PSYCHOS

Sol

2012 - Autoprodotto

A CURA DI
SAMUELE MAMELI
24/02/2013
TEMPO DI LETTURA:
7

Recensione

Ecco l'esempio concreto di come il desiderio di riportare la radiosità degli anni 70/80 trova azione opulenta tese sino ai giorni nostri, una bramosia quella di assaporare la magia fresca e genuina che ha contraddistinto quel ventennio tra pionieri di un sound ancora inesplorato e geni della musica che ne cambiarono le connotazioni. L'ambizione per quel periodo musicale è esplicata quasi fosse un rituale anancastico dalla qui presente band tutta italiana a nome Psychos, alla ricerca di un piacere procuratosi con sacrifici, gaudio mai assopito dinanzi alle avversità che il panorama underground mascherava e maschera.

In tutto quest’agglomerato si fa luce la figura artistica di tale Andy Romi (chitarra - voce), personaggio di un certo spessore nell'ambiente sienese che sin da piccolo ha offerto tempo e sudore alla causa musica rilanciando la sua passione rock un po' particolare, proseguendo il discorso con la sua precedente band Pindarika dedita a un tosto hard rock. Nel 2010, l'unione con altri numi della scena quali il chitarrista Manuel Conti che in seguito lascerà la band, il bassista Giulio Bizzarri e il batterista Luca Di Stefano fa sì che la proposta prende aspetto sfornando nel 2011 il primo cd intitolato Ricordi, l'esperienza live non si arresta, la partecipazione a vari concorsi e festival non di poco conto, rafforzano la massa ossea e nel 2012 propongono l'attuale secondo full lenght targato "Sol #" e anche in questo caso, registrato in proprio nello studio di Andy; è bene precisare che come in un albero genealogico vige l'hard rock in cima al programma che si dirama in svariati scali affini al classico rock italiano con medesimo cantato, una base solida su cui saranno impostate influenze progressive in stile Le Orme, spifferi che riportano alla mente i primissimi Pooh e come la stessa band puntualizza, strascichi degli Stadio affiorano tranquillamente, una forma di beat rock ricca d'influenze che tengono alto l'importanza del canto, punto cardine dell'intero lavoro con l'esaltazione chitarristica che sgorga a fiumi. Mi rendo conto che qualcuno avrà storto il naso di fronte alla panoramica sonora, ma Andy è riuscito a concretare un progetto personale che va rivolto sopratutto agli open mind e a chi apprezza certi suoni dal flavour seventies.

L'artwork risalta giust'appunto l'attaccamento musicale evidenziando lo spartito con tanto di note protette e accudite dalle tre sagome in ombra dei nostri autori ricordandomi "Down on the Upside" dei Soundgarden, come tre templari essi custodiscono il tesoro, la fonte che irradia lo spirito, la formula per la pace dei sensi salvaguardate da una barriera sonica continuamente alimentata dagli strumenti, distanziando ogni pericolo di sorta, un Sol eretto a imperatore, elemento fondamentale della musica omaggiato in maniera poetica e struggente da taluni lumi sacri come Remo Giazotto, famoso compositore che riassesta “Adagio in Sol minore” riconducibile a Tomaso Albinoni. I testi seguono storie a sé incentrando versi sul romanticismo, profondi brividi così svelati che rimarcano una facciata di dolore di fondo chiamando in causa diversi elementi naturali a incorniciarne ogni contesto, non poteva mancare la stima per il rock ripetutamente idolatrata e quelle frecciate scoccate con stizza per tutti i benpensanti, per coloro di facili giudizi.

La carne al fuoco è tanta ed è giusto spingerci ancora oltre analizzando attentamente i dieci brani presenti che partono col primo pezzo forte e mia preferita “Sol # Minore”, una vera sorpresa da imprimersi nel cervello e non uscire per giorni e settimane, un ottimo esempio di rispettosa musica in cui le rime baciate del ritornello rubano la scena e catturano l'attenzione, l'avvio pacato di acustica assume pian piano vigore, la voce di Andy si stampa senza timore confabulando un fantastico leit motiv da cantare in coro, anthemica e sognante addolcisce lo stato d'animo ma è nell'intermezzo che si scapoccia, quando calcano l'acceleratore e si cavalca alla grande tra inserti di sonorità hammond prima e assoli funambolici di chitarra elettrica dopo, che divampano e accecano senza controllo... nulla di strano se si vedrebbe incastonata in qualche charts, rimango sorpreso.  La moderata “Tutto o Niente” si affaccia a testa alta, il muro sonoro elargisce strofe energiche, le liriche di protesta su chi è sempre pronto a scoraggiare il prossimo trovano una vincente collocazione ma aimè, il chorus falcia tutto il buon operato risultando quasi estraneo alla struttura , un piccolo neo che condiziona la buona riuscita finale, un peccato perchè rimbalza subito zoppicante al primo ascolto. Finalmente ci pensa la prorompente “Giudicami” a rimettere tutto nei corretti binari, la batteria offre una considerevole carica e le vocals suonano autoritarie sgretolando una traccia arricchita da un favoloso compito alle sei corde, impazzita,irrefrenabile, si ode in sottofondo dall'inizio alla fine,una belva incatenata che sbava d'impazienza, valida canzone di rock risoluto. Riff anni 70 per “Odio” e vai di prog, il gioco si fa ancora più serio, un'impeccabile esecuzione mi lascia esterrefatto,sazio per le molteplici armonie prodotte m'incanto dinanzi ai suoi intrecci, splende immediatamente, l'andamento cadenzato esibisce guitars retrò accompagnato da un tappetto tastieristico che dopo il minuto concede il passo a ritmiche spinte e grintose, un susseguirsi di ripartenze fulminee da renderla decisamente elaborata con un meraviglioso esercizio strumentale alle keys che affronta un duello a distanza con la solita trascinante chitarra, da brivido... eccelsa. “Lasciami Correre Via” è in pieno Stadio style, il testo costruito su ricordi e speranze fa riflettere sulla matrice Tempo custode di rimpianti e desideri ottimamente cullati dal sound effervescente che straripa nel motivo inarrestabile, un coro a effetto ideale da proporre in sede live con una vasta platea saltellante. Refrain irresistibili nell'apertura di “Tempo”, note espansive inanellate in modo perfetto lanciano una convincente song, il cantato inappuntabile disegna ammiccanti melodie lungo il percorso armonioso che si mantiene ancorato a del semplice rock spigliato e sciolto, non una sbavatura, tutto riprodotto seguendo i canoni del genere, tanta basta per vedersi i piedi muovere a ritmo. “Il Chitarrista” è semplicemnte il rifacimento della famosissima canzone di Ivan Graziani, blues rock scanzonato d'antologia che non ha bisogno di presentazioni sebbene dopotutto l'originale è ineguagliabile, un giusto tributo al cantautore nostrano. “Ancora per Te” si adagiata su chitarra classica, si muove con brio e ardore riccordandomi poco più di Lucio Battisti, trasuda sentimento nell'andatura moderata che avvolge di calore l'ascoltatore, sentimenti che s'ingrovigliano alla ricerca della passione, dotata di maggiore espressività si conferma eccezionale per una qualsiasi dedica amorosa... idilliaca. “Credere” sembra faccia il verso ai vecchi Boston almeno nella parte iniziale e nel ritornello, l'estro chitarristico non fa prigionieri, vola con ali entusiasmanti con quella sei corde perennemente a sgomitare e a cercar di calamitare interesse riuscendoci alla grande, ruggisce sin dal principio... un estratto bello slanciante che urla melodie toste alternandosi in trame caute e repentine ma inutile, rimango stregato da cosa riesce a estrapolare Andy col suo mestiere. Si chiude in bellezza con la bonus track “Ascoltare”, innalzato su un complesso di note di facile richiamo, s'interpone la semplicità della soavità immediata al ricercato lavoro della chitarra puntualmente in prima linea ma mai invadente, facendosi trovare sempre nel punto giusto, una canzone quasi terapeutica nel riuscire a rilassare il pensiero, puro rock italiano che cesella un contenuto onesto e serioso.

Termino invitando tutti quelli che si son specchiati in questo sound a dare un'ascoltata al prodotto e magari di procurarselo, le buone composizioni non mancano seppure ritenga personalmente che abbia avuto un certo calo unicamente a livello di registrazione, in alcuni casi il rullante della batteria sovrasta i vari strumenti, con più accorgimenti sarebbe irreprensibile ma poiché si tratta del secondo platter, è lecito aspettarsi solo miglioramenti, la classe compositiva è più che buona e si denota senza problemi... pollice alto.


 1) Sol # Minore
 2) Tutto o Niente
 3) Giudicami
 4) Odio
 5) Lasciami Correre Via
 6) Tempo
 7) Il Chitarrista
 8) Ancora per Te
 9) Credere
10) Ascoltare