VADER

The Beast

2004 - Metal Blade Records

A CURA DI
DIEGO PIAZZA
09/01/2014
TEMPO DI LETTURA:
7

Recensione

Prosegue la nostra retrospettiva sui polacchi Vader e, in questo caso torniamo indietro di ben nove anni, ai tempi dell’uscita di The Beast nel 2004.  La band capitanata da Piotr Wiwczarek,  in arte semplicemente “Peter” si diverte ancora una volta nel martellare le orecchie dell’ignaro ascoltatore con un thrash /death metal iconoclastico con aperture melodiche talvolta sorprendenti.  In ogni caso l’ugola di Peter, grazie alla sua particolare peculiarità rende i Vader piuttosto distinguibili rispetto ad altre realtà del genere.  The Beast ha in copertina un mostro disumano che non lascia certo spazio alla fantasia, in mezzo ad arti con pentagrammi e scritte rituali che ben si adattano al genere proposto dalla band, sebbene lintro d’apertura, lugubre ma epica non faccia ancora presagire il peggio. “ Out of the deep “ è un cavalcata oscura e malefica nei meandri del death metal, la voce di Peter si esalta sulle battute velocissime del batterista Daray. Il testo sembra uscire dalla bocca di un demone tenuto prigioniero negli abissi,  “My voice now is my sword - free my hands - free my soul !!! give me back my wings !!! Hear me now ! Hear me Now ! - Out of the Deep. La mia voce è  ora la mia spada. Libera le mie mani.  Libera la mia anima.  Ridatemi le ali, ascoltami !!! ascoltami !!! fuori dal profondo.”   Dark Trasmission “ ha una riff e un andamento atipico, il pezzo meno death metal dell’album, in cui le chitarre creano un sound apprezzabile anche per i non amanti del metal estremo.  In effetti già nel precedente Revelations  i Vader avevano clamorosamente aperto verso scritture più melodiche o comunque meno ostiche rispetto agli esordi,  La “trasmissione oscura” , di cui si parla nel titolo è una sorta di vibrazione malefica nell’etere che raggiunge e devasta le nostre orecchie. "Strings of the universe vibrate - sending back messages ahead - mutant waves across the world - Chaos is on the aire. Le corde dell'universo vibrano- riportando indietro dei messaggi- onde mutanti attraversano il mondo- Il caos è nell'aria".  Il suono di una torcia che viene accesa non può che essere un buon viatico di “Firebringer”  che alterna passaggi velocissimi ad altri più sincopati , e sono da sottolineare ottimi fraseggi delle due chitarre, quello della stesso mastermind dei Vader, Peter e quella del suo alter ego Mauser. Ma ecco il pensiero del Portatore di Fuoco : "My fire cleans those rooms - my fire cleans that filfth - Firebringer - I'm the watcher in disguise - Firebringer, call me so.  Il fuoco ripulisce queste stanze - il mio fuoco ripulisce i peccati- Portatore di  fuoco, sono l'osservatore in maschera. Portatore di Fuoco, chiamatemi così".  Lo sciabordio di una mareggiata seguito da una chitarra elettrica aprono l’interessante “The Sea Came In at Last, forse uno dei pezzi migliori di The Beast .   Peter riesce anche nelle strofe, sorprendentemente , a “cantare” sullo stile di Tom Araya, lasciando la sua timbrica “urlata” nel ritornello.  Il brano si conclude con un feroce urlo comunque del leader dei Vader nel concitato finale di tutti gli strumenti.  "The sea came at last, to claim all that is hers - The sea came at last to flood all sorrows and pain. Il mare alla fine è arrivato / per reclamare quello che è suo / Il mare alla fine è arrivato / facendo fluire tutto il dolore e la tristezza ".



I shall prevail è un classica mazzata in stile thrash / death che i fan dei Vader possono sicuramente apprezzare dal vivo, le chitarre di Peter e Mauser sin inseguono al ritmo dei battiti ritmici sempre più folli. Ecco una assaggio delle liriche :"I shall prevail - by any means necessary - I shall attain - by any means - Prevalicherò su tutto, con tutti i mezzi necessari - Otterrò tutto, da tutti i punti di vista".    Interessante il muro sonoro che apre “The zone” anche per un brillante cambio di tempo che scandisce maleficamente l’approccio verso il primo verso.   Soltanto nella parte centrale il pezzo accelera in un delirio tipicamente thrash  che no lascia spazio alla fantasia , prima che dalla ruvida voce di Peter vengano proclamate  le ultime liriche della canzone :  The Zone is here - The Zone is here - Let usa go naked for a sign . Through the world of illusion - La Zona è qui, la Zona è qui.  Lasciaci andare spogli per un segnale, nel mezzo di un mondo di illusione”.  Quando parlavamo in apertura di recensione di death metal iconoclastico con rare concessioni melodiche, ecco che Insomnia” né è una dimostrazione evidente; un viaggi oscuro e malefico senza pietà, un debito di sangue verso divinità dell’oltre tomba a noi precluse.    Le liriche ci parlano di un uomo in preda ad una sorta di possessione malefica che non lo fa dormire, anzi l’uomo si contorce come un folle in preda ad incubi e visioni oscure.   I toss and scream - I shake and yell  -  I weep and curse  - Like a madman I can't sleep  - I''m still in control of my mind. Tossisco ed urlo / Scuoto me stesso / come un folle, non posso dormire.Pronunzio parole incomprensibili , immagini appaiono e scompaiono a volontà, sono ancora in controllo della mente”.   “Apopheniac” è un cavalcata più ritmica, più sincopata nei tempi ma certamente ancora malefica nel suo incedere devastante e desolante.  “The lines converge, my vision is clear - Now I think I can finally see- I am an Apopheaniac. Ora che le linee convergono, la mia visione si fa sempre più chiara  /   Ora penso che posso finalmente vedere il mondo per quello che è sempre stato.   Sono un Apofeniaco.”   La conclusione dell’album viene affidata alla traccia dal titolo “Choises”, che inizia brillantemente con chitarre melodiche che mi ricordano alcune ballad dei Nevermore, sicuramente il momento acustico meno “ostico” per chi non è avvezzo al death metal.  La batteria irrompe violentemente, come il riff ossessivo delle chitarre,  un sorta di viaggio folle alla ricerca delle radici della propria esistenza – “you are someone you would not like to be - whole life studyng lines and signes - you take the pains to chase - Shadows of yourself. Tu sei qualcuno che non vorresti essere, uno che passa l'intera vita studiando linee e segali / hai preso dolori da inseguire /ombre di tè stesso.



Nel complesso The Beast non si discosta tantissimo dai due precedenti album, Litany e Revelations sebbene sia piuttosto evidente il tentativo da parte dei Vader di arricchire il proprio sound di elementi nuovi, più thrash se non addirittura con venature melodiche.  Da qui  a definire i polacchi dei death metallers melodici Dio che ne scampi ! La band di Peter martella selvaggiamente senza pietà ed anzi, proprio per le liriche spesso affini ad un certo spiritualismo ancestrale se non addirittura satanico la band viene a mio avviso erroneamente accostata ai gruppi black metal. Un ultima curiosità, dell'album The Beast esiste anche una versione digipack con un bonus dvd contenente trenta minuti di "makiing of" dell'album, due videoclip registrati durane le studio sessions e tre pezzi dal vivo preso durante l'esibizione sempre nel 2004 al festival polacco Metal Mania.


1) Intro
2) Out of the Deep
3) Dark Transmission
4) Firebringer
5) The Sea Came in at Last
6) I Shall Prevail
7) The Zone
8) Insomnia
9) Apopheniac
10) Choices

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