VISION DIVINE

Stream of Consciousness

2004 - Scarlet Records

A CURA DI
ROBERTA D'ORSI
08/04/2011
TEMPO DI LETTURA:
9

Recensione

..."la vita fugge, non s'arresta un'ora"...questa semplice frase racchiude in sé un profondo significato,che nel corso degli anni ha acquistato ancora più valore nella mia vita. Il tempo scorre inesorabile, è un dono prezioso che non ci è consentito recuperare,pertanto non andrebbe sprecato,ma adoperato nel migliore dei modi,rendendolo un prezioso tesoro di cui disporre con saggezza;e del suo tempo Olaf Thorsen sembra averne fatto un ottimo uso,chitarrista storico dei Labyrinth dà vita ad un progetto parallelo chiamato Vision Divine,la nuova creatura si sviluppa irrobustendo il proprio organico musicale con il cantante dei Rhapsody of Fire Fabio Lione,il batterista Mattia Stancioiu ed il tastierista Andrea De Paoli,colleghi di Olaf nei Labyrinth ed in aggiunta il bassista Andrea "Tower" Torricini. I Vision Divine si propongono nel genere power/prog e con questa formazione al completo,la band capitanata da Thorsen pubblica il primo album omonimo,riscuotendo un ottimo successo di pubblico e critica,portandoli a registrare il tutto esaurito in molte tappe del loro primo tour,in particolare quelle sudamericane. Il 2002 è l'anno in cui vede la luce il secondo album,ma è anche un periodo che da inizio ai primi travagli come spesso accade nelle band;Olaf lascia i Labyrinth dedicandosi in toto al suo personale progetto,si vociferava di malintesi all'interno della sua band di origine...di contro batterista e tastierista procedono nella strada inversa,lasciando i Vision per riservarsi completamente nei Labyrinth. Le sostituzioni vengono effettuate con Oleg Smirnoff alle tastiere,membro dei Death SS ed ex degli Eldritch e Matteo Amoroso alla batteria ex componente degli Athena,inoltre a rendere più corposo l'organico power,si aggiunge alla line up Federico Puleri,già seconda chitarra affiancata a Thorsen nei live dei Vision. Arriviamo così al 2003 e con una formazione al completo,Olaf e soci si apprestano a lavorare sul nuovo album;scritti alcuni brani il singer Fabio Lione,per questioni di contratto con la sua band i Rhapsody,è obbligato a lasciare i Vision Divine.

Questo abbandono sembra segnare il declino della band,fin quando Olaf comunica l'entrata in scena di Michele Luppi,cantante sconosciuto nella realtà metal,più rinomato invece nel panorama del rock AOR. Michele inizia il suo percorso musicale a 9 anni,studiando pianoforte e teoria della musica,alla fine degli anni '80 inizia la collaborazione in vari progetti,fino a formare un suo gruppo nel 1994 i Mr. Pig,nel 2001 diventa tastierista e corista nel tour di Umberto Tozzi e nel 2003 arriva la svolta nella sua carriera,entrando a far parte dei Vision Divine;con loro pubblica 3 album ed un dvd live,militando nella band fino al 2008,quando annuncia la sua uscita dal gruppo,cedendo il posto al ritorno di Fabio Lione.

Il primo album che Michele incide con la sua nuova band i Vision Divine è Stream of Consciousness, primo concept album nella discografia del gruppo;prodotto da Olaf Thorsen e Oleg Smirnoff e distribuito dalla Scarlet Records,questo gioiellino di power metal nostrano,dall'accattivante impronta progressive,ha letteralmente stregato le mie orecchie e rapito il mio cuore.

Il titolo dell'album "Flusso di coscienza" racconta la vicenda di un uomo rinchiuso nella cella di un manicomio,che si trova a percorrere un viaggio indietro nel tempo,per capire se ha avuto un senso impazzire per conoscere quale fosse il vero significato della vita.

Inserendo il cd nel lettore ed avviandolo ci troviamo immersi in un preludio quasi surreale oserei dire,un canto di grilli apre la strada alle note di una dolce melodia..ed ad un certo punto una voce sovrapposta intona quella melodia,ridacchiando quasi rassegnato ma grottescamente appagato;ecco l'inizio del viaggio di un uomo la cui coscienza lo accompagna nel suo cammino attraverso i meandri della psiche,come un angelo custode,una sorta di Caronte che traghetta l'anima del protagonista alla ricerca di un perchè...

La seconda traccia The Secret of Life,si apre con un abile riff di chitarra,supportato da un copioso incalzare delle rullate di cassa,e finalmente possiamo ascoltare la nuova voce dei Vision Divine,una voce perfetta e cristallina,potente e pulita capace di qualunque evoluzione tecnica;”Il segreto della vita”..quale può essere?..è questa la domanda che il protagonista della nostra storia comincia a farsi,interrogativi ai quali non è capace di dare una risposta,"Solo Dio lo sa.. Cerco duramente di scoprire il modo.. Devo spezzare queste catene,devo trovare un altro modo,prima di impazzire...prima che sia troppo tardi". Nella mente tutto si accavalla,così come nella traccia successiva Colours of my World,la tastiera è il preludio ad una melodia in costante crescita ritmica,Michele con la sua voce spiega quali domande continuano ad attanagliare il nostro protagonista,"riuscirà a dipingere con altri colori,che non siano uno spento grigio,i muri della sua esistenza?". Seduto nella solitudine della sua cella,ripensa ad un passato di dolore e paure,lì la sua mente si rifugia,in un viaggio mentale a ritroso nel tempo "Attraverso il significato di ciò che noi chiamiamo...VITA". La musica sfuma,introducendoci allo strumentale In the Light.. il cigolio di una porta,un respiro affannato,il rumore di una provetta che cadendo si infrange in mille pezzi ed il suono di una macchina che controlla il battito cardiaco,dapprima costante,poi accelerato ed infine il segnale diviene perpetuo..la fine sta per arrivare? L'uomo se lo chiede,analizza un'umanità avvolta nel desiderio di trovare e ritrovarsi nella vita,comprende che non "Esistono verità o menzogne.. La fiamma di una candela può essere così forte da illuminare il buio più profondo", ma è solo la volontà umana a permetterlo. Questo il senso di The fallen feather, che comincia con un riff di chitarra dell'inconfondibile Thorsen,la melodia si addolcisce con il canto di Michele che ci accompagna alla traccia seguente assieme al ticchettio di un orologio...



La vita fugge et non s'arresta una hora,

et la morte vien dietro a gran giornate,

et le cose presenti, et le passate

mi danno guerra, et le future anchora;

e 'l rimembrare et l'aspettar m'accora

or quinci or quindi, si che 'n veritate,

se non ch'i' ho di me stesso pietate,

i' sarei gia di questi pensier' fora.

Tornami avanti s'alcun dolce mai

ebbe 'l cor tristo; et poi da l'altra parte

veggio al mio navigar turbati i venti;

veggio fortuna in porto, et stanco omai

il mio nocchier, et rotte arbore et sarte,

e i lumi bei, che mirar soglio, spenti.


[F. Petrarca - Sonetto CCLXXII]



Con questo sonetto comincia la sesta traccia dell'album,una profonda voce recita i versi inizialmente accompagnati da quel ticchettio,ma dopo alcuni secondi il suono della chitarra irrompe prepotentemente,sostenuto da una batteria incalzante e sempre più martellante. Il protagonista della storia,in un delirante oblio interiore,pensa a quante cose potrebbe cambiare "Se potessi fermare il tempo,potrei impostare il mio diritto alla vita" e se gli fosse concesso vivere in eterno "Quante emozioni vorrei imparare a controllare,per sentire quello che voglio realmente" la vita fugge,il tempo incalza e non si può fermarne l'incedere,ma non bisogna arrendersi,se non si prova si sarà sempre in ritardo;un concetto di vita fondamentale che viene esaltato da un acuto mozzafiato di Michele verso il termine della canzone. Nella melodiosa Versions of the Same l'uomo prende coscienza di quanto possa essere utile credere in qualcosa ed avere fede per poter andare avanti "..tutto ciò che serve è la fede.." e nella traccia seguente Through The Eyes Of God, l'uomo vede la vita attraverso gli occhi di Dio. Il ritmo sostenuto della musica muta svariate volte durante la canzone,assumendo intensi connotati progressive,grazie ad una tastiera magistralmente suonata "Dolore, speranza, fiducia, amore e odio, gioia e delusione ... Tutto in uno, Vita, morte, sangue,lacrime,rabbia e paura;L'invidia, la miseria e la fede ...Il perdono può cambiare tutto..." ed è di questo che il protagonista si rende conto,guardando con gli occhi di Dio. In Shades i ricordi del passato sono ancora fervidi nella mente dell'uomo e si impossessano di lui,mentre la seguente We are,we are not è un prolungamento di quei ricordi,che sono diventati la sua prigione interiore "Noi siamo,noi non siamo,il nostro futuro è il passato di domani"; un'incandescente assolo di chitarra esalta la canzone,tastiere e sintetizzatori creano una perfetta fusione emotiva,mentre la batteria scandisce il tempo come le copiose lancette di un orologio,quell'orologio che corre inesorabile. Segue Fool's Garden, drammatica e malinconica track strumentale,perfetto cammino nel labirinto di una mente attanagliata dalla sete di conoscenza,le note del pianoforte accompagnano un lontano canto di voci infantili. Lla track successiva The Fall of Reason, è un perfetto prosieguo nel quale il sintetizzatore ci regala suoni intimi e surreali. Siamo giunti quasi alla conclusione nella storia di quest'uomo,la penultima track Out of the Maze è la liberazione mentale per lui,vede finalmente la luce "Oguno è libero di prendere la sua strada", può fuggire dalla sua prigione interiore,afferrare la sua, "Voi prendete la vostra ,io mi prendo la mia", finalmente è tutto chiaro,i segreti sono stati svelati, "Alla fine ho visto quello che ai miei occhi non era chiaro" e come una liberazione,la batteria si sfoga violenta e si sente la sua aggressività fino a metà della canzone,quando il suono muta in un assolo di chitarra dalle svariate sfaccettature, dal melodico al ritmato,che si scambia e si fonde con una tastiera irruente,opera del sublime Smirnoff. Una porta sbatte..chiavi che girano nella serratura..urla..insane cantilene..le grida disperate di un uomo che picchia pesantemente i pugni contro una porta...L'uomo è giunto al termine del suo viaggio,parla con la sua coscienza,ringrazia il suo angelo custode che lo ha accompagnato attraverso la ricerca della verità, "Posso sentire la tua presenza qui,le tue ali calmano le mie paure e la rabbia lentamente passa", la verità che ha sempre cercato era lì con lui,ma non la vedeva,non può più tornare indietro e si scusa per questo. L'uomo ringrazia il suo spirito e gli chiede di non abbandonarlo,ma di aspettare con lui che la pace arrivi ad avvolgerlo, "Eccomi..è la fine che ho sempre cercato...è questo il significato di quello che ho chiamato vita?..".

Il cammino dell'uomo è arrivato all'epilogo,il viaggio si conclude con una struggente melodia Identities,pianoforte e violoncello accarezzano il mio cuore,la voce di Michele è un crescendo di epica drammaticità,acuita dal suono magistrale di ognuna delle VISIONI DIVINE che fa di questa traccia l'apoteosi finale di un sublime capolavoro.

Il tema portante di quest'opera,è quello che in sostanza tutti noi almeno una volta ci siamo chiesti,quale è il vero senso della vita? E se non ci fosse un perché,se il motivo fosse semplicemente che ci è stato concesso un tempo per vivere ed un tempo per morire... Se il senso fosse proprio attraversare un'esistenza che conduca ad una fine,oltre la quale può esserci una vita alternativa,non terrena,ma dello spirito e dell'anima?!

I Vision Divine hanno semplicemente fatto vibrare i miei sensi,questo album lo reputo il miglior capitolo nella loro discografia,io li amo e del resto non si può fare altrimenti verso una band che ha trasformato la melodia power in brivido puro...e non dimenticate...LA VITA FUGGE,NON S'ARRESTA UN'ORA!!!


1) Stream of Unconsciousness
2) The Secret of Life
3) Colours of My World
4) In the Light (Instrumental)
5) The Fallen Feather
6) La Vita Fugge
7) Versions of the Same
8) Through the Eyes of God
9) Shades
10) We Are,We Are Not
11) Fool's Garden
12) The Fall of Reason (Instrumental)
13) Out of the MazeIdentities

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