VESPERIA
An Olden Tale
2013 - Self

MICHELE MET ALLUIGI
22/08/2013











Recensione
A partire dall'introduzione del loro nuovo full lenght i canadesi Vesperia ci riportano oniricamente indietro nel tempo, iniziando a raccontare il loro antico racconto con un preludio decisamente accattivante. Il disco si apre infatti con la strumentale “1000 Years Ago”, un brano solenne ed epico dove le orchestrazioni regnano incontrastate amalgamandosi splendidamente con i suoni di cornamusa, i quali, offrono al pezzo un gusto folk non da poco; in questo minuto e quarantacinque secondi di ascolto ci appare davanti agli occhi, grazie al crescendo strutturato del brano, uno scenario naturale sconfinato e la nostra mente ha così modo di intraprendere un viaggio fra le radure ed i boschi di una terra incontaminata di un passato lontano. Parte “With Omens Of Sorrow”, altro brano dall'epicità dominante che questa volta si lancia in un interessante connubio di black metal e folk: da un inizio fatto di stacchi accentati, i quali richiamano molto gli Ex Deo, parte un riffing serrato sostenuto da una batteria dinamica e precisa che martella letteralmente le pelli. Non mancano però inserti melodici dal gusto medievale, a 04:29, dopo una sferzata di blast beat taglientissimo, parte un intermezzo melodico davvero coinvolgente, con la batteria in mid tempo che accompagna la chitarra acustica prima della ripresa del distorto sul quale si stenderà l'assolo di chitarra. Se il sound generale del gruppo verte all'epicità folkloreggiante anche i testi non possono essere da meno: in questo brano si narra infatti di un'antica profezia che lega l'origine dell'uomo alla natura; una riflessione escatologica sull'origine del mondo messa in musica che racconta la nostra storia primordiale con un sound a metà fra Amon Amarth ed Ensiferum. Con “The Swordman” ( titolo anche del loro precedente EP) il tempo si fa più cadenzato e marziale, ogni accento viene marcato per rendere l'insieme pesante e potente prima di lanciarsi in uno sviluppo serrato guidato da un drumming molto power metal; già dall'introduzione compare anche il pianoforte fra i molti registri scelti dalle tastiere, scelta questa che conferisce alla canzone un pizzico di malinconia alla melodia generale. Rispetto al brano precedente la struttura è più lineare ma ciò non intacca assolutamente la resa finale, anzi, ciò rende il brano sicuramente di impatto per le esibizioni dal vivo, anche grazie ai numerosi cori presenti. Lo spadaccino di cui si parla nel testo potrebbe essere il protagonista di un racconto del ciclo Bretone, colui che raccolse a chiamata altri valorosi come lui per combattere per l'immortalità e la gloria che perdureranno nelle generazioni future. Con la successiva “Forsaken Shores” è la vena folk dei Vesperia ad essere maggiormente rimarcata; l'inizio è velocissimo, in puro stile Korpiklaani ( alchool escluso ovviamente), con la cornamusa a condurre il motivetto trascinante del riff per poi lasciare spazio ad uno sviluppo coinvolgente e gradevole all'ascolto. In questa sede è la batteria ad avere il ruolo di protagonista: veloce, lineare e precisa rende le ritmiche delle vere mitragliate mediante il doppio pedale serratissimo. Davvero pregevole il coro in cleaning che affianca la voce in growl, creando uno duetto che richiama alla mente i Windir di quel capolavoro pagan folk che fu “1184”. La struttura del pezzo fa della velocità il suo punto di forza, offrendo uno schema ritmico solido e compatto alle tematiche del testo, le quali, tornano questa volta a parlare della natura, più precisamente delle rive dove un tempo sbarcarono le navi di coloro che colonizzarono quella terra prima deserta; un poetico affresco di uno scenario in cui prima dell'uomo solo il vento era la voce narrante di ogni cosa. La seguente “Huntress” riprende come stile la canzone precedente, questa volta dando però maggiore spinta alla vena metal; le chitarre infatti creano una struttura serrata e veloce sulle quali si sviluppa un fraseggio davvero ricco di neoclassicismo, al quale si alterna la melodia di tastiere in una gara di velocità all'ultima nota. Il tiro è decisamente più alto e la batteria si lancia su strutture ritmiche che a tratti si allineano con il thrash metal, il che rende questa canzone sicuramente più groovy delle altre. I Vesperia ci raccontano di questa cacciatrice, che nelle liriche viene rappresentata come una vera e propria assassina, che, addentrandosi nella foresta, non va in cerca di animali ma di uomini da uccidere con il solo scoccare di una freccia dal suo arco, come una femme fatale guidata solo dalla sete si sangue. Già dal titolo “To Times End We Ride” lascia intendere che l'epicità sarà alta; un inizio di soli flauti si pone prima di una vera e propria cavalcata, i cori che accompagno lo sviluppo iniziale del brano sono davvero trascinanti, ideali per un'esecuzione live ed una volta esauritasi questa prima parte ecco lo stacco di chitarra; un riff solido e potente precede lo sviluppo della strofa e si riprendono i canoni del death metal: il growl si fa più gutturale e viene lasciato più spazio alle chitarre, le quali, lavorano anche molto bene sulle parti in armonia e nell'alternarsi negli assoli, a loro volta sostenuti sempre da basi ritmiche sostenute ed incalzanti.
Un testo improntato sulla fratellanza fra i guerrieri, sulla fedeltà e sul rispetto delle alleanze, quando si vincono le battaglie anche sui terreni più impervii per ottenere la vittoria alla quale si è predestinati; l'intero testo potrebbe quasi essere un giuramento di iniziazione per chiunque impugni una spada, solamente con i suoi fratelli alle sue spalle infatti potrà arrivare a marciare al fianco degli dei. Anche su “Bring Me Triumph” il tenore resta alto; le ritmiche si fanno più serrate e spinte, sempre accompagnate dal lodevole lavoro di tastiere, autrici di un'atmosfera melodica che va a mischiarsi alchemicamente con la potenza delle chitarre e del basso. Questa volta il richiamo più automatico è quello ai Turisas, in quanto questo brano potrebbe benissimo rientrare nel filone del “battle metal” coniato dai colleghi finlandesi. Come in una setlist i Vesperia piazzano i pezzi più extreme dell'album alla fine, la batteria infatti viaggia su blast beat costanti e cassa in trentaduesimi, creando un pezzo che ricorda quasi i Behemoth di capolavori di devastazione sonora come “ Conquer All” e “Slave Shall Serve”. Una canzone dove la battaglia infuria in tutti i sensi, tanto che la frenesia delle ritmiche ci fa immaginare due orde di guerrieri intente ad affrontarsi, ma non è la sola: nel testo infatti si descrive perfettamente un campo di battaglia prima che il conflitto infuri. Sicuramente questo è il brano che live farà scoppiare ai loro concerti una una guerra dove si combatterà a spallate e spintoni. Siamo alla fine del racconto, la titletrack “An Olden Tale” chiude l'album di debutto di questa band canadese, è il classico finale d'effetto: in questo brano tutti gli elementi dei brani precedenti tornano a farsi sentire tutti assieme in un brano compatto e ben architettato; l'incipit è lasciato ai flauti ed all'arpa, ai quali si aggiungono le orchestrazioni prima di fare entrare in gioco anche il lato metal del sound. Un intermezzo dai connotati tipicamente folk precede l'esplosione della doppia cassa che spinge i bit oltre il limite, sembrano quasi due brani diversi dato che una furia esplosiva di extreme metal subentra alla parentesi precedente senza lasciar il minimo respiro. Seguendo il racconto narrato dal testo la musica si adegua ad esso creando la giusta colonna sonora ora per il viaggio dei guerrieri ora per le battaglie. Il brano conclusivo si presenta ricco di momenti strumentali che ripercorrono le vicende narrate nei testi precedenti, una summa di miti e leggende che qui prende forma in un brano della durata di oltre diciassette minuti, nei quali è presente tutto ciò che il fan del pagan metal vuole sentire. Un disco decisamente interessante, con una produzione accurata che sa valorizzare al massimo sia gli strumenti folkloristici sia quelli metal conferendo ad essi la massima resa; i Vesperia sono senz'altro un gruppo di musicisti competenti e dall'ampio bagaglio culturale ed “An Olden Tale” si presenta come un disco completo sotto ogni aspetto, gradevoli all'ascolto e mai banali questi pezzi scorrono via in maniera molto fluida riportandoci per un momento in un'epoca lontana ed onirica.

1) 1000 Years Ago
2) With Omens Of Sorrow
3) The Swordsman
4) Forsaken Shores
5) Huntress
6) To Times End We Ride
7) Bring Me Triumph
8) An Olden Tale

