TWISTED SISTER
The Price
1984 - Atlantic Records
SIMONE D'ANGELO SERICOLA
04/01/2021
Introduzione Recensione
Il 1984 fu per i Twisted Sister l'anno della svolta, quello in cui si affermarono e si videro ripagati dopo anni ed anni di sforzi, dura lotta e sacrifici per emergere dal marasma fatto di gruppi Metal che affollavano la scena in quel periodo. Per l'ensamble newyorchese era finalmente giunta la quadratura del cerchio e, grazie ad i singoli contenuti nel loro terzo full-lenght, quello più conosciuto, cioè "Stay Hungry", rilasciato il 10 maggio di quello stesso anno, i loro faccioni pitturati sarebbero ben presto divenuti presenza fissa (ed a tratti ingombrante) dei canali musicali di mezzo mondo, soprattutto in patria. Come vi abbiamo più volte ormai raccontato trattando questo coloratissimo e rumoroso combo, due brani in particolare presenti nel platter riscossero un enorme successo, accompagnati anche da due videoclip molto divertenti. "Stay Hungry" vendette bene e lo status di rockstar fu garantito. Bisognava allora sfruttare il successo dell'album con un tour che fosse in grado di catturare l'attitudine live della band e la sua capacità di trasformare ogni palcoscenico in un set infuocato. Questa è da sempre la strategia messa in atto da gruppi e labels (in particolare le seconde) per realizzare introiti su introiti e ubriacare per quanto possibile i fans con la musica dell'act in promozione. Ma non basta. Prima che la musica di facile e, soprattutto, gratuita fruizione arrivasse a sconvolgere il mercato discografico generando una paurosa ed, apparentemente, irreversibile crisi dell'industria discografica, tradottasi in un calo vertiginoso delle vendite di supporti nei vari formati, un altro mezzo cui si faceva ricorso per tenere viva o sulle spine l'attenzione degli appassionati era quella della pubblicazione del singolo. Un mezzo, questo, per solleticare la curiosità dei fans e la loro fame di nuova musica da parte dei loro beniamini, oltre che un mezzo che serviva per dar loro un minimo di indicazioni su quale potesse essere la direzione del nuovo materiale. Già due singoli, con le rispettive b-sides, erano stati rilasciati in precedenza, "We're Not Gonna take It" il 27 aprile 1984, due settimane prima del disco, "I Wanna Rock" in ottobre, ad album ormai già comperato ed ampiamente consumato nel giradischi. A dicembre fu la volta del terzo singolo, la power ballad "The Price", che si portava dietro come b-side "S.M.F.". Scelta obbligata, a posteriori, soprattutto se già si conosce il platter di provenienza, mossa comprensibile ancor di più oggi, ponendosi con il ragionamento in linea con gli standard di quel periodo. Può sembrare strano, a volte, che qualcuno possa spendere soldi per far suo qualcosa di cui sa già cosa aspettarsi per averne già avuto un assaggio; lo si può provare a spiegare solo cercando di immaginare cosa il tutto potesse significare all'epoca. Quello che molti oggi non possono assaporare è il senso di eccitazione nel recarsi in un negozio di dischi per acquistare un album, o un singolo appunto, spulciare fra gli scaffali un, tempo gremiti di supporti di vario formato, per estrarre finalmente l'oggetto del desiderio, guardarlo con gli occhi scintillanti, tornare il più presto possibile a casa ed inserire il tutto nello stereo per assaporare soli soletti il nuovo arrivato nella collezione; un momento magico, intimo per molti. Bisognerebbe poter tornare indietro nel tempo di qualche anno; proviamoci, cerchiamo di immaginare cosa avremmo potuto pensare di questo singolo.
The Price
"The Price" è un momento romantico, perfettamente calato nell'atmosfera del tempo, in cui le power ballads spopolavano al pari dei brani più ruvidi ed erano parimenti amate dagli ascoltatori; non era raro, in passato, che i teenagers si preparassero delle apposite compilations costituite unicamente da lenti, pronti per essere tirati fuori nei momenti più opportuni, ovviamente in quelli di intimità con la propria metallica dolce metà. Benché il fraseggio che introduce la traccia sia di squisita fattura, è l'arpeggio con effetto chorus che ne costituisce l'ossatura, vagamente malinconico che penetra il petto e punta dritto al cuore ed arrivato lì non lascia scampo, si viene immediatamente irretiti dalla melodia della traccia. Non si fa in tempo a godere di tanta bellezza che arriva l'elemento che caratterizza questo tipo di proposta, vale a dire il refrain pieno, con la voce più decisa e la giusta dose di distorsione, tre ingredienti che hanno garantito il successo di questi leggendari lenti, apprezzati anche da chi li scopre in questo nuovo millennio, di cui sono già passate le prime due decadi. Non è finita qui, perché è poi il momento dell'immancabile assolo di chitarra e quello ideato da Ojeda per "The Price" è talmente ben fatto che non si riuscirebbe a pensarlo in modo differente, così limpido e misurato, melodico, che ricalca la melodia del ritornello aggiungendoci semplicemente qualche nota di colore, qualche infiorettatura. E' il suono cristallino che rende il brano vincente, unito all'abilità di non appesantirne la struttura; siamo infatti in presenza di una traccia nata già pressoché buona fin dall'inizio, ma rivestita di un arrangiamento indovinato che la rende ottima, uno degli highlight di "Stay Hungry" e non stupisce affatto la scelta di pubblicarla in formato 7". Ne fu realizzato anche un video per sfruttare ulteriormente il momento ed il favorevole innamoramento di MTv per il genere, un classico videoclip che mostra immagini della band on stage, davanti al pubblico, o durante il soundcheck. Una canzone concepita e realizzata con tutte le sfumature del sentimento più bello e spontaneo, che non fa prigionieri.
S.M.F.
La b-side "S.M.F.", acronimo che sta per Sick Mother Fucker, è un brano più movimentato, un solido mid tempo che, in particolare nelle battute iniziali, è l'ennesimo episodio dei Twisted Sister a presentare alcuni elementi riconducibili agli AC/DC, aspetto più evidente negli accordi iniziali, i quali riportano infatti alla mente il suono della sei corde del fu Malcolm Young. La struttura del brano è semplice, va avanti senza intoppi, senza particolari stravolgimenti perché limpido e chiaro è il messaggio che contiene e che la musica deve rispecchiare in pieno. Nel suo non essere veloce e furioso è comunque a suo modo aggressivo e potente e libera una contagiosa energia nel refrain, come da abitudine del combo in questione, pensato ad arte per la sede live. Non e infatti difficile immaginarsi una folla esaltata che lo intona a squarciagola mentre assiste ad uno show dei suoi eroi. Anche l'assolo di chitarra ricorda il sound made in Australia, suonando maledettamente rovente e sfoggiando sul manico dello strumento tutta la lezione appresa da un'icona dell'Hard'n'Roll come Angus Young. Non avrebbe sorpreso più di tanto, credo, veder all'epoca il succitato chitarrista comparire sul palco della Sorella Stravolta come ospite proprio in questa canzone. Dopo questo momento si torna alla strofa, l'ultima, che ci porta direttamente alla fine che arriva secca ed improvvisa, spiazzando un po', perché mi sarei aspettato qualche ripetizione in più dell'ultimo refrain. Poco male però, l'importante è che il brano funzioni e quello appena sentito lo fa alla grande. Il testo si occupa di descrivere gli ascoltatori tipo del Suono Duro, anche se con un particolare focus sui seguaci di Dee e soci, da sempre disposti ad andare contro tutto e tutti, a schiantarsi sui bastioni del perbenismo come farebbe un ariete (di possente metallo lucente, ovviamente) e buttarli giù pezzo dopo pezzo, fino a non lasciarne tracce e consentire così al resto delle truppe di penetrare e completare l'opera. Il termine truppe non è usato a caso, fra band e fans venne infatti ad instaurarsi un forte sentimento di unione che riportava alla mente la fedeltà della Kiss Army ai Kiss.
Conclusioni
Ecco da cosa è composto questo terzo ed ultimo singolo di un album importantissimo per i nostri. Non era certo scopo della casa discografica dare ai fans un assaggio di ciò che avrebbero potuto trovare tra i solchi di "Stay Hungry" dal momento che, come ho già detto nell'introduzione, quando il singolo fu pubblicato (in dicembre, ricordiamolo) il platter era orma uscito da tempo e aveva già fatto registrare dati di vendita soddisfacenti. No, qui bisognava più che altro battere il ferro finché fosse caldo, raggranellare qualche altro verdone in più, anzi, quanti più verdoni possibile, e lo si fece includendo nel singolo due brani perfetti per l'occasione. Il primo, quello che gli dà anche il titolo, è l'immancabile power ballad, tappa quasi obbligata al tempo, in quanto costituiva il quid che garantiva un importante aumento delle vendite, in realtà proprio una manovra studiata a tavolino, come spiegò Sebastian Bach con le seguenti parole: "All'uscita di un nuovo album, il primo singolo era una canzone potente, il secondo una power ballad!", che con il passare del tempo divenne un'arma a doppio taglio, perché si finì per abusarne ed alla fine quel tipo di canzoni stancarono. Lo stesso Snider finì con il criticarle, lamentandosi del fatto che da un certo punto in avanti sembrarono fatte tutte con il medesimo stampo. Anche la b-side era dovuta, ai loro sostenitori più accaniti, definiti dal singer Sick Mother Fucker appunto. Un brano che parlava di loro, con cui il gruppo li ringraziava per il seguito fedele dimostrato sin dai primi tempi delle esibizioni nei più squallidi pub di periferia. Una traccia composta per celebrarli, perché senza di loro il gruppo non sarebbe arrivato ai risultati sperati, all'agognato successo. L'affetto ed il calore dei fans era infatti stato motore ed ingrediente importante tanto quanto la loro determinazione a lottare per ritagliarsi un posto nelle posizioni alte della classifica, era quindi giusto riconoscere il loro fondamentale contributo e per tessere le lodi del loro esercito si scelse, ben due volte, un brano dall'incedere deciso e che facesse emergere l'orgoglio, come se si cantasse di notte, davanti al fuoco dell'accampamento, l'inno della propria legione. Proprio quest'ultima considerazione mi porta a fare una precisazione riguardo al legame fra gruppo e fans: più che un parallelo fra Kiss Army e Kiss, qui verrebbe in mente quello dei legionari romani con i loro generali. Può accadere che la b-side, a volte ufficiosamente inclusa come "filler", prenda il sopravvento sul brano principale (quello su cui si punta in origine), che venga apprezzata maggiormente, oltre le aspettative e che sia essa a far decollare il singolo. Non è un problema, se non in termini di svolta inaspettata nella strategia, ma niente di grave se il risultato finale è comunque quello desiderato. Nel caso in questione non si correvano rischi perché le canzoni presenti sul vinile erano entrambe ben rappresentative della caratura del gruppo, evidenziandone una volta di più i volti che poteva assumere con grande naturalezza, quello più dolce e rilassato e quello più in your face. Un buon prodotto, indubbiamente!
2) S.M.F.