PULSE R

Across The Sky

2015 - Quarock Records

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
16/02/2016
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione Recensione

Torniamo a parlare dei Pulse-R, band fiorentina di difficile classificazione musicale, che dopo un buon debut album omonimo pubblicato per la "Quarock Records" (di proprietà del chitarrista Gabriele Bellini) nel 2011 ed un ep dal titolo "Pull Me Down" contenente quattro tracce e pubblicato nel 2012, si ripresenta sul mercato discografico con un nuovo lavoro dal titolo "Across The Sky", registrato come il debut presso "La Fucina Studios" di Giacomo Salani, il quale oltre ad essere il vocalist della band è anche chitarrista e cantante del gruppo Interferenze, nonché produttore fonico. Dicevamo che la band non è di facile classificazione ed è proprio questo l'intento del gruppo in questione: risultare particolarmente originale, mescolando con grande professionalità molti generi fondendoli fra di loro, quali Metal, jazz, Progressive e qualche sfumatura di pop grazie al background differente di cui i vari membri della band sono legati. Trend che continua, nonostante un piccolo cambio di formazione. Rispetto all'album d'esordio, infatti, troviamo Vieri Pestelli ad occupare il posto di bassista, rilevando dunque il ruolo del precedente Mirko Serra. Il resto della band è rimasto invariato, lo stesso ensemble che possiamo trovare fin dalla pubblicazione del primo lavoro, ovvero Giacomo "Jac" Salani alla voce, Gabriele Bellini alla chitarra e Michael Agostini alla batteria. Data la mancanza di un bassista nelle sessioni di registrazione, comunque, le parti di basso vengono registrate dallo stesso singer. Le nove tracce che compongono l'album sono quanto di più particolare si possa ricercare in un lavoro rock/metal, dove la componente musicale viene messa in primo piano con una cura veramente ricercata e sicuramente d'effetto, mentre i testi dal canto loro esprimono momenti particolari vissuti dal gruppo. A detta della stessa band inizialmente si voleva optare per una sorta di concept album raccontando una storia vera e propria, ma si è deciso in un secondo momento di slegare i vari brani non presentando alcun filo logico tra di loro se non quello del disagio verso un mondo che ormai non ha più niente da offrire, ad un'anima particolarmente sensibile. Ovviamente, non possiamo non prendere in considerazione la copertina di questo "Across The Sky" che come di consueto analizziamo per far immergere il lettore nel modo più totale, in quell'universo che circonda ogni lavoro preso in considerazione. Troviamo messa in angolo un'ape molto particolare, di un colore azzurro violaceo, molto affascinante. Le api come si sa sono delle lavoratrici infaticabili che producono miele sotto il comando dell'ape regina, la quale presiede anche la funzione "riproduttiva" della specie, generando "operaie" in maniera instancabile, per fare in modo che lo sciame sia sempre nutrito e numeroso. In questo caso, però, l'ape presa in considerazione è una specie molto rara che vive in solitudine (probabilmente si tratta dell'ape Legnaiola, la quale assomiglia molto ad un calabrone avendo un volo molto rumoroso ed essendo un po' più grande delle api normali): non partecipa alla vita dell'alveare e di conseguenza non produce miele. Sostanzialmente è un animale atipico che si differenzia dal resto dei propri simili, un po' come voler dire che la band stessa sa di essere volutamente fuori da ogni schema e che segue il proprio modo di suonare senza preoccuparsi delle mode o di seguire qualsiasi tipo di corrente. Una strada sicuramente ambiziosa quella intrapresa dai nostri Pulse-R che vogliono emergere dalla massa con una proposta sicuramente stuzzicante e "diversa". Se vi ha colpito il primo disco di questa band e siete curiosi di sentire cosa Bellini e soci sono stati in grado di produrre non vi resta che seguire la nostra recensione.

Escape

"Escape (Fuggire)" è il brano che ha il compito di aprire le danze, e si presenta con un ritmo sincopato ed ossessivo dove a spiccare è la chitarra di Bellini, la quale si cimenta in un riffing inizialmente lento, ma che ad intermittenza si velocizza molto, con una distorsione molto convincente e carica di groove. La prima strofa non tarda ad arrivare ed è piuttosto breve ma bene eseguita, con un accompagnamento da parte della sezione ritmica davvero notevole; spicca decisamente un basso sugli scudi che riesce a potenziare moltissimo il suono imposto dai nostri. Si riprende come ad inizio brano con un ritmo lento e cadenzato, troviamo una voce che viene mano a mano caricata d'effetto la quale ci introduce ad un ritornello molto orecchiabile e carico di spessore. Chitarra e basso svolgono un lavoro importante per dare quell'impronta "metal" che serve a conferire un'anima dura alla struttura di base, la quale si scontra in maniera esagerata con il chorus molto più leggero e scanzonato; ma la forza della band è proprio questa, come detto in fase di introduzione il gruppo riesce a miscelare con estrema cura vari generi che all'apparenza possono non essere compatibili al cento per cento tra di loro, svolgendo un lavoro veramente ben fatto. Con un pre-chorus che è un crescendo espressivo da parte di Jac, ritornano quelle situazione cantabili che preludono una bella cavalcata sonora caratterizzata da un solo chitarristico ben fatto che si integra molto bene all'interno di certe soluzioni coraggiose ed atipiche. Una volta concluso il brano possiamo dire di trovarci di fronte ad un pezzo molto metal oriented che viene contrapposto ad un ritornello di facile memorizzazione dando quell'effetto sorpresa piacevole ed interessante. Musica che ben si sposa con un testo assai profondo: ci sono momenti in cui verrebbe voglia di lasciarsi tutto alle spalle e fuggire via il più lontano possibile, questo succede quando perdiamo fiducia in noi stessi e quando siamo stanchi di continuare ad ascoltare le stupidate continue della gente. Ci è permesso di fallire, siamo persone ed è normale sbagliare e commettere errori. Il problema è che c'è sempre troppa gente pronta a criticare ogni minimo errore non curandosi del male che ci può arrecare e soprattutto in grado solamente di guardare gli altri e non loro stessi. E' vero, molte volte deludiamo le persone che ci sono vicine e che magari credono in noi, o che sperano che facciamo sempre la cosa giusta, ma purtroppo non è sempre così. Quando succedono queste cose è normale pensare di mollare tutto e scappare, ma in fondo non servirebbe a nulla e dobbiamo cercare di avere la forza di sistemare il tutto o per lo meno di limitare i danni in modo da riottenere la fiducia di chi ci sta attorno. Alla fine siamo ancora qui, pronti a non farci abbattere da nessuno e ricominciare.

Breathing In

"Breathing In (Inspirando)" è il brano che è stato scelto dalla band come singolo apripista, il quale fece dunque da antipasto all'uscita di questo nuovo lavoro. Un pezzo accompagnato anche da un videoclip, girato con l'aiuto di Adriano Giotti, giovane regista fiorentino nato nel 1984 ed autore di numerosi cortometraggi piuttosto apprezzati dalla critica. Il brano si apre con una bella batteria che si destreggia molto bene fra colpi di tom ripetuti e rullante marziale e penetrante, il tutto accompagnato da un bel tapping di chitarra da parte dello stesso Bellini. Si parte con la prima strofa e dobbiamo dire che Jac si esprime veramente molto bene, trovandosi a proprio agio con un accompagnamento adeguato composto da un'ottima distorsione e da una sezione ritmica molto ben espressa. I toni si smorzano all'improvviso e la voce si fa suadente e delicata, mentre gli arpeggi di chitarra ricamano note piacevoli e malinconiche. Il singer riprende senza strafare a proporre una strofa vincente per poi trovare un ritornello spettacolare ed esaltante. Il tapping continua ad intermittenza per poi sfogarsi prepotentemente con un basso in evidenza ed una batteria che si assesta su un mid tempo consono che da il là ad un assolo molto interessante ed affascinante. Sullo sfumare dello stesso, torna a fare la sua comparsa il chorus sempre molto bello ed orecchiabile che però dimostra di avere un carattere tutto suo e soprattutto sprizza personalità da tutti i pori. Le bacchette di Agostini accarezzano il bordo del rullante e gli arpeggi tornano a fare bella mostra di sé accompagnati da una voce molto pacata e tranquilla che si sfoga nuovamente con il ritornello che non solo riesce a non stancare mai, anzi ci cattura definitivamente e ci spinge a desiderarne di più. Si conclude una grandissima song, sicuramente tra le migliori del disco, con la sua anima progressive e sferzate metal, con quell'aggiunta melodica che dona quel tocco piacevole di personalità. Il testo ha un approccio molto spirituale e parla delle paure che ognuno di noi deve affrontare in determinati momenti. Un momento particolare riguarda il fatto che, molte volte, possiamo cadere letteralmente a pezzi pensando che si nasconda qualcosa di brutto attorno a noi, divenendo paurosi e sospettosi. Un po' come se fossimo chiusi in una stanza e le paure più remote riaffiorassero sotto forma di entità malvagie, nascondendosi nel nostro armadio o sotto il nostro letto. Sono quelle paure infantili che si manifestano all'improvviso quando in certi momenti siamo fragili e dunque particolarmente vulnerabili. Questa volta però sappiamo di essere al sicuro perché qualcuno è qui con noi ad infonderci fiducia e donandoci quella sensazione di benessere in grado di scacciare ogni tipo di paura. Il momento non sarà certo dei più felici e probabilmente, scrutando per bene le lyrics, siamo di fronte agli ultimi respiri di qualcuno che inizia a vedere in lontananza un volto a lui molto caro che però, nonostante la paura della morte, riesce ad infondergli tranquillità e benessere. Il protagonista inizia a sentire freddo ed è in questo preciso momento che si lascia prendere in braccio e si fa trasportare verso un posto migliore, e pieno di felicità.

Different Souls

Passiamo a "Different Souls (Anime Differenti)" e notiamo un inizio di chitarra molto interessante, che ricorda a tratti quelle sonorità Alternative Rock tanto care ai Therapy? (band nord irlandese dedita ad un rock alternativo, grunge e punk rockm nata nel 1989); sonorità che possiamo trovare, essendo più specifici, nel loro album capolavoro Troublegum del 1994. Quel timbro di chitarra molto particolare fa da introduzione ad una distorsione progressiva e particolare che apre le porte al singer, il quale ha dunque il compito di introdurre la prima strofa di questa song e spararci immediatamente un chorus anche in questo caso molto bello e particolare. La voce si alza di livello, spingendo lo stesso Jac quasi al limite delle proprie possibilità ma dimostrando di avere una padronanza vocale non certo indifferente. La chitarra si carica di effetto Wha-Wha per poi assestarsi su sonorità pesanti che vanno ad introdurre nuovamente il ritornello, il quale troviamo sempre molto ben eseguito e spinto vocalmente ancora più in là, mediante una prestazione veramente sopra le righe. L'assolo è caratterizzato da un'effettistica particolare e a volte viene spinto in maniera molto veloce, così come la stessa batteria, come se si volesse accelerare ulteriormente il brano. In realtà, improvvisamente tutto rallenta sospendendo l'ascoltatore per qualche momento, con un arpeggio molto soft, alla conclusione del quale viene riproposto il chorus che questa volta viene particolarizzato da una batteria più sostanziosa e da un basso e chitarra più pesanti. La conclusione è affidata alle sonorità di inizio brano, con leggeri tocchi di chitarra che richiamano tempi passati e mai dimenticati. Ottimo brano anche questo e dobbiamo dire che la qualità delle composizioni sembrano aumentare mano a mano che si procede con l'ascolto. Ci sono numerose anime che vagano tra di noi, e la band in queste liriche si concentra su di una in particolare, la quale cerca di trovare se stessa e capire cosa le stia succedendo intorno. Per la prima volta si vede allo specchio ed inizialmente si trova "strana", come strano è il complesso di anime che la circonda. Le loro voci sono silenziose, l'ambiente è assai particolare ma lei è qui per cercare di trovare un senso dentro ognuna di queste sue "compagne". A dominarla è però la paura di inserirsi in questa nuova realtà, una paura che la porta a trovare un luogo nuovo per potersi nascondere e sa benissimo di non essere la sola anima a trovarsi in questa situazione. Si sente intrappolata ed  in qualche modo e vuole trovare un uomo che possa aiutarla e che le possa aprire le porte verso la salvezza, lasciandosi trasportare dal vento verso luoghi lontani. Alla fine, però, prende in qualche modo coscienza e cerca di farsi forza, così decide di andarsene e non cercare più alcun aiuto e di affrontare la situazione in solitudine cercando di vivere questa nuova realtà.

Life

"Life (Vita)" ha un inizio caratterizzato da un cantato quasi depressivo e da una chitarra echeggiante e malinconica. Questo inizio viene letteralmente distrutto da una pausa prolungata senza rumori e senza suoni, che viene spezzata varie volte da rullate velocissime e da una chitarra altisonante. Quasi inquietante il fatto che tra una sonorità e l'altra passino quei tre/quattro secondi senza rumori di sorta, quasi come a voler colpire l'ascoltatore, tramortirlo, dargli il tempo di riprendersi e colpirlo nuovamente duro. Successivamente la band parte in quarta con una strumentazione molto ficcante ed un cantato non particolarmente variegato ma sicuramente consono per quello che richiede il brano. Si ripetono le sonorità che avevano caratterizzato la prima parte di song, ovvero suoni delicati e voce pacata, che esplodono in maniera esagerata con quella pausa angosciante che inanella una serie di tocchi personali incredibili. Pronti via, e si riparte con li ritornello (il quale si poggia su di una base strumentale solida e molto interessante), mentre la successiva strofa sembra spazzare via le sperimentazioni che avevano fin qui caratterizzato la song. Attenzione però, quando "Life" sembra essersi conclusa riaffiora quella delicatezza sonora che vuole far preludere una ennesima sfuriata pazzesca; un espediente che tiene con il fiato sospeso, ma che in realtà non lascia si manifesti nulla di furioso. Complice un pre-chorus seguito ovviamente dal ritornello, ci troviamo infatti ad ascoltare un assolo schizofrenico che, coadiuvato da una cavalcata non indifferente di batteria, conclude un brano a dir poco spiazzante ed originale il quale fa dell'imprevedibilità il proprio punto forte. Il protagonista del testo dice che gli piacerebbe andare dove le stelle sono particolarmente luminose, per trovare una lucentezza infinita che lo possa fare star finalmente bene. Questa frase ci vuole far intendere che in momenti di sconforto e disagio vogliamo a tutti i costi trovare un qualcosa o un luogo che possa farci dimenticare le cose brutte a noi accadute, per poter ricominciare a vivere senza avere rimorsi o farci pesare colpe di ogni tipo. In particolare, sembra che il protagonista delle lyrics cerchi di stemperare una grave perdita, magari dovuta ad una persona speciale ormai scomparsa. Quando viene a mancare una persona cara, in questo caso la persona amata, ci si vede crollare il mondo addosso e ci si chiede se tutto quello che abbiamo fatto per non perderla sia effettivamente servito; ci pensiamo proprio per non avere quel rimorso esplicabile nella frase "potevo fare qualcosa di più". In questi momenti ci si sente piccoli ed impotenti ed è qui che l'amore si trasforma in dolore, un dolore atroce che lascia cicatrici profonde nel nostro inconscio, cicatrici le quali sappiamo benissimo che non se ne andranno mai. Una volta solo nel letto, il protagonista continua a sentire la voce dell'amata, e nemmeno con il passare del tempo (espediente che dovrebbe essere la cura migliore per rimarginare le ferite) riesce ad attenuare questo tipo di dolore. Allora vuole cercare di fuggire da questa vita perché sa benissimo che quel pensiero non lo abbandonerà mai rendendogli l'esistenza tremendamente dolorosa e deprimente.

Changes

"Changes (Cambiamenti)" inizia, dopo alcune rullate, con un cantato immediato piuttosto tranquillo ed orecchiabile che vuole subito imporsi con melodie piuttosto raffinate e dirette. Il ritornello si presenta quasi subito caratterizzato da una bella dose di doppio pedale intermittente da parte di Agostini senza però che questo manifesti la volontà di esporsi in maniera esagerata o forzare ad ogni costo il ritmo. Una soluzione sicuramente interessante che dà quella grinta necessaria, la quale si contrappone alle melodie iniziali. Un'altra strofa viene presentata sostanzialmente con le stesse premesse, ovvero risulta essere melodiosa e raffinata, beneficiando di un riffing mai eccessivamente pesante ed una batteria piuttosto tecnica, fa da contro altare bilanciando il tutto in maniera perfetta. Anche in questo caso, con il riproporsi del chorus, la voce di Jac viene spinta sempre più su toni alti con molta gradualità e soprattutto senza risultare mai forzata. Arriviamo ad un momento in cui sembra che la song stia volgendo al termine, con l'avvicendarsi di una pausa per la verità non troppo lunga, ma che dà quella sensazione di fine; la situazione viene spenta man mano, con una chitarra ed un basso decisamente più pesanti ed una batteria più incisiva e potente. Arriviamo dopo questo frangente, come di consueto, all'immancabile assolo che si intreccia con una base ritmica di sicuro spessore senza però raggiungere vette importanti, risultando comunque di sicuro gradimento. Il chorus viene riproposto varie volte ed il rischio di risultare un po' ripetitivo è dietro l'angolo, ma complici soluzioni a dir poco spiazzanti, i Pulse riescono comunque a mantenere vivo l'interesse dell'ascoltatore portandolo a braccetto verso il finale di un brano se vogliamo lineare ma non troppo. Diciamo che a livello vocale non ci sono particolari invenzioni, ma a livello puramente sonoro i Nostri si sbizzarriscono nel trovare soluzioni particolari e diverse tra di loro. Situazioni che, messe insieme, formano un connubio assai vincente. Cambiamenti e variazioni sono anche i temi trattati nel testo: per osservare e soprattutto capire con attenzione quali di questi cambiamenti avvengano intorno a noi, è necessario guardare le cose attraverso una prospettiva totalmente diversa da quella alla quale siamo abituati. Anche qui ci troviamo di fronte ad una specie di entità subconscia, la quale scruta attentamente dentro di sé per vedere ciò che ci aspetta e come ottenere dei cambiamenti significativi per la nostra vita. Bisogna guardare in profondità nella nostra anima, osservando con attenzione il male che ci affligge. Inizialmente può sembrare tutto buio e deprimente, e difatti viene è questa la sensazione che viene descritta: vista  come una pioggia incessante che non ci permetterà mai di trovare la nostra via, un cielo talmente nero che cerca di scoraggiarci dal proseguire il nostro percorso. Solamente se riusciremo a vedere oltre le avversità e superare le nostre paure allora potremmo schivare la pazzia e cercare di trovare quel qualcosa che ci possa permettere di intravedere la luce. Verremo sempre invasi da continue illusioni che non se ne andranno mai, ma una volta superato il dolore iniziale dovremo solo aspettare che il tempo faccia il proprio corso e sistemi le cose una volta per tutte.

Across The Sky

Arriviamo a parlare di "Across The Sky (Attraverso Il Cielo)" nonché Title Track di questo nuovo album. L'inizio è dei più leggiadri mai sentiti e composti dalla band, con una rullata dolcemente accarezzata ed un arpeggio morbido. La voce è quasi sussurrata ed intima, anche alzandosi di volume improvvisamente mantiene quella dolce delicatezza molto personale e "sentita". Riprendiamo con gli arpeggi ed una batteria che compie un lavoro di accompagnamento tranquillo e pacato. Chiaramente siamo pronti ad aspettare che qualcosa cambi improvvisamente, ed infatti nemmeno il tempo di pensare ed ecco che Bellini preme sul pedale; ne scaturisce la distorsione pura, e la band si scatena con una ritmica mai sostenuta ma che sicuramente appesantisce il sound in maniera netta. Ovviamente, altro cambio stilistico e si ritorna ad assaporare melodie bellissime ed una interpretazione vocale molto personale e veramente ben realizzata. Il chorus viene accelerato da Agostini con sapienza e tecnica, giocando sui tom e con il suo drum set in generale, mentre le vocals si rincorrono fino ad incontrarsi verso un finale perfetto e vincente. La song di per sé non offre molti cambi rispetto a quelli a cui i Pulse-R ci stavano abituando fin qui, ma la bellezza di questo brano è veramente toccante. Vocalmente è tra le migliori interpretazioni da parte di Jac, mentre Agostini e Pestelli compongono una sezione ritmica senza alcuna sbavatura, senza dimenticarsi la sei corde di Gabriele che riesce a toccare nel profondo donando un'aura di "tranquillità" alla musica veramente interessante. Ci viene raccontato un viaggio, un viaggio metaforico compiuto da noi e dentro ognuno di noi, proprio per scoprire la parte danneggiata del nostro io. Cerchiamo di capire cosa non va ed affrontiamo questo percorso cercando di trovare delle risposte. La guerra continua che si manifesta nel profondo sembra volgere finalmente al termine, ed iniziamo subito a sentire una sensazione quasi di benessere. Immaginiamo di essere alla guida, su di una strada che non sappiamo effettivamente dove ci porterà, e quando siamo soli cerchiamo qualcosa che possa tenerci in vita, un qualcosa che ci dia un motivo valido per non abbandonare questa vita. Nel frattempo i mille ricordi vissuti riaffiorano nella nostra mente e veniamo quasi ipnotizzati da questa miriade di immagini che si manifestano dinanzi a noi. Il tempo passa inesorabile e si porta con sé questo mondo schifoso con tutte le sue stranezze e le sue insidie, facendoci dimenticare. Il problema è che come arriva "passa" anche l'amore, il quale è spesso la ragione per la quale cerchiamo di andare avanti ma che purtroppo alcune volte come arriva se ne va, lasciandoci immobili e senza il diritto di inseguirlo.

Side Of The Road

"Side Of The Road (A Lato Della Strada)" ha un inizio tipicamente di stampo heavy metal con un riffing pesantissimo ed una batteria particolarmente ispirata. Il cantato è quasi recitato e viene urlato con un accompagnamento simil blast beat, espediente ritmico che dona si durezza al tutto, ma che picchia violentemente con la melodia vocale di Jac. Alla fine, però, il tutto risulta piacevole ed i due musicisti ben riuscono a miscelare pesantezza e melodia senza che queste risultino incompatibili tra di loro. Il ritornello è come sempre piuttosto orecchiabile ma la base ha un groove piuttosto interessante, che dà quel pepe necessario per non far risultare banale il pezzo. Ogni tanto si preme un pochino il pedale verso tempistiche più veloci (senza che queste risultino necessariamente violente), mentre il refrain di chitarra è molto coinvolgente. Dopo una bella dose di aggressività si passa al solo di chitarra che sembra essere inizialmente tranquillo, ma chiaramente dopo qualche trovata d'effetto (senza strafare oltremodo) viene "dinamicizzato" con qualche toccata e fuga di tapping che va a spianare la strada all'ultimo ritornello, il quale chiude una song particolare che forse non emerge fra le altre per via di una leggera ripetitività (se così possiamo dire) nella struttura. E' comunque un buon episodio che non stona affatto nell'economia del disco e che si fa comunque apprezzare. Nemmeno a dirlo, poi, è molto ben suonato. Il testo di questo brano è molto personale ed intimo, come gli altri incontrati sino ad ora. Si tratta di un brano dedicato ad un figlio (non sappiamo con certezza se è dedicato al figlio di un componente della band o meno), la dedica è praticamente resa palese da un verso che, a chiare lettere, recita la frase: "Questa canzone è per te". Anche se siamo lontani da casa ed anche lui o lei lo sono, il primo pensiero va sempre ai propri figli. Si ripensa alla vita quotidiana, che può sembrare una routine per chiunque: episodi simpatici legati alla loro indole, come il tenere le cose sempre in disordine o i rimproveri che gli rivolgiamo (magari eccessivi).. tutta una serie di cose che ci mancano dannatamente, quando questa "routine" improvvisamente viene spezzata. Ed è allora che ci si rende conto che anche le piccole cose sono importanti per la crescita personale di un figlio e di un genitore. E' sempre il momento per sentirsi, per scambiare due chiacchiere anche solo giusto per sentire la loro voce. I genitori ci saranno sempre per i propri figli, anche quando loro passeranno momenti bui, una madre ed un padre gli tenderanno sempre la mano per offrire tutto l'aiuto di cui dispongono. Il pensiero va sempre e solo ai figli, ed anche una volta che ci si ritroverà a chiudere gli occhi definitivamente, si saprà che non sarà mai troppo buio, perché accanto a sé un genitore avrà sempre i sui ragazzi, fino alla fine.

Fears Away

"Fears Away (Paure Lontane)" impatta sin da subito con i nostri padiglioni auricolari mediante un attacco vocale immediato ed un riffing improvviso. Brevissima pausa e troviamo una prima strofa molto ben espressa con Agostini che si diletta dietro le pelli, maltrattando il proprio rullante, mentre Gabriele sfoggia tecnica a più non posso dimostrando una padronanza strumentale fuori dal comune. Il ritornello è bellissimo e soprattutto la base ritmica è particolarmente esaltante nella sua semplicità; anzi, sembra quasi fatta apposta per estendere le corde vocali di Jac. La chitarra impazzisce improvvisamente sparando note a raffica, affiancata da un basso penetrante a da continui pizzichi veloci di charleston che fanno ripartire l'ottimo chorus. Altra brevissima pausa e ci troviamo di fronte ad una parte leggermente sofisticata per poi riassaporare il chorus fino a gustarci un assolo di chitarra, basso e batteria molto particolare. Si riprende per la quarta volta il ritornello, talmente efficace che, arrivati a questo punto, viene quasi naturale il canticchiarlo insieme alla band. Altro virtuosismo strumentale, con questa volta una chitarra solista priva di una base distorta che fa risaltare batteria e soprattutto il basso. Il brano si conclude strumentalmente e si pone tra i migliori episodi del disco, con virtuosismi spettacolari mischiati a sonorità metalliche, che strizzano l'occhio al progressive risultando incredibilmente vincenti. Le paure menzionate in queste liriche sono alcune fra le più antiche e "tipiche" dell'essere umano. La paura innanzitutto di lasciare qualcuno a cui si tiene per andare a combattere una battaglia con il proprio io, e di conseguenza il continuo timore di non riuscire a salvare l'anima della persona cara, non essere lì quando si avrà bisogno di noi. Per le persone care faremmo di tutto, daremmo fondo a tutte le nostre energie pur di vederle felici e senza problemi, ma la vita ci mette di fronte a numerose prove, molte delle quali sembrano insormontabili. Eppure la forza che si sprigiona in noi in determinati momenti è un qualcosa che non si può spiegare a parole. "E' difficile tenerti dentro, ma manteniamo questo giorno vivo"; ogni giorno è prezioso ed ogni minuto che passa è una piccola vittoria verso la risoluzione dei problemi. Un bacio prima di andare via, ed il cuore sembra essere pugnalato ad ogni passo che facciamo verso la lontananza. "Il tuo fuoco ed il tuo amore laveranno via le mie paure, ed ho ancora molto da imparare". Ora che la missione è compiuta nulla ci potrà mai dividere da chi amiamo: è giunto il momento di vivere, di vivere nuovamente. Sappiamo che non siamo soli ad affrontare le nostre battaglie, e che chi amiamo ci sarà sempre, per noi.

Never

Siamo arrivati all'ultimo brano di questo "Across The Sky", ovvero "Never (Mai)". Il basso è il protagonista di questo inizio brano, strumento che con la sua timbrica risulta essere molto soffocante ed opprimente. L'incedere è lento, anzi lentissimo, ed anche con l'arrivo di chitarra e batteria la sostanza non cambia di molto. La song prova ad illuderci presagendo un cambio di rotta, ma aldilà di suoni più pieni ed un volume più sostenuto la sensazione di pesantezza non va via. Il tutto prova a cambiare leggermente ma viene affossato nuovamente da sonorità quasi funeree. Ancora una volta si prova ad aumentare la tensione con soluzioni più "ritmiche" e finalmente al minuto 3:09 assistiamo ad un assalto sonoro bello corposo con tanto di doppia cassa ed assolo veramente ben riuscito, e mentre il tempo rallenta nuovamente senza però essere claustrofobico, si mantiene quel sospiro come di aria nuova che è venuto a mancare in precedenza, volutamente, per soffocare l'ascoltatore mediante sonorità cupe. Con sorpresa ci troviamo ad ascoltare un secondo solo di chitarra carico d'effetto ma non per questo meno affascinante, e si ritorna parzialmente a respirare fino alla conclusione di questa song che oltre che ad essere una piacevole sorpresa è veramente affascinante nel suo essere così cupa. Non abbiamo parlato della voce volutamente ed ora vi spieghiamo il motivo: il testo consta semplicemente nell'espressione "To keep me in heaven we'll never die", "Tienimi il posto in paradiso, non moriremo mai", frase che viene ripetuta dall'inizio alla fine con timbriche ed espressioni diverse a seconda del momento in cui vengono proposte. Infatti, quando l'atmosfera è resa gelida da quei suoni oscuri e lenti, la voce sembra essere succube di tali sonorità, mentre quando l'atmosfera risulta essere meno rarefatta le vocals sembrano trasmettere disperazione ma allo stesso tempo più convinzione dei propri mezzi. Un ottimo pezzo di chiusura che conclude un lavoro veramente ben fatto. L'unica frase che viene citata nel testo è ricca di significato e carica di numerose interpretazioni. Prima o poi siamo destinati a finire in paradiso, o per lo meno la nostra anima è destinata a lasciare il nostro corpo, divenendo così libera di intraprendere il cammino per il quale è stata ancestralmente designata. Ma il legame che intercorre tra le persone, come amicizia ed amore, ci dona quella forza e quella consapevolezza di pensare che non moriremo mai fino in fondo perché non saremo mai soli. C'è sempre qualcuno per cui vale la pena vivere, qualcuno da rendere partecipe della propria vita. La forza che noi doniamo ci viene ricambiata in egual misura e ci spinge a voler vivere ogni giorno sempre al meglio nonostante le difficoltà. Lo sappiamo di non essere immortali, ma in fondo sappiamo anche che vivremo per sempre nel cuore di chi ci ama.

Conclusioni

Dopo aver ascoltato il disco di debutto datato 2011 e questo nuovo "Across The Sky", possiamo benissimo dire che la band non cambia di certo la propria proposta né il suo modus operandi, orientato verso il mescolare generi ed influenze a favore di un sound personale e ricercato. Quello che salta all'orecchio è un maggior appesantimento del suono, il quale si avvicina forse di più al genere rock/metal, con soluzioni decisamente più "massicce", complice una sezione ritmica molto più varia che in passato con un Agostini più libero di esprimersi mediante il proprio drum set (accennando parti di doppia cassa quando serve) ed un basso a tratti martellante ma mai invasivo. Bellini da parte sua sfodera una prestazione di grande livello con riff taglienti e penetranti, ma che sanno anche donare all'occorrenza momenti di epicità e sofferenza, quando è il brano lo richiede a gran voce. Che dire invece del vocalist Giacomo Salani? Semplicemente che è cresciuto tantissimo dal primo lavoro dei Pulse-R e che ora riesce ancora di più ad manifestare quei sentimenti propri delle canzoni del gruppo, sfoderando una carica espressiva sicuramente maggiore rispetto al passato. A volte si spinge al limite delle proprie capacità ma è bravissimo a non superare quella linea immaginaria che separa il controllo dalla forzatura. Le song sono caratterizzate da imprevedibilità e passione, ed ogni singolo brano è un piccolo tassello che serve a comporre un puzzle il quale solamente arrivati alla conclusione svela l'immagine che nasconde. La band ormai non deve dimostrare più niente e sa benissimo quali sono le proprie potenzialità; difatti le sfrutta a dovere, e questa nuova release ne è la prova. Nei crediti del disco viene menzionato Mirko Serra ovvero il bassista precedente, che ha comunque in qualche modo contribuito a sviluppare le idee per la realizzazione dell'album il quale è stato comunque masterizzato completamente dopo la sua uscita. Il nuovo entrato comunque ha svolto un lavoro non indifferente e in qualche modo ha irrobustito il sound con un approccio più Heavy. Una cosa che è salata subito all'orecchio è stata sicuramente la scelta di utilizzare accordature più basse per dare più pesantezza ad una proposta molto particolare e piena di sorprese. Nel caso dei Pulse-R quindi, non si può nemmeno parlare di evoluzione della proposta, ma più che altro di continua maturazione nel proporre un genere sicuramente non adatto a tutti e soprattutto non classificabile. Solo chi possiede una mente aperta e la voglia di ascoltare cose nuove e particolari potrà apprendere appieno quello che c'è dietro a questo lavoro, ma è consigliabile dare un ascolto al di là del genere preferito perché sicuramente troverete quella sfumatura o quel brano che ve li farà apprezzare in toto.

1) Escape
2) Breathing In
3) Different Souls
4) Life
5) Changes
6) Across The Sky
7) Side Of The Road
8) Fears Away
9) Never
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