VENOM

WELCOME TO HELL

1981 - Neat Records

A CURA DI
NIMA TAYEBIAN
05/03/2014
TEMPO DI LETTURA:
10

Recensione

Di fronte a un disco come Welcome To Hell non posso che tornare indietro con la memoria: mi rivedo studente universitario, in giornate divise tra amici e facoltà, tra studio e divertimento. Conosco già i Venom e la loro proposta (in fondo sono davvero tanti, taaanti anni che ascolto musica pesante) ma è proprio in quel periodo che un amico mi masterizza il loro primo Lp. E nonostante le mie orecchie siano già rodate verso altre sonorità (qualche nome? Pungent Stench, Vomitorial Corpulence, Napalm Death...) passo giorni e giorni ad ascoltarlo rapito dal magnetismo che solo i Venom possono esercitare. Poi l'incredibile: passo in un negozio di dischi, poco più di una settimana dopo, e lo trovo in bella mostra tra gli scaffali. Inutile dirlo, lo acquisto e lo inserisco in una collezione che sta via via lievitando. Da quel momento in poi i Venom non mi hanno più abbandonato. Del resto sono un istituzione, un nome che suscita un brivido in chiunque lo pronunci. Basti solo pensare all'incredibile rivoluzione che sono stati capaci di attuare spingendo il concetto di estremismo sonoro e testuale oltre i limiti dell'epoca. Ai tempi, per i Led Zeppelin, i Black Sabbath ed altri le tematiche occulte sono quasi un gioco, un divertissement e vengono sussurrate, accennate, comunicate con un sottile senso di ambiguità. Per i Venom è diverso. Quello che prima veniva accennato, ora viene sbattuto in faccia all'ascoltatore in maniera dura e perentoria, esposto con una brutalità, una mancanza di freni che riesce a scioccare (e ad affascinare) teenager brufolosi dell'epoca, e non solo. A livello musicale il genere punk viene catturato da queste new comers trovando affinità tra le rispettive proposte. Ma occorre fare un passo indietro per darvi un'idea di come il tutto abbia avuto inizio. La storia dei nostri si perde tra le lande di Newcastle. All'epoca il buon vecchio Jeff "Mantas" Dunn, biondo chitarrista, suona in una band chiamata Guillotine facendo prove in una stanza offerta dalla chiesa metodista locale insieme a un gruppo di amici. Allo scioglimento dei Guillotine, Lant non demorde, intenzionato com'è a portare avanti il suo discorso musicale, stavolta con gente più valida e motivata. Conscio del fatto che un nome più "abrasivo" può sollecitare maggiore interesse, mette in piedi una band chiamata Venom (il nome, vuole la storia, è il suo stesso nickname nel club di motociclisti a cui appartiene) e, reclutati il cantante Clive "Jesus Christ" Archer (bizzarra figura che amava presentarsi con la faccia pittata in netto anticipo sui tempi), il chitarrista Conrad Lant il batterista Tony "Abaddon" Bray e il bassista Alan Wilson, si mettono subito all'opera nelle prove per arrivare carichi e affiatati al traguardo del primo full. Ma qualcosa (per fortuna diremmo oggi) non va per il verso giusto, e Winston abbandona, facendo si che il gruppo, orfano di un bassista, lasci ad uno dei chitarristi, ossia Lant, l'onere di sobbarcarsi la parte al basso. Non essendo pratico dello strumento si incrociano le dita sperando che tutto vada bene...e per fortuna intoppi non ce ne sono. Lant si cala perfettamente nella sua parte archiviando la chitarra e facendo in modo che la band non abbia problemi nel dover cercare a destra e a manca un nuovo bassista per la band. E' lui il nuovo bassista, e tutto è pronto per iniziare seriamente. Sono del 1980 e del 1981 le prime due demo, nelle quali i nostri fanno seriamente capire di non scherzare, non solo a livello di sound (abrasivo come mai si era sentito prima) ma a livello di liriche, nelle quali occulto e satanassi sono sbattuti in faccia all'ascoltatore senza sottigliezze o metafore. E si arriva grazie a ciò ad un successo francamente incredibile: la Neat concede alla band l'offerta delle cosiddette 50 sterline, ossia la band può registrare per quattro ore negli studios allo scopo di presentare poi il materiale all'etichetta. Nello stesso periodo Mantas propone a Lant (ormai ribattezzatosi Cronos) di cantare Live like an Angel/Die Like a Devil. Il risultato, formidabile, spinge al licenziamento di "Jesus Christ" e da quel momento Cronos subentra ufficialmente come cantante. La Neat propone la registrazione di una nuova demo: quel che ne subentra è talmente accattivante da fare si che tutto il materiale sfornato venga preso in considerazione per un disco. E' la genesi di Welcome To Hell, la storia, un platter epocale destinato ad influenzare  pletore di musicisti. Il disco in questione è un'autentica pietra miliare, e pur non essendo un disco thrash (siamo ancora in anticipo sui tempi: Kill'em All uscirà solo nell'83, idem Show No Mercy. Fistful Of Metal nell'84 e Bonded By Blood addirittura nell'85) influenza inevitabilmente la scena nascente. Inutile ricordarci di come, ad esempio Slayer e Metallica abbiano beneficiato del sound dei Venom. Idem Sodom e Kreator. Ma non solo: le influenze si estendono a quelli che saranno gli alfieri della "prima ondata black metal" (Hellhammer, futuri Celtic Frost, e possibilmente Bathory, progetto del geniale Thomas Forsberg alias Quorthon), anche se sarà solo il secondo platter Black Metal a gettare precisi paletti sui quali sarà costruita la cattedrale del metallo nero (che pescherà proprio dal nome del disco, dalle tematiche ancora una volta irriverenti, oltraggiose nei confronti della religione, dal sound ancora più abrasivo rispetto al già lacerante debutto).Il disco vede la luce nel 1981: adornato da una copertina che può essere considerata in qualche modo un autentico manifesto programmatico (una testa di caprone in un pentacolo, come da tradizione satanica) si compone di undici logoranti tracce.



Si inizia con Sons Of Satan (Figli di satana): il pezzo è dirompente. Evidenti sono le sue connotazioni rockeggianti, ma  il suono rugginoso, sporco e la voce arcigna e devastata di Cronos rendono il pezzo pregno di una cattiveria inaudita. Non si evidenzia un'enorme perizia nell'esecuzione, ma poco importa: la potenza impressionista che si evince è davvero priva di freni. Non importa la scarsa pulizia sonora, come del resto è di scarsa importanza evidenziare particolari doti tecniche. Quel che conta qui è l'appeal disturbante di un sound scarno ma pieno di fascino, e un certo gusto per la teatralità ben evidenziato dal testo che ci mostra i Venom calati nei panni di terribili demoni, arcani abitatori delle oscure dimore infernali che si rivolgono ad un ipotetico interlocutore tentandolo ("Scrivi il tuo nome sul foglio/e ci divertiremo!!") in un oscuro patto infero, per poi rivelare il subdolo inganno delle forze infernali nei suoi confronti, il cui unico scopo è stato soggiogarlo ("ora che ti ordino di ingiocchiarti dinnanzi/all'Inferno Mistificatore,/il bambino di Satana!!" e ancora "L'Inferno ti ha ingannato,/eri così cieco!"). Con la seconda traccia, ossia la title track, ci troviamo al cospetto di una song leggendaria, di uno dei pezzi più belli partoriti dalla fervida mente di Cronos & co, un'autentica pietra miliare della musica estrema. Tanto entusiasmo non è fuori luogo: la traccia in questione, dotata di un flavour genuinamente malvagio rappresenta davvero quanto di più terribile possa presentarsi alle orecchie di un rocker ancorato ancora sonorità settantiane: la quintessenza del malsano, un nero conglomerato di sporche atmosfere luciferine, un pezzo suonato in maniera approssimativa e registrato anche peggio (del resto, per raccogliere la testimonianza di Cronos stesso "spesso trovavi dei suoni o delle particolari accordature per caso" e ancora "...quante volte o dovuto cantare in microfoni spaccati in due" a dimostrazione di quanto l'attitudine superasse di gran lunga la volontà della pulizia e della perfezione sonora a tutti i costi). WTH si apre con un riff carico di groove malato, presto raggiunto dai tonanti ruggiti di Cronos. Si nota senza grandi sforzi che la traccia si mantiene su tempi un pizzico più ragionati dell'opener: ma il pezzo è comunque un fiume in piena, e la carica negativa verace come non mai fa si che il brano diventi immediatamente un classico. L'eloquente titolo ci porta ancora una volta al cospetto di demoni che lottano per la supremazia del regno delle tenebre, per la supremazia delle forze infernali ("Combatteremo! Si, noi combatteremo,vivremo là in basso in un mondo tutto nostro!/Destinati a vivere nel giusto,combatteremo,/faremo dell'Inferno la nostra casa!"). Il loro biglietto da visita per un regno fatto di sangue, miseria e dolore ("Vengono piante antiche lacrime.../presto ti ritrovi a comportarti come un cane.../BENVENUTO ALL'INFERNO!!!") La terza track Schizo ("Schizofrenia") è un altro ottimo brano veloce e squassante sostenuto da un serrato rifferama ad opera dell'instancabile Mantas. Gli danno man forte il solito magnifico Cronos, al basso e alla "auto flagellazione delle corde vocali" e Abaddon alle pelli. Magari i nostri non saranno abili conoscitori dei propri strumenti, ma sanno dannatamente come calamitare l'attenzione dell'ascoltatore. E in tre, ragazzi, sanno creare un baccanale capace di far venire la pelle d'oca anche al signore delle tenebre!  A livello tematico ci muoviamo stavolta in una storia di follia, nella quale il protagonista, evidentemente affetto da psicosi, prende ed accudisce teste decapitate  a colpi d'ascia ("un'ascia d'acciaio brilla,/la mezzanotte è scoccata!/Giunge poi la mattina,/vengono ritrovati dei corpi senza testa/ il nostro piccolo amico siede e sorride,/li prende e li porta a casa, li ama,/gli legge la bibbia..."). Capiamo che è impossibile sfuggire al fato, non c'è speranza, l'orrore è sempre in agguato. La morte potrebbe annidarsi ovunque (Le persone inoffensive sembrano così care/ ma forse sono da temere,/non fidarti di chi non conosci!!/ ..ma giunge la notte, /sei paralizzato dal terrore,/l'ascia incombe su di te"). Giungiamo così alla quarta traccia, un brano strumentale intitolato Mayhem With Mercy. Il pezzo, breve (meno di un minuto) e catacombale, è anch'esso di notevole importanza: la celebre band norvegese dei Mayhem si dice abbia pescato proprio da qui il proprio nome di battaglia. Si arriva così alla quinta track, ossia Poison (Veleno), brano che ci narra le gesta di una prostituta "avvelenatrice" capace di ammaliare pericolosamente le proprie vittime (la prima strofa recita "Il tuo amore è contagioso,/sei marcia fino al midollo,/tutti sanno quel che hai ma tornano sempre per volerne di più!" quindi leggiamo"AVVELENATI!!/Una notte con te e mi possiederai!/AVVELENATI!!/Questa sporca puttanella mi possiede!!"). Il tutto strutturato su una base veloce e, per quanto marcia, terribilmente catchy. Cronos riesce a rendere il tutto molto credibile attraverso i suoi infernali, tonanti vocalizzi, mentre i suoi inferi compagni si danno man forte per alimentare l'atmosfera di caos primordiale. Live Like An Angel/Die Like A Devil (Vivere come un Angelo, Morire come un Diavolo) è un'altra song di importanza fondamentale, essendo il pezzo (come già specificato in precedenza) che ha fatto si che Cronos si avvicendasse al precedente Archer. Il pezzo, terremotante fast song compatta e tagliente, vede una certa accelerazione nel cantato di Lant. Si può dire, senza ombra di dubbio che il pezzo si muove in toto su coordinate speed metal, in netto anticipo rispetto a quel che partoriranno, già dal 1983 gli Exciter. A livello tematico si parla stavolta di una "figura maledetta" destinata ad un continuo peregrinare. Un uomo senza meta e senza sosta circondato da un'aura di eterna dannazione (leggiamo testualmente, ad inizio brano"Ogni notte sono in una città diversa,sono il tipo a cui piace girovagare,/Vivo veloce, sono sempre in fuga,/Colgo sempre l'attimo, perché morirò giovane!!". Altrettanto eloquente la fine "il sentiero che percorro non è una strada in discesa,/ho il diavolo che cammina sulla mia schiena!"). Si arriva quindi ad un pezzo mitologico come Witching Hour (L'ora delle streghe), ricordato anche, e non solo, per la cover offertaci dai Mayhem sul loro storico Ep Deathcrush. Dell'originale, in questa efferata rivisitazione rimane poco, considerando che la song è sottoposta a un trattamento deflagrante: gli strumenti spingono nettamente più in la il concetto di caos musicale, e la voce di Maniac è il latrato tormentato di uno psicolabile morente. L'originale è un brano dotato di una carica unica, forse tra i preferiti di chi scrive assieme alla title track: l'inizio, in cui a predominare è un silenzio ultratombale, è presto rotto da un riff vorticoso che ci trascina inermi verso un imponente muro sonoro. La furia espressa dal pezzo in questione è davvero tanta. WH è dotata di una carica non comune, e per quanto incredibile, riesce ad essere persino più furiosa del già testosteronico pezzo precedente. Neanche a dirlo il pezzo ha come argomentazione il Sabba, il raduno delle streghe ("Vieni qui che la Luna ti chiama,/l'ora delle Streghe ormai è vicina,/vieni qui che la campana suona,/i Mortali scappano impauriti!/Prepara l'altare e ascolta il pianto della Vergine...). I tempi si fanno più quadrati, rocciosi nella successiva One Thousand Days In Sodom (Mille Giorni a Sodoma). La voce di Cronos è ancor più tonante e abrasiva nel declamare scenari di decadenza e perdizione. Il testo parla infatti dell'oscura Sodoma e dei suoi blasfemi riti, tra torture, infanticidi e dolore ("Città blasfema, delizia dei peccatori,/nessuno si trattiene, lontano dagli occhi e lontano dal cuore!/odio ed omicidi, degrado e lussuria,/L'autodistruzione non ha prezzo,/nessuno conosce la sofferenza/fra le mura di quella città" recitano le primissime strofe, mentre più in la leggiamo "Bambini assassinati giornalmente, le madri al loro fianco,/non gli verrà concessa pietà, non importa quanto piangono,/L'odore della Morte è vicino"). A sprazzi abbiamo qualche piccola accelerazione in grado di rendere il brano più dinamico, ma comunque le ritmiche si mantengono perlopiù monolitiche, marziali, capaci di rendere in toto le atmosfere della "città maledetta".Pregno di fascino ed evocativo inoltre il solo a circa due minuti e venti (rotto giusto da un ruggito di Cronos in sottofondo), capace di incrementare ulteriormente la bellezza di questo gioiellino arcano. Si ritorna con il piede sull'acceleratore nella successiva Angel Dust (Polvere d'Angelo), altra fast song potente e di grande impatto. Chitarra e batteria dipingono scenari scuri ed incompromissori ad una velocità spasmodica mentre Cronos si martoria l'ugola declamando le vicissitudini di un uomo, schiavo della droga che corre senza tregua in scenari notturni sperando di trovare chi possa fornirgli lo"sballo". ("Correre sulle strade di notte!/Cercare!/Sperare nei giusti agganci, perché/ mi serve, la voglio,/lo sai che devo averla!!!/Mi sballa più di qualsiasi altra cosa al mondo!!" "Polvere d'Angelo, mi serve un tiro per superare questa giornata!/Polvere d'Angelo, ne voglio tanta, devo scappare!!"). Il pezzo si pone, irrequieto ed irrefrenabile come l'ennesimo gioiello in questo prezioso diadema sonoro, risultando sicuramente un'altra tra le song che il sottoscritto ama riascoltare più spesso. A un capolavoro ne segue immediatamente un altro: la incredibille In League With Satan (In Combutta con Satana), che vede un nuovo rallentamento dei tempi in favore di una maggiore ricercatezza "atmosferica". Il pezzo prende il via con una voce in sottofondo che ripete una mantrica litania al contrario. Dopo poco si inserisce il suono marziale, quasi "tribale" della batteria di Abaddon, addizionato ben presto ad un riff il cui scopo sembra essere quello di amplificare la suddetta tribalità dettata dal sottofondo batteristico. Appare dunque la voce di Cronos, effettata (la suddetta modulazione vocale rende la performance di Lant ancor più da pelle d'oca. Araya userà lo stesso espediente qualche anno dopo nel brano Black Magic) che ci delizia con un testo il cui protagonista stavolta è un essere cresciuto all'inferno, un essere salito ai vertici della "cacarchia infernale" (si, si chiama proprio così) per sedere alla sinistra del signore delle tenebre assieme a Baphomet("Sono in combutta con Satana,/sono stato cresciuto all'Inferno,/cammino per le strade di Salem/accanto ai morti viventi!" "Sono in combutta con Satana,/obbedisco ai suoi ordini!/Siedo alla sua sinistra/assieme al Caprone di Mendes"). Dolci note di violino aprono l'ultima Red Light Fever ossia Febbre a Luci Rosse (e una voce idiota, che fa capolino quasi subito). Finale soft? Non contateci. Immediatamente l'atmosfera idilliaca è squarciata da un urlo animalesco, quello di Cronos, e dalla secca batteria di Abaddon. Si inserisce anche Mantas con il suo rifferama al vetriolo ed il pezzo vero e proprio ha inizio: veloce, in your face, cattivo, diretto come una fucilata in pieno volto. La chitarra, roboante si destreggia in giri rumorosi, mentre la batteria si limita a colpire secca e cronometrica. Cronos è davvero terribile. Il suo ragliare cacofonico riesce a suscitare ribrezzo ed ebrezza. Stordisce ma allo stesso tempo affascina. Geniale! In quest'ultimo pezzo ci troviamo di fronte a un brano che parla dell'amore a pagamento, e ha per protagonista un "sessodipendente" che trova sollazzo attraverso una prostituta in particolare, possibilmente l'unica capace di procurargli infinito piacere e sensazioni proibite ("Paghi con i tuoi soldi, è il prezzo da pagare,/ci provi e ti senti così bene,/forse dopo ti chiederai/come mai questa puttanella ti sta succhiando vivo!" "Scopi come una qualsiasi ragazza farebbe/ ma come mi mandi su di giri tu, piccola, nessuna!").



Il disco finisce, e subentra lo stimolo irrefrenabile di inserirlo ancora nel lettore, e ancora.... Impossibile non rimanere incantati da un gioiello di tali proporzioni, un album "copernicano" destinato a rivoluzionare l'universo del rock pesante in maniera irreversibile. Un platter storicamente e concettualmente importante, dato che dobbiamo a lui (e al successivo) la formazione e l'evoluzione di più generi. Ma non solo. Non si parla in questo caso solo di un disco importante per l'eredità lasciata ai posteri, ma di un capolavoro senza tempo, che a distanza di (ben) più di trent'anni non cessa di affascinare, di stregare. Un platter composto solo da capolavori destinato ad essere ricordato come uno dei dischi "perfetti sotto tutti i punti di vista" nella storia del nostro genere preferito. (P.s. da consigliare vivamente la ristampa della Sanctuary del 2002, con ben undici tracce addizionali, tra demo ed outtake. Nel caso non abbiate l'originale potete procurarvi questa succulenta riedizione, in modo da avere qualche gustosa chicca in più!).


1) Sons Of Satan
2) Welcome To Hell
3) Schizo
4) Mayhem With Mercy
5) Poison
6) Live Like An Angel (Die Like A Devil)
7) Witching Hour
8) One Thousand Days In Sodom
9) Angel Dust
10) In League With Satan 
11) Red Light Fever