SECUTOR

Executor

2020 - A Chance for Metal

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
12/03/2020
TEMPO DI LETTURA:
7

Introduzione Recensione

Noi di Rock & Metal In My Blood siamo sempre entusiasti quando si tratta di sviscerare un disco di una band appena avviata o comunque relativamente nuova. In questo caso siamo di fronte ad una realtà proveniente dalla Germania, dedita ad un sano e genuino thrash metal. La terra tedesca, nel corso degli anni, si è particolarmente distinta per aver partorito band di questo genere divenute poi con il tempo delle vere e proprie icone mondiali e soprattutto degli assoluti esempi per band che volessero avvicinarsi al thrash. Ovviamente non possiamo non citare per esempio gli ex Metal Militia, cioè gli ex Tyrant, no insomma gli ex Tormentor. Vabbè, ovviamente la mia era solamente una parentesi ironica per citare i grandissimi e fondamentali Kreator, i quali nel lontano 1984 iniziarono la loro ascesa nell'olimpo del metallo con l'ottimo Endless Pain. Possiamo e dobbiamo menzionare anche i Destruction di Schmier e compagnia thrasheggiante, oppure i primi Angel Dust giusto per fare qualche esempio. Insomma di band che hanno fatto fortuna ce ne sono moltissime e se vogliamo andare anche a cercare oltre al questo genere ne troveremo veramente molte. In questo caso, andiamo a trattare una band nata nel 2008, i Secutor, quindi non proprio di primo pelo, originaria di Koblenz. Una città di quasi centoquattordici mila abitanti che si trova nella parte settentrionale dello stato federale della Rhineland-Palatinate. Con una formazione a cinque elementi, nel 2013 pubblica la sua prima ed unica demo dal titolo eloquente Thrash or Die comprendente sei tracce distribuite in sole trenta copie in formato musicassetta, per poi far uscire il disco di debutto tre anni dopo dal titolo Stand Defiant per la Coffin Fillth records. Trentaquattro minuti di thrash vecchia scuola suonato ad altissima velocità in pieno stile anni ottanta ma con un leggero tocco di modernità nel proprio sound. Un lavoro piuttosto riuscito che esprimeva buone potenzialità da parte dei nostri, i quali iniziarono a farsi conoscere attraverso varie esibizioni dal vivo riscuotendo degli ottimi consensi. Arriviamo dunque ai giorni nostri, ovvero il venticinque gennaio 2020, dove i Secutor immettono sul mercato questa nuova fatica che andremo ad analizzare dal semplice ma esplicativo titolo Executor. Un titolo che gioca anche un po' con il nome della band e si presenta con una cover molto interessante che rimanda appunto a quelle produzioni passate che vedevano copertine coloratissime e disegnate che si facevano ammirare nei negozi di dischi di fiducia. La band è così composta: Peter alla voce (ora chiamato General Hessenbarde), Dobby al basso, Mu alla batteria, Fomb alla chitarra solista e Fabio alla chitarra ritmica. Così composti, ci sbattono in volto ben quarantatre minuti di violentissimo thrash metal suddivisi in dieci brani che sicuramente sapranno infuocare gli animi. Vediamo ora di scoprire se questo lavoro sia meritevole di attenzione da parte vostra e per fare questo non dovete far altro che seguire con attenzione ogni singolo passaggio che andremo ora a descrivervi.

Into Danger

Il brano che apre le danze porta il titolo di "Into Danger (Dentro il Pericolo)" e viene introdotto da un bel suono di chitarre e da una batteria che si fa subito marziale e potente. La melodia data dall'ascia di Fomb è veramente ben eseguita, mentre la sezione ritmica è impostata per fare del male. La voce del singer è graffiante al punto giusto e ci racconta praticamente di quello che succede ai loro concerti. La band dall'alto del palco vede molte persone vestite di nero, con magliette delle proprie band preferite ed il mitico ed inseparabile chiodo. Un odore persistente di sudore e di birra impregna l'aria ed è il momento perfetto per scatenare un bel mosh pit di quelli violenti. Parte il pogo più sfrenato, talmente violento da diventare un frullatore umano da cui non si può sfuggire. Inghiotte tutto e tutti, la pelle inizia a mostrare segni evidenti di contusioni varie e le magliette si impregnano di quel sudore che sa di sofferenza ma grande soddisfazione. "Non c'è posto migliore per me e per te" recita il singer, dove la perfetta alchimia tra la band ed il pubblico diventa uno scambio continuo di energia positiva che rimbalza dentro il locale fino a farlo tremare. Il pit ti ingoia e poi ti sputa, ma siamo sempre pronti a tornare al suo interno per ripetere questa esperienza, come se non ne avessimo mai abbastanza. Il sound diventa più profondo senza perdere quella carica distruttiva di cui si nutre. Il lavoro chitarristico è ben assestato ed il drumming è interessante nel suo procedere così preciso e martellante. Quando tutto è finalmente terminato, ci rimangono i segni di questa battaglia e la gola tremendamente secca. Delle mani amiche vengono verso di noi e ci facciamo accompagnare al bancone del bar dove ordiniamo l'ennesima birra per dissetare la nostra voglia di continuare a fare baldoria, pronti per un altro round con la speranza di uscirne meno malconci possibile. Insomma, il pezzo è piuttosto interessante e la ritmica invoglia a scuotere la testa fino alla fine. E' anche un modo per incitare la gente ad andare a vederli dal vivo, dove non si sprecano parole come "Entrate nella fossa bastardi", un modo sicuramente poco ortodosso ma di sicuro effetto per far capire cosa ci si può aspettare da un loro show.

Destination Intoxication

Una rullata violenta ed improvvisa ci avvia all'ascolto di "Destination Intossication (Destinazione Intossicazione)". La band viaggia fin da subito spedita in pieno stile thrash e dobbiamo dire che lo fa anche piuttosto bene. Immaginiamo di alzarci presto la mattina, beviamo l'ultimo caffè e saliamo in macchina in fretta e furia. I nostri amici sono già li ad aspettarci e in quella piccola utilitaria si sta stretti. Controlliamo un'ultima volta che tutti i nostri bagagli siano a posto e che, soprattutto, non manchi nulla. Imbocchiamo l'autostrada a tutta velocità, perché non c'è tempo da perdere. I pneumatici bruciano sull'asfalto e con la scusa che in giro non è presente anima viva, schiacciamo ancora più a fondo l'acceleratore fino a quasi fondere il motore. Mancano poche ore all'arrivo e dobbiamo ancora allestire il tutto per la nostra esibizione. Una volta arrivati, la prima cosa che facciamo è bere una bella birra ghiacciata per dissetare la nostra sete di metalhead. Il sole è alto ed il caldo inizia a dare fastidio. Sudore e stanchezza iniziano a farsi vedere ma con la nostra birra in mano non vorremmo essere altrove. E' questa la nostra vita in fondo. Il chorus è relativamente lento ma è molto orecchiabile, mentre l'assolo che la band ci popone è particolarmente interessante e sa catturare sicuramente l'attenzione. Il riff seguente condito dal coro "Intoxicate" ripetuto da parte della band è sicuramente una buona trovata. Dobbiamo stare in questo posto per tutta la settimana e durante tutto questo tempo non faremo altro che bere, dormire dove capita e risvegliarti per bere nuovamente fino allo sfinimento. Una volta terminato festival, i ricordi si fanno sfocati e stenteremo a ricordarci tutto quello che abbiamo fatto insieme; ma una cosa è certa: il divertimento non è certo mancato. A tratti è stata una esperienza terribile, ma sappiamo tutti che il prossimo anno ci torneremo e ci devasteremo forse ancora di più. Destination Inoxication è un pezzo veloce che lascia poco spazio all'immaginazione, ma è genuino e "ignorante" al punto giusto con riff certamente validi ed un testo che..bhé è l'apoteosi di quell'aria che si respirava negli anni d'oro del thrash e che la band vuole farci rivivere attraverso la loro musica.

Between Gods and Man

Il terzo brano che andiamo ad analizzare porta il titolo di "Between Gods and Man (Tra Dio e Uomo)"e la prima cosa che balza all'occhio è la durata di ben sette minuti. Un arpeggio discretamente delicato con un basso a farne da sottofondo, viene spianata la strada per l'ingresso batteristico impostato su un mid tempo arricchito da un riff molto pesante ed interessante. Ottima la struttura iniziale, così come ottima è l'interpretazione da parte del singer che sembra indicarci una via di speranza facendoci alzare gli occhi per osservare un nuovo sole intento a sorgere ed illuminare di luce nuova un'esistenza buia e terribile. Osserviamo però che le ombre che vengono proiettate dallo stesso sono scure come la notte e che, in questa oscurità, si può nascondere ogni tipo di malvagità. In totale silenzio sentiamo dei sussurri che spargono bugie ovunque, alimentando così le menti già avvelenate da tutte queste falsità. "Ora capisci il volto dell'avidità", il quale si annida ovunque e cerca in qualsiasi situazione di colpire e tirar fuori il peggio di noi. E' come un seme che nei secoli continua ad essere piantato dall'uomo in attesa che cresca e si sviluppi in maniera tale da averne una scorta sempre pronta da tirare fuori appena se ne ha l'occasione. Perché l'uomo è fatto così di natura; è avido e spietato ed è inutile che cerca di nascondersi dietro buoni propositi e buone azioni. Prima o poi la sua vera natura uscirà allo scoperto. Ad un certo punto, la song si arresta lasciandoci con un altro arpeggio piuttosto spensierato che nasconde però una sensazione di desolazione particolare, scandita dal ride del drummer, per poi esplodere in tutta la sua lentezza esecutiva con distorsioni perforanti dal retrogusto amarissimo. L'essere umano si crede un dio ed è sempre stato così in fondo se ci pensiamo bene. Cerca sempre di sottomettere qualcuno perché si crede superiore. Ma superiore a chi o a cosa? Una balla domanda a cui però non esiste una risposta concreta, ma solamente la volontà di far chinare la testa ad altri e rivendicare il proprio trono. E' troppo cieco per poter vedere la propria mortalità, perché niente in fondo è eterno. Ogni parola pronunciata diventa cenere, ogni azione compiuta brucia con il passare del tempo finché la morte non ci verrà a prendere. Ricordate che ogni tempio eretto, anche quello più grande, è stato distrutto dalla polvere. Forse non verrà dimenticato, come non verranno mai dimenticati gli errori da noi commessi nel corso degli anni e che sembra andiamo a ripetere in continuazione. Ho trovato davvero molto ben fatto questo pezzo, caratterizzato da un'ottima struttura compositiva e che soprattutto, abbandona il tono scanzonato dei primi due episodi a favore di tematiche sicuramente già espresse una miriade di volte, ma di sicuro effetto.

Fire in the Hole

"Fire in the Hole (Fuoco nel Buco)" ha una accelerazione devastante ed il brano parte subito in quarta come un bombardiere pronto a fare fuoco. In questo frangente assistiamo purtroppo allo svolgersi di una guerra che coinvolge soldati e mezzi d'attacco su ogni fronte. L'esercito avanza senza sosta senza mostrare nemmeno un segno di paura. I cannoni iniziano a sputare le loro palle di fuoco combattendo forze invisibili ed ostili. Il rumore dei colpi d'arma da fuoco riempiono l'aria con rumori assordanti, mentre i corpi esplodono in strazianti dolori. Il campo base richiede rinforzi, i quali non tardano ad arrivare sotto forma di caccia bombardieri che ruggiscono nei cieli facendo diventare la giungla un enorme rogo avvolto da un odore di Napalm che brucia i nemici come fossero spiedini. Il cantato di Peter è particolarmente interessante perché non si limita a grintosi vocalizzi, ma a volte spinge la propria voce al limite e quello che ne esce è un qualcosa di strano e particolare. Immaginate di sentire un Bruce Dickinson particolarmente incazzato che cerca di far diventare ruvida la propria voce mentre raggiunge tonalità piuttosto alte. Ecco diciamo che, con le dovute proporzioni ovviamente, quello che esce è un qualcosa di estremamente valido e sicuramente dona una varietà ad un brano di breve durata che comunque si fa apprezzare sotto molti punti di vista. In primis al di là della velocità di certi momenti, è quando la band rallenta che Fire in the Hole colpisce veramente nel segno grazie a riff ficcanti e pesanti come bombe a mano. "In guerra non è il momento di essere gentili" è l'ultima frase del pezzo in questione, la quale descrive appieno anche quello che musicalmente i Nostri vogliono farci sentire. Potenza e cattiveria assecondata da assoli al fulmicotone e momenti in cui le ritmiche si fanno più lente ma molto molto interessanti. Diciamo che questo è un brano che invoglia ad essere riascoltato varie volte e che non rischia di certo di farci stare fermi, perché viene quasi naturale muovere il nostro capoccione in cerca di qualcosa da spaccare.

Executor

Passiamo ora alla title track di questo disco, ovvero "Executor (Esecutore)", dove vestiamo i panni appunto di un esecutore. Una folla inferocita invoca a gran voce l'esecutore, il quale annuncia una sentenza di morte. Questa introduzione serve a far partire di fatto la song che si rivela micidiale come il thrash deve essere. La caccia è aperta insomma e questo killer è sulle nostre tracce. Sta chiamando il nostro nome muovendosi nel buio silenziosamente. Non esiste un posto sicuro dove nascondersi, lui troverà la sua vittima e gli farà provare la sua lama affilata mentre squarta la schiena del malcapitato. Le voci nella sua testa non gli lasciano un attimo di tregua finché non verrà stanato e giustiziato. Se fino a questo mento il pezzo viaggia spedito su linee guida piuttosto canoniche per il genere tirando pochissimo il fiato e macinando riff come se non ci fosse un domani, arriva un momento in cui la band rallenta in maniera vistosa proponendoci delle chitarre taglienti come rasoi ma controllate alla perfezione fino al momento di un assolo che non brilla per originalità. Però anche qui succede qualcosa: Le due chitarre creano un'atmosfera stupendamente riprodotta grazie anche ad una tecnica che forse non era ancora emersa ma che dona un sapore meno malsano in questo momento di pura follia omicida. Una volta catturata la vittima, viene messa al cospetto dei cittadini i quali ne invocano immediatamente l'impiccagione. "Impicca quel bastardo, appendilo in alto" grida la gente. Come se fossero a teatro in attesa di uno spettacolo, la tensione è alle stelle e le persone accorse a questo macabro show non vedono l'ora di veder morente questo maledetto. Potrà pregare od invocare il proprio dio, ma la verità è che la lama dell'esecutore parlerà da sola e farà quello che deve fare. Sei stato giudicato dall'esecutore e non c'è più via di scampo. Executor termina con gli applausi della folla che ci fanno capire che è stato fatto che bisognava fare. Devo dire che questa song mi ha sorpreso. Se infatti inizialmente mi aspettavo che fosse ormai impostata per andare in un'unica direzione, verso la fine mi sono dovuto ricredere grazie a quel momento meravigliosamente eseguito dove chitarre e sezione ritmica si sono fuse per creare un intenso stato di attesa e tensione che si tagliava con una lama (giusto per rimanere in tema). Interessante ed anche in questo caso riascoltabile più volte.

Whiskeytrain

"Whiskeytrain" ha una introduzione piuttosto classica con cavalcate thrash molto interessanti senza però essere particolarmente originale, Il cantato è sempre bello ruvido e graffiante e la sezione ritmica svolge un buon lavoro senza avere dei picchi di rilievo. Mettiamoci nei panni di chi ha una vita di (come dice esplicitamente la band) di merda. La nostra donna va a letto con un altro uomo e non cerca nemmeno di nasconderlo e quando tutto va per il verso sbagliato danno a noi la colpa di tutto. Insomma, un vero incubo. C'è solo una cosa che potrebbe alleviare le nostre sofferenze ed è tuffarci a testa bassa nell'alcool. Saltiamo dunque sul Whiskeytrain, dove ci danno il benvenuto moltissime persone nel nostro stesso stato. Nessuna scusa, nessun dolore, riempiamo questa bottiglia e buttiamola giù tutto d'un fiato. Laviamoci il cervello con questo intruglio, laviamo via ogni pensiero malevolo e godiamoci un momento di spensieratezza forse anche meritata. Riempiamo i bicchieri fino a che i nostri occhi non diventano lucidi e perdiamo coscienza. Entriamo in uno stato catatonico dove non esiste pensiero, non esiste preoccupazione; esiste solo un mondo parallelo dove intorno a noi non esiste più nulla se non noi stessi. I Secutor sanno sempre sorprendere perché se è vero che il brano non è molto vario, ci piazzano un assolo ed un momento dove è il basso ad essere protagonista che è talmente ben fatto che risolleva le sorti di un episodio che rischiava di essere un po' stantio nel suo procedere. Facciamo quindi un bel respiro profondo e facciamo che l'alcool faccia il resto. Godiamoci il fuoco che inizia ad ardere dentro di noi in attesa di ritornare purtroppo alla nostra schifosa vita per poi ricominciare tutto d'accapo.

Speedkings

Un'altra bella mazzata ci arriva con la seguente "Speedkings (Re della Velocità)" la quale fa proprio della velocità di esecuzione la sua prerogativa. Con riff assassini e vocalizzi estremi, ascoltiamo il rombo del motore del nostro mezzo e soprattutto percepiamo la potenza che ci scuote non appena saliamo a bordo. Tubi luminosi ed ardenti sono pronti a fare scintille in ogni strada, perché la strada è in fondo la nostra casa e sarà anche la nostra tomba. Il carburante ci scorre nelle vene, il nostro corpo è fatto di tubi di ferro e siamo ormai posseduti dalla velocità. Stiamo percorrendo la strada maestra e non ci fermeremo mai. Non abbiamo in sostanza una vera e propria meta. Ci fermeremo solamente per fare benzina per poi continuare a viaggiare a folle velocità fino alla fine dei nostri giorni. Aggrediamo l'asfalto e facciamo mangiare la polvere a chiunque. Forse siamo delle persone ruvide, forse sporchi e maleducati, ma siamo nobili cavalieri della strada e la percorriamo con onore. La passione per la corsa è indomabile ed è indomabile anche la band che non accenna a rallentare un momento spingendo sempre al massimo della potenza. Sembra proprio una macchina a pieno regime che non vuole saperne di fermarsi. Ecco, questa Speedkings è forse quella che mi ha convinto meno fino a questo momento. Non perché sia una brutta canzone, ma è veramente troppo "tirata" senza un cenno di variabilità che poteva forse giovare al tutto. E' comunque un episodio onesto che si fa apprezzare per quello che è, ovvero puro thrash al cento per cento.

Strung Out (Steelpreacher Cover)

Gli Steelpreacher sono una band tedesca nata nel 2001 con all'attivo cinque album più uno split con gli Dragonsfire. Come? Cosa c'entrano ora questi con i nostri Secutor? Semplicemente il fatto che il brano che vi andiamo a presentare è "Strung Out", cover appunto di questa altra realtà tedesca. Con una impostazione heavy/thrash si sposa benissimo con il resto dell'album, soprattutto perché si parla di sbronze e bevute al limite dell'umana concezione. Se c'è una cosa che riesco a fare molto bene e sbattere la testa contro qualcosa e bere come un ossesso. Queste sono le premesse per un brano ad altissimo contenuto alcolico votato all'ignoranza più appagante. C'è qualcosa da bere? Qualsiasi cosa? Portala e la berrò. Rock fino all'alba perché sono forte e quando tutti se ne andranno verso le proprie case, io sarò qui ancora a bere. Mi ritroveranno riverso sul pavimento circondato dai tappi di bottiglia ma a me non importa. Mi rialzerò e vomiterò tutto il giorno, anche l'anima se è necessario ma sono forte e quindi ricomincerò a bere fino a stare di nuovo male. Ottimo il lavoro delle due chitarre che inanellano riff esagerati come se niente fosse e se nel mentre ci mettono anche un bel assolo, la volontà di continuare a cazzeggiare in continuazione non sembra tramontare mai. Terminata la mia scorta di veleno, mi reco a cercarne altro, ancora ed ancora finché non collasserò di nuovo e mi sveglierò per riprendere da dove avevo interrotto. Finché avrò forza in corpo continuerò ad ingurgitare birra, whyskey e tutto quello che mi capita a tiro, perché dovrò morire con la bottiglia in mano e me la dovrò portare nell'aldilà con me per continuare la mia folle folle vita di bevitore.

Shapeshifter

Con "Shapeshifter" la ritmica si fa subito forsennata ed addenta l'ascoltatore come un'animale affamato. Ed è proprio una bestia che esce allo scoperto dalle viscere dell'essere umano. La pelle inizia a sudare, gli occhi bruciano e si iniettano di odio. Perché ad un certo punto cresce quella voglia di lacerare la carne e fare pezzi qualcuno? Forse per puro piacere, un semplice sfogo capace di dare una scossa ad una esistenza troppo tutta uguale e monotona. Scatta qualcosa, i sensi diventano molto più sensibili e la caccia inizia solamente per soddisfare la sete di sangue umano. Vederlo scorre copiosamente e nutrire la terra è una sensazione che provoca quella scossa di adrenalina che mancava. Una scossa che i Nostri ci danno tramite un riffing tagliente proprio come una lama e che quando serve, affonda il colpo con una pesantezza micidiale. L'anima che risiede ormai in un angolo dentro di noi prova ad invocare la salvezza, ma finché la bestia sarà tenuta libera non ci sarà un benché minimo spiraglio. Probabilmente è la rabbia repressa a scatenare questa furia omicida, la quale una volta venuta allo scoperto, mostra i denti taglienti pronti ad affondare ogni cosa. Niente sembra essere reale, forse è solamente un incubo ed una volta svegliati tutto svanirà. L'amore, l'odio, sono due sentimenti contrapposti che non posso andare d'accordo, ma se questi si fondono, diventano un'arma micidiale da cui è meglio stare alla larga. Il chorus è discreto nel suo proporsi così ruffiano, ma è anche l'incarnazione perfetta di una band che non conosce mezzi termini. Le vocals sono tipiche del genere e riescono comunque a coinvolgere ed essere funzionali alla canzone stessa. Sembra che la band ci prenda gusto a cambiare le carte in tavola ogni qual volta ne abbia l'occasione, ed anche in questo caso verso il finale ci mettono un assolo veramente ma veramente bello ed interessante che cambiano letteralmente faccia ad un pezzo che risultava forse troppo uguale a se stesso ma che, grazie a questo guizzo, ne risolleva molto le sorti prima di ritornare a picchiare come ossessi e concludere con la definitiva dannazione dell'uomo destinato ormai a varcare le porte dell'inferno.

To the Gallows

Con "To the Gallows (Alla Forca)" arriviamo all'ultima traccia inclusa in questo interessante Executor. Quello che ci attende inizialmente è il suono di una sirena di allarme per poi lasciare spazio ad un solo di basso accompagnato solamente dal pedale del drummer. Il riff che ne segue è puro thrash metal. Il cantato arriva accompagnato solamente dalla sezione ritmica, quindi niente chitarre, le quali compaiono successivamente ad arricchire un sound molto ragionato e molto meno frenetico. Siamo in un luogo aperto dove la gente si sta godendo una bella giornata di sole, il quale splende alto nel cielo. I bambini giocano gioiosi e spensierati e nulla può far pensare che da li a poco qualcosa possa turbare la loro tranquillità. Improvvisamente un suono ruggente rompe questa quiete e il mietitore inizia a spargere dolore e sofferenza. L'esecutore sta arrivando e non avrà pietà per nessuno. Nessuna fuga, nessun nascondiglio e nessuna pietà potrà salvare questa gente dal proprio destino. Il brano è molto interessante, i suoni sono belli potenti ed intrisi di carica dirompente. Eccolo, si inizia ad intravedere la fine sotto forma di esecutore. Ha bellissime ali d'argento ed è quasi uno spettacolo per gli occhi. Maestoso e dannatamente affascinate arriva per compiere il proprio lavoro. Inizia così una mattanza che non fa superstiti ed il sangue inizia a scorrere a fiumi. In pochi secondi, un'intera città viene spazzata via dalla furia di questa breve ma intensa apocalisse, e coloro che sopravviveranno, soffriranno per ogni giorno avvenire. Intenso e particolarmente vario, questo brano tiene ancora in canna un colpo finale. Infatti, al termine di esso si può udire una forte esplosione che fa da apripista ad un arpeggio veramente molto bello, dove una voce fuori campo proveniente presumibilmente da una vecchia radio, annuncia l'imminente fine del mondo in una maniera tanto inquietante quanto terribilmente reale. Credo che i Secutor non potevano concludere meglio questo disco se non con un ottimo pezzo come questo. Si passa dalla tranquillità di una vita estremamente rilassata a momenti di terrore puro con una nonchalace quasi incredibile. Un ottimo lavoro per un album decisamente riuscito.

Conclusioni

Eccoci quindi a tirare le somme di questa seconda fatica targata Secutor. Executor è un lavoro innanzitutto buono e ben riuscito, che nasconde due facce nella stessa medaglia. Mi spiego: se la band tedesca voleva che si respirasse quell'aria magica degli anni ottanta, in parte ci è riuscita. Grazie a brani, soprattutto i primi, scanzonati e talvolta sbruffoni sia a livello musicale che soprattutto a livello lirico, effettivamente si sente nell'aria quel qualcosa che si assaporava in quel periodo e riaffiorano ricordi che non andranno mai persi nel tempo. A volte invece, si sente un tocco di modernità, non troppa per la verità almeno a livello strumentale, ma a livello lirico riescono a passare da testi semplici a qualcosa di un po' più "riflessivo" ed intenso che però non stona affatto con la proposta generale partorita dalla band. Certo, il thrash metal non è un genere che si presta molto a sperimentazioni varie o chissà quali espedienti miracolosi per essere originali, eppure un qualcosa di personale sono riuscito a trovarlo e non è certo un elemento da sottovalutare. Mi ha stupito molto il fatto che ogni tanto riescano a cambiare completamente il volto di un loro pezzo così dal nulla, per poi tornare sui propri passi come se niente fosse. Se poi ci mettiamo che praticamente tutti gli assoli presenti sono di ottima fattura ed in certi casi veramente belli e coinvolgenti, ecco che il giudizio generale e complessivo non può che essere più che positivo. Il disco in sé scorre via piuttosto liscio senza problemi ed è molto piacevole. Ho trovato giusto un paio di pezzi non troppo ispirati per dir la verità, ma non è un grosso problema in definitiva. Insomma, stiamo pur sempre parlando di una band relativamente giovane a livello discografico ed i progressi rispetto al seppur buon esordio Stand Defiant si sentono tutti. Credo che ci sia bisogno di realtà del genere in fondo, perché si sente che fanno musica per pura passione e non per altro. Ovvio che il successo faccia gola a tutti, ma con un mercato a dir poco saturo ed un genere non certo facile da far emergere con tutte le band che ci sono in giro, personalmente ho veramente apprezzato questo lavoro. Intendiamoci bene; se un gruppo riesce a farti muovere la testa durante l'ascolto di un disco senza chiamarti per forza Metallica o Testament o Exodus per esempio (che sono comunque band che apprezzo tantissimo) allora uno degli obbiettivi è già centrato in partenza. Il lavoro dei singoli è molto buono e la produzione in generale è giusta per il genere da loro proposto. Se riescono ad inserire ancora una marcia in più, credo che il prossimo disco possa essere una bella sorpresa. Tutto sta nell'affidarsi ad un buon meccanico che sappia mettere dell'olio buono in una frizione che a volte tende a fare qualche capriccio.

1) Into Danger
2) Destination Intoxication
3) Between Gods and Man
4) Fire in the Hole
5) Executor
6) Whiskeytrain
7) Speedkings
8) Strung Out (Steelpreacher Cover)
9) Shapeshifter
10) To the Gallows