SIX FEET UNDER

Crypt of the Devil

2015 - Metal Blade Records

A CURA DI
PAOLO FERRANTE
23/10/2015
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione recensione

I Six Feet Under tornano a farsi sentire con "Crypt of the Devil" (2015), ennesimo tassello di una discografia invidiabile pubblicata interamente dalla Metal Blade Records. Chi ha letto le precedenti recensioni (nello specifico quelle degli ultimi due lavori) del gruppo ormai saprà che Chris Barnes, in questa fase, ha dato una sterzata al gruppo: se infatti nei primi tempi la formazione rimaneva molto stabile a parte rare eccezioni, negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi cambi che hanno portato, di volta in volta, una ventata fresca alla musica, con ripercussioni positive nell'esecuzione, nel songwriting e nella fantasia in generale. Gli ultimi due lavori, infatti, sono una bella testimonianza di quanto fosse necessaria questa iniezione di novità; gli ottimi risultati raggiunti non sono sfuggiti neanche a Chris Barnes che, infatti, si è gettato a capofitto in quella direzione ed ha trasformato il gruppo nel suo progetto personale (lo è sempre stato, di fatto, adesso lo è anche formalmente visto che il suo nome è l'unico a figurare nella formazione). Quindi questo è il primo album dei Six Feet Under ad avere come unico membro ufficiale Chris Barnes. Vediamo immediatamente chi sono i musicisti coinvolti: abbiamo Philip Kyle Hall (membro dei Municipal Waste e dei Cannabis Corpse, gruppo parodia dei Cannibal Corpse) alla chitarra e basso, Brandon Ellis (già membro degli Arsis e coinvolto da poco nei Cannabis Corpse) alla chitarra e Josh Hall (anche lui nei Cannabis Corpse) alla batteria; ci sono anche gli assoli di chitarra di Ray Suhy (anche lui nei Cannabis Corpse, dal 2015) al secondo pezzo e di Rebecca Scammon nel quarto. Già solo parlare della formazione fa pensare ad un lavoro che si orienterà negli ambiti del Brutal Death Metal in stile Cannibal Corpse, fissazione questa che torna regolarmente nella mente di Barnes che pare non si dia mai pace in questa sua rivalità con quel gruppo. A testimoniare la direzione artistica dell'album c'è anche la grafica, realizzata dallo stesso Brian Ames (grafico di punta della Metal Blade Records, ha fatto le migliori copertine di Cannibal Corpse e Six Feet Under, tra i tanti lavori) in pieno stile Cannibal Corpse primo periodo. Possiamo infatti vedere una dettagliata e lugubre scena ambientata in un cimitero abbandonato, c'è una tomba in primo piano con una donna decomposta che emerge dal terreno, ossa e teschi ovunque, delle squallide bottiglie con candele accese; più vicino all'osservatore dei rami sui quali sono appesi una grande ragnatela ed un oggetto rituale (fa pensare a qualcosa di collegato al voodoo oppure ai rituali dei nativi americani). Un condor sta vicino al corpo che si risveglia e lo osserva spaventato, come se sta quasi per spiccare il volo, è proprio il volto, sfigurato dalla decomposizione, della donna a catturare maggiormente l'attenzione - anche perché evidenziato da un chiarore - e che contiene i particolari maggiori (infatti viene riproposto ingrandito all'interno della grafica). Una bella confezione grafica che incornicia una pubblicazione che avviene principalmente a mezzo di digipak, anche se giusto un paio di giorni prima vengono pubblicate altre versioni di lusso come il cofanetto edizione limitata e tutta una serie di vinili (quattro tipi in tutto) che, riportando la stessa grafica, differiscono solo per il colore del supporto vero e proprio. Dopo queste premesse arriva il momento di passare all'ascolto dell'album.

Gruesome

Si inizia con "Gruesome" (Macabro), un riff iniziale che si presenta con uno stacco di batteria e diventa subito molto ritmato, quello che colpisce immediatamente è la produzione volutamente grezza che rende il suono della chitarra particolarmente distorto. Tutta la prima parte è un richiamo al Brutal Death Metal tradizionale con dei riff che sembrano usciti dai Cannibal Corpse dei primi anni novanta, il riferimento a quel gruppo va proprio per il buon lavoro fatto al basso. A sorpresa il riff si arricchisce di inaspettati accordi melodici di chitarra, pur sempre molto distorti, che si inseriscono e si prolungano. Il growl di Barnes torna agli esordi e si fa marcio, con delle metriche tradizionali incisive, aggressioni veloci ed insistenti che si ripetono frenetiche ed a ritmo con le pulsazioni incessanti del basso. Si ripete la parte con inserti melodici, la voce è un continuo brutale e la batteria va in blast. Se la produzione degli album precedenti è stata curata a puntino qua ci troviamo in mano un lavoro dal suono grezzo ed ovattato, la parte cantata sembra essere stata eseguita con le labbra attaccate al microfono e quindi tutte le consonanti esplosive comportano l'effetto popping che potrebbe risultare anche fastidioso. Il riff vagamente melodico si evolve aggiungendo all'accordo delle parti in plettrata alternata, un rullante furioso, stoppate, il growl si trasforma in scream nelle parti più violente e quello che sorprende di questo passaggio sono le melodie distorte con una produzione grezza, c'è un tocco decisamente old school Death Metal con sonorità che però sanno di Punk. Una parte serrata, cui segue un rallentamento e poi un assolo in stile Rock cupo che poi si trasforma in un Technical Death molto melodico (pensiamo ai Necrophagist ad esempio), il pezzo quindi cambia forma, prende un ritmo cavalcante, i riff si riempiono di passaggi tecnici e melodici più graffianti e privi della distorsione grezza di prima. Nella seconda parte il pezzo assume una veste molto tecnica che si riflette anche nelle parti di batteria che adesso diventa una macchina da guerra, molte le parti sui piatti ed il blast è costante con accenti fantasiosi e virtuosi. Nella parte finale ci sono stoppate, con intermezzi strumentali e tecnici, ogni tanto salta fuori un growl in coro e poi il pezzo si conclude con un ultimo accordo che sfuma nel silenzio. Il testo ci riporta alla brutalità tradizionale di Barnes: la vittima urla mentre soffre, il sangue zampilla dai tagli sul suo corpo, occhi forati vengono bendati e quindi la vittima non può vedere il sadico mentre la pugnala e taglia. Stacca via delle parti dal corpo e ne esplora l'interno, affetta con un coltello da macellaio, scava attraverso il vomito che c'è dentro ed ingerisce, infesta, un'uccisione fresca e matura; tutto questo continua fino a quando la vittima non è ridotta in pezzi di carne tremolante, pronta a riempire un'altra tomba. Continua ad infierire sul cadavere finché non resta solamente una testa marcia, su di lui rimane il sangue freddo, sta col pugnale gocciolante, ognuno muore per mezzo di quel pugnale. Per la strada vengono trovate delle ossa, una gamba appena tagliata, braccia di bambino, l'assassino afferra stretto la preda in un abbraccio mortale. Tutto l'interno del corpo della vittima è macabro, il corpo viene svuotato e ne rimane un involucro vuoto e grondante sangue che sarà poi sminuzzato dal sadico deviato. Un testo tipico di un Barnes vecchio stile che torna a farsi sentire.

Open Coffin Orgy

"Open Coffin Orgy" (Orgia a bara aperta) conferma in maniera inequivocabile che ogni inibizione è un ricordo lontano: lui è il nostro incubo, l'oscurità cresce e nella notte gridano per lui. Apre il sarcofago e c'è un'esplosione di paura all'interno, grondante di sangue non rimane nulla quando ha finito; adesso sono tutti massacrati, succhia ciò che sanguina dai cadaveri, il pianto dei morenti, poi ammucchia da un lato tutti i rifiuti umani. C'è un'orgia a bara aperta, con tutti i corpi macellati ed uniti al suo, corpi marci che si mescolano, rimarranno per sempre nell'al di là, nell'oscurità eterna, rinchiusi in una tomba a decomporsi per rimanere degli oggetti di macabro divertimento. Questo concetto viene ripetuto più volte nel testo, un testo che riprende le vecchie abitudini inclusa quella di ripetere molte delle strofe. C'è però da dire che come testo è originale rispetto a tutto quello che ha escogitato in passato, si inizia a delineare quello che pare essere il concept dell'album: la tomba. In un contesto del genere può trovare sfogo parlare della depravazione più estrema, la necrofilia, che viene solamente suggerita dal titolo mentre nel testo quest'orgia sembra essere soltanto la metafora della mescolanza di parti di corpi diversi che vengono ammucchiate all'interno di questa tomba, per essere usate come trastullo e nutrimento da questo mostro. Il pezzo inizia con un riff ritmano di una chitarra solitaria che viene sa sinistra, risponde il sound a surround intero con delle stoppate, il botta e risposta continua per un paio di battute, quindi l'esplosione a pieno volume con rullate, il riff principale viene proposto ora a tutto volume con una batteria in stile Rock, un basso molto presente (caratteristica questa rara nei Six Feet Under), un riff carico di groove che continua monolitico (scrollando di dosso le influenze Brutal ma non il sound grezzo) senza la voce. Stoppata e poi inizia una lentissima parte di basso, batteria ipnotica e dei lenti e strascicati accordi dissonanti alle chitarre, la voce è gutturale ed altrettanto lenta; la stessa parte prende ritmo e si velocizza, la melodia degli accordi distorti si legge meglio, piena di accenti poi si fa Brutal con uno scream acuto e nasale, altre parti cadenzate che poi si fanno ancora più veloci mentre la voce continua in un growl pesante. Il groove è ancora al centro del pezzo, il riff procede lento ed inesorabile, continua senza variazioni ma solo con stacchi e fill di batteria, poi si alza la tonalità all'improvviso con delle invasioni di Technical Brutal frenetico, ad un certo punto un inizio di solo di Ray Suhi, molto pulito e tecnico nelle melodie scelte, altra aggressione brutale e le chitarre si fanno più complesse, quindi riprende l'assolo lasciato in sospeso che culmina in melodie vibrare e distorte che alternano fischi a parti da Technical Brutal con ispirazioni neoclassiche accentuate dagli accordi all'accompagnamento; una prova di livello, davvero ben studiata ed eseguita. Il pezzo può quindi riprendere in tutta l'aggressività, si riprende con la strofa monolitica e poi parte di nuovo la sfuriata veloce con blast al rullante, quindi a sorpresa tutto si rallenta molto e dopo si fa sentire una parte strumentale molto tecnica, fatta di melodie e fischi che accompagnano il growl gutturale fino al finale, accompagnato da un ennesimo solo di chitarra in sottofondo.

Broken Bottle Rape

Andiamo avanti con "Broken Bottle Rape" (Stupro con bottiglia rotta), che prosegue nella scia di brutalità lasciata dal pezzo precedente, un soffio di vento lontano, un riff di chitarra molto ovattato ed a basso volume tanto che si sentono in modo distinto i colpi delle plettrate sulle corde, dopo alcune battute ecco che prende il pieno volume con l'ingresso degli altri strumenti. In questo pezzo lo stile è da Technical Brutal, ci sono anche diversi passaggi melodici di chitarra, le influenze Thrash, anche se poche, si fanno sentire specie sulla batteria che non è prodiga di blast ma ha un rullante che pesta secco. Il basso fa spesso stoppate, poi c'è una parte con degli stop'n'go con una lunga pausa (anche questi potrebbero avere ispirazioni Thrash), si fa sentire un growl che consiste in brevissime apparizioni gutturali. Il riff continua ancora in modo strumentale, con grande lavoro del basso, poi la voce appare - anche con un riverbero più accentuato del solito - ed è veloce, frenetica, unisce lo stile timbrico del Brutal vecchia scuola con le metriche complesse di quello più recente. Altra sfuriata con scariche di melodie inserite in un contesto molto ritmato, molte le parti stoppate, poi un assolo da Technical Thrash, particolarmente melodico e veloce, con un suono graffiante, si compone di raffiche di melodie che si inseguono, poi l'apice con parte rallentata ed altra scarica, riprende la parte cantata in modo incisivo ed insistente, le chitarre restano ancora Thrash e melodiche, il ritmo incalza e sembra accelerare in intensità, il basso si muove sulle tonalità medie e spicca per volume mentre si sente sferragliare. Altra aggressione in stile Brutal, si torna poi alla strofa, rullante che pesta impietoso, la voce è insistente, altre stoppate con lo scream in levare ed il pezzo si conclude. Questo brano mostra che l'album non è affatto monotono perché se l'inizio ha mostrato suoni grezzi già al terzo pezzo la storia cambia con ricche melodie e graffianti suoni ben prodotti. La vittima grida per il carnefice, che la insegue furtivo nella notte, che le infila una corda alla gola e ride di gusto mentre questa soffoca. Poi spezza le ossa e strappa gli arti, infila una busta di plastica in faccia alla vittima per poi violentarla con una bottiglia di vetro rotta. Profondo dentro tutti i buchi, opera tagli profondi nella carne, le fa sanguinare l'anima, violenta ed uccide. Le fa sentire la sensazione del vetro che le si rompe dentro, che grattugia tutte le cavità che ora vomitano interiora, le fa sentire la vita scivolare via. Adesso le taglia gli occhi, lega le braccia, le stacca i denti dalla faccia, è un continuo sanguinare da ogni buco e taglio, con perdite di pus e bava. La stessa parte si ripete un'altra volta. Se abbiamo notato un calo di elementi espliciti nei precedenti due album, con questo testo possiamo dire che adesso non c'è più alcun ritegno!

Break the Cross in Half

Segue "Break the Cross in Half" (Spacca in due la croce), un riff grezzo e distorto, poi colpi di cassa lenti e regolari in pieno stile old school, accompagnati dalle dita che scivolano sul manico della chitarra traendo un suono affilato. Il riff che ne esce fuori dopo è in pieno stile Six Feet Under primo periodo: ricco di groove, lento, molto cadenzato e monolitico, ripetitivo. Anche la voce si adatta, infatti è marcia e meno gutturale, la parte si ripete allo stesso modo con degli intermezzi strumentali in cui ci sono stacchi di batteria, spesso nei finali delle strofe la voce diventa uno scream nasale, anche questo tipico del primo periodo di Barnes. Dopo una stoppata cambia aria, c'è un riff di chitarra veloce in stile Thrash, poi si innesca una serie di stoppate di basso, chitarra e batteria all'unisono, c'è un crescendo di intensità che culmina in un riff carico di groove e sicuramente Death Metal. Esplosioni sonore gravi con timbri molto caldi e pieni, ritmiche serrate, dopo una serie di stoppate e la voce interviene in raffiche veloci di violenza, alternandosi alla chitarra che vibra malefica. Questo botta e risposta si protrae e la chitarra adotta diverse soluzioni, prendendo il centro della scena appena compare, c'è un muro di suono ogni volta che dal silenzio si passa alla potenzia del sound a pieno volume. Si avvertono minime influenze Black nel riffing di chitarra, piccoli particolari, poi si arriva ad una parte con lunghi accordi cadenzati, quindi arriva l'assolo di Rebecca Scammon, molto melodico sembra figlio di un Progressive Death Metal molto elaborato e virtuoso, le evoluzioni sonore vanno avanti con vibrazioni dolci, poi una pausa ed una nuova esplosione aggressiva portata dalla strofa con un growl irruento, strofa che si ripete e poi porta a quelle stoppate già descritte, cui seguono i muri di suono belli pesanti, con presenza di basso; questa volta lo scream si fa più lungo e poi giunge il finale. Un testo blasfemo, l'astio per la religione non è una novità ma è la prima volta che diventa così aggressivo, si parla di uno zombie, apparizione dal regno della morte giunta tra noi, intrappolata in questo mondo per cibarsi dei viventi e degli umani marci. La spazzatura umana verrà punita e soffrirà per tutti gli anni di bugie ed imbrogli. Poi ingiunge di spaccare in due la croce, perché è un inganno, ci ha traditi, non può salvarci; una volta aperta la tomba l'anima è schiava e dio non può salvarla. Il testo è breve, ripete moltissime volte di spaccare la croce e che la religione è inutile e non può salvarci, che è un imbroglio; il testo si discosta dal concept che abbiamo visto fino ad ora però, essendo nominata la tomba e lo zombie, possiamo dire che si salva la coerenza ed il testo si inserisce molto bene con gli altri. Barnes non è nuovo a testi del genere, dicevamo, che in realtà erano più frequenti nella prima fase quando c'erano più testi con temi sociali che spesso inneggiavano alla ribellione, specialmente contro le autorità e religioni.

Lost Remains

Il quinto brano è "Lost Remains" (Resti perduti), un testo più violento che inizia con l'uccisione brutale, uccide un uomo spaccandogli la faccia e guarda le cervella fuoriuscire dal cranio fracassato, mentre soffoca. Lo vede spirare, il sangue continua a gocciolare dalla faccia, esce dalle orbite vuote per via degli occhi strappati via, dopo della morte viene consumato: gli mangia la pelle marcia, ne vomita la vita, non c'è più nessuno che lo possa salvare o che possa sentirlo gridare in cerca di aiuto. Forza la vittima ad ascoltare la propria merda e le proprie parti del corpo che vengono tagliate, così come la lingua, poi scava una fossa poco profonda. Adesso che è morto viene inserito in quella fossa superficiale in cui sarà perduto per sempre, a sua stessa esistenza verrà dimenticata ed i suoi resti giaceranno perduti in un buco senza che nessun altro oltre al carnefice ne conosca l'ubicazione. Non si tratta di un incubo, è tutto reale ed è la morte di quella vittima che verrà dissezionata ed infettata; è il tormento, sangue che sgorga dalle ferite, il coltello vi è ancora infilato. Questi resti perduti verranno lasciati a marcire per sempre. Un altro testo ambientato nei pressi di una tomba, questa volta c'è più violenza ed il testo è molto crudo. Il testo inizia con delle stoppate che si alternano a rff solitari e veloci di chitarra, su questa struttura si inserisce una seconda chitarra a plettrata alternata in stile Brutal ed un growl gutturale e violento, che tende allo scream quando si prolunga, i blast di batteria sono affidati al rullante, le chitarre sono frenetiche, il basso pulsa continuamente e si sente sferragliare nelle note medie. I tempi veloci subiscono una frenata nella parte successiva in cui c'è un netto rallentamento, la musica si fa pesante e lenta, con momenti veloci ed una cassa costante tra tante fill, poi si riprende velocità con la batteria mentre gli accordi restano abbastanza regolari, il basso è velocissimo e molto tecnico, con molte parti virtuose e brutali, la voce diventa sempre più uno scream. Altra parte che alterna basso volume a raffiche violente, poi un assolo melodico in stile Progressive Death, virtuosismo e melodia, poi sfodera vorticose parti che sfociano in un fischio finale; ancora una volta raffiche che si alternano a parti in piano. Poi atmosfera ed il silenzio viene spezzato da un ritmo bestiale, poi il ritornello che pesta pesantissimo, un coro di voci che ripete le stesse parole mentre le chitarre regalano pesanti bending in stile Djent, con continui breakdown. Pezzo assolutamente ben riuscito!

Slit Wrists

Segue "Slit Wrists" (Polsi tagliati), si presenta con delle stoppate e poi una parte di chitarra di risposta, la soluzione si ripete alcune volte e poi sfocia in un riff bello pieno, il sound è grezzo come quello dei primi pezzi; essendo ormai a metà album ci si è abituati al grezzume di alcune parti e si arriva anche ad apprezzarlo (perché è voluto e perché ove il pezzo lo richiede la produzione è eccelsa). Continuando il pezzo prende velocità ed anche influenze Thrash, con plettrate veloci e serrate prosegue e quindi la voce si propone sotto forma di un growl medio-alto abbastanza incisivo, tutto è ritmato e la voce segue gli accenti del rullante; andando avanti c'è un punto in cui il sound si apre in due accordi lenti e quindi la voce diventa uno scream. La voce continua in scream, che alterna col growl sfiatato dei primi tempi, il riff procede con parti lente e monolitiche, scariche di doppia cassa ed un rullante costante, il basso fatica ad emergere e le chitarre riescono ad essere graffianti e massicce allo stesso tempo. Riff lenti, plettrate scandite che poi diventano veloci scariche furiose, la voce è costante e perfettamente a ritmo, poi parte un assolo in stile Thrash casinaro, prima un fischio e poi un'evoluzione di melodie graffianti molto veloci. Si riprende di colpo, forse un po' troppo, col riff lento come se non ci fosse nemmeno stato un assolo, quindi questo prosegue con un incedere pesante fino al finale. Un pezzo che non riserva molte sorprese, piuttosto statico e presenta alcune parti che non sono ben collegate; ci si poteva lavorare meglio ma stiamo comunque parlando di alta qualità. Il testo parla della morte che emerge dall'oscurità, inizia il momento in cui si può cibare, un attacco dall'interno, la mente instupidita e tutta la follia prende vita. Scava la fossa della vittima molto tempo prima che questa muoia, infila un rasoio tra le braccia in modo da ucciderlo da dentro, la vittima muore per marcire perché è quello il suo destino, ora muore ed il sangue sgorga dal corpo. Tutta questa serie di frasi salta fuori come un fiume di pensieri malati che si succedono senza alcuna connessione, a sottolineare la mente malata dell'omicida che li concepisce, il carnefice non sente il battito del cuore della vittima anche se il sangue continua a sgorgare. Le ossa si rompono, il teschio si frantuma, le braccia sanguinano, i polsi sono tagliati, il coltello sta sulle vene, è una rabbia cieca e folle che spinge l'assassino, lo porta ad infierire sul corpo della vittima che si avvicina alla morte, dopo aver lacerato le vene scava nel corpo per estrarre perfino l'anima alla vittima. Un pezzo di frenesia omicida folle.

Stab

Il prossimo è "Stab" (Pugnalata), il testo è un classico dello stile Barnes, con un assassino solitario nella notte che dà la caccia alla sua prossima vittima come se fosse già morta e spogliata della pelle e delle interiora, la carneficina sta per iniziare, ha un pugnale in mano e vuole pugnalare giusto attraverso la faccia della vittima, tagliarle il collo il due. Stacca entrambi gli occhi dalla testa usando un cacciavite, infilandolo nel retro del teschio, spaccandolo con ogni colpo. Scarica il proprio odio adesso dissotterrato, per ogni goccia di sangue che spilla dalla vittima si avvicina sempre più a possederne l'anima, lasciando il corpo della vittima appeso per le gambe dissezionate ed a testa in giù, come un animale marcio, con ferite di pugnale al petto. Poi si accanisce sul corpo della vittima col pugnale, gli augura la morte e poi gliela fornisce, lo svuota di tutti i liquidi, risveglia l'anima demoniaca, è l'ultima notte che respirerà, mentre il carnefice è già alla ricerca della prossima vittima fresca. Siamo davvero nel classico, il testo si ripete, questa volta non c'è menzione di tombe ed il testo non sembra nemmeno particolarmente ispirato, sa di già visto, ma questo non è necessariamente un problema visto che comunque farà la gioia dei nostalgici del Barnes vecchio stile, che accoglieranno anche questo testo con piacere. Il pezzo parte già bello carico, ancora suoni grezzi, rullante costante in un Thrash Death bello potente, i tempi sono frenetici e tecnici, il basso fa un ottimo lavoro e sta bene in risalto, la frenesia prosegue con l'intervento del growl marcio e malato di Barnes, nelle parti finali si sente lo scream ed una scarica di rullante, ci sono anche brevissimi interventi che ricordano il Black con plettrate alternate. Il pezzo poi decelera un po', il ritmo cala ma il basso continua ad essere veloce, la voce pure rallenta e diventa più gutturale e pesante di prima, aggressione continua che alterna stoppate a parti melodiche (struttura questa che ricorre frequentemente nell'album), espediente che riesce a mettere groove anche nelle parti più brutali grazie alla frenesia delle stoppate con cambio di tempo e sound. Poi tutto si fa veloce, con blast di rullante ed una bella esplosione di scream e growl, aggressione primordiale che si porta avanti con la strofa, molto brutale ed aggressiva, altre stoppate come all'inizio e quindi si passa al tempo più lento. Dopo un'altra stoppata a sorpresa il silenzio, spezzato da lontani accordi, poi un breakdown ed una parte con litanie dissonanti, fischi e poi di nuovo un blast di cassa e brutalità gutturale in quantità, le cadenze degli accenti sono affidate al rullante che sembra voler mimare la pugnalata, poi un assolo vorticoso in sweep dal gusto malato e neoclassico, si consuma in fretta e lascia che la frenesia brutale continui indisturbata, con questo devasto il pezzo si conclude ancora nel pieno della potenza.

The Night Bleeds

L'ottavo brano è "The Night Bleeds" (La notte sanguina), ancora stoppate, ma con un ritmo più dinamico, botte pesanti che poi si calmano, il riff sottostante è carico di groove, la cassa inizia a farsi sentire con calma scandendo il ritmo, poi esce fuori un ritmo basilare con un grande ruolo del basso ben distorto, poi a sorpresa una parte neoclassica di chitarra in stile Progressive Metal, due chitarre sovra incise che poi regalano virtuosismi per lungo tempo in un assolo che non vuole mai finire, si torna al riff di prima, questa volta con la voce che segue passo passo il basso, il pezzo è gutturale ed ha anche qualche sfumatura mediorientale nelle melodie che la chitarra ripropone, altre stoppate con lunghe pause che aumentano il groove, alternandosi a sfuriate di blast di cassa triggerata a manetta. il pezzo prende poi una piega Death/Thrash velocissimo e pesante, c'è una furia scatenata negli strumenti e nella voce che resta nel growl gutturale salvo scatenarsi con lo scream nei finali. Altro intervento solistico e neoclassico, poi il silenzio spezzato da una chitarra solitaria in plettrata alternata, diversi stacchi di batteria come intermezzi e la chitarra continua, con l'intervento della voce gutturale, altro blast di rullante e scream acuto e nasale. Si torna alla strofa di prima, ancora molto cadenzata e la voce segue il basso, le stoppate e le parti melodiche suggeriscono influenze Thrash, altra serie di stoppate con una plettrata alternata in sottofondo. Una sfuriata con scream e blast di rullante, poi si torna di nuovo alla strofa ritmata con la voce che segue gli accenti di basso, questo si prolunga e poi porta ad un finale con un improvviso crescendo di intensità troncato di colpo. A questo punto l'album presenta un calo di fantasia, le parti sono belle ma non sembrano essere legate molto bene tra loro. Il testo parla di un morto congelato da cento anni ormai, non c'è traccia di cosa è stato fatto e di quelli che sono morti, macellati tutti nell'oscurità, venivano uccisi a caso, da uno che voleva prenderne l'anima e la vita, un esecutore. Nel profondo del cuore del male questo essere attende di prendere le anime dei caduti, uccisi da lui; uccide per bilanciare la vita, la gente muore per pagare il prezzo dell'anima, la vita si affievolisce oltre il regno della morte. La notte e le ombre lo chiamano, il sangue della vita scorre in lui, è la notte stessa a sanguinare, lui è un male scatenato per portare via la vita altrui. Un testo meno in linea con gli altri, vuole approfondire gli aspetti horror della situazione e quindi non si descrive nemmeno questo essere malvagio pronto a strappare le anime delle vittime. C'è qualche spunto, come ad esempio quello della funziona di bilanciamento della vita che hanno quelle morti casuali, tanto che tutto il testo potrebbe riferirsi proprio al Tristo Mietitore, visto come la morte che colpisce a caso per assolvere al compito di sfoltire gli uomini a vantaggio della vita stessa, ma un'interpretazione del genere potrebbe essere un po' azzardata.

Compulsion to Brutalize

Segue "Compulsion to Brutalize" (Costrizione a brutalizzare), che è un testo nello stile classico, una morte lenta causata da un'irresistibile voglia di brutalizzare, la vittima grida nella tomba, non riesce a trovare una via d'uscita nell'oscurità, con una lama l'assassino squarcia il collo della vittima, taglia la testa, rimuove gli occhi; mentre le vene sgorgano sangue il corpo muore, la pelle è forata, il torso aperto a pugnalate, la mente stessa muore. La brutalità non si ferma qui perché l'assassino torna ad infierire sulla vittima anche nella tomba, uccidendola di nuovo, aprendo nuovi fori nella pelle marcia e decomposta, questo fa uscire dal corpo una puzza putrida di morte, è un'altra vittima pronta per l'inferno. Non c'è nessun elemento che potrebbe aprire la strada ad interpretazioni fantasiose, tutto è così crudo e, se vogliamo, banale che non lo permette. Anche questo è un testo molto breve che si ripete in modo praticamente speculare; almeno in questo caso torna ad esserci la tomba al centro dell'attenzione, infatti il morto che viene brutalizzato è prelevato proprio dalla tomba nella quale stava ancora decomponendosi. Come testo è un classico, sì, ma sembra anche un compitino vuoto e privo di fantasia, si poteva fare decisamente di più di questo testo insipido, Barnes poteva fare molto di più. La musica inizia con un bel giro di basso sulla quale ci sono delle plettrate serrate di chitarra, che si alternano a lunghe pause, poi parte un rullante veloce e la chitarra prende una melodia a plettrata alternata, si ripete la parte col giro di basso e quindi anche la parte melodica con qualche variazione, poi un accenno di assolo con due chitarre sovra incise in stile Technical Death neoclassico, poi si fa sentire anche un forte growl in una parte stoppata che poi gradualmente prende sempre più vigore e culmina in degli accordi molto lenti, con un'insistente melodia malvagia di chitarra sopra, coro di scream e l'atmosfera è piena di terrore; per quanto poteva essere banale il testo, non ci si aspettava di certo una musica così originale e coinvolgente. Non c'è groove ritmico ma melodie molto interessanti, in pieno stile horror. Poi una chitarra molto effettata passa da un lato dell'altro delle casse, un basso molto originale e presente si fa sentire nefasto, grande atmosfera, la batteria è tonante; la voce fatica a mantenere un growl alto e marcio, c'è una grande carica di orrore e repulsione, poi un assolo molto graffiante, pieno di fischi e vibrati, dura poco e lascia spazio a delle stoppate pesanti, poi riprende con la melodia horror che si fa sempre più complessa quando si sovra incide l'altra chitarra, la parte cantata quindi continua incisiva come prima e su di essa una veloce litania melodica che si ferma con lo scream. Un pezzo davvero molto interessante, intrattiene fino alla fine.

Eternal Darkness

Arriviamo all'ultimo brano, "Eternal Darkness" (Oscurità eterna), pesanti stoppate iniziali in cui chitarra e basso vanno all'unisono, poi la chitarra inizia a slacciarsi con delle vibranti plettrate alternate, la batteria fa un ottimo lavoro di cassa, poi emergono altre melodie horror come quelle sentite nel precedente pezzo, ma sembrano quasi di tastiera queste. Lo stile sembra Black Metal, i suoni però sono gravi e pesanti, la componente Death è innegabile, virtuosismi continui alla chitarra arricchiscono una strofa dettata dal tappeto di cassa, la voce aggredisce con accenti incalzanti, ancora un growl basso e minaccioso. Assalto sonoro compatto, altre stoppate ma il pezzo non accenna a rallentare, altre parti con melodie vagamente mediorientali, stoppate ed una cassa triggerata sempre al centro del ritmo, poi una serie di assoli chitarristici che sono il massimo della bellezza. Si riprende con una strofa pesante, suoni bassi, blast di rullante e cassa, le stoppate cadono a pennello e sono bestiali, un finale coi fiocchi. Dopo una pausa ecco una parte Thrash col classico tupa tupa alla batteria, bestialità con influenze Black, velocità, aggressività, marciume. Il sound è pesante, il growl segue strutture sempre nuove, poi parte un ennesimo assolo carico di melodie e vibrazioni, questo è strapieno di fischi, scale a cascate, ancora il basso pesante che detta accenti forti, scariche di plettrate cattive, poi una pausa con un accordo lento, altre plettrate serrate ma lente, le chitarre vibrano freneticamente, il basso cattura sempre più spazio; altra strofa possente, un pezzo che è un tritatutto! Siamo nel Technical Death Brutal più spinto possibile, tempi molto complessi, tutto finisce di colpo e ci lascia estasiati. Il testo parla delle sensazioni che vive la vittima dopo la morte, sente il tormento, il dolore e la sofferenza lo colgono; l'anima non tornerà mai al mondo ma patirà per sempre la sofferenza, perché nel profondo della tomba la tortura continua infinita. Colto in questo inferno, sotterrato ancora vivo, ma morto già prima di morire (un giro di parole assurdo contenuto nel testo, voleva dire probabilmente che era già stato condannato a morte prima di venir sepolto vivo). Non c'è fuga, nessun ritorno, da questa condizione di tribolazione eterna, probabilmente dovuta al fatto che il corpo viene ancora sottoposto a sevizie nella morte e quindi l'anima ne soffre, non riuscendo a darsi pace e dannandosi in eterno per la violazione del corpo cui era legata. Un testo che è molto simile al precedente, ma ben più interessante.

Conclusioni

Si conclude così l'esame di questo album che, pur essendo molto bello, non riesce a raggiungere l'apice dei due immediati predecessori. L'esperimento avvenuto è lo stesso: portare nuova linfa vitale reclutando musicisti esterni per una collaborazione estemporanea, questa volta però tutto è avvenuto con musicisti che, bene o male, ruotavano tutti attorno ai Cannabis Corpse, questo evidentemente non ha giovato molto alla riuscita dell'album. Rimane pur sempre un ottimo lavoro, Chris Barnes ha definitivamente capito che è un bene lasciare tanto spazio ai musicisti ed in questo album il Technical Brutal la fa da padrone con numerosi passaggi virtuosi che sono davvero un piacere da ascoltare, positivo anche il ricorso a produzioni diverse a seconda dei brani; abbiamo quindi un inizio molto grezzo, una fase centrale che oscilla tra Technical Brutal e Technical Thrash, ed un finale che acquisisce anche influenze Death ed horror: si tratta quindi di una proposta variegata ed interessante, che merita attenzione. Purtroppo la pecca dell'album sono quei pezzi, specie nella seconda parte, poco compatti, che sembrano realizzati quasi come un compitino, stessa trascuratezza si riflette nei testi che - oltre ad essere ripetitivi - sono poco convincenti e fantasiosi. Il concept dell'album è certamente la tomba, elemento che occupa anche il primo piano della copertina, viene spesso richiamata in tutti i testi e più che di concept si può parlare di ambientazione: ciò che infatti accomuna i testi è lo scenario lugubre della tomba, ricorrente, in diversi aspetti. In alcuni casi la tomba è solo quel posto dove mettere i resti dilaniati della vittima, in altri è una camera nella quale fare orge di arti amputati, in altri casi è il luogo di tormento eterno del corpo dissacrato e della rispettiva anima dannata che non si dà pace. Questa uscita farà la gioia dei nostalgici di Barnes nei contesti Brutal, specie i primi pezzi vogliono essere un ritorno al glorioso passato, eppure la produzione moderna e la seconda fase dell'album mettono in chiaro che questo lavoro nasce per essere attuale. Una bella prova per Six Feet Under, ormai progetto composto unicamente da Chris Barnes.

1) Gruesome
2) Open Coffin Orgy
3) Broken Bottle Rape
4) Break the Cross in Half
5) Lost Remains
6) Slit Wrists
7) Stab
8) The Night Bleeds
9) Compulsion to Brutalize
10) Eternal Darkness
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