SLAYER
Hate Worldwide
2009 - American Recordings
MARCO PALMACCI
11/04/2016
Introduzione Recensione
L'opera di promozione dell'imminente "World Painted Blood" continuava imperterrita. Il sangue non è mai abbastanza, ed è proprio per questo che gli Slayer decisero, in quel 2009, di continuare ad aggiungere "altre mani di rosso", presentandoci il singolo successore di "Psychopathy Red". Se l'ottimo esordio rappresentava la devianza umana proposta in una delle sue forme peggiori (la storia di Andrej Romanovic Cikatilo, traginoto serial killer russo), questo "Hate Worldwide" decide di seguire un altro topos squisitamente Slayeriano, quello dell'odio contro ogni forma di religione strutturata e resa troppo simile ad un'azienda più che ad un organo di perfezionamento spirituale. La solita violenza sonora è dunque accompagnata da tanta feroce critica. Tanto perché gli Slayer, lo sappiamo, erano e sono tutt'oggi grandi amanti delle associazioni religiose, amore pressoché ricambiato. Ricordiamo tutti quel che successe ai tempi di "Christ..", quando l'India vietò e distrusse ogni copia del disco a casua delle pressioni di un gruppo di cattolici invasati. Perché dunque non suggellare questo splendido rapporto in maniera ancora più totale e definitiva? La risposta sapete tutti qual è. Nello stesso anno della "Follia Rossa", dunque, si ritrovò a debuttare anche "Hate..", ulteriore riprova di quanto gli Slayer fossero in forma e decisamente sugli scudi, intenti a donare la vita ad un disco che suonasse ancora più estremo e brutale del suo predecessore. L'impresa non era difficile ma i nostri non erano affatto spaventati. Il pezzo difatti risultò assai gradito, particolarmente apprezzato sia dai fan che dagli Slayer stessi. Il commento di Kerry King, in questo senso, fu abbastanza eloquente: "E' una traccia veramente figa, e la voce di Tom è incredibile, lì dentro. C'è questo verso nel ritornello che recita: 'diffondendo l'odio in tutto il mondo'. Beh, questo è quello che facciamo da 25 anni a questa parte!". Una dichiarazione eloquente e soprattutto atta a designare l'attitudine con la quale questo pezzo era stato concepito. Odio, violenza sonora, distruzione.. tutti i tratti peculiari degli Slayer sarebbero stati presenti, di nuovo ed una volta per tutte. Come nel 2006, così nel 2009. In fondo, cos'è il 9 se non un 6 capovolto? Il numero della bestia continua dunque a benedire ogni lavoro targato Hanneman, King, Araya e Lombardo, mostrando quanto i Nostri siano fra i pochi a potersi permettere un posto nell'imprescindibilità. La cover art di "Hate..", poi, vide il ritorno di un soggetto molto caro, ai fan della band: ovvero, il pentacolo realizzato con spade sanguinanti, quello che divenne caratteristica fondamentale del logo degli Slayer sin dai tempi di "Show no Mercy". Il brano, poi, fu addirittura proposto come "Best Metal Performance", nell'edizione dei Grammy Awards del 2009, venendo battuto unicamente dalla leggenda delle leggende. Ovvero, i colossali ed immensi Judas Priest, i quali portarono a casa la statuetta con il brano "Dissident Aggressor", che in origine fu addirittura coverizzato dagli Slayer (contenuto in "South Of Heaven" del 1988). Dinnanzi ai Maestri bisogna umilmente chinare il capo, c'è poco da fare. Bando dunque ai convenevoli e godiamoci questo ennesimo singolo partorito da questi titani del Thrash Metal. Lo stereo già ruggisce.. Let's Play!
Hate Worldwide
Non perdiamo tempo, l'attacco di "Hate Worldwide (Odio Mondiale)" è a dir poco arrembante e ci presenta un riffing subito veloce e serrato, caratteristica di tutto il guitar work dell'intero brano. La batteria di Lombardo si dedica ad uno stop and go decisamente preciso, chirurgico nel suo incedere, finché il tempo scandito non diviene più lineare ed il pezzo può dunque cominciare a seguire determinate coordinate. La parola d'ordine è: violenza e velocità. Si parte spediti senza perdere neanche un secondo, Hanneman e King sanno far male come pochi altri, unendosi in un connubio definitivo. La maggiore scienza di Hanneman da una parte, la rozzezza di King dall'altra. Niente prigionieri, le chitarre ci assalgono e mordono come cobra infuriati, mentre la voce di Tom (dobbiamo dar ragione a Kerry) suona veramente fantastica, ottimamente ben amalgamata in quello che è un complesso strumentale da pelle d'oca. O da pogo selvaggio.. ecco, penso questa espressione suoni sicuramente migliore. Tornando alla musica, notiamo una lieve decelerazione nel refrain, il quale risulta essere più cadenzato e marziale. Tuttavia è solo un frangente, dato che dopo il primo ritornello è subito tempo di tornare a correre come forsennati. Complice l'innesto di un assolo letale, ad opera di Jeff. Il momento è teso quanto basta, il chitarrista ingrana la marcia e dà vita ad una tempesta di note in grado di sfregiare persino una parete d'acciaio. Le squillanti e rugginose note di Hanneman lasciano dunque la strada libera per l'avvicendarsi di una nuova strofa, seguita dal solito ritornello cadenzato e da un ulteriore assolo, ad opera questa volta di Kerry King, ben più lungo del suo predecessore. King vuol andare ancora più veloce e far vibrare le sue corde in maniera ancor più violenta, optando per un sound leggermente più cupo di quello di Jeff ed in determinati momenti anche più sporco. Nel mentre, il compagno (coadiuvato dal basso di Araya) è intento a fornirgli una base solidissima, mentre Lombardo (da bravo metronomo) si trascina tutti quanti dietro. Un gran bell'assolo da parte del nerboruto axeman, il quale si prende il suo spazio e ci annichilisce con la sua attitudine distruttiva e "caciarona". Precisi stacchi sul finire di solo da parte di Dave e dunque gli Slayer chiudono il brano presentandoci un'ultima e letale porzione di brano, esagerata e tirata all'estremo. Altra bella prova, altro bel brano dalla durata esigua, esattamente come fu per "Psychopathy Red". Parlando delle liriche, possiamo notare come esse siano per certi versi molto simili a quelle di "Cult", singolo di lancio di "Christ Illusion". Anche qui è l'odio per la religione a farla da padroni, tanto che i nostri esordiscono dicendoci che solo una "terapia d'urto" potrebbe salvarci dall'accecamento ecclesiastico. Ricevere, testuali parole, un bel colpo dritto in mezzo agli occhi, difatti, potrebbe forse destarci dal torpore indottoci dalle "sacre bugie", da tutte quelle false dottrine atte solamente a reprimerci e deprimerci. La religione è il più grande inganno mai esistito e gli Slayer si professano proprio per questo degli eretici, come dei portatori del "contro-verbo". Sembra proprio che a parlare sia Satana in persona, dato che nel testo viene usata la prima persona e nel refrain si specifica che il protagonista parlante sia dedito all'arte di diffondere odio in tutto il mondo. Più che svegliare la gente dal sonno, comunque, l'entità / l'uomo vorrebbe dar luogo ad un'efferatissima carneficina, uccidendo quanti più credenti possibili, facendo letteralmente una strage atta a purificare il mondo da tanta ignoranza. L'unica vera religione possibile ed esistente è proprio l'Odio, in nome del quale l'uomo dovrebbe iniziare a muoversi. Prostrandosi e facendo in modo di diffondere questo verbo. Uccidere ed ancora uccidere, questo deve essere il nostro scopo. La razza umana, credulona ed ingenua, deve scomparire senza lasciar traccia alcuna di sé.
Conclusioni
E siamo già a due ottime track. Il puzzle comincia a prendere forma, possiamo sicuramente dirci piacevolmente colpiti da questo 2009 targato Slayer. Brani di brevissima durata in puro stile "Reign in Blood", assalti sonori senza quartiere, riff violenti e devastanti.. un tutto che non fa altro che confermare lo stato di grazia di un combo che sembra proprio non subire gli effetti del tempo. E questo è un bene, per loro e soprattutto per noi, che possiamo ancora goderci un po' di sana Ultraviolenza di forgia slayeriana. Elemento dal quale sarebbe impossibile prescindere, of course. Bisognerebbe, per avere un quadro completo della situazione, udire magari un bel rallentamento alla "Skeletons of Society".. ma tempo al tempo, vedremo cosa l'intero "World Painted Blood" sarà in grado di regalarci. Sino ad ora, giudizio positivissimo ed approvazione ad i massimi livelli. Coerenza, parola d'ordine degli Slayer. Una parola che nasconde migliaia di significati, una parola in nome della quale il gruppo ha consacrato la propria essenza. Il demone a cui King e soci hanno venduto l'anima, ricavandone un qualcosa di solo ed esclusivamente buono. Come i Judas Priest incarnano alla perfezione l'Heavy Metal, come i Motorhead incarnano alla perfezione il Rock 'n' Roll.. ebbene, così gli Slayer incarnano il concetto stesso di Thrash. Violenza ai massimi livelli, attitudine mordace, testi pregni d'odio e menefreghismo nei riguardi dei dettami e delle regole. Nel mondo sanguinolento dell'Assassino c'è spazio unicamente per Satana, per i Serial Killer, per tutte quelle cose che possano in qualche modo generare sensazioni negative. Una negatività che sfocia nell'irruenza e nella brutalità, nella musica estrema per antonomasia. Dinnanzi ad un gruppo che non perde lo smalto neanche dopo 25 anni di carriera.. beh, bisognerebbe solo inginocchiarsi. O, se non altro, tributare il giusto rispetto. Perché dei gusti non si discute, per carità.. e certi pezzi possono anche non piacere. E' altresì impossibile non riconoscerne l'intrinseca qualità, ammettendo che ci si trova dinnanzi ad un qualcosa di obbiettivamente valido. Gli Slayer non hanno mai avuto bisogno di "Load", ricordiamolo bene. Né di "Fuel". Hanno continuato imperterriti a seguire la loro via, mordendo l'asfalto con i denti e raschiandolo con le unghie, per fare in modo di presentarci un qualcosa che fosse solo loro, di nessun'altro. E, soprattutto, che fosse lontano dal mondo del "grande pubblico". Perché a Tom, Kerry, Dave e Jeff, della fama, importava relativamente. Quello che contava era fornire ai propri seguaci materiale che fosse sempre cattivo e brutale, al 100%. Senza mai piegarsi dinnanzi a nessun compromesso, senza mai darla vinta a nessun sapientone o genio del marketing. Sapersi elevare rimanendo comunque coerenti ed aderenti alla propria vera natura non è mai affar da poco. E gli Slayer ci hanno dimostrato che, comunque, è possibile. E che si può rimanere per sempre come quei quattro ragazzi sul retro di "Reign in Blood".. sorridenti, guasconi ed amanti della birra.