PRIMO VESPERE

DAYLIGHT FADING

2013 - Moonlight Records

A CURA DI
DAVIDE PAPPALARDO
09/09/2014
TEMPO DI LETTURA:
6

Recensione

I Primo Vespere sono un gruppo Melodic Death Metal veneto attivo da cinque anni, nato come terzetto composto da  Davide Lazzarini, Davide Russo (poi fuoriuscito) e Giacomo Berton nei dintorni di Venezia; dopo solo un anno di esistenza la band aveva già vissuto diversi cambi di formazione e rischiato lo scioglimento, ma nel 2011 riesce a trovare una formazione stabile grazie all'apporto di Marco Pedrali (tastiere), Mattia Camozzi e Enrico Ruberti (chitarre) e Jacopo Abbruscato (basso), oltre naturalmente alla presenza dei membri fondatori Davide Lazzarini (voce) e Giacomo Berton (batteria). Trovano quindi una loro dimensione sonora, improntata verso un Death Metal personale e dalle sinfoniche melodie, fatto celebrato nell'EP auto – prodotto del 2012 "Crushing Instability" dal titolo esplicito. I nostri vengono dunque notati dalla "Moonlight Records", etichetta parmense che nel 2013 pubblica il loro debutto qui recensito, ovvero "Daylight Fading - Dissolvenza Diurna"  che raccoglie vari pezzi prodotti con le varie formazioni a partire dalla nascita della band; dopo seguiranno nuove turbolenze, con cambi di formazione e defezioni nella line - up che vedono Berton lasciare il mondo della musica per continuare gli studi ed Abbruscato tornare a suonare Black Metal con il nuovo gruppo del cantate dei Moloch da cui proveniva, inoltre la "Moonlight Records" entrerà in difficoltà e dovrà cedere i propri contratti alla italo - irlandese "Nemeton Records" che oggi si occupa del gruppo, pronto a superare anche queste difficolta e a proseguire la propria strada con nuovi lavori.



"Black Sun - Sole Nero" si apre con un arpeggio di chitarra presto accompagnato da un rifting dal sapore classico e da assoli, la voce in screaming è invece simile a quella dei primi In Flames e dei Dark Tranquillity, troviamo anche siparietti di pianoforte e virtuosismi che non stonerebbero in un album Prog, in sottofondo troviamo effetti di tastiera con cori campionati, l’andamento è a metà strada tra il Melo - Death scandinavo e il Black operistico di fattura più commerciale come i Dimmu Borgir più recenti, non mancano comunque arpeggi incalzanti e bei riff vicini al NWOBHM, cosa che accomuna ancora di più la band con i cugini scandinavi che da sempre traggono a piene mani riff melodici da quella scena. Il brano si chiude con una nota operistica grazie a suoni di tastiera e ad un effetto in dissolvenza; è chiaro già da qui quali sono i riferimenti della band e che quanto proposto non è propriamente originale, la bravura negli strumenti c’è di sicuro, ma a livello di songwriting certe parti suonano ancora forzate e non coese. Il testo tratta di un omicida che ha appena sparato alla sua compagnia, forse per gelosia, forse per follia, il tutto descritto tramite la sua visione allucinata che ricostruisce frammenti dell'accaduto tramite metafore, come in "Soft as the kiss of death, noisy as the cry of the dead until the end of your last breath I saw you becoming red. – Tenere come il bacio della morte, rumoroso come il grido della morta fino alla fine del tuo ultimo respiro ti ho vista diventare rossa.", e anche lo smembramento del cadavere che avviene dopo, accompagnato dal suo senso di colpa ( "While at heart and mind find peace, her arms and legs are over my bed. While I cut her in so many pieces, I still see the tears of the dead - Mentre nel cuore e mente trova pace, le sue braccia e gambe sono sul mio letto. Mentre la taglio in così tanti pezzi, continuo a vedere le lacrime della morta."); alla fine perseguitato dalla sua stessa mente non gli rimane che il suicidio, come esplicitato nel passo "Waking from a nightmare, I embrace my horror Guided by madness, I shall die of terror I look at the gun barrel, I'm living death I press the trigger, I find my way - Svegliandomi da un incubo, Accolgo il mio orrore Guidato dalla pazzia, morirò di terrore guardo alla canna della pistola, sono morte vivente schiaccio il grilletto, trovo la mia via.". "You Gave Me Life - Mi Hai Dato La Vita" parte con tetri suoni di archi dall’ atmosfera ariosa, che presto lascia spazio ai riff di chitarra e alla voce in growl, mentre la batteria si diletta tra doppio pedale e cadenze, non mancano accelerazioni Black con uno screaming più consono al genere che si unisce al growl, e chitarre più taglienti; sono presenti anche qui le melodie di tastiera e i virtuosismi elettronici moderni che chiamano ancora una volta in causa i Dark Tranquillity, la parte centrale con testo parlato in voce pulita è supportata da un loop di chitarra e dai suoni di pianoforte, dopo di essa parte un bell’ assolo di chitarra virtuoso e tecnico dopo il quale riparte la cavalcata Black supportata da interferenze elettroniche che rimangono per il resto del pezzo, che si chiude con un breve campionamento con un rumore di pioggia. Il testo è esposto dal punto di vista di una creazione dell'uomo che si rivolta al suo stesso creatore, con una critica verso il concetto di onnipotenza e perversione della natura (I'll never forget my first breath of life, war inside my head sign of inner strife. Born to be hated by my creator, haunted by a fate that has forgotten light. - Non dimenticherò mai il mio primo respiro di vita, guerra nella mia mente, segno di conflitto interiore. Nato per essere odiato dal mio creatore, perseguitato da un destino che ha dimenticato la luce.") esprimendo il suo desiderio di vendetta verso l'uomo in "In me there was love for life you gave me life, you took it back so I will become your shadow I'll shred your life, into tiny bits. - In me c'era amore per la vita tu mi hai dato la vita, l'hai presa indietro quindi diventerò la tua ombra Farò la tua vita a piccoli pezzi.". "Rejected God - Dio Rigettato" è introdotta da un pianoforte dal gusto elegante e classico, che si accompagna poi con un fraseggio altrettanto gustoso, questo fino al minuto e mezzo quando parte invece un motivo con chitarra in loop e voce brutale che ricorda quella dei Behemoth, punteggiata da suoni di pianoforte ed archi, non mancano assoli progressivi sviluppati in lunghe digressioni tecniche, la batteria conosce sia momenti contenuti, sia il doppio pedale; anche qui troviamo un momento parlato con arpeggi delicati e batteria dilatata, dimostrando la volontà di unire diversi elementi, testimoniata anche dai fraseggi intervallati da riff circolari a seguire, e dal momento quasi Funky che segue, mostrando però anche come forse i nostri mettano troppa carne al fuoco rischiando di diluire troppo il songwriting accostando troppi elementi non confluenti. La composizione prende poi ritmi più vicini al Melo - Death, ma sempre supportati dal pianoforte da cabaret, che accompagna il pezzo verso la sua fine. La parte lirica segue il tema tipico del Metal Estremo dell'attacco alla religione e alla fede come si evince già dal titolo, vista come un'illusione ("The claws of hope are gripping to the immagination, bringing to life to the exasperation. For your salvation don't cry, but remember, that you haven't got a soul. – Gli artigli della speranza si aggrappano all'immaginazione, portando in vita l'esasperazione. Non piangere per la tua salvezza, ma ricorda che non hai un'anima.")  e valutano come ciechi coloro che si abbandonano ad essa, come espresso in "Fear, prediction... are all that my eye sees thinking about the unthinkable, when you don't know to give you a reason. Is my eye too black for your looks? Your eyes are white  you can not believe in God, or in your ancient gods but you waste your time with the immateriality but you waste your time with the immateriality – Paura, predizione... sono tutto ciò che il mio occhio vede pensando all'impensabile, quando non sai darti una ragione. E' il mio occhio troppo nero per i tuoi sguardi? I tuoi occhi sono bianchi non puoi credere in Dio, o nelle tue antiche divinità, ma butti tempo con l'immaterialità.". "Unfaithful Soul – Anima Infedele" parte con un bell’ arpeggio ed un fraseggio che lo accompagna, fino all’ esplosione in pieno stile Symphonic Black Metal dove la cassa è dritta e la voce in growl duetta con un coro pulito, non mancano pause riflessive con arpeggi progressivi, e neanche assoli che non stonerebbero in un album degli Iron Maiden; verso i due minuti e cinquanta parte un nuovo arpeggio intervallato da riff circolari e batteria, fino al ritorno della tastiera ad organo e della doppia cassa, che riportano il brano sui binari iniziali, fino al finale dai toni più calmi che riporta in primo piano l’elemento progressivo, sfumando verso la fine del pezzo. Il brano narra in maniera simile al primo pezzo di un omicidio passionale, questa volta dettato dal desiderio di liberarsi della propria moglie in favore di un'amante, reale o immaginaria non è dato saperlo ed è lasciato ambiguo nel testo, volendo collegandosi a fatti di cronaca recenti; "I feel this moment, I feel the time I couldn't live without this crime. I can't look at you, you can't look me I am a castaway lost in what you feel – Sento questo momento, sento il tempo che non avrei potuto vivere senza questo crimine. Non posso guardarti, tu non puoi guardare me sono un naufrago perduto in ciò che senti." ci fa sapere il narratore assaporando il futuro e allo stesso tempo sentendo rimorso per quanto fatto, in una follia simile a quella già incontrata precedentemente. In maniera macabra il nostro sogna il nuovo amore accostandolo all'omicidio appena compiuto in  "Gloria, I will live my love with you in the same bed, near her body. Dyed by her red... caressing her hairs I feel our love but Gloria comes inside my mind I'm in her. - Gloria, vivrò il mio amore con te nello stesso letto, vicino al suo corpo. Tinto del suo rosso... accarezzando i suoi capelli sento il nostro amore, ma Gloria mi viene in mente sono in lei.". "Vespero" è un interludio strumentale composto da arpeggi e fraseggi melodici che non stonerebbe in un album di Santana, presto accompagnati da riff più sostenuti anche se cadenzati e tastiere ariose che compaiono a tratti nella composizione, la struttura del pezzo conosce un gustoso crescendo epico che può anche richiamare il Viking Metal più epico o certo Post - Rock, il quale continua fino alla conclusione improvvisa del pezzo. "Riflesso di Morteviene introdotta da campionamenti con suoni di esplosioni in un campo di guerra, legandosi perfettamente al tema del brano, che presto esplode in un rifting corposo con doppia cassa, poi accompagnato dalle solite tastiere ad organo e dalla voce ora in growl, ora in screaming, il quale presto lascia spazio all’ ennesima evoluzione progressiva con assoli e a montanti circolari che intervallano la ripresa dell’elemento più Black, sempre supportato dall’immancabile pianoforte e dalle tastiere moderne; il suono è un ibrido tra il Black sinfonico e il Melo – Death, anche qui permane la sensazione che la bravura sia indiscutibile, ma che certi momenti, sopratutto certe digressioni quasi da cabaret del pianoforte, siano fuori luogo e vadano a nuocere al fluire del pezzo, dall’ identità schizofrenica e dalla direzione non precisa. Il testo parla della tomba e di come trascina nell'oblio le illusioni terrene e i dolori, come in "In questa croce non c'è più spazio muori e lascia vita al denaro per questa strada sono già più sazio e opprimerò chi ne è rimasto ignaro non puoi salvare un desiderio falso fatto di vermi e larve della guerra per quanto pianto il buio ha prevalso in ciò che rimane della pace in terra", sviluppandosi come una sorta di nera filastrocca che crea immagini di morte e violenza per esprimere il contrasto tra le ipocrisie e gli orrori della vita, e il silenzio che attende tutto e tutti ("la mia mente parla ad un ricordo sdraiato nel suo fosso, contempla il suo passato misero, caduto urlando in un mondo ormai sordo nella sua tomba, un letto bruciato" ). "Through the Graves – Attraverso le Tombe" si apre con basso e tastiere oniriche dal forte sapore anni ottanta, presto compare la voce pulita accompagnata dallo screaming, poi sostituita da un growl supportata da un movimento di tastiere da carosello medioevale e punte liriche di cantato; non ci abbandonano gli arpeggi di chitarra e nemmeno gli assoli tecnici, la batteria conosce diversi movimenti tra poli - ritmi e quattro quarti, così come gli strumenti a corda si dilettano in riff serrati e arpeggi melodici, il cantato pulito è vicino a certo Power Metal creando un brano dalle due anime dove evoluzioni e direzioni più lineare s’intrecciano. In questo caso i nostri riescono a far funzionare il tutto nel migliore dei modi creando uno dei migliori pezzi del disco, forse perché saggiamente qui hanno limitato le influenze adoperate. Il testo ripete il tema della tomba che elimina i dolori e gli orrori della vita, presente nel brano precedente e quindi costituisce una sorta di continuo tematico, anche se qui in lingua inglese, con immagini sotterranee di morte ("Through the cross, through the graves Through the flesh of the human race Through the hope of a foolish man I'm the Death, I'm the "leveller" - Tramite la croce, tramite le fosse, Tramite la carne della razza umana Tramite la speranza di uno sciocco sono la Morte, sono il "livellatore".")  e ripetendo l'inutilità della ricchezza o degli onori di guerra difronte alla morte, come in "In this churchyard there's no glory brought by warfare, brought by wealth; an hardship surviving like fury, in that moment it all ends. - In questo sepolcro non c'è gloria portata dalla guerra , dalla ricchezza; e la difficolta sopravvivendo come una furia, nel momento in cui tutto finisce", esemplificando il tutto nel finale "The paths of glory lead but to the grave – La strada per la gloria ti ha portato solo alla tomba". "The Darkest One – Il Più Oscuro" parte come un brano Prog anni settanta dalla batteria elegante e suoni d‘ organo, ma presto evolve in un brano sinfonico con tastiere, archi e voce in screaming leggero vicino a quello dei Cradle of Filth e Dimmu Borgir; oltre a gli elementi citati naturalmente troviamo chitarre tecniche che si librano in assoli e fraseggi, così come in riff circolari che accompagnano la batteria, ora tribale, ora serrata, ritroviamo molti elementi usati nei brani precedenti che vanno a creare un pezzo un po‘ ridondante, che non ha grosse pecche, ma nemmeno grandi punti di merito o diversità sostanziali rispetto a quanto proposto. Il testo racconta di un villaggio dove sopravvivono antichi culti, il narratore però rinuncia alla fede nell'antica religione basata su un misterioso essere ("There is a moment when your beliefs die You have understood that your thoughts are lies. All hope that you have put in is gone your mind is the only place of this spawn The ancients will return soon, headed by lord of darkness. - C'è un momento in cui le tue credenze muoiono Li capisci che i tuoi pensieri sono menzogne. Tutta la speranza messa è sparita la tua mente è l'unico luogo di questa progenie Gli antichi torneranno presto, guidati dal signore delle tenebre.") e decide di eliminare il falso idolo, subendone le conseguenze senza rimorso, espletato in "I saw the monster in the swamp and I did the right thing. My dirty hands of Justice are the reason for my hanging. - Ho visto il mostro nella palude e ho fatto la cosa giusta. Le mie sporche mani della Giustizia sono il motivo per la mia impiccagione". "A Modern Man A Modern Beast - Un Uomo Moderno Una Bestia Moderna" ci accoglie con tastiere spaziali degne dei Tangerine Dream, prima dell’esplosione sincopata di riff circolari e suoni elettronici, intervallata da assoli e supportata dal drumming ora cadenzato, ora diretto; non manca l’intervento del pianoforte che crea verso i due minuti e mezzo una pausa con fraseggi di chitarra dal bell’ andamento melodico, la quale poi lascia spazio ad un montante dal sapore Thrash che a sua volta si evolve nell’ennesimo virtuosismo di chitarra in assolo. Dopo una nuova corsa il brano si chiude con una marcetta accompagnata dai tasti di pianoforte e dalla chitarra, che muore in un breve feedback. Ci viene narrato di un uomo perseguitato da una creatura bestiale, ma è presto chiaro che vive nella sua mente, si tratta della manifestazione dei suoi stessi impulsi omicidi ("It is faster I can't stop him but I'm his master and I can swim by him. - E' più veloce no posso fermarlo ma sono il suo padrone e posso nuotare seguendolo"); nella sua mentre cresce l'immagine selvaggia della palude, e realizza totalmente questa verità che negava a se stesso in "The seaweeds stop me the swamp becomes a sea Now I see it He is my fear. He is my life. He is in my mind. I am the monster. I lose the strife. - Le alghe mi fermano la palude diventa un mare Ora lo vedo E' la mia paura. E' la mia vita. E' nella mia mente. Sono io il mostro. Perdo la lotta.". "Sotto L'Albero Caduto" è introdotta dalle due chitarre in arpeggio e suoni di flauto, che lasciano poi spazio all’ elemento Melo - Death con voce aggressiva e andamenti ora diretti, ora elaborati e delicati, non certo orfani di tastiere melodiche e momenti di Metal classico con assoli in primo piano; la batteria si lancia nelle solite evoluzioni, tornano anche i suoni di flauto che richiamano la musica etnica sudamericana e le tastiere moderne su cui si stagliano i riff e gli arpeggi progressivi, che si alternano creando un andamento mutevole che riesce a non essere forzato, delineando un altro dei brani migliori del lotto, dimostrando ancora una volta che quando trovano una direzione più precisa, i nostri sanno sfruttare meglio le proprie capacità. Troviamo un testo criptico e poetico legato ad immagini della natura violata e alla nostalgia per tempi passati e più puri, sviluppata tramite una serie di immagini come "Come edera nera sul filo spinato che ammira lontano il suo ramo già amato, scheletro in vita che la morte osserva, cenere all'aria, divenuta sua serva. Ossa danzanti fragili alla brezza senza quell'albero stenterete la salvezza.", con un andamento carico di malinconia e tristezza ("la mente piange, il cuore muore appassendo tutto nel vapore. rimane uno squarcio nel profondo come ultima memoria di quel mondo.").



In conclusione non si può dire che tecnicamente l’esordio dei Primo Vespere sia suonato male o che i nostri manchino di voglia di provare a creare un loro stile; il problema è che spesso l’idea è superiore al risultato in termini di songwriting, in certi frangenti davvero troppo saturo di elementi accostati più per fare numero, piuttosto che per contribuire alla forma del pezzo, che anzi ne soffre perché troppo sezionata in momenti a compartimento stagno. Non si tratta certo di un’ insufficienza, ma se davvero vogliono evolvere, devono capire qual’è la direzione che vogliono intraprendere, svilupparla, e poi con il tempo, dopo aver trovato un’affinità totale tra le anime della band, aggiungere in maniera coerente nuovi tasselli a qualcosa di ben consolidato.



 


1) Black Sun
2) You Gave Me Life
3) Rejected God
4) Unfaithful Soul
5) Vespero
6) Riflesso di Morte
7) Through the Graves
8) The Darkest One
9) A Modern Man A Modern Beast
10) Sotto L'Albero Caduto