POSSESSED
The Eyes of Horror
1987 - Combat Records
DAVIDE CILLO
23/04/2019
Introduzione Recensione
Il nome dei Possessed è fra i pochi che basta pronunciare, per scaldare già i cuori degli amanti del buon metal vecchia scuola. Thrash Metal band originaria di (indovinate un po') San Francisco, formatasi nell'83, nel corso della loro carriera tutt'ora in piedi hanno contribuito in maniera importante al patrimonio della musica, regalandoci tre album e molto molto altro, fra cui "The Eyes of Horror", il leggendario EP dell'87 protagonista della recensione odierna. Qualcuno di voi, attentamente o magari maliziosamente, avrà già notato come io abbia definito i Possessed una Thrash Metal band. Qui sta il dibattito dottrinale: i Possessed sono da molti ritenuti una Death Metal band a tutti gli effetti, per alcuni la prima del genere, ma io, per l'appunto, non sono dello stesso avviso: i componenti del gruppo hanno sempre ribadito di suonare Thrash Metal anche successivamente a quella che è stata l'esplosione del genere Death nel mondo. Inoltre, le ritmiche con relativo sound si sono sempre mostrate più tendenti al classico e precedente genere Thrash tipico della corrente estrema della musica californiana ottantiana, che ci offriva band che non richiedono presentazioni quali Dark Angel e, soprattutto, Slayer. Se invece parlassimo di Thrash/Death Metal, ovvero di quel genere a cavallo fra i due, inserendo i Possessed in un contesto di band insieme a Morbid Saint, Slaughter e molte altre, allora sicuramente la cosa diverrebbe ampiamente fattibile. Il sound rapido ed estremo di "Seven Churches" (1985) e "Beyond the Gates" (1986) ha conquistato, anche progressivamente nel tempo, un'importante frangia di ascoltatori di musica Heavy, e vi sono brani che, anche a livello personale, non riesco a smettere di ascoltare e riascoltare. Delle pietre miliari del genere. Torniamo però ancora un attimo alla dottrina: se piuttosto, invece che ritenere i Possessed una Death Metal band, ci limitassimo a riconoscere il loro contributo al panorama Death, beh, credo che questo diverrebbe innegabile: non sarà certo il più nuovo dei discorsi, e chiedo anticipatamente scusa per la retorica, ma credo che tutto nasca da qualcosa, e sicuramente sono tantissime le Death Metal band che hanno preso qualcosa in prestito dai Possessed, senza contare come questi ultimi siano stati fra i primi in assoluto ad aver sperimentato ed utilizzato la cosiddetta tecnica vocale del "growl". Per scendere infine un po' alle banali ma scaltre verità, sappiamo tutti benissimo che nell'album di debutto dei californiani, che è appunto "Seven Churches" dell'85, figurava come ultima traccia il brano intitolato "Death Metal". Mi sembra un po' di rivivere la situazione che ha visto i Venom, per aver rilasciato un album (il secondo) intitolato "Black Metal", essere ritenuti Black quando di quel genere hanno ben poco, pur se con le dovute differenze rispetto al caso dei Possessed. Sicuramente, il titolo "Death Metal" del brano, potrebbe aver contribuito al nome del genere. Bene, abbandoniamo la dottrina, che è inscindibile da ogni discorso quando si parla di Possessed, e parliamo della line-up di "The Eyes of Horror": la bandiera Jeff Becerra al basso e alla voce. Tutti conosciamo la storia di quest'uomo. Un guerriero del metallo. Non credo di schernire nessuno dicendo che Jeff è il componente dei Possessed per eccellenza. Mike Torrao e Larry LaLonde alle due chitarre. Mike Torrao è stato fra i fondatori della band, non tornato in occasione della reunion del 2007. Larry LaLonde l'abbiamo visto in diversi altri progetti, fra cui i Blind Illusion che nell'88 rilasciarono "The Sane Asylum", da molti apprezzato. Jeff e Larry provenivano entrambi da una band chiamata Blizzard, una piccola Thrash band formatasi nell'82 e con tre Demo all'attivo. Jeff fu il primo ad unirsi ai Possessed, e ben presto seguì anche Larry. Alla batteria di "The Eyes of Horror", infine, abbiamo Mike Sus, fra i fondatori della band, ma anch'egli assente in occasione della reunion. Mike è stato occasionalmente presente nei Desecration, altra Thrash/Death band californiana che ci ha donato un contribuito sicuramente minore rispetto a quanto fatto dai Possessed. La line-up di "The Eyes of Horror" è, per farla breve, la stessa che abbiamo ascoltato in "Seven Churches" e "Beyond the Gates": una garanzia. A rilasciare e promuovere "The Eyes of Horror" la leggendaria Combat Records, l'etichetta discografia New Yorkese che come ben poche, se non nessuna, ha sostenuto la corrente Thrash Metal degli anni '80. Ho sempre avuto grande simpatia verso questa label e per me è stato un piacere averla vista ritornare all'attivo con diverse uscite nel 2018. La partecipazione più importante in questo "The Eyes of Horror", tuttavia, ancora non l'abbiamo citata. E' una partecipazione importantissima, da dieci, anzi da trenta e lode. Responsabile della produzione, e come vedremo non solo, è il maestro di chitarra Joe Satriani. Vi chiedete come mai la presenza di un nome come quello di Satriani all'interno di un lavoro dei Possessed? Semplice: Joe Satriani era l'insegnante di chitarra di Larry LaLonde. Certo, Larry non è il primo a servirsi del grande sapere di questo grande chitarrista, si potrebbe anzi tranquillamente dire che Satriani abbia indirettamente dato un importante contributo alla storia del Thrash Metal, con la sua lista di allievi del genere che si potrebbe spingere fino a, come molti di voi già sapranno, Kirk Hammett dei Metallica. L'EP "The Eyes of Horror" viene rilasciato il 31 maggio 1987, contiene cinque tracce, tre presenti nel Side A e due presenti nel Side B. La durata complessiva del lavoro è di 18 minuti di ascolto. Adesso che conosciamo tutto ciò che ci serve, è giunto il tempo di fiondarci nell'ascolto di questo importante pezzo di storia. In alto le corna, si parte.
Confessions
La nostra macabra avventura nell'orrore si apre con "Confessions" (Confessioni), un brano che ci scaraventa nel pieno di una non troppo surreale storia di sangue e violenza. Ed e' uno straziante e quasi spettrale urlo ad avviare il travolgente riff di chitarra, che con il suo rapido e implacabile alternate picking introduce una canzone difficile da non apprezzare, da un amante della vecchia scuola. "Confessions" ha tutto ciò che un brano deve possedere: un riff spietato, una voce rauca e ben amalgamata, una produzione "ottantiana" per antonomasia, delle percussioni implacabili dal punto di vista dell'esecuzione. E se "The Eyes of Horror", gli occhi dell'orrore, è il titolo di questo EP, beh, allora cari, preparatevi ad ascoltare una storia di vero orrore. Una storia che scorre in maniera così reale, come molte tangibile e concreta, e probabilmente per questo ancora più spaventosa. Un racconto che non si discosta da molti presenti nelle pagine di cronaca dei giornali. Ma sarete voi a viverla. Avete capito bene: benvenuti nell'incubo! Perché è nella mente dell'uomo protagonista di questa canzone ad insinuarsi, progressivamente, l'idea di commettere un brutale omicidio sulla sua compagna di vita: folli pulsazioni, desideri, strane perversioni, desiderio di dominio. La capacità di compassione, qualcosa di estraneo e sconosciuto. Ed è proprio qui che, nell'immaginazione dell'omicida, comincia sempre più a insinuarsi in maniera concreta l'immagine della violenza: la propria donna, disperata, colpita dalla lama, la sua sensazione di terrore e dolore, la sua infedeltà punita. I suoi tradimenti, le sue bugie, quanto sarebbe bello se tutto fosse pagato con il sangue. E sono l'assolo e il successivo riff a far comparire, dinanzi ai nostri occhi, la scena della violenza, come se si stesse brutalmente consumando in quello stesso e preciso istante. Squilla, sulla base del riff principale, lo sferzante assolo chitarristico, dapprima veloce e pirotecnico, magnetico, persuasivo, ma che poi perlopiù asseconda e si ricongiunge all'oscura linea melodica del brano, per poi tornare ad un momento d'apice: ad ogni picco dell'assolo una pugnalata, un urlo di violenza, poi la brutale morte e, nell'ultima strofa, che riprende le ritmiche di inizio brano, il racconto delle sensazioni provate dal protagonista durante il delitto, le sue confessioni appunto: "per me, la migliore versione di lei, è stata quella che stava morendo per mano mia". Le ombre della notte, quelle del vero orrore, signori, non sono altro che quelle che si insediano nella mente di un uomo che compie il passo decisivo, abbandonandosi alla follia di un gesto da tanto covato, e superando quel così pesante gradino che separa il pensare dall'agire.
My Belief
Il secondo pezzo di questo "The Eyes of Horror" si intitola "My Belief" (Il mio credo), e si discosta almeno in parte dal capitolo precedente. I rapidissimi ritmi del brano d'apertura, come infatti ascolteremo, vengono inizialmente abbandonati in favore di un brano più "mid-tempo", ritmato e, se vogliamo, "statunitense classico". A fare da baricentro all'intero "My Belief" è un unico, potentissimo riff, che pone le basi per il brano nei suoi tre minuti e trenta d'ascolto. Come appunto accennavo, tuttavia, si tratta di un cambiamento solo parziale: i Possessed, fra i più cattivi fra i californiani, hanno voluto regalarci un'uscita discografica all'estremo della potenza per l'epoca, e senza alcuna flessione. E questo lo trasmette non solo il sound, il titolo o la cover, ma ogni singolo aspetto del lavoro, liriche incluse. Ed ecco infatti che, dopo appena quaranta secondi d'ascolto, "My Belief" schizza a massima velocità, seguendo le orme di "Confessions" e conservando l'integrità e la marcata identità del lavoro. In "My Belief" si parla di stili di vita, di credenze religiose, di libertà. Un "vivi e lascia vivere" alla Possessed maniera: un po' come San Tommaso il cantante ci raccontava che crede solo in ciò che vede, che vive la sua vita giorno per giorno, e che nessuno gli possa dire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Coloro che, al contrario, impongono un credo di qualunque tipo, a detta della band non solo altro che conformisti. E voi direte: "e cosa c'entrano queste liriche con "The Eyes of Horror"? Dov'è la violenza?". Un attimo, ci stavo appunto arrivando: questi maiali conformisti non meritano infatti altro che la morte, "devono essere sterminati", afferma la band, e nessuno può provare a cambiare il modo di vivere di qualcun altro senza pagare con la vita. E' da queste affermazioni che parte il grezzo e coerente assolo di chitarra, con copioso utilizzo della leva di chitarra alla "Slayer" maniera, e che il brano assume una veste più che mai estrema. "My Belief", prima di ogni altra cosa, è un inno contro il conformismo, e la band non si dimentica di ribadirlo fino all'ultimo secondo di ascolto: la vera forza di una persona risiede nella capacità di essere se stessi, di non seguire la massa, ed è lì che risiede il vero potere dell'anima. Senza nulla togliere agli altri straordinari frangenti di questo brano, a mia opinione è il riff d'apertura e di conclusione a rimanere davvero scolpito nella testa, impresso e timbrato nella memoria, a portare ad ascoltare e riascoltare questo bellissimo secondo episodio dell'EP protagonista della recensione odierna.
The Eyes of Horror
Arriviamo alla terza e ultima traccia del Side A, ebbene sì, si tratta di "The Eyes of Horror" (Gli occhi dell'orrore), la title track di questo EP. Il devastante riff di inizio brano scandisce un brano tanto cupo quanto violento, rapido e inflessibile. Il tutto viene coadiuvato da uno squillante assolo iniziale, che a quindici secondi dall'inizio del pezzo battezza il rauco e gutturale ingresso di canto. I Possessed qui tirano fuori il meglio del loro repertorio: furiose scariche di plettrata alternata, una melodia interessante e continuamente movimentata e fresca, un comparto vocale e ritmico di primo piano. Il brano ci porta nella testa di un individuo rinchiuso in un manicomio, che nella sua cella imbottita si abbandona ai suoi folli pensieri e alle sue visioni. La sua testa pare controllata da un'entità misteriosa, che gli rivela scenari di morte, violenza e terrore. Nulla sembra reale, e tutto appare così poco sensato: l'unica cosa che appare certa, al contrario, è quanto il protagonista sia stato sfortunato ad essere divenuto destinatario di queste visioni. E, man mano che queste macabre scene si parano dinanzi alla mente dell'uomo, i Possessed alternano alle furiose scariche di plettrata un semplice e scandito riff in power chord, che funge da ponte pre-assolo. Il secondo e vero e proprio assolo della canzone è a dir poco memorabile, perché pur reggendosi in maniera piuttosto semplice sulla melodia del brano, "azzecca" ogni singola nota e cambiamento di velocità: il risultato è un comparto solistico a dir poco epico nonostante la sua breve durata, magnetico e da ascoltare e riascoltare. Inizialmente più lento, poi più rapido, è perfetto nel ricondurre l'ascoltatore alla strofa. Con l'avanzare della traccia, nuove verità vengono illustrate dalle liriche: le tremende visioni di cui lo psicolabile protagonista sta soffrendo, potrebbero in realtà raccontare un che di vero. Ciò che appare come uno strano sogno potrebbe essere una verità, e queste urla e queste sofferenze potrebbero rivelarsi con l'essere visioni del futuro, o tragiche realtà da un luogo distante e lontano. Non avere certezze è, ahimé, parte dell'orrore stesso.
Swing of the Axe
Il quarto brano, quello che apre il Side B di questo lavoro, si intitola "Swing of the Axe" (Ritmo dell'Ascia). Questo mi piace definirlo il brano del "zero compromessi" per antonomasia, e i Possessed decidono di battezzarlo con un feroce e straziante urlo, che succede, immaginate un po', ad una serie di rapidissime plettrate. Il vero orrore non accenna a placarsi: e già il titolo del brano, "ritmo dell'ascia", potrebbe avervi fatto immaginare qualcosa a riguardo. Il violentissimo e inflessibile pezzo, alquanto innovativo per l'epoca per diversi dei suoi caratteri estremi, è decisamente più scarno rispetto ai precedenti per quanto riguarda le variazioni, ma certo non per questo meno valido. E' davvero questo il caso in cui una band ti tira fuori un ottimo e mai stancante riff, qui tanto rapido quanto dotato di una coinvolgente linea melodica, e lo ripete per l'intera durata del brano. Il vero ritmo dell'ascia è però quello della band: quattro martellanti minuti di Thrash Metal senza compromessi, che onorano il genere come meglio non si potrebbe. E' il Diavolo stesso a muovere l'ascia del dolore e della sofferenza: l'ascia che spazza via arti come se nulla fosse, l'ascia che diffonde sangue senza pietà alcuna, l'ascia sorta dai semi dell'inferno e che gode del dolore altrui. Ed è la parte più scandita della traccia a fungere da ponte per il primo grezzo assolo, che ruota attorno ad un copioso utilizzo della leva di chitarra. La band, successivamente, torna alla carica con ritmi nuovamente rapidissimi: ed è l'ascia che qui, nelle liriche, viene descritta come lo strumento del fuoco, al servizio di Satana, utensile che ha domicilio nell'inferno, e dall'inferno stesso giunge per portare implacabilmente morte e brutalità. Poi il secondo assolo, altrettanto pregno di attitudine e piacevolmente incentrato sulla leva, che poi diviene più ruvido e squillante. "Gli occhi dell'orrore", siamo noi gli spettatori dell'incubo, e l'unico modo di uscirne sarebbe quello di cambiare disco. Cosa che assolutamente non faremo: è tempo di proseguire con la marcia infernale, è tempo dell'ultimo capitolo.
Storm In My Mind
Ed ecco "Storm In My Mind" (Tempesta nella mia testa), come anticipato l'ultimo episodio di questo EP del 1987 dei Possessed "The Eyes of Horror". Ed è questo il brano senza dubbio più "strutturato" di quest'uscita discografica, dove noi ascoltatori possiamo godere di un contributo d'eccellenza: l'introduzione, infatti, è stata realizzata e suonata da nientemeno che Joe Satriani, ed è degna di questo grande nome che annovera. Uno spettacolo compositivo, tecnico e, manco a dirlo, impeccabile dal punto di vista dell'esecuzione. La partecipazione del maestro di chitarra non può lasciare nessuno indifferente. La base è composta da una serie di macabri e semplici power chord, che fungono da sfondo ai mai fini a se stessi virtuosismi di Satriani, che con la loro evocativa melodia si fondono alla macabra e tenebrosa ritmica, in un'unione degna di un vero horror. Tutto ciò, come nei più classici canoni del buon Thrash, si interrompe improvvisamente: e parte, dopo circa un minuto e venti, il furioso riff principale del brano, su cui la ruggente voce non si fa certo attendere. Raccontandovi questo EP abbiamo parlato tanto della rapidità e velocità delle ritmiche. Ebbene, qui al contrario è un riff, quello a tempo medio di metà brano, che mi strega più di ogni altro. I brutali down picking, alternati alle serie di power chord, sono il ponte perfetto per avviare lo stupendo assolo di chitarra, anche questo più tecnico e strutturato dei precedenti, ed allo stesso tempo anche più lento e musicale. "Storm In My Mind" è un brano che ci racconta di un viaggio, un viaggio attraverso la ricerca di una razionalità nel progressivo avanzare ed avvicinarsi della morte. Un uomo, il protagonista, che salpa per i mari, cominciandosi a chiedere cosa sia vero e cosa reale di tutto ciò che vediamo. Il mondo, il cui scettro passa da un potente all'altro, le vite e i destini dell'umanità, il difficile andamento delle cose. Ed è qui che, l'avventuriero, giunge ad elaborare una sua personalissima filosofia di vita: meglio vivere in fretta e giorno per giorno, e morire altrettanto in fretta, piuttosto che essere una passiva pecora che è parte di questo gregge. "Storm In My Mind" è il brano più filosofico, introspettivo e costruito di "The Eyes of Horror", e nella sua peculiarità di inserirsi come mattonella finale del lavoro, per non parlare del celebre contributo presente, finisce con il rendere l'intera uscita estremamente più accattivante ed interessante. Il fascino di un lavoro passa anche attraverso questo.
Conclusioni
Questo "The Eyes of Horror", nella sua totalità, è un lavoro che decisamente non può non essere apprezzato dagli amanti della cosiddetta "vecchia scuola", perché eccellente sotto tutti i punti di vista. Più che essere semplicemente apprezzato, secondo me, questo EP del 1987 dei Possessed è proprio uno di quei lavori che, per chi ama queste sonorità, vanno periodicamente ascoltati e riascoltati. Non credo di fare sgarbi a nessuno dicendo che è un lavoro assolutamente rappresentativo per la carriera della band e l'evoluzione che la scena metal stava vivendo in quegli anni. La spietatezza di "Confessions", un bellissimo e più che degno brano d'apertura per questo lavoro, quel riff scandito e ritmato che apre "My Belief", quelle ritmiche rapide e musicali della title track "The Eyes of Horror", davvero emblematiche per l'epoca, per non parlare della brutalità di "Swing of the Axe" e della magnifica "Storm In My Mind", con quell'introduzione pirotecnica e quei rapidi frangenti così caratteristici. Sono queste le caratteristiche e i momenti che mi rimangono più impressi dopo aver ascoltato questo lavoro, ed il merito è di tutti i componenti della band, anzi, di tutti coloro che hanno partecipato a quest'uscita. Jeff Becerra, manco a dirlo, al basso e alla voce possiede una forza straordinaria, i Possessed senza quelle vocalità gutturali ed emotive non sarebbero decisamente i Possessed. Sì, esatto, ho detto "emotive": perché molti cantanti della scena metal estrema si assomigliano fra loro, e spesso inevitabilmente finiscono con il trasmettere poco o nulla. Non è decisamente questo il caso di Jeff, un'artista vero, e che è riuscito a donare ai brani quell'enfasi che tanto ha giovato, nella storia, al combo californiano. Dal punto di vista ritmico, Mike Sus alla batteria è perfetto e martellante ogni volta che i brani richiedono tali capacità, mentre le ritmiche di Torrao e LaLonde sono più che semplicemente soddisfacenti, per le caratteristiche che un lavoro di questo tipo deve possedere. Molti sottolineano il contributo di Satriani per questo EP, ed è giustissimo sottolinearlo ed onorarlo, ma non stigmatizzarlo: perché, parliamoci chiaro, "The Eyes of Horror" sarebbe stato in ogni caso un eccezionale release all'interno della carriera della band. Personalmente, preferisco vedere il contributo di Satriani più come quella "ciliegina" sulla torta del lavoro. Una ciliegina molto buona e succosa, sicuramente. Del resto io stesso ho sottolineato, in fase di recensione track by track, quanto "Storm In My Mind" e le sue caratteristiche siano una perla ed un elemento piacevolmente a favore di questa uscita. "The Eyes of Horror" è in tutto fedele al suo titolo: i brani ci fanno vivere questo macabro viaggio fra storie di violenza a tutto tondo, e nulla, e dico nulla, nell'EP stona con quella che è la sua filosofia portante: quella di proporre un Thrash Metal violento, macabro ed inflessibile, con quello stile ben contraddistinto, e all'epoca estremamente differente e certamente meno scontato rispetto a come siamo abituati ad ascoltarlo adesso. Del resto, come abbiamo detto all'inizio del nostro articolo, non è raro sentir parlare dei Possessed anche come di "precursori" di un genere. Su questo il dibattito si può poi, certamente, instaurare. Questo suo essere una novità discografica per l'87 va anche contestualizzato con la grezza produzione: certamente la batteria non sarà definitissima, con le orecchie tecnologiche di oggi si potrebbe pensare di pretendere di più, ma la verità è che lavori come "The Eyes of Horror" per quel periodo erano praticamente senza precedenti e riferimenti. Ultima parentesi la merita certamente l'artwork di questo lavoro: uno scenario infernale, il demoniaco e infernale logo della band centrale, in alto, e in primo piano, di colore rosso, e su un terreno lavico in basso uno sdentato e gigantesco teschio che si innalza. Da questo, fuoriescono decine di teste di creature mostruose, che sbucano dai cavi occhi e, come spiriti demoniaci e immateriali, si levano nell'aria. Old school al massimo la scritta che porta il titolo del lavoro: in giallo, caratteri classici, leggiamo "The Eyes of Horror". Il voto? Un 9 pieno.
2) My Belief
3) The Eyes of Horror
4) Swing of the Axe
5) Storm In My Mind