TEARS FOR FEARS
Raoul And The Kings of Spain
1995 - Epic Records

ANDREA CAMPANA
06/10/2022











Introduzione recensione
Con "Raoul and the Kings of Spain", singolo pubblicato a metà anni '90 e anticipatore di un album dallo stesso titolo, si aprono per i Tears For Fears tempi veramente bui. Nel senso che una delle band di maggior successo commerciale degli anni '80 si ritrova, nella decade successiva, completamente dimenticata, abbandonata da un pubblico che non ne capisce il percorso e ignorata dalle classifiche internazionali e anche da quelle inglesi. Una band che del resto, orfana del co-fondatore e storico cantante bassista (e co-autore, occasionalmente) Curt Smith, uscito dal gruppo ad inizio decennio, conta ora come componente centrale e di fatto leader il solo Roland Orzabal. Al suo fianco Alan Griffiths, già collaboratore in "Elemental" (1993) e di fatto rimpiazzo di Smith ma mai promosso al ruolo di co-leader; non compare mai in copertina a fianco ad Orzabal, tanto per dirne una. Questo perché Orzabal, maniaco del controllo e fin dai tempi di "The Seeds of Love" inflessibile sulla sua volontà di dirigere l'intero progetto, tiene al suo fianco fondamentalmente collaboratori che facciano quello che vuole lui e che siano disposti ad assecondare ogni suo desiderio nella direzione musicale e artistica da tenere. Del resto già dal titolo di album e singolo, ispirati alle origini spagnole di Orzabal (che infatti di nome si chiama Roland) si coglie piuttosto bene come questo disco sia di fatto un album da solista del cantante. Che, però, sceglie comunque di utilizzare il nome Tears For Fears perché in fondo ancora estremamente noto, anche se nella fattispecie l'escamotage ripagherà poco. Lui, comunque, si deciderà a pubblicare un disco con il suo proprio nome, "Tomcats Screaming Outside", solo nel 2001. Tornando al '95, il nuovo singolo esce nel settembre di quell'anno, accompagnato da un videoclip di stampo esotico che vede sempre Orzabal come protagonista, vocalist e di fatto leader della formazione; che, tra parentesi, a questo punto comprende come turnista al basso anche Gail Ann Dorsey, sempre in quegli anni bassista nella band di David Bowie (e che compare nel video della canzone). Questo primo singolo in realtà non performa malissimo, tutto sommato, raggiungendo una posizione numero 31 in Gran Bretagna, un numero 39 in Belgio e un numero 23 in Polonia. Il nome della band è ancora arcinoto ed è probabilmente questo, più che la validità della canzone in sé o l'appeal del videoclip, a risultare in un moderato successo. Che rimane, comunque, molto al di sotto delle aspettative e anche considerando che l'album già di per sé e a partire da questo singolo cerca di abbandonare i toni rock da stadio e le produzioni ambizione tentate con i due lavori precedenti in favore di una tracklist composta da canzoni più acustiche, introspettive e delicate nei toni. Un cambiamento che viene anche segnato da una rottura con la casa discografica, la Mercury Records, compensata da un nuovo contratto con Sony / Epic Records che porta la pubblicazione del disco all'ottobre del 1995 (qualche settimana dopo l'uscita del singolo title track) e si dimostra perciò anche l'occasione per un cambio occasionale di rotta. Che però, ancora una volta come si diceva, non premia. Il nuovo singolo e il nuovo disco non vengono compresi, le nuove influenze latine non accolte e sempre più l'esperienza dei Tears For Fears si dimostra inadeguata alla nuova era musicale. Nel 1995 impazzano il grunge e il britpop, va la musica alternativa e il panorama della musica è sempre più invaso da generi solo una decina di anni prima praticamente inesistenti come l'hip-hop, la house e la techno. In Gran Bretagna sono vicine all'esordio le Spice Girls e già impazzano i Take That, mentre oltreoceano le nuove icone pop come Britney Spears si preparano a rivoluzionare il mercato in favore di una musica che conta sempre più sull'immagine, sul sex appeal e sull'appariscenza. Orzabal, che ha ormai trentaquattro anni e di suo del resto non è mai stato esattamente bellissimo, non può certo competere. Anche senza spostarci per forza al panorama pop (che arrivati a questo punto è di fatto quello che impera a livello di classifiche), difficile un confronto anche con le band di moda contemporanee, estremamente popolari in un senso tradizionale ma "fresco" come gli Oasis o innovatrici come i Blur o i Radiohead. Insomma, "Raoul and the Kings of Spain" si pone, tragicamente e per via di una combinazione di circostanze in parte previste e in parte no, come un insuccesso fin dall'inizio. Il singolo dà il via ad un periodo particolarmente "doloroso", che alla fine di quest'era nella storia della band (di breve durata) porterà fondamentalmente ad un'interruzione del progetto fino alla reunion con Smith e alla "resurrezione" dei Tears For Fears, nel 2004.

Raoul And The Kings of Spain
"Raoul and the Kings of Spain" (Raoul e i re di Spagna) parte con un forte riff deciso di chitarra elettrica distorta, molto in stile anni '90, sfociando subito in un brano sentimentale al quale Orzabal presta immediatamente la forza e la potenza della sua voce, quasi lirica a tratti. La canzone inizia peculiarmente dal ritornello, dando la precedenza ad una sezione più vigorosa e scendendo poi in una strofa più atmosferica e cerea. Un crescendo con chitarra molto sottolineata anticipa il ritorno del refrain, mentre nel video del brano scorgiamo la band (con Orzabal, come si diceva, in bella vista) che suona in una location di carattere spagnolo (e con tanto di torero col drappo rosso). Nel suo complesso il brano si configura come un buon rock tipicamente anni '90, si fa ascoltare e riprende però il classico stile un po' "generico" delle band inglesi ex-new wave poi datesi a questo stile di canzone potenzialmente forte ma di fatto stanca e indecisa. Nello stesso periodo anche i Simple Minds, per dirne una, producono brani molto simili. Seguendo una formula già sperimentata nei due album precedenti, del resto, il cantante e leader dei Tears For Fears cerca di costruire un pezzo intenso e dal finale acceso da un climax molto da stadio. Operazione, ribadiamolo, riuscita forse un po' a metà. Forse la canzone è nel suo complesso troppo breve per riuscire a coinvolgere e a catturare, e anche la variazione come sezione della canzone è poco sviluppata e troppo sintetica. Il testo della canzone, piuttosto elaborato e poetico, chiama in causa immagini mitologiche e folcloristiche per esprimere, come già diverse volte in passato nella discografia della band, un inno all'auto-realizzazione e alla reazione contro le forze avverse che ci impediscono di vivere la nostra vita al meglio. "Quando il settimo figlio di un settimo figlio / Arriva e rompe le catene / Raoul, Raoul, Raoul e i re di Spagna / La fanno semplice, in maniera sana / Per trasformare questa perdita in un guadagno". Il ricordo al nome Raoul come anche figura portante dell'album intero fa riferimento, com'è noto, al fatto che Orzabal inizialmente si sarebbe dovuto chiamare proprio Raoul (e non Roland), in base alla sua già citata discendenza spagnola; che, difatti, decide l'indicazione geografica del titolo. Il titolo di canzone e album girava tra le idee ventilate dalla band per canzoni e album già dal 1985 ed è proprio in questo periodo storico che, infine, l'artista a capo della formazione decide di utilizzarlo. "Sapevi che tuo padre era un'isola? / Sapevi che tua madre era il mare? / Possiamo sperare di cercare asilo / Dai confini di fato e famiglia?" Con una metafora sessuale già un tempo sfruttata dai Genesis, Orzabal recupera l'idea delle proprie origini e ritorna a un tema a lui caro nelle prime canzoni della band, a inizio anni '80: quello dell'infante che soffre e dei conflitti con i genitori. Lui stesso, com'è noto, per anni ha portato avanti una profonda inimicizia con il padre. Il secondo verso, che chiude la canzone (il resto del testo si ripete uguale) porta il concetto più avanti descrivendo una incolmabile diversità tra uomo e donna e tra madre e padre, tramandando i problemi dei genitori ai figli e in qualche modo condannandoli a una maledizione senza fine: "Lo sapevi che tutte le madri vengono dal paradiso? / Lo sapevi che tutti i padri vengono dall'inferno? / Ecco perché sono tutti a sei e sette [tutti diversi] / Ecco perché il loro matrimonio non va bene".

Queen of Compromise
"Queen of Compromise" (La Regina del Compromesso) è la prima b-side associata al singolo e comparirà poi anche nella tracklist dell'album. Si tratta dell'unica canzone in questo periodo scritta, oltre che da Orzabal assieme a Griffiths, con ben altri tre autori e cioè Brian MacLeod, Jebin Bruni e la già citata bassista Gail Ann Dorsey. Anche in questo caso, come in quello del singolo principale lato A di questa uscita, abbiamo un brano dal sapore pop rock anni '90 con tratti di alternative che funziona specialmente nell'intro e nel riff portante ma nelle strofe e nella variazione si perde immancabilmente in uno stile ancora una volta indeciso. Un pezzo in altre parole che può funzionare forse dopo molteplici ascolti ma che non viene premiato da un arrangiamento inconsistente e prevedibile. La forza tentata da questo rock purtroppo non può sopperire ad una mancanza di idee dirompenti che, se confrontata con i classici e inventivi brani degli anni '80, fa davvero rimpiangere l'era d'oro dei Tears For Fears. Molto meglio invece il testo, che sembra prendere le mosse dal tema affrontato nell'ultima parte di "Raoul and the Kings of Spain" e affrontare una volta di più il tema del rapporto uomo / donna, mettendo (com'è giusto) il compromesso di coppia al centro della riflessione: "Non è una mente ordinaria / Quella che sa leggere tra le righe / E che sa dire come agisce il fato / Quando pattini sul ghiaccio sottile / Coccodrilli in paradiso / Giusto sotto i tuoi piedi loro stanno ad aspettare / Non devi prendere le mie parti / Ma queste mie braccia sono allargate [pronte ad abbracciarti] / C'è qualcosa nei tuoi occhi che ancora brilla / È tuo marito, è tua moglie / I tuoi soldi, la tua vita / È quello speciale tipo di sapere". Le liriche descrivono un rapporto compromesso ma non perduto, che può finire rovinosamente da un momento all'altro (i coccodrilli, simbolo in questo caso di violenza e morte) ma che si può salvare considerandone però il percorso con puro pragmatismo, anche a livello economico, e ricercando quella scintilla d'amore iniziale che, da qualche parte, forse ancora persiste. "Succede tutto il tempo / Io ti leggo nella mente / Quando i sogni arrivano al secondo posto / Invaderò il tuo spazio / I tuoi segreti saranno i miei / Qual è il tuo segno?" L'amante è deciso a comprendere i desideri della sua amata, a conoscerla a fondo e a darle modo di confidarsi appieno con lui. "Ci sono fin troppe mosche / Sulla Regina del Compromesso / Perché non sa quale recita sta vendendo [the act she's selling] / Può provare a stare con me / Perché qualcosa sta succedendo / E potrebbe aiutare a ridurre la ferita [swelling: tumefazione, gonfiore] / Non dovremmo renderlo pubblico / Non penso che sarebbe saggio / Così che questo qualcosa che nascondiamo possa continuare a crescere". I panni sporchi, si dice, si lavano in casa. Risolviamo i nostri problemi tra di noi, intende il testo, in modo da affrontarli in maniera pulita e riuscire a venirne fuori con maggiore decisione. In sostanza, il punto di incontro a metà strada è la chiave di tutto e la parte finale del testo, prima della ripetizione del ritornello, lo ribadisce una volta di più: "È così bello essere vivi / Io posso contare da uno a cinque / Ma non posso controllare come vanno le cose". Come a dire: mi devi aiutare anche tu, cara.

All of the Angels
"All of the Angels" (Tutti Gli Angeli) suona rispetto ai due brani precedenti pubblicati come parte del nuovo singolo più come una sorta di brano folk country dall'atmosfera western, un pezzo che forse avrebbe potuto scrivere Bruce Springsteen. Il contrasto tra strofa e refrain in questa canzone è meno marcato e si coglie piuttosto un ritmo più deciso accompagnato da un'atmosfera coinvolgente. Nel complesso un brano interessante, considerando che non verrà incluso nell'album in uscita il mese successivo nel 1995, così come anche la b-side, la quarta, che segue direttamente nella tracklist di questa specie di Ep. Il brano sembra fare riferimento ad una separazione amorosa, percepita come dolorosa ma necessaria e che potrebbe del resto anche incastrarsi a livello narrativo con quanto narrato in "Raoul and the Kings of Spain" e in "Queen of Compromise". Nella canzone si parla di lasciare un rapporto quasi come abbandono dell'esistenza stessa e infatti vengono chiamati in causa gli angeli, che vogliono condurre a una nuova vita quasi ultraterrena rispetto alla realtà materiale dell'amore presente. Leggiamo: "Non è un suicidio / Non è amnesia / Penso che bacerò e racconterò tutto / Puoi decidere nel tuo tempo libero / Possono lanciare la loro magia, la loro magia / Tutti gli angeli, ci chiamano a casa / Partiamo domani / Lasciamo tutto quello che possediamo / Sarò triste quando me ne vado / Quando mi prendono per mano / Non criticherò gli altri che se ne vanno / Capiremo, capiremo / Dì arrivederci al mondo e alle sue false conclusioni / Sappi che il tempo è un muro / E una illusione in più / Vivi con le canzoni / E le loro vive concrezioni / Lascia le chiavi nell'auto / Non andremo molto lontano / Se realizzi che sono con te / E sono qui oggi, qui oggi / Con il premio segreto che ti daranno / Andrà tutto bene". La metafora esplorata nel testo indica "un premio", l'ipotesi di un domani migliore una volta compiuta la difficile scelta di partire e di viaggiare verso questa nuova dimensione dell'esistenza che pare quasi ultraterrena e verso una fase della vita nuova e incerta. Tuttavia la figura rassicurante degli angeli suggerisce anche un'idea positiva di cambiamento, inseguito come opportunità per rinnovarsi e non come punizione o passaggio a una condizione peggiore. In definitiva non una delle migliori "parabole" di Orzabal e non una delle sue migliori canzoni.

The Madness of Roland
"The Madness of Roland" (La Follia di Roland) è un divertissement che in quanto tale si pone da subito come più sperimentale e atipico rispetto alle tre canzoni che qui lo precedono, molto più convenzionali. Non a caso si tratta di una "follia" intrapresa da Roland Orzabal, che si riferisce direttamente a sé stesso e per nome nel titolo. Il brano implementa ritmiche tribali a toni rock and roll ancora molto anni '80 e una chitarra di accompagnamento che sembra venire dalla medesima decade e che fa pensare che il brano sia stato scritto diversi anni prima. Le liriche sono strascicate, pronunciate in modo distorto e in vari punti quasi incomprensibili, come se venissero da un'altra dimensione. Il testo riflette su insicurezze personali e sul confronto con gli altri: "Perché mi ritrovo spesso nel dolore? / Perché il mio cervello non è come quello degli altri?" e "Ti posso vedere, posso vedere chi tu sei / Tu puoi vedere me?" Un altro segmento del testo recupera una volta di più i traumi infantili e della crescita, come si diceva tema ricorrente soprattutto all'inizio dell'attività del gruppo. "Mani alzate al cielo / Con un ragazzo contro il mondo / Tuo padre era un predicatore / Non sei figlio di un uomo / Il figlio era però sempre lì / Era alla ricerca di qualcuno / Con cui condividere i suoi anni del tramonto". Un brano in definitiva poetico ma che funziona e coinvolge soprattutto per ciò che riguarda la parte musicale. Ancora una volta, come accade spesso nella discografia dei Tears For Fears a partire dagli anni '90, una b-side si rivela più interessante dei brani considerati principali e perciò pubblicati come tali.

Conclusioni
"Raoul and the Kings of Spain" segna, sia come singolo che come collezione di canzoni b-sides incluse, l'inizio di una nuova era per i Tears For Fears. Un'era forse di indecisione, durante la quale il leader e capo del progetto intende esplorare meglio e più a fondo la propria dimensione personale. Questo forse già intuendo che il grande successo del passato, e così come i suoni di quell'epoca, sembra essere svanito e che per la band è il momento di un periodo di raccoglimento e ripensamento. Una fase non necessariamente concretizzatasi come tale almeno nella fattispecie, perché per quanto colmo di interessanti ispirazioni e idee almeno in partenza valide "Raoul and the Kings of Spain" rimane e rimarrà, come disco, un grande modello di mediocrità. Mediocrità non pre-esistente, sia ben chiaro, ma raggiunta come base di appoggio da una formazione che ha attraversato un'era tumultuosa (musicalmente e non solo) e che ora deve per forza prendersi una "pausa", anche se sulle prime certo non concepita come tale. Sulla lunga distanza la guida della band affidata al solo Orzabal si rivela poco adeguata all'impresa e non è un caso che solo una volta ri-accolto in formazione l'ex-collega Smith (dieci anni dopo o quasi) il nome del gruppo potrà, almeno parzialmente, risorgere dalle ceneri e tornare a riprendere il suo posto, almeno storicamente, nella lista delle grandi band emerse dagli anni '80. Infatti l'ultima uscita di questo album (dal quale tra l'altro saranno tratti solo quattro singoli, dato l'insuccesso dell'insieme) poterà avanti la band fino al 1996, e da lì dovranno passare otto anni prima del ritorno ufficiale del duo, nel 2004, con un nuovo singolo e un nuovo album che cerchi di recuperare i fasti (ma anche le ambizioni) di un tempo. Nel frattempo nel 1993 Curt Smith ha già pubblicato un suo primo album da solista con il suo nome, intitolato "Soul on Board": un grande insuccesso anche per via dei toni molto intimisti e del carattere poco carismatico dell'insieme. Nel 1998 formerà la band Mayfield, rimasta in pratica sconosciuta anche fino ad oggi, e nel 1999 un secondo album dal titolo "Aeroplane", nel quale non casualmente (e forse anelando almeno un po' di essere riconosciuto ancora come parte del famoso antico progetto) riprenderà in versioni differenti un paio di canzoni dei Tears For Fears. Orzbal dal canto suo pubblicherà invece, come già detto, il suo primo e unico album da solista, "Tomcats Screaming Outside", nel 2001. Un buon successo di critica ma completamente ignorato dal pubblico, il lavoro porterà probabilmente il cantante a voler definitivamente riallacciare i rapporti con l'ex-collega, con il quale avrà nel frattempo ripreso i contatti dopo averlo raggiunto in Gran Bretagna per una banale firma necessaria a documentazione di routine. Già da "Raoul and the Kings of Spain" e certamente dai lavori da solisti dei due si coglie in ogni caso come la "magia" si sia certamente spezzata proprio e non a caso con lo scioglimento della coppia e loro stessi avranno anni e tempo e delusioni per accorgersene. In questo senso quindi e soprattutto per Orzabal il nuovo album del 1995 e il singolo che lo anticipa rappresentano sì il momento centrale di una crisi ma anche, come sempre avviene quando si tocca il fondo, la fase iniziale di un lungo e difficoltoso processo di risalita.

2) Queen of Compromise
3) All of the Angels
4) The Madness of Roland


