SIX FEET UNDER

Warpath

1997 - Metal Blade Records

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
02/06/2015
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione Recensione

A distanza di due anni dal loro precedente album, i Six Feet Under sono ancora sul piede di guerra con "Warpath" nel 1997 con la Metal Blade Records, anche la formazione rimane la stessa del precedente album con: Chris Barnes alla voce, Allen West alla chitarra (nello stesso anno esce "Back from the Dead" degli Obituary), Greg Gall alla batteria e Terry Butler al basso. Al pari della formazione anche le premesse rimangono le stesse e si può parlare ancora di un Groove Death Metal che fa del ritmo e della semplicità delle strutture il suo punto di forza, un po' quello che fanno gli AC/DC nell'Hard Rock. Nel primo album abbiamo notato una struttura dei pezzi davvero basilare, a volte troppo, e comunque delle idee ancora confuse perché c'era troppa carne al fuoco ed adottando un metodo unitario di realizzazione delle idee alcune ne risultavano esaltate, altre davvero penalizzate. Si può anticipare immediatamente che questo album conserva tutte le caratteristiche del primo, perlomeno riguardo al songwriting ed all'approccio: la dimensione della band è quella live, lo testimonia l'intramontabile carisma di Barnes, animale da palco ma poco meticoloso in studio (ed anche altrove, se è per questo!). Anche con "Warpath" non c'è un concept, eppure non ci sono pezzi che hanno testi che trattano di argomenti molto differenti tra loro (come avveniva nel primo album) e lo fanno con lo stesso sound: in questa occasione vengono approfonditi i temi a rilevanza sociale (timidamente presenti nel precedente album) che occuperanno un posto di primo ordine in questo lavoro. La grafica questa volta è stata ottenuta da una foto del gruppo sulla quale sono state poste in trasparenza delle grafiche realizzate dallo stesso Barnes: mi riferisco al teschio in posizione frontale e privo di mascella, con un 6 stilizzato, lo stile della grafica è evidentemente tribale, così come anche il logo della band. Questi piccoli cambiamenti di stile segnano gli ulteriori passi verso lo stile e l'identità che assumerà il gruppo negli anni successivi, Barnes non abbandonerà mai completamente i testi splatter (e sarebbe stato un peccato) ma avrà altre priorità col tempo e come stile si sposterà sempre più sul tribale per poi affrontare anche temi sociali. Altro dato fondamentale, per restare in tema Barnes, è la sua voce che in questo album sconta un certo calo, specie nelle tonalità medie.

War Is Coming

Iniziamo l'ascolto con "War Is Coming" (La guerra sta arrivando), l'inizio ci fa sentire una sirena d'allarme bombardamento da Guerra Mondiale, una bella chitarra spara subito un riff acchiappone e coinvolgente, secco, basilare ma vincente per la semplicità e l'attitudine piaciona. Un rullante in evidenza, stacco e poi subito la voce, messa molto in primo piano nel missaggio. Quello che si nota immediatamente della voce di Barnes è un calo nelle tonalità medie, mentre nell'album precedente le parti vocali erano molto gutturali, in questo caso si è spostato verso tonalità medie, però il risultato è che è costretto a spingere molto e questo cercare di produrre le note gli provoca non poco sforzo, è meno a suo agio e la voce si spezza quasi sempre sul finale, nelle parti più melodiche. Dopo una parte veloce, quasi rappata, arriva un ritornello vincente accompagnato da un rallentamento strumentale: la batteria è spesso statica e può contare solo sui piatti per portare tempi più veloci o inserire variazioni, il basso sostiene la chitarra che si muove su spazi basilari ma leggermente più melodici rispetto al precedente album. Il groove è pazzesco, anche se la voce stenta e si affatica nel tentativo di rendere le note, la sofferenza vocale si inserisce bene nel contesto e rende più minaccioso il risultato, le dinamiche sono molto evidenti ed anche la chitarra si è spostata su un repertorio più medio rispetto al precedente album. Il growl gutturale compare raramente e lascia il posto ad una via di mezzo tra scream e growl medio-alto nel ritornello, nella parte centrale del pezzo c'è una variazione con rallentato, poi stacco di batteria e si ripete per l'ennesima volta la strofa e ritornello. Il finale è una versione calante del ritornello, con la voce molto sfiatata. In definitiva un bell'inno guerresco, eppure i limiti vocali di Barnes sono evidenti. Il testo parla di questa guerra in arrivo, alla quale dobbiamo prepararci come meglio possiamo, prevista da profezie di sventura che hanno predetto che la fine è vicina. L'evento ha la natura di una specie di guerra tutti contro tutti, in cui solo i più capaci e determinati possono sperare di sopravvivere e chiunque nutra dei dubbi farebbe meglio a farla finita subito senza nemmeno mettersi in gioco; bisogna armarsi specialmente di volontà di uccidere, sparare per uccidere perché altrimenti lo faranno loro. In questo passaggio si può notare una certa analogia con le tematiche espresse in "Human Target", nel precedente album: la cosa può essere interpretata sia superficialmente o anche come una metafora per descrivere una società in cui, appunto, è una guerra contro tutti e solo chi è più spietato sopravvive, tutti gli altri vengono sottomessi. Un proiettile colpisce il fianco, ma bisogna resistere, bisogna lasciare che il dolore delle ferite che ci vengono inflitte funga da incoraggiamento piuttosto, ci aiuti a concentrarci; è risaputo come nelle situazioni disperate le persone con grande risolutezza traggono una forza che nemmeno sapevano di avere, forse l'effetto dell'adrenalina forse lo stato di trance dovuto alla forte necessità. Il testo è molto positivo insomma, ha un approccio cinico ma è pur sempre un incoraggiamento a non farsi abbattere dalle difficoltà e rispondere al fuoco col fuoco, a non farsi sottomettere.

Nonexistence

Il secondo pezzo è "Nonexistence" (Inesistenza), inizio con chitarra e piatti, poi il sound si riempie e lo stesso riff cadenzato prosegue in modo moderato e massiccio. L'intervento della voce è irruento: frasi veloci che si accavallano l'una all'altra, registrare in sovrapposizione, anche in questo caso si può notare una voce che cerca di eseguire melodie lavorando nel registro medio-alto, anche in questo caso la voce sconta le stesse problematiche. In una parte successiva la base rallenta e la voce prende sonorità più gutturali, che poi alterna con un pulito altrettanto grave, in questo caso la voce è a proprio agio e riesce ad essere espressiva senza sofferenza. Il groove strumentale è garantito da una chitarra, che in questo album ha uno stile un po' più vicino al Rock/Metal e più lontano al Death (anche come timbro), batteria e basso in questo caso sono abbastanza statici e si limitano a seguire con delle parti minime e basilari. Successivamente una parte melodica di chitarra (le avevamo sentite ed apprezzate anche nel primo album), in questo caso l'assolo che ne esce potrebbe stare bene sia in contesto Rock che Thrash Metal, si riprende subito dopo la strofa che prevede un botta e risposta vocale, poi di nuovo si ripropone il ritornello con alternanza di scream e growl. Possiamo notare come la violenza venga messa in secondo piano rispetto al groove che in questo lavoro predomina in modo evidente, ogni riff di chitarra è da headbanging obbligatorio e la dimensione del pezzo è quella di essere suonato dal vivo assolutamente. Già da questo secondo pezzo si può capire che l'elemento Death Metal è andato scemando in favore del groove, ma avviene senza sacrificare la velocità e senza che i suoni siano così gravi come nel primo album. Il testo è molto breve perché la stessa parte si ripete per molte volte, questa inesistenza alla quale si riferisce è quella del feto che sta ancora nel grembo materno, protetto dalla tempesta che infuria all'esterno. In prima persona il testo dice che dovrebbe cavarsi gli occhi, tagliarsi la lingua a forarsi le orecchie ma ancora non è nato, è solo un bambino nel grembo, poi una parte di testo più significativa recita "We just want the truth now / We just want to know" (Vogliamo solo la verità adesso / vogliamo solo sapere); questo passaggio lascia intendere un'allusione se si pensa al tris non vedo, non sento e non parlo che sembra essere suggerito dalla serie di mutilazioni citate. L'intero testo potrebbe essere quindi una metafora della condizione della società che viene lasciata all'oscuro di ciò che avviene: non può vedere molte cose che succedono e che vengono nascoste agli occhi del popolo, non può dire la propria in capitolo su molte scelte fatte dall'esecutivo e l'informazione è parziale e scadente. Di qui il risultato di sentirsi come non ancora nati, ancora all'interno di un grembo materno, che però in questo caso invece di essere prodromico alla nascita la impedisce, mantenendoci sempre in uno stato di non-vita.

A Journey into Darkness

Si continua con "A Journey into Darkness" (Un viaggio nell'oscurità), inizia suito in modo anomalo con una chitarra con una distorsione da Rock, anche il riff richiama le stesse sonorità e ritmi, poi ci pensa una chitarra melodica sovrapposta a mettere ulteriormente in chiaro le cose: si sta passando ad atmosfere decisamente Rock. Il tempo è ritmato ed anche in questo caso batteria e basso possono fare davvero poco, rimangono confinati nelle parti basilari, la chitarra è molto espressiva nella semplicità della parte che ha un ritmo che coinvolge, la voce ha lo stesso timbro sentito negli altri pezzi, forse meno aggressiva e più tendente al melodico. Il risultato è qualcosa di meno incisivo, ma a questo punto possiamo iniziare a parlare di un Death'n'Roll, finalmente uno stacco in cui la batteria può esprimersi di può col doppio pedale, la voce è sofferente ed arranca - la cosa potrebbe anche avere effetti positivi all'ascolto ma tecnicamente è uno strazio - poi un ritornello in cui un coro è un veloce botta e risposta tra il cantato principale e delle parti vocali sovrapposte. Una parte in cui la chitarra viene lasciata sola, in questo album il sound non è pompato e distorto come il precedente e quindi c'è meno impatto ed il groove risulta più melodico; segue una parte con voce pulita, a volume molto basso e sovrastata dalla musica, che poi si sente quando si trasforma in scream. Questa volta si deve concludere che la base è ben fatta e la voce non è nelle corde giuste, si trova a disagio: forse si tratta di una scelta precisa per rendere la proposta musicale più vicina al grande pubblico, specie quello del Rock, però in questo modo si penalizzano molti aspetti artistici; il pezzo comunque è breve con poco più di due minuti. Altro testo con risvolti sociali, che sembra collegato al precedente, nel senso che ne spiega il significato visto che esordisce con una riflessione sul fatto che le nostre vite sono controllate da persone che non conosciamo, mentre invece dovremmo poter vedere e sentire le cose che ci nascondono, dovremmo liberarci da questa dittatura, liberarci dall'oscurità, da quelli che cercano di emarginarci; le cose devono cambiare altrimenti saremo tutti morti. Altro testo di protesta sociale, questa volta più chiara e forte. In questo testo Barnes si rivolge agli altri in prima persona, è un testo da aizzatore di folle, breve ma coglie nel segno proprio grazie al suo modo di porsi genuino.

Animal Instinct

Il quarto pezzo è "Animal Instinct" (Istinto animale), l'inizio ha delle stoppate mentre un riff veloce di chitarra apre le danze, la batteria è martellante e si parte subito col ritornello che è secco e semplice. Poi una parte con degli scream che creano atmosfera malefica, il growl che arriva è meno melodico e si avvicina di più a quello che abbiamo ascoltato nel primo album; la differenza è che la parte strumentale in questo caso è più veloce. Si distinguono due chitarre, una veloce ed una lenta, poi un bridge che rallenta decisamente il pezzo portandolo ai tempi lenti del precedente album, dopo stacco con scream ed il pezzo riprende velocità con delle parti ossessive e ripetitive di voce. E' un pezzo che vuole incidere, vuole mettersi in testa e comunque vuole essere più aggressivo dei precedenti e ci riesce; la parte rallentata, adesso che la voce è più alta di tonalità, è davvero molto espressiva e funziona molto bene, il groove è tanto ed è merito dell'alternarsi di parti lente e veloci. Il finale è una variazione della strofa che funziona molto bene, un growl melodico ed alto, fatto di gola (sarà stato molto doloroso?), straziante e distruttivo. Si ripete il ritornello, parte molto cadenzata in cui il basso emerge prepotente mentre la voce incalza ripetendo "survival", c'è spazio anche per una variazione di batteria. Riprende la parte della strofa con gli scream che si spostano, in surround, da un lato all'altro per sorprendere l'ascoltatore e coinvolgerlo ancora di più, ancora il bridge e poi il finale rallentato. Un pezzo che funziona bene questo: prende le cose positive dello scorso album (i tempi lenti che comunque accentuano il groove) ed aggiunge le innovazioni apportate da questo (i tempi veloci che alternati coi lenti valorizzano la struttura del pezzo, ma specialmente il timbro di voce più alto). Il testo parla di una feroce sete di sangue, il protagonista afferma che ucciderà fintanto che avrà vita, morti terrificanti ed urla che rimangono inascoltate. Si ripropone ancora una volta il tema della lotta per la sopravvivenza, in cui la propria volontà di vivere diventa necessariamente la volontà di uccidere il prossimo. Mentre con altri testi si parlava principalmente di una necessità di difesa, ossia sparare agli altri affinché questi non ci mettano i piedi in testa, in questo caso è una precisa volontà di aggressione determinata, però, dalla necessità della sopravvivenza, appunto: l'istinto animale che contraddistingue le bestie feroci. Un atteggiamento del genere, prosegue il testo, non si può fermare perché è proprio della natura di questo protagonista che continuerà ad uccidere. Un testo abbastanza semplice e diretto, una deviazione dai temi sociali che sono stati trattati in precedenza, ma nonostante questo - visto che viene ripreso il tema della lotta per la sopravvivenza e della legge della giungla - molto vicino ad essi concettualmente. Come inserire questo testo in un possibile concept? Una lettura sistematiche dei diversi testi suggerisce che, mentre nei testi precedenti si parlava di una sorta di disobbedienza sociale - nella misura in cui diversi individui non si conformano ai dettami di un governo, dittatoriale, nel quale non si riconoscono - in questo caso si parla addirittura di una ribellione, un'aggressione vera e propria giustificata/ispirata dall'istinto di sopravvivenza; che ci possa essere una lettura in tal senso è un'ipotesi, il lettore potrà formarsi la propria opinione.

Death or Glory

Il brano successivo è una cover degli Holocaust (storica band Heavy Metal) e si tratta di "Death or Glory" (Morte o gloria), il cambio di sound si avverte immediatamente sulla chitarra che si fa leggermente più Heavy, il tempo della batteria riprende lo stesso stile ed il basso cavalca, la voce - un po' troppo alta di volume tanto da far pensare ad un karaoke - si inserisce in modo melodico e sporco, su tonalità medio-alte, sfiatata e sofferente nel tentativo di eseguire la melodia. Strumentalmente il pezzo spacca, trasmette il groove necessario ed è molto convincente, la voce ha alti e bassi: nelle parti più atonali e gravi rende di più, quando cerca di seguire la melodia e spostarsi nelle tonalità alte soffre, ma anche questo potrebbe rendere l'interpretazione più marcia e cattiva e quindi potrebbe essere un pregio, se presa nel verso giusto. La chitarra, visto il genere, si prende molto più spazio rispetto agli altri pezzi, specie nella strofa dove sembra essere in primo piano; il rullante è un po' troppo secco, poco ritorno, mentre il ride ha un volume abbastanza alto (eccessivo rispetto agli altri piatti), questo aumenta l'incisività ma ottiene anche l'effetto di far perdere profondità alla batteria che, comunque, è poco curata nel missaggio di questo pezzo. Il pezzo scorre veloce senza momenti particolari, un pezzo reso bene ma non esaltante. Nel testo il protagonista è annoiato di tutto, non ha bisogno di niente, di ragazze o cose del genere, gli basta l'amore per il suo coltello col quale cammina solitario, per le strade notturne della città con intenti omicidi. Amato da nessuno continua ad aggirarsi e l'intento omicida si fa più forte ogni giorno che passa, quindi canta una canzone per la morte o la gloria, nella speranza di vincere la propria battaglia e sciacquare tutta la merda che c'è per le strade. In questo testo viene descritto una sorte di giustiziere della notte, che si aggira per le strade in modo oscuro ma con intenti benevoli, una sorta di Batman che, seppure burbero, solitario e dai modi discutibili, ha intenti favorevoli per la buona gente ed ha solamente intenzione di liberarsi di tutta la feccia della società. In questo caso non abbiamo un attacco contro le autorità, del resto il testo è di un altro gruppo, e forse Barnes apprezzava la musicalità del pezzo ed il fatto che si legasse, in qualche modo, con le tematiche esposte nel brano precedente.

Burning Blood

Segue "Burning Blood" (Bruciando sangue), un inizio molto lento questa volta, i tempi sono cadenzati e trascinati, la voce interviene bestiale e funziona alla grande, un'aggressione animalesca. Si tratta di un riff di chitarra basilare, ripetitivo in maniera ossessiva, sul quale la voce infuria con delle parti accelerate, lo stile è molto Death Metal ed il groove è enorme, pezzo molto riuscito che colpisce e trascina, la vocalità ricorda i lavori coi Cannibal Corpse mentre la parte musicale ricorda i lavori del precedente album dei Six Feet Under, eppure è più matura. I tempi sono martellanti, l'aggressione va avanti con delle variazioni della strofa, poi arriva il momento dell'assolo nella parte centrale del brano, è brevissimo, poi una parte in quello scream acuto e molto grattato, il pezzo è una goduria di brutalità. Altra parte cadenzata, parti gutturali che all'improvviso si alternano a scream di vario tipo, strutture vocali imprevedibili ed in continuo cambiamento; parti incisive e molto convincenti, se Barnes avesse cantato così in tutto l'album ci avrebbe regalato un capolavoro indimenticabile, si sente anche che è a suo agio. Sul finale cerca di essere melodico, ottenendo risultati pessimi e sgolandosi. Un pezzo davvero notevole, se facciamo finta di non aver sentito il finale, che ci mostra un buon equilibrio di groove, brutalità e nel quale Barnes riesce ad essere a proprio agio cantando: tanto da concedersi molte variazioni e da rimanere espressivo dall'inizio alla fine. Il testo, questa volta, rievoca l'immaginario splatter: c'è una vittima crudelmente legata ai polsi e disposta sul tavolo, ormai ha perso ogni traccia di umanità a causa delle torture subìte, gli occhi ormai sono gelatinosi a causa delle iniezioni chimiche; il torturatore non mostra alcuna compassione, non dà alcun valore alla vita umana e la morte arriva lentamente per la vittima. I muscoli compiono dei movimenti involontari, tremando in modo spasmodico durante la lenta morte agonizzante, il carnefice gode della tortura che sta infliggendo traendone piacere fisico, nessuno è mai sopravvissuto alle sue insopportabili torture, un odio sconfinato per la vita. Attratto con l'inganno, picchiato e poi ucciso, una morte a sangue freddo; le ossa poi sono state bollite, sangue che scorre mentre l'anima esala dal corpo privo di vita. Un testo che avremmo potuto leggere tranquillamente nei Cannibal Corpse di qualche anno prima, Barnes non riesce - e forse nemmeno vuole - distaccarsi completamente da questo tipo di tematiche, anche in un album a prevalenza di testi con implicazioni sociali. Nel precedente album c'erano più testi in questo stile, però la valutazione non era stata altrettanto positiva perché erano penalizzati dall'approccio strumentale incerto, in questo caso invece è molto godibile.

Manipulation

Andiamo avanti con "Manipulation" (Manipolazione), anche in questo caso spetta ad un riff solitario di chitarra iniziare il pezzo, la batteria interviene poco dopo assieme al basso, la voce si muove su tonalità medie ma, non essendo melodica, è incisiva e piena di vigore, la variazione porta più cadenza al pezzo e lascia emergere il lavoro del basso; poi subito un'altra parte in cui basso e chitarra si staccano e la voce accelera, ancora molto buono il risultato. Poi, senza tregue, un'altra parte in cui la voce passa da un growl alto ad una parte pulita - che si perde nel silenzio e si percepisce a malapena - per poi tornare alla strofa iniziale. Un pezzo che non accenna mai a fermarsi, rimane sempre bello carico e tosto, dura poco ma ogni secondo è pieno di groove ed aggressività. La voce fa un buon lavoro, quasi prevalentemente ritmica, colpisce perché si distacca sempre dalla base, spesso raddoppiando i tempi. I tre minuti trascorrono rapidamente e portano il pezzo ad un finale secco. Il testo, anch'esso breve, si compone di poche parti che spesso vengono anche ripetute più volte: è molto rabbioso ed il protagonista esordisce dicendo di non parlargli della libertà e dell'essere liberi perché non è il caso: la sua mente è sua, gli altri vorrebbero amputargliela, la sua mente è sua e di nessun altro. La manipolazione però è dietro l'angolo e minaccia di rubare questa mente e questa preziosa identità che racchiude, ci sono persone che vorrebbero portargli via la mente attraverso il controllo manipolativo, privarlo della mente e della capacità di autodeterminarsi consapevolmente, di renderlo schiavo tramite la manipolazione e le bugie. Ecco un altro testo che prende temi sociali, che sono sempre gli stessi: in questo caso il protagonista è di nuovo vittima del sistema, un sistema che si fa subdolo ed ingannevole e tenta la strada della manipolazione, usando anche paroloni come libertà mentre in realtà non sta facendo altro che asservire la società alle proprie sporche esigenze.

Recensione

L'ottavo pezzo si chiama "4:20", ha un inizio con riff di chitarra solitario, in stile abbastanza Rock, anche se la distorsione è pesante, poi una voce assurdamente rumorosa se ne esce con un "wow" da live; riesce a trasmettere bene l'atmosfera spensierata e casinara dei concerti dal vivo, vera dimensione della band in causa. Il tempo è lento, la voce passa da gutturale a parti più pulite, il respiro si spezza quando passa progressivamente da sporca a pulita (con non pochi danni alle corde vocali), poi la parte strumentale accelera e c'è anche una parte in doppio pedale di batteria, il pezzo prende una dimensione che si pone a metà tra Rock e Death Metal. Si ripete la parte della strofa, quella con la voce che cambia da estrema a pulita, dopo si ripete anche la successiva parte senza nessuna variazione. Questo mezzo mostra un netto miglioramento rispetto al materiale del precedente album, resta il groove, certo, però non è reso con parti monotone e sempre uguali, ci sono molte variazioni ed i riff non durano un'eternità. Il fatto di cantare passando da sporco a pulito, senza l'adeguata preparazione tecnica, non era affatto una cosa scontata all'epoca e dimostra non poca apertura mentale e voglia di rimettersi in gioco da parte di un artista che comunque avrebbe potuto vivere di "rendita" artisticamente, mentre invece decide di rinnovarsi cimentandosi in una musica molto diversa da quella che l'ha reso famoso. Il pezzo continua, esplosivo e cattivo, la resa è massiccia come avrebbe voluto essere lo scorso album, le parti sono più creative, una parte cadenzata in stile Death Metal sulla quale si avvicendano diverse voci brutali, spesso sovrapposte. A sorpresa un assolo di chitarra, che finalmente riesce a prendersi lo spazio che merita, alternando parti lunghe e fischiate a passaggi più veloci, lo stile è a metà tra Thrash e Rock. Riprende la strofa melodica e la parte seguente come già avvenuto in precedenza, riascoltarla è un piacere perché le parti variano velocemente e scorrono in modo piacevole fino al finale. Il testo ha un contenuto che, all'inizio, sembra avere addirittura il tema della meditazione mentre questa voce ti dice di trattenere il respiro, lasciare che la natura faccia effetto, il tocco del velluto strofinato all'anima, pensieri di cose che si sono sempre conosciute - forse nel proprio inconscio - e finalmente una consapevolezza di sé. Ci si lascia andare alla percezione entrando in quella che è la vera realtà e dunque il protagonista esclama di poter vedere dal proprio terzo occhio, concetto questo che richiede un approfondimento: il terzo occhio si riferisce ad un punto nel ajna chakra (il chakra della fronte) dove ha luogo un senso, ulteriore, capace di conferirci una sensibilità ulteriore atta a percepire cose oltre l'ordinario. Il concetto del terzo occhio è proprio della religione orientale in generale, principalmente in quella hindu, è il sesto chakra primario e governa l'intelletto e l'intuito, viene raffigurato come un fiore a due petali bianchi e viene spesso raffigurato vicino alla sillaba Aum (o meglio ancora i Pranava Om) che è il supremo suono della creazione (con la quale ritengono sia stato creato l'universo e che spesso, com'è noto, viene usata nella meditazione); anche nell'antica religione cinese (sia nel taoismo che nel buddismo) c'è la pratica del Qigong che consiste nel concentrarsi, ad occhi chiusi, su un punto centrale della fronte in modo da cogliere l'equilibrio universale; concetto che poi è passato anche nel cristianesimo misticista che, come spesso ha fatto, l'ha mutuato da altre religioni e stravolto: in questo caso il terzo occhio viene ritenuto come condanna al pensiero dualistico (ad esempio all'opposizione bene/male di tipo manichei sta) e, attraverso il ricorso alla Trinità, rappresenta "having the mind of Christ" (avere la mente di Cristo; Rohr, Richard "The Naked Now: Learning to See as the Mystics See"). Inutile a dirsi che questo concetto del terzo occhio è stato sfruttato largamente dalle religioni New Age, che hanno fatto razzia di concetti sparsi qua e là nelle religioni misti cistiche ed orientali in generale, spesso anche in modo ingenuo se non addirittura banale. Il testo prosegue con altre esortazioni ad espandere il proprio io interiore, a raggiungere altri livelli di consapevolezza, l'ora sta arrivando, manca poco e poi finisce dicendo che sono le 4:20? voglio sperare che questa sia stata una trovata goliardica e si riferisse all'atto dello svegliarsi richiamati dall'allarme della sveglia, lo spero proprio perché sarebbe goliardico in modo grandioso.

Revenge of the Zombie

Proseguiamo con "Revenge of the Zombie" (Vendetta dello zombie), un tribale di batteria ed un riff di chitarra veloce, poi inizia una parta in stile Hard'n'Heavy ben fatta, la voce è gutturale e cattiva. Il pezzo è piacevolmente veloce, frenetico, feroce, quella velocità della quale si sentiva troppo la mancanza nell'album precedente adesso arriva con gli interessi! Il groove in questo caso è garantito dalla batteria, a rullante martellante e fisso, le parti vocali sono incisive con finale in scream acuto. E' impossibile rimanere fermi mentre si ascolta questo pezzo, ha un groove particolarmente coinvolgente, non vorrei azzardare troppo, ma la melodia di chitarra ha un qualcosa di orientaleggiante, anche nel tempo e nelle cadenze (forse si sente qualcosa di simile nei Melechesh). Poi arriva il ritornello a fare piazza pulita: delle parti frenetiche di voce passano da un lato all'altro nel surround, mentre un coro scandisce "revenge of the zombie", è un ritornello concepito per stamparsi in testa e per essere gridato a squarciagola durante i concerti. La durata del brano è ridotta, ma quanta potenza? è un brano asciutto, si capisce che la brevità dipende dal fatto che è stato concepito per scorrere veloce, senza riempitivi e tutta sostanza. Pezzi del genere sono delle sfuriate tipo "Hammer Smashed Face" (Cannibal Corpse) ed hanno il merito di colpire dritto al bersaglio con ferocia e senza particolari virtuosismi tecnici. Il testo, chiaramente, è in stile splatter, uno zombie che scappa dalla tomba, con il cranio infestato di larve ed i vermi che si cibano delle cervella, la pelle è verde e si vedono ancora i fori di proiettile, mezza faccia è marcita ed è assetato di sangue! Si aggira a caccia, uccidendo, con un coltello da macellaio in pugno, poi la frenesia in cui viene ripetuto ossessivamente "revenge of the zombie" e poi si descrivono le mutilazioni che lo zombie provoca nelle sua vittime, tagliando ed infilzando per poi arrivare a creare un'armata di zombie con la propria magia. Il testo rispecchia la concezione musicale del pezzo, è diretto, senza giri di parole e senza neanche un particolare senso logico. Il tema non viene preso da un punto di vista horror, come accadeva con alcuni brani del precedente album, ma ha lo stesso stile che Barnes adoperava nei Cannibal Corpse. Un brano che sarà certamente apprezzato dai nostalgici di quella era.

As I Die

Il decimo pezzo è "As I Die" (Mentre muoio), stacco di batteria e si inizia con un tempo veloce, c'è molto groove ed anche questo pezzo sembra funzionare bene, la batteria ha più spazio con delle parti di doppio pedale e rullante più ritmato e mobile, la chitarra rimane stabile, assieme al basso, in un riff semplice, mentre le variazioni questa volta sono demandate alla batteria. Interviene una strofa in cui la chitarra fa accordi più aperti, rallentando, e c'è un ritornello, la voce è ancora veloce, con molte pause strategiche che rendono il ritmo più coinvolgente. Si ripete la stessa struttura, veloce, poi una parte con assolo di chitarra, fischiante e melodica, questa volta se la prende comoda e sviluppa meglio l'assolo con più spazio, ci sono evoluzioni sonore su scale, l'assolo non accenna a smettere e ce n'è per tutti, un pezzo più semplice in cui si dà più spazio agli strumenti - forse anche un riempitivo - eppure riempie bene! Merito dei tempi più incalzanti e del fatto che si è lasciato più spazio alla chitarra perché è bene ricordare che stiamo parlando pur sempre di West, non di un chitarrista qualsiasi. Riprende incalzante la strofa, la voce è gutturale, a tratti acuta, veloce e ricca di pause espressive, per fortuna la parte non è molto melodica e quindi non ci sono inconvenienti tecnici. Si ripete quindi la stessa struttura, poi, quando si arriva al ritornello, questo viene ripetuto molte volte, sfumando, per quasi un minuto intero (forse era davvero un riempitivo, però ci può stare considerata la durata complessiva ed il livello generale dell'album). Non particolarmente spettacolare eppure solido, nella sua forma: la melodia c'è ma non è preponderante rispetto al ritmo, ha tutto l'aspetto del riempitivo però ha il merito di lasciare spazio agli strumenti che quindi si mettono in mostra dopo essere stati in secondo piano per tutto l'album; questo pezzo è un modo per divagare ed offrire spunti anche per gli ascoltatori strumentisti. Nel testo ci sono le riflessioni di un uomo, torturato, che aspetta la morte impazientemente, una sofferenza atroce e quasi insensibile, a malapena vivo quest'uomo inveisce contro i propri aguzzini implorandoli di non lasciarlo morire in questo modo orribile. Una morte lenta, non riesce a dormire, distrutto fisicamente e psicologicamente, in attesa della morte che sarà una liberazione. Il testo si ripete molte volte, identico, non ci sono molti particolari truculenti e si vuole evidenziare principalmente l'aspetto psicologico della condizione descritta. E' lontano dai testi con temi sociali, ma è anche lontano dai testi splatter, si pone come una via di mezzo ma è concepito in modo disordinato e la povertà di idee si manifesta nella ripetizione delle stesse parti per molte volte. Se volessimo fare un parallelo coi testi a temi sociali potremmo dire che questa lenta agonia è un supplizio inflitto dai dittatori, specie se pensiamo al testo sull'ingiusta detenzione, però sarebbe troppo azzardata una spiegazione del genere e diventerebbe un voler cercare un senso a tutti i costi.

Night Visions

Penultimo brano, "Night Visions" (Visioni notturne), anche in questo caso partenza veloce ed anima Thrash con un riffone sporco ed un tupa tupa di rullante, la voce vuole essere essere melodica ma è un'agonia perché si spezza diverse volte, poi una variazione e diventa più gutturale e si spezza proprio nei pochi tratti melodici. Il riff è statico a livello melodico, anche nella variazione, gioca molto sul ritmo e sull'intervento della voce che dovrebbe aggiungere quella melodia che strumentalmente manca, il problema è appunto tecnico: la voce si sforza e convince poco nelle parti melodiche, eppure riesce nell'intento di trasmettere un'idea di sporco e putrido, c'è anche una certa attitudine live nell'esecuzione vocale, con parti che vengono ripetute in modo diverso una dall'altra e parti sporche e pulite che vengono registrate assieme e di seguito. In questo caso, nonostante il ritmo più vivo, sentiamo in pezzo che soffre della stessa monotonia propria dei pezzi del precedente album: il pezzo non convince appieno, arrivati a metà pezzo stiamo continuando a sentire gli stessi due riff che ascolteremo fino all'ultimo del pezzo. C'è un po' di stanchezza compositiva e povertà di idee: questo pezzo è stato mandato in registrazione ancora acerbo, magari in sala prove funzionava bene però si sa che in studio si sentono sempre delle differenze e saltano fuori delle problematiche nuove. Musicalmente il pezzo si pone a metà tra Thrash ed Heavy Metal, affrontati con un approccio particolarmente groovy ed un sound più distorto. Pezzo poco ispirato insomma che finisce così come inizia, rimane poco in mente dopo averlo ascoltato: fosse stato più breve o avesse avuto più alternanze di strofe, o comunque dei cambi di tempo più pronunciati? insomma tanti "se". Il testo ricorda in qualche modo "Tomorrow's Victim" del precedente album, anche in questo caso ci sono delle visioni indesiderate però, invece di essere premonizioni, in questo caso le visioni incoraggiano a commettere omicidi. Spossato dall'insonnia ed assediato da questi incubi piano piano il protagonista perde lucidità, inizia a fare fatica a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, sente di perdere il controllo, quindi si addormenta e poco prima spera che qualcuno lo uccida prima che si svegli, perché chissà quale atrocità potrebbe compiere una volta svegliatosi. Un testo interessante, sebbene poco ispirato e spesso ripetitivo, anche in questo caso si può parlare di riempitivo ed evitare ulteriori approfondimenti. Altro testo poco ispirato, insomma, come il precedente, sembra anche fare l'occhiolino a testi del precedente album nel rievocare atmosfere orroristiche o inquietanti, ci riesce solo in parte.

Caged and Disgraced

L'ultimo pezzo è "Caged and Disgraced" (Ingabbiato e caduto in disgrazia), stacco di batteria e prende l'avvio un riff che richiama, come i pezzi immediatamente precedenti, il mondo Thrash/Heavy Metal, anche in questo caso l'approccio vocale è un ringhio melodico, questa volta c'è più mordente, anche se la voce non è brillante. La parte strumentale è semplice ed interessante, non priva di melodia in questo caso si fa un lavoro più variegato: dagli accordi aperti a parti più martellanti, variazioni più frequenti ma anche questa volta le parti strumentali sono molto simili. La parte vocale è più fantasiosa, una parte è fatta tutta in scream, quasi sussurrata, molte parti si ripetono identiche, o con variazioni davvero minime, il pezzo non è certo brillante e potente come altri. Manca davvero poco per arrivare ai livelli di altri pezzi più vincenti, la materia prima ci sarebbe tutta però manca quel qualcosa a far scattare la molla. Il pezzo è formato da due riff che si ripetono, con pochissime variazioni, per tutto il tempo; a volte anche le parti vocali si ripetono identiche per tutto il riff eliminando quindi quel poco di cambiamento che ci si aspetterebbe da un pezzo (specie dopo aver ascoltato gli altri) e dando un finale debole. Un pezzo acerbo insomma, che avrebbe beneficiato di più cura e studio, che chiude un album che inizia in modo grandioso e si conclude calando e tornando alle incertezze presenti nell'album d'esordio. Si riprendono le tematiche sociali, parlando delle tante persone incarcerate e cadute in disgrazia per non aver fatto nulla di male, solo per aver cercato il proprio piacere, per essere stati loro stessi. Queste persone, prosegue il testo, vogliono avere la libertà, perché libertà è forza, ma sono state incarcerate solo perché erano se stessi. La stessa parte si ripete e poi si conclude con l'affermazione "How can you judge how another one lives?" (Come puoi giudicare come vive un altro?), in questo caso ci si ribella ancora col governo, col sistema giudiziario e carcerario che allontanano ed emarginano persone colpevoli unicamente di vivere la propria vita a modo loro; si può trovare una possibile spiegazione a questo testo se si pensa al consumo di cannabis ed al fatto che è punito col carcere. Più avanti nella sua carriera Barnes si scaglierà ripetutamente contro la carcerazione dei consumatori di cannabis, colpevoli solamente di cercare piacere, definendo un business governativo sia la carcerazione sia il divieto. Lungi dal prendere posizioni personali, mi limito a riferire le sue.

Conclusioni

Ecco che arriviamo al termine di un album davvero importante, viene corretto il tiro rispetto al precedente album - specialmente al limite della lentezza che dava groove, sì, ma eliminava molte altre possibilità - e l'aspetto più Rock emerge meglio ancora, così come l'approccio più melodicamente orientato di alcuni pezzi. Eppure continuano a trovarsi gli stessi problemi in alcuni pezzi, specie i finali, che sono dei riempitivi privi di mordente, fantasia e variazioni che invece erano presenti nei pezzi della prima metà dell'album; i Six Feet Under sono una band a vocazione live, il lavoro in studio serve solamente a cristallizzare dei brani che saranno proposti dal vivo girando il continente intero, eppure un po' di cura in più avrebbe fatto la differenza. La grande novità dell'album è questa enorme quantità di testi a tema sociale, che sono anche molto ben riusciti; anche in questo caso è bene soffermarsi su un punto: per molti fan questa è stata una delusione perché si aspettavano sempre e solo testi splatter, che comunque rimangono anche se pochi, eppure a dover giudicare oggettivamente quei testi splatter sono più adatti ad un gruppo Brutal Death Metal, come i Cannibal Corpse appunto, e meno ad un gruppo Groove Death Metal. Mentre emerge la personalità di Barnes dai testi emergono anche altre caratteristiche, come questa ricerca di un growl melodico che spesso gli fa eseguire delle parti, in modo sofferto, e con un risultato di dubbio gusto; tecnicamente ci sono degli errori, perché usando le corde vocali si fa male ed infatti in alcune occasioni la voce si spezza oppure è rauca; a livello di espressione però mantiene quell'approccio grezzo e marcio che, comunque, rende bene nel contesto musicale di riferimento. In definitiva è un album bello, storico, trascinante e con dei picchi di elevata qualità; che sconta alcuni problemi ed ingenuità che ne fanno calare la valutazione complessiva. La valutazione tiene conto di molti aspetti, non da ultimo la riuscita e la valenza live di questi pezzi, intendiamoci: lungi da me valutare un album studio in funzione di come i pezzi poi vengono proposti dal vivo, ma l'intento di cristallizzare dei pezzi su disco, solo in funzione dei live è troppo evidente per non tenerne almeno parzialmente conto. Si percepisce spesso che voce che è cantata e si muove come se fosse in un concerto vero e proprio, molti passaggi espressivi hanno il carattere dell'improvvisazione e questa è una prova sia ingenua che spettacolare. E' proprio questo approccio genuino, che beneficia del carattere improvvisativo e della personalità carismatica di Barnes ad arricchire il lavoro: è qualcosa di diretto che cerca di trasmettere (riuscendoci in parte) la stessa emozione che si potrebbe trovare a sentire questi pezzi dal vivo, quindi senza la perfezione che spesso si cerca di raggiungere in studio. Questo album merita una valutazione più che positiva in ragione delle altezze e degli apici raggiunti con alcuni pezzi, specie i primi, che hanno un ritmo travolgente, una melodia molto orecchiabile e pur sempre una certa ferocia che accompagna sempre Barnes. Sarebbe stato un lavoro perfetto se non fosse stato per quei pezzi incerti e riempitivi che abbiamo trovato a fine album. Di sicuro un passo avanti rispetto all'esordio incerto, è un gruppo nato come un passatempo ma ormai sta prendendo una dimensione sempre più chiara e forte: con questo secondo album iniziano ad intravedersi gli spunti più Rock, si continua con gli assoli di chitarra ed il ritmo prende velocità. Un bel lavoro di un gruppo più maturo, si è sfiorato il capolavoro senza raggiungerlo per colpa della fretta di registrare o di trascuranze compositive in alcuni brani.

1) War Is Coming
2) Nonexistence
3) A Journey into Darkness
4) Animal Instinct
5) Death or Glory
6) Burning Blood
7) Manipulation
8)
9) Revenge of the Zombie
10) As I Die
11) Night Visions
12) Caged and Disgraced
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