fallisca mai. Il posto in scaletta, ovvero dopo un altro pezzo dal tiro non eccezionale come Sail Away - Santiago sicuramente penalizza Valley Of Diamonds - Mexico City (Valle dei diamanti - Città del Messico), canzone che presa singolarmente o inserita in una tracklist differente ha una sua bella personalità. La sensazione, comunque, è che spesso, come in questo caso, i due axemen siano un po' bloccati nei loro ruoli e non abbiano la possibilità di esprimersi liberamente dando sfogo al proprio estro creativo. Un vero peccato perché il potenziale c'è.

Your Glorious Light Will Shine - Helsinki
Sezione d'archi ed eleganza nei primi secondi portano a uno sviluppo non previsto di Your Glorious Light Will Shine - Helsinki (La tua gloriosa luce ti guiderà - Helsinki), fatto di leggeri fraseggi progressive e brevi momenti di accordi pieni e riff taglienti, per una struttura che si ripete con leggere variazioni per l'intera canzone, disorientando l'ascoltatore che ritrova facilmente il filo del discorso appena inizia il ritornello: "You're breaking free / Are you strong enough to make it / Will you believe these shackles will not hold you down / They'll never own you / Your power lies withing / Your glorious light will shine". Le strofe non sono memorabili: Affoga i tuoi occhi in lacrime amare e cadi in ginocchio nella paura silente. Ti chiedi dove sei, aiutarti è tutto quello che volevo, aiutarmi è tutto ciò che ho bisogno di sentire. I versi accompagnano senza troppi patemi d'animo l'ascoltatore tenendolo per mano e guidandolo fino al chorus e alla parte successiva (di breve durata, invero) che colora con vivacità una stanza sonora fino a quel momento piuttosto monocromatica: In ogni strato della tua anima puoi sentire il lucente vento soffiare, aspettando che la tua anima racconti ciò di cui ha davvero bisogno. Il muro di chitarre a tre quarti di brano e l'assolo portano un po' di freschezza in una composizione arida di emozioni che tratta di una realizzazione personale e delle difficoltà che ogni uomo deve affrontare per raggiungere l'equilibrio interiore e librarsi in aria, come un angelo, in tutto il suo splendore, come specificato nel pre-chorus: L'unico uomo che non vuoi essere, l'unico eroe che sarai mai emerge quando cresci intimamente e mantieni le promesse di libertà. Anche Anneke, in questo brano, non splende come nel resto dell'album. Da segnalare, infine, la bella conclusione della canzone con l'elegante sezione d'archi che riprende i secondi iniziali e che chiude non solo simbolicamente la canzone come un uroboro, formando così un cerchio senza inizio e senza fine.

Save Me - Istanbul
Ci trasferiamo in Turchia, dove le prime note di Save Me - Istanbul (Salvami - Istanbul), alla quale ha contribuito in fase di scrittura Esa Holopainen degli Amorphis, richiamano immediatamente la musica medio orientale. Affoga il mio cuore, mandalo giù, sotto la superficie, dove posso vederlo brillare di un colore intenso e dove un giorno questo amore potrà risolvere la nostra cecità. I VuuR hanno deciso di non incorporare nella propria musica suoni e stili delle varie città/nazioni/culture, rifiutando l'idea della world music (a ragione o a torto, è solamente un fatto di gusti personali) con la piccola eccezione di questo brano. Con metafore di guerrieri e sacrifici (Guerriero, sconfiggi il mio rivale. Soldato, cerca di farmi sopravvivere) è possibile respirare l'aria di Istanbul, bellissimo crocevia di popolazioni e culture che per secoli sono state in conflitto tra di loro, ma che al contempo hanno reso la città quell'incredibile puzzle di colori e profumi che tutti noi conosciamo. I riferimenti ai Dream Theater post 2000 sono riconoscibili nelle parti più tirate, il resto lo fa il groove e un buon numero di scelte azzeccate, compreso un ritornello che nella sezione ritmica ricorda il power metal e che al contrario degli altri non è il pezzo forte ma "soltanto" un bel momento che però non s'impadronisce del palco lasciando le briciole al resto. "Lord, guide me over mountains through the sea / My warrior, make me whole / Unleash the power buried in me and be mine / Save me". Anche se va detto che le parti migliori sono quelle di contorno, cioè che ruotano attorno al refrain e che si presentano come una bella supplica, un grido di aiuto che suggerisce una magica unione d'amore. Seppellisci il mio cuore, scioglilo, fallo tuo. Non troverò mai riposo fin quando non mi sveglierai. Pagherò il prezzo, mi sacrificherò per un ultimo momento. Salvami, caccerò ogni notte per tutta la vita. Di fatto, Save Me - Istanbul è una canzone diversa dalle altre di In This Moment We Are Free - Cities sia per il testo che per la musica, nella quale gli interventi quasi folk, si potrebbe osare, la rendono unica all'interno della scaletta del cd, dalla grande personalità e originalità rispetto agli altri pezzi.

Reunite! - Paris
A conclusione di In This Moment We Are Free - Cities troviamo la canzone dedicata a Parigi, città romantica per eccellenza, ma che nelle liriche del brano si trasforma in un tragico campo di battaglia. Il testo parla in maniera indiretta del tremendo attentato terroristico del Bataclan, sala concerti dove si stavano esibendo gli americani Eagles Of Death Metal e che alla fine di quella tragica notte del novembre 2015 ha portato alla morte di novanta persone. Un dramma immane, qui ricordato con grande rammarico. Nelle note di Reunite! - Paris (Riunire - Parigi) si respira aria di vita e amore, il desiderio di ricominciare tutti insieme e di riunificarsi, trovando la forza di vivere e amare con il sostegno delle persone che non per forza conosciamo. Velata è la luce, chiare sono le tenebre, nessuna guida in vista, noi potremmo cadere. Costruisco una fortezza per guardarvi, non dubitate neanche per un momento, il vostro nobile cuore racconta verità. In questo mondo noi crediamo. Il protagonista si erige sulla folla come fosse divinità, cercando di infondere sicurezze e pace nel cuore di un popolo amareggiato e sconfortato. Dopo i fatti del Bataclan la gente di Parigi si è sentita forte e viva grazie la vicinanza del prossimo e le note dei VuuR trasmettono proprio questo, mentre la musica - che con un argomento del genere passa necessariamente in secondo piano - fa altrettanto: la positività di Anneke e della band è tangibile in questo brano, dai tratti leggeri ma decisi, il più breve della tracklist con la lancetta che si ferma a 4.39. I primi due minuti sono completamente acustici e leggeri sostenuti da un delicato arpeggio (quasi "sottovoce") che accompagna la bionda cantante fino all'ingresso della distorsione, comunque "ordinata" e per niente aggressiva. Trascorreremo i nostri giorni, resteremo uniti per sempre, la verità universale è un amore coraggioso, recita il buon ritornello. Tra testo e musica non poteva esserci un modo migliore di chiudere un album di debutto molto oscuro nel quale sentimenti come sofferenza e dolore sono spesso chiamati in causa, ma fortunatamente la risposta fornita dalla formazione olandese è sempre l'amore e la gioia di vivere, viversi questi sentimenti, anche se in forma minore, ma crederci per superare le difficoltà.

Conclusioni
Se Julius Verne ci fa fare il giro del mondo in ottanta giorni, i VuuR riescono nella stessa cosa in poco più di un'ora. A differenza del lavoro di Verne, In This Moment We Are Free - Cities non passerà alla storia come un classico, ma sicuramente verrà ricordato come un buon debutto che però, visti i nomi coinvolti, ha sofferto delle (troppo) alte aspettative. A differenza del libro, qui non c'erano scommesse da vincere, e gareggiare con (contro?) The Diary dei The Gentle Storm, ultimo lavoro "simile" realizzato da Anneke prima della nascita dei VuuR, sarebbe stato un suicidio fin dal principio. A fine ascolto i pro sono decisamente maggiori rispetto ai contro, prima di tutto grazie alla superba prestazione della sempreverde cantante, a suo agio con le robuste chitarre moderne della coppia Duijsens/Otto, e in grado di tenere alta l'attenzione anche nei pochi momenti di stanca. Ma è giusto sottolineare una cosa: preso senza conoscere i nomi coinvolti, il disco è un buon lavoro che splende di luce propria, e ci sarebbe da festeggiare se lavori del genere uscissero più spesso, perché dotati di una indubbia qualità artistica. Ma è anche vero che il nome del gruppo è ben stampato sulla copertina (a proposito, veramente bello il digipak e ottimo il libretto di sedici pagine con tutti i testi, le foto della band e di alcune città, oltre alle classiche informazioni tecniche e ai ringraziamenti) ed è giusto criticare quel poco che non convince pienamente. Le canzoni sono state composte per lo più dal duo Van Giersbergen / Van Den Broek, con solo un paio di pezzi scritti dalla coppia di chitarristi che comunque, quando coinvolti, hanno portato qualcosa di nuovo e personale: probabilmente un loro maggiore coinvolgimento potrebbe portare a una rinnovata freschezza per un eventuale secondo disco. Comunque sia, un disco come questo insegna due cose: la prima è che anche un musicista (o un gruppo), pur con tanti anni e molteplici lavori incisi in carriera, può sempre realizzare un qualcosa di fresco e per certi versi sorprendente senza la necessità di inventare chissà cosa; la seconda cosa è che un disco come In This Moment We Are Free - Cities trasmette e insegna la passione del viaggio, mettersi in macchina o in aereo, prendere la macchina fotografica e un taccuino e mettersi in marcia verso città e paesi nuovi, anche posti che per nostri limiti mentali/culturali non ci ispirano più di tanto, ma che possono rivelarsi luoghi incredibili e sorprendenti, in grado di lasciare il segno nel cuore dei viaggiatori, esattamente come avvenuto alla cantante Anneke. Quando la musica si eleva e porta a un miglioramento della persona, cosa si può chiedere di più.

2) Time - Rotterdam
3) The Martyr And The Saint - Beirut
4) The Fire - San Francisco
5) Freedom - Rio
6) Days Go By - London
7) Sail Away - Santiago
8) Valley Of Diamonds - Mexico City
9) Your Glorious Light Will Shine - Helsinki
10) Save Me - Istanbul
11) Reunite! - Paris

