TEARS FOR FEARS
Johnny Panic and the Bible of Dreams
1990 - Phonogram Records
ANDREA CAMPANA
09/07/2021
Introduzione recensione
Johnny Panic and the Bible of Dreams è, per i Tears for Fears, uno spettro di ciò che sarebbe potuto essere. Il singolo, inizialmente una b-side poi riproposta in una versione remix, arriva nel 1990, un anno che è campale non solo per il duo, ma per tutta la scena musicale. Si va dalla fine delle influenze glam metal alla crescente popolarità di una MTV sempre più alternativa che promuove i nuovi gruppi grunge e alt rock, i quali, al cambio di decennio, prenderanno presto il sopravvento. In parallelo in Gran Bretagna gli Stone Roses aprono le porte a quello che di lì a poco sarà chiamato britpop, mentre nel contempo su ambo le sponde dell'Atlantico si affermano le due forme "madri" dell'elettronica moderna: house e techno. Ciliegina sulla torta, la nascente musica hip-hop, sempre più emancipata e consapevole, che tuttavia in questa fase si trova ancora a metà strada tra curiosità di moda e traduzione in musica della cultura sub-urbana black sempre più esasperata e che troverà, a New York e in quel di Compton, a Los Angeles, completa libertà ma anche necessità di espressione di lì a pochi anni. Nella confusione di questo panorama, i Tears for Fears (e in particolare Roland Orzabal, mente e leader del duo) appaiono piuttosto indecisi su una loro collocazione. Reduci da un album, The Seeds of Love (1989), che voleva essere la loro grande affermazione come eroi della musica (e riuscito invece più che altro come un esperimento ambizioso che cerca di dire troppo e con troppa boria), i due si affacciano su di una scena in costante cambiamento e che per loro, attivi da nemmeno dieci anni, appare senza dubbio già irriconoscibile e di difficile penetrazione. C'è quindi da compiere una scelta: che direzione prendere? Col senno di poi sappiamo che la strada imboccata sarà quella del rock alternativo anni '90, chiaramente misurato e ridimensionato in base alle esigenze cantautoriali di Orzabal, rimasto guida e di fatto one-man band dopo l'uscita di Curt Smith. Ma questa Johnny Panic, momentanea deriva decisa e quasi impertinente nell'elettronica dai ritmi rap, mostra tutto un altro volto della band che fino a quel momento s'era appena potuto scorgere, forse solo nei remix di una canzone come Mothers Talk: un volto, possiamo dire, "dance". Il termine non deve spaventare: la Gran Bretagna è di fatto patria di una intera concezione della musica house. Il paese a inizio anni '90 ospita già decine di rave parties illegali e anche band propriamente rock come i già citati Stone Roses non evitano i conturbanti ritmi elettronici del nascente nuovo stile. Nello stesso periodo muovono i primi passi artisti come Chemical Brothers (inizialmente, noti come Dust Brothers) e Prodigy, mentre gruppi totalmente devoti all'elettronica già da subito come Shamen producono quel particolare connubio di house ed hip-hop che, singolarmente, si può ascoltare senza difficoltà nel singolo di cui parliamo qui. Certo, il motivo è anche un altro: trattasi di un remix, come già affermato, affidato ad un'altra famosa band electro britannica: i Fluke. Il risultato è sicuro e non a caso per la prima volta una band ex-new wave, ex-goth ed ex-punk si ritrova ad interessarsi ad un panorama del tutto alieno rispetto a quello esplorato fin lì. Quello di Johnny Panic, tuttavia, resterà un esperimento più unico che raro. Ma, ascoltandola, è impossibile non domandarsi che cosa sarebbe successo se i Tears for Fears (e, di fatto, Orzabal) avessero deciso di seguire la strada dei colleghi Shamen e Fluke. Forse sarebbero stati dei campioni dell'elettronica anni '90. Forse avrebbero fallito, snaturandosi completamente. Forse sarebbero diventati un complesso rap a tutto tondo, chissà. Fatto rimane che Johnny Panic and the Bible of Dreams è comunque una delle composizioni più interessanti della band in questo periodo.
Johnny Panic and the Bible of Dreams
Johnny Panic and the Bible of Dreams (Johnny Panic e la Bibbia dei sogni) è la canzone che i Tears for Fears pubblicano come b-side del singolo Advice for the Young at Heart, nel 1990, e rilasciano poi come uscita a sé stante, in un secondo momento, nel corso dello stesso anno. Qualche anno più tardi, nel 1996, la si ritroverà anche nella compilation intitolata Saturnine Martial & Lunatic, in mezzo ad una serie di altre b-sides raccolte dai singoli del gruppo pubblicati fino a quel momento. Johnny Panic and the Bible of Dreams rappresenta un momento di straordinaria creatività per il duo, particolare anche e soprattutto se messo a confronto con il poco convincente album The Seeds of Love, uscito l'anno prima con risultati poco eclatanti rispetto alla nomea che attorniava il gruppo all'epoca. Possiamo parlare qui forse per la prima volta di hip-hop, o rap che dir si voglia, almeno per quel che riguarda la sezione ritmica. Parliamo di un genere in piena emancipazione ma ancora legato, specialmente negli ambienti più mainstream, più a forma che sostanza. Ecco perché lo stile rap del cantato che, in coda alla canzone, si unisce alle trovate melodiche convincenti specialmente perché posate su di una base ritmica concitata e coinvolgente, non tenta di imitare gli accenti più "black" con i quali questo tipo di musica viene contemporaneamente proposta oltreoceano (e meno male), limitandosi invece a sposare una moda del momento nel nome di una innovazione che, nella musica dei Tears for Fears, non è mai stata fuori dalla mire del duo. Ne risulta quindi un pezzo fresco, lontano sia dal rock che dalla new wave ma particolarmente energico e persino audace, se si considera il mainstream britannico dell'epoca. Il titolo della canzone è tratto da una raccolta di racconti brevi di Sylvia Plath, risalente al 1977. Sembra che si tratti però più di una ispirazione fugace che di altro, dato che nel testo Orzabal (autore) cerca vagamente più che altro di fornire un punto di vista sulla confusione di un mondo in costante cambiamento. "Johnny Panic e la Bibbia dei sogni / Sono eccitato dalle novità di oggi / Ciò che sembra instabile potrebbe affermarsi / La mia fiamma è cuore, la mia piccola fa ciò che vuole / A che serve vivere, se vivi malato? / Sogno il paradiso, è un posto celestiale / Perché innamorarti / Quando potresti cadere in disgrazia con Johnny Panic?". Appare chiaro che la forza della canzone non sta tanto nelle liriche, che qui sembrano piuttosto adornare le fiammeggiante ritmica tanto per non lasciare uno strumentale scoperto. È proprio invece la ritmica, qui come non mai, ad ergersi come punto centrale di uno dei pezzi più riusciti ma paradossalmente più ignorati di questa epoca dei Tears for Fears.
Conclusioni
Esistono almeno quattro differenti versioni di Johnny Panic and the Bible of Dreams. Questo testimonia non necessariamente tanto l'interesse che il duo ha per la canzone, quanto la prassi, comune nell'industria discografica dell'epoca, di cercare di sfruttare ogni ricaduta di mercato riproponendo singoli e brani in diverse versioni a seconda di tempi e luoghi. Complice la tecnologia digitale, ormai affermata, che consente possibilità di editing fino anche solo a un decennio prima del tutto impensabili, produttori autori e artisti possono divertirsi a "tagliuzzare" a loro piacimento le canzoni, rivisitandole magari a distanza di mesi o di anni oppure semplicemente realizzando in ritardo una visione della composizione prima passata in secondo piano o scartata. Non è comunque tanto questo il caso: Johnny Panic and the Bible of Dreams esce come singolo in due versioni nel 1990: la versione Mix One dura sei minuti e ventidue secondi, mentre quella Mix Two ne prevede cinque e cinquantacinque secondi. Tra le due c'è poca differenza. Lo stesso si può dire per la versione originale b-side di Advice for the Young at Heart, uscita l'anno prima, e per lo strumentale della stessa; due brani che comunque non ci interessano dato che qui parliamo della produzione dei Fluke, assieme a Dave Bascombe, che poi comparirà nel 1996 in Saturnine Martial & Lunatic. Proprio questa è la versione che inaspettatamente raggiunge la posizione numero uno nella classifica UK Dance Chart: un territorio quasi del tutto inesplorato per i Tears for Fears, che non sono certo i Depeche Mode e non hanno esattamente una storia di musica "dance" nella loro produzione precedente. Eppure il successo è pieno e, come si diceva in apertura, sarebbe stato interessante vedere un'eventuale evoluzione del duo verso queste tendenze elettroniche, al posto delle languide produzioni alt rock degli anni '90. Tanto più che il singolo raggiunge anche una buona posizione (se pur piuttosto bassa), numero 70, nella UK Singles Chart. Un risultato però non da poco, se si tiene conto che si tratta in fondo di una b-side "promossa" al grado di singolo. Non esattamente una novità ma di sicuro una mossa "rischiosa", che può facilmente essere vista come il tentativo di tenere noto il nome del gruppo a ogni costo nel periodo di "interregno" tra un disco e l'altro.