SAXON
Forever Free
1992 - Virgin
DIEGO PIAZZA
02/05/2016
Introduzione Recensione
Dopo l'ottimo ritorno discografico di Solid ball of Rock, che ha riportato i Saxon sugli scaffali dei negozi di dischi dopo alcuni anni di declino commerciale, la band torna in studio per realizzare un nuovo long playing, dal titolo piuttosto semplice ma indicativo: Forever Free, che esce ufficialmente il 18 maggio 1992 sempre sotto l'egida della Virgin tedesca come il predecessore. Un titolo che già mette diversi puntini sulle I di questa band, che dopo anni di buio, forzato o meno, torna a vedere un po' di luce grazie anche già alla precedente uscita che lo aveva in parte portati alla ribalta. Un cd singolo esce qualche giorno prima, presentando due tracce, "Iron Wheels" e "Forever Free". L'album viene registrato in un vecchia fabbrica di catrame dismessa vicino a Vienna, co-prodotto dal mastermind dei Saxon Biff Byford e da Herwig Ursin. Chi è questo nuovo personaggio entrato nella vita dei Saxon ? Trattasi di un uomo piuttosto eccentrico, che voleva riportare in auge i fasti del cinema austriaco (??!!), appassionato di musica classica e molto poco interessato in realtà alla musica rock, Ursin lasciava spesso la band da sola a provare, scomparendo per intere giornate come racconta Biff nella sua autobiografia. Biff, sconsolato dal comportamento dello strano austriaco e tormentato dal pericolo di non uscire dallo stallo compositivo in cui erano, chiese ed ottenne aiuto ad una vecchia conoscenza: l'amico Pete Hinton. Personaggio che bazzica attorno ai Saxon fin dall'inizio e che compare anche nei creditis presenti nel booklet di "Forever Free", sebbene anch'esso trovò molte difficoltà nel lavorare con Ursin. L'album ha risentito chiaramente della mancanza di una vera guida dietro la console e, a mio avviso, a livello di produzione è stato un deciso passo indietro rispetto al precedente, come analizzeremo tra poco. Di "Forever Free" esistono due copertine ufficiali, la più conosciuta, attribuita ad un certo Koot, vede in primo piano un aquila, classico simbolo della band, che artiglia un serpente verde, sotto la S classica fatta con due lame incrociate e la scritta Saxon in rosso. In secondo piano abbiamo un solido muro di mattoni con un apertura da cui si vedono il cielo e montagne innevate, quasi una sorta di visuale di una cella carceraria. Guardando anche la back cover con sempre l'aquila che sorvola su una guglia gotica, il tutto sembra uno sorta di cartone animato, un caricatura più che un disegno raffinato, ben distante da altrettanti artwork più "nobili" a cui la band ci ha abituato nella prima parte di carriera e non solo. La copertina diciamo "alternativa" è stata stampata solo in alcune copie limitate in U.K. e vede l'immagine di uno Space Marine, protagonista del gioco strategico/fantasy Warhammer, prodotto e distribuito da Games Workshop, trasformato per l'occasione in uno sferragliante biker. Il cd con la copertina alternativa è veramente difficile da reperire, è divenuto nel tempo una vera e propria perla per collezionisti, con prezzi che oramai lievitano molto verso l'altro. Ritengo personalmente né una né l'altra tra le migliori cover degli album dei Saxon, sicuramente nella loro carriera ne hanno realizzate di migliori. Un pò come per l'accoppiata Maiden-Riggs, i lavori gafici migliori dei Saxon si trovano quando collaborano col Paul Gregory dello Studio 54 (autore della mitica coperina di "Crusader" e del recente "Battering Ram"). Per quanto riguarda la line-up, essa oramai si è consolidata con l'entrata del giovane Nibbs Carter, al secondo lavoro in studio al basso insieme al quartetto storico Byford/Quinn/Oliver/Glockler. Come ogni album dei Saxon, anche Forever Free contiene delle buone canzoni, e l'album vende abbastanza bene, trainato dall'effetto positivo dell'album precedente, ma come già detto in precedenza sarà a mio avviso meno brillante nel complesso, principalmente per come è stato mixato e non solo. Musicalmente, Forever Free può essere paragonato a Innocence is no Excuse del 1985, vuoi per il tipo di approccio alle canzoni, vuoi anche per un certo mix tra mezzi tempi e cavalcate veloci. La differenza che peròè l'album in questione era prodotto in maniera nettamente migliore nei suoni, anzi, come già scritto nella recensione che lo riguardava, il sound risultante era forse fin troppo "patinato". Sono d' accordo con lo stesso Biff, che definisce Forever Free come qualcosa di incompiuto,un album "quasi dimenticato", perché pur essendo buona la prima canzone, il resto del disco sembra sfilacciato senza un vero filo conduttore, senza considerare, come scrive Biff nella sua autobiografia, che un paio di brani con il senno di poi non li avrebbe neanche inseriti .Del resto è impossibile dare torto al mastermind dei Saxon, basta riflettere su quanti citerebbero questo album tra i loro tre/cinque preferti della band, credo sia una percentuale bassissima. Per quanto riguarda la qualità compositiva dei Saxon in generale, negli anni successivi al licenziamento di Graham Oliver (di cui parleremo approfonditamente nella recensione dell'album successivo "Dogs of War") Biff si è reso conto che la band ha guadagnato un chitarrista in grado anche di dare nuovo slancio e tecnicamente ineccepibile. Con Graham Oliver è stato possibile fare un ulteriore gradino verso il ritorno alla popolarità e polarizzare sempre di più la band verso un heavy metal moderno, ma molto più tosto rispetto agli anni '80. Senza voler qui creare dei partiti pro o contro, ma chi ha visto suonare sia Paul Quinn che Graham Oliver, ha potuto notare una differenza notevole che in ogni caso ben si amalgamava agli esordi dei Son of the Bitch prima e Saxon poi. Quinn è meno plateale come chitarrista, ma affidabilissimo come ritmica e dotato di un tecnica old school stupenda simile a quella di un Adrian Smith o ad un Glenn Titpon, Oliver, figlio putativo di Jimmy Hendrix , era invece un chitarrista molto scenico, la sua sei corde veniva letteralmente infiammata in sede live, distorsioni e movimenti altamente suggestivi dal vivo, un pò come Janick Gers o K.K. Downing per rimanere in ambito metal classico. Ma senza ulteriori divagazioni passiamo ora al consueto track by track del disco.
Forever Free
Forever free (Per Sempre Libero), la title-track è anche la prima canzone del disco; un riff piuttosto semplice e lineare dei due chitarristi accompagnato da una ritmica dinamica va ad aprire il pezzo, in piena sintonia con le tematiche della canzone. Bellissimo il fischio iniziale di Biff Byford, oramai un marchio di fabbrica classico dei Saxon ; il cantante aggredisce le strofe con la consueta abilità fino al chorus, molto diretto anche esso, con la semplice ripetizione del titolo. Già da questa canzone, che rimane forse la migliore, se non la migliore dell'album, si nota a mio avviso qualcosa che non va in fase di missaggio: in particolare il suono della batteria di Nigel Glockler che risulta non bilanciato bene a mio avviso, nel complesso anche le registrazioni degli strumenti risulta quasi troppo dal vivo, senza grandi lavori in post produzione. Tornando alla canzone, splendido come sempre Paul Quinn, che ci regala un bellissimo solo in progressione, finito il quale veniamo riportati al riff di partenza per l'ultima strofa. Il finale forse viene allungato un po' troppo con la ripetizione continua del chorus; nonostante le pecche in fase di missaggio, come abbiamo detto particolarmente riguardanti le pelli o comunque il modo in cui sono state prodotte, il brano è una cavalcata trascinante e frizzante al tempo stesso, che si poggia sul classico 4/ a cui i Saxon ormai ci hanno abituato, con un enorme cerchio di note che si va a chiudere sul finale. Liricamente parlando, la canzone è un classico per le gite on the road, "con il vento nei capelli" come dice lo stesso ritornello. Il protagonista vuole correre libero, dove volano la aquile, nella strade aperte. Andare dove soffiano i quattro venti, libero da ogni catena, vuole vedere la magia negli occhi. Un sogno classico potremmo dire di ogni età, andare per la propria strada inseguendo i propri sogni senza nessuno che possa impedirtelo. Un tema che i nostri avevano già affrontato in alcuni dei loro pezzi più celebri ed ascoltati, unendolo talvolta alla filosofia on the road, fra motociclette e giubbotti di pelle, inframezzate da questo viscerale desiderio di libertà La canzone "Forever free" viene talvolta ripescata anche nelle scalette dal vivo della band, unica estratta dal disco, ed una versione abbastanza rara dal vivo la si può trovare sul cd ristampato dalla SteamHammer SPV nel 2002, ed anche sul doppio live "The Eagles Has Landed part II", quest'ultimo piuttosto difficile da reperire perché non più ristampato dai Saxon.
Hole in the Sky
Un voce metallica, come da un radiotrasmittente o da una vecchia televisione, apre le danze ritmiche piuttosto brillanti di Hole in the Sky (Squarcio nel Cielo). Ottimo il cambio di tempo iniziale, con le chitarre distorte che introducono ad un cantato deciso di Biff allarmato. Buoni anche il momento corale, classico con i vocals di Biff soprapposti, sebbene anche questo sia assai prevedibile e semplice nella sua resa finale, ma altrettanto efficace comunque.Ottimi i due brevi solo, prima di un raccordo melodico, direi tipicamente maideniano. Torna il riff graffiante iniziale per l'ultimo verso ed in allegato il chorus che ci trasportano allo stop finale. Un altro brano in cui, pur non essendo esente da difetti di seconda fase, quella di produzione, risulta essere comunque piacevole. Forse leggermente troppo semplice nella struttura, ed il tutto sa di "già sentito" svariate volte, ma a fronte di questo troviamo anche altrettante soluzioni inserite (come il momento corale al centro) che alzano il tiro del pezzo quel tanto che basta. Un canzone sul tema diciamo del catastrofismo, lo "squarcio nel cielo" è una sorta di bomba a raggi ultravioletti che sventra il cielo, brucia i campi e devasta la popolazione. Alimentati dal vento, gli incendi proliferano e devastano i campi. L'avvertimento nel ritornello è chiaro: "c'è un buco nel cielo, siamo ciechi ?, c'è un buco nel clielo, lo puoi vedere ?" Non è dato sapere se il "buco nel cielo" che arriva senza preavviso e chi acceca sia dovuto ad una guerra nucleare oppure alla presenza di alieni, ma opto più per la prima ipotesi. Una serie di stroge quasi ecologiche da parte di Biff, che va a toccare un argomento che in quegli anni stava iniziando a farsi sentire, quello del temuto effetto serra e delle sue letali conseguenze per il nostro ecosistema. In questa canzone ritroviamo piacevolmente i Saxon quasi al massimo delle loro possibilità liriche, con testi che spaziano dalla storia al fantasy ad argomenti molto più reali come questo. Canzoni sugli alieni o su esperimenti nucleari non sono mai mancati nella loro discografia. Produzione a parte, che già al secondo pezzo è divenuto quasi un leitmotiv, dopo due tracce l'album promette molto bene, ci sono i Saxon che amano tutti quanti, quelli da musica on the road , giusto per guidare con un macchina scoperta per le sconfinate highway americane, e ci sono i Saxon epici ed emozionanti, quelli che ti tengono sotto tensione e con un incessante headbanging tipicamente da metallaro di periferia.
I Just Wanna Make Love to You
Giungiamo quindi alla anomala terza traccia, si tratta di una cover, forse non del tutto riconoscibile in un primo momento, di I Just Wanna Make Love to You (Voglio Solo Fare l'Amore con Te), celeberrimo pezzo jazz/blues scritto da Willie Dixon nel lontano 1954. La scelta fin dall'inizio forse è stata un po' pretestuosa, ed infatti il risultato non risulta essere assai esaltante alla fine. Ricordiamo che il brano originale è stato un grande successo in radio e anche a livello commerciale, portata al successo da Muddy Waters e poi da Etta James nel 1961 (e da molti altri) .Da notare che grazie alla campagna pubblicitaria per promozionare la Diet Coke, nel 1996 il brano cantato dalla James ebbe una sorta di seconda vita, tornando clamorosamente nelle chart inglesi. Tornando ai Saxon, e quindi al 1992, il riff frenetico iniziale dei due chitarristi porta subito alla strofa di Biff, con un buon rythm & blues in sottofondo e soltanto nel cambio di tempo del ritornello si riconosce il brano originale. Biff nel chorus ripete diverse volte le tre parole "love to you". Il tutto si ripete per tre volte consecutive con finale un po' stanco e tirato in dissolvenza. I Saxon hanno voluto fare il passo più lungo della gamba come si dice in questi casi, andando a scomodare un genere che, se non preso nel verso giusto, rischia di diventare acido e privo di senso. Esattamente ciò che è successo qui, i fraseggi di Biff, uniti ai vari riff portanti che si susseguono, non riescono a trasmettere quella verve necessaria per cui la canzone è stata scritta, e risulta alla fine essere leggermente scialba e priva di senso. Da apprezzare forse lo sforzo di addentrarsi in un campo così difficile, ed il coraggio nel proporre un brano così distante dalle dinamiche classiche della band. Sicuramente più riuscita la cover di Cristopher Cross contenuta in "Ride like the wind" nel 1988 se si vuole fare un raffronto. Liricamente, il significato è abbastanza diretto fin dalla prime rime: lui/o lei non vuole essere il suo schiavo, non vuole lavorare tutto il giorno, non vuole che tu sia triste o giù di morale ,ma vuole solamente fare l'amore con lui/lei. Potrebbe parlarvi del modo in cui cammina, potrebbe parlarvi del modo in cui parla e potrebbe parlarvi di come tratta del donne, ma è semplicemente disposto/a a dargli tutto l'amore del mondo. Forse un canzone con un maggiore attinenza al rock 'n' roll avrebbe giovato, non orrenda, ma una scelta a mio avviso un pò discutibile.
Get down and Dirty
La quarta traccia è intitolata Get down and Dirty (Scendere e Sporcarsi); un bel riff molto sporco e blues apre la canzone, con basso e batteria che martellando danno una ritmica molto incisiva alla strofe cantate da Biff. Semplice e diretta anche questa song, senza grandi orpelli, anche il chorus in pratica viene cantato sulla stessa base delle strofe. La parte centrale rallenta vistosamente, con le percussioni di Glockler che precedono un buon solo di Graham Oliver. Sentiamo qui la discreta abilità del drummer, che con colpi precisi e sempre sul pezzo, riesce a sollevare le sorti del brano ad ogni occasione buona che gli capita fra le mani . Ultima sezione della canzone ancora con il riff ad incalzare , prima dell'ultimo chorus, ripetuto numerose volte fino al finale burrascoso in cui viene coinvolta tutta la band. Abbiamo un leggero rialzamento dei toni dopo il pezzo appena passato, una piccola sferzata di energia che la band mette in piedi, quasi a volerci far capire che sono ancora in grado di scioglierci le orecchie con la loro musica. Il brano già trasuda un clima da spirito allegro, ed infatti liricamente siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Siamo su un tema classico, quello della voglia di divertisti andando alla conquista di qualche ragazza. Dopo una settimana di duro lavoro dalle 9 alle 5 arriva il week end, e qui si entra finalmente nel vivo dell'azione: lei che si è lasciata andare in basso,si è "concessa" potremmo dire si è "sporcata". Oramai lui ha fatto presa su di lei, è venuto come un treno merci e ha portato via il suo cuore. Quando lei cammina sul marciapiede, gambe lunghe e gonna corta rossa, tutti gli scolari si girano a guardarla, è scesa in basso e si è sporcata. Anche nei primissimi dischi dei Saxon si trovavano spesso queste liriche che ci raccontano le vita sociale semplice di gente che al termine di una giornata o di una settimana lavorativa si sentiva pronto per la serata, certo come si faceva un tempo, negli anni '70/'80, quando non c'erano pc o telefonini a tenerci incollati gli occhi.
Iron Wheels
Nella successiva Iron Wheels (Ruote D'Acciaio) ritroviamo le stesse strofe di un canzone di qualche anno prima, precisamente nel 1998, intitolata Calm before the Storm. Essendo una canzone dedicata al padre di Biff, egli ritiene di non averne utilizzato tutte le sue potenzialità, e qui su Forever Free ne ha fatto una versione più soft, acustica come si suol dire. La canzone prende spunto da un' antica ballata folk della tradizione inglese, riorganizzandola ed interpretandola in maniera molto personale. All'inizio veniamo accolti da percussioni e chitarre acustiche, con la voce di Biff appena sussurrata, poi sempre su sottofondi delicati inizia il cantato vero, con Oliver e Quinn che accompagnano e ricamano melodicamente. La seconda strofa vede Nigel subentrare con maggiore decisione, percuotendo in maniera quasi rabbiosa il proprio strumento, mentre Biff attacca dopo il secondo chorus con i gli "uhoooo uhoooo" che sicuramente dal vivo possono essere ancor meglio apprezzati e cantanti dal pubblico. Forse la parte più bella della canzone è l'assolo acustico posto nel finale, che da un tono ricco di emozioni all'intera suite, per il resto devo dire che malgrado le belle liriche il pezzo non è una delle ballad più belle scritte dai Saxon. Come detto si parla del padre che si infortunò gravemente ad un gamba lavorando in miniera, e come dice nella canzone, oramai è un uomo triste e ad un passo dalla morte, come le ruote di ferro che lo hanno intrappolato verso il basso. Ma la triste vita di un minatore è paragonabile anche a quella di un marinaio o di un agricoltore, come Biff ci ricorda nelle altre due strofe. Il cosiddetto "progresso" ha distorto le illusioni di questa gente, esattamente come le ruote di ferro che hanno schiacciato verso il basso le loro vite. Il significato del testo non è solo un ricordo personale del padre quindi, ma anche un' analisi cinica e spietata di come la società e il lavoro siano cambiati radicalmente, per scelte politiche ed il solito arricchimento di pochi. Ottime liriche per due brani quindi (considerando anche la già citata "Calm before the storm"), che però non hanno reso al meglio musicalmente, sebbene come suggerisce lo stesso Biff bella sua biografia, "Iron Wheels" la si può apprezzare meglio dal vivo, e se si vuole un esempio tangibile, basta ricorrere al doppio cd live "The eagles has landed part II".Da notare che Biff ha ammesso di amare molto il folk irlandese, scozzese, ma soprattutto inglese e, se non fosse che al resto della band non interesano molto certi tipi di sonorità, avrebbe certamente inserito nella musica dei Saxon ulteriori elementi tratti dalla questa musica tradizionale.
One step Away
L'inizio di One step Away (Un Passo Avanti) può solo vagamente ricordare "Kickstart my heart" dei Motley Crue, la ritmica e la dinamica sono più o meno le stesse, con una sorta di palpitazione in progresso. Buono il cantato di Biff con nella seconda strofa, con le chitarre che rifiniscono l'intero sound con distorsioni graffianti, ed è altrettando pregevole il bridge, checi delizia il palato musicale prima del vero chorus. Si ritorna, come in un pendolo immaginario, ad una frustata di energia Hard'n Heavy da parte della band; era già accaduto durante lo scambio fra la cover Jazz e la successiva, e qui, dopo una melliflua ballad, troviamo un altro brano che ci risveglia le orecchie, seppur non esente da difetti. Questa volta la canzone piace maggiormente, proprio per una maggiore attenzione ai particolari, bellissimo e con il suo riconoscibile stile il solo di Paul Quinn, prima che le percussioni riportino la band velocemente all'ultimo verso e relativo chorus. Finale ruvido con le chitarre lanciate all'impazzata, mentre Nigel Glockler che si diletta con la doppia cassa e poi, colpendo selvaggiamente i piatti, ci da un'ennesima sferzata di fuoco fino alla lenta dissolvenza del brano. La canzone parla prima di un ragazzo e poi di una ragazza, entrambi in fuga solitaria. Hanno violato la legge ma non sappiamo i dettagli, lui è nella linea di fuoco, sente chiamare il suo nome, sta per cadere ed è ad un passo dalla disperazione. Lei ha gli occhi lucidi, è a corto di bugie, sta scappando e il suo dolore non è estraneo, anch'essa è ad un solo passo dalla disperazione. In conclusione entrambi fuggono da una vita che non gli appartiene, un male di vivere che li attanaglia e che li porta alla disperazione. Questa in mancanza di altri elementi certi è la mia interpretazione della traccia, spingendosi anche oltre potremmo definire la storia come una sorta di amore maledetto /criminale alla "Bonnie & Clyde" per dire, anche se non è escluso un riferimento meno estremo, ma semplicemente il racconto di un disagio sociale ed una voglia di evadere fuori dalla realtà oppressiva della "piccola" città.
Can't stop Rockin
Suoni distorti di chitarra lasciati per qualche secondo precedono Can't stop Rockin (Non Posso smettere di Rockeggiare). Il riffing iniziale è una sorta di mid tempo priestiano/acceptiano (se ci concedete la licenza, per così dire "metallica" dei termini). Veramente accattivante la maniera decisa con cui picchia i tamburi Nigel Glockler, prima che riprenda l'ultima strofa ed il chorus allegato, anche esso ormai un marchio di fabbrica della band. Un ennesimo esempio dell'estro compositivo del gruppo, in cui, con strutture semplici ma mai banali, si resce comunque a mantenere salda quel tanto che basta l'attenzione dell'ascoltatore. Un vero peccato che, nonostante gli elementi di base siano discreti (interessante anche il riffing di chitarra che fa da spina dorsale, abbastanza trascinante) svariati problemi a posteriori abbiano rovinato quel poco che era stato messo in piedi. Il brano finisce con la sola voce di Biff che ripete per l'ultima volta il titolo; pezzo solido, ma che conserva una semplicità di base evidente anche nel titolo e che comunque non sfigura certo se proposto dal vivo. Il brano come già detto soffre anch'esso per un missaggio non dei migliori, forse si poteva fare qualcosa di meglio, anche nella stessa voce di Biff, che sembra quasi perdere potenza nel corso della canzone. Pezzo molto simile ad altre cavalcate simili della storia dei Saxon, anche in passato, sicuramente non memorabile sotto tutti i punti di vista (basti pensare a "Rock City", "This Town Rocks", "Just let me Rock"...tutte più o meno sullo stesso tema, e tutte con l'abuso eccessivo della parola "rock"). Dal testo si evince che il protagonista non può fare a meno di ascoltare musica rock, girovagando per due ore in giro per la città, trova quello che sembra uno squallido locale dall'insegna sbiadita. C'è un vecchio jukebox e un marinaio russo che lo annoia con le sue storie ubriache, ma ecco entrare finalmente un centinaio di persone che entrano, ed allora si che inizia la festa, le canzoni rock iniziano a susseguirsi, ed il protagonista va in piena estasi per la sua musica preferita. Il trip rock fantasioso di Biff è certamente goliardico e divertente, meritevole magari anche di un bel videoclip, ma in un contesto musicale come dicevo prima troppo scontato.
Nighthunter
Partenza tutta velocità con doppia cassa per Nighthunter (Cacciatore della Notte), pezzo old style sul filo del gas a manetta in pieno stile Saxon. La coppia delle faville Oliver /Quinn gioca su un terreno ben conosciuto e crea l'architettura sonora su cui si abbarbica il sempre grande Biff. Sebbene anche qui il missaggio ha fatto strage dll'effetto che si voleva dare in fase di partenza, la canzone risulta comunque piacevole; nel chorus alle tre parole chiave "Midnight, creeping ,shadows..."viene aggiunto un effetto eco per creare maggiore suggestione. Piacevole il solo di Quinn prima che la band si diverta anche in un breve intermezzo tecnico. Finale turbolento, con l'intero comparto ritmico e solista che, coadiuvato dall'incessante voce di Biff, ci fa quasi esplodere le orecchie man mano che ci avviciniamo al finale vero e proprio. Finiamo il pezzo come una enorme corsa, sudati e pieni di energia da vendere, brano che in sede live non può che strappare qualche headbanging serrato. Un po' come "Night crawler" dei Judas Priest oppure la morte strisciante di "Creeping Death" dei Metallica, anche i Saxon hanno dato fondo alla loro fantasia creando un predatore notturno da cui bisogna stare alla larga. Nella seconda strofa si accenna ad un lupo, e dunque potrebbe essere un licantropo l'essere notturno che, non a caso nelle notti di luna piena, semina vittime. Si sentono i passi nella notte, qualcuno si affaccia alla finestra, il mostro è alla ricerca di vittime fresche, egli è un cacciatore della notte. La creatura "sente" la nostra paura, se si vuole sopravvivere bisogna essere lontani da qui. Mezzanotte, strisciante, ombre, il Cacciatore della Notte è colui che bisogna temere, egli non conosce nessuna pietà. Sarò ripetitivo, ma come scritto in altre recensioni, i Saxon anche musicalmente danno il massimo quando si occupano di fiction horror o fantastiche, oppure su temi epici leggendari, qui invece viene fuori il lato metal, sebbene il classico pezzo hard rock lineare sia anche esso un filone classico, quasi inesauribile, delle loro ispirazioni.
Grind
"Non lasciare che il bastardo ti stritoli verso il basso": con questa affermazione, anzi, direi quasi un consiglio eloquente e registrata con un tono un po' rauco Biff ci introduce a Grind (Macinare). Discreto pezzo hard rock, un po' sulla scia di altre classiche del passato, può somigliare vagamente nel riff iniziale anche a "Solid Ball of Rock". Il brano ha un bel tiro, e piace il tono gioviale delle strofe,l'ennesima prova che i Saxon forse, nonostante i problemi in fase finale, sono finalmente usciti dal baratro in cui erano caduti negli ultimi lavori prodotti. La voce di Biff, come è accaduto anche su altre canzoni, sembra vertere su tonalità un po' strane rispetto al solito, non si capisce se sia una sua scelta, oppure sempre per colpa di una registrazione non felice durante le sessioni. Oliver e Quinn si scambiano brevi solo prima dell'ultima sezione della canzone, dandoci sempre prova delle loro abilità. Strutture immediate e senza fronzoli, che rimangono in testa, il cocktail vincente del gruppo, fin dagli esordi, è sempre stato questo; epurare il più possibile le sperimentazioni, per confezionare riff e bridge che si colleghino alla perfezione fra loro, mandando in estasi l'ascoltatore. Purtroppo nonostante le basi siano più che discrete, il pezzo si conclude in dissolvenza, ripetendo troppe volte la frase "get on top, keep it up. Don't let them ever grind you down". Diciamo che dall'inizio delle song, fino ai secondi in dissolvenza nel finale, almeno 20 volte viene ripetuto, un po' troppo. Il ritornello e il nucleo significativo della canzone sta comunque proprio in quella frase iniziale di Biff, solo leggermente epurata del termine "bastard". Il significato ed il messaggio sono quelli di rimanere sempre in cima alla classifica, tieniti sempre su e non farti mai abbindolare da loro?ma loro chi sono ? Sono personaggi della vita che si incontrano in ogni ambito, potremmo dirla alla Totò : siamo uomini o caporali ? I "bastardi" sono quelli che si credono appunto caporali: i ricchi che diventano sempre di più ricchi a scapito dei poveri, il prete che ti fa la predica, ma è il primo a non rispettare la sua veste, i professionisti delle scalate sociali che ti usano per fare carriera. Gli esempi purtroppo possono essere molti ed estesi in qualsiasi campo, non solo in ambito musicale. Prenditi il tuo tempo, fai quello in cui credi e stai attento, perché c'è sempre qualcuno che cerca di rovinarti.
Cloud Nine
Il suono di un aereo che decolla e la voce sempre un po' roca e anomala di Biff ha dettare legge all'inizio di Cloud Nine (Nuvola Nove). Up time pimpante e sul pezzo fin dagli esordi, con le chitarre che ricamano su un base veloce di Nibbs e Nigel, mentre poi nella parte centrale abbiamo la prima trasformazione, con un breve tratto suonato all'unisono da tutti gli strumenti, a cui segue poi un discreto solo di Quinn, in pieno stile Hard'n Heavy; le capacità compositive dell'axeman qui si evincono ancor meglio, e si capisce bene la sua aggressività nel suonare lo strumento, il sound che ne deriva è compatto, roccioso e pieno di rimandi alla cultura basilare del genere, strappando sempre un ascolto mai forzato. Anche qui purtroppo la canzone un po' si perde nel finale, chiassoso ma interamente basato sempre sullo stesso tempo e ripetizioni a non finire, cui fa da eco finale il sound del jet che ci aveva aperto alla canzone stessa. Un finale che lascia l'amaro in bocca, come del resto tutto l'album. La velocità e il volo in questione sono riferiti ai caccia che volano in altro nei cieli, e lo si capisce da un delle frasi della prima strofa, quando il protagonista dice di essere felice solo lassù in alto, al settimo cielo, volando nella battaglia. L'obiettivo è a terra, gridando dove nessuno può sentirti, a due volte la velocità del suono. Lui è un guerriero del cielo e si prepara ad uccidere, lui e i suoi compagni hanno fatto parecchio casino giù in Babilonia (credo che il riferimento sia alla prima guerra in Iraq). Prendete pure la mira, ormai egli non sente più dolore, non ha paura di morire. Un omaggio potremmo dire dei Saxon ai "Top Gun" moderni; non vi è nella canzone una presa di posizione su una particolare azione di guerra, ma piuttosto l'adrenalinica sensazione di essere in capo al mondo a tutta velocità. Da notare che in inglese "nuvola nove", che non ha particolarmente significato tradotta letteralmente, è il corrispondente del nostro "al settimo cielo". Una chiusura di disco tutto sommato discreta per la band, che ci ha portato dall'horror al rock fino a sorvolare i cieli del mondo a bordo di un lucente caccia, sparati a tutta velocità in cerca dell'obbiettivo che ci è stato assegnato, librandoci in volo e compiendo acrobazie ad ogni occasione buona.
Conclusioni
Oltre al vinile e alla ristampa già citata della SPV, Forever Free fa parte anche dei nove vinili contenuti nel box set Eagles & Demons, della Demon Records, uscito nel 2016. Il packaging del vinile è diverso rispetto a quello della Virgin del 1992, quindi interessante per i collezionisti. Per via dei complicati giorni di registrazione in quel di Vienna, senza una vera guida, e forse delle idee fresche su cui lavorare, Forever Free ha sofferto molto in fase di realizzazione, ed il risultato si vede. I suoni non sono bilanciati e calibrati a dovere, ed anche canzoni discrete vengono rovinate da questo pessimo lavoro in fase di produzione. Peraltro, anche ascoltando le due tracce dal vivo aggiunte sulla ristampa del cd d parte della SPV (casa discografica di Hannover che ebbe grande merito di rilanciare i Saxon, e non solo a fine anni '90 salvo poi andare in grossa crisi) il grandissimo combattente e leader della band, Biff Byford sembra di soffrire di qualche problema alla voce, che non è più brillante come un tempo. Grazie a Dio è stato un problema momentaneo, perché sappiamo di come anche in questi anni Biff sia assolutamente un ottimo cantante sia in studio che dal vivo. Si sommano a quanto già detto le difficoltà di tutte la grandi band metal storiche in quegli anni a venire, il metal estremo ed il Grunge rischiava di oscurare anche i grandi miti del passato. Judas Priest, Iron Maiden, Black Sabbath, Kiss, Accept e molte altre band storiche, in quel periodo vivevano momenti di transizione e di cambio di gusti e mode. Ricordo scandalose recensioni di allora che invitavano quasi i Saxon a ritirarsi, solamente perché il classic metal non era più concepibile, bisognava per forza di cose buttarsi nel crossover, nel mischiare generi moderni, mentre tutto quello che si rifaceva alla NWOBHM era vetusto e obsoleto. Relegati in recensioni di quattro righe, buttate li con assoluta mancanza di rispetto sempre con l'inutile e ripetitivo anatema di "a parte i primi tre, quattro album i Saxon oramai?.". Ma l'oramai crinito combattente Biff Byford ha avuto il grande merito di tenere ben salde le redini della band e, soprattutto, di tenere i piedi per piantati per terra. Non è un segreto che Biff sia sempre stato lontano da alcol e droghe e da una certa vita oltre le righe da rock star, sebbene non si sia mai fatto mancare nulla sotto altri aspetti lussuriosi della vita. Il passato e le sue origini umili, come le miniere dello Yorkshire ben descritte in "Iron Wheels", sono stati d'aiuto per ricordarsi da dove si viene e per non fare strani voli pindarici, e dobbiamo essergli grati del fatto che i Saxon sono tutt'ora più vivi e vegeti che mai. Ribadisco, Forever Free sicuramente aveva qualcosa anche di troppo old school per essere apprezzato in quei anni bui del metal, ma in realtà è un album onesto, non un capolavoro, ma un disco in cui si possono apprezzare buoni riff e belle canzoni. I Saxon negli anni successivi, caparbiamente e con grandissima dignità, sapranno creare nuove generazioni di fan e tornare anche da studio su altissimi livelli, prima ancora con un disco di transizione come "Dogs of War" e poi con il grandissimo ritorno heavy metal di "Unleashed the Beast".
2) Hole in the Sky
3) I Just Wanna Make Love to You
4) Get down and Dirty
5) Iron Wheels
6) One step Away
7) Can't stop Rockin
8) Nighthunter
9) Grind
10) Cloud Nine