TEARS FOR FEARS
Mad World
1982 - Phonogram Records
ANDREA CAMPANA
16/12/2019
Introduzione recensione
Con il terzo singolo pubblicato dai Tears for Fears si entra in un territorio, musicalmente e a livello di contenuti, ben più impervio rispetto a quelli esplorati precedentemente dal duo. Tanto per cominciare, va subito citata l'ispirazione alla base del pezzo, che si trova nel lavoro del noto psicologo Arthur Janov, il quale nel 1970 pubblica un trattato che lo rende celebre: The Primal Scream (titolo che potrebbe essere reso in italiano come "L'urlo primevo"). Ispirandosi alle prime teorie di Sigmund Freud, lo psicologo sostiene nel suo trattato la necessità, per il paziente affetto da disturbi psichici, di tornare ai propri istinti più primitivi e infantili, come via di liberazione dal dolore represso, presumibilmente derivante da traumi avvenuti in giovane età e poi rimossi: l'urlo in questione, da egli incoraggiato in terapia, diventa infatti spesso un semplice "Mamma! Papà!". Del resto, è ben nota la canzone Mother di John Lennon, appunto del 1970, scritta dopo la partecipazione di Lennon ad alcune sedute con il terapista: nella canzone l'ex-Beatle si lascia andare a grida sguaiate e istintive, proprio con lo scopo di recuperare i sentimenti e i rancori perduti riguardo alla madre. Grazie a questa canzone, lo stesso Janov diventa una specie di star della psico-terapia. Tanto per rimarcare l'influenza che questo personaggio e il suo lavoro avranno in seguito nel mondo della musica, si possono citare esempi come la canzone Primal Scream dei Mötley Crüe, singolo del 1991, oppure la band brit/house anch'essa chiamata Primal Scream, fondata nel 1982 da Bobby Gillespie e Jim Beattie, e di grande successo negli anni '90. Per quanto riguarda i Tears for Fears, il trattato di Janov non è solo alla base di Mad World come canzone, ma anche di gran parte delle loro liriche e del loro stesso nome: l'esplorazione dei traumi infantili, delle esperienze negative in giovane età e dei rapporti complicati con i genitori sono concetti d'ispirazione per entrambi i loro primi due singoli: Suffer the Children e Pale Shelter. In Mad World, tuttavia, i due alzano l'asticella, portandosi (come si vedrà) a descrivere non semplici esperienze passate rilette con rimpianto e malinconia, ma piuttosto immagini astratte, oniriche, alienanti, che mettono a confronto l'uomo e la società, il bambino e la sua paura, l'individuo e il mondo. Con una tale forza impressa in un testo semplice ma potente, Roland Orzabal e Curt Smith non possono che trovare il giusto corrispettivo musicale in sonorità molto cupe, nichiliste quasi, che pur rispondendo ai canoni della new wave e del synthpop si fanno notare per la propria caratura di astratta desolazione. Considerato tutto ciò, e complice anche un video musicale accattivante e altrettanto "triste" girato dal regista Clive Richardson (che, curiosamente, aveva appena filmato il videoclip Just Can't Get Enough per i Depeche Mode, canzone dai toni tutt'altro che tristi), non ci si deve stupire troppo nel constatare che Mad World diventa nel 1982 il primo, vero successo dei Tears for Fears. Il singolo raggiunge infatti la posizione numero tre della classifica inglese, riuscendo ad entrare anche nelle charts di altri paesi come Australia, Francia, Germania, Irlanda e Nuova Zelanda. Mad World è la canzone che impone definitivamente i Tears for Fears all'attenzione della scena musicale e del pubblico, e ancora oggi rimane una delle loro composizioni più note e rivisitate. Bisogna citare per forza, a questo punto, una versione cover certo ben più nota ad un pubblico giovane. Realizzata da Michael Andrews e Gary Jules, questa versione differisce notevolmente da quella originale del 1982 (che si ritroverà poi anche, identica, nell'album The Hurting del 1983), poiché, se il pezzo dei Tears for Fears si affida, come usuale all'epoca, a sintetizzatori e suoni elettronici, quella di Andrews e Jules, del 2001, viene riscritta completamente per pianoforte e strumenti acustici, in un'atmosfera molto più intima e profonda. La canzone viene commissionata specificamente per il film grottesco di culto Donnie Darko, dal regista stesso, Richard Kelly. La cover ottiene un successo enorme, portando con sé anche l'originale, che ha così occasione di venire riscoperto (così come il gruppo stesso) da una nuova generazione. Da specificare che il film contiene, nella colonna sonora (motivo peraltro della sua originalità all'epoca) altri successi new wave del periodo: The Killing Moon di Echo & the Bunnymen, Love Will Tear Us Apart dei Joy Division, Notorious dei Duran Duran e anche Head Over Heels degli stessi Tears for Fears, uscita originariamente nel 1985.
Mad World
Mad World (Pazzo mondo) viene scritta da Roland Orzabal a soli 19 anni, nel 1981, dopo aver ascoltato Girls on Film dei Duran Duran, uscita proprio quell'anno e primo grande successo della band di Simon Le Bon e compagni. È proprio nell'ascoltare i Duran Duran che Orzabal viene ispirato a scrivere la canzone in una vena new wave, dopo averla composta con pochi semplici accordi su chitarra acustica. Inizialmente è lui che cerca di cantarla, ma qualcosa non funziona, non suona bene: allora, come per Pale Shelter, subentra il bassista Curt Smith, che fa un ottimo lavoro date le qualità vocali più morbide e acute rispetto a quelle del compagno. I suoni sono gli stessi di tutti i loro successi del periodo: sintetizzatori, tastiere, sfondi digitali ed elettronici. Il senso di "vuoto" dato dalla canzone viene dall'assenza, nella sua quasi totalità, del basso, che interviene solo durante i refrain e la variazione. La chitarra, come in Pale Shelter, arriva nella seconda strofa per disegnare un piccolo pattern di note d'accompagnamento, ma resta poco distorta e molto discreta. Il resto è affidato proprio alle tastiere, che si sovrappongono come strati di nebbia elettronica creando quel paesaggio sonoro solitario e contemplativo caratteristico della canzone. Secondo Orzabal, l'ispirazione per il testo gli viene a Bath, sua città natale nel Somerset (sud dell'Inghilterra), città che in realtà secondo il cantante non è esattamente "pazza", tanto che la canzone si sarebbe potuta intitolare tranquillamente "Bourgeois World" ("Mondo borghese"). Ciononostante, l'artista trova modo di trarre da tale ispirazione, e da quella sopra citata del libro di Janov, un testo naturale ed istintivo, che descrive paure e situazioni traumatiche tanto dell'infanzia quanto dell'età adulta, come tipico della band in questo periodo. Vediamo cosa significa tutto ciò: "Tutto attorno a me ci sono facce familiari / Facce consumate, posti consunti / Luminosi e solleciti [early] per le loro gare quotidiane / Andando da nessuna parte, andando da nessuna parte / Le loro lacrime riempiono i loro bicchieri / Nessuna espressione, nessuna espressione / Nascondo la testa, voglio annegare la mia tristezza / Nessun domani, nessun domani / E mi sembra un po' divertente, un po' triste / I sogni in cui sto morendo sono i migliori che ho mai fatto / Trovo difficile parlartene perché lo trovo difficile da accettare / Quando la gente corre in tondo è davvero, davvero un pazzo mondo / Bambini aspettano il giorno in cui saranno felici / Buon compleanno, buon compleanno / Fatti per sentirsi come ogni bambino dovrebbe / Siedi e ascolta, siedi e ascolta / Sono andato a scuola ed ero molto nervoso, nessuno mi conosceva, nessuno mi conosceva / Ciao insegnante, dimmi qual è la mia lezione / Guarda attraverso di me, guarda attraverso di me [ignorami]". La prima strofa della canzone trasmette da subito un senso di alienazione e di astrazione dalla realtà. Il protagonista (sempre Orzabal, possiamo immaginare) si guarda attorno e vede un mondo frenetico ma spento, di facce tutte uguali che si avviano ad una routine lavorativa triste e senza significato. Il nichilismo qui espresso deriva da una visione disincantata e soggettiva del mondo "adulto", nel quale le persone si dedicano a gare quotidiane (lavoro, famiglia, doveri) con sé stessi e con gli altri, ma solo per arrivare "da nessuna parte". Le lacrime, trattenute e poi sfogate, riempiono i loro bicchieri, nel senso che essi vi si nutrono e poi le piangono ancora e ancora, in un ciclo continuo. La frase "nessun domani" ("No tomorrow") qui utilizzata richiama, anche se un po' da lontano e con un tono ben diverso, quel "No future" cantato dai Sex Pistols in God Save the Queen, del 1977. Sempre di una evoluzione del punk si tratta, anche se qui l'accezione è molto meno ribelle e molto più filosofica. Il verso "The dreams in which I'm dying are the best I've ever had" è quello più controverso della canzone, e viene spesso interpretato come un riferimento al suicidio. In realtà in quesot caso la morte potrebbe essere vista semplicemente come metafora di un trauma liberatorio, e che avvenendo appunto in sogno non porta ad una dipartita effettiva, ma solo allo sfogo dei dolori acumulati durante la veglia, e che possono essere elaborati in pace soltanto di notte, al riparo, nella propria mente. Nella seconda strofa, Orzabal ritorna al tema a lui caro dei dispiaceri infantili: descrive bambini la cui unica gioia è, di tanto in tanto, il giorno del compleanno; la scuola, anonima e spersonalizzante come in Another Brick in the Wall Pt. II dei Pink Floyd, non fa che portare ulteriore tristezza, giacché al bambino viene chiesto solo di sedere e ascoltare la lezione; all'insegnante non importa nulla di lui. Dopo la variazione il refrain si ripete, concluso da una frase che, al di là dei toni cupi del pezzo, è un piccolo scherzo tra i due musicisti e produttori Cullum e Hughes: "Halargian world", canta Smith; una frase che non significa nulla.
Ideas as Opiates
Ideas as Opiates (Idee come oppio) è la b-associata ad ogni versione del singolo Mad World, e poi inserita, in una edizione ri-registrata, come quarta traccia nell'album The Hurting. Come ascoltare questa canzone? Si tratta di un lento, che sfrutta il contrasto tra una base ritmica elettronica (simile a quella di Man on the Corner dei Genesis) e l'utilizzo molto poco "synth" di strumenti come pianoforte, sassofono e chitarra. L'arrangiamento è in questo senso new wave solo in parte, e mostra il lato meno commerciale e più "sperimentale" del metodo di composizione dei Tears for Fears, che si riscontrerà bene più avanti in canzoni I Believe (1985). La canzone è cantata stavolta da Roland Orzabal, che ne è ovviamente ancora una volta anche il compositore. La premessa della canzone si basa sul concetto che le idee e i pensieri, in generale, siano "l'oppio dei popoli" teorizzato nella famosa asserzione di Karl Marx, a partire dalla religione, originariamente citata dal filosofo tedesco, che in questo contesto viene vista solo come un'altra impalcatura di idee. Il testo recita: "Dì quello che vuoi / Dì quello che ti pare / [Perché] scopro che tu pensi a ciò che rende tutto più facile / E le bugie si spargono sulle bugie / Non ci importa / Il credo è il nostro sollievo / Non ci importa". Non si parla specificamente di religione, quanto di ogni ideologia politica, filosofica e culturale, che costituisce un "credo" al quale le persone si affidano, preferendo affidare le proprie difficoltà alla speranza che ci sia un "disegno", che una teoria o un'idea abbia previsto tutto, compreso il modo di comportarsi o la soluzione ad ogni problema. Orzabal argomenta in maniera piuttosto semplice che si tratta solo di "bugie", costruite dagli esseri umani per alleviare il proprio dolore: esattamente, insomma, la funzione degli oppiacei, in linea con l'interpretazione avanzata da Marx. Va notato che in questo testo per la prima volta Orzabal sembra prendere una posizione vagamente critica o "politica", allontanandosi da tematiche più neutrali come quella dell'introspezione o della traumatologia biografica. Curiosità: una versione interamente strumentale della canzone, intitolata Saxophones as Opiates, è stata inserita nella versione in 12 pollici del singolo di Mad World, listata dopo l'originale Ideas as Opiates. Si tratta di una versione in gran parte simile all'originale, con l'eccezione notevole (come suggerisce il titolo) di diversi sassofoni che suonano, improvvisando, per quasi tutta la canzone.
Conclusioni
Inizialmente, la canzone Mad World non era stata considerata come singolo, ma solo come eventuale b-side di un'altra uscita. È la casa discografica, nel 1982, a insistere. Sembra incredibile a pensarci oggi, dato che Mad World è finita col diventare non solo uno dei maggiori successi commerciali del duo, ma anche un po' un simbolo memorabile di tutta una concezione musicale e di tutta un'etica lirica: quella della new wave più introspettiva, cupa, a tratti "goth" che ben rappresenta una delle tendenze meno acquiescenti della musica inglese di inizio anni '80. Questi saranno toni che gli stessi Tears for Fears, a distanza di pochi anni e una volta incontrato il successo, abbandoneranno volentieri in favore di un approccio più positivo e solare nelle liriche, e specularmente più organico e meno elettronico nella composizione. D'altra parte, i due non fanno altro, in Mad World, che riportare le influenze principali di un genere, il synthpop (new wave e synthpop vengono in questi anni spesso usati come sinonimi) che va per la maggiore non solo in Regno Unito, ma in maniera crescente sempre più in tutto il mondo: la cosiddetta Second British Invasion è iniziata, e comincerà a toccare il proprio picco nel 1983, anno nel quale l'album The Hurting, esordio dei Tears for Fears (e contenente appunto anche Mad World) verrà pubblicato. In particolare il mercato americano, all'epoca "fermo" al rock cantautorale di autori come Bruce Springsteen o all'hard rock "generico" di band come i Kiss, accoglie con diffidenza ma anche interesse malcelato questi suoni così elettronici, freddi e grotteschi provenienti da oltre l'Atlantico. E anche se i Tears for Fears non figurano all'inizio tra i veri propri "leader" di questa invasione (che sono invece Culture Club, Billy Idol, The Human League e ovviamente i Duran Duran), il loro posto e la loro importanza nella scena, una volta imposto il proprio nome con Mad World, sono innegabili. Sarà questo singolo, infatti, assieme al successivo Change (uscito nel 1983) a spingere maggiormente verso il successo tanto il disco d'esordio del duo quanto i due autori e musicisti stessi, diretti a quel punto inesorabilmente verso una fama mondiale. Fama che consentirà loro, tirate le dovute somme, di sbocciare completamente, emancipandosi dal movimento new wave (che, tempo metà anni '80, si può considerare finito) e sposando ogni tipo di sonorità nel rivolgersi alla creazione della nuova musica "pop rock". Un futuro che, senza la fortunata intuizione di Mad World, non si sarebbe potuto realizzare. Detto questo, bisogna anche considerare la buona riuscita del pezzo in sé, che rifulge di una propria genialità e semplicità derivanti da un saggio utilizzo di espedienti di arrangiamento, abilità compositiva, urgenza espressiva e poetica di istinto. In altre parole, si tratta di una canzone riuscita proprio perché ricerca l'essenzialità, e lo fa seguendo quel famoso "urlo primevo" di cui sopra. Certo, nella canzone non c'è nessun "urlo", ma la disposizione di Orzabal a mettersi a nudo, rendersi vulnerabile, per così dire, esponendo le proprie ferite emotive e cicatrici rimaste dall'infanzia, non è cosa da poco: in qualche modo è proprio la sua onestà, il suo modo di confessare i propri traumi che trasmette una volontà sincera di essere capito, compreso, apprezzato ma, attenzione, non compatito. Questo è un equivoco nel quale si incappa spesso, con testi di questo genere e con musiche di questo stile: non si cerca attenzione, non si cerca consolazione, come non lo fanno neanche Ian Curtis o Robert Smith. La questione è più profonda: questi sfoghi, lamenti e riflessioni sono in realtà analisi, schemi e disegni costruiti su paranoie, dilemmi esistenziali che ad un primo sguardo possono apparire frivoli e di poca importanza, ma che in realtà, ritrovandosi in più individui, finiscono col costruire una società in preda a psicosi e disfunzioni emotive. Ragion per cui vivisezionare questi sentimenti, anche se in maniera non "accademica", è certo un punto a favore delle intuizioni artistiche di Orzabal e Smith. E Mad World è sicuramente una delle loro ricerche più compiute.
2) Ideas as Opiates