SLAYER

Criminally Insane

1987 - Def Jam Recordings

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
31/12/2015
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Dopo l'uscita ufficiale di "Reign In Blood" nell'ottobre del 1986, gli Slayer iniziarono la loro marcia trionfale alla conquista del trono del Thrash Metal. La band di Tom Araya infatti diede alle stampe uno dei dischi destinati a diventare la Bibbia non solo di questo genere ma anche degli ambiti più estremi della musica che tutti noi amiamo; ogni band extreme che si rispetti infatti, non può esimersi dall'annoverare il sound del terzo capitolo della band californiana come propria musa ispiratrice. Sicuramente all'epoca, il potenziale di quel lavoro non venne interamente quantificato, nonostante l'immediato successo che ebbe tra i fan, ma col senno di poi, il senso di riverenza e di omaggio verso l'Assassino non poté far altro che condurre diversi artisti (metal e non) a rendere in qualche modo un proprio tributo ai quattro thrasher californiani. L'importanza di "Reign In Blood" ieri e oggi si può riassumere nelle parole di Kerry King durante un'intervista rilasciata nel 2006, nella quale dichiarò semplicemente: "Per noi non era che un altro album degli Slayer. È bello che qualcuno di voi ami ancora quel disco e che esso continui ad avere un impatto sulla gente". Anche se il barbuto chitarrista non è mai stato famoso per essere una persona modesta, sta di fatto che in quegli anni il gruppo pubblicò "semplicemente" (ed il virgolettato non si riduce alla pura ironia ma anche alle diverse difficoltà burocratiche che ebbe l'album, che da luglio ne posticiparono l'uscita ad ottobre) il proprio terzo lavoro. Dire che qualcuno ami ancora quel disco quindi sembra quasi riduttivo, dato che a trent'anni di distanza esso riesce ancora a surclassare molti degli album pubblicati oggigiorno; anche se le tecnologie digitali non mancano di far ottenere alle band moderne risultati a dir poco sbalorditivi in studio, il sound aggressivo, tagliente e splendidamente "in your face" di quel vinile dell'86 riesce ancora a fare scuola a tutti gli adepti del Thrash Metal. L'album quindi fu il pezzo d'artiglieria da novanta che la band sparò in quell'anno, ma a concluderne definitivamente il ciclo promozionale in vista del lavoro seguente fu il singolo di "Criminally Insane", pubblicato nell'aprile del 1987 dalla Def Jam Recordings. Ancora una volta emerge chiaramente l'astuzia commerciale della band e della label, che seppe organizzare quest'uscita nella maniera ideale per renderla appetibile nonostante il fiore all'occhiello fosse già arrivato sugli scaffali: sono solamente due le tracce contenute in questo vinile, "Criminally Insane (Remix)" e "Aggressive Perfector (Fast Version)", ognuna posta su un lato del formato e peraltro già comparse nel precedente singolo "Postmortem", che cosa dunque lo rese una chicca di inestimabile valore per i collezionisti e seguaci degli Slayer? Semplice, le sue caratteristiche fisiche: ad iniziare dalla tiratura limitata a sole mille copie, che anche se non sembra sul mercato a vasta scala della band erano veramente poche, ergo bisognava affrettarsi ad averlo, fino alla sua caratteristica tinta rossa del disco che lo fece subito conoscere anche come "Red Vynil", in riferimento suo formato. A rendere particolari i lavori degli Slayer di quel periodo fu anche l'insolito fatto di essere pubblicati da un'etichetta che normalmente si occupava di pubblicazioni Rap ed Hip Hop, ma già all'epoca il buon Rick Rubin notò immediatamente il potenziale del gruppo e decise quindi intraprendere questo audace esperimento con una band metal mettendola sotto contratto; un salto nel buio negli anni ottanta, una miniera d'oro col favore dei posteri. Un'altra fonte di popolarità per i quattro thrasher californiani fu infine la marea di accuse portategli dai ben pensanti: in un America conservatrice come quella degli anni ottanta, una canzone riguardante il criminale nazista Josef Mengele ed i suoi esperimenti condotti all'interno del campo di sterminio di Auschwitz non tardò a far bollare il gruppo come nazista, nonostante le varie smentite, inoltre, la visione macabra di canzoni come "Altars Of Sacrifice" e "Piece By Piece" o le posizioni anti religiose di un testo come "Jesus Saves" non fecero altro che gettare benzina su un fuoco già vigoroso di per sé. Sui testi della band vennero fatte le più svariate interpretazioni, ma sta di fatto che l'immagine "satanica" degli Slayer avrebbe potuto avere una commerciabilità altissima, quindi perché non sfruttare questa cosa a proprio vantaggio? Per rendere l'artwork ad hoc per lo scopo bastò semplicemente porre come copertina una bella croce di ferro prussiana sagomata (la proverbiale "croce di ferro" divenuta il simbolo delle decorazioni militari al merito) che avvolgesse la busta contenente il disco, con al proprio centro un cerchio contenente il logo della band in bianco e nero a mo di sigillo ed una bella catena, giusto per continuare a "fare i metallari", appesa alla testa della croce. Semplice, conciso e diretto. Se "Postmortem" fu l'antipasto del pranzo luculliano di violenza che gli Slayer ci servirono attraverso le varie portate di "Reign in Blood", ecco che "Criminally Insane" funge ora da digestivo, riproponendo solo un piccolo ma azzeccato riferimento ad un disegno artistico più ampio che elevò il gruppo verso il proprio apogeo artistico, svolgendo inoltre il compito di "riassunto delle puntate precedenti" per chi l'anno prima si fosse perso la prima uscita promozionale della band.

Criminally Insane (Remix)

Il singolo si apre con "Criminally Insane (Remix)" (trad. "Criminalmente Folle"), una traccia schietta e di impatto che ci offre una delle possibili visioni che gli Slayer ebbero di questa composizione prima di giungere alla struttura canonica finita sull'album. L'introduzione della canzone tinge immediatamente l'atmosfera con un'aria pesante e pregna di zolfo che immediatamente ci fa avvertire qualcosa di sinistro intorno a noi; nei primi secondi si odono infatti dei fischi di chitarra, quasi come se lo strumento fosse lasciato di fronte ad un amplificatore acceso e ne fossero stati registrati i rientri di frequenze; tale effetto, sapientemente riverberato, offre a questa parte cacofonica una veste ideale per creare quel senso di ansia ed oppressione che ci getta letteralmente nel panico. Il tutto è architettato come un crescendo e poco prima di arrivare all'apice, al posto dello start di "Reign In Blood", prende avvio a tutti gli effetti il brano. La batteria inizia la propria avanzata eseguendo un tempo ostinato, dove ai sedicesimi eseguiti sul ride si accompagnano i colpi di cassa in ottavi e dei colpi secchi e precisi in quarti sul rullante. Dave Lombardo è un maestro quando si tratta di linearità e potenza e nonostante si tratti di suonare un tempo semplice, il suo stile conferisce allo sviluppo un tocco immediatamente riconoscibile. Dopo appena trenta secondi entrano le chitarre con un riff granitico ed incalzante, dove Hanneman e King hanno modo di sfoderare tutta la loro maestria nelle pennate serrate e già prima dell'inizio della parte cantata i due axeman si lanciano in una piccola battaglia solista; le parti del biondo chitarrista scomparso nel 2013 si riconoscono subito in quanto strutturate su un maggiore uso dello shredding, mentre per quanto riguarda il suo collega è il wah wah a caratterizzare le sue lunghe colate di note in bending. La voce di Araya si distribuisce compressa in poche battute all'interno della strofa, dove il frontman di origine cilena condensa frasi assai articolate in appena pochi secondi di pezzo. La differenza compositiva rispetto alla canzone apparsa sull'album sta comunque nel tempo utilizzato da Dave Lombardo, che mantiene l'ostinato come disegno ritmico principale a differenza del quattro quarti scelto invece per la versione ufficiale. A conferire al pezzo il giusto dinamismo sono infatti le varianti eseguite dalle chitarre, che scandiscono ogni passaggio attraverso una serie di riff elaborati ed incalzanti. Tutta la struttura nel complesso possiede quindi un gusto maggiormente doom, dato che alla linearità ritmica si affiancano aperture e chiusure chitarristiche che ci accompagnano all'esplosione thrash di pochi secondi poco prima della conclusione. Il mixaggio dei suoni è ancora molto basilare: le chitarre ed il basso sono infatti più basse di volume rispetto alla batteria, la quale, invece, emerge in primo piano con una resa secca dei propri pezzi, ai quali è aggiunto solo un riverbero per rendere i colpi del drummer degli Slayer ancora più funerei. Essendo "assassino" la traduzione del nome del gruppo in italiano, il testo di questa traccia si rivela particolarmente azzeccato, poiché descrive in maniera dettagliata il modus operandi del perfetto serial killer. Dalla cella, ritenuta l'alloggio per tutti i pazzi criminalmente pericolosi, viene udita la sentenza alla quale, in teoria, il criminale dovrebbe attenersi; la pazzia però è un qualcosa che solo convenzionalmente definisce questo essere non del tutto umano e ciò che gli attanaglia la mente è qualcosa di più profondo, un patto stretto fra lui e la parte dominante del suo ego a cui dovrà attenersi fino alla fine dei suoi giorni. Ogni omicidio non è altro che parte di un rituale, una cerimonia di questo macabro accordo con l'oscurità nella cui celebrazione non sono ammessi errori. La stessa evasione dal carcere è per il killer un gioco con il quale sfidare la sua fedeltà al patto ed il sistema giuridico non può assolutamente tenere testa ad un'entità superiore come quella che si appresta a compiere dei delitti sotto il naso delle forze dell'ordine. Il contrasto fra il purismo della società e la visione interiore di un individuo catalogato come "folle" secondo una scala di valori posti a priori costituisce il centro tematico di queste liriche: per quanto atroci e violente possano essere le sue azioni, esse andranno sterilmente inserite all'interno dell'archivio della polizia, facendone quindi un codice archivistico, e tutto il dolore dei parenti delle vittime andrà ad accostarsi a quello di altri i cui cari sono stati massacrati da altri assassini. Non c'è posto per i sentimenti dunque, ma solo per la burocrazia che constata, decreta ed archivia; le "grandi gesta" che rendono un killer diverso dagli altri sono quindi destinate a svanire nell'immenso oceano giuridico dei tribunali.

Aggressive Perfector (Fast Version)

Girato il lato del vinile troviamo poi "Aggressive Perfector (Fast Version)" (trad. "Perfezionatore Aggressivo", versione veloce), una delle prime creazioni degli Slayer alla quale è sempre stato riservato un posto d'onore nelle pubblicazioni più di nicchia della band: dalla prima comparsa nell'EP "Haunting The Chapel" infatti confluì successivamente in "Live Undead" e nel singolo di "Postmortem"; il legame che i quattro musicisti statunitensi hanno con questo pezzo dunque resta sempre saldo con il passare degli anni e questa nuova versione sembra ormai aver definitivamente sostituito quella più lenta anche fra i gusti dei fan. Giusto per mettere in chiaro le cose, la canzone parte subito con un riff di chitarra in puro stile old school; le plettrate viaggiano secche e scarne sulle corde dello strumento, che dopo appena due giri in solitaria viene seguito anche da batteria e basso per una partenza a dir poco corrosiva. Il sound della band è ancora legato alle radici underground, le distorsioni sono quindi secche e lo sviluppo nel complesso è studiato appositamente per farci fare headbanging fino alla definitiva torsione della nostra cervicale. La struttura si mantiene sempre lineare, sorretta dalla batteria di Dave Lombardo che, salvo qualche rapido ed incisivo passaggio, non abbandona mai il proverbiale tupa tupa di cui tutti i thrasher sono follemente innamorati. Sono ancora una volta le chitarre a dare la varietà al pezzo: mentre sulle strofe il main riff si mantiene sempre velocissimo e graffiante, nel pre ritornello e nel ritornello sono i powerchord invece a conferire al tutto il giusto stacco. Nella parte centrale inoltre viene sapientemente piazzato un nuovo break di chitarra, un riff del tutto nuovo che verrà prontamente seguito da degli stacchi sui tom per il lancio del successivo assolo che, come di consueto, sarà sostenuto da una batteria il cui tachimetro resta sempre altissimo di giri. Pur trattandosi di un pezzo che altro non fa che ripetere la classica sequenza di stofa-ritornello, questa versione più spinta di "Aggressive Perfector" si rivela una chicca a dir poco succulenta per tutti gli amanti della vecchia scuola thrash. Una particolare menzione d'onore va poi a Tom Araya, la cui performance vocale, oltre ad essere caratterizzata dallo suo solito stile psicopatico e feroce, abbonda inoltre di quei proverbiali acuti che divennero il suo trademark per eccellenza. La violenza resta anche il filo conduttore dei testi di queste due canzoni: se essa veniva esaltata attraverso la visione di un serial killer pronto ad operare con il favore delle tenebre nel brano precedente, in queste parole essa viene ora analizzata attraverso gli occhi di un maestro che sta per formare un nuovo assassino; una sorta di romanzo di formazione che accompagna il protagonista attraverso un lungo e durissimo percorso che ne farà una macchina omicida senza pietà. La prima cosa che il formatore invita il suo discepolo a fare è di seguirlo gettandosi alle spalle tutto il suo passato, vissuto nel rispetto di regole che col tempo non hanno fatto altro che farlo diventare un debole. Tutte le regole con le quali è stato cresciute devono essere abbandonate affinché la sua mente sia libera da ogni preconcetto e possa essere riempita nuovamente con le vere nozioni che ne faranno un sicario spietato a cui il mondo non sarà mai in grado di tendere tranelli di sorta. Come una lavagna che viene pulita con il cancellino conclusa una lezione, allo stesso modo la testa dell'allievo deve essere ora rispolverata, per essere in grado di capire come l'aggressività non sia più una cosa negativa ma diventi la chiave per saper affrontare e sconfiggere tutti gli avversari che la vita gli porrà sul cammino. Se prima erano il dialogo e l'umiltà a guidarlo nel cercare una soluzione di fronte ad un dissidio con un avversario, adesso saranno l'astuzia ed il cinismo a guidare le sue azioni, che immediatamente si susseguiranno come una sequenza di percosse atte a neutralizzare l'opponente in pochi e rapidi colpi. Nella visione che gli Slayer hanno del mondo esiste solo l'opposizione fra l'io e la massa, fra l'intrinseco e l'estrinseco fra il bene ed il male; la musica della band americana trova dunque nella dicotomia il proprio archetipo tematico da diffondere su vasta scala attraverso delle vere e proprie martellate che ci arrivano all'orecchio come brani thrash metal travolgenti e da pogo assicurato. Non è un caso che nei filmati dal vivo del gruppo questa nuova versione facesse letteralmente esplodere la bolgia non appena iniziasse il riff di apertura e con questa e molte altre loro canzoni quindi, Tom Araya e soci si sono saputi proporre fin dai loro esordi come profeti della violenza sonora.

Conclusioni

"Criminally Insane" è dunque il singolo che ogni fan degli Slayer che si definisce sfegatato deve avere. Pur essendovi contenute solo due canzoni, su questo vinile viene proposto un semplice ma efficacissimo biglietto da visita di un gruppo che era destinato fin dalla propria nascita a diventare il simbolo di un genere. Sebbene si tratti comunque di due "esperimenti", i brani sono comunque curatissimi nel minimo dettaglio per fornire agli appassionati un lavoro di tutto rispetto: il mixaggio generale, ascoltato oggi, è ancora un pò primitivo, ma se consideriamo la data di pubblicazione di questo singolo, indubbiamente gli Slayer vollero che sugli scaffali giungesse un vinile che valesse il prezzo di costo in tutto e per tutto. Entrambe le canzoni infatti possiedono infatti dei suoni che, per quanto da rivedere, escono tuttavia limpidi e cristallini, specialmente quando il disco gira sui vecchi impianti che erano tanto in voga egli anni Ottanta;  per quanto le orecchie dei thrasher siano abituate alle sonorità grezze e carichissime di gain, con il remix di "Criminally Insane" e la versione più veloce di "Aggressive Perfector" ad esse giungono così due piccole chicche da conservare ed ascoltare ingannando l'attesa del prossimo album, magari iniziando già a fare riscaldamento in fatto di headbanging. A differenza di altri artisti che puntano ai singoli come pura trovata commerciale, la band di Los Angeles guarda ad essi come dei piccoli omaggi da regalare (metaforicamente si intende) ai propri seguaci: la scelta oculata delle canzoni da includere, il formato in vinile ed in questo caso due versioni alternative di due brani, lasciano intendere che gli Slayer non hanno nulla da nascondere ai propri seguaci: ogni bootleg registrato alla bene e meglio durante i concerti, ogni versione demo ed ogni presa diretta casalinga sono importanti tanto quanto le pubblicazioni ufficiali realizzate in studio, perché nel Thrash Metal l'attitudine riesce a scavalcare ogni futile discorso legato alla qualità oggettiva del prodotto. Il successo planetario dei grandi maestri di questa musica (MetallicaMegadethAnthrax, gli stessi SlayerKreatorSodom, Destruction ecc.) poggia in primis sul primordiale scambio di demo che si faceva tra fan all'inizio degli anni Ottanta, di musicassette e di vinili di cui si andava alla sfrenata ricerca come se fossero il santo graal, perché prima di tutto veniva la passione e poi, se mai, la pulizia del suono o l'ufficialità del disco. "Criminally Insane" è dunque non solo la pubblicazione conclusiva della campagna promozionale di "Reign In Blood" ma è anche un tassello di quella fase storica che ha contribuito a far diventare i suoi autore dei veri e propri dei in materia e se Tom Araya e soci oggi possono vantare la fortuna di vivere di musica è proprio grazie a quei fan che per avere questo vinile magari hanno vissuto delle avventure al limite del romanzesco.

1) Criminally Insane (Remix)
2) Aggressive Perfector (Fast Version)
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