TWISTED SISTER

A Twisted Christmas

2006 - Razor & Tie

A CURA DI
ALESSANDRO GARGAGLIA
13/10/2020
TEMPO DI LETTURA:
5

Introduzione recensione

Sulla cresta dell'onda del boom dell'Hair Metal, il nome "Twisted Sister" riecheggia familiare e ben noto, tra l'orecchiabilità e il riffing "heavy Metal" smussato e sdolcinato, andando a rientrare nella categoria del Pop Metal, ben lontano dalla durezza dell'Heavy. L'Hair Metal si sviluppa negli Stati Uniti d'America verso la metà degli anni ottanta, e raggiunge una grande diffusione in quel periodo fino ai novanta. Può essere considerato un'evoluzione del Pop Metal, a volte usato anche come suo sinonimo, in quanto caratterizzati entrambi, dall'approccio fortemente commerciale e melodico, un modo di alleggerire per una più ampia fruizione un genere ostico ai tempi come l'Heavy. Altre caratteristiche importanti sono la presenza di "ballads"; brani melodici e per la maggior parte delle volte su tempi più lenti, e una grande cura per l'aspetto visivo dei gruppi, con abbigliamenti e soprattutto capigliature (Hair) decisamente vistosi e stravaganti ispirati a quelli degli artisti Glam Rock. Per questo si può dire che l'Hair Metal sia più che altro un'ondata nella quale vengono adottati cliché e formule relativi proprio all'abbigliamento e alle acconciature che in questo caso addirittura si sostituiscono per importanza alla musica per quanto riguarda la caratterizzazione del genere. Gruppi come i Bon Jovi e gli Europe definirono l'esplosione del genere. "A Twisted Christmas", 2006, è il settimo album in studio della band statunitense, gruppo che tutto sommato è riuscito ad esprimersi e a lasciarci anche più di quanto ci si potrebbe aspettare, soprattutto nei primi album; dai riff più Heavy di "Under The Blade" (1882), alle più orecchiabili hit di "Stay Hungry" due anni dopo, che contiene al suo interno successi anche da radio come "I Wanna Rock" e "We're Not Gonna Take It", sicuramente più commerciali, ma grazie alle quali si sono assicurati un modesto successo. È accertato il fatto che ad un certo punto, dopo ben sei album, le idee si esauriscono, o almeno succede in una formazione che non ha chissà quante direzioni creative di stile da poter intraprendere, in un genere che appunto, di varietà non ne offre molte. Ad un certo punto, i riff Glam diventano sempre gli stessi, il classico mid tempo alla batteria adattato il più possibile al supporto della voce per una maggiore orecchiabilità, non offre più nulla di nuovo. Una volta finite idee e successo insomma le soluzioni sono due, o si smette di comporre, o ci si rinnova, o almeno ci si prova, per cercare di dare una svolta e tornare al centro dell'attenzione. I Twisted Sisters in realtà hanno scelto una terza via, escludendo le prime due, non so chi ne sentisse il bisogno, forse mogli e figli dei membri del gruppo, se ne hanno, ma fatto sta che i Twisted decidono di tirar fuori un album interamente di cover di canzoni di Natale riadattate in chiave Hair/Heavy Metal. Dilungarsi su una decisione del genere potrebbe risultare superfluo e prolisso, si può dire pero' che l'idea è anche simpatica, di sicuro ci strappano più di un sorriso durante l'ascolto, ma l'originalità e la qualità lasciano molto a desiderare. La domanda da porsi è quale sia lo scopo dell'album, un ipotetico fan dovrebbe essere contento di un'uscita del genere? Io mi sono provato a immedesimare affrontando l'ascolto dell'album, e ho provato ad analizzarlo track by track, per vedere se veramente l'idea ha una sua peculiarità e se riesca in qualche modo a stupirmi regalandomi un'esperienza nuova. Bisogna solo sperare che l'album non sia invece, un banale e mal riuscito tentativo di intrattenimento per forzare un'uscita dopo due anni dall'ultimo "Still Hungry" (2004), per non siglare definitivamente un'uscita di scena. Cercando di limitare, per quanto possibile, pregiudizi e brutti presentimenti, non serve essere uno Jedi in questo caso per averne, ci immergiamo in un ambiente Natalizio, dal sapore dolce e caramellato, anche troppo, sperando che il Metal possa tenere lontano il diabete.

Have Yourself a Merry Little Christmas

Una chitarra acustica e una tromba in sottofondo ci accolgono in questo viaggio natalizio, mentre una melodia vocale decisamente conosciuta riempie il nostro salotto munito di caminetto caldo e di albero addobbato con tante palline rosse e lucine lampeggianti. Riconosciamo subito l'intro vocale di "Have Yourself A Merry Little Christmas" (Passa Un Buon Natale), sicuramente uno dei brani più celebri riguardo la festività di Dicembre, scritta nel 1943 da "Huge Martin" e "Ralph Blane". Siamo abituati a sentire queste calde note da voci esemplari quali "Judy Garland", "Frank Sinatra" e più recentemente "Sam Smith", di fatto il brano è stato inciso e reinciso più volte da diversi artisti. Sentire la voce di Dee Snider dei "Twisted" su questo timbro abbastanza inusuale, ci strappa un sorriso, notiamo la fatica nell'esecuzione di alcuni passaggi della linea melodica, su questa base strumentale molto leggera e orecchiabile, un inizio abbastanza comico. Ancora più esilarante il momento in cui all'improvviso una voce esterna irrompe e interrompe l'esecuzione, implorando di cambiare registro perché "questo non è Twisted Sisters". Si da il via ad un teatrino comico con un botta e risposta tra il cantante e la voce esterna che alla fine esclama "questo è Twisted Sisters!" e un beat di batteria Hard&Heavy entra nella scena di prepotenza, Snider ne prende atto e parte una proposta del brano in chiave Glam, con i lunghi accordi delle chitarre distorte, e le classiche Pop vocals che ripropongono la celebre melodia e quasi ci viene da cantarla insieme, in un'atmosfera spensierata e vivace. Bisogna dire che questo episodio funziona, il brano si presta ad una lettura di questo tipo, l'arrangiamento è divertente. Una bella trovata in apertura dell'album.

Oh Come All Ye Faithful

Concluso il primo episodio, se ne apre uno leggermente differente, "Oh Come All Ye Faithful" (Venite Fedeli), questa volta si tratta di un canto popolare natalizio di cui non si hanno abbastanza prove per ricondurre la sua scrittura ad un unico nome. L'unico nome certo, è di colui che trascrisse materialmente il testo e la melodia: sir John Francis Wade, che lo avrebbe trascritto da un tema popolare irlandese nel 1743-1744 per l'uso di un coro cattolico, a Douai, cittadina nel nord della Francia. Stavolta i Twisted sono gia riscaldati, e partono direttamente con un sound abbastanza duro, con la solita batteria Heavy in 4/4, lineare e orecchiabile, le chitarre sono decisamente più aggressive stavolta, in quanto si spingono anche in riff in palm muting, con un suono più tagliente e orientato verso i profondi "low-end" tipici delle ritmiche dure. Verso la metà del brano troviamo anche un assolo, che riprende il tema principale del brano e poi si destreggia in sentieri che si intrecciano nella tonalità portante. Anche questo episodio ha una sua particolarità essendo un canto popolare molto datato, quindi il talento sta ovviamente nel riuscire ad adattarlo in chiave Heavy Metal. Momento interessante è sicuramente il finale, quando il ritornello viene riproposto quasi in chiave Epic, con tanto di cori possenti, che rimandano anche al canto originale, che effettivamente veniva eseguito da un coro molto corposo, e la conclusione con un rallentamento del tempo che ci accompagna alla fine del brano, con una lunga rullata scrosciante sui crash, e gli accordi di chitarra finali che chiudono il sipario.

White Christmas

Uno stacco di batteria e una potente cavalcata di chitarre alla "Iron Maiden", sembra di sentire "The Trooper" o "Powerslave", aprono le danze per quella che forse è la canzone sul Natale più famosa di sempre; "White Christmas" (Bianco Natale), di Irving Berlin. La celebre canzone è ispirata ai giorni nevosi di Dicembre e, con 50 milioni di copie, è il singolo più venduto della storia. L'incisione più famosa del brano è quella del 1942, cantata da Bing Crosby, arrivata in prima posizione nella classifica Billboard dei singoli per undici settimane e premiata con l'Oscar alla migliore canzone 1943 ed il Grammy Hall of Fame Award 1974. Il brano dei Twisted ha una struttura rivisitata dell'originale, in quanto dopo il ritornello, messo all'inizio del brano, parte un lungo assolo di chitarra, per poi ripetere il popolare ritornello. Fa sicuramente piacere sentire un brano cosi famoso rivisitato in questo modo, per ora un brano più dinamico rispetto ai precedenti, con chitarre più veloci sorrette da una batteria anch'essa più veloce ma sicuramente monotona. Di fatto il grande difetto fino ad ora è una monotonia e una piattezza compositiva che inizia a pesare già dal terzo brano in questione. La scrittura della batteria non è molto variegata, le conclusioni dei brani sono praticamente le stesse, sembra quasi un copia e incolla tra una traccia e l'altra, è vero che sono cover, ma avrei preferito qualche idea più originale come nel primo brano, piuttosto che limitarsi a usare chitarre distorte. Anche dal punto di vista vocale per ora non c'è niente da sottolineare a livello di idee e di originalità. Per ora l'unica cosa che tiene l'attenzione dell'ascoltatore è il fatto di conoscere le canzoni proposte, e il fattore intrattenimento al limite della comicità e curiosità per sentire come vengono re arrangiate.

I'll be Home for Christmas

Uno stacco di batteria che ci sembra di aver già sentito tale e quale, e probabilmente è cosi, ci presenta "I'll Be Home For Christmas" (Tornerò A Casa Per Natale), capiamo subito essere una classica Ballad Glam, dallo slow tempo, dagli accordi caldi e un cantato anch'esso lento, morbido e molto melodico. Ad addolcire il tutto non manca il featuring della voce femminile di Lita Ford, ex membro delle "Runaways", e nota anche per la sua carriera solista come chitarrista e cantante. "I'll Be Home For Christmas" è un brano statunitense, scritto nel 1943 da BuckRam, Kim Gannon e Walter Kent, e inciso nello stesso anno da Bing Crosby. Il brano riscosse grande successo, grazie al titolo "tornerò a casa per natale", tra i cittadini e i soldati statunitensi che si trovavano nel pieno della seconda guerra mondiale, un tentativo di scaldare i cuori e un conforto, contro gli orrori della guerra. Gli assoli smielati e il ritornello ultra lento ci accompagna per ben quattro minuti, forse anche leggermente troppo per un brano del genere, inoltre una ballad di questo tipo non è assolutamente una ventata di aria fresca, anzi tutt'altro, rallenta i ritmi e rischia di annoiare non poco. Anche il feat è di poco rilievo all'interno del brano. In conclusione, si tratta di uno dei capitoli più deboli dell'intero full, un quarto pezzo che pare anni luce distante dall'"heavy metal" che da un nome come quello dei Twisted Sister qualcuno si potrebbe aspettare. La chiave, il trucco, è abbandonare ogni aspettativa e leggere (o sarebbe meglio dire, ascoltare) questo lavoro in chiave completamente differente.  

Silver Bells

"Silver Bells" (Campane d'Argento) è un altro brano natalizio molto datato, inciso dal solito "Bing Crosby" accompagnato da "Carol Richrads", nel 1952. Il brano fu però composto da "Jay Livingston" e da "Ray Evans" e cantata per la prima volta nel 1951 nel film "The Lemon Drop Kid, da "Bob Hope" e "Marilyn Maxwell". Il brano descrive una grande città, ovviamente in periodo natalizio, con i cittadini indaffarati e impegnati nelle classiche azioni della festività, compere di regali, adornamento delle strade ecc. per fortuna i Twisted tornano ad affrontare i brani di Natale in maniera più Heavy, infatti il brano accelera i tempi, con il solito pattern di batteria, che sulle strofe è veramente identico per quasi ogni canzone. Anche le chitarre non si sforzano chissà quanto nel cercare di differenziare le parti e le ritmiche dei riff e degli accordi, perfino gli assoli sembrano ripetersi, ma almeno danno un tocco di novità alla struttura compositiva. Tornano anche i cori che nel ritornello ripetono "Silver Bells" caratterizzando un minimo l'atmosfera. Verso la fine troviamo di nuovo un rallentamento del tempo, in cui rimangono per un attimo solo voce, batteria e cori, per poi riprendere con l'ultimo ritornello. Interessante la coda del brano, con un assolo di basso che finalmente si fa sentire, prendendosi la scena finale per poco più di un minuto, supportato dal main riff delle chitarre e dalla solita batteria d'accompagnamento. Questo brano potrebbe anche salvarsi per il tentativo di dare qualcosina in più, ma rischia invece di cadere in una forzatura fine a sé stessa, ritornando nel circolo vizioso della banalità. Nel complesso un passo in avanti, specie se paragonato al precedente pezzo, ma non me la sento tuttavia di promuoverlo a pieni voti.

I Saw Mommy Kissing Santa Claus

Un riff in palm muting quasi Metalcore, apre "I Saw Mommy Kissing Santa Claus" (Ho visto mamma baciare Santa Claus), una canzone natalizia ovviamente statunitense, scritta nel 1952 da Tommie Connor e incisa la prima volta nello stesso anno da Jimmy Boyd, all'epoca tredicenne. Inizialmente il brano subì qualche critica dalla chiesa cattolica di Boston, In quanto il testo affronta temi sessuali come il tradimento in un contesto come il Natale. I Twisted Sister re arrangiano il brano in chiave Heavy puro stavolta, anche il suono delle chitarre sembra più aggressivo. Il solito beat di batteria con l'ultra classico charleston aperto sulle strofe, scandisce il mid tempo per l'intero brano, passando in alcuni passaggi sul ride. Un assolo separa praticamente le due sezioni del brano, nelle quali viene ripetuto il ritornello. Strumentalmente il brano non presenta alcuna variazione o particolarità, le due sezioni sono praticamente identiche, e l'assolo centrale sembra più che altro un' escamotage per allungare il brodo, e offrire un' intermezzo al brano, dal punto di vista vocale invece, direi che Snider sembra trovarsi a suo agio in brani del genere, e possiamo dirlo in questo caso fa la differenza; la linea melodica portante leggermente sporcata è protagonista nel brano, anche perché non è che poi succeda granché. E' dunque lo storico frontman della band a dare quel qualcosa in più, a permetterci di passare al pezzo successivo senza troppe lamentele.

Let It Snow, Let It Snow, Let It Snow

Altri palm muting di chitarra si avvicinano in lontananza, come la neve che inizia a posarsi sugli alberi e sul suolo, stacco di batteria e si entra in un riff Heavy Metal anche interessante. Questo speravamo di sentire di più, una scrittura di riff che interpretasse e reinventasse questi brani natalizi, invece che limitarsi a trovare gli accordi, scrivere qualche assolo e cantarci sopra le melodie ultra conosciute. Dunque "Let it Snow" (Che Nevichi) si apre propositiva, si intravede qualche sforzo di scrittura. Inoltre è forse uno dei brani più divertenti dell'album, la strofa è dinamica, la melodia è molto conosciuta e ci si pianta in testa, al primo ritornello possiamo praticamente già cantare con i Twisted. Inoltre tornano i cori a dare forza al brano, ripetendo la frase principale del brano a fine ritornello; "Let it snow, let it snow, let it snow". "Let it snow" è un brano scritto dal paroliere Sammy Cahn e dal compositore Jule Styne nel 1945 e originariamente interpretata da Vaughn Monroe. Il brano ottenne subito un enorme successo, divenendo un vero e proprio classico natalizio del ventesimo secolo. La reinterpretazione dei Twisted intrattiene e non annoia, stavolta hanno passato la sfida a pieni voti. Le liriche del brano sono un omaggio all'invernale neve della stagione natalizia e delle più classiche delle giornate "passate attorno al caminetto", con familiari o magari amici. La bianca neve di dicembre ha quel tocco unico e, fintanto che si è in casa e non a gelare al freddo, poterla osservare è una delle cose più magiche che la festività possa portare.

Deck the Halls

"Deck The Halls" (Conciati per le feste), è uno dei canti natalizi più conosciuti di sempre, tipico per il famoso ripetersi di "fa-la-la-la..., derivato forse, da un suono d'arpa nel ritornello originale". È una canzone tradizionale, venne pubblicata per la prima volta in Inghilterra nel 1881 da J.P.McCaskey. Le parole probabilmente hanno avuto origine negli Stati Uniti, nonostante l'autore sia rimasto anonimo, mentre la melodia è stata quasi certamente attinta da "Nos Galan", una tradizionale canzone gallese, databile intorno al diciassettesimo secolo. Quando la tradizionale arpa viene sostituita da chitarre elettriche e cori arrivano i Twisted, carichi di energia, che ci riportano queste famose melodie, ancora una volta con il supporto dei cori, che articolano la famosa ripetizione "Fa-la-la...". Questo è sicuramente un altro brano riuscito, si presta benissimo ad una simile chiave di scrittura. Coinvolgente e dinamico, originale e rigoglioso, fluido, riesce e portarci in quella precisa atmosfera natalizia, ma semplicemente in maniera più energica. Verso la metà del brano una assolo di basso prende le redini, in sottofondo delle campane natalizie tengono il tempo, e dei riff si prendono la scena prima di rilasciare lo spazio alla famosa melodia. Finalmente, temevamo il solito assolo di qualche battuta che avrebbe omologato il brano a tutti gli altri, invece stavolta ci stupiscono e riescono a trovare un'alternativa interessante e avvincente, bella trovata. Questa "Deck the Halls" e la precedente "Let It Snow, Let It Snow, Let It Snow" mi hanno convinto e, probabilmente, si tratta del momento del disco che ho preferito in assoluto. E' il momento tuttavia di passare al nono e successivo pezzo, il penultimo di questo album natalizio targato Twisted Sister. 

The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire)

Ci troviamo al penultimo brano dell'album, i tempi rallentano, siamo in una ballad. Un'altra canzone statunitense: "The Christmas Song" (La canzone di Natale), anche conosciuta come "Chestnuts Roasting On An Open Fire" (Caldarroste al caminetto), scritta da Mel Tormé e da Bob Wells nel 1945. Un brano abbastanza inutile, quello ora proposto dai Twisted Sister, un brano che prolunga l'album che a questo punto quasi si stalla in questa ballad che poco ha da offrire e da aggiungere rispetto a quanto già ascoltato. Dopo il dinamismo delle ultime due canzoni, ci troviamo quasi impantanati negli ultimi due episodi. Diciamo che se l'album si fosse chiuso con la canzone precedente saremmo stati tutti contenti, e concluderemmo questo ascolto con il sorriso. L'album sarebbe durato all'incirca 33 minuti, che per un'idea e dei contenuti di questo tipo sarebbero stati più che onesti, invece abbiamo ancora 8 minuti d'ascolto, compreso questo brano, con due canzoni in fin dei conti neanche così conosciute. In questo brano infatti viene proprio a mancare quell'intrattenimento dato dalla popolarità e la freschezza delle melodie, l'orecchiabilità dei canti natalizi generalmente unita alla dinamicità del metal, cose che in una ballad, con una melodia poco solida e coinvolgente, vengono a mancare a 360°. Insomma, più no che sì, un passo indietro bisogna dirlo.

Heavy Metal Christmas (The Twelve Days of Christmas)

Arrivati all'ultimo episodio di "A Twisted Christmas", mancava effettivamente un tocco alla "Twisted Sister" come "Heavy Metal Christmas", che si lascia tradurre da sola. Una rivisitazione del canto popolare "The Twelve Days of Christmas" (I dodici giorni di Natale), nel quale il testo viene praticamente stravolto, in maniera abbastanza esilarante; "oh my Heavy Metal Christmas il mio vero amore mi ha donato, un tatuaggio di Ozzy". Il brano continua su quest'onda per tutte le strofe a seguire, ma in ogni strofa viene aggiunto un "dono" inerente all'ambiente del Metal oltre al tatuaggio; ad esempio due paia di pantaloni di pelle, tre cinture borchiate, quattro quarti di jack, cinque orecchini a teschio, sei confezioni di lacca per capelli, e così via fino a dodici, per i dodici giorni di Natale. Insomma un'idea divertente e ben architettata, soprattutto per quanto riguarda la struttura, ma il brano in sé è abbastanza inascoltabile. Anche il contenuto lascia un po' di amaro in bocca per la banalità con il quale vengono uniti i due mondi, quello del Natale e quello del Metal, perché troviamo esattamente quello che rappresenta il Glam, o l'Hair Metal, quell'attaccamento ai cliché tipici del Metal, i capelloni laccati o i pantaloni attillati di pelle nera. Diciamo che quest'ultimo episodio che ricorda quanto sia trash l'idea nel suo intero, nonostante appunto ogni tanto ci abbia fatto anche divertire. Beh, che dire, questo cocktail di stereotipi dalle tematiche "poco intellettuali" conclude l'album, complessivamente di dieci tracce suddivise in 41 minuti di ascolto. 

Conclusioni

Dopo 41 minuti il diabete ha fatto il suo corso. Ci sono stati momenti divertenti e anche coinvolgenti devo dire, quegli sprazzi in cui le melodie ultra famose che ogni anno intorno ai primi di dicembre iniziano ad assillarci, e a volte fa anche piacere per immergerci in un'atmosfera di calore e felicità, ci si palesano davanti, e non possiamo che cantare e gioire, perché esse sono potenziate e caricate, grazie agli strumenti del Rock, che gli donano una nuova luce. Quindi diciamo che l'idea, nonostante non sia chissà quanto originale, regge, è carina, soprattutto per come il Glam super americano incontra lo stile di questi canti popolari, la maggior parte di essi statunitensi. Ma cos'è allora che non va, quale è il vero difetto dell'album? Semplicemente i brani sono tutti uguali; il processo di trasposizione e riscrittura delle strumentali è pressoché pietoso. La batteria riesce praticamente a non cambiare beat per 41 minuti, il classico rullante sui quarti, alternando il charleston e il ride ad accompagnare e scandire il groove. Perfino le chitarre, che tra tutti fanno comunque il lavoro migliore insieme alla voce, riescono solamente a tessere una tela di accordi e di alcuni riff in palm muting che potevano essere usati molto di più, insomma il succo è che si poteva giocare a livello compositivo, architettando dei riff che sarebbero stati sorretti da un'atmosfera natalizia che tra l'altro viene anch'essa a mancare, perché se non sono le melodie ultra famose a fare il Natale, lo fa giusto qualche coro qua e la e un paio di suoni di campane in "Deck The Halls". Ci si poteva distaccare di più dalle originali, andando a costruire qualcosa di nuovo, dando maggiore freschezza all'intero album. Facendo in questo modo, dieci tracce non avrebbero pesato nel complesso se ognuna di esse, o almeno la maggior parte, avessero presentato una particolarità, di fatto invece, dieci canzoni di Natale, in un ascolto intero, portano alla noia. Un elogio va sicuramente al primo brano dell'album, "Have Yourself A Merry Little Christmas", con l'escamotage del "teatrino" all'interno della canzone, e per una proposta del brano molto coinvolgente, altri ottimi brani sono "Leti It Snow" e "Deck The Halls", dai ritornelli intriganti e orecchiabili. Questi sono i brani in cui la formula "Twisted" ha funzionato di più. Avrei gradito molto di più un EP con solo questi tre brani, magari ci avrei infilato in mezzo anche "Oh Come All Ye Faithful". Le due ballads invece, potevano essere anche risparmiate, è vero che sono una particolarità del Glam, ma sono tutt'altro che dinamiche, e stallano l'album in quei punti. La produzione dell'album si presta bene al contesto, un po' troppo riverbero sul rullante, che a lungo andare diventa leggermente ridondante, e il basso si perde un po' nel mix, esce quasi solamente negli assoli, ma nell'insieme è piacevole, non da nulla in più né in meno alla musica. Tirando le conclusioni dunque, "A Twisted Christmas" è un album che fa sorridere in ogni caso, che sia per vergogna, divertimento o disinteresse, una risata ce la strappa, poi ovviamente ci si chiede quale sia il motivo di un ascolto del genere, e il dubbio purtroppo permane dopo i 41 minuti di questo Natale Heavy Metal. Dunque risate a parte purtroppo, l'album è tranquillamente evitabile, mi dispiace dire una cosa del genere perché nessun'ascolto alla fine è inutile, nessun'ascolto ci lascia totalmente indifferenti, e sono sicuro che anche questo qualcosa da offrire ce l'abbia, e qualcosa mi ha sicuramente dato, ogni ascolto è un'esperienza bella o brutta che sia. Saremmo sicuramente rimasti più contenti con delle idee compositive più concrete e più articolate, dunque l'album, e qui un pizzico di soggettività purtroppo ce la devo mettere, non arriva alla sufficienza, e si aggiudica un 5/10, un voto sotto la sufficienza, che simboleggia esattamente quello sforzo in più che serviva per rendere una sfida del genere piacevole, e non solamente divertente.

1) Have Yourself a Merry Little Christmas
2) Oh Come All Ye Faithful
3) White Christmas
4) I'll be Home for Christmas
5) Silver Bells
6) I Saw Mommy Kissing Santa Claus
7) Let It Snow, Let It Snow, Let It Snow
8) Deck the Halls
9) The Christmas Song (Chestnuts Roasting on an Open Fire)
10) Heavy Metal Christmas (The Twelve Days of Christmas)
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