ULVER

Lyckantropen Themes

2002 - Jester Records

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
05/05/2015
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione recensione

L'album oggetto di questa recensione è l'ulteriore, sorprendente, passaggio della sperimentale storia discografica degli Ulver, che ci ha visti occupati fino ad ora in queste pagine. "Lyckantropen Themes" non è neanche un album musicale vero e proprio, ma è principalmente la colonna sonora di un cortometraggio, Lyckantropen appunto, risalente al 2002 ed opera del regista Steve Ericsson. L'album della colonna sonora è stato pubblicato dalla Jester Records, di Rygg, sempre nello stesso anno in edizione CD e successivamente nel 2011 (con grafica ridisegnata) in edizione vinile. Insomma se fino ad ora Rygg e i suoi ci avevano sorpresi per le scelte sonore e compositive, adesso continuano a sorprenderci col fatto di dedicarsi alla composizione di una colonna sonora per un cortometraggio della durata di circa 28 minuti; mentre la colonna sonora ne dura circa 36 (questo non deve sorprenderci se pensiamo che comunque ogni tema della colonna sonora può essere usato solo parzialmente ed in determinati punti del video). Per contestualizzare l'opera basti pensare al lavoro degli Ulver in "Themes from William Blake's The Marriage of Heaven and Hell" in cui si inizia ad esplorare la strada dell'elettronica e la programmazione dei suoni sintetici, a volte con risultati ripetitivi ma in complesso molto godibile; con "Perdition City" l'elettronica diventa trip hop e vengono esplorate tutte le potenzialità con risultati sublimi? "Lyckantropen Themes" riprende il discorso dell'elettronica ma, sorprendentemente, non continua implementando quanto raggiunto ma piuttosto si lancia nel minimale. Coloro i quali conoscono bene la storia degli Ulver potranno rintracciare delle similitudini con quanto accaduto con la trilogia pagana, che consiste nei primi tre album della band, che ebbe un'evoluzione identica: un primo album con un misto di idee tra sporco e pulito, un secondo album solo pulito, un terzo album solo sporco; con questa seconda trilogia possiamo rintracciare lo stesso schema. In questo album il gruppo mantiene i componenti del precedente e quindi vede il leader Kristoffer Rygg assieme a Tore Ylvisaker alla programmazione di suoni, ai quali si aggiunge un altro artista che è Jørn Henrik Sværen il quale entra nella band in questa occasione e continuerà a seguirla fino ad oggi. Mentre nel precedente "Perdition City" vi erano delle collaborazioni di musicisti ospiti, in questo album non avviene, anche perché non sono richieste vista la natura minimalista dell'opera che si intende realizzare. La copertina ritrae un primissimo piano con un particolare di lato sinistro di un volto maschile, imperlato di sudore, avvolto nell'ombra tranne che per lo spiraglio di luce verticale, il volto è stanco e sofferente. Il titolo viene riportato disposto verticalmente sulla destra dell'artwork, minimale come la musica stessa. Il cortometraggio è muto ed è esclusivamente la musica a dare vita alle emozioni che vengono visualizzate, un po' come fa Akira Yamaoka nel suo Silent Hill: scene mute, espressioni facciali, che diventano terrificanti e comunicative grazie alla musica; anche lo stile musicale ricorda quello del compositore giapponese che già col primo Silent Hill del 1999 aveva mostrato ciò di cui è capace. Anche questo film ha i toni di un horror psicologico. La natura straordinaria di questa opera, quale colonna sonora senza testi, rende necessaria una trattazione altrettanto straordinaria che tenga conto del cortometraggio alla quale si riferisce - specie per il fatto che è noto che ognuna delle 10 tracce minimali, sviluppate su tre accordi, sia stata concepita con la collaborazione del regista. Dunque è importante conoscere il cortometraggio cui si riferisce, specie considerando che la colonna sonora è strumentale, per poter comprendere meglio le tematiche, emozioni e visioni alla quali associare l'ascolto. Il cortometraggio inizia con una scena che mostra un sottobosco buio, si sente il ticchettio di una sveglia ed un latrare lontano, sembra voler rappresentare la visione di un lupo perché poi la videocamera "alza lo sguardo" in direzione di una casa, poi la scena si sposta all'interno di una casa per far vedere una coppia distesa a letto che si chiede se è finalmente al sicuro. Poco dopo la loro bambina si alza dal letto della cameretta e percorre il corridoio, giunge alla camera dei genitori e la trova vuota e buia (forse la scena è da porti cronologicamente prima della precedente, che rappresenta i genitori che, prima scomparsi, sono infine tornati). Tornato il giorno i genitori si svegliano, scene amorevoli di vita quotidiana in famiglia; quando la madre accompagna la figlia a scuola, e scende un attimo dall'auto per una breve commissione, la figlia resta sola e vede dallo specchietto retrovisore un lupo camminare dietro la macchina, la giornata di sole diventa un acquazzone improvviso. Di notte ancora a casa, la figlia vede un film spaventoso sui lupi mannari con la madre mentre il padre, in camera da letto, trova una chiave sospetta dentro una vestaglia, alcuni attimi psichedelici, il ritrovamento di quella chiave turba l'uomo. Dopo essere uscito per un acquisto serale l'uomo chiama a casa e la moglie non risponde, dopo si ritrovano a letto per dormire, c'è tensione ed entrambi si rendono conto che c'è qualcosa di incoffessabile che sta andando avanti senza che ne possano fare a meno; l'uomo si decide, infine, a chiedere alla moglie cos'abbia fatto quel giorno e lei dice di non aver fatto niente di speciale. C'è tensione nella coppia e la figlia subisce e soffre questo stato di cose, l'uomo controlla l'elenco delle chiamate effettuate dalla bolletta telefonica, beve superalcolici, prova a fare un numero di quelli chiamati il giorno prima dalla moglie e gli risponde un certo Frank, riattacca; in quel momento l'ipotesi del tradimento si fa più concreta. Decide di confrontare la moglie ed alza la voce, dopo la figlia chiama spaventata ed i genitori accorrono a consolarla, poi la fanno dormire nel letto matrimoniale fino a mattina, quando l'uomo si sveglia da solo e col pensiero picchia la moglie? ma si sveglia, era solo un sogno. Si sveglia terrorizzato, ha dei flash in cui vede la moglie priva di sensi e col volto insanguinato, l'uomo continua a bere e si chiude in macchina a riflettere, poi torna in casa e trova la moglie con la figlia a fare colazione, trova la moglie che parla al telefono con quello che sembra l'amante. In preda alla furia quindi il marito prenda la figlia e la trascina fuori, sotto la pioggia, la porta via in macchina, raggiunge lo stesso luogo in cui la madre aveva fatto aspettare la figlia per andare a fare quella commissione. Entrato nella palazzina trova in una bacheca il nome Frank e dunque capisce in quale appartamento andare, ispeziona l'appartamento mentre la figlia guarda un documentario sui lupi; sente dei rumori e quindi dice alla figlia di nascondersi sotto il letto mentre lui stesso si nasconde nell'armadio. L'occhio dell'uomo, mentre spia dall'armadio, è l'immagine della copertina. L'assurdo è che l'uomo guarda un uomo che è praticamente lui stesso, di spalle, che compie gli stessi gesti che egli stesso aveva appena compiuto; suoni mostruosi, ringhi di lupi, si alternano mentre la camera fissa la bambina atterrita sotto il letto. L'uomo ha una lotta, si vende il corpo privo di sensi di un sosia perfetto dell'uomo; infine l'uomo torna a casa e si rivede la scena dei due a letto in cui la moglie chiede "Va tutto bene tra noi, vero?" e l'uomo risponde "Sì", mentre la bambina è ancora piena di paure nel suo lettino. Il film ha diversi protagonisti ed ognuno ha un ruolo diverso: il tema principale e ricorrente è la lotta che quest'uomo fa con se stesso, con la propria natura bestiale, che culmina nella battaglia di cui abbiamo parlato (perfetta metafora) ma è fatta di tanti atti di autodistruzione come ad esempio l'abuso dei superalcolici ed il fatto di essere così poco attento alle esigenze della famiglia; l'uomo lotta con se stesso, è distrutto dai dubbi e dalle insicurezze e vive il (supposto) tradimento della moglie in modo morboso, tanto da rovinare tutto. La moglie, dal canto suo, non riceve le attenzioni del marito, col quale la comunicazione diventa sempre più difficile e conflittuale; lui cerca di controllarla, in realtà per controllare le proprie insicurezze. Unica ancora della coppia è la figlia, che però soffre maggiormente il disagio e vive su di sé la "licantropia" del padre (vista come la lotta contro la parte bestiale di sé) interiorizzandola sotto forma di altre insicurezze che, certamente, condizioneranno la vita della bambina in futuro. La scena finale, ed iniziale, (identiche) sono l'emblema di questa situazione di sofferenza che si protrae nel tempo e, ricoperta di una facciata di quotidianità, nonostante ci sia poco di normale e di sereno.

Theme 1

Passando all'ascolto dell'album, con queste premesse, si passa all'ascolto del primo brano "Theme 1", che inizia con un pianoforte in stile cinema muto; la composizione non segue le regole dell'armonia, poi un'orchestra campionata in stile suspence. I suoni che ascoltiamo sono lontani da ciò che era nel precedente album, non si può parlare di bassa qualità ma piuttosto di una consapevole ricerca di suoni da film, la scelta è andata su colonne sonore disturbanti nello stile di Silent Hill, anche se alcune scene del film sono disturbanti in stile Donnie Darko (che ha una colonna sonora di tipo completamente diverso, con Mad World di Gary Jules ad esempio). Disturbi ed atmosfere sonore malate, creano a tratti tensione ed a tratti malinconia, la traccia è breve.

Theme 2

"Theme 2" inizia col suono della pioggia, rumori disturbanti quasi alieni, sono proprio questi rumori che durante il cortometraggio trasmettono all'ascoltatore la sensazione che qualcosa non va nonostante tutto nelle azioni sembri tranquillo; sorrisi tirati e questi suoni creano disagio nell'ascoltatore che diventa parte della scena e subisce egli stesso le ripercussioni emotive del conflitto. Un rumore di una portiera che si chiude, brevi parole incomprensibili (quelle della madre che torna in macchina dopo aver svolto la commissione) e subito iniziano delle parti ipnotiche, da trip, che si ripetono in modo insistente quasi come se un'entità aliena stesse eseguendo uno scan del nostro cervello. Questa associazione non è azzardata perché il risultato si avvicina molto a quelli che sono i suoni binaurali: frequenze che, per un effetto fisico, sembrano pulsare e che pare possano influenzare in diversi modi le funzioni cerebrali (tornate in voga nei recenti anni date le teorie sulla loro capacità di influenzare le frequenze cerebrali aiutando la meditazione, la concentrazione nello studio, il relax?). In questo pezzo sembra di ascoltare le onde beta (frequenza che si aggira attorno ai 13-39 Hz), che avrebbero la capacità di ingenerare un senso di attenzione, concentrazione, ma anche ansia ed eccitamento; caratteristica che andrebbe d'accordo con la funzione di creare l'effetto della suspense appunto. Ci troviamo in un ambient con dei caratteri vagamente Avant-Garde, minimale.

Theme 3

"Theme 3" ha una durata più consistente coi suoi sette minuti, inizia con un ritmo campionato appena percettibile, che sembra quasi il rumore del nastro della cassetta quando, rovinata, "salta"; su questo ritmo si inseriscono melodie malinconiche, di una malinconia che non ha nulla di dolce, ma è apatica. Un'altra melodia si aggiunge alla prima, dei tocchi di suoni più acuto che si ripetono con leggere e sognanti variazioni, sembra il suono di un pianoforte effettato pesantemente. L'atmosfera è drammatica, ad un certo punto i suoni campionati sembrano avvicinarsi al timbro della fisarmonica, il ritmo rimane acceso, la melodia pulsa e sembra di percorrere un viaggio trasportati da questa musica. La sensazione che trasmette colpisce l'animo, rattrista: ascoltare questa musica mette tristezza, un senso di infelicità, monotonia ed inutile trascorrere del tempo. A metà pezzo le note strazianti di un pianoforte che si ripetono, sempre le stesse due, fino a scomparire, in un'eco lontana; altre note sopra la stessa eco e si allontanano anch'esse. Suoni cristallini, il ritmo costante e poco percettibile, ancora quel senso di ansia e tensione che permane dall'ascolto del brano precedente. Ma mano che il pezzo volge al termine cambia la frequenza delle pulsazioni delle onde, che si fa sempre più lenta e quindi progressivamente ingenera nell'ascoltatore un senso di torporepassiva accettazione dell'ansia. Un po' quella che è la trama del cortometraggio? Il volume si alza e si abbassa, sembra di trovarsi in un dormiveglia in cui si è frastornati da visioni disturbanti. Il ritmo diventa ipnotico, sembra quasi una seduta di meditazione in cui i ritmo costante vuole accompagnare il ritmo del viaggio mentale, ad occhi chiusi, che ci farà scoprire cose di noi che nemmeno immaginavamo (forse la bestia?). Finisce con una melodia forse più felice, che poi sfocia nel pezzo successivo.

Theme 4

"Theme 4" ha una melodia meno oppressiva, le onde viaggiano sempre veloci ma con evoluzioni gradevoli, in sottofondo degli accordi armonici orchestrali semplici e d'effetto. In questo brano i tocchi cristallini sono più veloci, il riverbero non determina un'eco lontana, e si moltiplicano giocando tra loro. Anche in questo caso le onde giocano un ruolo importante, ma influiscono meno sulle emozioni? c'è un ché di liberatorio ma resta in mente la sensazione che questa quiete malinconica non durerà a lungo. Sembra di ascoltare quella malinconia presente nella colonna sonora di Blade Runner (di Vangelis), senza le parti più spettacolari e maestose. Verso il finale cambia, spariscono le orchestrazioni sintetiche e si sente solo questa vibrazione e pulsazioni acute che continuano fino alla fine diminuendo di volume ed intensità.

Theme 5

"Theme 5" inizia con lo stesso effetto da nastro della cassetta registrata male, che continua a scandire un ritmo improbabile, mentre sopra delle melodie che prima abbiamo trovato simili ad una fisarmonica si ripetono costanti ed ipnotiche, un'atmosfera di stordimento, poi si sente il rumore della chiamata (quando il protagonista chiama la moglie a casa e non riceve risposta), e poi al posto della mancata risposta uno straziante suono di strappo metallico. L'agonia continua, opprimente, i sensi si annebbiano, il ritmo e la melodia sono disturbanti, lo schema si ripete con lo strappo alla fine. La produzione dei suoni è volutamente scarna, si capisce perché se i suoni sembrano brutti si sentono comunque molto bene e ci sono delle parti acute realizzate davvero benissimo; sono dei suoni da pianoforte molto romantici che si inseriscono in quel contesto deviato come una farfalla che vola su una città bombardata. Dopo la metà del pezzo cambia il sottofondo e l'arpeggio del pianoforte diventa più in primo piano, più intenso: sono dei tocchi su quattro tasti, che sembrano non avere un ordine prestabilito, sembra che le dita si poggino a caso su quei tasti. Come se l'estasi non fosse abbastanza si inserisce il suono di quello che sembra un violino a fare da controcanto di risposta agli arpeggi che diventano più frequenti. C'è qualcosa di innocente, inserito in un contesto malsano, ciò fa pensare alla condizione della bambina che vive passivamente il dramma familiare; unica vera vittima della storia.

Theme 6

"Theme 6" continua da dove si è interrotto il precedente, un accompagnamento più lento e quasi dolce, un insistente rumore di sottofondo, frequenze acute e poi degli archi sintetici fanno atmosfera. Rumori meccanici che assomigliano a dei gabbiani in volo, le onde sono basse, si contrappongono a degli acuti; l'idea è quella di una serena giornata di sole vissuta in una casa opprimente. Un crescendo di archi, con una melodia più sviluppata, ancora questi gabbiani robotici, rumori meccanici ambientali. Un pianoforte ripete sempre la stessa nota con insistenza finché si spegne, poi accordi che si ripetono con ritmo crescente e prendono sempre più vita. Il pezzo è breve e si conclude presto fino ad arrivare al successivo.

Theme 7

"Theme 7" è altrettanto breve, inizia con lo stesso tema della precedente al quale si aggiungono dei suoni sintetici che imitano dei piatti, suoni di disturbo, le onde si fanno sempre più alte, c'è una grande carica di tensione. La melodia di pianoforte si moltiplica, ci sono due pianoforti, poi un synth ed altri rumori come dei ronzii, il sottofondo è forte, alto, insopportabile: molta concentrazione ed attenzione. Il momento da drammatico diventa decisivo, pianoforti delicati sul finale duettano serenamente e concludono il pezzo lasciando un senso di vuoto, dispiacere e tristezza.

Theme 8

"Theme 8" è più corposo e nel cortometraggio è un tema riconoscibile che appare spesso,la parte iniziale e più caratteristica è rappresentata da un accompagnamento lentissimo in cui ci sono un sacco di pause minuscole, quello che si sente è un accordo che va e viene ad alta velocità, a scatti, sotto l'atmosfera è data dal pianoforte lento, c'è disperazione e qualcosa di psicopatico in questo. Un Synth statico, mentre il pianoforte si fa più incalzante e la melodia continua ad andare a scatti. Il suono del pianoforte prende più corpo, la frequenza acuta diventa pulsante e crea un forte senso di fastidio. Rumori inquietanti, come un qualcosa che scava. Questo pezzo si incolla nella mente ed è quello che più rimane impresso. Una parte che assomiglia ad un coro senza parole, un crescendo improvviso che arriva e se ne va con la stessa fretta? lascia solo un'eco lontana ed inspiegabile, crescendo progressivi danno al pezzo un senso mistico, altri rumori, frequenze pulsanti. Ci troviamo nel tripudio dell'ansia e della depressione, la base a scatti continua immutata, le voci quasi spettrali del coro inquietano. Rumori sempre più alieni, poi la parte a scatti scompare e lascia il posto ad una frequenza gravissima, sulla quale compaiono inquietanti rumori viscerali che lasciano pensare ad una qualche trasformazione in atto, siamo in territorio alieno.

Theme 9

"Theme 9" è un altro tema ricorrente, nelle parti più disturbate del cortometraggio, è asfissiante nella sua assurdità sperimentale: il brano più alieno. Un'onda binaurale di sottofondo, pulsazioni ritmiche, suoni di disturbo che spaziano nel surround ed arrivano da tutti i lati all'orecchio, sembra che essere circondati ed avere il cervello in preda ad incontrollabili disturbi, tic nervosi. Questo brano induce al raptus omicida, crea nella mente uno stato di fastidio, un'istigazione. Le parti coi disturbi sonori sembrano i rumori di un macchinario alieno dati i diversi bip fantascientifici che si ripetono secondo lo stesso schema. Questo pezzo ha qualcosa di malsano e deviato, continua imperterrito a distruggere la pazienza dell'ascoltatore, si inseriscono altri suoni, questa volta una batteria campionata che viene usata solo a scopi umoristici, sono ancora i bip a scandire il ritmo. Dopo quattro minuti imperterriti di continuazione, i nervi sono pronti a saltare, invece di fermarsi tutto questo si intensifica con aumento della velocità e della tonalità, il nervoso viene temperato dal fatto che compare anche una melodia che copre parzialmente i bip, con delle percussioni campionate ed altri disturbi che compaiono di tanto in tanto. Questo brano è capace di mettere a dura prova la pazienza: riesce perfettamente nel suo intento di rappresentare il raptus, quell'insensata follia omicida che fa annebbiare tutti gli altri sensi e che fa scagliare il protagonista contro se stesso in quella scena metaforica.

Theme 10

 Il finale "Theme 10" ci fa sentire un effetto rimato di frequenze basse, ancora una volta sembra di ascoltare un nastro che salta ma le frequenze sono basse, minimali, incursioni più acute e sembra di ascoltare un freestyle ritmico; una serie insensata di rumori ed effetti, improvvisata e folle, sembra di trovarsi nel mezzo di una scarica elettrica. Suoni, cariche ed esplosioni elettriche, poi calma e poi dei disturbi di fruscio come un segnale della vecchia televisione assente. Suoni campionati veloci e frenetici forti, poi sempre più deboli, poi di nuovo forti, poi una gragnuola di effetti sonori sparati uno sopra l'altro. Sembra un finale coi botti, un capodanno sonoro. Poi il silenzio.

Conclusioni

Anche con questo album gli Ulver ci sorprendono tirando fuori qualcosa di nuovo, anche questa volta era qualcosa di imprevedibile: una colonna sonora di un cortometraggio. Abbiamo analizzato il cortometraggio, apprezzandolo in norvegese coi sottotitoli in inglese, per capire come in modo minimale e senza riferimenti diretti, è stato possibile dipingere un dramma così diffuso e profondo come quello rappresentato dal disagio familiare vissuto, da ognuno in modo diverso, a casa di diverse cause e concause tali da delineare una situazione di insicurezza e sofferenza. C'è la figura del padre mostrato spesso intento nell'abuso di alcolici, in una battaglia contro la propria bestia (si mostra spesso mentre si rade ed attento a non lasciare peli) mentre appare spesso la figura del lupo e del lupo mannaro. L'uomo vuole davvero così tanto eliminare tutto ciò che è di bestiale in lui, e per farlo diventa una bestia: si ingelosisce della moglie, sogna di picchiarla, perde il controllo, dà la caccia all'amante e lo tramortisce (in presenza della figlia che aveva fatto nascondere sotto il letto), in questa scena lui uccide sé stesso. La donna è amorevole verso la figlia, a volte anche verso il marito è compassionevole, spesso viene mostrata da sola, a fumare, depressa e vittima delle angherie del marito che - insicuro di sé - sfoga su di lei la propria frustrazione. In questo contesto la figura della bambina che con la sua dolcezza tiene unita la coppia ma si rende conto che qualcosa non va, ha incubi e sogna la bestia, ha sempre paura che succeda qualcosa e vive ogni giorno come un incubo: la vera vittima della storia. Musicalmente l'album, trattandosi di una colonna sonora, condivide l'atmosfera della trama appena riassunta: ne rappresenta ed esalta le caratteristiche delineate in maniera minimale ma al contempo efficace. E' un ascolto ostico, frutto esclusivamente di programmazione di suoni e, a differenza del predecessore, privo di qualsivoglia spunto melodico strumentale (fatto salvo qualche pianoforte che però è carico di effetti). Siamo lontani dall'elettronica, siamo lontanissimi dal Metal: si tratta di sperimentazione musicale pura che vuole trasmettere uno stato di ansia febbricitante. Dare una valutazione a questo lavoro presuppone che chi lo ascolterà sarà un qualcuno che non si aspetti di trovare Metal, perché in tal caso riceverebbe una delusione totale, ma che sappia di stare per ascoltare un qualcosa di fortemente sperimentale, di interamente programmato e che sappia gustare le atmosfere suspense ed ansiogene che contraddistinguono la pellicola qui presentata. In considerazione degli obiettivi si deve concludere che sono stati totalmente raggiunti, il risultato è molto soddisfacente pur dovendosi ammettere che, a parte due o tre brani, non abbiamo picchi di particolare rilevanza - complice il fatto che questa musica ha destinazione di colonna sonora e non poteva certo essere preponderante rispetto alle immagini - ma durante i 36 minuti non si rischia proprio di annoiarsi.

1) Theme 1
2) Theme 2
3) Theme 3
4) Theme 4
5) Theme 5
6) Theme 6
7) Theme 7
8) Theme 8
9) Theme 9
10) Theme 10
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