VOLTUMNA
Damnatio Sacrorum
2013 - Abyssus Records/Code 7

DONATELLO ALFANO
01/10/2013











Recensione
Come vola il tempo... Sono già passati due anni da quando ho scoperto i Voltumna, giovanissima e determinata band fondata a Viterbo nel 2009, l'input per il sottoscritto arrivò tramite l'approfondita recensione curata dall'amica e collega Roberta D'Orsi di Chimera, ep d'esordio del combo pubblicato nella primavera del 2011, le quattro tracce contenute nel platter fin dal primo ascolto mi stupirono per l'inventiva e la professionalità mostrate, in poco meno di un quarto d'ora i viterbesi avevano rivelato le loro qualità in un black/death caratterizzato da numerosi motivi di interesse, tra questi una pregevole tecnica strumentale e delle melodie oscure e affascinanti, più volte ho pensato al passo successivo del percorso intrapreso da Simone Scocchera (voce) Michele Valentini (chitarre) Bruno Forzini (batteria) e Manuel Bannella (basso,quest'ultimo sostituito recentemente da Giovanni Tomassucci) ho avuto la risposta da pochi giorni con il primo full-length, il possente Damnatio Sacrorum. Registrato come la precedente release ai Fear No One Studios nei mesi di agosto e settembre del 2012 sotto la supervisione di Paolo Pieri (Aborym,Hour Of Penance) ed Emiliano Natali, l'album è da considerare come la perfetta evoluzione del concept inaugurato con Chimera, la personalità del quartetto emerge anche dal comparto lirico, estremamente fieri delle proprie origini i Voltumna fin dagli esordi hanno deciso di comporre dei testi incentrati sui miti e sulla storia della gloriosa civiltà etrusca. Pubblicato lo scorso marzo attraverso i circuiti indipendenti il cd da ottobre godrà di una distribuzione a livello internazionale grazie all'accordo siglato con la britannica Abyssus Records, ennesima conferma del valore di questi ragazzi! Un fragoroso drumming ai limiti del tribale e delle sinistre note di chitarra danno il via alla travolgente opener "Soul On The Acheronte", in pochi secondi il gruppo trascina l'ascoltatore in un vortice sonoro dinamico e poderoso, Scocchera dai primi secondi si destreggia con maestria tra growl e screaming coadiuvato da un'incessante moltitudine di cambi ritmici, le cupe note eseguite dalle tastiere ed un assolo di Valentini grondante melodia e potenza amplificano l'alone di mistero riversato dalla traccia, l'efficace produzione di Pieri dona alla musica dell'act un suono incisivo e dalla marcata attitudine live. Le parole del singer narrano un misto di episodi legati alla mitologia classica, mischiando Enea (protagonista dell'Eneide di Virgilio) al mito di Proserpina, figlia di Demetra dea dei raccolti, sposata ad Ade re degli inferi e lì confinata per metà dell'anno; si aggiungono anche la figura di Caronte che traghetta le anime dei morti nell'aldilà e del guardiano Cerbero, il terrificante mastino a tre teste con il corpo cosparso da spietati serpenti. Le furibonde battute iniziali di "Lord Of Mayhem" rileggono gli schemi della grande tradizione death statunitense, la batteria di Forzini governa la struttura del brano alternando tempi velocissimi ad altri più cadenzati, in questi ultimi i viterbesi delineano un mood carico di tensione ed inquietudine, una peculiarità elevata ulteriormente dal timbro feroce del frontman. Il protagonista del testo è il demone Tuchulcha, divinità etrusca della guerra, dell'oscurità e del massacro, la sua missione è quella di portare morte e disperazione ovunque. Un'incontenibile successione di blast beat e rallentamenti domina la scena nei primi minuti dell'impetuosa "Aruspice", dopo questo tornado ritmico il four piece dipinge uno scenario da autentica discesa nelle tenebre in una magnetica marcia centrale sorretta dalla profonda interpretazione di Simone (ascoltate con attenzione la parte narrata,da brividi!) e dall'oscura sinfonia forgiata dalle tastiere. Il titolo si riferisce agli aruspici, enigmatici indovini dotati del potere di prevedere il futuro attraverso le calamità naturali o esaminando le interiora di animali sacrificati per le loro profezie. L'assalto frontale del combo raggiunge una delle vette più elevate in termini di aggressività nella forsennata "Damnatio Sacrorum", un granitico riffing in cui spesso si percepiscono echi delle forme più violente del thrash è il dominatore assoluto della title track, i Voltumna colpiscono come delle furie sugli strumenti ribadendo la loro propensione nel plasmare un sound bilanciato in egual misura tra impatto e tecnica. Nelle liriche è descritto il mito dell'eterno ritorno e dell'estinzione del mondo nel fuoco purificatore per rinascere a nuova vita purgato dall'indecenza e dalla decadenza umana. Nella successiva "Suffocated (By Their Slaves Blood)" il growl di Pieri accompagna la timbrica maligna di Simone, l'imponente fusione delle due voci crea un effetto irresistibile accentuato da un incedere costantemente in bilico tra rabbia primordiale ed oscurità, uno straordinario guitar solo completa in maniera memorabile un brano che rappresenta una violenta invettiva contro gli avidi che come Re Mida vogliono che tutto diventi oro: la loro fine è vicina. Una voce rimbombante e minacciosa introduce l'indemoniata "Waiting For The Dawn", l'offensiva inarrestabile dei viterbesi prosegue con un episodio contraddistinto da un'elevata dose di tecnica, è sbalorditivo notare come la band riesca ad elaborare una proposta così ricca di soluzioni personali e complesse senza trascurare le atmosfere morbose tipiche del black metal, sotto questo aspetto i penetranti interventi delle keyboards offrono un contributo fondamentale. Le liriche descrivono i preparativi di un'epica battaglia da parte di coraggiosi soldati pronti ad attaccare i nemici romani. La definizione old school brutality suggerita dal combo nella presentazione dell'album trova la sua dimensione ideale nei tre minuti di "Epitaph For My Sins", i tempi iper articolati della batteria ed un guitar work energico e roboante rappresentano la base perfetta per una timbrica vocale sempre più feroce, il singer sprigiona una collera inaudita urlando con impeto la storia del mostro di origini divine Chimera, le implacabili fiamme vomitate dalla sua bocca riducono in cenere tutti quelli che si avvicinano, ogni speranza finisce nelle fauci di questa orribile creatura. Le classiche sfuriate del death unite a delle maestose parti cadenzate non concedono un attimo di tregua in "Deus Ex Machine", l'incontenibile assalto della sezione ritmica viene supportato da una fulminea successione di deflagranti riff e da un sottofondo tastieristico teso ed angosciante, quella dei Voltumna è un'autentica tempesta tramutata in note pronta a travolgere chiunque anche dal punto di vista lirico; la crudele figura del del deus ex machina muove come inermi pedine i mortali e li costringe a dimenticare tutto quello che succede con l'acqua del fiume Lete (nella mitologia greca e romana viene descritto come il mezzo che induce rapidamente all'oblio). "Bloody Priestess" è un riassunto perfetto delle molteplici sfaccettature presenti nel sound dell'act, il quartetto muovendosi attraverso un andamento sostenuto costruisce un episodio colmo di furore e abilità strumentali, caratteristiche messe in evidenza in particolar modo dall'operato intenso e creativo di Valentini e dalle monumentali sinfonie eseguite dalle tastiere, quest'ultime per stile ed attitudine dipingono uno scenario simile a quello dei migliori Dimmu Borgir. Il testo descrive le atrocità compiute da una diabolica sacerdotessa etrusca, con la sua ammaliante bellezza attira gli uomini nella foresta per poi sacrificarli alla propria divinità e spargerne il sangue ovunque. La chiusura dell'album è affidata alla marcia infernale di "Progeny Of The Snake", Scocchera è nuovamente sugli scudi con una performance malefica e combattiva, i suoi compagni gli danno manforte innalzando un impenetrabile muro ritmico cadenzato, il clima tenebroso che avvolge il brano per tutta la sua durata sfiora livelli altissimi di paura nel breve break centrale, pochi secondi che costituiscono una parentesi ipnotica inserita per preparare il terreno ad un solenne ed indimenticabile finale. Le parole del brano evidenziano come la figura del serpente nell'immaginario occidentale sia piena di negatività, vengono citate diverse incarnazioni legate al mito del rettile, tra queste troviamo Apophis, Ouroboros, Basilisco e Idra, tutte accomunate da poteri distruttivi e letali. Damnatio Sacrorum è un lavoro che conferma in pieno la costante crescita artistica dei Voltumna, partendo da una profonda devozione nei confronti di alcuni dei nomi più famosi della scena estrema internazionale la band ha delineato una proposta contrassegnata da svariati spunti personali, accanto al consueto e devastante impatto tipico del genere, ogni traccia del cd rivela una dettagliata ricerca stilistica che permette di scoprire nuovi e sorprendenti particolari ad ogni passaggio, i complimenti per questi ragazzi per un'altra prova superata brillantemente sono più che meritati, il loro Etruscan Death/Black Metal è già pronto per conquistare una posizione di rilievo nel panorama tricolore, ora non mi resta che aspettare (lo so,è ancora presto...) la terza mossa del combo.

1) Soul On The Acheronte
2) Lord Of Mayhem
3) Aruspice
4) Damnatio Sacrorum
5) Suffocated
(By Their Slaves Blood)
6) Waiting For The Dawn
7) Epitaph For My Sins
8) Deus Ex Machine
9) Bloody Priestess
10) Progeny Of The Snake


