POSSESSED
Victims of Death
1992 - Combat records
FABRIZIO IORIO
19/08/2019
Introduzione Recensione
I Possessed sono stati una band a dir poco fondamentale per la nascita del death metal. Bisogna ringraziare loro e i loro lavori, per aver dato i natali a questo genere. Ma riorganizziamo un attimo le idee. Era il 1984 quando Jeff Becerra, Brian Montana, Mike Torrao e Mike Sus incisero una musicassetta dal titolo "Death Metal". Questa, registrata in maniera totalmente indipendente e disponibile solamente in novanta copie, conteneva al suo interno tre brani grezzi, cattivi e di primordiale ferocia. Probabilmente non si rendevano ancora conto di quello che stavano facendo, ma questi ragazzi volevano tirar fuori un suono che trasudasse rabbia e un istinto devastante come mai nessuno era stato in grado di esprimere attraverso la musica. Dopo una seconda demo rilasciata l'anno successivo, è nel 1985 che, grazie alla Combat records, i Possessed registrarono il loro primo vero esordio discografico. Con Larry LaLonde alla chitarra al posto di Montana, ecco che "Seven Churches" si manifestò all'improvviso e fu come un fulmine a ciel sereno. Se è vero che il thrash metal, nato qualche anno prima grazie a band come Metallica e Slayer (giusto per fare un esempio), spingeva il genere verso lidi più estremi, è proprio con questo disco che la musica diventò talmente brutale e devastante che diede vita ad un vero e proprio movimento. Il disco è considerato un capolavoro, grazie a brani rimasti nella storia come: The Exorcist, che richiama nella sua intro la soundtrack dell'omonimo film, ma anche l'inquietante Pentagram, oppure Evil Warrior. Insomma un'opera incredibilmente fresca e intrisa di tanta sana violenza. L'anno seguente fecero uscire un secondo disco, il cui titolo era Beyond the Gates. Pubblicato sempre tramite Combat records, i Possessed tornano a infuocare i nostri padiglioni auricolari grazie ad un sound sempre veloce e potentissimo, sebbene leggermente più ragionato e raffinato e non privo di qualche novità. La loro carriera sembra essere molto ben avviata e moltissime band, diventate successivamente famosissime, presero proprio spunto dal sound creato dai Possessed. Basti pensare ai Death di Chuck Schuldiner, che nel 1987 debuttarono con Scream Bloody Gore, oppure ai Morbid Angel ed Obituary che nell'89 uscirono rispettivamente con Altars of Madness e Slowly We Rot. Proprio grazie a questi dischi e soprattutto grazie ai Possessed, che queste realtà contribuirono a diffondere a macchia d'olio un genere così irruento, portandolo ad un livello ancora più brutale e tecnico. Eppure, successe qualcosa di inaspettato, che spezzò prematuramente in due la loro favolosa storia. Demo e compilation si susseguirono fino a quando il leader della band Jeff Becerra non venne ferito in un conflitto a fuoco, avvenuto all'interno di un negozio, mentre faceva degli acquisti, trovandosi purtroppo nel luogo sbagliato al momento sbagliato. Il destino dunque fu loro beffardo e la diagnosi fu tremenda: sedia a rotelle con tanto di lunga riabilitazione fisica e shock psicologico. In un istante, a tutti i musicisti venne praticamente portato via un sogno che avevano coltivato con grande cura, vedendosi così svanire tra le proprie mani un qualcosa che gli apparteneva. La band, dunque, si prese un momento per riflettere sul da farsi e poter riorganizzare le idee. Oltre a questo fatto, il chitarrista LaLonde era già concentrato su altri progetti, (Nel 1989 infatti divenne colonna portante della alternative metal band Primus) perciò, il destino dei Possessed, sembrava ormai segnato. Ciò nonostante, Mike Torrao provò a riformare la band sul finire degli anni 80, ma dopo il rilascio di una demo dal semplice titolo Demo 1991 ed una compilation che racchiudeva il secondo Beyond the Gates e l'Ep The Eyes of Horror, decisero di sciogliersi definitivamente. Solamente nel 1992 la Combat decise di omaggiare un gruppo morto troppo prematuramente, facendo uscire un best of contenente i migliori brani sia dei primi e unici due album e sia dello stupendo mini cd. Questa raccolta si intitola "Victims of Death", ma intendiamoci immediatamente: questo è si un sunto della breve e sfortunata carriera che avrebbe meritato di raccogliere più di quello che hanno realmente raccolto, ma è soprattutto un modo per far conoscere le origini del death metal a chi inizia ad approcciarsi solamente ora e vuole conoscerne i primordi. Noi di Rock & Metal In My Blood vi accompagniamo per mano attraverso questo best of in modo che il nome Possessed possa rimanere ben impresso nelle vostre menti, in modo che questi sfortunati ragazzi continuino a vivere nel cuore di tutti noi.
The Exorcist
Direttamente da Seven Churches, un'entità demoniaca è pronta ad accoglierci e portarci alla dannazione. Le prime note sono inconfondibili, spettrali, angosciose. È l'inizio della leggendaria colonna sonora del film The Exorcist (L'Esorcista) da cui prende il titolo proprio questo brano. Questa sonorità, così maligna e profonda, viene esasperata da un ritmo forsennato tramite il quale la band vuole far percepire all'ascoltatore tutta la sofferenza che la persona posseduta sta vivendo in quel preciso momento. Il diavolo è in lei e non ha intenzione di abbandonarlo tanto facilmente. Cerca di consumarla fino a portarla alla morte, non prima di averle fatto provare tutta la sofferenza che è in grado di inculcarle. La sua disperazione raggiunge picchi inimmaginabili, ma, purtroppo, non riesce a chiedere aiuto esplicitamente, perché il demonio ormai ha preso il totale controllo del suo corpo. Le urla di Jeff esprimono dolore e possessione, mentre il resto della band costruisce, mattone dopo mattone, la strada che porta direttamente all'inferno. Il drumming è furioso, mentre il riff è di una potenza e di una grettezza che non lascia scampo. La mente della ragazza fa fatica a elaborare anche il pensiero più semplice, cadendo così nella disperazione più eterna. In qualche modo cerca di ribellarsi perché un briciolo di umanità e probabilmente di fede le è rimasto, ma è talmente debole e provata che ha assolutamente bisogno di una mano esterna che possa aiutarla a tornare semplicemente quello che era un tempo L'assolo posto a metà brano rende benissimo l'idea di quello che si possa provare una volta posseduti dal male, tanto è squilibrato, a tratti disturbante. A questo punto la dannazione sembra ormai cosa fatta, il demone insito in lei ha assunto anche il controllo mentale, e soprattutto sembra ormai essersi preso la sua fragile anima. Ecco però che un esorcista bussa prepotentemente alla sua porta e si mostra davanti a lui senza paura alcuna. Il brano diventa ancora più roccioso, le chitarre fanno tremare il letto sul quale la ragazza è adagiata, dando così un forte segnale al messaggero di Dio. Non sarà una cosa semplice, ma dopo innumerevoli sforzi, l'esorcismo si compie e il male viene scacciato una volta per tutte. Per quanto possa essere possibile, ora la donna potrà riprendersi la propria vita, la quale sembrava ormai perduta. Non dimenticherà mai ciò che le è accaduto e molto probabilmente una parte di lei vivrà sempre nel terrore. La band ci regala un ultimo momento musicale fatto di pura violenza sonora, che, in quanto a potenza esecutiva, richiama molto da vicino gli Slayer. In definitiva siamo di fronte a un pezzo eccellente sotto moltissimi punti di vista, e poco importa se il testo è praticamente la trama del film di William Peter Blatty. Non si fa mai il nome della dodicenne Regan McNeil, perché quello che importa veramente è raccontare la sofferenza psichica e fisica di una possessione. Se poi ci mettiamo l'intro del film omonimo, c'è solamente da goderne.
Pentagram
La nostra anima è destinata a percorrere un lungo viaggio una volta abbandonato il suo corpo ospitante, e per fare ciò ha bisogno di una guida che riesca a indirizzarla verso la propria destinazione. Non tutti andranno nello stesso luogo. Secondo il credo cristiano/cattolico, ognuno di noi è destinato a trovare dimora in base ai peccati che la carne ha commesso durante la propria esistenza. In questo caso l'individuo prescelto è un peccatore accanito e ad attenderlo per condurlo in una città misteriosa, c'è un demone venuto dall'inferno. Tutta la sua potenza viene espressa grazie all'introduzione di Pentegram (Pentagramma), dove possiamo udire le urla demoniache che lo chiamano a gran voce per fargli capire che deve solamente seguirlo senza fare storie. L'ugola di Jeff è sgraziata ma dannatamente efficace, mentre chitarre e sezione ritmica non spingono troppo sull'acceleratore, ma puntano sulla sostanza, sfoderando una prestazione superlativa. Inizia così questo viaggio attraverso una terra bruciata e desolata, dove sul proprio percorso troverà solamente anime dannate che vagano in totale agonia. Più ci si avvicina alla meta e più quella sensazione di dolore e smarrimento totale prende il sopravvento, facendolo cadere in uno stato angosciante che mai aveva provato prima di allora. I riff di chitarra ipnotizzano prepotentemente la nostra mente, salvo spezzare un po' la tensione grazie ad assoli e soluzioni molto varie e ben bilanciate. Arriviamo dunque alle porta di questa città misteriosa e la prima cosa che quest'anima peccatrice osserva è un enorme pentagramma che regna e sovrasta tutto il paesaggio. Ai suoi piedi se ne sta li seduto Satana in persona, che dall'alto del suo immenso trono attende impazientemente le anime per poterle portare alla pena eterna. Le fiamme si innalzano sempre di più, alimentate dalla paura e dalla disperazione generata lungo tragitto. Gli enormi cancelli improvvisamente si aprono e, una volta varcata la soglia, non si potrà più tornare indietro. Grazie a una ritmica che si fa più incalzante, con un muro sonoro eretto che va a posizionarsi alle spalle del viaggiatore, il protagonista capisce che per lui il viaggio finisce qui e che diventerà a breve uno dei tanti dannati per l'eternità. Satana si rafforzerà sempre di più, diventando inesorabilmente forte e potente. Pentagram ha grandi pregi, che sono, come detto, molto vari. Il brano non spinge sempre, ma quando lo fa diventa tagliente come una lama. Gli assoli sono validissimi, forse anche troppo accessibili, ma, ad onor del vero, dotati di una freschezza tale da volerli ascoltare più e più volte.
Swing of the Axe
Nonostante Swing of the Axe (Oscillazione dell'Ascia) sia un brano del primo periodo di vita della band, i Possessed decisero di renderlo pubblico tramite l'Ep The Eyesof Horror, del 1987. Il brano si presenta sin da subito come un ottimo esemplare di thrash/death, in virtù di un riff affilatissimo e una ritmica che alterna momenti di pura follia esecutiva, a momenti di mid tempo azzeccatissimi e soprattutto incisivi. Parliamo ancora una volta di tematiche legata al signore degli inferi e lo facciamo in maniera anche generica trattando di quelle persone che hanno venduto l'anima al diavolo. In certi momenti della vita non tutto va come dovrebbe e si farebbe qualsiasi cosa per poter sistemare quelle situazioni che sembrano insormontabili. Ecco dunque che si arriva a stringere un patto con Satana, il quale accontente ogni nostro desiderio, ma che al momento ritenuto a lui opportuno, ne rivendica i suoi diritti. Fiumi di sangue iniziano a scorrere sulla terra di nessuno, questa ne assorbe tutta l'essenza vitale, prosciugando ogni speranza. Una testa dopo l'altra cade inesorabile sotto i colpi di un'ascia, consegnando di fatto la propria anima al male. Qualcuno tenta all'ultimo di tirarsi indietro, ma ormai è troppo tardi e la sentenza è già stata decretata. Tra un rallentamento a dir poco sontuoso ed un up tempo terremotante, Becerra si scatena con tutta la propria forza sulle orecchie dell'ascoltatore, tramortendolo con violenza, per poi consegnarlo al signore delle tenebre. Sembra quasi che sia lui ad avere l'incarico di portare i peccatori al cospetto del maligno, e lo fa talmente bene che ascoltando questo pezzo semra di trovarsi in fila, in attesa di essere decapitati. Le fiamme infernali si fanno sempre più alte e roventi, pronte ad accogliere chiunque si avvicini. Gli inferi sono la nuova dimora per queste anime dannate ed è effettivamente troppo tardi per chiedere qualsiasi tipo di perdono per i peccati commessi quando si era in vita. Swing of the Axe non è semplicemente una canzone; è una marcia che non ammette cali di intensità o distrazioni, perché il prezzo da pagare è veramente alto. Capite che una volta messi i piedi in questo pantano lavico non c'è modo di sfuggire, e quindi ogni tentativo di persuasione o di pentimento non è contemplato e non viene nemmeno preso in considerazione. Siamo di fronte ad un altro esempio di grandezza da parte dei Possessed, i quali sono riusciti a mescolare alla perfezione quella furia primordiale che ne ha caratterizzato l'esordio con il tentativo riuscitissimo di rinnovarsi in qualche modo. Il risultato finale è un pezzo di grande caratura da tramandare ai posteri.
March to Die
Dal secondo disco in studio Beyond the Gates del 1986, andiamo ora a trattare March to Die (Marcia Mortale). Un pezzo che si presenta tirandoci un cazzotto dritto sul muso già dalle prime battute. Il sound è più raffinato rispetto all'esordio, ma la brutalità è rimasta invariata, così come le tematiche affrontate dalla band. Una schiera di condannati a morte è intenta a completare la discesa verso gli inferi. Ogni passo, ogni respiro è una testa che rotola inesorabile lasciando una scia di sangue che macchia indelebilmente il sentiero. Una scure dondola su di loro intenta a mozzare chiunque le si avvicini. Improvvisamente il cielo si fa sempre più nero, oscuro, terrificante e le urla dei condannati diventano sempre più assordanti. Il dolore espresso non è altro che linfa vitale per il demonio, il quale vive, prospera e si potenzia grazie proprio alla paura. Una sensazione che la band esprime in maniera eloquente tramite un sound di molto devoto al thrash metal, ma che ha nel suo animo quella cattiveria tipicamente death che riesce a rendere tutto molto più malato e disperato. L'assolo offertoci è l'emblema della follia che in quel momento provano i malcapitati, mentre il cantato è meno violento rispetto alle prime prove, ma è forse più incisivo ed espressivo in confronto al passato. Se già di per sé la marcia verso la morte certa risulta essere un'agonia senza fine, a incrementare questa sensazione, passo dopo passo, corrisponde un rintocco di campane che preannunciano l'imminente apocalisse. Il demonio incita le proprie vittime a seguirlo affinché egli possa far vedere loro il proprio futuro di morte che gli attende. Nessuno potrà scampare al proprio destino, perché ogni peccato dovrà essere punito per l'eternità. Il drumming di Mike Sus è imperterrito e non conosce ostacoli. Sembra volerci spingere alla folla e accompagnarci verso il nostro destino, dove, una volta arrivati sotto questa scure inesorabile, spetterà solamente a noi decidere se osservarla mentre scende violentemente oppure aspettare a testa bassa il momento della nostra morte.
Death Metal
Arriviamo al brano simbolo di un intero movimento. Un pezzo che non solo ne darà il nome ma ne darà i natali. Death Metal (Metallo Morto) è pura cattiveria sonora e mai prima d'ora si era sentito qualcosa di simile in ambito estremo. Doppia cassa, rullante infuocato, riff inceneritori e vocals devastanti. Non esiste una melodia, solo potenza e distruzione anche nei momenti meno veloci del brano. Ma, badate bene, meno velocità non significa meno intensità, perché quella non manca, pervadendo il brano per tutta la sua durata. Questo terremoto sonoro risveglia antichi demoni dalle cripte, intenti a portare morte e distruzione. Si avvicinano velocemente per poter affondare i propri artigli nella carne ancora fresca, le loro urla assordano le città assediandole e distruggendole. Si impossessano con la forza delle anime dei cittadini e le trascinano con veemenza verso l'inferno. Un luogo che i Possessed ci portano dentro casa per mezzo di un muro sonoro invalicabile, che non può in alcun modo essere abbattuto. La fede viene spazzata via in un istante e tutto quello a cui credevamo viene sommerso dalla lava rovente. Satana dall'alto della sua grandezza ride soddisfatto, mentre le sue creature fanno un lavoro egregio e le fiamme dell'oblio si innalzano per accogliere tutte le anime destinate a bruciare. I demoni prendono in un batter d'occhio possesso del pianeta e non si fermeranno finché anche l'ultima anima non sarà consegnata al loro padrone. Che siano uomini, donne o bambini, tutti dovranno rendere conto a Satana. Un massacro totale che si riflette anche sulla musica dei Possessed, i quali, con la loro cattiveria, lasciano dietro di sé solamente terra bruciata. La prova della band è un qualcosa di eccezionale e non stiamo parlando di velocità o brutalità fine a sé stessa. Siamo al cospetto di un qualcosa di ricercato e voluto, che negli anni avvenire diventerà fonte di ispirazione per tutti coloro che vorranno iniziare a fare musica estrema. Una traccia a dir poco monumentale, soprattutto se consideriamo il periodo in cui fè stata partorita.
The Eyes of Horror
È il turno di The Eyes of Horror (Gli Occhi dell'Orrore), che ci accoglie con un riff sinistro e lugubre, addolcito solamente da una spruzzata melodica. Nell'immediato troviamo un assolo lancinante che crea i presupposti per l'entrata in scena di Jeff, che con le sue vocals ci introduce nella testa di un personaggio che sembra essere posseduto da una entità maligna. Questo estraneo che dimora dentro di lui gli fa compiere delle azione atroci. Alzando lo sguardo verso l'orizzonte scorge il sole in tutta la sua bellezza, ma in realtà non è quello che vuole vedere o osservare. In effetti, viene solamente costretto a fissarlo, non conoscendone il motivo. Ad un certo punto questa stella così calda e lucente cade lentamente verso il mare, e man mano che scivola giù, milioni di cadaveri compaiono come se nulla fosse, riempiendo l'orizzonte. In realtà sono sempre stati li, ma non ci era permesso di vederli. Ora che la realtà si palesa davanti a noi, capiamo quanto orribile sia l'essere umano. Becerra è ispiratissimo e la sua voce è talmente sgraziata da risultare quasi emozionante. La band dal canto suo picchia come non mai, inanellando assoli al fulmicotone e riff incandescenti pronti a esplodere. La mente è ormai vuota e non gli appartiene più. È definitivamente controllata da qualcun altro, come a voler significare che non siamo noi i padroni di noi stessi, bensì siamo solamente delle pedine che vengono mosse da qualcuno o da qualcosa di più grande di quello che possiamo immaginare. Il male è un istinto che l'uomo ha sempre covato dentro di sé, ma non sempre questo viene a galla. A volte ne emerge una piccola parte oppure nessuna, ma è quando scatta qualcosa di tremendo che si risveglia del tutto, e allora siamo capaci di fare cose che forse non avremmo mai nemmeno pensato di poterle fare. Insomma, siamo una razza strana, dotata di intelligenza e razionalità, ma c'è qualcosa dentro ognuno di noi che annulla tutte queste consapevolezze. È come se fosse presente una bestia in attesa del momento propizio per essere risvegliata. Il brano è dotato di una atmosfera a dir poco oscura, quasi doomeggiante, e questo an che grazie al lavoro di registrazione, a tratti essenziale, che ne risalta appieno la qualità. The Eyes of Horror non è un capolavoro sia chiaro, ma è un brano che da un lato ricorda i primissimi Possessed, e dall'altro vuole invece risultare un po' più accessibile, senza perdere la propria natura.
Fallen Angel
Facciamo un balzo indietro, tornando a parlare del debut Seven Churches tramite la song Fallen Angel (Angelo Caduto). Dei rintocchi sinistri di campane ci attendono a braccia aperte per decretare la caduta di un angelo. Il riff, a dir poco fantastico, segue i rintocchi in maniera pressoché impeccabile. Sembra proprio di stare ai piedi di un campanile, osservando la caduta di questa splendida creatura che percorre la strada verso l'inferno con le ali spezzate. Le ritmiche sono ossessive e soffocanti, e il tutto viene condito da una voce straziante che Jeff riesce a mettere in tavola grazie ad un impiattamento perfetto. Facendo un attimo chiarezza, il motivo principale per il quale un angelo viene scacciato dal paradiso, è quando decadono dal loro stato di grazia e vengono così spediti verso la sofferenza, giusto come segno di punizione divina. Ne esistono moltissimi, come per esempio Azazel, Belfagor, Belzebù, Belial, Moloch, Mefistofele o Samael, ma quello più potente (e il primo a essere caduto) è senza dubbio Lucifero. Diventa così una creatura mostruosa che ha sete di vendetta. Una vendetta che si consumerà nel tempo, ma state pur certi che prima o poi arriverà. I suoi occhi diventano rosso sangue, come quello che spargerà tra gli uomini sotto il suo volere. Alimentato dalla paura terrestre e dalla sete inesorabile di diminio, viene ulteriormente potenziato dalle chitarre feroci di Torrao e La Londe, i quali creano quel fuoco tutt'attorno, che gli dà la sensazione dell'immortalità. I suoni sono cupi e roventi, il drumming è devastante, mentre è Becerra colui il quale indica gli obiettivi da distruggere. La sua anima è destinata a marcire per l'eternità nei meandri più oscuri dell'inferno, ma sa benissimo che prima o poi risorgerà per diffondere il male su tutto il pianeta. Inizia così a rubare le anime a colui che una volta era il suo maestro, facendole lavorare e soffrire per lui. Chiunque si apposti d'innanzi, proverà quasi certamente a chiedere pietà, ma non ce ne sarà. Il brano è praticamente impeccabile ed entra di diritto nello stato di "brani di culto". Tutto è studiato nei minimi particolari, tanto dalla musica altamente disturbante e malvagia quanto al testo ispirato, che lascia una sensazione di impotenza. Siamo di fronte ad un vero e proprio must che bisognerebbe studiare a priori.
Burning in Hell
Siamo ancora su Seven Churches, ma andiamo ad analizzare la traccia che probabilmente rappresenta l'apice della brutalità compositiva dei Possessed: Burning in Hell (Bruciare all'Inferno). Sin dalle prime battute si manifesta come un esempio di ferocia annichilente, il cui protagonisti è un'anima ormai condannata alle pene dell'inferno. Dopo aver passato una vita dedita al peccato, pensava probabilmente di avere il perdono, avvolto dalla sicurezza di un dio che perdona tutti e tutto. Ma queste attese non vengono ricompensate, infatti eccola che si avvia verso la sofferenza eterna dove non esiste un modo per sfuggire. La sua carne brucia lentamente tra le fiamme dell'inferno, mentre il suo dolore è al limite della sopportazione. Le sue urla riecheggiano tra le lande desolate dell'inferno, ma nessuno le potrà udire. Il riff è melmoso all'inverosimile e ci si trova impantanati in una terra arsa con il fuoco che si avvicina prepotentemente verso di noi. È troppo tardi per chiedere un qualsiasi tipo di perdono, e così la carne si scioglie a causa del calore intenso che Satana alimenta con tutta la sua forza. La paura e il terrore crescono dentro di lui, ma ormai si ritrova immerso in un incubo senza fine. La voce di Jeff è veloce e potente, come se stesse correndo via da qualcosa di pauroso. I suoi compagni sono il motore pulsante di una mezzo che sfreccia a mille all'ora, ma non esiste un luogo sicuro per nascondersi. Una potenza incredibile sprigionata dalla band, che non conosce ostacoli e che non lascia scampo. Il cuore accelera all'impazzata perché sa di essere arrivato alla fine, e nonostante continui a urlare come mai prima d'ora, nessuno accoglierà le sue richieste di aiuto. Un po' come accade nella vita reale: quando qualcuno ha bisogno di una mano per superare delle difficoltà o solamente per avere un po' di conforto, tutti si voltano dall'altra parte facendo finta di niente, lasciando chi è in difficoltà, in balia del proprio destino e nella pungente solitudine. Nella visione dei Possessed questo è quello che dovrebbe accadere se la nostra anima fosse sconfinata nei meandri dell'inferno, dove addirittura non solo nessuno ascolterebbe le nostre richieste di aiuto, ma godrebbe nel vederci bruciare come bestie al macello. Burning in Hell è cattiva e spietata, una sferzata di violenza sonora che appaga e che incendia le nostre menti, lasciando dietro di sé solamente un cumulo di cenere fumante.
Beyond the Gates
Beyond the Gates (Oltre i Cancelli) è la title track del secondo disco dei Possessed, qui posta come nona canzone della raccolta. Con un'impostazione più thrasheggiante e rocciosa rispetto al disco di debutto, facciamo la conoscenza di un personaggio che si trova faccia a faccia con Satana. Se in altre occasioni chiunque sarebbe terrorizzato solamente all'idea di inginocchiarsi davanti a lui, in attesa di una sentenza che non può essere altro che la dannazione, questa volta è diverso, poiché il protagonista si dimostra oltremodo coraggioso. Il maligno, dal canto suo, lo guarda dall'alto del proprio altare in attesa che questi proferisca parola. Invoca nientemeno che la venuta di suo figlio, il quale dovrà essere portatore assoluto di male e distruzione, in veste antitetica con l'immagine del Cristo. Questo adoratore si prostra davanti all'altare chiedendo di essere accompagnato oltre le porte ove vi è solamente sofferenza. Se fino a questo momento la traccia viaggia su coordinate ben precise e molto interessanti, da metà in poi succede qualcosa di quasi impensabile. Dopo un assolo disturbante e tagliente, fanno la comparsa dei suoni sintetizzati, non invasivi o fuori luogo ma bensì arricchiscono la proposta musicale con gusto e raffinatezza, anche se un po' fuori dai canoni puristi della stessa band. Questa intromissione riesce a dare un'aura più oscura di quello che il pezzo già riesce a esprimere, infondendo una sensazione di solitudine incredibile. Questo individuo afferma di vivere nella notte e di bramare continuamente morte e devastazione. Ha la ferma volontà di presentarsi al diavolo in maniera quasi prepotente, affinché lo degni anche di un solo sguardo, sperando che la sua anima possa essere condannata per l'eternità. Stranamente non cerca come tutti il perdono o una sorta di grazia divina, lui vuole proprio essere condannato a soffrire perché è proprio il dolore a tenerlo in vita. Ritmicamente non si viaggia a velocità folli, anzi, in alcuni punto è un po' tutto calcolato e freddo, ma è anche una traccia spiazzante e piuttosto variegata, cosa certamente di non poco conto. Il tema ormai caro alla band è sempre impostato sull'antitesi del bene, ovvero l'aspetto cattolico e cristiano del satanico, dove morte, disperazione, sofferenza e terrore sono gli elementi preponderanti. In questo caso però abbiamo a che fare con una entità che non cerca di sfuggire al proprio destino, ma desidera proprio essere dannata. Interessante lo sviluppo della storia, così come geniale è l'inserimento dei synth da parte della band.
Seven Churches
Eccoci arrivati al gran finale. Credeveta che questo best off si chiudesse senza la principessa? In effetti è una traccia che s'è fatta attendere, chiudendo il sipario in maniera migliore. Seven Churches (Sette Chiese) non è solamente il titolo dell'opera discografica dei Possessed, ma è il disco che ha di fatto dato i natali al death metal per come lo conosciamo oggi. Il brano si apre con un riff sporco, dalle tinte sinistre, lasciando successivamente lo spazio alle urla strazianti del singer, il quale non fa altro che annunciare l'imminente ascesa di Satana sulla Terra. Esistono sette chiese e in ognuna di esse dimora il corpo di un prete che ha contribuito a suo tempo alla caduta del male. Ma è giunto il momento di risorgere, e i demoni mandati a compiere questo compito non fanno altro che allestire un banchetto per potersi cibare di ogni cuore strappato. In tutto ciò, le anime dei caduti marciscono all'inferno, mentre il demonio prende sempre di più forza. Tra un fraseggio di rara bellezza e un assolo degno di far da colonna sonora agli inferi, la violenza inizia a prendere piede in ogni luogo, facendo emergere una sete di vendetta tale da veder mutare il colore azzurro delle acque in un rosso sangue acceso e tetro. L'inferno è finalmente giunto sul nostro pianeta e non esiste nulla per poter arrestare la ricostruzione di questo impero. Sette sono le croci sotto le quali i preti piangono le loro perdite, sette sono le preghiere, sette sono le bibbie e sette sono i cuori di cui i demoni si ciberanno in questa supremazia di male puro. Il sound si assesta sempre su ritmiche veloci e pulsanti, caratterizzate da un'ottima sezione ritmica con una doppia cassa veramente martellante, e da continui riff laceranti che rendono molto bene l'idea dell'imminente venuta del male. Il tutto è veramente di grande effetto, peccato solamente che la registrazione non sia propriamente all'altezza. I suoni purtroppo sono un po' troppo impastati, perciò il lavoro della band non viene risaltato a dovere. Si percepiscono le grandi doti tecniche che, se avessero goduto di una maggiore cura in fase di registrazione, avrebbero veramente avuto una marcia in più. Ma in fondo è anche questo ciò che rende un brano del genere così misterioso e affascinante, ed è anche per questo che i Possessed si meritano un posto d'onore nell'Olimpo del death metal.
Conclusioni
Victims of Death è un'ottima compilation che riesce a racchiudere gli episodi migliori della band californiana, ma non solo questo. La compilation permette anche di riascoltare, capire e assaporare quell'aria malsana che a metà degli anni ottanta si respirava a pieni polmoni. Sia per i fan dei Possessed e sia per i più giovani amanti del death metal. Un periodo che molto probabilmente non tornerà più. Ogni novità a quel tempo era considerata innovazione e lo stupore generale nel trovarsi di fronte a sonorità mai sentite prima era quasi clamoroso. Ora purtroppo sembriamo quasi indifferenti; forse perché sembra orami già stato detto tutto, o forse perché le emozioni per certe cose si stanno via via perdendosi per strada. È un vero peccato che accada tutto ciò perché nel nostro caso abbiamo la fortuna di avere tra le mani un qualcosa per toccare con mano un pezzo meraviglioso di storia della musica, tanto per chi non dovesse conoscere ancora la band, quanto per chi è neofita del genere. Qui, in questi scritti, ripercorriamo un po' tutta la breve e sfortunata carriera discografica dei Possessed, prediligendo il debutto Seven Churches e dando giusto un assaggio con un paio di brani presi dal secondo lavoro Beyond the Gates e dal bellissimo ep The Eyes of Horror. Una scelta che può essere condivisa o meno se andiamo a parlare di un best off. Solitamente bisognerebbe dare spazio in egual misura alle produzioni fin qui pubblicate, però è anche vero che il debut ha quel qualcosa di magico che gli altri non hanno, seppur di grande spessore. Ovviamente non deve nemmeno essere stato facile scegliere i pezzi da cucire, soprattutto quelle del disco di esordio. Voi quale avreste inserito? Noi personalmente tutte perché è veramente arduo sceglierne una migliore di un'altra, ma chiaramente non avrebbe avuto molto senso, perché i nostri pareri devono essere più oggettivi e trasparenti possibile. Se per l'Ep il contenuto può essere definito accettabile, inserire solamente due brani da Beyond the Gates è una scelta che può far discutere. È vero che il sound, per certi versi, è a tratti differente, infatti si discosta abbastanza alle sonorità iniziali care agli Slayer e alla brutalità terrorizzante, però è anche corretto dire che al suo interno sono presenti dei brani innovativi per l'epoca e che il disco in sé avrebbe probabilmente meritato quell'attenzione in più. E' come far perdere valore ad un disco che in realtà risulta essere ancora oggi fresco e molto ben realizzato. Insomma, capiamo benissimo che Seven Churches sia un must ed ai fini di una operazione commerciale è sicuramente quello che attrae maggiromente, ma a questo punto converrebbe acquistare solo quello. Ciò non toglie il fatto che siamo di fronte a un disco molto interessante che farà felice praticamente chiunque, capace di far emozionare e di far innamorare i metallari più esigenti. A distanza di ben sette anni, Victims of Death venne ristampato dalla Century Media Records sotto forma di split cd intitolato "Victims of Death - The Best of Decade of Chaos" dove troviamo sia la compilation da noi analizzata, sia altri quattro cd contenenti best of di Death, Dark Angel, Forbidden e Exodus. Come detto, siamo al cospetto di una raccolta molto interessante, ma se volete farvi un'idea ben precisa di come sia nato il death metal, di quale album scegliere per assaggiare anche solo un istante l'aria che si respirava in quegli anni, regalatevi i primi due lavori dei Possessed e l' Ep in questione. Perché oltre ad essere delle opere fondamentali è soprattutto un giusto riconoscimento verso chi ha dato veramente tanto alla crescita del panorama musicale estremo. Del resto, è un vero peccato che la sfortuna si sia dovuta fare strada proprio sulle loro spalle, perché è chiaro che Jeff e compagni avrebbero benissimo potuto regalarci ancora dei momenti indimenticabili grazie alla loro musica. Ma non tutto è perduto...
2) Pentagram
3) Swing of the Axe
4) March to Die
5) Death Metal
6) The Eyes of Horror
7) Fallen Angel
8) Burning in Hell
9) Beyond the Gates
10) Seven Churches