SLAYER
World Painted Blood / Atrocity Vendor
2010 - American Recordings
MARCO PALMACCI
12/04/2016
Introduzione Recensione
Il 2009 si era concluso con una nuova pioggia di sangue, la quale aveva tinto ogni cosa di rosso. Il 2009, l'anno del ritorno degli Slayer, esattamente tre anni dopo "Christ Illusion". "World Painted Blood", accompagnato da tre singoli di grande impatto, aveva infatti lasciato una bella scia color cremisi, dietro di sé. 41.000 copie vendute solo durante la prima settimana, 160.000 complessive (stima aggiornata al Febbraio 2015): numeri importanti, non certo quelli dei fasti, ma comunque sia cifre da capogiro. Che molti colleghi degli Slayer avrebbero voluto ottenere, ma questa (come si suol dire) è un'altra storia. Un'altra vittoria per Jeff, Kerry, Tom e Dave, i quali non avevano certo il sentore che, di lì a poco, qualcosa si sarebbe definitivamente incrinato. E dire che "World.." fu l'album che maggiormente si basò su di una forte sinergia fra la coppia d'asce. Stando almeno a quanto dichiarato da King in proposito: "Ogni canzone è venuta fuori a meraviglia. Un sacco di roba composta da Jeff aveva questo sound quasi punk, ed è andata così: quel che ho scritto io suonava come Thrash con un pizzico di Punk.. lui il contrario. E' venuto fuori un qualcosa di bello, messo tutto assieme!". Insomma, l'aria che si respirava in quel di Los Angeles era tutt'altro che tesa. Addirittura si scelse di scrivere il materiale direttamente nello studio di registrazione, entrando in esso quasi "impreparati". I Nostri erano sicurissimi dei loro mezzi, e ciò venne confermato dal produttore Greg Fidelman, il quale sentenziò entusiasta: "il fatto che i pezzi suonassero nuovi e freschi, alle loro orecchie, faceva si che le vibrazioni in studio fossero realmente positive, e che il morale fosse altissimo". Insomma, i "The Pass" studios stavano vedendo nascere l'ultimo parto di una formazione leggendaria, la quale non troverà mai più eguali, in questo senso. Successo incamerato e soddisfazioni continue, Tanto che gli Slayer decisero di celebrare il tutto un'altra volta, riproponendo una versione "in single" di "World Painted Blood" in tiratura limitata. 2500 copie, vinile rosso e lato B d'eccezione: la b-side di questa nuova versione del singolo "Blood.." fu infatti appannaggio totale di "Atrocity Vendor", una delle tracce escluse dalla tracklist canonica. Difatti, gli Slayer arrivarono a partorire ben più delle 11 canzoni prefissate. Si sforò di due, e si decise dunque di riproporle in nuove vesti, per diffonderle presso i fan. La trovata del vinile fu una di queste, un bell'omaggio a tutti i fan di vecchia data e soprattutto un bel regalo a tutti i fanatici del vinile, i collezionisti ed i "feticisti" della limited edition. Il singolo venne rinominato semplicemente "World Painted Blood / Atrocity Vendor", e venne messo in commercio il 26 Novembre del 2010. L'ultimo regalo della formazione storica ai propri affezionati. Una bella e graditissima testimonianza di quel che, purtroppo, non potrà mai più ripetersi. Addentriamoci dunque nei meandri di queste due tracce.. Let's Play!
World Painted Blood
Notiamo come l'inizio di "World Painted Blood (Mondo Dipinto di Sangue)" sia stranamente calmo. Sound quasi soffuso, il quale diviene più presente man mano che i secondi scorrono. Possiamo udire distintamente degli stacchi assai marziali eseguiti con precisione da Dave Lombardo, il cui rullante sembra accompagnare al patibolo un condannato a morte. Le chitarre accennano un sound confuso ed impastato, mentre una voce inquietante inizia a declamare i primi versi. Non passa troppo tempo, comunque, e subito King ed Hanneman cominciano a scandire un riff minaccioso ed oscuro, sorretto magnificamente da una batteria intenta a mostrare un incedere ipnotico, quasi "tribale", sacrale. La drum of doom di Dave comincia dunque a farsi ascoltare con maggiore presenza, ed allo scoccare del primo minuto, le asce cominciano a mordere definitivamente. Riff incalzante e rugginoso, la velocità finalmente si palesa così come la voce da demone di Araya, il quale fa la sua comparsa trascinandosi dietro tutta la band, in un vortice di malvagità. Tosti giungiamo al primo refrain, frangente che mette momentaneamente da parte la velocità senza quartiere optando per tempi più cadenzati. I tamburi di Lombardo tornano più precisi e chirurgici, mentre anche le chitarre sembrano adagiarsi sul lavoro del buon Dave, rinunciando in parte alla loro furia iconoclasta. Di lì a poco, comunque, si riprende a correre come se non ci fosse un domani. Batteria spacca ossa e riffing work degno di "Reign in Blood", il tutto si infrange nuovamente in un ritornello più "preciso" e "quadrato" dopo il quale sopraggiunge una gradevolissima parentesi strumentale. Un riff particolarmente melodico, allusivo nella sua maligna oscurità, che ci introduce a sua volta in una nuova parte cantata e dominata da ritmiche più ragionate e cadenzate. Un'andatura particolarmente gradevole, che non indugia nella violenza sonora ma mostra comunque i muscoli dei Nostri, intenti come sempre a "far gli Slayer", né più né meno. Minuto 3:22, la batteria di Dave ci fa udire il tintinnante sound del ride mentre le asce danno vita ad un momento confuso ed assai inquietante. Turbinio di suoni oscuri e rugginosi, degna colonna sonora di una fine del mondo annunciata. Tutto funge da preludio per l'inizio di un assolo sui generis, il quale beneficia di questo clima di confusione generale per dar vita ad un qualcosa di decisamente particolare. Sentiamo in fatti note squillanti emesse ad intermittenza, quasi stessimo udendo una sirena, o addirittura un coro di anime fustigate e torturate a morte. L'urlo di una Banshee che salta fuori da un marasma di ruggine e polvere urticante. Si prosegue facendo ruggire gli strumenti, sino ad arrivare al minuto 4:10. Lombardo tiene un tempo ragionato e per nulla veloce (grande protagonista: il suo crash) mentre Tom Araya decide di iniziare a declamare, più che cantare. Le asce rimangono aggressive, ma sempre composte e mai intente a prevaricare alcunché. Il momento si rivela essere, in seguito, un climax; visto che Araya comincia ad ingranare pian piano la quarta divenendo ad episodi molto più aggressivo e mordace, sino all'esplosione che giunge al minuto 4:51. Si corre di nuovo, niente prigionieri: l'Assassino ritorna e ci propone quindi un'altra bella accoppiata di strofa / refrain (più aspro del solito) fino alla conclusione a dir poco "tranciata", mozzata in maniera netta. Bisogna pur dirlo, un altro bel colpo messo a segno. Come specificato nella intro, ci troviamo dinnanzi ad un brano le cui liriche narrano la fine del mondo. Uno scenario a dir poco apocalittico si dipana dinnanzi al nostro sguardo attonito: siamo morti ancor prima di venire al mondo, affogati in laghi di sangue, consumati dalle malattie, divorati e rosi vivi dal veleno che scorre nelle nostre vene. I più deboli si suicidano in massa, i forti cercano un rimedio.. ma è tutto inutile. Il mondo è nel caos, sta sprofondando in un vortice di morte e violenza senza pari. Nel mentre, Dio è intento a ridere di gusto, osservando il tutto compiaciuto. Ancora una volta, la fede non potrà salvarci. Dov'è Dio? Perché ci ha abbandonati? Le stesse domande postegli da suo figlio, sul palo di tortura, sono ora i nostri interrogativi più frequenti. Non è però il momento di porsi quesiti teologici, in quanto la realtà occupa già a sufficienza i nostri pensieri. Da azzurra, la Terra si sta trasformando in rossa. Il colore del sangue che tinge i mari, il suolo. L'umanità impazzisce e comincia, pur di salvarsi, ad uccidere i propri stessi fratelli e famigliari. Un culmine di violenza fratricida, uxoricida, patricida. Depredare, saccheggiare.. a che scopo, se tutti siamo destinati alla morte più totale? Nessuno potrà salvarci più, saremo tutti travolti da uno tsunami di sangue umano, il quale cancellerà da questa terra ogni traccia del nostro passaggio. Fra omicidi e suicidi ci estingueremo nel giro di pochissimo, con buona pace della "religione", la quale si rende conto (assieme ai suoi esponenti) di quanto tutte quelle parole circa la "pace" e la "fratellanza" fossero solo storielle e niente di più. Destinati a morire, braccati ed in un vortice di follia. Niente è ormai sicuro: né famiglia, né amici.. non abbiamo più niente. Inginocchiamoci e lasciamoci divorare vivi dalla morte.
Atrocity Vendor
Dopo la riproposizione del terzo singolo abbiamo dunque un inedito, "Atrocity Vendor (Venditore di Atrocità)", la quale va ad unirsi (per durata) ai primi due singoli estratti da "World Painted Blood". E' immediatamente un riff dall'andatura assai particolare a porgerci il suo benvenuto. Un inizio che mostra venature Hard 'n' Heavy, mettendo il Thrash sanguinolento tipico degli Slayer momentaneamente da parte. La pesantezza c'è, ma sembra quasi che i Nostri vogliano andare a recuperare la vecchia attitudine della Bay Area, diminuendo le dosi di Hardcore Punk che li hanno sempre caratterizzati e spinti verso la loro attitudine devastante. Il tutto viene però smentito dopo poco, quando il gruppo impenna ed ingrana la quarta, partendo speditissimo. La prima strofa vola ad altissima quota e la brutalità diviene ancor più marcata in un ritornello che addirittura va a sfociare in stilemi tipici del Death Metal. Dopo di esso, subito un bell'assolo; allucinante e dedito alle solite melodie oscure, presto soppiantato da una nuova combo devastante, consistente nella sacrilega unione di strofa / refrain. Altro assolo subito dopo, anch'esso esasperato e fatto di note dapprima "grasse e grosse" ed in seguito più veloci e serrate, un bel turbine di lamette atte a presentarci la nobile arte della frantumazione. Si esagera ancora, con una nuova strofa seguita ancora una volta da un ritornello ancor più esasperato che nelle situazioni precedenti. Si chiude così un brano brevissimo ma di grande impatto, capace di farci divertire come solo gli Slayer sanno fare. Con un cantato growl e qualche altro piccolo accorgimento sarebbe addirittura essere un brano Death, e lo ripeto senza problemi. Del resto, chi ha contribuito a creare questo genere? La risposta è: coloro i quali stiamo ascoltando in questo momento. Il testo è ancora una volta incentrato sulla violenza e su chi la dispensa. Il protagonista, infatti (ovvero "il venditore di atrocità") è una sorta di demone pronto ad assalirci e dispensare male come se piovesse. Vuole violarci, ucciderci, ammazzarci. Più che un umano, in effetti, sembra proprio un'entità ultraterrena, un qualcosa che non dovrebbe essere nominato. Lo fissiamo, lo guardiamo impauriti, mentre lui si compiace dell'effetto che riesce ad avere su di noi. Proviamo a scappare ma è tutto inutile. Il venditore è qui per fornirci la nostra dose quotidiana. In mille modi diversi: bruciandoci vivi con la benzina, stuprandoci.. conosce 1001 modi di torturare, recare dolore; non ha sangue nelle sue vene, in queste scorre unicamente violenza allo stato puro. La nostra agonia è reale, quel che proviamo non è purtroppo rimasto confinato nella terra dei sogni. Siamo svegli, desti e vigili.. ed il venditore sta per recarci il conto. Particolarmente esplicativo un verso, in cui egli (o esso) ci minaccia di "incu*arci con un pugno", il pugno del nostro stesso braccio, accuratamente strappatoci via. Le sue vittime sono innumerevoli, lo si potrebbe definire come l'autore di un autentico genocidio. Un genocidio che annovererà un numero sempre più elevato di vittime.. proprio perché uccidere è un business che, come i Megadeth insegnano, rende sempre bene.
Conclusioni
Siamo così giunti alla fine dell'ascolto. L'ascolto dell'ultima, vera uscita discografica (seppur esigua in termini di lunghezza) degli Slayer. Dopo il 2010 seguiranno quindi tutta la serie di vicissitudini che porteranno alla defezione di Jeff e Dave, chi per un motivo chi per un altro. La morte di Hanneman, il licenziamento di Lombardo.. due tegole pesantissime, due bocconi impossibili da digerire. Un vero e proprio duo di schiaffoni che ci ha (purtroppo) momentaneamente ridestati dall'idillio sanguinolento che stavamo vivendo. Non è semplice per nessuna band storica, ripetersi ad alti livelli dopo addirittura vent'anni di attività. Eppure, i Nostri sembravano avercela fatta. "Christ Illusion" prima, "World Painted Blood" subito dopo. La prima decade del nuovo millennio stava dunque spalancando le sue braccia, per accogliere un Assassino più in forma che mai. Se poi l'ispirazione era talmente tanta da potersi permettere di escludere un bel pezzo come "Atrocity Vendor", perché considerato un "surplus".. beh, penso che questo la dica lunga sulle effettive capacità degli Slayer di quegli anni. Da undici tracce a tredici, tanto da dover organizzare in fretta e furia un'uscita "a parte" per farci conoscere parte di questo materiale escluso. In che veste e tiratura, poi. Prima di congedarsi quasi definitivamente, il gruppo ha quindi voluto regalarci un ultimo sussulto. Un ultima prova della loro grandezza, della loro furia, delle loro incommensurabili capacità. E benché "Repentless" suoni benissimo, benché sia un album a suo modo devastante e crudele al punto giusto.. in nome di ciò che ho potuto ascoltare e recensire, ultimamente, posso dire di preferire di gran lunga "World.." e tutto il materiale ad esso facente riferimento. Altre vibrazioni, altre sensazioni. Una parte degli Slayer è indubbiamente sepolta con Hanneman e persa fra il rancore di Lombardo. E se la morte è l'unica cosa certa della vita, di contro non possiamo esser certissimi su come la storia del batterista sia andata. Non lo sapremo mai, a meno che non avessimo la facoltà di entrare nella mente di ciascuno dei coinvolti. E ben sappiamo come questo sia impossibile. Ci rimane solo tanto rammarico, nei riguardi di una sorte avversa che ha voluto accanirsi contro una band che stava ritrovando ed AVEVA ritrovato il bandolo della matassa. Il tempo è un galantuomo, comunque, e sarà loro testimone. "Repentless" è un bicchiere mezzo pieno.. ma per godere appieno dell'abbondanza, per ubriacarsi, per riempirsi a sazietà in maniera a dir poco scostumata.. "World.." era a dir poco perfetto. Il canto del cigno risuona desolante.. ed il rosso vivo del vinile che stringiamo ora fra le mani ha tutta un'altra sfumatura, tutta un'altra apparenza. Quelle tonalità di cremisi, (forse), non le vedremo mai più.
2) Atrocity Vendor