VAN HALEN
Jump
1983 - Warner Bros

WALE ROCK
11/12/2021











Recensione singolo
Prendete la macchina del tempo, quella inventata dal Dottor Brown di Ritorno al Futuro, sedetevi comodi e allacciate bene le cinture: destinazione 1955. No, questa volta non andiamo nel 1955 a salvare le sorti di Marty McFly, ma andiamo al punto di partenza della vita di uno dei più grandi chitarristi che la storia del rock e della musica abbiano mai conosciuto: la nascita di Eddie Van Halen.
Siamo nel 1955, per la precisione il 26 gennaio, e nasce ad Amsterdam Edward Lodewijk Van Halen, conosciuto in seguito come Eddie Van Halen. Dopo alcuni anni vissuti nei Paesi Bassi, si trasferisce con la famiglia in California nel 1962. Eddie ha un fratello maggiore, Alex, futuro batterista dei Van Halen e cofondatore della band. I due fratelli, una volta trasferitisi negli USA, vennero a contatto con la musica di Hendrix e con quella dei Cream e ció contribuí ad alimentare la loro passione per la musica. Entrambi intrapresero lo studio di uno strumento, inizialmente Alex suonava la chitarra e Eddie la batteria, ma presto si accorsero di poter ottenere migliori risultati scambiandosi gli strumenti. Fu così che il caro Eddie inizió a suonare la chitarra portando grandissime innovazioni nel cosiddetto tapping, tecnica chitarristica che consiste nell'utilizzo della mano "ritmica" (destra per i destrimani e sinistra per i mancini) per suonare le note direttamente sulla tastiera della chitarra; questa tecnica era stata inventata già nel 1932 da Roy Smeck che usó il tapping su un ukulele nel film Club House Party, in seguito negli anni 50 Jimmie Webster la usó e nel 1952 scrisse il metodo "Touch Method for Electric and Amplified Spanish Guitar", Webster era uno studente del costruttore di pickup Harry DeArmond, che sviluppò la tecnica del tapping per dimostrare la sensibilità dei suoi pickup. Anche l'italiano Vittorio Camardese nel 1965 dimostró l'utilizzo di questa tecnica in un filmato trasmesso dalla Rai. Quindi il tapping non è stata pura invenzione del grande Eddie Van Halen, ma a lui di sicuro si deve il maggior sviluppo, il maggior approfondimento e studio di questa tecnica.
Tornando alla nostra storia, dopo che i due fratelli iniziarono a suonare i rispettivi strumenti, nel 1972 nacque la prima formazione della band che inizialmente si chiamava Mammoth, in cui Eddie aveva il doppio ruolo di chitarrista e cantante, Alex alla batteria e Mark Stone al basso. Due anni dopo la formazione cambiò con l'arrivo di David Lee Roth nel ruolo di cantante e Michael Anthony al basso e il nome venne cambiato in Van Halen, per avere un'eco maggiore a livello di impatto sul pubblico, (anche altre band come i Bon Jovi, Santana, Bruce Springsteen avevano utilizzato il proprio cognome per la propria band).
All'inizio i Van Halen ottennero popolarità suonando nelle scuole superiori della zona, poi si spostarono in club e locali sempre più importanti, fino a diventare ospiti fissi nel famoso locale di Los Angeles il Whisky a Go Go durante la seconda metà degli anni 70.
In quel periodo vennero notati da Gene Simmons, bassista dei Kiss, che si propose di produrre alcune demo in studio; queste demo però non ebbero effetto positivo e non aiutarono i Van Halen ad entrare nel mercato discografico.
Nel 1977 furono notati dalla Warner Bros Records, durante una serata allo Starwood di Hollywood, dopo questo evento infatti la casa discografica offrí loro un contratto discografico. Questo permise alla band di registrare in poco tempo il loro album di debutto ai Sunset Sound Recorders nel finire dello stesso anno, sfruttando tutto il materiale che negli anni avevano composto. Pubblicato nel 1978 quest'album prese il nome della band stessa e salirono ai vertici di ascolti ed ebbero un grandissimo successo. La fama di questo primo album non venne mai eguagliato nella storia dei Van Halen, ma rimasero lo stesso per tutta la prima parte degli anni 80 molto popolari e acclamati.
Sul finire del 1983 iniziarono gli screzi tra il produttore Ted Templeman e Eddie perché quest'ultimo voleva avere più libertà di composizione e fece costruire un altro studio di registrazione dove i Van Halen registrarono i successivi album. L'album 1984, prodotto proprio in questi nuovi studi di registrazione, raggiunse quasi lo stesso successo del loro album di debutto e vide un cambio di stile con l'introduzione di melodie e stili più tipici dell'hair metal, grazie anche all'utilizzo di tastiere e sintetizzatori. Proprio a questo album appartiene il grande successo chiamato Jump, uno dei capolavori assoluti della band, uscito come singolo in coppia con House of Pain e anche in un secondo singolo che contiene tre canzoni Jump, Running with the Devil e House of Pain.
Il sodalizio tra i Van Halen e il cantante David Lee Roth non fu però un idillio che duró per sempre, infatti dopo sette anni di musica e di tour insieme, il cantante lasció il gruppo inaspettatamente, proprio quando erano al vertice del successo; ci sono tante varie teorie a proposito, tra cui forse un probabile album solista oppure a causa di alcune fratture interne alla band, ma di preciso non si sa come fossero andate le cose.
Dopo l'abbandono di David Lee Roth, la band trovó il nuovo cantante nella figura di Sammy Hagar, ex cantante dei Montrose e con alle spalle anche una sua carriera solista di successo. Inutile dire che, come ogni cambio di formazione, non venne subito accolto con entusiasmo dal pubblico, perché lo stile e l'atteggiamento erano diversi dal suo predecessore, però aveva una tecnica vocale migliore ed era anche un bravo chitarrista ritmico; questa ulteriore caratteristica permise a Eddie di occuparsi delle tastiere durante i concerti dal vivo.
Con Hagar i Van Halen pubblicarono altri album di altissimo valore musicale dal 1986 al 1996, anno in cui ci fu un'altra rottura e Hagar fu escluso dalla band.
Utilizzando ancora la nostra macchina del tempo possiamo fare un salto temporale nell'ultimo ventennio di carriera dei Van Halen e negli anni duemila, dove la band vide vari cambi di formazione sia per quanto riguardó il ruolo di cantante, che poté osservare un piacevole ritorno di David Lee Roth, ma anche una new entry al basso nella figura di Wolfgang Van Halen, figlio di Eddie.
Nonostante l'intera carriera dei Van Halen possa essere considerata una sequenza di album stilisticamente tutti di altissimo livello musicale, probabilmente la canzone per cui sono diventati piú famosi è stata proprio Jump: allora saliamo ancora una volta sulla Delorean del Dottor Brown e facciamo un salto -un "jump"- nel 1983 a scoprire la storia e il fascino di questa canzone.
Abbiamo appena sfruttato la potenza del flusso catalizzatore della Delorean e siamo approdati al dicembre del 1983, quando Jump uscì come singolo assieme a House of Pain. Jump è stato l'unico singolo dei Van Halen a mantenere il primo posto per cinque settimane di seguito nella principale classifica musicale dell'industria discografica statunitense pubblicata sulla rivista Billboard. Il brano si allontana per alcuni versi dallo stile dei Van Halen utilizzato negli album precedenti, in quanto vede l'introduzione di un riff composto alle tastiere dallo stesso Eddie, ma allo stesso tempo non viene persa quella che è l'impronta caratteristica della band, inoltre la parte chitarristica fa eco alle melodie del'hair metal, sotto genere dell'hard rock -con parti più melodiche- sviluppatosi proprio durante gli anni 80.
Il riff composto da Eddie al sintetizzatore era già stato pensato qualche anno prima nel 1981, ma venne rifiutato dagli altri componenti della band in quanto, soprattutto secondo l'opinione di David Lee Roth, si discostava troppo dallo stile hard rock originale della band. Inoltre, nei primi anni ottanta era impensabile che una band di stampo hard rock registrasse una canzone dove il sintetizzatore fosse praticamente il principale protagonista, e così, per ill momento, il progetto venne accantonato. Nel 1983 però il produttore Templeman insistette affinché quel riff venisse ripreso con maggior attenzione e serietà, ciò portò quindi il cantante a scrivere un testo ispirandosi a un fatto di cronaca, accaduto in quel periodo, dove un uomo aveva minacciato di suicidarsi lanciandosi da un alto edificio.
Nella versione studio di Jump, la tastiera introduce il brano in grande stile anni '80 e con un riff orecchiabile, ma non scontato, la cui melodia preannuncia la spensieratezza tipica di questo decennio. Anche nella strofa la tastiera è protagonista e l'interpretazione vocale risulta in linea con l'atmosfera festosa tipica di questa canzone; infatti, nonostante avessimo già parlato come la scrittura del testo avesse preso spunto da un fatto di cronaca relativo a un possibile suicidio, il significato dell'opera trasfigura il tragico evento in un caloroso invito ad amare.
Eddie ovviamente non ha dimenticato di rendere protagonista anche la sua amatissima chitarra, componendo infatti un assolo brillante -ritenuto da lui stesso uno dei migliori mai scritti- che sul finire possiede alcune sonorità di nostalgia di ottantiana memoria, prima che si venga di nuovo "spazzati via" dal sintetizzatore e dal ritornello finale ripetuto in loop con la parte di chitarra elettrica fino alla chiusura del brano.
L'altro brano uscito nel singolo di Jump é House of Pain, pezzo decisamente più in linea con l'anima primitiva della band e cioè un buon vecchio hard rock soul. Dopo un inizio con un riff di chitarra grezzo, nel senso più aulico del termine e cioè senza essere sofisticato o raffinato - quindi diretto, così com'è- autentico e fedele all'idea originale, la strofa prosegue su questa linea musicale e la vocalità utilizzata sembra sempre rivolgersi direttamente all'ascoltatore in modo spontaneo, provando a raccontare una storia d'amore travagliata fino al punto da essere definita una House of Pain, "La Casa del Dolore".
Quand'è il momento di lanciare l'assolo, l'apparente disorganicità che assume la sequenza di note è parte di un'atmosfera, integrante e pienamente significativa, che denota e rispecchia la vastità dei sentimenti coinvolti in tutte quelle storie sentimentali che hanno alle spalle varie problematiche. A mio parere,l'assolo è molto suggestivo in questa direzione.
Finita l'esibizione chitarristica, uno stacco di respiro dal vortice emotivo e si approda verso un bridge di chitarra che porta l'ascoltatore su un piano più razionale, proseguendo con la chitarra protagonista che riecheggia nella parte finale attraverso sonorità meno cupe rispetto a quelle iniziali, riscattando così il "mal d'amore" della canzone e sprofondando definitamente in un hard rock dal tipico "gusto Van Halen", senza tastiere.
Se per le rock band anni '70 sfornare singoli era quasi una vergogna, una concessione fin troppo commerciale, negli anni '80 la storia è ben diverso e Jump, il singolo, ottiene un successo clamoroso in termini di vendite. Se l'appassionato compra soprattutto gli album, il pubblico generalista preferisce collezionare i singoli. "Jump" è uno di quei pezzi capaci di vivere di vita propria, a prescindere dal genere e quanto questo sia o non sia per una nicchia, a prescindere dal disco da cui è tratto e perfino dagli autori che l'hanno creato. Se c'è un singolo che, da solo, ha saputo allargare i confini di un genere, regalando a chi l'ha scritto un salto da "piuttosto famoso" a "universalmente noti in tutto il mondo", questo è "Jump": un pezzo a suo modo immortale e tutt'ora discusso, odiato dai puritsti e amato dai nostalgici, ma ancora presente nella quotidianità di chiunque attraverso radio, pubblicità, film e chi più ne ha, più ne metta. Oggi, "Jump" è un cult.
?Siamo giunti al capolinea e la Delorean ha, per ora, finito il plutonio, ma non disperate perché presto il Dottor Brown assieme al suo fido amico Marty Mcfly andranno a caccia di nuovo plutonio per nuove avventure "rockettare".
?Vi aspetto alla prossima recensione!



