TWISTED SISTER

Live at Hammersmith

1994 - Atlantic Records

A CURA DI
DAVIDE CILLO
06/07/2020
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione recensione

Una sede leggendaria, dove parte della storia del rock è stata scritta in innumerevoli occasioni: siamo ad Hammersmith, quartiere della Londra ovest, sede del teatro Lyric Hammersmith e del leggendario Hammersmith Apollo, in passato Hammersmith Odeon, inaugurato nel 1932. Beh, volete alcuni dei nomi passati per il leggendario teatro? Davvero serve? Beatles, Genesis, Jethro Tull, Yardbirds, Eric Clapton, rimanendo nella casa del Regno Unito Oasis, Who, Bowie, che nel 1973 vi propose il mitico personaggio di Ziggy Stardust, Elton John, Queen, Police, David Gilmour, Depeche Mode e Dire Straits, Motorhead ed ovviamente Black Sabbath, per passare ad Iron Maiden, Judas Priest, Venom. Questi solo alcuni dei britannici che sono saliti sul mitico palco del teatro. Citando alcuni artisti stranieri che hanno "visitato" da protagonisti il leggendario Apollo ex Odeon: Bob Dylan, Frank Zappa, Bruce Springsteen, i canadesi Rush, i re dell'elettronica tedesca Kraftwerk, gli svedesi Europe, Alice Cooper, e ancora: AC/DC, Kiss, Metallica, Dream Theater. Cosa mi sono scordato? Cosa manca? Non oso immaginare, difficile a dirsi. Una parte importante della storia della musica, come accennavo appena in apertura di recensione, è stata letteralmente scritta in questo teatro, e letteralmente è difficile trovare un celebre artista contemporaneo del Regno Unito che si sia, per sua sfortuna, "scansato" questo appuntamento. E' tempo di proseguire e dirvi perché siamo qui oggi: arriviamo ad una band impossibile da ignorare, un riferimento nel mondo dell'heavy metal, un complesso con una carica commerciale unica ed una capacità di coinvolgere il pubblico senza precedenti: signori, i protagonisti della recensione odierna sono loro, i Twisted Sister. 1984, il gruppo è al massimo della fama, dopo il debutto discografico con "Under the Blade" nell'82 e il successivo "You Can't Stop Rock 'n Roll" dell'83, la band è appena uscita con "Stay Hungry" e con brani unici di carica come "I Wanna Rock". Sono brani che tutti cantano, che tutti amano, che le radio trasmettono, e anche chi non indossa chiodo e lunga capigliatura ha costantemente in testa. L'heavy metal band del New Jersey si presenta il 15 giugno 1984 sul palco londinese con tanto di formazione d'eccellenza: Dee Snider, voce e leggendario compositore e creatore di hit, Eddie "Fingers" Ojeda e Jay Jay French alle due chitarre, Mark "The Animal" Mendoza al basso, qui anche importante in sede di produzione e mixing, ed A.J. Pero alla batteria. Due brani, cioè la cover della mitica "Jailhouse Rock" di Elvis e "Train Kept a Rollin'", vedono Tony Petri alla batteria. Produzione ed "ingegneria" ad opera di Charlie Barreca e Denny McNerney. Il concerto del 1984 vede la luce nella forma di live album dieci anni più tardi, nell'ottobre 1994: etichetta discografica per l'Inghilterra la Music for Nations, per l'Europa SPV/Steamhammer, per gli States CMC International. Il lunghissimo ed incredibile concerto si ricompone di ben due CD, il primo di nove tracce è aperto da "What You Don't Know (Sure Can Hurt You)", il secondo di sette brani comincia con nientemeno che "Burn in Hell", chiudendosi con la sù citata "Train Kept a Rollin'". Durata complessiva della prima parte trentuno minuti di ascolto, durata della seconda trentasette. Letteralmente due CD, un evento che ben supera l'ora e tutto per noi da assaporare, da godere. Da Ho-Ho Kus, New Jersey, al quartiere di Hammersmith, è così che viene scritto un nuovo capitolo di storia musicale in un anno, il 1984, dove la scena musicale heavy metal era al suo apice, con band come i Metallica che negli stessi Stati Uniti stavano riscuotendo il massimo del consenso. Bando alle ciance, il concerto sta per cominciare, dopo questa indispensabile introduzione storica, è tempo anche per noi di cominciare a calcare l'epico palco dell'Odeon: buon tuffo nella musica.

What You Don't Know (Sure Can Hurt You)

E si parte con "What You Don't Know (Sure Can Hurt You)" (Ciò che non conosci, di sicuro può ferirti). Era il 1982, nell'EP "Ruff Cutts" già trovavamo "What You Don't Know", confermata nel leggendario debut album "Under the Blade" che apriva il disco e dunque la prima leggendaria mattonella per la storia della band. Dee Snider introduce il concerto nel migliore dei modi, caricando il pubblico e presentando la sua band, il semplice riff ha già fatto impazzire il pubblico, completamente sopraffatto dalla carismatica ed unica voce del vocalist, che ripete in maniera scandita le celebri parole del brano "What you Don't Know Sure Can Hurt You, What you Can See Makes you Scream". I semplici ma perfetti power chord di chitarra seguono la voce del vocalist, i suoni delle sei corde sono perfetti, il basso ha il suo giusto spazio, l'effetto live della batteria è semplicemente perfetto: siamo allo squillante assolo, tutto profuma di "introduzione", e per aprire un concerto del genere non poteva esserci scelta migliore circa la traccia. Snider carica letteralmente il pubblico per tutto il tempo, ripetendo che è proprio ciò che non conosciamo che può farci soffrire, procurarci delle ferite, che nessun altro può essere come noi, ineguagliabili, forza di noi stessi. Ciò che più in assoluto mi colpisce è, come accennavo poc'anzi, la capacità di questa canzone di profumare di "introduzione" dalla prima all'ultima nota: letteralmente, è come se il pezzo fosse stato scritto appositamente, e il pubblico questo sembra percepirlo eccome, con urla di entusiasmo e primi cenni di delirio, un delirio ancora però in buona parte tutto da liberare. La traccia è durata quattro minuti e quaranta, perché pur se eseguita alla ben sostenuta velocità include appunto la presentazione allo show del carismatico frontman del gruppo. Siete pronti al passo successivo?

The Kids Are Back

L'album del pezzo è il secondo, "You Can't Stop Rock 'n Roll" del 1983, e siamo nuovamente in presenza di un brano introduttivo: avete già capito? A cosa state pensando? Siamo qui signori a "The Kids Are Back" (I ragazzi sono tornati), ed il cantante introduce il pezzo presentando nuovamente il suo gruppo, nel caso qualcuno non l'avesse ancora capito: "we are Twisted Sister", "noi siamo i Twisted Sister". Ed ecco le teste che iniziano sul serio a muoversi, strofa e ritornello catturano ed entusiasmano ogni singolo individuo presente a godersi lo spettacolo, e immediatamente prima dell'assolo iniziano a sollevarsi i primi cori dal pubblico: "Look Out", attenzione. Il brano è celebrativo dei fan della band, i ragazzi sono i giovani metallari, gli ascoltatori del gruppo, quelli che non vogliono fare alcun male "se non divertirsi": è possibile colpevolizzarli per questo? Rimproverarli in alcun modo per questa semplice colpa, volersi godere la propria gioventù? "Ma assolutamente no!", questo è il puro senso della traccia, che riesce al duemila per cento in quello che è il suo obiettivo: quale secondo voi? Ma far divertire, ovviamente! "I ragazzi sono tornati", "attenzione", "ricordatevene". E' magnifico il modo in cui Snider supporta i riff, che qui rispetto al brano precedente possiedono già un approccio meno soft e più aggressivo, mentre la parte solistica è musicale e variopinta nel seguire la melodia del pezzo: prima lenta, poi più rapida, non c'è letteralmente un istante a sembrare fuori luogo. La struttura della canzone è quadrata in tutto e per tutto, strofa e ritornello si alternano in maniera secca e fluida, e anche dopo la parte di chitarra solista e subito il cantante Snider a risalire in cattedra: d'altronde, le hit si scrivono così, o no?

Stay Hungry

Abbiamo ascoltato il brano che apriva il primo album della band, "What You Don't Know (Sure Can Hurt You)" poi quello che ha aperto il secondo, "The Kids Are Back", qual'è il prossimo a vostra opinione? E' quello che apre il terzo, ovviamente, nonché title track! Avete capito bene, siamo a "Stay Hungry" (Resta affamato), brano che intitola il terzo capitolo discografico della band del 1984. La batteria si fa per l'occasione più veloce, la chitarra è composta da semplici power chord rilasciati, su cui il cantante Snider canta la strofa e il memorabile ritornello. Qui si apprezza particolarmente il suono delle percussioni, tutto profuma di show dal vivo, il suono apertissimo dell'Odeon è un qualcosa di fantastico, e il pezzo scorre in maniera martellante e carismatica, con Snider che ci ricorda quale sia il motivo della nostra nascita: perseguire sempre il nostro obiettivo, non arrenderci mai, rimanere affamati ogni giorno della nostra esistenza, affamati di raggiungere i nostri obiettivi, di realizzarci, perché nulla e letteralmente nessuno può ostacolarci. Un inno alla forza, la forza che ci compone, che ci rende ciò che siamo. Il pezzo scorre rapido, si conclude in meno di tre minuti d'ascolto, ma la traccia d'audio che prosegue: perché Snider, dietro al suo microfono, comincia a parlare, constatando felicemente che "dunque è questo l'Hammersmith". Poi carica gli spettatori, li invita "ad essere cattivi stanotte", nell'occasione dello show dei Twisted. "E dunque siamo qui", conclude il cantante, rimarcando le origini statunitensi della band, ed introducendo quello che è il quarto pezzo eseguito dalla band per la serata. Il pubblico viene caricato sempre più, esplode il coro, e ci si prepara ad entrare nel vivo di questo epico concerto.

Destroyer

Il lato B di "Under the Blade" si apriva con "Destroyer" (Distruttore), ed è così che la band decide di proseguire la propria marcia. Il batterista batte ripetutamente sulla gran cassa, ritmo abbastanza lento e rigorosamente regolare, il pubblico già entra in trance e viene cullato dal lento e pesante riff di chitarra. Come da trademark dei Twisted Sister, è rigorosamente il cantante a dar vita al vivo della canzone e a trascinare la traccia, ripetendo le parole "Destroyer he's in town" (Il distruttore è in città) che tanto catturano l'ascolto. Dopo tre brani sostenuti, dunque, i Twisted si giocano la carta del rallentamento per questo quarto brano eseguito dal vivo, e dopo neanche due minuti e trenta di ascolto esplode il pirotecnico assolo, che squilla in acuto per poi partire veloce come non mai e reintrodurre la strofa del vocalist. "Rimanete alla larga, non avvicinatevi, prestate attenzione", questo il mantra del pezzo, "perché il distruttore è in città ed è proprio pronto a farvi il culo", citando letteralmente il cantante. La grande capacità di questi pezzi dal groove più pesante, in sede live, è proprio quella di incitare e cullare gli ascoltatori, questa "Destroyer" è un po' come la "We Will Rock You" dei Queen, quella canzone nata per coinvolgere e trascinare: nessuna velocità esagerata, band mai spocchiosa, ma solo Snider che sulle lente ritmiche rende la canzone ancora più memorabile ed efficace dal punto di vista commerciale. Del resto, sono questo i Twisted Sister: una band nata per scrivere canzoni che rimangono in testa, canzoni letteralmente scolpite sul songwriting del proprio cantante. Vi siete già fatti un'opinione? State apprezzando questa primissima parte di concerto? Se ve lo chiedo, è perché abbiamo letteralmente appena iniziato è la marcia è ancora lunga, lunghissima. Carichi?

We're not gonna take it

Il pubblico è bello caldo, il pezzo "lento" si è concluso, sembra assolutamente il momento perfetto per i fan del gruppo per esplodere. L'accesissima batteria, e l'acuto urlo di Snider avviano quella che è "We're not gonna take it" (Non ci sta bene), una delle più celebri e amate tracce di "Stay Hungry", la seconda del disco dopo la traccia d'apertura. La commercialissima e cantabilissima strofa di Snider parte a tutta forza, il pubblico salta con coinvolgimento: "questa è la nostra vita, questa è la nostra canzone", è uno degli inni indiscussi dei Twisted Sister. "Non ci sta bene, non ci sta bene più", questa la frase che abbandona gli spettatori all'assolo, melodico al massimo, che in maniera semplice ma così efficace segue la semplice melodia della traccia. Partono poi i cori, "we're not gonna take it", "we're not gonna take it anymore", è una canzone tutta da cantare e da seguire per gli spettatori, un brano nato in tutto e per tutto per essere eseguito dal vivo. E' sorprendente constatare, ancora una volta, quanto le linee musicali e nello specifico chitarristiche della band siano semplici e letteralmente nate per assecondare le idee vocali del cantante. Non è un heavy metal da riff, non è un heavy metal da acuti e tenori, non è un heavy metal fatto di armonizzazioni e duetti di chitarra da NWOBHM, è un genere heavy metal completamente differente e tutto da seguire, tutto da cantare, nato per esprimere tutto il potenziale commerciale che le distorsioni "potenti" degli anni '80 possono dare. Del resto, il mondo è bello perché vario, e dunque, perché accontentarci di poche tipologie di heavy metal quando può esistere anche questo genere, comunemente ribattezzato "hair metal"? Fino ad ora, devo dirlo, non sono stato affatto sorpreso della scaletta, tutto è proseguito come mi aspettavo, ma sono curiosissimo di vedere cosa ci attende ora.

You Can't Stop Rock 'n Roll

Il pubblico in delirio, e le urla scatenate del pubblico sommergono i power chord introduttivi di "You Can't Stop Rock 'n Roll" (Non puoi fermare il rock 'n roll), con la voce di Snider che non si fa attendere e prorompente più che mai disegna l'anima del dinamico riff di chitarra, coadiuvato dall'esplosivo rullante di batteria nel migliore dei modi. I cori "you can't stop rock 'n roll" non si fanno attendere, il cantante descrive tutta l'energia di questo genere di musica, e il suo devastante effetto ineguagliabile per altri generi musicali. Il brano è la traccia conclusiva nonché title track del terzo album della band del 1983: è un concentrato unico di esplosività, non mancano le parti tradizionalmente più melodiche e vocali tipiche della band, ma allo stesso modo vi è spazio per un magnetico assolo di chitarra e una serie di godibilissimi lanci di batteria. Il punto di forza, manco a dirlo, è la memorabilità, in particolar modo la parte in cui il titolo del brano viene ripetuto in coro sempre con più forza. Lacerante l'urlo conclusivo di Snider, con il pezzo che si conclude dopo appena quaranta secondi, ben in anticipo rispetto alla versione studio: gli ultimi 3 minuti della traccia audio sono infatti dedicati alle "comunicazioni" del cantante al pubblico, che viene ragguagliato un po' sulla storia recente e progetti della band, e poi preparato alla potenza della traccia successiva. "Are you having a good time?" (vi state divertendo?), è semplicemente questo ciò di cui si vuole assicurare il leader del gruppo, in modo da poter proseguire con lo show nella maniera più adeguata possibile, perché la canzone successiva è un'altra storica parte del ricco repertorio di queste leggende statunitensi.

Knife in the Back

E' il momento di una traccia breve, compatta, efficace e secca, un brano proveniente dal secondo disco della band: eccoci a "Knife in the Back" (Coltellata alle spalle), un pezzo che propone in tutto e per tutto la formula classica della band. La canzone, infatti, è composta da un unico semplicissimo riff, a cui si alternano dei comunissimi power chord rilasciati dalle chitarre: il protagonista assoluto, manco a dirlo, è qui il frontman della band, che con la sua voce letteralmente dona l'anima al pezzo. Sarebbe sbagliato, tuttavia, non parlare anche d'altro, perché l'assolo di chitarra ad un minuto e trenta circa d'ascolto è con la sua velocità una componente importante nella formula vincente del pezzo. Personalmente questo è uno dei pezzi che più apprezzo, non sarà uno dei più celebri della band, non avrà quella componente "arena" estrema di partecipazione del pubblico, ma i riff sono veramente accattivanti, e la linea vocale è tutto fuorché fuori luogo. "I need this like a knife in the back", "ne ho bisogno come di un coltellata alle spalle", è questo il tormentone della canzone che rimarrà in testa al termine dell'ascolto. In meno di tre minuti i Twisted Sister mettono letteralmente a ferro e fuoco l'Hammersmith, con un pezzo che sono convinto non abbia lasciato nessuno indifferente. Siamo dinanzi, signori, ad una band nel pieno della sua gloria, all'apice del suo successo, e lo stato di forma del complesso non fa che esserci confermato brano dopo brano. Voi, cosa ne pensate? Vi state godendo lo show? Spero proprio di sì, perché adesso si sta entrando sempre più nel vivo della situazione.

Shoot 'Em Down

Ottavo pezzo di questo pirotecnico spettacolo è "Shoot 'Em Down" (Spariamoli), un brano che lascia il segno sin da subito con i suoi rocciosi down picking e i suoi frangenti in armonico. La voce di Lee Snider inizia ad imprecare contro coloro che sono responsabili delle sofferenze amorose altrui, che si credono fighi e pensano di poter fare ciò che gli pare e piace, come se gli individui che li circondano non avessero alcun sentimento. La punizione? Beh, forse l'avrete capita: spararli. Snider non va certo per il sottile, ed è proprio questo che contribuisce a rendere il pezzo ancora più carico di ilarità ed esplosività: l'assolo di chitarra, squillante più che mai, è breve ed efficace nella sua sinteticità, e le parole "Shoot 'Em Down" vengono riproposte sempre con più veemenza. Nella parte finale del pezzo è il pubblico a cantare, a ripeterle, i Twisted coinvolgono l'Hammersmith, con lo stesso cantante che espressamente chiede ai fan di prendere il suo posto, di cantare per lui. La grande furbizia della band è qui di parlare di qualcosa che coinvolge tutti, ancora una volta: chi, del resto, non ha mai sofferto un po' per amore? Chi, sotto sotto, in fondo al suo cuore, in questi casi non ha avuto una piccola piccolissima voglia di vendetta? I Twisted Sister portano qui quest'emozione all'estremo, il brano nei suoi tre minuti non rallenta per un istante, e la partecipazione finale con tanto di canto in coro dell'Hammersmith testimonia l'efficacia di questa prestazione. Il brano si chiude con la chitarra solista a tutta velocità, e l'urlo finale di Snider che con la parola "Down" accompagna il pubblico alla conclusione. Il brano si è concluso, spediti come non mai siamo però già pronti a goderci il successivo.

Under the Blade

Siamo giunti signori al capitolo finale di questo Side A del concerto, ed il nono pezzo eseguito dalla band è uno di quelli storici. Eccoci a nientemeno che "Under the Blade" (Sotto la spada), la leggendaria title track dell'album di debutto della band del 1982. Il brano è introdotto dal ritmo pacato e scandito, i colpi di grancassa assistono l'introduzione parlata del cantante del gruppo, i brevi frangenti di chitarra non fanno semplicemente che donare quel colore in più a questa parte iniziale di brano. Il pubblico si riscalda, è a questo che servono le introduzioni lente, con i Twisted che ben presto lasciano esplodere l'Hammersmith con il brano che entra più che mai nel vivo. Il riff principale del pezzo è uno di quelli di puro rock, la voce di Snider qui, piuttosto che essere scandita e melodica, acquista velocità, nel puro e genuino stile heavy metal che presto vedere esplodere l'assolo di chitarra. Niente struttura quadra strofa-ritornello, qui dopo l'assolo i Twisted Sister confermano più che mai la vena heavy del brano: riff post-assolo, un nuovo assolo, e poi un lacerante urlo del frontman della band che dimostra quanto la band, ancor prima che una melodica, sia una band di vera musica. L'apice del pezzo, tuttavia, deve ancora arrivare: il gruppo letteralmente si scatena dopo tre minuti e venti di ascolto, il cantante si cimenta in un nuovo urlo ancora più estremo e acuto, la chitarra in un nuovo veloce assolo, la batteria impenna e tutto letteralmente schizza nell'approccio più aggressivo possibile. Il risultato? Il pubblico che impazzisce, appena l'esibizione della title track si conclude le urla dei fan mostrano che la band è riuscita a raccogliere ogni possibile briciola dall'entusiasmo dei fan. E' così, dunque, che si conclude questa prima metà dello show londinese della band.

Burn In Hell

Il side B dello show si apre con un approccio d'eccellenza. Siamo a "Burn In Hell" (Brucia nell'inferno), terza traccia del leggendario "Stay Hungry", il celeberrimo e proclamatissimo terzo disco della band uscito proprio nel periodo dello show. Il brano è inizialmente lento, la chitarra squilla con una melodia delicata e prelibata, e il pubblico si riscalda per quello che è il "battesimo" vero e proprio del pezzo: l'accelerazione impenna, il pezzo si fa sempre più rapido e le seconde voci salgono qui per la prima volta dello show davvero in cattedra. Il brano è rockeggiante dal primo all'ultimo istante, persino la proverbiale componente melodica della band si fa da parte per favorire un approccio più strong e ricco di mordente. "Burn In Hell", fra l'altro, rispetto alla tradizionale traccia firmata Twisted Sister è più ricca di variazioni e di sorprese, al terzo minuto ad esempio il basso diviene unico strumento protagonista con il solo ausilio del cantato del leader della band. Il brano è abbastanza a sé, rispetto a quelli caratteristici del gruppo: se la componente vocale comunque ricopre un ruolo importante, questa è più limitata rispetto alla canzone media dei Twisted, mentre vi è più spazio per gli strumenti che si cimentano in veri e propri assoli. Al quinto minuto il pubblico viene ipnotizzato da un devastante assolo di batteria, davvero degno di nota, come anche gli assoli di chitarra portano letteralmente avanti la traccia nei momenti centrali. Potrete pensare che le loro melodie sono semplici, che i loro brani sarebbero alla portata di chiunque, ebbene, anche i Twisted Sister ci tengono a dimostrare di essere dei grandi musicisti, ed è proprio in questa "Burn In Hell" che ciò viene fuori come non mai: del resto, lasciare spazio ad assoli dei singoli musicisti, non è anch'essa una forma di spettacolarizzazione?

I Am (I'm Me)

I fan della band sono letteralmente in preda al delirio, il pubblico è più rumoroso che mai, e nel momento in cui i Twisted attaccano con "I Am (I'm Me)" (Io sono, sono io), gli accordi di chitarra della band sono letteralmente sommersi dal teatro dell'Hammersmith. Il pezzo, il quarto del disco "You Can't Stop Rock 'n Roll" è in tutto e per tutto di quelli melodici e memorabili della band: la linea di chitarra è semplicissima, semplici down picking accompagnano la voce del vocalist, e il mai rapido assolo non fa che seguire la linea melodica del brano nella maniera più commercialmente riuscita possibile. La traccia vocale è la vera punta di diamante del pezzo, le liriche di Snider sono un urlo all'autoaffermazione e al rispetto di noi stessi: nessuno dovrebbe dirci in cosa credere, o come comportarci, noi siamo noi stessi e non esiste che qualcuno si senta in diritto di calpestarci. Gli brevi stop della canzone, in particolar modo, hanno qui una grande presa sull'Hammersmith, che sembra attendere con trepidazione il ritorno di ogni singola strofa di canto. La batteria rimbomba con il suo rullante, e Snider chiude il pezzo urlando a più non posso "I Am, I'm Me", come a dire, "ricordiamocene sempre". L'esecuzione del brano termina dopo appena tre minuti, e i restanti due minuti della traccia audio servono per il cantante del gruppo a parlare al suo gruppo, per caricarlo al brano successivo, letteralmente il più celebre e osannato della band, un brano che come preannuncia lo stesso cantante proviene dall'appena uscito "Stay Hungry". Vi siete fatti qualche idea? Già capito cos'è che ci attende?

I Wanna Rock

Nessuna ulteriore introduzione, la traccia parte secca, immediata, implacabile: siamo ragazzi ad "I Wanna Rock" (Voglio fare rock), il brano è eseguito a velocità sostenuta, la partecipazione del pubblico non è attiva, di più: i fan della band sono parte integrante dell'esecuzione del pezzo, perché con i loro puntuali cori accompagnano i Twisted passaggio dopo passaggio. "Nessuno può fermarmi", "non dire di non farlo, non provarci, voglio fare rock e nulla e nessuno potrà ostacolarmi". Siamo a due minuti e trenta di ascolto, la band lascia in solitaria basso e batteria, con Snider che parla al suo pubblico sovrapponendosi alla semplice base ritmica. "Rock! Rock! Rock! Rock! Rock!" ed il pubblico deve rispondere ad ogni singola ripetizione di questa leggendaria parola: un intermezzo ovviamente non previsto nella versione studio nel brano, ma che serve ancor più a caricare il pubblico del teatro di Hammersmith. Intorno al quinto minuto di traccia la band smette letteralmente di suonare, con il frontman e leader indiscusso della band ancora una volta a parlare agli spettatori, a trasmettergli il significato del rock, del concerto e del momento. "Amiamo l'Inghilterra, vogliamo sentirvi rumorosi". E così, ancora una volta, Snider invita il pubblico a rispondere a ciò che lui urla "I Wanna Rock!", "I Wanna Rock!", "I Wanna Rock", ed il pubblico ancora una volta a replicare con la parola "rock". Settimo minuto, la chitarra ritorna in scena, la band di conseguenza pure, e il pezzo riprende a velocità più sostenuta e spinta che mai. Un implacabile Snider non smette di urlare per un secondo, la sua carica e determinazione nel voler trasmettere il magico momento al pubblico è qualcosa di difficilmente eguagliabile: le urla finali dicono tutto.

S.M.F.

Siamo alla successiva "S.M.F." (Malato figlio di puttana) alias "Sick motherfucker": il pezzo conclude il disco di "Stay Hungry". La lacerante voce del cantante della band qui sin dal primo istante sale in cattedra, muovendo l'animo del pubblico con il massimo trasporto attraverso il semplice ma più che mai magnetico riff di chitarra. Il brano è un inno in onore di tutte le "pecore nere di famiglia", a quei "figli di mamma" che non seguono proprio la strada che mamma vorrebbe. Insomma, il pezzo è dedicato al metallaro di ogni famiglia, quello che piuttosto che fare carriera e indossare giacca e cravatta esce la sera a fare casino con gli amici passando serate con musica heavy a palla. Sembra di vivere quei film sul metal anni '80, in stile "morte a 33 giri", dove ogni famiglia ha letteralmente il figlio meno amato che, guarda caso, è quello metallaro. Anche nella musica le citazioni sulla diversità dei metallari si sprecano, e questo è dunque più che mai un ulteriore esempio. La canzone rimane stampata in testa grazie alla parte in cui la band, insieme ai fan, recita "you're an s.m.f." (tu sei un malato figlio di puttana): che dire, se c'è una cosa certa, è che Snider sa come prendersi il pubblico. Ancora una volta, gli ultimi due minuti di traccia sono composti dal cantante che incita e parla agli spettatori, per una serata che piano piano, progressivamente, si sta avvicinando sempre più alla conclusione: carichi per le ultime tre tracce?

We're Gonna Make It

Siamo al brano che apriva il Side B dell'album "You Can't Stop Rock 'n Roll" dell'83, siamo a "We're Gonna Make It" (Noi ce la faremo), pezzo più heavy e rockeggiante in senso stretto rispetto ai più commerciali e memorabili che hanno reso celebre "Stay Hungry". Per descrivere questo brano al meglio, potremmo dire che qui siamo all'hard & heavy puro, i riff sono carichi di adrenalina e i Twisted Sister qui lasciano più che mai spazio alle ritmiche di chitarra, piuttosto che al comparto vocale. A due minuti e quaranta di traccia c'è comunque occasione per Snider di essere protagonista, perché la band si interrompe per un attimo e riprende a suonare. La breve canzone mostra anche un eccellente assolo di chitarra, di quelli pienamente fedeli all'epoca. Apprezzo in particolar modo la scaletta e il posizionamento di questo brano, ma di questo parleremo opportunamente nell'ormai vicina conclusione di recensione. Ciò che conta è che il pubblico è letteralmente in preda alla follia, la carica di "We're Gonna Make It" ha avuto successo, i Twisted Sister "ce l'hanno fatta", letteralmente, ad esprimere al meglio un brano che parla proprio di questo, riuscire a vincere le proprie battaglie contro tutto e tutti, ad affrontare i mezzuomini che nella vita di tutti i giorni ci ostacolano, a spazzare via ogni cosa proprio come fa il vento al massimo della sua potenza. Del resto, il frontman della band ama questo tipo di liriche, e ancora una volta non può perdere occasione di ricordarcene: fanno presa su tutti, no?

Jailhouse Rock

Penultima traccia di questo show è per i Twisted Sister "Jailhouse Rock", semmai ci fosse bisogno di dirlo, si tratta del leggendario brano portato al successo dal "re del rock" Elvis Presley nel 1957. Stavolta a far impazzire il pubblico non è "la band della prigione", citando il testo originale del pezzo, ma la band di Snider e compagni che si esibisce nel teatro di Hammersmith. La voce del leader della band, in particolar modo, ben si adatta alle più moderne distorsioni di chitarra, e i fan del gruppo letteralmente in delirio accompagnano questo show alla sua fase finale. Certo, i tempi saranno diversi, ripetere l'impatto del brano originale al momento della sua uscita del tutto impossibile, ma pare giusto che anche una band anni '80 come i Twisted Sister possano esprimere uno dei brani più celebri della storia interpretandolo in chiave propria, una chiave che semplicemente mette in mostra come suona ad oggi un pezzo di questo tipo. L'impatto è buono, la presa del pubblico ancora una volta enorme, e il calore dei londinesi nei confronti degli statunitensi si fa sentire nel corso di questi ultimi momenti di spettacolo si fa sentire ancor più. Voi ritenete questa cover opportuna? Personalmente, l'avete apprezzata? E soprattutto, siete pronti all'atto conclusivo?

Train Kept a Rollin'

Risaliamo ancora più indietro nel tempo, siamo al 1951, esce "Train Kept a Rollin'", il maggior successo indiscusso del direttore d'orchestra, compositore e musicista statunitense Tiny Bradshaw. Un brano, "Train Kept a Rollin'", che più volte è stato reinterpretato in chiave rock, come visto con Yardbirds (1965) ed Aerosmith (1974). L'impatto dal vivo di questo pezzo, riproposto in chiave heavy, si mostra devastante, la voce di Snider rende ancor meglio rispetto a quanto visto con "Jailhouse Rock", e personalmente sono davvero impressionato dall'esecuzione di questo pezzo. La traccia dura ben dieci minuti, e nel corso di essa i Twisted Sister hanno tutto il modo di divertirsi: al terzo minuto la chitarra diventa protagonista, poi una breve interruzione di qualche secondo, e nuovamente fischi e squilli della sei corde tornano ad entusiasmare il pubblico di Londra. Al sesto minuto e trenta di traccia l'intera band torna a suonare, l'impatto di "Train Kept a Rollin'" torna a sfondare, con le liriche che raccontavano di un viaggiatore che in treno incontrava una ragazza fantastica di cui immediatamente si innamorò. "Ma non potevo dirle così che la amavo", dice il pezzo, "e allora le ho detto che il treno avrebbe proseguito per tutta la notte". Come con "Jailhouse Rock", siamo alla pura espressione del rock alle sue radici. Il vero e proprio assolo del brano arriva all'ottavo minuto, e i fan in estasi mostrano tutto il loro apprezzamento al momento della chiusura del concerto, con la batteria scoppiettante sul ritmato rullante.

Conclusioni

Che dire, questo show pazzesco si è concluso, lasciandoci un sapore davvero incredibile in bocca: persino ascoltando delle tracce audio ci è possibile comprendere quanto di impatto sia stato il concerto, un evento con la E maiuscola e che davvero si è protratto per ben più di un'ora. Come accennato in fase di apertura di recensione, è innanzitutto importantissimo comprendere quale sia il contesto storico di questo spettacolo: l'heavy metal americano è all'apice della sua esplosione, così come del resto quello inglese, ed in particolar modo le due "scuole" americane del glam e del thrash metal sono in un momento di piena ascesa: da appena un anno è uscito "Shout at the Devil" dei Motley Crue, gli W.A.S.P. debuttano con il loro omonimo e amatissimo debutto discografico "W.A.S.P.", i Metallica sono nel preciso periodo dell'uscita del loro "Ride the Lightning", gli Slayer stanno preparando "Hell Awaits", i Megadeth "Killing is my Business", gli Exodus "Bonded by Blood" e chi più ne ha più ne metta. Sebbene i Twisted Sister possano, per ovvi motivi, essere molto più riconducibili al filone glam piuttosto che a quello thrash, a me piace più considerarli come un'espressione a sé stante piuttosto che come una delle band dell'universo glam: i Twisted semplicemente suonano l'heavy metal a loro modo, un heavy metal sì fatto di ritornelli e parti cantabili e "facili", se così possiamo definirle, ma comunque mancano molti elementi comuni ad altre band contemporanee. Del resto, dobbiamo ricordarci che i Twisted Sister, sotto il nome Silver Star, nascono nel '73, ben prima rispetto ai contemporanei colleghi della scena glam; persino sotto l'aspetto delle liriche, inoltre, mancano quegli espliciti riferimenti a droghe e notti focose passate in compagnia di fanciulle appena conosciute. Dunque, nonostante il primo album dei Twisted arrivi ben 9 anni dopo la formazione della band, qui al teatro di Hammersmith la band si affaccia nel suo periodo in assoluto di buon successo: "Under the Blade" è uscito nell'82, You Can't Stop Rock n' Roll", nell'83, e siamo nell'anno nel loro disco in assoluto più amato, osannato, e ricordato, ovvero "Stay Hungry", appunto dell'84: quale periodo migliore per il concerto più importante? Quale periodo migliore per farsi conoscere in giro per il mondo, e avere l'opportunità di vendere nuovi dischi? A cosa di meglio, inoltre, potrebbero ambire le etichette discografiche? Del resto, se il periodo della band è il migliore, possiamo sostenere tranquillamente che anche la formazione è leggendaria: Dee Snider, manco a dirlo, alla voce, Jay Jay French e Eddie Ojeda rigorosamente alle due chitarre, "The Animal" al basso e A.J. Pero alla batteria, tutti i componenti storici del gruppo sono qua, e la loro straordinaria prestazione durante il concerto lo conferma: non ce n'è uno che sia poco concentrato sullo show e gli obiettivi, non uno che commetta un qualche errore, si tratta di un'esibizione colossale anche dal punto di vista dell'impegno e dove tutti si dimostrano all'altezza come più non potrebbero. Mi ha incuriosito molto la scaletta scelta per lo spettacolo, in particolar modo come le prime tracce eseguite dal gruppo fossero tutti brani d'apertura degli album della band. Sono d'accordissimo con la scelta del gruppo di far attendere per "I Wanna Rock", così come "We're not gonna take it" fra i brani d'apertura è più che azzeccata per riscaldare gli spettatori inglesi. Bellissime anche le due cover, in particolar modo, come detto, "Train Kept a Rollin'" è fra le due scelte per la serata quella che più ha colpito la mia attenzione. La reazione del pubblico penso sia anche inutile descriverla, la risposta ci è semplice ascoltarla ed immaginarla dagli audio dello spettacolo. Cito infine la copertina, uniforme nel suo monocromatico blu con la band presente sul palco, e la rossa e calda scritta "LIVE" nella parte in basso della cover. In alto, ovviamente, il logo del gruppo. Voto complessivo dello spettacolo e dunque del disco? Un pieno 8,5 su 10, direi!

1) What You Don't Know (Sure Can Hurt You)
2) The Kids Are Back
3) Stay Hungry
4) Destroyer
5) We're not gonna take it
6) You Can't Stop Rock 'n Roll
7) Knife in the Back
8) Shoot 'Em Down
9) Under the Blade
10) Burn In Hell
11) I Am (I'm Me)
12) I Wanna Rock
13) S.M.F.
14) We're Gonna Make It
15) Jailhouse Rock
16) Train Kept a Rollin'
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