SAXON
Power & the Glory
1983 - Carrere Records
DIEGO PIAZZA
18/09/2015
Recensione
L'album che ci apprestiamo a recensire rappresenta, per chi scrive, la vetta più alta raggiunta dai Saxon nel periodo di maggiore successo. Power & the Glory, uscito nel 1983, è la punta di diamante dell'ascesa di popolarità della band dello yorkshire. Dopo l'esordio incerto e acerbo con l'album omonimo del 1979, Biff Byford e soci hanno infilato, nel giro di pochissimi anni tre capolavori, della cosiddetta New Wave of British Heavy Metal come Wheels of Steel (1980), Strong arm of the law (1980) e Denim & Leather (1981). Oltre al successo commerciale indiscutibile, compreso anche quello del primo loro album live The Eagle Had Landed (1982) che è entrato nella top 10 delle charts inglesi, questi dischi vengono inseriti da molte biografie tra i classici della band e tra i punti di riferimento della "rivoluzione" musicale inglese in corso nei primi anni ottanta. Stranamente (e secondo il mio parere ingiustamente), Power & the Glory non viene citato tra i classici del genere, ma purtroppo sarà per la band l'ultimo grandissimo marchio vincente per alcuni anni futuri. I Saxon registrano e mixano l'album addirittura negli USA, sotto la produzione di Jeff Glixman negli Axis Studios di Atlanta in Georgia, ma ancora volta Biff e la band "subiscono" la scelta del produttore prescelto dall'etichetta e dal manager senza avere voce in capitolo, sebbene il risultato sia comunque notevole. Per la prima volta Nigel Glockler, il nuovo batterista che ha sostituito Pete Gill già nei concerti dal vivo, esordisce come drummer anche da studio. La copertina è piuttosto diversa dalle precedenti: su uno sfondo blu si nota in basso a sinistra la figura di una sorta di guerriero-robot tutto color nero con gli occhi rossi che alza in alto il braccio sinistro. La mano, ed in particolare il guanto, viene squarciato nelle cinque dite lanciando un segnale luminoso in altro verso la scritta del logo e del titolo, in grande evidenza nella parte superiore. Sul retro del vinile, sebbene non sia chiarissimo, c'è la parte posteriore del guerriero -robot su uno sfondo blu. Il lavoro artistico viene accreditato a Nick Tompkin, ma una sorta di leggenda metropolitana, confermata anche dal film Heavy Metal Thunder: The Movie, accredita l'artwork addirittura al grande regista inglese Ridley Scott. Non siamo ancora davanti ai grandi art work resi celebri da Paul Gregory dello Studio 54 (come la copertina celebre di Crusader del 1984), ma se non altro un passo avanti rispetto alle precedenti cover non certo memorabili. I Saxon lanciano come primo singolo la title-track , come vedremo un pezzo di pura classe cristallina heavy metal, che non ottiene forse quel riscontro sperato nelle classifiche e, peraltro, un pessimo videoclip viene utilizzato per promuovere il brano. Siamo ancora agli arbori dei video, non girano molti soldi, ma francamente questa specie di scalata ad un castello di tutta la band con tanto di picconi e strumenti più adatti a scalare montagne sembra ridicola, così come anche la presenza scenica di evidenti "bambole" anziché attori veri. Peraltro, come vedremo, non centra nulla nemmeno con il testo del brano. Il secondo singolo, dall'appeal radiofonico, ma per niente brutta, sarà Nightmare, pezzo che i Saxon proporranno addirittura al Festival di Sanremo italico in rigoroso playback, come si usava allora. Su YouTube è possibile vedere questa performance, e va dato atto al carismatico frontman Biff Byford di essere riuscito a far fare il battimani ritmico al compassato e prezzolato pubblico delle prime file ! A dispetto di un leggero calo di consensi in UK, viceversa in Europa, e soprattutto negli Stati Uniti, i Saxon cominciano a vendere bene e ci sarà un tour rimasto unico nella storia con i rivali Iron Maiden, di cui però parleremo dopo la consueta analisi track by track dell'album.
L'inizio dell'album è affidato alla title track del disco stesso, Power & the Glory (Il Potere e la Gloria), ed è un viatico di quelli micidiali : prima Graham Oliver e poi Paul Quinn attaccano con un riff veloce e assolutamente brillante, il basso maciullante di Steve Dawson subentra non appena Quinn doppia il riff di Oliver, con l'ingresso ovviamente anche di Nigel Glockler. Le strofe cantate da Biff vengono sottolineate da arpeggi di chitarra anch'essi di ottima fattura e da colpi mirati dei piatti di Nigel. Un inizio che paga dazio al clima metal inglese infuocato dannatamente dell'epoca . Un rapido cambio di ritmo ed ecco il ritornello diretto, ripetuto due volte con titolo e rima successiva. Bellissimo il basso, galoppante e pulsante in puro stile Steve Harris che si sente i sottofondo nel chorus. Dopo la seconda strofa è Quinn che con un veloce passaggio ritmico ci accompagna ad un vistoso rallentamento ritmico durante l'interludio dei vari "Can you feel the power ?" e "Can you feel the glory ?" ripetuti con effetto eco da Biff, prima che potenti percussioni di Nigel facciano da tramite per i solo. Ultima strofa e chorus e poi il riff iniziale viene ripetuto sui "tonight !" di Biff, con finale poi rumorosamente metal e con tutti gli strumenti a chiudere. Liricamente Power & the Glory è la War Pigs dei Saxon, ovvero un pezzo in cui Biff ironicamente mette alla berlina i procacciatori di guerra, i generali disposti a sacrificare migliaia di soldati per il loro scopi. Come riportato nella sua biografia, Biff è stato ispirato dal conflitto in corso in quegli anni sul possesso delle piccole isole Falkland (o Maldive) tra Regno Unito e Argentina. Da un analisi superficiale sembra la descrizione di un soldato allenato per uccidere e pronto ad entrare in guerra, egli è un soldato di fortuna addestrato e pronto per la battaglia. Dategli un ordine o un comando e sparerà a volontà. Se dovesse inciampare o cadere gli aspetta una morte certa, attorno a lui giacciono i suoi compagni lacerati , ma non si chiede il perché di tutto questo, deve farcela altrimenti morirà. Ma quanti uomini devono essere sacrificati per il volere dei generali ? Qual è il prezzo delle vite per giustificare l'inno di battaglia ? Nel ritornello c'è l'aspetto critico del testo, con l'immagine dei calici alzati che brindano al potere e alla gloria; ci si può immaginare politicanti e rappresentanti di potenti lobby brindare per i guadagni sporchi fatti con le guerre e con il sangue dei soldati. A dispetto come dicevamo nell'introduzione del pessimo e oserei dire ridicolo videoclip, Power & the glory diventerà una piacevole presenza nelle set-list dal vivo dei Saxon, cosa che avviene anche tutt'ora. Il secondo pezzo, Red Line (Linea Rossa), è aperto da un riff feroce e distorto di Paul Quinn, poi basso e batteria introducono all'unisono le due chitarre per un viaggio, come vedremo non solo simbolico, aldilà della "linea rossa". Pregevole il modo in cui canta Biff, libero di spaziare sia con toni puliti, sia con toni più sporchi, quasi sprezzanti. Il chorus è basato su un cambio di ritmo molto veloce, seguito poi dal titolo della canzone, che viene pronunciato dai Saxon con quel tono, come dicevamo, quasi malizioso. Al termine del secondo chorus, Paul Quinn ci regala ancora uno dei suoi bellissimi solo che lemmi lemmi prendono il via, per poi progressivamente avvolgere come le spire di un serpente l'ascoltatore. Ultima strofa e chorus più allungato prima che le due parole "red line" chiudano di botto il pezzo. A mio avviso pezzo di grandissimo rispetto anche questo, bagnato oramai nell'oro che impreziosisce tutto quello che fanno i Saxon in quel magico periodo della loro carriera , "Red Line" parla di una tipica serata di sballo; il protagonista ama la velocità e preme sull'acceleratore sfrecciando sulle autostrade, invita una ragazza a salire con lui per divertirsi. Domanda ironicamente alla ragazza se sente il mostro che sta urlando, se sente il potere che scorre nella macchina cattiva. Sente i brividi salire e scendere sulla schiena. Lui è come un proiettile ed è la cosa più veloce che lei abbia mai visto, sono soltanto lui e la sua macchina fuori sull'autostrada, solo lui e la sua macchina, ed egli nella notte la porterà lungo la linea rossa. Personalmente intravedo un gioco di parole, Biff si riferisce alla linea rossa sia come limite per un divertimento sessuale, sia come il tachimetro della sua macchina, ovvero quando la velocità supera limiti consentiti. Del resto tutt'ora Biff Byford è appassionato di macchine e velocità, parlano per lui le tante canzoni scritte sull'argomento (basti pensare al monumento di Wheels of Steel) , e ne sanno qualcosa i giornalisti o amici che sono saliti talvolta in macchina con lui."Red Line" insieme ad altre rare tracce come "Suzie Hold On", "Stallion on the Highway" e altre fu a sorpesa riproposta dopo moltissimi anni dal vivo in un minitour in piccoli club nell'inverno del 2006. La terza traccia, l'epica e ultra veloce Warrior (Guerriero), è quanto di meglio si possa chiedere ai Saxon di questo periodo: una meravigliosa cavalcata in stile Iron Maiden che lascia parecchie vittime per la strada. Un bellissimo e ispirato riff armonico delle due chitarre da il via alla battaglia (è proprio il caso di dirlo) e delle bellissime percussioni di Glockler aprono alle strofe, con Biff Byford aggressivo, ma che riesce anche a far trasparire quasi dal suo cantato la tensione, l'angoscia della popolazione per il pericolo imminente. La parte ritmica del brano è ossessiva e maledettamente heavy, con Glockler e Dawson assolutamente sugli scudi. Dopo il solo c'è uno spettacolare passaggio di chitarre melodiche all'unisono in pieno stile Maiden, da brividi, prima che Nigel riporti all'assalto a baionetta innestata il resto della band. Strofa (ripetuta la prima come testo) chorus finale con tanto di fruscio roboante che chiude l'intero pezzo. "Il guerriero veni, vidi vici", citando Giulio Cesare, è in sostanza il ritornello della canzone, che parla dell'invasione di un orda di "barbari" provenienti dal mare che invade un villaggio, violenta mogli e figlie e ovviamente uccide gli uomini. Bisogna costruire delle difese contro gli invasori, i tiranni provenienti dal mare. La seconda strofa racconta di villaggi pacifici, non c'è segnale di pericolo , gli uomini stanno lavorando nei campi. Poi, come una tempesta, ecco arrivare loro , gridano e uccidono la gente nel frumento. Non resta che seppellire i morti e spegnerei i fuochi prima che ritorni il terrore dai mari. Nel testo non c'è nessun riferimento a chi siano i conquistatori, né tanto meno i conquistati, gli invasori potrebbero essere vichinghi/ normanni che attaccano villaggi dell'antica Anglia, visto che si parla di gente proveniente dal mare, ma siamo solo a delle supposizioni. La musica, come dicevamo, ben si addice a questo clima epico da battaglia, ed i Saxon costruiscono una breve, ma efficace canzone che dal vivo letteralmente infiamma i cuori. La traccia fortunatamente ogni tanto ricompare nelle setlist live, magari solo come presenza in un medley. Le acque si calmano con l'ultima traccia del lato A del vinile: Nightmare (Incubo). Secondo singolo, ma ben presto scomparsa dalle set-list dal vivo dei Saxon, Nightmare è una canzone leggermente diversa rispetto alle tre tracce precedenti, decisamente più melodica e ruffiana, con dei cori appetitosi che la rendono commestibile per il mercato radiofonico. L'inizio comunque è mirabile, accordi melodici precedono note pesanti con i cori studiati, backing vocals che precedono le rullate di Nigel e il vero riff del brano. Il cantato di Biff anche qui è particolarmente teatrale, le strofe sono angosciose e schizofreniche proprio come si addice ad un testo che parla di incubi. Il bridge vede contrapporsi Biff agli ottimi backing vocals già sentiti all'inizio del brano ("Dove eri ? Ero intrappolato in un incubo, viene urlato con forza in uno dei passaggi). Un pregevole solo di Graham Oliver fa da traghettatore alla seconda strofa della canzone, e dopo il secondo chorus si torna agli arpeggi melodici iniziali con delle voci sussurrate, prima del grande finale, con ancora in evidenza i cori, e nel frattempo Biff che urla il suo disagio mentale all'ascoltatore. Il finale, addirittura con doppia cassa in dissolvenza, è reso quanto mai vincente proprio dal pregevole scambio tra backing vocals e la voce di Biff; un botta e risposta che rende il brano originale e, come dicevamo all'inizio, anche leggermente commerciale. La canzone parla, parafrasando il titolo stesso, di incubi, notturni e non: il protagonista si ritrova da solo dopo che la sua compagna se né andata. Sdraiato sul letto, non riesce a dormire e si sente a disagio, "voci" e incubi lo travolgono, si chiede dove sia finita la sua donna, di come abbia paura di rimanere solo e vorrebbe che lei fosse ancora li con lui. La sua mente è in stato confusionale, ha dei capogiri e ha paura che arrivi l'oscurità, perché si sa, gli incubi ritornano, non vuole essere lasciato in questo stato. Dove è stato? si domanda, era intrappolato in un incubo, era completamente solo ed abbandonato nella notte, preda dei suoi stessi pensieri oscuri. Diversamente dall'altro singolo di cui abbiamo ampiamente parlato, Nightmare ha un video promozionale che meglio si adatta al testo: in una camera piccola, quasi già da claustrofobia appena viene inquadrata, Biff si agitata nel letto, ovunque ci sono specchi e i muri si muovono. L'effetto incubo, sebbene con pochi soldi, è ben fatto, sono forse un po' ridicoli gli altri membri della band nei cori ma, considerando anche altri video dell'epoca (vedi video di Kiss, Motley Crue e tanti altri in quello stesso anno), il risultato è accettabile. Ascoltando queste prime quattro tracce di grandissimo valore, mi sembra giusto rendere omaggio a Nigel Glockler , debuttante da studio con i Saxon, e autore di una prestazione tecnicamente eccelsa, Pete Gill, al di là degli sfortunati problemi fisici, era un batterista più adatto alla velocità pura e di stampo sicuramente molto più hard rock ed heavy metal. Nigel è certamente ruvido quanto basta, ma anche con una sapienza dello strumento notevole, che gli permette di variare talvolta registro; del resto le sue esperienza giovanili lo hanno visto protagonista anche di altri generi musicali, alle volte anche molto distanti dalla musica suonata poi nei Saxon. Il Lato B di Power & the Glory inizia con un pezzo potentissimo e iconoclastico: This Town Rocks (Questa Città Sa fare Rock). Biff, con la sua voce potente, introduce violentemente il brano, e si chiede se la città in questione sa come fare rock, mentre Nigel si scatena tra piatti e rullanti per un inizio quanto mai furioso del brano, con il chorus subito in apertura. Poi, durante le strofe, il pezzo ha un netto rallentamento, molto cadenzato, quasi più su un mid tempo hard rock. Dawson accompagna gli accordi dei due chitarristi, mentre Biff parla dei suoi viaggi on the road. Un poderosa accelerazione ritmica fa da bridge prima del ritornello già sentito. Ancora strofa e ritornello prima che lo stesso Biff gridi "solo !!!" , ed allora ecco un vivace momento solista di Paul Quinn, prima che le percussioni di Nigel riportino in auge ancora il chorus. Finale funambolico e casinista tipicamente rock, con Biff che si diverte anche a fare un voce più palesemente sporca, quasi alla Lemmy. Il brano è estremamente diretto, un pugno in un occhio e un tributo tipico alla città dove si suona, quindi adattissimo dal vivo. Nelle prime due strofe Biff ci parla di come intende "vandalizzare" la nostra anima attraverso show infuocati : non si può certo stare seduti, ma in piedi a combattere per il rock 'n' roll. Non vede queste città così animate dal 1974 (credo una data messa solo per far rima) , i cancelli vanno chiusi, vuole vedere tutti scatenati per il rock in questa folle notte. Poi, dopo averci più volte ricordato che "questa città sa come fare rock" , nelle altre strofe ricorda come i Saxon hanno girato tutto il mondo, hanno sentito le cornamuse nelle highland scozzesi e hanno toccato il Muro di Berlino, hanno visto il Colosseo a Roma e attraversato il fiume Mississipi, hanno camminato per la strade di Londra e sono stati a Tokyo. Insomma, hanno tastato quanto più possibile di questi luoghi, ed hanno potuto constatare che molte di queste città sanno molto bene come fare Rock. Uno dei brani più veloci composti dai Saxon, a cui possiamo accostare pezzi come 20.000 ft o Heavy Metal Thunder" degli album precedenti. Non di rado questa traccia viene ancora suonata, e non potrebbe essere altrimenti, visto che stata scritta e concepita proprio pensando alle esibizioni live della band. Un arpeggio iniziale di Oliver fa da introduzione a Watching the Sky (Guardando il Cielo) , uno dei pezzi più corti dell'album . Dopo Oliver il riff semplice, ma veloce ed incisivo che segue, è ben strutturato dalla base ritmica sempre convincente di Dawson e Glockler. Il chorus della canzone è particolarmente armonico e gradevole, con Biff Byford davvero in prima linea con la sua voce. L'assolo, più minimale del solito, è subito seguito da un altro chorus e poi dall'ultima strofa e chorus insieme, che danno ancora una sferzata di energia. Quando la canzone sembra chiudersi, in realtà con un cambio di ritmo Biff ripete fino alla dissolvenza diverse volte il titolo della canzone, con una voce particolarmente ruvida e graffiante. Ho quasi la certezza che i Saxon abbiamo scritto e registrato questo pezzo in poco tempo ma, lo stato di grazia che sta vivendo in quegli anni, ha permesso ai Saxon di realizzare un bellissima canzone, diretta e senza orpelli. Il protagonista delle liriche è un ragazzo che fin da piccolo osserva con passione il cielo, dove crede di leggere un messaggio attraverso le stelle e che crede nella presenza di altre civiltà nell'universo, negli alieni. Nella notte buia aspetta di vedere delle luci, vorrebbe essere con loro, unirsi con i loro voli. Lui è stato in osservazione del cielo, aspettando la loro venuta. Il ragazzo ha scritto addirittura al proprio governo, parlando di quello che ha visto, ma loro non gli hanno risposto e raccontano solo menzogne. Cinquanta miliardi di pianeti, non ritiene impossibile che ci possa essere vita da qualche parte nell'universo, non può essere l'unico che guarda il cielo in loro attesa. Come già sottolineato in altre recensioni, un aspetto vincente dei Saxon è proprio l'attitudine nello spaziare su diversi argomenti, ispirati magari da film o libri letti, o semplicemente avvenimenti di attualità. Da questo punto di vista grande merito va dato ancora una volta al master mind e frontman della band, ovvero Biff Byford, autore della quasi totalità delle liriche della band; va sottolineato anche che il tema extraterrestre è un classico di questa musica, diversi brani sono infatti stati scritti sull'argomento. Un bellissimo riff, graffiante, deciso e sottolineato da diverse ripetizioni, apre la stupenda Midas Touch (Il Tocco di Mida), pezzo sottovalutato e credo mai suonato dal vivo dai Saxon. Il brano è heavy metal colato dalle acciaierie inglesi allo stato puro, dopo la vibrante introduzione (un riff che ti entra in testa e non ti molla fino alla fine), è Nigel che entra prepotentemente con la batteria seguito da tutta la band. Poi un bel cambio di tempo, l'atmosfera si fa più lenta e sulfurea e chitarre melodiche accompagnano le liriche di Biff, che descrivono un personaggio misterioso e inquietante all'interno di una libreria, dopo ciò il chorus torna sui riff iniziali, ottimo e ben ritmato. Forse Biff non è mai stato finora in carriera così ridondante e quasi lirico ma, questo suo modo di cantare si addice al testo oscuro. Questa alternanza quasi prosaica delle liriche con la potenza del ritornello fanno di "Midas Touch" un brano godibilissimo, anche nella parte strumentale centrale, dove Oliver e Quinn si inseguono nei solo in maniera brillante, anche grazie ad una poderosa accelerazione sul secondo, dove sale letteralmente in cattedra Nigel Glockler con alcuni virtuosismi dietro le pelli che precedono l'ultimo passaggio della canzone. Particolarmente bello il modo in cui Biff pronunzia la parola inglese "beauty" nei chorus, quasi a dargli ancor più un tocco mistico. Il testo della canzone è brillantemente epico e oscuro, e non sappiamo quale sia stata l'ispirazione letteraria, cinematografia o di altro tipo. Di certo, "l'uomo dal tocco di Mida" è una figura mistica, dagli occhi ardenti (che possono bruciarti all'istante) e dall'aspetto angelico, quasi attraente. Lui è una Sentinella delle porte dell'Ade, mandato per ostacolare i piani del Signore delle Tenebre che viene dall'Inferno. L'uomo dal tocco di Mida segue il volere del Signore, e camminerà sulla terra fino alla fine dei tempi, per fermare il maligno in attesa dell'armageddon, quando Dio in persona si paleserà al mondo. Lui è l'uomo dal tocco di Mida, può incenerirti con un solo colpo, ha il fascino nello sguardo, ma la potenza nell'anima; ci sono tanti spunti in questo brano, tanta carne al fuoco, e le liriche trasudano metal da tutti i pori, gloriose e possenti. All'ultimo istante, quando già i circa trenta minuti precedenti ti sono piaciuti, i Saxon ci regalano, come ultima traccia del lato B di Power & The Glory, un inno metal dall'importanza stratosferica. The Eagle Has Landed (L'Aquila E' Atterrata) non sarà solo il titolo di ben tre raccolte live della loro carriera, ma soprattutto una canzone stupenda, malinconica ed epica, un turbine di emozioni difficilmente comprensibili se non ogni qual volta questa traccia viene suonata dal vivo da questa straordinaria e longeva band inglese. Un effetto sonoro "alieno" apre il brano (che lo stesso Steve Dawson tramite la pedaliera ripropone fedelmente dal vivo), con battute decise di Nigel e il basso pulsante di Dawson in grande evidenza. Lentamente su questa base, come una vite si aggroviglia la chitarra di Paul Quinn, prima con semplici arpeggi, poi con grandi spunti in progressione , davvero emozionanti per chi ama a fondo la sei corde, fino all'apoteosi, quando tutta la band si unisce per un mega riff lento, ma inesorabilmente metallico, con battute di batteria che si ficcano nel terreno come la bandiera statunitense sulla Luna (e come vedremo non sarà una citazione a caso). Torna la tranquillità con brevi accordi di chitarra ed ecco una voce, quasi celestiale , lontana, e androgena, che attacca le strofe. Biff sembra quasi parlare da Houston verso l'Apollo o viceversa, con un effetto speciale di delay quanto mai indovinato. Ci racconta delle imprese straordinarie di una nave spaziale, e del grande passo fatto dall'umanità nel futuro. Per tre volte, queste delicate strofe vengono alternate alla parte metal della canzone con grande abilità e disinvoltura, fino ad una poderosa accelerazione, in cui Biff precede il vero ritornello avvisandoci di stare calmi e di prendere la notizia con la dovuta calma, potremmo rischiare un infarto. Si perché l'Aquila è atterrata; da qui in poi Biff ripete il titolo accompagnato da uno spettacolare assolo ancora di Quinn, mentre la band cambia tempo verso un accelerazione che finisce in dissolvenza. Approfondendo l'aspetto storico del testo , The Eagle Has Landed parla della missione del Apollo 11, avvenuta il 20 luglio 1969, quella che porta i primi due uomini a camminare sulla Luna, Neil Amstrong e Buzz Aldrin. Biff descrive mirabilmente nelle liriche l'importanza storica, e parla giustamente di come questa aquila solitaria abbia viaggiato attraverso l'Universo, e piantato una bandiera solitaria là dove non c'era nulla, all'ultima frontiera. Hai trovato la tranquillità (e qui bellissimo il gioco di parole con la parte geografica della Luna denominata appunto "Mare della Tranquillità") ed il mondo la celebra aspettando il suo ritorno , ha permesso all'umanità di fare un salto gigante verso un altro mondo. Soltanto band come Iron Maiden e Saxon riescono a rendere vivide attraverso le loro canzoni questi momenti storico-epici memorabili, del resto basti pensare alla straordinaria "Dallas 1 p.m.".
Nell'anno di grazia 1983, i Saxon hanno finalmente l'opportunità di fare un tour USA di supporto ad un band che pesca nel loro stesso bacino d'utenza, ovvero i connazionali Iron Maiden, che presentavano aldilà dell'Atlantico il "World Piece Tour '83", un tour coast to coast attraverso gli USA ben più grande del precedente del 1982. In precedenza spesso la band dello yorkshire veniva abbinata a band che avevano poco a che fare il metal anglosassone, in generale poco intelligentemente il management dei Saxon puntava a farli suonare sempre e ovunque anche con dinosauri del rock/country USA, che ovviamente avevano un pubblico diverso dai Saxon. Tornando alla straordinaria accoppiata Iron Maiden / Saxon, la leggenda vuole che i terribili cinque ex "Son of the Bitch" abbiano dato filo da torciere e molto fastidio ai Maiden, perché durante il loro tempo a disposizione davano veramente tutto sullo stage, quasi sfidando i rivali conterranei. Dopo le prime sette settimane, i Saxon sono "stati scaricati", o forse per meglio dire il management non ha pagato per proseguire il tour con i Maiden. Biff è molto onesto sulla sua biografia: toglie un pò di velo fatato a queste leggende, e riconosce che lui e Bruce sapevano lavorarsi molto bene il pubblico americano e che, al di là di qualche scherzetto, il tour era andato molto bene. Anzi, Biff rimpiange una manager così astuto e scaltro come era Rod Smalwood. Di conseguenza i Saxon proseguiranno il tour a stelle e strisce ritrovandosi headliner con supporto gli Accept (che avevano appena fatto uscire "Balls to the Walls" ), e riuscirono a suonare in grandi arene, vendendo anche un discreto numero di dischi. Il rammarico di Biff è che mentre i Maiden vendevano milioni di dischi, i Saxon si assestavano su un livello più basso, vendendo più in Europa, ma ovviamente con numeri inferiori a quello che propone il mercato americano. Il paradosso dei Saxon è che per almeno tre, se non quattro album dopo Power & the Glory, verranno ingiustamente crocifissi dalla stampa inglese per aver tradito il proprio sound ricercando il successo e la gloria negli USA , successo che peraltro non verrà mai in maniera clamorosa. Tornando al 1983, i Saxon incroceranno a Los Angeles anche una altra band che diventerà famosissima, ma allora non ancora sulla rampa di lancio : i Metallica. A parte una certa i freddezza nei rapporti umani da parte dei Saxon (che ricordiamo, per Lars Ulrich erano degli idoli) i four horsemen hanno tirato in ballo il famoso episodio del ventilatore citato sia nella biografia di Joel McIver sui Metallica, sia in quella di Biff Byford. In fondo, giustamente Biff taglia corto dicendo che visto il successo clamoroso che poi hanno avuto, il fatto che un roadie zelante dei Saxon abbia vietato ai Tallica boys l'utilizzo del "ventilatore di Biff" risulti un episodio abbastanza stupido e ridicolo, anche inutile nell'aneddotica di un band che ne ha viste di cotte e di crude sui palchi di tutto il mondo. Peraltro in occasione dei trent'anni di carriera, i Metallica hanno invitato Biff a San Francisco per suonare insieme a loro "Motorcycle Man", dunque pace fu, sempre ammesso che ci sia stata una guerra. Nelle poche date che fecero quell'anno nel Regno Unito, Biff ricorda nella sua biografia anche che veniva calato sul palco su un chopper tramite cavi d'acciaio, talvolta quasi a rischio della sua incolumità. Altro aspetto importante per le attitudine live sullo stage è Steve Dawson, il bassista della band che molti di voi ricorderanno dai video e dalle foto baffuto con bandana; egli è molto dinamico sul palco, creando una copia di "ego" protagonisti con Biff Byford un pò similmente come erano e sono tutt'ora Steve Harris e Bruce Dickinson negli Iron Maiden. Lasciando da parte le vicende del tour e parlando delle loro canzoni, con questo album i Saxon chiudono forse il loro momento massimo di splendore e, per qualche anno, riusciranno ancora a diffondere e difendere il proprio prestigioso nome nel mondo più per inerzia che per la qualità dei loro album (ma ne parleremo nei prossimi dischi) . Power & The Glory è un album magnifico, contiene almeno 4,5 tracce tra le migliori della loro lunghissima carriera; le altre non sono affatto canzoni riempitive, ma anzi, godono delle luce riflessa degli altri pezzi, citando una loro canzone, in questo momento Biff è come un Re Mida, tutto quello che tocca si trasforma in oro. La dura legge del rock 'n' roll , ma anche della vita in generale, è un continuo up and down di momenti, che colpiranno anche i Saxon, come vedremo nelle prossime recensioni.
1) Power & The Glory
2) Redline
3) Warrior
4) Nightmare
5) This Town Rocks
6) Watching the Sky
7) Midas Touch
8) The Eagle Has Landed