Queensryche

Queensryche

2013 - Century Media

A CURA DI
DIEGO PIAZZA
28/07/2013
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

In attesa che a novembre un tribunale statunitense stabilisca quale de due contendenti possa utilizzare il moniker Queensryche in eslcusiva, Geoff Tate e la sua band di session man e gli “altri” , ovvero Micheal Wilton, Eddie Jackson, Scott Rockenfield, Patrick Lundgren (genero di Geoff !!!!) sono usciti a breve distanza con due album nuovi che ripropongono fin dalle copertine, non solo il logo storico della band di Seattle ma anche delle frecciate trasversali piuttosto evidenti. Frequency Unknown è un album che ha profondamente deluso i Ryche fan, benché Geoff orgogliosamente cerchi di difenderlo. Un album scritto e registrato in fretta e furia solamente per anticipare nei tempi gli ex compagni di band; privo di personalità e a tratti cantato di malavoglia nonché suonato a mio avviso da bravi mercenari ma senza cuore (un esempi su tutti Rudy Sarzo, in quante band ha messo a disposizione il proprio basso ?) ha rischiato veramente di azzerare anche i residui fan dei Ryche. Per altro la copertina con un pugno rivolto verso chi legge e con le iniziali del titolo “F. U." (distanziate dal logo storico fatto ad anello, ma il riferimemto alle due parole Fuck You è evidente anche ad un bambino)  hanno fatto subito capire a tutti la rabbia ancora non assopita da Geoff per essere stato “estromesso” dalla sua band.   Gli altri Queensryche hanno aspettato fino a giugno per uscire con il nuovo lavoro, con alla voce il bravo Todd La Torre, ex Crimson Glory. Sono stati astuti e hanno risposto sia nell’artwork di copertina sia nelle liriche della canzoni alle provocazione dell’ex compagno di avventura . In primo luogo l’album riporta ben in evidenza il Totem identificativo della band in copertina e poi non per caso Wilton & soci hanno deciso di non intitolarlo, o meglio di chiamarlo Queensryche proprio per indicare che sono loro i “veri” eredi. Poi hanno riesumato non si sa da quale lido caraibico il producer storico dei loro grandi successi, James “Jimbo” Barton quasi per suggellare anche a livello sonoro il ritorno al passato e alle sonorità tipiche della band. Operazione riuscita ? Furbizia e mestiere hanno tolto veramente la ruggine della band ? Per il momento i fan sembrano aver apprezzato molto le sonorità e l’atteggiamento dei Queensryche con La Torre alla voce, lo dicono anche i discreti risultati nelle classifiche mondiali e le buone recensioni che stanno arrivando sia di qua che aldilà dell’Oceano Atlantico. Ma partiamo con la consueta analisi track by track : “ X2 ” è un intro direi suggestiva, un po’ apocalittica nei toni e con un chiaro riferimento al n.12 come album studio (altra frecciata a Geoff, quasi a dire “abbiamo fatto noi l’album vero” ); di fatto se si escludono il mitico ep del 1982, live, raccolte e il quasi inutile album di cover siamo a quota  esatatta di 12 .    L’inizio di “ Where dreams goes to die” con la batteria di Rockenfield ha dettare legge sembra prometter subito sfracelli, un brano epico, invece fin dalle strofe si riconoscono le chitarre melodiche stile vecchi Queensryche, quindi un pezzo più lento ma non per questo meno brillante, con un buon chorus, in cui veramente , almeno superficialmente, è difficile distinguere l’ugola di La Torre cone quella di Tate. Il suono, come ricordato mixato da James Barton catapulta il vecchio fan nel passato e creare nuove palpitazioni ai fan storici, basta solo citare il trittico di album Operation:Mindcrime , Empire e Promise Land.  Le liriche accreditate al genero di Geoff Tate, il giovane chitarrista Patrick Lundgren, non sono necessariamente polemiche nei confronti della drammatica diatriba tra componenti della stessa band così  come invece ha scritto qualcuno ,  piuttosto c’è una sorta di nostalgica rivisitazione del passato con autocitazioni : “e così siamo ancora qui, prostrati sulle ginocchia , questo dolore agonizzante. Si diffonde come una nuova malattia , dove riposano gli eroi. Quando i nostri idoli cadono, una chiamata alla rivoluzione.”  Ho trovato chiaramente riferimenti a “Spreding the disease” e “ Revolution calling”, più che una critica al suocero.  “Spore” ha un altro inizio epico e azzeccato, il chorus malinconico e ben costruito forse superiore anche la primo pezzo, dal punto di vista ritmico Rockenfield e Jackson sembrano rinati musicalmente mentre sagacemente Wilton usa la chitarra con perizia e anche gli assoli sembrano provenire dagli anni ’80.  Le liriche della canzone sono quasi apocalittiche, un po’ come molte di questo album, generalmente ci troviamo di fronte ad una umanità misera e senza speranza, dove solo una rivoluzione sia metaforica che tangibile può portare a dei cambiamenti. Significativa la frase “Urla di agonia, perduti in eterno aspettiamo la caduta.   La nostra destinazione finale è un cavalcare il mare senza fine della fede e della speranza”. Todd La Torre forse non è un talento naturale come il suo illustre predecessore ma sicuramente è un ottimo cantante e lo dimostra anche nella melodica “In this light”, anche qui ottimo il lavoro in fase di rifinitura di Micheal Wilton che senza strafare fa sempre la cosa giusta ed è bellissimo udire le percussioni tipiche di Rockenfield, i capelli sono oramai un lontano ricordo ma la classe rimane.   “Redemption” (anche questo un titolo, non casuale) ancora mischia il lato epico al tipico progressive metal dei Ryche, ottimo il bridge e il chorus , sebbene non mi piacciono moltissimo i giochi sulla voce quasi in stile pop music alla Kyle Minogue, tanto per citare un nome. In alcuni acuti per altro brillanti di La Torre forse proprio in questa canzone si possono notare le ugole diverse dei due cantanti. In ogni caso il riff di questa canzone è qualcosa che non sentivamo almeno dai tempi di Q2K.  “Vindication” è il brano più veloce dell’intero album, suonato perfettamente dalla band è forse la testimonianza più nitida e regale che i Queensryche sono tornati grandi ! Ottimo il lavoro ancora un volta di Scott Rockenfield qui grandissimo protagonista , un brano che non sarà facile sempre cantare ad ottimo livello da Todd dal vivo, sicuramente ostico. Vedremo se la metteranno nella set list dal vivo, non ho nessuna prova per dirlo ma e me alcuni brani di questo album sembrano quasi dei pezzi messi da parte ai tempi del sequel di Operation:Mindcrime parte II, se fosse davvero così, che disdetta, meglio questi che quelli incisi ! In questo pezzo realmente possiamo trovare riferimenti alle dispute fratricide , come ad esempio in questa frase “Delle volte la parola di un uomo è tutto quello che hai , qualche volta hai solo un nome. Mai più oppressione, la mia vera giustificazione , risalendo dal quello che è rimasto, questa è la giustificazione”.  La breve strumentale “Midnight Lullubay” precede la ballata “A world without” , fortunatamente può piacere o no ma non è una banale riedizione di “Silent Lucidity” o “Someone else ?” tanto per citare due Ryche-ballad famose del passato.  Le liriche sono molto malinconiche e parlano chiaramente dell’assenza della persona che abbiamo amato, quasi una sorta richiesta disperata d’aiuto verso parenti e amici che non ci sono più.    “Don’t look back” , scritta dalla coppia Wilton / La Torre sembra invece intercettare un malessere moderno nelle liriche, quella dell’eroe solitario che affronta alla luce del giorno le ingiustizie del mondo non guardandosi indietro ma cercando di essere di nuovo padrone della propria vita. La canzone inizia con un marcia ritmica di buon livello e viene ben interpretata dal nuovo vocalist, con tanto anche di voce bassa alla “Tate” nella frase finale della canzone.   Un inizio ritmato, che ricorda la struttura del brano d’apertura, lascia subito spazio ad un riffing di chitarre brillante, “Fallout” uscito come una sorta di singolo sul web , conquista l’ascoltatore per l’ottimo lavoro nel bridge e nel chorus, che esaltano ancora una volta le ottime capacità vocali di La Torre che per altro questa volta canta con uno stile più personale, non cercando a tutti i costi il vocalizzo simile al suo predecessore.   “Open Road” ha il tipico taglio della ballata struggente con degli acuti di La Torre che non mancheranno di entusiasmare i fan dei Ryche, il finale viene lasciato alle melodie di un violino mentre il brano si dissolve.  Sicuramente Scott, Micheal, Eddie e Patrick hanno saputo con furbizia seguire la strada che li avrebbe riportatati vicini a quello che i fans vogliono da loro e questo è già un punto a loro favore. Per il resto la band sciorina la solita grandissima classe a livello tecnico, è sempre un piacere ascoltari e vederli suonare ! Sul campo di gioco i Queensryche hanno sconfitto le "frequenza sconosciute" del comunque grandissimo Geoff Tate (una della ugole più spettacolari del metal) , la parola ora tornerà alle fredde carte giudiziarie di un tribunale di Seattle!


1) X2
2) Where Dreams Go To Die
3) Spore
4) In This Light
5) Redemption
6) Vindication
7) Midnight Lullaby
8) A World Without
9) Don’t Look Back
10) Fallout
11) Open Road

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