VALKIRIA
Here the Day Comes
2012 - Bakerteam Records

FRANCESCO PASSANISI
07/07/2012











Recensione
Nella mia mente, il Doom Metal ha sempre evocato immagini strettamente legate al paesaggio tipico del paese nativo della band le cui note mi arrivavano dallo stereo. Ascoltare "The Angel and the Dark River" dei My Dying Bride, "The Silent Enigma" degli Anathema o "Gothic" dei Paradise Lost per me significa lasciarmi trasportare fino alle grigie e nebbiose campagne inglesi esattamente come "Dance of December Souls" dei Katatonia mi trascina dentro i boschi della fredda e oscura Svezia. Ho sempre pensato che tutto questo fosse dovuto alle impressioni che questi territori lasciarono nell'animo dei musicisti al tempo della composizione di questi capolavori e che riuscissero a trasparire anche dalle note catturate negli studi di registrazione. Seguendo questo ragionamento, sembra quasi impossibile che l'Italia, tipicamente la terra del sole, dei chilometri di costa e della canzonetta, potesse diventare la culla adatta per la rinascita della Fenice Doom Metal dalle ceneri di un genere che sembrava alla fine della sua breve ma importante esistenza. Eppure, con le uscite dei Resonance Room e dei The Foreshadowing, si è innescato un processo che ci ha velocemente portato a diventare una delle scene più importanti del Doom Metal mondiale. A confermare questo stato di grazia dei musicisti italiani ecco arrivare "Here the Day Comes" dei Valkiria, band che nonostante svariati problemi di line-up è già giunta al quinto full lenght.
L'album si fa spazio nelle nostre orecchie con l'atmosferico intro di "Dawn". Un crescendo di echi di chitarre e una batteria marziale viene presto rotto dalla voce di una seconda chitarra che imbastisce una melodia semplice ma di sicuro effetto che lascia spazio al disperato scream di Valkus Valkiria, fondatore e mastermind del progetto finendo per avvolgere perfettamente l'ascoltatore e dando veramente un senso alla definizione di band Atmospheric Dark Metal. Il fade Out finale di "Dawn" mette in risalto l'esplosione di energia di "Sunrise", presto mitigata da breve intermezzo arpeggiato al quale segue nuovamente l'esplosione delle chitarre distorte e dello scream di Valkus, perfettamente sottolineati dalla batteria di Giuseppe Orlando dei Novembre, qui in veste di special guest, che si è occupato di arrangiare e registrare le parti di batteria (oltre che del mixaggio del disco) con il suo stile unico (menzione d'onore per i meravigliosi fill dopo il secondo intermezzo in clean). Il potente intro di "Morning" è il perfetto apripista per il violento scream di Valkus ottimamente supportato dalla sua chitarra che duetta con quella di Mike in un incrocio di powerchord semplice ma diretto che aumenta a dismisura la capacità di quest'album di toccare le più profonde corde dell'animo umano, aiutate da un songwriting che alterna sapientemente evocative sezioni con onirici arpeggi clean e sezioni dove chitarre, batteria e vocals creano un'atmosfera di violenta disperazione che penetra profondamente nel cuore dell'ascoltatore. "Afternoon" è un pezzo che mozza il fiato, la struttura dei pezzi e la semplicità dei riff di chitarra unite al costante flusso di emozioni che scaturisce dalle note di questo album ricorderanno da vicino la pietra miliare "Brave Murder Day" dei Katatonia ma senza dare quella stucchevole sensazione di già sentito che in molti casi colpì i dischi Doom Metal prodotti dopo il boom dei primi anni '90. A marcare questa differenza è principalmente la batteria di Giuseppe Orlando che crea pattern tecnici e dinamici senza mai perdere evocatività o senso logico. Arriviamo a "Sunset" e veniamo subito colpiti da riff dissonanti di pregevole fattura che si intersecano in un continuo flusso di emozioni che percorre tutto l'album e ci permette di porre l'accento sulla produzione curata dagli Outer Sound Studios di Giuseppe Orlando, una produzione chiara e potente che avvolge completamente l'ascoltatore e aiuta i Valkiria a trasportarlo nel loro grigio mondo. La sesta traccia, ovvero la meravigliosa "Evening", inizia con un duetto chitarra/basso veramente da brividi prima di lasciare spazio ad un intermezzo di pura disperazione che sfocia in un lungo outro ambient che prepara la strada a "Night" dove Giuseppe Orlando da veramente il meglio di se nell'intro per poi continuare con un accompagnamento pressochè perfetto che disegna i contorni di un'atmosfera impareggiabile chiudendo un album intenso ed atmosferico che forse pecca con i troppi rimandi al capolavoro "Brave Murder Day" ma che sono comunque mitigati da un'immensa dose di classe e talento.

1) Dawn
2) Sunrise
3) Morning
4) Afternoon
5) Sunset
6) Evening
7) Night

