PSYCHOTOMY
Antinomia
2015 - The Spew Records (Punishment 18 Records)
PAOLO FERRANTE
12/12/2015
Introduzione recensione
Andiamo ad esaminare l'album d'esordio dei veneti Psychotomy, "Antinomia" (2015), pubblicato dall'italiana The Spew Records (parente della Punishment 18 Records) specializzata nel Grindcore che ha pubblicato lavori di gruppi quali Leng Tch'e. Reduce da un demo pubblicato nel 2012 il gruppo registra questo album nel 2014 ma deve attendere fino alla fine del 2015 per pubblicarlo, probabilmente per completare tutto il lavoro inerente alle grafiche ed alla pubblicazione; intanto, per non stare con le mani in mano, continuano ad essere presenti in molti palchi anche con gruppi del livello di Asphyx, Ratos de Porao e Cripple Bastards. Il trio è composto da Lory (già chitarrista dei Deus Irae, gruppo Death/Thrash veneto) alla chitarra e voce, Irene alla chitarra e Marco (già batterista dei Warmonger e Snuff Movies After Dinner, rispettivamente Thrash/Death e Grindcore dal Veneto) alla batteria e basso. Tutti i componenti sono dunque accomunati da un retroscena che va dal Thrash/Death al Grindcore, influenze che emergono - lo si può anticipare - dall'ascolto di questo album che si caratterizza anche per un approccio molto grezzo e sanguigno. A contrastare con l'approccio sopra descritto c'è una grafica, chiaramente concettuale, dal sapore epico e filosofico: è davvero un bel lavoro che sembra voler rappresentare una cosmogonia o comunque una cosmologia fortemente basata sull'equilibrio tra "bene" e "male". In questa grafica in bianco e nero si può notare infatti un disegno che ritrae al centro una Giustizia bendata che regge la bilancia dell'Equilibrio, questa Giustizia però non indossa la tipica veste greca ma sembra anzi indossare le vesti di una probabile Vergine Maria, in una posa estatica che però non ha nulla a che fare con la sofferenza ma suggerisce un misticismo di diverso tipo, come anche la spilla che tiene fermo il mantello che riporta un simbolo di carattere esoterico, risultato della sovrapposizione di una croce ed un tridente che può assumere diversi significati: anzitutto il riferimento va a Nettuno per quanto riguarda il tridente (che sconvolge) e Saturno per quanto riguarda la croce che in questo senso funziona da "àncora" (che ci tiene fissi), simboli che uniti assieme stanno a simboleggiare la commistione tra elementi di continuo cambiamento e rinnovo (si pensi alle maree, alle tempeste, alle onde) ed elementi saldi (si pensi agli scogli) nella natura; questa interpretazione ha senso perché è un simbolo di equilibrio, concetto che la Giustizia di questa immagine trasuda in ogni cosa, ha un valore anche nelle religioni/filosofie orientali perché si può collegare anche alla figura ed alla funzione di Shiva il Distruttore di Mondi, che è la veste che assume Shiva quando porta la sua arma (il Trishula, simile ad un tridente) capace di distruggere i tre mondi: quello fisico, quello degli antenati e quello della mente, la distruzione di questi mondi non va letta come un evento nefasto perché è quella premessa necessaria a raggiungere l'estatica beatitudine, nella quale appunto si trova la figura della Giustizia. Alle spalle della Giustizia un sole ed una croce di legno che pare essere piantata alle spalle della dea, figura che porta il maggior numero di interrogativi visto che è dall'età del bronzo ad oggi che il simbolo della croce viene associato a quello del sole: si può parlare quindi dei raggi del sole/ruota in funzione di carro (e quindi si veda ad esempio il culto di Taranis), anche se non stiamo parlando di raggi ma di una croce col braccio verticale molto lungo, dunque la somiglianza è nettamente verso la croce celtica che, pare, sia stata creata da San Patrizio in Irlanda apponendo un'aureola al punto di intersezione della croce anche per il desiderio di voler includere il culto della Luna originato per altro dal culto di Sòl a sua volta connesso con quello di Taranis (mentre a Roma la Vergine assumeva sempre più le caratteristiche di Venere, si noti anche che in latino entrambi i termini si scrivono Virgo) quale appunto Regina Coeli. Cariche di significato anche le immagini che stanno di lato alla Giustizia, due figure incappucciate che rappresentano la Vita e la Morte, a sinistra la morte con una spada di foggia celtica piantata nel terreno (da notarsi l'occhio nella croce dell'elsa che potrebbe essere il terzo, o unico a seconda delle fonti, occhio di Shiva - Tryambakam - col quale è capace di ridurre in cenere il K?ma, ossia il desiderio generalmente inteso: è la funzione distruttiva di Shiva insomma), accanto una colomba morta; dall'altro lato è la vita, dalle cui mani sembra spiccare il volo un corvo. E' interessante notare anche che, nella roccia sulla quale poggiano i personaggi, sono incise le lettere alfa (A) e omega (?), che assieme stanno a significare "l'inizio e la fine" ed è anche il modo in cui si è presentato il Dio ebreo a Mosè (ma è propria anche della religione islamica), curioso che la lettera dell'inizio sia posta proprio in corrispondenza della figura della morte, o è stata una trascuranza oppure un'intenzionale inversione a sottolineare, ancora una volta, la ciclicità. Questo artwork è stato realizzato da Mariya Popyk e dopo tutto questo popò di esoterismo e filosofia ci si aspetterebbe di tutto tranne che il grezzo impatto sonoro che andiamo ora ad ascoltare.
Antinomia
Si inizia con "Antinomia", un'introduzione, sentiamo rumori da dungeon, un vento lontano e dei disturbi meccanici, poi una voce femminile che parla in modo deciso e quasi sprezzante, si tratta della voce di Aileen Wuornos il giorno prima della sua esecuzione, tratta da un documentario "The Life and Death of a Serial Killer" (La vita e la morte di una omicida seriale), parla del fatto che ci fossero poliziotti che la seguivano con gli elicotteri e la vedevano, una voce maschile le dice che se anche fosse successo nondimeno lei ha ucciso sette persone, lei risponde che gliele hanno fatte uccidere i poliziotti, era infatti una prostituta ed afferma di averli uccisi in legittima difesa mentre i poliziotti che avrebbero dovuto pulire le strade se ne infischiavano; si lamenta di non aver ricevuto un processo giusto, di essere sempre stata maltrattata in galera col preciso scopo di farla impazzire o apparire pazza, dice di aver ucciso quelle persone perché la sua condizione di prostituta, i maltrattamenti subìti l'hanno degradata e quindi doveva lottare per la propria vita. Va precisato che antinomia è un termine che significa un forte contrasto tra due elementi che, paradossalmente, si pone in essere; nella filosofia è stato usato per la prima volta da Kant, nel concept di questo album, per come espresso dalla copertina, il paradosso è evidentemente il fatto che l'esistenza viene realizzata nel continuo contrasto e contrapposizione tra la vita e la morte.
The Worship of Contempt
Aileen Wuornos continua a parlare quando inizia "The Worship of Contempt" (Il culto del disprezzo), si sente il charleston e la chitarra distante che inizia a lanciare un riff, la voce della condannata a morte si infervora contro la società, il sistema che condanna a morte una donna, che la strumentalizza per fini elettorali, la dipinge come un mostro, mentre sono loro ad essere un mucchio di bastardi e puttane inumani - che la stanno condannando a morte a sangue freddo e pensano di uscirne col culo pulito da tutto questo, senza sentirsi la coscienza sporca - perché l'hanno usata, l'hanno fatta intenzionalmente impazzire, hanno tessuto su di lei un sacco di trame di film, l'hanno trasformata in un personaggio televisivo influenzando così l'opinione del mondo su di lei, si sono fatti un sacco di soldi sfruttando la sua immagine e fottendosene del fatto che anche lei è un essere umano, fottendosene della verità perché pensavano solo a farsi i soldi e non al fatto che ci fosse in corso un processo in cui lei aveva diritto a difendersi senza che l'opinione pubblica fosse influenzata. Sul fatto che quelle persone che lei ha ucciso la stessero violentando non è stata fatta nessuna investigazione, hanno semplicemente deciso di non volerle credere, poi conclude con "Thanks a lot society for railroading my ass!", in cui ringrazia in modo sarcastico la società per averle messo una ferrovia in culo, un gioco di parole che va letto in due sensi: railroading someone vuol dire porre qualcuno davanti ad una scelta obbligata, come appunto i binari obbligano il percorso del treno che può andare avanti solo per quella via, d'altro canto è un termine che viene usato nel gergo becero per riferirsi al rapporto anale, quindi può suonare come "grazie per avermi incastrata" ma ancora meglio "grazie per avermi inculata" (con accezione bivalente che si riferisce sia all'aver ordito un complotto nei suoi confronti sia al fatto fisico vero e proprio, dato che lei riferisce di aver subìto numerosi e vari abusi da parte delle guardie carcerarie: dagli sputi nel cibo, ai calci alla porta della cella di notte allo stupro vero e proprio). Ciò che colpisce di questa voce è la lucidità, mentre la sua difesa puntava al riconoscimento di un vizio mentale lei (e del resto la commissione medica lo ha confermato) si è sempre detta capace di intendere e sinceramente disgustata dalla società, pervasa di odio nei confronti di tutta la società umana tanto che se fosse liberata commetterebbe ancora gli stessi atti. A questo punto esplode il riffing fatto di due chitarre grezze e distorte, un veloce rullante molto secco ed acuto, il growl di Lory non si fa attendere ed è incalzante dall'inizio colpendo a ritmo di rullante, lo stile è un veloce e grezzo Death/Thrash con delle sonorità, e specialmente la produzione, che si ispira al Grindcore di gruppi quali i Napalm Death. C'è voglia di aggressione e potenza, che però non riesce ad esprimersi al meglio visto che la distorsione e la compressione alla voce la appiattisce non consentendo così l'esplosione dell'attacco (fondamentale); il suono della batteria risulta molto plastico sul rullante e cassa, il riff si sviluppa con violenza e sfuriate di chitarra, riff a plettrata alternata sfogano rabbia e brutalità, la voce ha delle variazioni che abbandonano il ritmo statico e si concedono degli assalti liberi che fanno emergere le doti della cantante, il basso svolge un lavoro di completamento del sound senza emergere di per sé, molto buono il gioco dell'interazione delle chitarre che sa regalare momenti di ignorante casino a passaggi più ragionati. Si inizia un tupa tupa trascinante al rullante che sfocia in un assolo di chitarra molto vibrato e malevolo, i riff si fanno davvero taglienti e la chitarra ritmica mostra potenza, ancora un'accelerazione violenta, la voce incalza e la batteria si lancia in un sacco di variazioni sui piatti azzeccatissime, poi un blast di cassa e si riprende con la strofa, una scarica di odio viene scagliata addosso, il finale si ottiene con un blast moderato, che poi si trasforma in una scarica e dopo si modera di nuovo per far partire l'assolo conclusivo raggiunta la metà del quale raddoppia. Pezzo bello tosto ed aggressivo, il testo invece prende chiaramente spunto dalla vicenda anticipata e prosegue parlando del disgusto verso la società, della morte vista come una liberazione da una vita che lascia il sapore di cenere in bocca, la morte vista come un modo per arrivare ad un'esistenza in cui si è eterni (concetto che potrebbe spiegare perché la lettera "A" sia stata messa in corrispondenza proprio della figura della Morte in copertina), un piano d'esistenza migliore e magari più "giusto". La realtà è inondata di cose superflue, si vive nel continuo desiderio di svanire da questo caos indegno, una fragilità pietrificata che esaurisce le nostre forze. Da un punto di vista stilistico il pezzo richiama le tematiche tipicamente Grindcore che si pongono in modo critico contro la società, ma lo fanno con un tocco ed un sapore più "elevato" nonostante la proposta musicale sia decisamente grezza ed irruenta.
Reprieve
Passiamo a "Reprieve" (Rinvio di condanna), l'inizio è un growl e riff pesante fortemente ovattati che presto si sfogano con uno stacco di batteria, proseguono con molta distorsione ed imponenza con delle ritmiche a metà tra Thrash/Death ed un Grindcore lento, stacchi continui di batteria con veloci raffiche talvolta di cassa altre di rullante che, acuto, svetta sul sound; ottimo lavoro coi piatti ed emerge tutta la bravura del batterista che fa intuire un bel retroscena Thrash e Grindcore (senza puntare troppo sulla velocità, che si esprime in raffiche brevi). Molti buoni gli stop'n'go alle chitarre, alternati agli stacchi di batteria che sono continui e sempre diversi, stoppate a volontà e decorazioni melodiche e taglienti a fine riff, nella parte centrale c'è un assalto sostenuto decisamente tecnico e veloce che si caratterizza per essere un Thrash Death molto tecnico e veloce in modo anomalo rispetto alla media, sembra di ascoltare i Kreator a velocità raddoppiata, c'è un impatto devastante e la voce non perde nemmeno un colpo andando a tempo; ancora una volta si nota la registrazione che penalizza il lavoro vocale, perché l'eccessiva compressione e riverbero distorto (o registrazione a bocca ravvicinata al microfono, o ripresa a limite di picco, che crea un effetto distorto). Dopo una stoppata segue una parte decisamente Death, con un breakdown che lascia pensare ad uno stile vicino Brutal, un cambio di rotta bello deciso che stravolge il pezzo pur mantenendo le stesse sonorità, il ritmo è trascinato e pesta duro e lento, il growl si fa profondo e prolungato, il pezzo prosegue e poi accelera nuovamente con raffiche di colpi e chitarre che concludono i riff con armonici per poi lanciarsi in ripartenze feroci. Poi il pezzo prende una piega che mostra meglio le influenze Thrash con un ottimo dialogo di chitarre, sanguigno, rude, colpisce la versatilità delle chitarriste che passano da uno stile all'altro in modo fluido; il basso è riempitivo e nulla aggiunge alla già prepotente batteria che, quando si fa sentire, prende il sopravvento del sound con scariche fatte di pelli e piatti che si alternano in modi anche imprevedibili. Si innesca un altro tupa tupa, che si alterna ai piatti e sfocia in un rallentato che strascica il riff e prepara ad una parentesi Grindcore in cui si sente il primo accenno di scream, si riprende con una parte strumentale in cui c'è un profluvio di bestialità alla batteria che mette in fila quanti più blast massacranti può. Un pezzo che colpisce nel segno, una mazzata sui denti che invece di accanirsi sempre allo stesso modo colpisce da angolazioni diverse cambiando sempre stile. Il testo riprende lo stesso concetto del precedente e prosegue, nella storia della serial killer infatti, tra gli innumerevoli processi, vi sono state delle grazie o dei rinvii della condanna, che non hanno fatto altro che ampliare la sofferenza della donna che, comunque data per spacciata dall'opinione pubblica, torturata (a suo dire) dalle guardie carcerarie e sfruttata dalla stampa come "mostro", non aveva ormai nulla per cui vivere tanto che l'esecuzione della condanna a morte, l'abbiamo notato nel precedente testo, è stata accolta più che altro come una liberazione, non senza delle parole sprezzanti verso la società in generale. In questo testo si parla della feccia dell'umanità che ne diventa l'elite, condanna a morte altre persone ma specialmente le prova della loro umanità creando un'assurdità in cui ogni certezza svanisce; non si tratta di una lotta per la sopravvivenza con regole severe ma semplici e precise, si tratta di una lotta subdola fatta di ideologie, morali che giungono a risultati paradossali (come appunto quello di punire con la morte qualcuno come punizione per aver provocato la morte di altri e farlo sembrare un gesto di umanità a favore del valore della vita). Questo insieme di ideologie ha annebbiato la mente della gente, creando delle strutture fatte di pazzia che porta a conseguenze estreme e tragiche, quanto inutili. E' inevitabile fare un paragone col famoso processo a Giovanna d'Arco (descritto nei suoi contorni più umani e filosofici nel memorabile film di Bresson del 1962: Procès de Jeanne d'Arc), in entrambi i casi lo sforzo degli inquirenti non è stato tanto quello di "stabilire la verità" (nel caso del diritto si tratta di quella che viene definita verità processuale, ma tralasciamo) ma quello di dimostrare la colpevolezza, a tutti i costi: con interrogatori sfiancanti fatti di continue accuse e tranelli, con un trattamento carcerario caratterizzato da varie torture ed abusi, con una forte attività mediatica che già aizza la società offrendo una "strega" da bruciare tanto che, se venisse assolta, vi sarebbe una incontrollabile delusione collettiva. Dopo mesi ed anni di torture psicologiche simili gli inquirenti riuscirebbero a trasformare chiunque in un pazzo squilibrato da gettare poi in pasto alla collettività che, ipocrita, vedrà nella punizione della "strega" l'affermazione dei propri valori sancita dal macabro rituale del capro espiatorio.
Neglected Entropy
Passiamo allora a "Neglected Entropy" (Entropia trascurata), che ha un testo che abbandona il concetto sopra descritto, lo chiarisce anche dando un sesso maschile al protagonista che viene descritto aver trascorso una vita di carne e sangue, consapevole nel profondo della propria mente che tutti quanti dovranno morire. Il suo corpo pesava, lui subiva questo peso e trascinava il suo corpo come fosse un sacco di cianfrusaglie; era recluso senza aria (in questo passaggio si potrebbe pensare che il testo parli ancora della condizione nelle carceri, ma non è chiaro, di certo si riferisce ad una condizione mentale che può essere causata anche da altre esperienze), senza luce, riusciva a percepire solamente la propria nullità, scoraggiato e depresso. Si sforza, senza respiro, a continuare a trascinare il proprio corpo, separato dalla propria vita; il testo si conclude domandando se può la mente ingannare, quando soccombe ai mostri che essa stessa ha creato. Dal tenore del testo si avverte la poca dimestichezza con la lingua inglese, i periodi sono macchinosi ed a volte contengono errori grammaticali o, più spesso, lessicali. In effetti nei crediti è precisato che il gruppo ha ricevuto un aiuto nella traduzione dei testi in inglese da "DIY Translations", non sempre il fai da te premia ma, piuttosto che stare a fare i formali sulla traduzione, se indaghiamo sul significato abbiamo molto cui pensare: si descrive infatti la complessa condizione di chi si trova nello sconforto e depressione più totale a doversi misurare con una realtà ostile al punto che perfino il suo stesso corpo gli appare come un fardello e la morte - anche in questo testo - viene vista come una liberazione. In questo caso l'entropia è quel processo di distruzione che avviene nella mente di chi si trova in questo stato, appare anche logico un certo collegamento con le tematiche discusse negli altri testi perché in questo testo si affronta, in modo forse più astratto, un'altra sfaccettatura dello stesso tema principale. Il testo inizia come una mazzata con riff pesanti e bassi, si prosegue con raffiche di blast, poi una serie di stoppate e botta e risposta tra chitarre, si innesca un tupa tupa di batteria che accompagna delle brevi apparizioni vocali, un growl irruento. Ancora una volta si nota che il growl ha una veste grezza, come anche le chitarre che sono sporchissime, tutto questo aumenta la sensazione di marcio ed aggressivo che si avverte nell'intero album. La batteria se ne esce con passaggi tecnici a metà tra Death e Grindcore, le chitarre non sono da meno e costruiscono riff con plettrate in tremolo picking sul finale, la voce si inserisce in modo statico, ma la maggior parte dello spazio in questo testo se la dividono le chitarre ed una batteria imponente sempre in primo piano: un batterista impazzito che non esegue mai la stessa parte ma riempie tutto di variazioni e fill tanto che ogni strofa sembra un assolo, particolarmente pregevole il lavoro sul ride. Tecnica, con dei preziosismi, installata in un contesto di grezza irruenza. Nella fase centrale del pezzo c'è un rallentamento che sa di Sludge, la batteria cambia completamente veste e si propone in uno stile da Stoner, le chitarre apportano il fattore Doom che, col marcio del sound, si trasforma in uno Sludge opprimente: il growl si ritaglia finalmente dello spazio, cupo e gutturale mentre si prolunga, poi prende velocità assieme agli strumenti che si lanciano in un Death/Doom alla Asphyx, condito da melodie inquietanti alla chitarra, che vengono prolungate accompagnate da una batteria basilare che poi innesca una serie di botta e risposta con delle chitarre Thrash, si dà inizio ad un altro tupa tupa, si riprende la struttura iniziale che si ripropone in tutto il grezzume e precisione cui abbiamo già assistito.
The Primeval Inoculation
Adesso ascoltiamo "The Primeval Inoculation" (L'inoculazione primordiale), l'inizio sembra uscito dalle corde dei Morbid Angel di "Covenant", un Death Metal pompato, con una dinamica altalenante ed un incedere maestoso su un tappeto di cassa. Ecco che parte un altro tupa tupa, alternato a raffiche di rullante, il blast di cassa è una costante, l'atmosfera si fa più grave con gli interventi della voce, lo stile si fa decisamente Brutal (il riff e la metrica del growl ricordano i Cannibal Corpse di "Bloodthirst"): plettrate caotiche che poi si trasformano in un tremolo impietoso mentre la voce incalza con parti che accelerano di colpo. Pezzo lento e massiccio che alterna scariche veloci e parti lenti e cadenzate, si prende un po' di respiro dalla velocità ma la pesantezza non manca affatto: parti gutturali, il basso riesce a ritagliarsi uno spazio nello stare dietro alle chitarre che sfornano riff frenetici uno dietro l'altro in una continua progressione di brutalità che, oltrepassata la metà del pezzo, continua a cambiare veste e ritmo tanto da spiazzare l'ascoltatore che non sa più a che tempo scapocciare. La voce sembra meno distorta rispetto agli altri pezzi, anche se continua ad esserlo, merito delle frequenze basse e forse di un volume d'esecuzione meno alto; nel finale c'è una sfuriata in un Death/Thrash con riff interminabili e continuati, la voce è un continuo martellare di brutalità, un assalto grezzo e cafone che si schianta addosso all'ascoltatore. Un altro tupa tupa di batteria, farcito di fill, uno scream basso che conclude il pezzo con malvagità. Un pezzo breve, come gli altri del resto, che permette di prendere il respiro, va detto che si compone di due parti: mentre nella prima c'è una lentezza opprimente e massiccia, nella seconda si sfoga tutta la brutalità accumulata dando una velocità sempre maggiore ai riff. Un pezzo del genere mostra specialmente la versatilità del gruppo che non si fossilizza su un genere: attinge a molte ispirazioni e crea un prodotto che è variegato anche con riferimento ai singoli pezzi. Il testo ci racconta delle folle acclamanti che seguono chi comanda, una bontà dimenticata da persone nonostante siano in disgrazia, questo avviene perché ci forzano ad inoculare determinati pensieri in testa, che non si possono cancellare. Questi pensieri sono la debolezza e la rassegnazione, che ci vengono insegnati e propinati per instupidirci e renderci più "governabili", succubi di una gerarchia, questa è la condizione umana. La consapevolezza va invece misurata nei termini della nostra forza - in questo assunto si può intravedere la religione orientale, specie l'induismo; dover ingoiare viscidi credo per poi trasformarci inconsciamente uccide la nostra esistenza. Non va trascurato nulla, è una piaga per i più calmi dai quali avranno origine solo anime più dure. In questo testo si affronta quello che è il condizionamento di massa cui ci sottopone la società che, nel promuovere - spesso in maniera subdola e con interessi biechi - determinati "valori", altro non fa che indebolire le menti delle persone, ammansirle e renderle più governabili, degli schiavi meno ribelli; in un contesto del genere anche le persone più morbide, per difendersi, sono costrette a diventare dure. E' interessante notare come i tema iniziale si sia postato dalla vittima al carnefice, in quel caso la società, la quale è a sua volta un'altra vittima di condizionamenti esterni e schiavizzata, in questo testo.
No Guilt No Loss
Passiamo a "No Guilt No Loss" (Nessuna colpa nessuna perdita), parte con un riff che sa di Black Metal e subito si tramuta in un possente Death Metal anche alla voce di Lory, un growl profondo e cattivo, ancora troppo distorto però, una serie di stacchi di batteria su una plettrata alternata graffiante, poi si parte con un riff che è nelle corde del gruppo: un'altra sfuriata Death/Thrash accompagnata da un rullante che pesta stabile, l'aggressione viene portata avanti con dei riff che si ripetono e poi cambiano struttura per poi ripetersi nuovamente; la voce è in stile Brutal come anche alcuni passaggi di chitarra, le sfuriate hanno un vago sapore Grindcore specie per il lavoro di batteria e la distorsione, un passaggio strumentale mostra l'abilità delle chitarre che scaricano frenetici riff all'unisono. C'è frenesia dunque, ma in questo pezzo non c'è tutta quella varietà che ha caratterizzato i brani precedenti, la voce ad esempio rischia di essere ripetitiva in alcuni frangenti. Si arriva alla fase centrale che contiene numerose divagazioni strumentali e poi porta ad una nuova strofa con un rallentamento in stile Death, bello tosto, con un breve tribale alla batteria e poi una serie di breakdown belli pesanti, il riff che ne segue è basso, accompagnato da un growl gutturale e prolungato, si avverte qualche nota dei Nile, specie nelle melodie di chitarra e la batteria presente con stacchi veloci e molto lavoro di piatti; il riff si ripete molte volte ed infine si prolunga l'ultimo accordo di chitarra che si perde in un fade-out. Anche in questo pezzo si assiste ad un calo di creatività, le parti ci sono e sono ben congeniate, ma la miscela non è tanto esplosiva quanto nei primi pezzi: midtempo a volontà ma non ci sono quelle sfuriate folli che abbiamo ascoltato in altri brani e che facevano decollare l'attenzione. Ne esce fuori comunque un gruppo molto preparato ed affiatato. Quanto al testo rimane ancorato al tema della giustizia, collante concettuale dell'album, in questo caso la giustizia processuale: ci sono trofei di ingiustizia gocciolanti, l'ultima illusione di coloro che hanno la bruciante verità in ginocchio, gerarchie imposte, disgusto e fede, surrogati dell'imperfezione. Tutto ciò mira a raggiungere un oblio crudele e spietato, che avviene nel nome della futilità di un giudice che decide chi è degno di entrare nel regno di dio. Ecco il punto principale del testo, in questo caso si nota la commistione tra giudizio processuale e giudizio morale, in effetti tutti questi casi di "processo alla strega", che hanno attirato un notevole interesse mediatico e la smania morbosa dell'attenzione pubblica, hanno in comune proprio il fatto che il giudizio processuale si atteggia a - o cerca a tutti i costi di coincidere col - giudizio morale largamente condiviso in merito alla vicenda o, per meglio dire, in merito alla ricostruzione mediatica della vicenda che assume dei colori più romanzati (come minimo). In testi come questo traspare la profondità che il gruppo ha inteso dare alle liriche che, lungi da essere banali, vanno in fondo a problematiche di un certo spessore che spesso non vengono trattate in questo genere musicale, o perlomeno non vengono trattate con questo approccio.
In Dissolution
Segue "In Dissolution" (In dissoluzione), brano breve - circa due minuti - e testo altrettanto breve: si parla dell'esecuzione a questo punto. Si descrive cosa prova chi si trova in procinto di subire l'esecuzione della condanna a morte, osserva tutte le persone attorno a sé, che guardano la scena ma non lo aiuteranno; questa condizione allora aprirà la strada a tutto un fiume di frustrazioni, dilemmi, l'essere umano è costretto a confrontarsi col ciclo della vita in chiave esistenziale. Tutto ciò fa parte di un quadro rassicurante, che non può capire il contrasto che c'è tra il culto della ricchezza e l'inesorabile declino che ne scaturisce; la vittima viene dunque sacrificata per rassicurare la morale ipocrita dei cultori del denaro, per imporre il rispetto di una legge di conservazione che è dettata dal sospetto, per tenere a bada gli irrequieti. In definitiva, come da dottrina classica, la pena svolge in questo caso effettivamente la funzione retributiva - nel senso che, barbaramente, si infligge al reo una sanzione commisurata all'offesa arrecata dalla sua condotta in modo tale da riaffermare sia il valore della norma violata ma, specialmente, il potere dello Stato (è il lato più barbaro appunto della concezione sanzionatoria, quello secondo cui la sanzione si identifica con il "prezzo da pagare", spesso inteso in termini di sofferenza, per aver commesso il reato) - e la funzione general-preventiva che assume due vesti: da un lato la classica forma di intimidazione usata a modo di deterrente per tutti gli altri (dunque quella che si dice una "pena esemplare" in cui si commette l'errore di punire severamente qualcuno non tanto per responsabilità sue, ma per arrivare a spaventare gli altri attraverso la sua sofferenza), dall'altro quella forma di sadismo primitivo che, sia un rogo o una lapidazione, ha sempre portato uno sfogo estatico nelle folle assetate di vendetta. Si parte con uno stacco di rullante, seguono dei riff a plettrata alternata poi accompagnati da un blast di rullante che diventa un blast di cassa, la voce è più variegata ma non smette mai di incidere con colpi, a volte cambia tonalità e sembra avvicinarsi allo scream; lo stile è chiaramente Brutal, o quantomeno un Death che approfitta spesso della plettrata alternata e di ritmiche forti. Ecco che nella parte centrale del pezzo il ritmo cambia e lo stile si porta più vicino ad uno Slam Brutal, la voce allora diventa un gurgling, eseguito anche con una certa disinvoltura, che è opera di un ospite, Maurizio, ma ancora è molto presente la distorsione che, trattandosi di una tecnica eseguita a volume più basso, incide maggiormente sul timbro; il riff continua statico in modo da permettere alla voce dell'ospite di esprimere tutta la brutalità, dopo il sound si apre con un growl liberatorio e quindi c'è uno sfogo generale di strumenti a plettrata alternata e variazioni di batteria seguite poi da un duetto di voci estreme in un botta e risposta fulmineo. La parte finale si svolge con la voce di Maurizio che doppia la strofa cantata da Lory. Un pezzo che ci mostra il gruppo alle prese con un sottogenere diverso, per la maggior parte del brano, cavarsela egregiamente mantenendo tutta la compattezza.
Reticence
"Reticence" (Reticenza) inizia con un blast di rullante e cassa, delle stoppate e poi il growl di Lory aggredisce con potenza ed incisività, segue quindi tutta una serie di parti da veloce Technical Death in cui le chitarre non si fermano un attimo, a tempo con la batteria, eseguono parti a plettrata alternata arricchendole di melodie Brutal, anche armonici, ritmiche basse. La voce è un fiume in piena di brutalità, cambia spesso ritmiche ma continua sempre a scandire con violenza ogni parola; molto interessante il dialogo tra voce e chitarre che si cedono, di volta in volta, il ruolo principale in una sorta di botta e risposta in cui ad un assalto vocale segue uno chitarristico. La batteria incalza, poi una stoppata e quindi un ennesimo blast che si arresta quando c'è una parte che dà più spazio alle chitarre che prendono la rincorsa melodica per un breakdown in cui si pesta forte su di un tribale di cassa e timpano, la voce si può permettere di diventare più gutturale e lanciarsi in variazioni espressive col timbro, poi un altro assalto di blast in cui la voce è ancora protagonista, stoppate e ripartenze in serie, le chitarre assumono una tonalità più alta e quindi si dà l'idea di un crescendo d'intensità, un ultimo blast e quindi la conclusione. E' un pezzo frenetico, molto ben congeniato, che si consuma abbastanza presto nella sua breve durata ma non contiene alcun riempitivo quindi va benissimo. Mostra un gruppo alle prese con sonorità più Brutal, le influenze Thrash sono ormai un ricordo lontano e sorprende che sia avvenuto un così netto cambio di stile in un modo così graduale; è un'evoluzione che avviene di pezzo in pezzo nell'intero album. Il testo sembra volersi ricollegare ancora una volta alla figura della serial killer, infatti possiamo ricordare come questa abbia affermato di aver maturato un odio tale verso la società che continuerebbe ad uccidere se fosse scarcerata, ecco la reticenza di cui si parla. Nel testo si parla di una collera segreta nei confronti della mediocrità comune, la gerarchia come un garante della forza morale che impone le proprie regole e cerca di rendere tutto povero e mediocre (quindi più facile da governare). C'è un istinto a sforzarsi, ribellarsi a questo sistema, stanchi di questo sfrenato disastro; ci si dimentica dei problemi morali senza coraggio, ci si sforza di conseguire un pizzico di immortalità senza avere alcuna abilità, si tratta di una morale fluida, è bassa e simile al risentimento. In questa ultima frase emerge il collegamento col testo precedente in cui la pena appunto non è intesa/applicata in base al nobile principio della rieducazione, tanto proclamato, ma è in pratica lo sfogo di un risentimento, una vendetta: i mass media costruiscono il mostro, la politica incita la folla e fa suo il risentimento popolare per raccogliere consensi, il governo esercita pressioni sulla magistratura che inizia ad indagare non più per scoprire la verità ma per dimostrare una colpevolezza (ché una dimostrazione di innocenza sarebbe un fallimento), infine il mostro viene gettato in pasto alla folla che così, dimentica della propria bassezza ed ammansita a panem et circenses, si amalgamerà meglio in quel disgustoso agglomerato di mediocrità cieca che è la società.
Epidemic Cerebral Sterility
Queste tematiche raggiungono il culmine in "Epidemic Cerebral Sterility" (Sterilità cerebrale epidemica), il disagio e lo sconforto arrivano, come un'inondazione, quando ci rendiamo conto di cosa veramente ci circonda. Non ci poniamo domande, è il ritratto della nostra sconfitta, faccia a faccia ma incapaci di vederlo, emanerà lentamente e poi sorgerà in pieno; sarà sopraffatto da una memoria inzuppata di falsità e cieca. La minaccia dell'umiliazione che patiremo, l'altare della ragione è infetto, il contagio è invisibile all'occhio, la dignità si inginocchia, non resta altro che la scelta: prendere parte al disgustoso comportamento collettivo o dare in sacrificio la propria individualità al senso comune. Il testo è abbastanza breve ma quanto mai pregno di significato, rappresenta la summa di quanto affermato in tutti gli altri testi, l'amara considerazione finale rispetto a tutte le problematiche evidenziate. A quei pochi che si rendono conto della miseria della società non resta altra scelta che omologarsi, per avere vita facile, pur sempre nella consapevolezza (che si può mascherare fino ad un certo punto, ma non con noi stessi) di fare parte dello schifo; oppure di affermare la propria individualità pur sapendo che questo ci porterà l'ira della società media, dalla quale ci stiamo distinguendo, che ci avvertirà dunque come un estraneo, poi come un nemico ed infine come un mostro da giustiziare. Questa amara scelta suona molto come la scelta tra la vita con disonore o la morte con onore; è una di quelle scelte in cui si perde in ogni caso, è proprio quella famosa railroad cui faceva riferimento la sprezzante Aileen Wuornos che ha scelto la seconda via, prendendosi la soddisfazione di sputare in faccia a tutta la società il proprio disprezzo. Il brano parte lento, con una chitarra e colpi di piatti, si aggiunge la seconda chitarra, stacchi di batteria sulla cassa ed il pezzo prende vita, pur rimanendo lento, lo stile si avvicina a quel Death possente dei Morbid Angel, ci sono diverse variazioni old school con rallentamenti e riff strascicati, a fine riff le chitarre graffiano con melodie, una batteria che abbonda sulla cassa ed impreziosisce coi piatti, una serie di stacchi dal vago sapore Thrash e quindi il pezzo prende una piega più ritmata, vaghi riferimenti Black e la voce accenna uno scream, per il resto rimane un growl cupo e potente, altra serie di stacchi sul rullante e chitarre in plettrata alternata, il sound si gonfia di basso e cassa, altra pausta, più lunga, il pezzo assume una veste ancora più grossa e si appresta ad una lenta marcia di morte che viene presto interrotta da un'altra scarica di blast. Quindi si passa al Thrash/Death tecnico, poi di nuovo il sound si gonfia e rallenta, passaggi molto veloci e frenetici che ci portano da un sottogenere all'altro e quindi ecco un assolo melodico in cui una chitarra rimane ritmica ed offre una base alla Morbid Angel mentre l'altra si concede melodie Death/Black ossessive e cariche di odio. Un bel pezzo, in un qualche senso ritorna allo stile ascoltato a metà album ed è un ritorno che non dispiace, il brano è principalmente strumentale, perlomeno nei passaggi più interessanti, non manca di evidenziare ancora una volta le capacità del gruppo e l'affiatamento.
Resurrection
Arriviamo alla conclusione con "Resurrection" (Resurrezione) cover dei Terrorizer, parte con un piatto ed accordi lenti, si capisce che si tratta di una cover vista la differenza di stile, poi ci si lancia nel devasto totale con ignorante brutalità, il tupa tupa di batteria d'ordinanza, segue un blast feroce, la voce continua ad infierire con violenza, tutto questo si alterna a momenti di accordi lenti, poi si passa alle plettrate alternate frenetiche con blast incorporato. La voce mantiene un timbro simile a quello dei brani precedenti ma si lascia un po' andare per eseguire più fedelmente la cover, diventa più secco e grezzo. Un pezzo finale che vuole essere anche liberatorio, uno sfogo della ferocia, una dimostrazione di disprezzo verso l'umanità. Il growl di Lory è a proprio agio, la batteria si trova costretta a fare meno della metà di quanto faceva in tutti gli altri pezzi e sembra dare l'impressione di annoiarsi, le chitarre sono precise e si concentrano sull'interpretazione visto che l'esecuzione non dà molti problemi, tranne che forse per le parti più veloci, un pezzo del genere è un esercizio semplice per tutto il gruppo che vuole svolgerlo nel modo più in linea possibile con lo spirito dell'originale. La componente Thrash si avverte in modo distinto, si sente che è un pezzo molto old school anche se il gruppo lo suona con una precisione figlia dei tempi moderni: altri riff lenti e poi si arriva al silenzio prendendosi davvero tanto tempo nello sfumare il finale. Si tratta di un pezzo che i Terrorizer hanno incluso nel loro album "World Downfall", un album del 1989, data che il gruppo ci tiene a ricordare nel libretto e che rappresenta anche, se vogliamo, la voglia di fare un tributo alla storia imperitura che ha ispirato l'album degli Psychotomy. Il testo è in linea con quanto detto fino ad ora, si incastra anche in senso logico perché rappresenta lo stadio finale di quel viaggio che è stato descritto, si parla della merda del sistema, del potere, dell'odio, ma alla fine c'è una resurrezione in cui potremo essere noi stessi. Raccoglie ed esprime lo stesso senso liberatorio che si avvertiva nelle parole della condannata a morte.
ghost track
A questo pezzo segue una ghost track, si sente Marco alle prese con la registrazione della batteria, presenta con una voce in falsetto la take n°1, la esegue e poi dice che va bene, ancora con quella voce scherzosa in falsetto, tra le risate del fonico; questa ultima traccia dà anche un'idea del clima scherzoso e disteso che si respirava durante le riprese dell'album, è anche un bel modo di concludere l'album perché presenta il gruppo in una dimensione più vicina a noi e mostra che non si prende troppo sul serio.
Conclusioni
Un esordio più che bello, gli Psychotomy di Antinomia sono un trio compatto, con una particolare vocazione per il macello e la violenza, sorprende principalmente il loro voler creare della musica che abbia un sapore old school senza imitare spudoratamente i grandi nomi storici; il gruppo mostra una propria personalità, specie tutte quelle volte in cui passa da un sottogenere all'altro, abilmente, dando luogo a tutte le precedenti esperienze che hanno ampliato il background personale di ogni artista. L'elemento conduttore di questo album è sicuramente il Death Metal, che a volte si condisce di Thrash, specie nella prima fase, poi prende anche pieghe Grindcore o Brutal, passando anche per citazioni che sanno di Sludge e rari momenti vagamente Black Metal (forse nemmeno intenzionali), nel pezzo in cui c'è la collaborazione esterna assumono anche i contorni di uno Slam Brutal. C'è varietà insomma, a dispetto della durata dell'album che non è proprio generosa ma, in fin dei conti, rispetta gli standard di aspettativa che si hanno con album del genere, specie considerando che non ci sono riempitivi e si tratta solo di arrosto, senza fumo. Una particolare menzione la merita il lavoro di batteria di Marco, sempre in primo piano ed originale con molte divagazioni, stacchi e fill tanto da saziare anche le orecchie più esigenti, lo stesso non si può dire del basso che praticamente scompare; il growl di Lory è incazzato e feroce, sempre al suo posto e mai eccessivo, a volte sembra statico e troppo legato alla ritmica mentre dimostra più espressività nei momenti in cui cambia ritmo, prolunga oppure dà accenni di scream, forse con meno distorsione lo avrei apprezzato di più; alle chitarre, Lory ed Irene, mostrano un certo affiatamento, precisione e tecnica ed un'instancabile voglia di violenza e pesantezza, gli assoli sono rari perché si preferisce un riffing più compatto e senza fronzoli. Un album che si fa apprezzare per impatto e varietà, molto grezzo nei suoni colpisce anche perché diretto. Altro pregio è l'artwork, già analizzato in apertura, che rende benissimo l'idea del tema principale che verrà approfondito con sensibilità filosofica nell'intero album che è un vero e proprio concept sulla giustizia. Tutti i testi infatti mirano a disegnare, scandendo in diverse fasi ed ispirandosi alla vicenda di Aileen Wuornos, una bozza di quello che è l'ampio fenomeno che parte dall'affermazione della propria personalità e si conclude con la spietata aggressione da parte della massa, addestrata in tal senso da un sistema corrotto dal culto del denaro per il quale essere deboli è un pregio. Ci sono parentesi filosofiche dunque, riflessioni sociologiche che a volte sfociano in considerazioni esistenziali; il tutto è permeato da una forte amarezza riguardo alla mediocrità umana che comporta una pessima fine per chiunque sia capace di aprire gli occhi e rendersi conto di quanto sia disgustosa la nostra condizione. Per una valutazione complessiva devo ammettere che la cura dei testi ha giocato un certo ruolo, seppure si deve mettere da parte qualche traduzione un po' troppo macchinosa realizzata con un "traduttore fai da te", che nulla però toglie alla sostanza della comunicazione che si effettua: molto profonda. In definitiva questo album, antinomia, presenta nella propria struttura una forte antinomia che consiste nel netto contrasto tra la proposta musicale grezza e diretta che veicola un messaggio complesso e profondo, carico di una sensibilità fuori dal comune; così come l'antinomia del contrasto tra la vita e la morte genera il continuo ciclo di meravigliosa esistenza, allo stesso modo questo album sorprende perché l'equilibrio della componente musicale e lirica genera un risultato originale. Un esordio coi fiocchi, fa augurare di sentirne delle altre e, magari, con più spazio per l'espressione vocale.
2) The Worship of Contempt
3) Reprieve
4) Neglected Entropy
5) The Primeval Inoculation
6) No Guilt No Loss
7) In Dissolution
8) Reticence
9) Epidemic Cerebral Sterility
10) Resurrection
11) ghost track