SIX FEET UNDER
Graveyard Classics
2000 - Metal Blade Records

PAOLO FERRANTE
23/06/2015











Introduzione recensione
Ecco che i Six Feer Under sfornano un nuovo album a distanza di un anno dal precedente, si tratta di "Graveyard Classics" pubblicato dalla Metal Blade Records nel 2000. La caratteristica principale dell'album emerge dalla tracklist e consiste nel fatto che è composto esclusivamente da cover di brani famosissimi, classici appunto, del Rock e del Metal. Abbiamo già notato nelle recensioni dei precedenti album, presenti in questa pagine, la propensione dei Six Feet Under alle cover, nella sede live questa propensione era ancora più evidente, che con questo album viene sancita una volta per tutte. La formazione è quella inaugurata con "Maximum Violence", vede: Chris Barnes alla voce, Steve Swanson alla chitarra (ha dimostrato di saperci fare col precedente album), poi confermati Terry Butler al basso e Greg Gall alla batteria. Il lavoro parte con un'idea che potrebbe avere un buon esito: realizzare delle cover di classici del genere Rock e Metal, reinterpretandole nello stile Six Feet Under che si è sempre più consolidato, specie con "Maximum Violence", e proporre in album un qualcosa che dal vivo riscuoteva comunque un certo apprezzamento. La scelta dei brani, spesso classici intramontabili, rappresenta ciò che di più ovvio e scontato poteva esserci quindi l'intento non era sicuramente ripescare brani dimenticati ma era chiaramente quello di approfittare della notorietà di brani conosciutissimi che verranno proposti, questo lo posso anticipare perché è risaputo ed emerge chiaramente anche con le precedenti cover, fedeli all'originale per quanto riguarda la parte strumentale, eccetto i suoni più grezzi e distorti, quindi non aggiungendo nulla se non il timbro vocale in growl tipico di Barnes. Parlando dell'artwork, invece, possiamo notare che rispecchia lo stile dei Six Feet Under senza alcun dubbio (anzi, in un certo senso è eccessivamente brutale considerando la tracklist): c'è un teschio umano ripieno di terra e vermi, dissotterrato da due mani che lo estraggono delicatamente perché già si è sfondato nei punti di presa, quindi deve essersi decomposto da molto tempo. Colori piuttosto vivi e tonalità pastello, una grafica molto ben realizzata, spicca il logo della band in giallo - questa sarà l'ultima grafica con questo logo, poi verrà sostituito da un altro - e poi il titolo dell'album anch'esso giallo.

Holocaust
L'album inizia con "Holocaust" (Olocausto), cover dei Savatage, la scelta di questo pezzo, per iniziare, ha una certa logica se si pensa che il testo parla proprio delle cose che porterà l'anno 2000, che è proprio l'anno di pubblicazione di questo album. I Six Feet Under propongono dunque una cover di un pezzo che (creato nel 1983) immaginava l'anno 2000 come un momento di innumerevoli guerre, in cui l'oscurità invia una spada del giudizio per punire i signori del mondo che si trovano ancora sul campo di battaglia per contendersi le ricchezze; ne uscirà fuori un olocausto. L'immagine che viene evocata più spesso è quella delle bombe che sprigionano gas letali esplodendo, in questo modo rilasciando nell'aria miasmi velenosi che avrebbero provocato l'estinzione del genere umano. Nessun posto in cui nascondersi, nessuna possibilità di scampo: questi gas potranno raggiungere la vita, ovunque si trovi, e cancellarla. C'è paura, però la morte è inevitabile. In un periodo di guerra fredda, con i potenti pronti a premere il grilletto della bomba nucleare (dal famoso pulsante che salta fuori dal comparto segreto della scrivania presidenziale, come vuole la tradizione) possiamo immaginare che il pericolo fosse sempre reale, credibile, gli anni '80 non hanno mancato di trasporre le stesse sensazioni e considerazioni anche in film. Alcuni hanno teorizzato che la corsa agli armamenti abbia avuto il merito di porre le basi per la pace, proprio in considerazione della situazione di stallo e quindi fondata sul timore reciproco, nonostante ciò la guerra fredda e le lotte economiche hanno dimostrato che la guerra può prendere anche forme diverse e che avere questa spada di Damocle che ci ondeggia sopra la testa non è proprio rasserenante. Il pezzo inizia con piatti e cassa, dopo il riff di chitarra che si presenta grezzo e distorto, è una cover che si prende poche libertà interpretative, il rullante spicca rispetto al resto, per non parlare della voce - un growl gutturale - assolutamente in primo piano, un po' fuori luogo rispetto alla base. In questo caso la voce non soffre problemi tecnici nonostante le parti abbiano degli accenni melodici, poi una variazione molto melodica di chitarra in cui la voce continua a cantare, qua il divario si allarga e la voce è ancora più fuori luogo, l'intenzione sarebbe quella di sorprendere con la brutalità, ma non ha un effetto positivo nei confronti di chi è abituato ad ascoltare Metal estremo, potrebbe essere interessante e sorprendente, al massimo, per chi non lo ha mai ascoltato. Ecco che la chitarra imita un allarme bombardamento, mentre una chitarra ritmica continua col groove, poi un assolo che si evolve e si sviluppa con calma, molto melodico; segue la strofa cantata. In tutto ciò il basso è trascurato, il rullante è eccessivamente alto, la voce non ne parliamo, la chitarra riprende pedissequamente il pezzo originale con una produzione più grezza (fatta eccezione per le parti melodiche). Verso il finale ci sono delle parti stoppate che sembrano aumentare l'aggressività, ma si tratta di un attimo, poi il pezzo finisce sfumando lentamente.

T.N.T.
Segue "T.N.T.", cover degli AC/DC, con un accordo aperto e poi i noti colpi di cassa, la voce incita al ritmo, poi inizia la strofa cantata in growl gutturale e già ci sono i primi problemi: la voce si spezza nelle parti melodiche, comunque sta male perché si avverte un eccessivo, ingiustificato, contrasto con la base. La produzione grezza non dà giustizia alla parte strumentale, specie quando la chitarra è sola. Poi il famoso ritornello, funziona molto bene e trascina, fatta forse eccezione per l'inutile parte con lo scream Brutal acuto, le parti di incitamento al ritmo con il coro pulito che grida "ahi" sono da dimenticare: si nota che sono un tentativo di rievocare la reazione che il pubblico ha dal vivo, però nell'album il risultato è pessimo, sa di amatoriale e convince davvero poco. Pezzi del genere spiazzano, il godimento del pezzo è ovvio, se non altro perché il brano originale viene eseguito abbastanza fedelmente, completo di assolo melodico di chitarra, l'unica differenza sta nella produzione più grezza e distorta che comunque, da sola, non basta a rendere il pezzo "Brutal"! Per intenderci: se il gruppo avesse riarrangiato alcune parti, portando alcune strofe in plettrata alternata, altre con delle stoppate e breakdown, alcune parti più veloci oppure rallentate rispetto all'originale, allora avremmo potuto dire che i Six Feet Under hanno rielaborato i pezzi in chiave Brutal, ci hanno messo del loro, ed in quel caso la voce gutturale avrebbe avuto un senso. Il testo è dannatamente auto celebrativo e trascinante: il protagonista sbeffeggia l'ascoltatore invitandolo a guardarlo in TV, ha ragazze a destra e sinistra, non ha pistola e nemmeno pugnale ma è dinamite, un carico di potenza pronto ad esplodere e vincere la battaglia. Un uomo sporco, un ricercato, il nemico pubblico numero 1 ed ognuno farebbe meglio a chiudere in casa la propria figlia, la propria moglie, anche la porta del retro, perché è tornato in città! Ci sono delle allusioni sessuali, come capita spesso e volentieri nei testi degli AC/DC. Insomma un testo carico di voglia di vincere, con alcune allusioni, breve ma trascinante.

Sweet Leaf
E' la volta di "Sweet Leaf" (Dolce foglia), cover dei Black Sabbath, che inizia con dei colpi di tosse campionati, poi un riff di chitarra e subito la voce gutturale; un pezzo che si presta di più alle tonalità basse perlomeno. Riff ipnotico e ripetitivo, nel massiccio stile Black Sabbath. Particolarmente interessante il basso, ma, anche in questo caso, viene suonato fedele all'originale fatta eccezione per la voce; trattandosi di un pezzo Metal in questo caso si avverte meno il problema del divario, pezzo indubbiamente più godibile e riuscito. Indubbiamente le parti strumentali sono quelle più riuscite, specialmente quando a metà pezzo la batteria impazzisce sui tom e poi la chitarra prende velocità e melodia nell'assolo, un momento furioso e divertente che poi diventa un assolo di batteria, quindi si trasforma di nuovo nella strofa iniziale. La voce sta meglio anche perché è capace di muoversi con stile Brutal e non deve necessariamente seguire delle linee melodiche, pezzo più riuscito anche perché l'originale si prestava di più a questa trasformazione. Nonostante la lunghezza il brano si concentra prevalentemente su un riff, che viene ripetuto molte volte, e nella parte strumentale centrale ricca di assoli. L'intero testo è un'allusione alla cannabis, la "dolce foglia" (anche perché viene rappresentata sempre con quell'immagine della foglia del resto), all'inizio il protagonista era restio ma dopo averla conosciuta questa gli ha reso possibile accedere alla propria mente, così lasciandolo desideroso di lei e della sua specie. Da quel momento è stato amore, perché prima la sua vita era vuota e sempre triste prima che lei lo prendesse con sé e lo facesse andare in giro, ora la sua vita è libera e chiara; dichiara il suo amore alla dolce foglia, consapevole del fatto che non lo possa sentire. Poi c'è un'esortazione a provarla per rendersi conto di queste meraviglie che vengono prospettate. Quindi si dice che le persone normali non la capiscono, la osteggiano e la zittiscono perché non la conoscono, eppure per lui è stata molto importante, gli ha dato un nuovo credo addirittura, e si augura che presto tutto il mondo la ami. Inutile ricordare che Barnes condivide pienamente questo discorso, tanto che potrebbe essere stato il motivo principale della scelta del pezzo, anche perché i Black Sabbath hanno davvero una lunga serie di successi tra i quali avrebbe potuto attingere.

Piranha
Il quarto pezzo è "Piranha", cover degli Exodus, aver voluto scegliere gli Exodus per inserirli in un contesto di mostri del Rock/Metal a livello mondiale è una scelta curiosa, molto probabilmente vuole essere un omaggio a quel gruppo (c'è da dire che i Sepultura faranno una cover dello stesso pezzo a distanza di due anni). Il pezzo inizia con uno stacco di batteria e poi le chitarre in stile Thrash si danno da fare velocemente mentre la batteria si lancia nel classico tupa tupa, variazione strumentale ricca di groove in cui il basso gioca un ruolo fondamentale, poi la voce? poco azzeccata per il pezzo. C'è da fare il solito discorso: si sente benissimo lo stile Thrash Metal, anche perché la cover lascia il pezzo invariato strumentalmente, quel growl gutturale ci sta così così e risulta un po' forzato. C'è da dire che, in ogni caso, la voce non incontra nessuna difficoltà tecnica, neanche negli accenni melodici, la strofa si ripete diverse volte, ci sono delle incertezze nel suono della doppia cassa che in alcuni passaggi è missato malino. Parte l'assolo, un momento molto positivo perché è bello e ben eseguito, fedelmente anche allo stile, la batteria è ancora una furia al rullante e continua a pestare. Si riprende la parte della strofa e poi, con qualche variazione ritmica, si arriva al finale di colpo. Bel pezzo, sicuramente, che sconta però le stesse incongruenze già descritte. Le mascelle che affettano come modo di vivere, così esordisce il testo, che ci presenta questi figli di Loki (divinità norrena opposta ad Odino) sono mortali ogni volta che li si incontra. Sono intrappolati nelle paludi dai cancelli dell'inferno e non dobbiamo lasciarli uscire fuori per nessuna ragione, perché se per qualche motivo lo facessimo ci troveremmo a dover affrontare un incontro sanguinoso: i piranha uccidono in massa, quando iniziano ad attaccare siamo già spacciati; se pensiamo di poterli battere o riuscire a scappare via siamo solo degli stupidi. I cancelli dell'inferno sono vecchi e crepati, dunque riescono ad uscire e sciamano lasciandosi dietro un fiume di sangue, il loro unico scopo è uccidere e sono inarrestabili, daranno una morte agonizzante strappando tutto quanto a morsi frenetici, fino all'osso. Un testo frenetico quanto la musica, che mette paura con l'immagine della massa famelica di piranha pronta a scatenarsi.

Son of a Bitch
Il prossimo pezzo è "Son of a Bitch" (Figlio di puttana), cover degli Accept, inizio lento e batteria scandita, la chitarra è acuta e melodica, uno dei pezzi più melodici fin'ora incontrati. Il contrasto con la voce è ancora più evidente, con tutti i problemi che porta: la parte strumentale è così slegata dal cantato che sembra si tratti di un karaoke in cui un simpaticone si diverte a cantare in growl una canzone che non ha niente a che vederci. Si ripete la stessa struttura, inclusa la parte iniziale, la chitarra si muove con agile precisione nelle melodie, segue una parte più ritmata ma pur sempre prevalentemente melodica. Il ritornello viene eseguito con un coro di growl, poi una parte strumentale e dopo un coro in clean - fuori luogo - poi una parte strumentale cui segue un assolo di chitarra rovinato dallo scream acuto di Barnes, almeno nella prima parte perché poi prosegue indisturbato per più tempo in uno sfoggio di abilità chitarristica fino alla fine. Un brano che non è breve però consiste in poche strofe che vengono ripetute diverse volte, senza contare che il ritornello è molto lungo e si ripete con piccole variazioni. Musicalmente la cover è da dimenticare. Il testo parla di una persona che vende sogni ed illusioni, una persona che mente per far piacere a chi vuole convincere, dice che ce la faremo ad arrivare al top, ed inventa fesserie delle quali, i protagonisti, non credono nemmeno ad una: gli fa ridere, non credono nemmeno ad una sua parola e lo cacciano via. La descrizione ha tutta l'aria di voler indicare l'impresario o manager che inganna gli artisti, promettendo di trasformarli in stars, per trarne guadagno a loro spese. Questo disonesto quindi viene ingiuriato in tanti modi diversi e viene anche picchiato. Testo che dimostra un certo astio verso la figura descritta, ma non si distingue certo per creatività!

Stepping Stone
"Stepping Stone" (lett. Pietra sulla quale camminare) cover di Paul Revere and the Raiders, non si discosta molto: un testo piuttosto banale. La stepping stone è quella pietra piatta che permette l'attraversamento di un corso d'acqua, a volte in italiano il termine viene erroneamente tradotto con "zerbino": mentre con lo zerbino la ragazza approfitta del ragazzo in termini di sottomissione, la stepping stone invece ha una sfumatura diversa, cioè la ragazza approfitta temporaneamente del ragazzo al fine di raggiungere un risultato differente. In questo caso, nel testo, il protagonista si arrabbia ed afferma di non essere una stepping stone, la ragazza vuole usarlo per lasciare il suo marchio nella società, usando i suoi trucchetti per farsi notare, sempre presa dalle riviste di moda e vestita in modo molto vistoso e provocante tanto da causare scenate pubbliche. Il protagonista ricorda alla ragazza che la prima volta che l'ha incontrata nemmeno aveva le scarpe, mentre adesso cammina in giro come se fosse in posa per una copertina; terribilmente attenta nella scelta degli amici - nel senso che li sceglie a convenienza - adesso si è dimenticata di lui, dopo averlo sfruttato. Musicalmente ha un avvio che sa molto di Punk, la voce in growl è assolutamente fuori luogo, il ritornello è praticamente rovinato, senza contare che la voce è anche effettata? insomma si tratta di un disastro sotto diversi punti di vista. Il pezzo tende quasi al pop, nei passaggi più melodici ed orecchiabili e per la facilità con la quale ripropone sempre lo stesso ritornello. Un pezzo da dimenticare, in alcuni momenti si arriva addirittura al ridicolo; unico elemento positivo è che finisce presto. Davvero non si riesce a salvare nulla: l'esecuzione strumentale non è male, ma il missaggio non è affatto adatto al pezzo; è difficile capire perché abbia scelto questo pezzo.

Confused
Il settimo brano è "Confused" (Confuso), cover degli Angel Witch, inizia con uno scream, un feedback di chitarra ed un riff cattivo, il basso riesce a farsi sentire grazie ai suoni metallici delle corde libere; pezzo semplice e reso vocalmente senza molta attenzione per la melodia. A livello strumentale la semplicità, questa volta, ha effetti positivi. Arrivati a metà pezzo abbiamo sentito sempre gli stessi due riff con alcune variazioni, alcune incertezze alla voce che a volte perde il respiro, nelle parti più lunghe. Il pezzo prosegue aggressivo, forte di un riffing prevalentemente ritmico ed a vocazione aggressiva, poi un assolo veloce ed intricato, all'insegna della melodia vorticosa, porta il pezzo alla conclusione nel migliore dei modi. Brano molto breve anche questo, meno peggio ma siamo pur sempre a bassi livelli: non che il pezzo originale non sia bello ma è evidente che non si presta a questa reinterpretazione in chiave Brutal, tanto forzata quanto inefficace. Il testo è molto più interessante, descrive la situazione di chi sta cercando un amico, qualcuno su cui poter contare, ma tutti gli ridono in faccia e così si rifugia nella propria stanza. Gli altri non lo capiscono, pensano sia impazzito, e quindi il divario si aggrava e le mura si chiudono sempre più su di lui, sono incapaci di comprendere il suo dolore. Tutte queste circostanze rendono il protagonista confuso, si chiede se gli altri riescano a capire quanto sia confuso. Gli affari peggiorano di giorno in giorno, tutti sembrano essere confusi eppure vanno avanti nonostante non conoscano la strada; si vive giorno per giorno semplicemente aspettando, arriverà solamente un'occasione e non bisogna lasciarsela sfuggire! Un testo malinconico, introspettivo, che rende ancora più assurda la scelta di fare la cover proprio di questo brano.

California über alles
Segue "California über alles", cover dei Dead Kennedys, tribale di batteria e poi basso molto groovy, subito dopo la chitarra abbastanza acuta che ripete un riff catchy, un pezzo che si presta a questo riadattamento in chiave Brutal. Peccato che il ritornello, il cui stile Anarcho Punk è evidente, non ci azzecca molto con la voce in growl che, come se non bastasse, non riesce a stare dietro alla parte e quindi si sente che è leggermente fuori tempo in alcune occasioni. Tutto il sarcasmo del genere, tutto lo stile del pezzo originale, è stato praticamente distrutto, la parte con lo scream acuto oltre ad essere inutile è ancora più dannosa. Tutto suona così forzato, eventualmente il ritmo del pezzo poteva anche prestarsi, però è specie nel ritornello, che torna spesso, che si nota il problema prima accennato. Nella parte centrale del pezzo si rallenta, una breve parte strumentale, poi la voce si inserisce in un contesto con rullante e riff acuto e melodico, la voce non è molto sicura: a volte accenna melodie altre no. Il pezzo accelera e poi sfocia nel ritornello che viene ripetuto identico ancora una volta, poi lo scream finale viene riverberato, segue una conclusione strumentale più serrata. Il testo, snaturato dall'interpretazione descritta, è una satira piena di sarcasmo: si parla del governatore della California, Jerry Brown, la cui aura sorride e non si acciglia mai, parla in prima persona rallegrandosi del fatto che il potere del rivale politico, Carter, si sta affievolendo e dunque presto potrà diventare Führer, potrà comandarci tutti, nelle scuole i nostri figli studieranno meditazione. Poi altra satira divertente quando dice che i fascisti zen ci controlleranno, 100% naturali, tutti propenderanno verso la razza del padrone e avranno sempre il sorriso stampato in faccia; si dipinge come un cavaliere su un cavallo bianco, sperando che gli hippie non tornino per rovinare tutto. Poi un salto nel futuro, col neo Presidente, quindi si descrive il fatto che la polizia entra a casa di qualcuno, dicendo di non preoccuparsi perché sono venuti a parlare nel nipote maleducato, sono hippie quindi li prelevano e con la scusa di mettergli dei fiori ai vestiti, li portano alle docce a gas dove li sterminano perché hanno osato mettersi contro il Presidente Brown.

Smoke on the Water
Il pezzo successivo è "Smoke on the Water" (Fumo nell'acqua), cover dei Deep Purple, un pezzo talmente noto che descriverlo potrebbe risultare offensivo (oltre che inutile), anche perché - come abbiamo già notato - sappiamo bene che i Six Feet Under lo eseguiranno in modo fedele quanto agli strumenti. Inutile dire che la produzione grezza inizia a fare danni sin dal celebre riff iniziale, anche il passaggio di batteria viene ripreso in modo identico, il basso ha un bel suono pieno, invece, forse il suono più curato. La voce distrugge tutto quanto, una pantomima inutile che rovina il pezzo? ancora una volta viene da chiedersi perché la parte strumentale rimane identica e fedele all'originale mentre la voce è così estrema, se fosse stata estremizzata e reinterpretata anche la parte strumentale avrebbe potuto avere senso. L'esecuzione musicale appare scolastica, scontata e priva di carica, la voce si muove su tonalità gravi e quindi la famosa melodia non riesce ad emergere e, poiché è molto importante nell'economia generale del pezzo, questo ne esce fiaccato, se non addirittura monco. Si arriva all'assolo, che si cerca di ripetere imitando il sound originale, in modo fallimentare; questo è il guaio a voler fare la cover di un pezzo così famoso senza neanche la decenza di reinterpretarlo abbastanza da evitare gli ovvi paragoni. L'interpretazione vocale, insomma, rovina questo pezzo, ma questa volta ci si mettono anche gli strumentisti che consegnano un'esecuzione piatta. Il testo racconta di questa vicenda realmente accaduta, con spirito ed ironia, in cui i Deep Purple arrivano tutti nella città di Montreux (in Svizzera) sulla costa del lago Geneve, per registrare ma anche per tenere un concerto, ma non hanno molto tempo; Frank Zappa e le Mothers (si riferisce alla band Mothers of Invention, gruppo del quale successivamente Zappa assunse la guida) erano già nell'albergo migliore della zona, avrebbero suonato dopo di loro, ma qualche stupido con una pistola lanciarazzi (quelli da segnalazione) ha causato l'incendio del posto? fumo nell'acqua e fuoco al cielo. Poi la menzione del casinò distrutto e di Claude (Claude Nobs, proprietario del posto) che compie il gesto eroico di correre dentro e fuori per trarre in salvo i giovani che credevano di essere al sicuro restando dentro lo stabile. Quando tutto è finito il tempo per stare in Svizzera stava terminando, quindi sembrava che questa volta avrebbero perso la gara, ma per fortuna la "the Rolling truck Stones thing" (in questo caso si riferisce al Rolling Stones Mobile Studio, uno studio mobile installato in una specie di camper) non era rimasta coinvolta nell'incendio e dunque il gruppo si è sistemato ed ha potuto registrare, mettendosi a proprio agio. Si conclude dicendo che non ha importanza quale sarà il risultato, in termini di qualità dell'album, ma la vicenda che non potranno mai dimenticare è proprio quella del fumo sull'acqua e del fuoco nel cielo.

Blackout
Continuiamo con "Blackout", cover degli Scorpions, anche in questo caso il testo parla sì di un disastro, ma è una metafora che allude ad un disastro emotivo: un disperato, che disprezza se stesso, ma non vuole indagare sulla questione, vuole semplicemente tagliare tutto fuori. La testa esplode e le orecchie fischiano, non riesce a ricordare dov'è stato, l'ultima cosa che ricorda è di essersi immerso in un profondo buco nero: ha avuto un blackout, non capisce più niente. Allora afferra tutte le sue cose e scappa via, un'altra via di uscita, ma mentre corre non riesce ancora a capire se ce l'ha fatta a scappare, oppure no. Un testo breve, che ripete per molte volte il concetto dell'aver avuto un blackout. Se nel testo precedente il disastro viene affrontato con ironia, una semplice seccatura che ha ostacolato la registrazione; in questo testo il disastro è emotivo e viene affrontato più seriamente, con disperazione. Melodie acute e ritmi serrati, anche questo pezzo è Hard'n'Heavy nello stile del precedente ma, meraviglia: nel ritornello si sente una voce graffiata, registrata anche malamente, che duetta col growl che rimane pur sempre la voce principale dell'album. La voce graffiata, ma melodica, è di John Bush, all'epoca in Anthrax ed Armored Saint, altro californiano e quindi vicino a Barnes; eppure scelta che contrasta con quello che voleva essere l'obiettivo - non raggiunto - dell'album. Musicalmente il pezzo è più vigoroso, specie sulla chitarra che a volte passa anche per tonalità più grave, nella parte centrale del pezzo è tutto acuto e melodico e la voce di Bush interviene dialogando con un assolo di chitarra e poi si alterna alla voce di Barnes. La produzione non è delle migliori e penalizza il tutto. Il pezzo riesce comunque ad acchiappare, anche grazie al buon lavoro chitarristico, fatto di ritmiche serrate ed assoli veloci e melodici, poi è lo stesso Barnes che canta il ritornello, prima da solo poi alternandosi con Bush mentre sotto impazza l'assolo di chitarra; nel finale il rumore di un vetro che si schianta frantumandosi. In questo caso il brano è stato più fantasioso dei precedenti, forse per la ventata fresca data dalla collaborazione alla voce, forse perché le parti di chitarra erano molto interessanti.

Purple Haze
Il penultimo brano è "Purple Haze" (Foschia viola), cover di Jimi Hendrix, inizio grave e ritmato, si sente molto il basso nel missaggio, i suoni in questo caso sono stati curati meglio anche nella chitarra. La batteria è mobile e stacca spesso sul rullante, la voce è ancora un growl e quindi la melodia non riesce ad uscire bene, cantato meglio rispetto ad altri pezzi eppure ancora lontano da essere qualcosa di gradevole. La chitarra, per forza di cose, è al centro dell'attenzione, non si ferma mai e continua sempre a proporre novità, il pezzo ricalca l'originale del quale, comunque, non potrà avere l'attitudine. Un pezzo più interessante, anche perché emerge meglio la parte strumentale, nella parte in cui la voce resta da sola si sente molto la mancanza della melodia, poi parte strumentale acuta in cui la chitarra si ripete con insistenza sfumando nel silenzio. Un pezzo breve, è noto, che dovrebbe brillare anche grazie ad una voce graffiata ed espressiva, cosa che non avviene in questo caso. Il pezzo viene proposto senza particolari cambiamenti e quelli che sono stati fatti non dicono niente. Il testo parla appunto di questa foschia viola, che il protagonista si trova nel cervello, che non gli permette di vedere le cose come le vedeva prima, adesso fa cose più divertenti ma non sa nemmeno perché, gli viene anche voglia di baciare il cielo (è nato un caso assurdo quando alcuni hanno capito "guy", tizio, invece di "sky", cielo, ed allora Hendrix per alcuni concerti l'ha fatto pure apposta a sbagliare pronuncia). Questa foschia viola è tutta attorno, non capisce bene se è una benedizione o una condanna, fatto sta che quella ragazza deve avergli fatto un incantesimo che lo ha trasformato e chiede aiuto. Adesso la foschia viola ce l'ha negli occhi, non riesce a capire se sia giorno o notte, sta distruggendo la sua mente ed ormai non capisce più nulla, chiede ancora aiuto, poi si rivolge alla ragazza, che lo ha incantato, chiedendole se pensa che potrà andare avanti per molto in queste condizioni, che fa male e gli sta distruggendo la mente. Un bel testo, descrive quella situazione di confusione che ottenebra la mente quando ci si sente ammaliati da una ragazza, questo incantesimo che, molto spesso, la ragazza non lancia nemmeno consapevolmente. Diretto, breve ed efficace, descrive queste sensazioni che vengono sottolineate dai passaggi virtuosi di chitarra che rievocano questa sensazione di felicità, pazzia e stravaganza. Il riferimento a questa foschia viola ha un ché di psichedelico, Hendrix dirà di aver scritto questo testo ispirato da un sogno nel quale si vedeva camminare in fondo all'oceano ed è stato salvato da Gesù; eppure purple haze è anche il nome di una varietà di cannabis, dalla fioritura viola? lo stesso testo sembra descrivere un trip da stupefacenti, specie nella parte del vedere cose diverse e fare cose più divertenti, Hendrix ha negato questa chiave di lettura, ma è difficile credergli visto che già all'epoca aveva molta familiarità con gli stupefacenti.

In League with Satan
Ecco l'ultimo brano, "In League with Satan" (Alleato a Satana), cover dei Venom, l'inizio è pieno di effetti, c'è la voce prima in growl e poi in scream, poi parte il riff di chitarra, cadenzato ed aggressivo, con la batteria che fa un ottimo lavoro nello scandire ancora meglio i tempi col timpano. Un pezzo guerresco, si può dire che la voce estrema si adatta bene, la strofa si ripete per due volte, poi il ritornello marziale, dopo ancora la strofa cui segue una variazione più melodica prima di arrivare di nuovo al ritornello, pestato ed aggressivo. Poi un assolo cattivo, pieno di effetti e riverbero per rendere l'atmosfera diabolica con tanti fischi, il riff di base prosegue e con esso riprende la strofa, pezzo che sta bene per come è stato reinterpretato e finalmente la voce si può esprimere in tutta l'aggressività. Il basso svolge buona parte nell'ingrandire il suono, si sentono le corde che sferragliano mentre il timpano sbatte con potenza, un pezzo che finalmente risalta il sound e l'idea che voleva trasmettere la band. Il finale del pezzo riprende sempre il riff della strofa mentre uno scream, quasi da Black Metal, si fa sentire in urla demoniache. Non siamo ancora a buoni livelli, ma almeno questo pezzo ci dà un finale interessante e godibile. Il testo è altrettanto agguerrito: il protagonista è alleato di Satana, è nato all'inferno e cammina per le strade di Salem (ci sono molte città con questo nome negli USA, nome che è presente nell'Antico Testamento e si riferisce alla città prima che fosse chiamata Gerusalemme, viene associato a tematiche infernali per vie della vicenda delle Streghe di Salem, e questo Salem era un villaggio del New England - oggi appartiene alla città di Danvers - della fine del 1600). In mezzo ai morti viventi, senza nessuno che gli dica ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, beve il sangue dei bambini ed insegue silenziosamente le sue prede la notte. Il riferimento alla pratica della stregoneria è evidente, anche perché era quella l'alleanza infernale o "patto col demonio" cui si riferisce il titolo del brano. Quando la luna è piena e brillante lui si trova ovunque, in ogni ombra della notte, perché è alleato di Satana. Obbedisce ai comandi del demonio, con la Capra di Mendes (pretesto che ha dato inizio alla persecuzione dei templari per stregoneria, dando anche origine all'immaginario del Baphomet e del caprone infernale, deriva da un culto antico, assimilabile a quello di Priapo ed incentrato sulla fertilità), il protagonista porta il marchio infernale ed uccide gli infanti per volere del suo padrone. Questo testo riassume tutte le credenze sulla stregoneria, tutte le paure e le dicerie che hanno sconvolto gli USA per anni in questa frenetica e folle caccia alle streghe in cui il fanatismo dà la caccia, ma al contempo crea il fenomeno: perché se un argomento, pur negativo, salta sempre alle cronache è conseguenza immediata che ci siano i mitomani che, per spirito di emulazione, si immedesimano nel "cattivo" di turno, sia pure come atto di ribellione.

Conclusioni
L'album termina così, con più bassi che alti, riepilogando il concetto principale è che l'idea era quella di prendere dei classici del Rock e del Metal, per poi suonarli in stile Six Feet Under, dunque in chiave Brutal, Groove, pur conservando le radici Rock; ciò non avviene perché a livello strumentale i pezzi vengono riproposti identicamente all'originale (ma con una produzione grezza che rende impietoso il paragone). La voce, come già detto, è invece un growl gutturale che si alterna con uno scream in stile Brutal che spesso ha degli aspetti quasi parodistici; il divario tra voce e strumenti è un elemento costante e fastidioso che permane in tutto l'album rendendone spiacevole l'ascolto. In definitiva gli appassionati di Metal estremo troveranno questo album fiacco e noioso, mentre gli appassionati di Rock lo troveranno addirittura offensivo: perché vengono presi dei successi e cantati, come se si trattasse di un karaoke demenziale, in growl sacrificando così la melodia e rendendo aggressivo e brutale qualcosa che non lo era e non voleva nemmeno esserlo. Il punto più basso dell'album si raggiunge proprio coi pezzi ad influenza Punk, il cui sarcasmo non riesce ad emergere e viene sostituito da un'interpretazione violenta del tutto fuori luogo; insomma è come prendere una ballad e cantarla in growl, si fa per ridere ma non si può pretendere di essere seri, a meno che non la si stravolga anche strumentalmente (vedi la cover capolavoro di Sweet Dreams fatta da Marilyn Manson?) per seguire la stessa linea. L'intento dell'album non viene raggiunto, sarebbe stato impossibile visti i presupposti, ci viene consegnato un qualcosa con una produzione non all'altezza, con un misto di pezzi diversi suonati fedelmente all'originale e poi storpiati col growl, qualcosa che dal vivo potrebbe avere un senso: per alleggerire un attimo il pubblico, per suonare qualcosa di molto conosciuto da cantare in coro o semplicemente per strappare qualche sorriso; come album studio invece ha poco senso. Con questo album i Six Feet Under ci consegnano dei classici da cimitero che vengono, per restare in tema, profanati da un gruppo che non è in grado né di riproporli mantenendone lo stile, né di reinterpretarli in modo originale e soggettivo (come sembrerebbe voler fare); una prova da dimenticare, che mal si sposa col precedente album che era davvero un gran lavoro! Acquistare questo album sarebbe uno spreco, ascoltarlo potrebbe essere divertente entro un certo limite - se si prende alla leggera - ma può diventare fastidioso se si vuole ascoltarlo seriamente ed approfondirlo in modo completo. Momenti positivi distribuiti qua e là riguardano le parti strumentali, che comunque non inventano niente ma si limitano ad eseguire scolasticamente i pezzi famosi, come saprebbe fare qualsiasi cover band che si rispetti.

2) T.N.T.
3) Sweet Leaf
4) Piranha
5) Son of a Bitch
6) Stepping Stone
7) Confused
8) California über alles
9) Smoke on the Water
10) Blackout
11) Purple Haze
12) In League with Satan


