TEARS FOR FEARS

Suffer the Children

1981 - Phonogram Records

A CURA DI
ANDREA CAMPANA
04/12/2019
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione recensione

Suffer the Children è il primo singolo dei Tears for Fears. Pubblicato nell'autunno del 1981 per la Phonogram Records, è in qualche modo già un'anticipazione esauriente dello stile con il quale il duo si farà conoscere di lì a poco: un rock new wave molto intimista, malinconico, anche esistenzialista. È l'esordio forte di un gruppo, formato da Roland Orzabal e Curt Smith, che otterrà un enorme successo soprattutto nel decennio a venire; successo legato a diversi singoli celebri, i quali finiranno però per oscurare molti momenti di musica interessanti e considerevoli, ad oggi ancora fin troppo ignorati da chi cerca di ascoltare i suoni del periodo. Suffer the Children è in questo senso uno dei migliori esempi per quanto riguarda la capacità dei due di esplorazione dei sentimenti tramite la propria sensibilità musicale: una sensibilità che deve tutto, in questa fase, alle atmosfere dark dell'epoca post-punk, ma che già si rivolge anche agli esperimenti più elettronici del synthpop. Non è un caso che questo primo singolo presenti già un suono sicuro, maturo, preciso, che si evolve dalle forme punk ormai desuete della fine del decennio precedente, verso il "futuro" della musica inglese. E non è neanche un caso che siano proprio i Tears for Fears, tra gli indovini di questo suono del futuro, a finire tra i nomi fondamentali della cosiddetta "Second British Invasion" (la prima, naturalmente, era stata quella di metà anni '60 con Beatles e compagnia). Infatti la capacità incisiva dei due musicisti si nota già molto bene fin da questa prima uscita, che presenta un suono orecchiabile, accattivante, immediatamente rivolto ad un pubblico ampio e del tutto scevro di quella aggressività punk che aveva interessato la musica british fino a pochi anni prima. In questo senso rappresenta l'evoluzione naturale tanto della scena di quei territori (il Regno Unito), quanto dell'esperienza stessa del duo, che quando registrano il singolo hanno da poco disertato dal gruppo mod Graduate, nel quale si sono fatti le ossa. Ora, sono evidentemente pronti a camminare con le proprie gambe. Suffer the Children è, come si diceva, già un chiaro esempio del tipo di suono che i Tears for Fears intendono adottare e sul quale vogliono lavorare: un suono che, grazie anche a loro, segnerà tutti gli anni '80. Per ottenerlo, i due si affidano al produttore David Lord, che in quel periodo sta lavorando anche con un altro gigante della new wave e dell'esplorazione di nuove sonorità: Peter Gabriel. Sua infatti è l'attività produttiva nell'album omonimo del 1982 dell'ex-Genesis, album nel quale, tanto per intendersi, compaiono canzoni come "Shock the Monkey" e "I Have the Touch". La somiglianza con il singolo dei Tears for Fears è palese, ricercata ed evidentemente voluta. Suffer the Children viene pubblicata inizialmente in due versioni diverse: una in 7 pollici e una in 12 pollici; quest'ultima contiene una versione remix e una versione strumentale della canzone. Entrambe, inoltre, contengono una b-side, intitolata Wino, irreperibile in altre pubblicazioni del gruppo. In seguito, nel 1983, il pezzo viene ri-registrato per il disco d'esordio del duo, The Hurting, con i produttori Chris Hughes e Ross Collum, che ne realizzano una versione differente: viene tagliato un verso cantato da Curt Smith all'inizio della canzone. Sopravvive invece, in entrambe le versioni, un bridge in cui a cantare è la moglie di Roland Orzabal, Caroline, imitando la voce di un bambino, in accordo con il tema trattato nel testo. La canzone fa infatti riferimento a un infante abbandonato a sé stesso, e all'esperienza che prova venendo ignorato e non curato dai genitori. Argomenti molto simili vengono toccati poi anche nel secondo singolo pubblicato dal gruppo, all'inizio del 1982: "Pale Shelter". Secondo l'autore e vocalist Orzabal (artefice della maggior parte dei successi del gruppo), l'idea alla base della canzone vuole recuperare il concetto di innocenza legato all'infanzia, e riflettere su come sia per le mancanze degli adulti (e dei genitori) se questa innocenza viene spesso poi "sporcata" e va perduta. Un esempio lampante del tipo di approfondimento lirico e poetico caratteristico dei Tears for Fears. 

Suffer the Children

Come accennato, Suffer the Children (Benedici i bambini) si può considerare una tipica canzone new wave inizio anni '80. Le sonorità sono completamente invase da sintetizzatori e ritmi elettronici, nei quali si possono riconoscere tutte le tracce di stile degli iniziatori del genere come Gary Numan. Alcuni "tappeti" di tastiere costituiscono l'accompagnamento principale, mentre diversi suoni elettronici arpeggiati decorano l'insieme in maniera da creare un suono pieno e coinvolgente, aiutati da una ritmica dance e da un basso cadenzato che crea un incedere deciso ed energico. Dal punk, invece, la canzone eredita la semplicità di struttura, che è costituita da un esiguo numero di accordi e da una immediatezza espressiva che si ritrova specie nelle melodie semplici del cantato e nell'assolo di chitarra molto essenziale, ma allo stesso tempo molto esaltato e orecchiabile. Come tipico dell'intero genere, per tutta la canzone ricorrono effetti di eco, specie nella sezione ritmica, e nel frattempo il cantato di Roland Orzabal assume quei tipici toni "lamentosi" adottati da moltissimi cantanti dell'area post-punk (Robert Smith, Ian McCulloch, Joe Strummer, Andy Partridge, Ian Curtis, ecc.). In definitiva, si tratta di una canzone che riporta tutti i sintomi della musica di una determinata epoca, anche se si può stabilire che il songwriting e le idee melodiche, pur non troppo originali se confrontate con l'intera scena "rock", mostrano già da questo singolo la perfetta capacità del duo di creare potenziali hit da radio di sicuro impatto con pochi semplici elementi. Anche se c'è da dire che questo primo singolo, nonostante la promozione, non piace alle classifiche; almeno, non alla sua prima pubblicazione. Meglio andrà quando Suffer the Children verrà ri-pubblicata nel 1985, sull'onda del successo dell'album Songs from the Big Chair. Anche allora, però, i due Tears for Fears si dovranno accontentare di una misera posizione numero 52 nella classifica inglese, mentre saranno ben altri i loro singoli a raggiungere il successo meritato. Cerchiamo ora di scoprire cosa significa il del testo della canzone: "È una faccenda triste / Quando non c'è nessuno là / Lui chiama aiuto nella notte / Ed è così ingiusto / Almeno così sembra / Quando gli hai dato la vita". Il protagonista, o meglio il soggetto della canzone, è un bambino abbandonato a sé stesso, per disinteresse dei genitori. Non è chiaro il motivo di questa mancanza di affetto, ma ce ne possono essere di svariati: i genitori lavorano, probabilmente stanno fuori fino a tardi. Ma può anche essere che semplicemente siano a divertirsi da qualche parte. Quel che conta è che loro figlio è a casa da solo, di notte, senza nessuno vicino. L'utilizzo del verbo inglese "to call out" serve a identificare una situazione d'emergenza, che non si può più sopportare: infatti, in inglese l'espressione si può intendere come "chiamata di emergenza". Il narratore (Orzabal) comincia già a rivolgersi a uno dei due genitori, quando gli ricorda: "[Tu] gli hai dato la vita". Come a dire: è tua responsabilità. Nel refrain il cantante si rivolge al genitore in questione, sempre identificato come un unico individuo: dal che possiamo desumere che è avvenuto un divorzio, e che il bambino sia rimasto solo con la madre o con il padre. Il verso "When you gave him his life" suggerisce che sia la madre, ma non c'è comunque un'identificazione di una figura precisa: il messaggio che passa dev'essere più ampio possibile. La voce narrante ricorda al genitore (o genitrice) le sue responsabilità, anche se la pressione di dover gestire un figlio gli ha portato nella vita depressione e sofferenza. La frase "pick him up" ha svariati e diversi significati in inglese: quello più pertinente potrebbe essere "andare a prendere", per esempio all'uscita da scuola o dopo un allenamento sportivo, cioè un classico delle "mansioni" genitoriali. Ma potrebbe essere anche inteso in un senso più lato: quando non c'è nessun altro, sei tu genitore a dover dare il tuo affetto. Ci viene anche detto che il bambino è figlio unico, per cui non ha fratelli e sorelle a tenergli compagnia. Dipende tutto dalla madre (o padre), e infatti Orzabal ricorda: lui è dipendente da te; non solo economicamente, ma anche emotivamente. La seconda e ultima strofa si sofferma su riflessioni più esistenziali: come può una cosa tanto bella come l'amore generare tanto "dolore", ossia responsabilità, pressione, obblighi? Il fatto che il narratore rifletta su come "it don't turn out the way it should", rivela delle aspettative in proposito: le aspettative che chiunque ha sull'avere e crescere un figlio. Aspettative che, in questo caso, sono state evidentemente deluse: da qui il mancato affetto (certo non per questo giustificabile) della madre. Ma nel testo ci può essere anche un significato più astratto. L'uso così ravvicinato dei termini "love" e "pain", dicotomia tanto cara a molti liricisti in musica, qui fa riferimento anche ad un ulteriore contrasto significativo, che è proprio del genere femminile (quindi, ancora una volta, si parla della madre): il piacere dell'orgasmo, che è l'atto di inizio del concepimento, contro il dolore del parto, che è l'atto finale della nascita della nuova vita. E quindi la domanda è: come possono amore e dolore essere parte dello stesso ciclo, essere così complementari eppure così distinti? O ancora: il "dolore" della nascita potrebbe essere il dolore della vita stessa, che "non va come dovrebbe", nel senso che la condizione umana stessa prevede sofferenza perpetua. Questo ovviamente nella visione dell'autore, che quindi si chiede: a che cosa serve? Nella parte finale della canzone, come già spiegato, udiamo l'imitazione di una voce bambinesca che recita una filastrocca fatta solo di "la la la", versi semplici e fanciulleschi che seguono una melodia elementare: ciò che questa sezione trasmette è l'innocenza della solitudine, di un figlio che, lasciato solo, cerca forse di fare compagnia a sé stesso con la musica. Concetto che è, in fondo, alla base dell'essenza stessa dell'intera canzone.

Wino

Come già accennato, Wino è la b-side inserita in entrambe le prime versioni del singolo di Suffer the Children, un po' come "bonus" per l'acquisto, come si usa spesso fare all'epoca. Il motivo della scelta di questa canzone è chiaro fin da subito: si tratta di un pezzo elementare, nel quale a suonare e cantare è il solo Roland Orzabal, con una chitarra acustica che rimanda al genere folk più che alla new wave, accompagnata solo da qualche effetto sonoro particolare. L'impressione voluta, in effetti, è quella di una demo, di una versione embrionale e semplice della canzone: anche se vengono poi registrate con sintetizzatori e tastiere, molte canzoni dei gruppi new wave hanno come base di partenza normali registrazioni acustiche con arrangiamento essenziale, che servono a stabilire la struttura portante della composizione. Poi, partendo da lì, si sviluppano le musicalità desiderate. Wino, per come la si ascolta in questo contesto, dà esattamente l'impressione di un'idea in fase iniziale, abbastanza valida da essere fatta ascoltare qui "per curiosità", ma non a sufficienza da indurre il gruppo a ri-registrarla in uno stile proprio, completo. Infatti, la canzone verrà poi abbandonata, e non ne esistono delle versioni ulteriormente sviluppate. Il testo della canzone, pur affrontando un tema relativamente impegnativo, a sua volta non si spinge oltre due strofe e un refrain che servono a raccontare una storia molto breve. Ecco quale: "Potresti sbagliarti / Potresti sbagliarti / A soffocarti nel fumo e nell'ubriachezza / Annegando nella tristezza con ogni respiro / Sei un ubriacone / Un fumatore di sigarette / Ti chiamano pagliaccio / O no? / Potresti sbagliarti / Potresti sbagliarti / Sei contento di morire / Non vuoi cambiare / Rimuovi la tua consolazione e senti il tuo dolore". Il termine Wino (Ubriacone) è una storpiatura, in inglese, di wine (vino), e va quindi ad identificare quello che noi chiameremmo un avvinazzato: un alcolista, dipendente anche dal fumo. All'inizio il narratore sembra giudicare (in maniera anche piuttosto "vittoriana") i vizi dell'uomo a cui si rivolge come meri passatempi negativi, da condannarsi di per sé. Ma procedendo con il testo emerge il vero significato: innanzitutto la reputazione dell'uomo, che va declinando di pari passo con la sua dipendenza (in inglese "Ti chiamano pagliaccio, o no?" è reso con "They call you a joker, don't they?"). Viene in effetti in mente il film The Lost Weekend di Billy Wilder, del 1945, nel quale il protagonista è uno scrittore di talento che però annega i dispiaceri, come si usa dire, nell'alcol, e così facendo si vieta (non del tutto inconsapevolmente) di vivere una vita piena e sensata. Questo è esattamente il senso che emerge sul finale della canzone: i versi ammoniscono "l'ubriacone" che non solo il perpetuato abuso delle sostanze a lui care prima o poi finirà per ucciderlo (letteralmente), ma che nel frattempo la dipendenza stessa viene da egli usata come consolazione, e alibi per rinchiudersi in una comfort zone senza uscita. Viene usata la parola "fix" in inglese, che come verbo, "to fix", può voler dire anche "riparare"; c'è per esempio la canzone Fixin' a Hole dei Beatles, che lo intende in questo senso. Ma si dice anche "to fix a drink", preparare un drink: in questo caso si parla letteralmente del bicchiere stesso pieno di alcol, che è in fondo l'antagonista di tutta la storia. Nel finale il narratore incita l'avvinazzato a "rimuovere la sua consolazione" ("Remove your fix") e a "sentire il dolore", nel senso di affrontarlo, viverlo, farci i conti. Non quindi una semplice ramanzina moralistica, ma un'indagine (anche se breve) su cause ed effetti della dipendenza. Ecco come ascoltare questo tipo di singolo.

Conclusioni

Anche se, come accennato, questo primo singolo dei Tears for Fears non ottiene alla sua uscita il successo sperato, ascoltandolo si può riscontrare la presenza di tutti quegli elementi che, debitamente sfruttati, renderanno i due musicisti delle vere e proprie icone della loro epoca. Elementi alla base di una musicalità d'effetto, fatta per le masse, per le classifiche, ma anche per l'orecchio attento e per il cultore del suono; e presenti, va detto, anche nella b-side che fa da controcanto, Wino, seppur in maniera contrastante e più essenziale, legata meno all'arrangiamento e di più alla composizione. Tali elementi, per riassumere, sono i seguenti. Uno: la costruzione di un'atmosfera musicale forte, molto emotiva, che "flirta" con ritmi dance e quindi non si estranea affatto dal mondo (allora ancora in grande ascesa) delle discoteche, come da quello delle classifiche. Due: lo sposalizio con un'estetica "edgy", cupa e malinconica nell'aspetto (basta vedere i due cantanti a inizio carriera) come nei toni e nei temi trattati; in quel periodo un altro genere in crescita è il gothic rock, e anche se i due non si dedicano mai appieno a questo stile (come per esempio i Cure), non li si può neppure considerare troppo lontani da certi atteggiamenti (musicali e non) tipici di quella tendenza. Tre: un songwriting diretto e non eccessivamente digressivo, se non nelle sperimentazioni in arrangiamento; sperimentazioni che sono comunque la norma all'epoca per tutte le produzioni inglesi seguite alla Trilogia berlinese di David Bowie e all'influenza conseguente del lavoro di produttori come Brian Eno. Quattro: un'apertura, che già qui si può ben notare, all'accoglimento di molteplici influenze, dall'elettronica e synthpop al rock più classico, motivo che in seguito comparirà in vari aspetti della loro musica, guidandola in direzioni molto diverse. Già in effetti il contrasto nella scelta delle due canzoni da inserire nel formato singolo è riprova di un certo eclettismo: da una parte (o, letteralmente, su un lato) un pezzo new wave perfettamente arrangiato e potenzialmente preparato come hit; dall'altra una sorta di demo acustica di un pezzo non sviluppato. Ci sono poi da considerare diversi altri fattori, per capire come questa prima uscita del duo si inquadri significativamente in un paesaggio musicale (e anche mediatico) in forte evoluzione, che proprio in quegli anni sta affrontando diverse sfide: dal progressivo passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale (che si può ben sentire anche nel tipo di strumentazione utilizzata dal gruppo), alla riscrittura dell'immagine e del concetto stesso di "rock band". La pubblicazione del singolo Suffer the Children giunge in un periodo già di per sé significativo in quanto a offerte musicali, che vede la crescita e l'esordio di molte band simili ai Tears for Fears, come sonorità, atteggiamenti e attitudini. Nel 1981 esce, per esempio, il disco di debutto dei Depeche Mode, intitolato Speark & Spell. Non è necessario ricordare come questo gruppo, negli anni successivi, otterrà un successo stratosferico, seguendo anche un'evoluzione considerevole di stile che li porterà dalle parti del rock alternativo. In quell'anno però si impongono sulla scena inglese anche altre realtà considerevoli, come quella dei New Order, i quali, raccolte le ceneri dei Joy Division dopo il suicidio del loro cantante, si dirigono da subito verso un synthpop che è molto "synth" e molto poco "pop", dedicandosi agli sviluppi più artistici e ricercati del genere. In un ambito completamente diverso esordiscono anche gli Spandau Ballet, con il loro primo album Journeys to Glory: un disco che suona ancora sorprendentemente post-punk, nonostante il futuro da portabandiera del movimento "new romantic" che attende il gruppo. Non bisogna trascurare poi la nascente MTV, lanciata proprio nel 1981. I Tears for Fears non girano un video promozionale per questo primo singolo (né tanto meno, naturalmente per la b-side) ma ricorreranno presto a questo mezzo già con il singolo successivo, Pale Shelter, pubblicato nel 1982 (anche se il video di cui si parla verrà pubblicato solo più tardi, nel 1983, per una seconda versione del singolo in questione). I Tears for Fears si inseriscono insomma alla perfezione in questo panorama di cambiamenti, apparentemente prevedibile ma in realtà interessante e sfaccettato. E Suffer the Children, per tornare al soggetto delle nostre spiegazioni, è per loro un primo passo perfetto; anche se, ovviamente, il meglio deve ancora venire.

1) Suffer the Children
2) Wino
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