TEARS FOR FEARS

Cold

1993 - Phonogram Records

A CURA DI
ANDREA CAMPANA
29/03/2022
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Introduzione recensione

Il 1993 è l'anno nel quale i Tears For Fears, ormai come band dimezzati e ridotti al solo Roland Orzabal, pubblicano il disco "Elemental". Si tratta del quarto disco della loro carriera, nonché del primo che inizia a spingere il progetto fuori dalle luci della ribalta. Complici il cambio di decennio e di sonorità, l'esordio di una nuova generazione giovane e l'abbandono delle sonorità synth ma anche delle atmosfere cupe per cui il gruppo è conosciuto all'inizio: sono questi tutti fattori che contribuiscono all'inizio di una fase "oscura" nella storia del gruppo. Una fase fatta di delusioni in classifica, e nella quale la direzione stilistica viene tenuta con incertezza, come il timone di una nave in balia dei flutti, da un Orzabal finalmente al comando ma (anzi forse proprio per questo) incerto sulla rotta da seguire. "Cold", il secondo singolo tratto dall'album, è pure un brano fondamentalmente riuscito come proposta e a livello compositivo. Ciò nonostante, l'abbandono dei tratti più caratteristicamente new wave, che consentivano alla musica del duo negli anni '80 un tono più incisivo e memorabile, non ripaga e proietta Orzabal e la sua opera (quasi del tutto, come nel caso di questo brano, messa in piedi assieme al nuovo membro e de-facto co-leader Alan Griffiths) verso uno stile che suona purtroppo indeciso, inconsistente e molto meno convincente rispetto alla sua scrittura precedente. Il risultato è quella sorta di vago pop rock che spesso e volentieri sentiamo nelle produzione degli ex-artisti new wave dell'epoca, come per esempio i Simple Minds, che cerca una validazione presso gli ambienti alti della musica del momento ma finendo solo con l'intrecciarsi in un misto di nostalgia per un suono più piacevole legato alla prima era pop del passato (gli anni '60) e di piacevolezza riscoperta dagli artisti in questione (Orzabal) una volta superati i trent'anni sull'onda di un successo e una notorietà mondiali. Ecco che quindi le nuove composizioni, "Cold" compresa, recano un'impronta particolarmente speranzosa che però in questo senso da un lato aliena, delude e lascia indietro i fan cresciuti con canzoni come "Mad World" e "Pale Shelter"; dall'altro viene vista con sufficienza dal nuovo pubblico che in quegli anni, specie per quanto riguarda il rock, guarda piuttosto al nuovo verbo del grunge americano targato Nirvana o alla nuova scena britpop inglese che nel 1993 vede sulla scena già Blur, Suede e Radiohead (mentre gli Oasis esordiranno appena l'anno dopo, nel 1994). A fronte di tutto questo, l'ingenua fiducia che a questo punto Orzabal ripone nella sua opera poco può, e non ci vorrà molto perché l'artista decida di abbandonare (forse anche inconsapevolmente) ogni anelito a ritrovare il grande successo degli anni '80 e scelga una direzione artistica sempre più personale e dedicata ancor più alla sua propria visione della musica e della forma canzone. Il risultato sarà, nel 1995, il sempre più autobiografico album "Raoul and the Kings of Spain", un lavoro quasi introspettivo e senza più alcun aspirazione ai fasti del passato e al recupero della grandezza di un nome, quello dei Tears For Fears, che aveva troneggiato tra i grandi della musica mondiale neanche dieci anni prima.

Cold

"Cold" (Freddo) si presenta, come singolo, in una veste particolarmente orecchiabile e sicuramente con una certa spinta verso quell'inedito pop rock che la new wave rinnovatasi tra anni '80 e '90 va a costruire specie nei casi delle realtà più "da classifica". Il brano si presenta (per fortuna) in una forma semplice e diretta, evitando così sproloqui stilistici e divagazioni strumentali che, in passato (ma anche in questo periodo) penalizzano e di molto la produzione di Orzabal. Ed è proprio da un aneddoto che lo riguarda che l'idea per la canzone spunta fuori: sembra che, sempre a quell'epoca, un paparazzo non meglio identificato abbia scritto una lettera al cantante dopo che gli è stata rifiutata un'intervista. In essa, appunto, il giornalista accusa Orzabal di essere fin troppo "freddo". Ed è così che lui (ironicamente, certo) infatti si riconosce nel testo del brano, giocando su stereotipi legati a questo tipo di nomea: "Freddo, sono stato scomunicato perché sono freddo / La mia temperatura è stata stabilita e sono freddo / Portami il mio vecchio maglione / Niente più mi farà stare bene". Il testo si spinge oltre l'autobiografia e l'autoriflessione sul sé per arrivare a parlare anche brevemente (solo un accenno) di Paul King, il famigerato manager dei Tears For Fears che nel 1990 dichiara bancarotta dopo esseri accaparrato quanto più possibile alle spalle dei due artisti, ingannandoli e truffandoli per fare un mucchio di soldi. Viene comunque scoperto e dopo lunghi processi nel 2004 finirà condannato alla prigione. Nella canzone c'è il verso: "King got caught with his fingers in the till" che si può intendere come "Il re è stato beccato con le mani nella cassa" e che potrebbe riguardare sia un "re" qualunque (king) ma anche appunto il manager stesso, il cui cognome è appunto King. Il verso successivo inoltre aggiunge: "Where's your calculator / Will you leave it in your will?" ("Dov'è la tua calcolatrice / La lascerai nel tuo testamento?). Nel suo complesso, pur come detto aprendo l'era più "oscura" dei Tears For Fears, quella "in discesa", "Cold" si presenta comunque come un brano seducente ed interessante, che con arrangiamenti magari più attenti e una miglior promozione sarebbe potuto diventare ancora un successo. E qui di successo, anche con tutta la buona volontà, certamente non si può parlare dato che il brano raggiunge solo una poca dignitosa posizione numero 72 nella classifica in Gran Bretagna. Ben distante dai fasti dei grandi successi anni '80.

New Star

"New Star" (Nuova Stella) è la prima b-side legata al singolo di "Cold". Si presenta come un bel rock alternativo con momenti chitarristici decisi, una melodia scorrevole e un ritmo incisivo. Come spesso accade nella discografia dei Tears For Fears, anche in questo caso una b-side si rivela ben più convincente del singolo "lato A" e porta un po' ad interrogarsi sul perché non sia stata scelta questa per prima come canzone promozionale. In effetti, pur non uscendo ufficialmente come singolo, questa canzone ottiene un suo piccolo ed umile ma meritato successo, venendo scelta per la compilation  Gloryland World Cup USA 94, la colonna sonora ufficiale dei Mondiali di Calcio 1994 negli Stati Uniti. Nella medesima compilation, tanto per dire, ci sono anche Queen, Scorpions, Fleetwood Mac, Tina Turner, Santana e Kool & The Gang. Non finisce qui perché il brano si può ascoltare anche all'inizio del film del 1994 intitolato Threesome, una commedia erotica all'americana (titolo italiano: Amici Per Gioco, Amici Per Sesso). Non certo un capolavoro e pellicola oggi giustamente dimenticata, che si rivela comunque un'occasione perduta per un brano dei Tears For Fears che, con la giusta copertura (come lo stesso singolo "Cold"), avrebbe meritato un successo ben maggiore. Veniamo alle liriche: come diverse altre di questo periodo, tradiscono un'impazienza di riscoperta e di re-invenzione che Orzabal esprime in caratteri positivi e costruttivi, sia nelle melodie che nelle atmosfere celebrative dell'arrangiamento. Il testo si rivolge ad una ragazza che si impone limiti e non si concede di auto-realizzarsi, per poi invitarla a "Brillare come una nuova stella" perché "Noi siamo vivi". Un momento particolarmente invitante delle liriche è il pre-ritornello: "Muoversi da questo stato di frizione / Tutti quanti abbiamo stelle negli occhi / Ma oramai sai che l'unica tua restrizione / Sta al limite del cielo".

Deja-Vu and the Sins of Science

"Deja-Vu and the Sins of Science" (Deja-Vu e i Peccati della Scienza) è la seconda b-side legata al singolo "Cold". Esce soltanto nella versione in CD del singolo pubblicata in Gran Bretagna e di certo non viene ricordata oggi come una delle canzoni più famose dei Tears For Fears. I motivi ci sono: si tratta di un pezzo lungo e complesso, della durata di quasi sette minuti, che si presenta fin dall'inizio ambizioso ed impegnativo. Il tipo di composizione che avrebbe meritato sicuramente più posto nell'album stesso, "Elemental", o anche in "The Seeds of Love". Il pezzo procede su una ritmica etnica con un semplice riff di tastiera e la costruzione di un ritmo medio e incalzante con cadenza funk. Le parti cantate si alternano a momenti che rappresentano vere e proprie "scene" (skit), di cui naturalmente udiamo solo l'audio, che è difficile però collocare in uno scenario d'immaginazione specifico. Rumori di traffico (e clacson) e di momenti di vita in città (compresa la portiera di un'auto che si chiude) fanno da commento, come nell'intermezzo di "Living For the City" di Stevie Wonder, a quello che sembra un trattato musicale sulla vita moderna e frenetica di oggi. Nel testo Orzabal canta solo: "Devo imparare a proteggere me stesso / Non sono un uomo violento / Devo imparare a proteggere me stesso / Dai peccati della scienza / La gente è arrivata ed ha infranto la legge / Rompendo i voti del silenzio / Devo imparare a proteggere me stesso / Dai peccati della scienza". Nel complesso una composizione anche interessante che, purtroppo, sembra restare solo un esperimento e non prelude a nulla di più significativo.

Conclusioni

L'uscita di "Cold" nel 1993 segna l'inizio di un vero e proprio declino per la fortuna dei Tears For Fears e dello stesso Orzabal. Che, per sua fortuna, può sempre contare su royalties e notorietà derivanti dai vecchi successi anni '80, che per anni e anni ancora guideranno (e guidano tuttora, del resto) la percezione che della band si ha a livello internazionale. Nel corso degli anni '90 Orzabal pubblicherà solo un altro album, dopo una sfilza indecisa di altri singoli tratti da questo, nel 1995. Un altro scarso successo (e un altro disco fortemente poco interessante), che lascerà spazio poi solo alla compilation di b-sides pubblicata nel 1996 ed intitolata "Saturnine Martial & Lunatic". Fondamentalmente, e praticamente ad oggi, l'ultima uscita sotto il nome della band davvero interessante ed intrigante anche perché (come abbiamo visto anche qui) nel corso degli anni i due hanno perso per strada parecchi "pezzi" che, se ricomposti in un album o due realizzati con raziocinio, umiltà e senso pratico, avrebbe fatto sì che le cose andassero ben diversamente. Invece il nome della band scivolerà lentamente nell'oblio, legandosi (come quelli di molti altri gruppi anni '80) alla mitologia di un'era d'oro del passato per sempre perduta. Ma la parola fine non verrà scritta e non è scritta tuttora, in effetti, per il duo. Negli anni '00 infatti Orzabal e Smith riescono finalmente a mettere da parte le loro divergenze e a riunirsi nuovamente in coppia per riprendere a cantare proprio quei grandi successi immortali del passato; che (non siamo ingenui) al pubblico sempre piacciono e ai concerti sempre portano quattrini. Un'era di separazione e di "fallimento" necessaria, quindi, a ricostituire il power-duo? Più o meno è quanto sostengono i due musicisti quando, dopo un nuovo album nel 2004, arrivano a pubblicarne uno successivo appena nel 2022, ben diciotto anni dopo e praticamente a quarant'anni dall'esordio come ambizioso e catartico progetto post-punk/synthwave. Ascoltando però ancora oggi "Cold", brano perduto in quell'era di mezzo degli anni '90 che per la storia della band (ed entrambi i componenti, Smith e Orzabal) ha il suono e il gusto di un grande "limbo", si continua sempre ad avere l'impressione di una buona occasione mancata, o di una indecisione mal gestita. In fondo però, diciamolo, è anche questo che ci piace della storia degli artisti e delle band musicali. Gli alti e bassi, i periodi d'oro e quelli oscuri, e l'alternanza tra le epoche. "Cold" rappresenta in effetti la vera e propria porta verso una parentesi musicale fin troppo spesso non considerata e che, nel caso dei Tears For Fears come di molti altri artisti, può sempre all'ultimo consentire di scovare gemme e tesori inaspettati.

1) Cold
2) New Star
3) Deja-Vu and the Sins of Science
correlati