INSOMNIUM

Weather The Storm

2011 - Century Media Records

A CURA DI
EMANUELE RIVIERA
20/12/2016
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Il prossimo episodio curato dal sottoscritto non sarà certamente ricordato per la prolissità o la pomposità in esso contenuto, ma avrà comunque una valenza intrinseca di tutto rispetto, per quel che concerne il percorso discografico intrapreso dalla melodic death metal band finlandese degli Insomnium. Del resto la trattazione di un singolo, prodotto di facile assimilazione e dal minutaggio assai ridotto, richiede una disquisizione piuttosto spedita e concisa per sua stessa natura, pur senza, per questo, venire meno ai canoni di scrupolosità e di attenzione che, da sempre, ci caratterizzano. Poco meno di un anno dopo la pubblicazione del precedente lp, il quarto della loro carriera, quel Across The Dark, brillante ed oscuro gioiello intagliato nel solco della migliore tradizione nordica, ritroviamo l'ensemble finlandese, la stessa che aveva mosso i primi passi nella speranza di emanciparsi dalla remota cittadina natale di Joensuu oltre dieci anni prima, di fronte ad un importante snodo di svolta della propria carriera. Friman e compagni erano ben grati e riconoscenti per il lavoro svolto dalla londinese Candlelight Records che ne aveva curato tutte le precedenti release, ma erano d'altro canto perfettamente consapevoli che una simile etichetta, diligente e precisa sotto il profilo strettamente professionale, ma non altrettanto generosa per quel che concerneva il budget a disposizione, non fosse più sufficiente ad assicurare loro il supporto necessario. Gli Insomnium, forti di una dimensione live che andava sempre più rafforzandosi e che li aveva visti, più volte, fare da strepitosi apripista ai pionieri assoluti dell'intero movimento, quei Dark Tranquillity capitanati dal carismatico Mikael Stanne, (principale sponsor della band finnica all'epoca), sottoscrissero, nell'estate del 2010, un remunerativo contratto con la potente label tedesca della Century Media Records, un vero e proprio colosso della discografia mondiale, in possesso di un budget economico praticamente illimitato e di faraonici uffici di produzione all'avanguardia, dislocati in quasi tutto il mondo. La band capitanata dal vocalist Niilo Sevanen entrò così a far parte della stessa scuderia di cui erano ormai parte integrante, da tempo, i Dark Tranquillity, andando, così, a chiudere un ideale cerchio che stava, lentamente, prendendo forma. Quello che si era profilato come una sorta di flirt appena accennato assunse, allora, i connotati di una autentica storia d'amore, o meglio una collaborazione lavorativa proficua e stimolante su entrambi i versanti. Gli accostamenti tra le due formazioni, infatti, erano cominciati già diversi anni prima: erano in molti, tra addetti al settore e critici specializzati, ad avere etichettato i giovani Insomnium come i naturali e degni eredi del gruppo svedese che, inesorabilmente, stava segnando il passo, (pur riuscendo in ogni caso a sfornare album di tutto rispetto come Damage Done e Character). Lo stesso vocalist del combo di Gothenburg, come poco sopra anticipato, aveva lanciato alcuni importanti assist ai suoi vicini di casa spendendo per loro parole di encomio e di stima. L'essere diventati compagni di etichetta, all'interno di una delle più prestigiose label discografiche del mondo, rappresentò, quindi, il più atteso e naturale dei finali, quello in cui un "fratello maggiore", ormai pienamente maturo e consapevole del proprio ruolo, accoglie nella propria famiglia il "fratellino più piccolo", rampante ma comunque rispettoso dell'egemonia dinastica vigente. Sull'altro fronte, gli Insomnium avevano certamente menzionato il gruppo svedese quale uno dei principali modelli di riferimento artistici da cui avevano tratto ispirazione, ma avevano sempre rifiutato, (giustamente), l'etichetta di ennesima band clone. Il sodalizio che si venne così ad instaurare fu improntato alla reciproca collaborazione anche se, è innegabile che almeno inizialmente, lo stesso Stanne vestì i panni di promotore d'eccezione, una sorta di illustre talent scout per i più sbarazzini colleghi. "Weather The Storm (Superare la tempesta)", rilasciato in forma solamente digitale per l'etichetta di Dortmund il 25 aprile del 2011, si compone di due sole tracce, (di cui la seconda interamente strumentale), per un totale di appena dieci minuti complessivi. Nella titletrack, il momento sicuramente più significativo contenuto nel singolo, il formidabile vocalist dei Dark Tranquillity gioca una parte attiva di tutto rispetto esibendosi in un entusiasmante duetto con Sevanen già destinato a rimanere impresso nella memoria. A fini promozionali, per la medesima title track fu girato un videoclip live negli storici locali del The Camden Underworld di Londra, durante il tour che la band finlandese stava tenendo all'epoca. Un prodotto che, da un punto di vista musicale, confermerà gli Insomnium ai vertici della scena internazionale e che segnerà anche il trampolino di lancio ideale per la successiva uscita su lunga distanza che li innalzerà, definitivamente, verso la gloria imperitura.

Weather The Storm

Il singolo si apre, come più sopra indicato, con la poderosa title track "Weather the Storm" (Superare la tempesta) che si svilupperà, aggressiva e serrata, per i successivi cinque minuti scarsi e che sarà, inoltre, inserita nella versione deluxe dell'album One For Sorrow, dato alle stampe nell'ottobre seguente. Chitarre massicce circoscrivono il brano entro un muro sonoro incredibilmente spesso, attorno ad esse si sviluppano: un drumming robusto e schietto, un headbanging indiavolato da parte di tutti i membri della band, un urlo a perdifiato del vocalist Sevanen, dopo una manciata di secondi appena, ed un pubblico scatenato che è tutto fuorché la rappresentazione ideale del proverbiale aplomb britannico. Il debutto ufficiale degli Insomnium sotto l'egida della colossale Century Media Records pare essere illuminato da una buona stella fin dalle primissime battute, l'umore è già discretamente alto di fronte ad un incipit di una simile portata. Il frontman del gruppo, in particolare, è il primo elemento degno di una ulteriore considerazione: il suo growl, così profondamente cupo ed oscuro, sembra essere perfetto per le esibizioni live in circoli di dimensioni non eccessivamente grandi. Nell'angusta sala del locale londinese, (dotata però di un'acustica notevole, particolarmente apprezzata dagli artisti), esso echeggia nitidamente in ogni direzione e, con grande forza d'impatto, trascina letteralmente il pubblico presente regalando loro fiumi di adrenalina a fior di pelle. Dopo la potente enunciazione della strofa iniziale, quando non è ancora scoccato il primo minuto, ecco l'entrata sulle scene, (salutata da un'autentica ovazione), dell'immarcescibile Stanne, fenomenale e navigato animale da palcoscenico, di fronte al quale il più riservato Niilo sembra quasi farsi da parte per qualche istante, in segno di profondo rispetto. Il batterista Hirvonen pesta sui piatti a propria disposizione come un ossesso indemoniato sfoderando una grinta belluina che, solo raramente, gli avevamo riconosciuto in passato. Con solennità epica egli scandisce anche il primo, breve, momento di break della narrazione lirica, suggellato anche da un nuovo ringhio animalesco dello stesso Sevanen. I due singer proseguono, quindi, la narrazione in simbiosi l'uno all'altro, (il testo della canzone è composto, giusto segnalarlo, dal chitarrista Friman), mostrando un affiatamento ed un feeling davvero notevoli, oltre che una certa affinità a livello di registro vocale, già più volte segnalata in precedenti lavori, e che era parsa evidente, a livello generale, fin da quando il frontman finlandese aveva fatto la propria comparsa sulle scene, anni addietro. Stanne, in particolare, appare in forma smagliante, perfettamente a suo agio di fronte ad un pubblico che lo idolatra a squarciagola ovunque egli si esibisca, ed è certamente merito del suo straordinario carisma e della sua contagiosa frenesia che pure gli Insomnium, nella loro globalità, appaiono spigliati e maggiormente inclini a manifestare apertamente le proprie emozioni ed i propri stati d'animo. Il non essere gravato dall'ingombro di alcuno strumento musicale, (a differenza di ciò che avviene per Niilo, contemporaneamente impegnato con il suo inseparabile basso), consente al leader di DT di percorrere in lungo ed in largo il ridotto stage londinese, ora ammiccando compiacente al pubblico presente, ora sorridendo divertito al buon Friman, impegnato a sciorinare riff con la sua fedele chitarra. Per non sembrare eccessivamente invadente e per non catalizzare su di sé tutte le attenzioni, al minuto 02:07 Mikael ritorna nelle retrovie per qualche istante e lascia nuovamente spazio al prode Sevanen sul cui volto non è difficile scorgere, in più di una circostanza, un sorriso sincero, condividere il palcoscenico fianco a  fianco con una autentica leggenda del death metal melodico deve essere stato per lui motivo di grande gioia e di orgoglio personale, la consacrazione definitiva di un singer che, fin dagli esordi, si era mostrato in grado di elevarsi di gran lunga sopra alla media generale. L'immancabile momento per la riflessione e per rallentare le cadenze giunge al minuto 03.13: gli sguardi dei due divengono ora più distesi e rilassati, complici di un momento in qualche modo storico, le luci in sala si fanno soffuse, tenui e pure le chitarre dei due omonimi Ville si ammantano di una sincera vena di malinconia e di tristezza. Il comparto lirico viene ora affidato al parlato delicato di Sevanen, arricchito da una atmosfera disillusa ma ancora flebilmente speranzosa, mentre anche il pubblico presente sembra prendere fiato per qualche istante. Gli ultimi istanti del brano sono di stampo epico, impostati su cadenze decisamente marcate che nella porzione iniziale, anche se ancora fortemente impregnate di contaminazioni di matrice thrash. Quando abbiamo superato i quattro minuti le note degradano progressivamente, in maniera gentile per non spezzare in maniera troppo brusca l'incantesimo in cui eravamo stati avvolti, fino ad esaurirsi definitivamente, non prima però del doveroso ringraziamento da parte di Sevanen nei confronti dell'ospite d'onore e di un sincero e franco abbraccio tra i due, tipicamente scandinavo. Un brano quindi che mostra il versante più aggressivo e dinamico della formazione finnica la quale, corroborata dal prezioso supporto di un personaggio di caratura internazionale, riesce a soddisfare pienamente le esigenze dei propri fan confermandosi, altresì, formazione di tutto rispetto in ambito live. Anche il comparto lirico si distacca abbastanza da quello che è il tipico modus operandi degli Insomnium. Cominciamo la nostra discesa verso il baratro, fragili ed insicuri sono i nostri passi mentre l'ignoto si spalanca sotto di noi, soltanto spazi vuoti a cui aggrapparsi, ombre evanescenti offrono il loro supporto, del tutto inconsistente. Armiamo, pertanto, il nostro cuore di una buona dose di autostima, ma ci prepariamo, d'altro canto, a lunghi momenti di sofferenza e di dolore, proviamo a non farci sopraffare dall'interno dalla paura, indossiamo le nostre debolezze con orgoglio e dignità. Fiero ed indomito è il messaggio che vogliamo lanciare al mondo intero: potrete schiacciare il mio corpo sotto a forze soverchianti, prosciugarlo di ogni energia, fino all'ultima goccia, ma non potrete mai toccare, in alcun modo, né il mio spirito, né la mia anima. Non importa quanto sconfortante, quanto oscuro sia il destino a me riservato, non conta quanto lontano o quanto irto di difficoltà sia il percorso che dovrò affrontare, la mia volontà ferrea non si spezzerà di fronte a niente, farò a pezzi la vostra subdola volontà con il mio ardente desiderio contrario. Mi avete gettato nelle fiamme, avvolto nella cenere e ricoperto nella brace, ma tutto ciò è servito solo a fortificare ulteriormente la mia indole, mi avete reso duro come l'acciaio, marchiato a fuoco e temprato dalle fiamme roventi in cui voi stessi mi avevate dato in pasto. Attraverso la rovina ed il disastro, oltre le fiamme della fine che pareva inevitabile, mi sono risollevato ancora più forte, ho rinnegato il passato per vivere ogni istante del presente. Da questo momento in avanti non sarò più guidato dalla paura del fallimento. "Io sono il padrone del mio destino, Io sono il capitano della mia anima" scriveva nel 1875, dal letto di ospedale in cui era ricoverato, il grande poeta inglese William Ernest Henley, quando la tubercolosi ossea che lo aveva colpito in tenera età, (e che lo aveva già profondamente debilitato nel fisico), ne stava mettendo a repentaglio anche la vita stessa, ma non era riuscita a scalfire, neppure minimante, il suo indomabile spirito guerriero, una forza d'animo assolutamente fuori dal comune e del tutto straordinaria che gli consentì di scrivere versi semplicemente stupendi che saranno destinati, con il passare degli anni, ad ispirare anche un personaggio della levatura di Nelson Mandela durante i suoi lunghi anni di prigionia. Pur senza aver nessuna notizia certa a riguardo, personalmente mi piace pensare che "Invictus" sia rimasta aperta a lungo sulla scrivania del nostro Friman, impegnato nella fase di songwriting di "Weather The Storm", un pezzo già di per sé stimolante, corredato da un comparto lirico davvero notevole e che certifica in calce l'inizio della fortunata collaborazione degli Insomnium con Century Media Records.

Beyond the Horizon

Il secondo pezzo contenuto in questo singolo è "Beyond The Horizon" (Oltre l'orizzonte), espressione evidentemente assai apprezzata in ambito metal se pensiamo, ad esempio, alla quasi omonima, monumentale Beyond All Horizons degli svedesi Sacramentum, (già  protagonisti su queste pagine in passato), ma che nasconde, in realtà, una traccia dal valore non indifferente. Il brano, più corposo del precedente di una quindicina di secondi, è, come più sopra ricordato, interamente strumentale e rientra perfettamente nella tradizione musicale della band, grazie ad un suono profondamente cupo ed oscuro che ben pochi spazi di immaginazione concede all'ottimismo ed alla speranza. Per una band come gli Insomnium che, fin dai propri esordi discografici, ha sempre puntato forte sul coinvolgimento emozionale e sentimentale dell'ascoltatore, sovente sollecitato nei suoi anfratti più nascosti e reconditi da melodie magnificamente deprimenti, corredare "Beyond The Horizon" di un testo diviene, allora, esercizio del tutto superfluo o addirittura controproducente. La struttura portante del brano, infatti, risulta essere sostenuta alla perfezione da un sound genuinamente mesto e nostalgico, l'inserimento di una narrazione lirica avrebbe, probabilmente, finito per appesantire ulteriormente un simile scenario, già di per sé particolarmente gravoso da reggere. Il compito di parlare direttamente al nostro cuore, l'onere e l'onore di scuotere con veemenza i nostri sentimenti viene, così, affidato esclusivamente alle note incantatrici e maliarde che saranno scandite nei successivi cinque minuti. Il suono flebile e dimesso di una chitarra acustica ci accoglie dopo pochi secondi regalandoci, immediatamente, il primo dirompente palpito dentro di noi. Superare, valicare ogni orizzonte per Friman e compagni significa comporre un brano che si colloca in perfetta antitesi con quello precedente, aggressivo e serrato nel suo incedere. La melodia si trascina, pertanto, languida e flemmatica, pochissime sono le variazioni degne di nota sul tema portante iniziale, l'atmosfera che si respira è simile a quella che si percepisce nel momento del commiato ultimo ad una persona cara. Tuttavia qualche ulteriore annotazione è doverosa spenderla. Poco dopo il secondo minuto, ad esempio, i ritmi paiono crescere leggermente grazie ad una batteria fattasi più ficcante e a riff di chitarra ariosi e discretamente dinamici. La nostra sensazione è confermata dalla successiva piega che prende il pezzo, quando siamo di poco sotto al terzo minuto: ecco, dunque, che le chitarre trovano il modo di dare pieno e libero sfogo di sé stesse esplodendo in un fragoroso stacco liberatorio e memorabile, che assume il sapore di un vero e proprio ultimo moto d'orgoglio, la fine è vicina ma vogliamo andare incontro ad essa a testa alta, fieri e senza alcun rimpianto. I sessanta secondi che intercorrono tra il terzo ed il quarto minuto sono, certamente, i più interessanti e variegati di tutto il pezzo, Friman e Vanni confermano la mirabolante intesa venutasi ad instaurare tra loro e ci regalano brividi a tutto andare, i virtuosi della sei corde troveranno pane per i loro denti nel tentativo di emulare codesto spezzone, di assoluto valore chitarristico. Nel pieno rispetto della propria provenienza geografica, laddove cioè  ben poche sono le ore di luce e molte di più quelle dominate dal buio e dall'oscurità, la breve finestra per una ritrovata fiducia si esaurisce rapidamente e, a partire dal quarto minuto, i toni scemano nuovamente e con rinnovata drammaticità. Così facendo gli Insomnium ci preparano alla conclusione della traccia stessa, il tempo per cullare qualsiasi tipo di illusione è quasi ultimato. Anche Sevanen, sgravato dal ruolo di vocalist, riesce a farsi notare grazie alle note lugubri e funeree emesse dal basso che denotano il suo pieno coinvolgimento nella partita, anche da un punto di vista strettamente strumentale, nonché la sua indole sensibile di poeta prestato alla musica. Per chi proviene da una terra fredda e per buona parte disabitata qual è la Finlandia deve essere del tutto naturale comporre melodie così straordinariamente intense ed angosciate, basti pensare, ad esempio, a gran parte della memorabile produzione della seconda parte di carriera dei Sentenced o alla altrettanto formidabile Beautiful Death a firma Wintersun. Tra i vari commenti letti online non sono pochi i soggetti, invero probabilmente a cavallo tra il serio e l'ironico, che vorrebbero prendere commiato da questo mondo sulle stupende note elegiache di band provenienti dalla Nazione dei mille laghi, ritenute l'ideale colonna sonora per conciliare il proprio sonno eterno. Volendo proprio spaccare il capello in quattro possiamo additare al brano, quale unico difetto riscontrabile, la sua eccessiva lunghezza, (cinque minuti abbondanti per un brano privo di qualsiasi inserimento lirico appaiono forse troppi), una sforbiciata di una quarantina di secondi non sarebbe stata sgradita. In particolare, a nostro avviso, sarebbe bastato far si che Beyond The Horizon, pezzo interessante certo ma, semplificando al massimo il concetto, poco più di un intermezzo acustico dilatatosi più del normale, avesse una durata totale inferiore rispetto all'iniziale title track, il cui esito finale viene, invece, parzialmente oscurato dall'eccessiva prolissità della strumentale stessa. A nostro avviso la sensazione è, comunque, quella che la traccia sia stata volutamente estesa oltremodo proprio perché collocata all'interno di un prodotto asciutto e conciso come un singolo, se, viceversa, essa fosse stata posta in un ben più sostanzioso lp riteniamo che la band, matura e coscienziosa, (e debitamente seguita da Century Media), avrebbe saggiamente optato per una riduzione del suo minutaggio totale. Del resto non sarebbe stata certo una novità, per gli Insomnium quella di aprire i propri full length con languidi brani semi acustici o interamente strumentali. Beyond The Horizon, ad ogni modo, sembra garantire anche una discreta resa in chiave live, magari quale degno brano conclusivo degli entusiasmanti show della band finlandese.

Conclusioni

Gli Insomnium confermano la scelta di affidarsi esclusivamente al mercato digitale per tutti quei prodotti storicamente minori rispetto ai full length. Dopo l'ep Where The Last Wave Broke è ora la volta dell'ancora più scarno singolo Weather The Storm. Il prodotto che sancisce il matrimonio tra la band e la monumentale Century Media Records è certamente interessante dal punto di vista musicale e non fa altro che confermare il gruppo capitanato dal vigoroso Sevanen come una delle migliori realtà in ambito melodic death metal sbocciate nel terzo millennio. I due brani più sopra descritti mostrano alle perfezione quali sono le due anime dell'ensemble scandinava: la title track iniziale evidenzia una band che, pur con le sfaccettature tipiche del proprio personalissimo stile, non si dimentica di omaggiare il prodigioso passato all'insegna del migliore thrash metal europeo della seconda metà degli anni ottanta. I riff di chitarra sono grintosi e risoluti, l'apporto della batteria è fondamentale per aumentare la pesantezza globale del brano. L'aver collaborato, in sede live, con un mostro sacro delle scene come Mikael Stanne è la classica ciliegina sulla torta da collocare in cima ad un pezzo davvero notevole. L'affiatamento con Niilo è ottimo, ma non sorprende più di tanto vista la loro somiglianza a livello timbrico, il pubblico dimostra di apprezzare alla grande ed è pienamente coinvolto nella partita. Il secondo brano, interamente strumentale, suona 100% Insomnium grazie a note magniloquenti e solenni che assumono una pesantezza ulteriore nel momento in cui si librano nell'aria. Beyond The Horizon è molto di più di quello che, un tempo in termini non troppo lusinghieri, veniva definito come un b-side, anche se, è innegabile, che non sia esso il pezzo forte contenuto nel singolo. In questo caso abbastanza condivisibile è pure la scelta di non affidarsi al mercato fisico per il rilascio di un prodotto di appena 10 minuti, in un'epoca smaterializzata e digitalizzata all'estremo, come è quella in cui viviamo attualmente, non sarà difficile, per chiunque lo desideri, ascoltare stando comodamente seduti sul divano di casa propria, le sole due tracce proposte per l'occasione. Per concludere, Weather The Storm supera di slancio la sufficienza piena in termini di giudizio globale, sancisce l'inizio di una  importante e proficua collaborazione da un punto di vista professionale e rappresenta l'ideale antipasto del seguente lp della band, apoteosi massima fin qui raggiunta dagli Insomnium.

1) Weather The Storm
2) Beyond the Horizon
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