TESTAMENT
The Gathering
1999 - Spitfire Records
PAOLO GLENNTIPTON ERITTU
24/11/2012
Recensione
Anno 1999, i californiani Testament stanno passando un periodaccio. L'ultimo album, “Demonic”, non è stato ben accolto dai fan per via del sound più vicino al Death che al Thrash, e i continui cambi di line-up non giovano alla situazione: in questo momento la band si trova a corto di chitarra solista, basso e batteria. Digli niente... così, il buon gigantone Pomo Chuck Billy, si rimbocca le maniche e va a fare la spesa, portando da casa Slayer un certo Dave Lombardo, che si piazza dietro le pelli, un bassista mostruoso chiamato Steve DiGiorgio, e riportando a casa la pecorella smarritasi due album prima, il grande James Murphy, che, al fianco di Eric Peterson, imbraccia la chitarra come solista. Gli ingredienti per fare un grande album ci sono, la volontà di riscatto pure, e c'è anche tanta, tanta tensione da scaricare. E il gruppo lo fa nella maniera migliore... citando i Behemoth, quest'album è “Pure Evil and Hate”, una brutale tempesta di note e rabbia, frutto di un sound Thrash pesantemente Deathizzato, davvero violento e potente. “The Gathering” è “Il Raduno” di quanto di più cattivo, viscerale e incazzato il quintetto abbia da offrire; qui non troverete elaboratissimi e meravigliosi assoli alla Alex Skolnick, ma potentissimi riff dall'impatto devastante. Insomma, è un capolavoro.
D.N.R. (Do Not Resuscitate) è una partenza eccellente, una traccia tiratissima, che si apre con un'atmosfera cupa data da una lenta melodia d'archi su un sottofondo di chitarra acustica, al culmine della quale esplodono la batteria e la chitarra, rapide, in un riffing serrato e feroce. Lombardo è qualcosa di disumano (si può dire che è l'equivalente di quello che ha rappresentato Scott Travis in “Painkiller”) fornisce un'ossatura da dinosauro all'opera, sulla quale Peterson e Murphy piazzano muscoli su muscoli, mentre zio Chuck ci mette il ruggito (e che ruggito!). Il testo è un manifesto di misantropia, che presenta quindi un profondo pessimismo nei confronti del destino della razza umana, un'abbietta accozzaglia di esseri tormentati da “bugie e sogni infranti”. Con Down for Life si continua con la miscela esplosiva di musica e rabbia, nella storia di due ragazzi che si incontrano dopo tanto tempo, e dell'aiuto che uno dà all'altro in un momento critico della sua esistenza. I riff sono magnifici, il ritmo è trascinante, e si ha un picco grandioso nel ritornello, nel quale ci si ritrova inconsciamente a saltare, in una scarica di energia che rende la canzone un pezzo perfetto per i live. Non si riesce a riprendere fiato, che già risuonano le inquietanti chitarre di Eyes of Wrath, che creano una sinistra melodia accompagnate dal magnifico basso di DiGiorgio e da un efficace lavoro di piatti di Lombardo. E' una canzone maestosa e potente, la mia preferita dell'album, con i riff che si incuneano nel cervello e un assolo indecentemente bello, dalle sfumature orientali, che chiude in maniera sublime questo breve ma bellissimo pezzo, che tratta una tematica da thriller incentrata su un serial killer, che uccide per calmare la rabbia e il dolore che si porta dentro. True Believer, dalla tematica demoniaca, è un'altra perla di questo album grandioso. Su un lavoro di piatti di Lombardo serpeggiano le insinuanti note della chitarra, fino all'esplosione del riff e della potentissima voce di Billy. All'improvviso, a metà della canzone cambia di colpo il ritmo, il riffing si fa più veloce, fino ad arrivare a un bellissimo assolo, anche questo orientaleggiante, che sfuma alla fine nella melodia iniziale, dopo il quale viene un ultimo ritornello portando alla chiusura di questa meraviglia. 3 Days in Darkness ha una tematica incentrata sulle predizioni Maya, che preannunciavano una distruzione totale della terra data per qualche mese fa. Il gruppo si butta però su una interpretazione più “ambientalistica”, dove la Terra si ribella allo lo scempio che l'Uomo fa di lei. I riff cadenzati pestano e calpestano, e mentre Billy ruggisce di anatemi e predizioni, la canzone prosegue attraverso diversi cambi di ritmo, con una batteria davvero superlativa, per culminare con uno sferzante assolo che rievoca terremoti, tempeste, e terrificanti eruzioni vulcaniche. Questa traccia riesce a immettere nel cervello chiare immagini della Fine, facendo venire i brividi freddi lungo la schiena. Legions of the Deads sfonda come un incazzosissimo ariete la barriera del Death Metal; è una canzone strepitosa, epica e terrificante, la voce di Billy canta su una tematica apocalittico-orrorifica, in un ruggito infernale che si eleva su un riffing bruciante, incalzato da una batteria disumana, in una sinfonia di devastazione che evoca dall'Oltretomba le sterminate Legioni dei Morti. Il ritmo rallenta con le pesantissime ritmiche di Careful What You Wish for, una gigantesca frana che distrugge tutte quelle false credenze (religiose) che impediscono agli uomini di vivere in un mondo concreto. La performance vocale mi ha lasciato con un sogghigno stampato in faccia, con la sua roca potenza annichilente, e le chitarre, in coro con la batteria, creano un magnifico, imponente muro di suono. Dei bellissimi arpeggi di pura oscurità precedono l'esplosione del riff di Riding the Snake, una mostruosa macchina da guerra inarrestabile con un testo davvero “diabolico” e una sezione ritmica da standing ovation. In Allegiance il sangue di Chuck Billy ribolle come magma, mentre un indiano incita alla ribellione i guerrieri del Popolo Rosso, nel loro ultimo, disperato e fiero tentativo di resistenza all'invasione dei macellai bianchi, tra riff al fulmicotone e dei licks simili a rasoiate sui timpani, mentre la batteria martella in maniera incessante ed esplode la potenza epica del ritornello. Oro... Sewn Shut Eyes invece vede come tematica principale l'Odio, il corruttore, il divino, il malvagio, l'insinuante Odio, cantato da una voce grandiosa che danza sulle note degli articolati riff e sulle esplosioni della batteria, in un turbinio di potenza pura e vibrante, che diventa ancora più tangibile quando, verso la metà della canzone, il ritmo cambia e dei granitici riff caricano un breve assolo, prima dell'ultimo ritornello che termina ottimamente la canzone: “I said - is there still hope for us now? NO!!!”. E con Fall of Sipledome si ritorna al Death, con un ritmo rapidissimo (Dave Lombardo si diverte a demolire il drum-kit), mentre Billy rievoca ancora l'Apocalisse: tra lo scioglimento dei ghiacciai e le derivanti inondazioni, il pianeta scatena la sua sconfinata rabbia sulla dannosa razza umana e la sua avidità, sommergendola di furia vendicativa (ma anche di acqua, per stare sul sicuro). Tutta questa sublime e terribile ira è concentrata nell'assolo di Murphy, che precede l'ultimo ritornello e l'ultimo, ferocissimo ruggito di guerra di Grande Capo Chuck, che rimbomba nel cervello e fa fischiare le orecchie anche dopo la fine della canzone, e con lei del disco. È bello sentire come rabbia, ferocia, epicità e sublime umanità siano miscelate in maniera viscerale ma precisa, frutto delle menti illuminate dei grandi artisti che si trovano dietro la musica e le parole, e come siano esaltate da un'ottima produzione. I Testament, aldilà di gusti e preferenze musicali, offrono sempre lavori di qualità estrema, ognuno un'opera d'arte a sé, e con questo “disco di riscatto” zittiscono critiche e sproloqui: la grande musica va ascoltata in silenzio.
1) D.N.R. (Do Not Resuscitate)
2) Down For Life
3) Eyes of Wrath
4) True Believer
5) 3 Days in Darkness
6) Legions of the Deads
7) Careful Wath You Wish for
8) Riding the Snake
9) Allegiance
10) Sewn Shut Eyes
11) Fall of Sipledome