POSSESSED
Shadowcult
2019 - Nuclear Blast
FRANCESCO NAPPI
09/08/2019
Introduzione Recensione
Il 2019 è stato l'anno che ha visto il ritorno dei leggendari Possessed, la band che per molti, con il disco d'esordio "Seven Churches" pubblicato nel 1985, diede il via all'espressione più cattiva e malvagia del metallo pesante: il death metal. Quell'album è considerato tutt'oggi un'opera sacra all'interno della comunità metal e, nel tempo, ha ispirato centinaia di band come Death e Morbid Angel. Nel 1986, i ragazzi americani si ritrovarono di nuovo in studio per il seguito di "Seven Churches", ed ecco che venne pubblicato "Beyond the Gates". L'album, però, non fu accolto in maniera benevola per via di un sound che appariva più morbido e tecnico rispetto all'esordio. I Possessed tuttavia non si scoraggiarono e, nel 1987, diedero alla luce l'EP "The Eyes of Horror", composto da cinque canzoni di tellurico thrash metal. Poi, nel 1989, la disgrazia: il cantante e bassista del gruppo, Jeff Becerra, è vittima di una rapina a mano armata che ha delle conseguenze tremende: Becerra, all'epoca appena 22enne, finisce sulla sedia a rotelle e dovrà restarci a vita. A quel punto, la band si sciolse, stroncando così una carriera che poteva essere davvero gloriosa e che aveva già un album consegnato alla leggenda. Dopo un tentativo di riunione della band nei primi anni '90 ad opera del chitarrista Mike Torrao, nel 2007 è lo stesso Becerra a riprendere in mano le redini del gruppo, tornando a esibirsi con una nuova formazione sotto lo storico moniker di Possessed. Il gruppo è rinato, e così ha inizio un'intensa attività live che vedrà gli americani comparire in tantissimi festival. Jeff è costretto a cantare sulla sedia a rotelle, ma sembra che abbia imparato a convivere con questa sciagura e sul palco appare più aggressivo che mai. Dopo anni di concerti, ecco che tra il 2018 e il 2019 si inizia a parlare di un nuovo disco in arrivo. Dapprima avviene la pubblicazione, in demo, di una nuova canzone denominata "Abandoned", poi arrivano i due singoli bomba: "No More Room In Hell" e "Shadowcult" (presentata in versione live) che anticipano un nuovo, devastante capitolo discografico. Le due nuove canzoni suonano in puro "possessed style", ossia veloci, violente, maligne e con testi che trattano, come 35 anni fa, di satanismo e blasfemia. Prima dell'album, però, Becerra e soci decidono di pubblicare un EP contenente i due singoli appena usciti, oltre a due storici brani quali "Seven Churches" e "Swing of the Axe", riproposti in sede live, nonché il demo di "Abandoned", brano che sarà poi registrato una seconda volta per presenziare sul nuovo album. Prima del disco nuovo, dunque, una gustosa anticipazione che fa il punto sulla nuova produzione dei Possessed, maturata nell'arco degli ultimi due anni; come la canzone, anche l'EP s'intitola Shadowcult. È un bene che questa iconica band sia tornata in attività: certo, l'unico membro originario rimasto è il cantante (ed ex bassista) Jeff Becerra, però il sound è quello che già tanti anni fa cambiò il mondo metal per sempre. Oltretutto, sarebbe stato ingiusto se questi ragazzi non avessero avuto una seconda possibilità, finendo d'essere ricordati per un unico album. È un gruppo che può ancora dire molto, e in tal senso, il tempo è sicuramente un alleato: Becerra, attualmente, ha 51 anni e può ancora spingere la sua ugola in maniera significativa, a differenza magari di altri cantanti che sono ormai avanti con l'età e che di certo non offrono più le prestazioni di una volta. E poi, è bello vedere come il buon Jeff, dopo il dramma vissuto (e che continua a vivere), abbia ripreso in mano la propria vita e ricominciato a fare quello che gli riesce meglio, ossia cantare metal. Certo, sul palco non può camminare e non può più suonare il basso, ma la grinta e il carattere sono gli stessi di sempre, così come la sua voce, sgraziata e rauca. Non a caso, Becerra è considerato il primo cantante ad aver utilizzato il growl, nel 1985 su "Seven Churches". E ora, andiamo a vedere cosa ci riservano le nuove uscite di questo EP.
No More Room in Hell
Il primo brano che andiamo ad analizzare è dunque No More Room In Hell, ovvero Non più spazio all'inferno. Un violento riff di chitarra apre il brano, mentre l'altra chitarra esegue note stoppate e si odono i primi secchi colpi sulle pelli. Una rullata da il via alla prima strofa e ci ritroviamo di fronte ad una canzone cattivissima e travolgente: la sezione ritmica è granitica e spedita, le chitarre partoriscono un riff duro come un macigno e poi c'è lui, Jeff Becerra, il quale inizia a vomitare liriche blasfeme. Da notare come, in tutti questi anni, la voce del cantate sia rimasta pressoché la stessa. Un cambio di riff ci trasporta in una nuova sezione della canzone, leggermente meno veloce ma caratterizzata comunque dalla doppia cassa incessante, riff di chitarra molto acidi e linee vocali abbastanza classiche ma di grande impatto. A questo punto, il pezzo torna sui binari principali, con chitarre e batteria massacranti. Da notare l'ottima produzione col sound che appare pulito e compatto. D'altronde, si è cercato di mantenere un mood più possibilmente vicino a quello del passato, seppur non sono state affatto disdegnate le tecniche più moderne. Arriviamo adesso al devastante ritornello, seguito da un passaggio strumentale dove prevalgono le chitarre con i loro duri fraseggi. Nel frangente successivo, troviamo un bel lavoro di chitarre e batteria, che vanno a delineare un passaggio un po' più tecnico ma sempre molto duro. Ricompare Becerra che canta in maniera più cupa alcune frasi del testo, supportato dall'intricato riffing di Daniel Gonzalez e Claudeous Creamer e dalla potentissima batteria di Emilio Marquez. Un urlo del singer e delle note stoppate di tutti gli strumenti, introducono il primo assolo di chitarra che, al contrario della canzone, si presenta piuttosto melodico. Il solo è lungo, caratterizzato per buona parte dall'uso del tapping e supportato come sempre dalla demolitrice doppia cassa di Marquez. Il secondo assolo è più corto e meno melodico ma "calza" perfettamente. La canzone a tal punto, si avvia verso la fine staccando il piede dall'acceleratore, con Becerra che canta minaccioso le ultime frasi del testo. E ciò di fatto, sancisce la fine del brano. Le liriche, poco amichevoli, narrano del rivoltarsi dell'inferno direttamente sulla terra, liberando ogni forma di mostruosità, dolore e caos. Becerra canta che quando non ci sarà più posto all'inferno, i morti cammineranno sulla terra, i demoni inizieranno ad uccidere, le chiese brucieranno fino a diventare polvere e alla fine Dio muore per la nascita del diavolo. Il buio e le fiamme prendono possesso di ogni cosa e cancellano il giorno, fuoco e fiamme ovunque, blasfemie di ogni tipo, questo è l'apocalittico scenario descritto dai Possessed. L'anima cristiana viene completamente repressa da una legione figlia dell'inferno, la quale trasforma il mondo in luogo folle. Nel testo non mancano attacchi alla chiesa, accusata di diffondere bugie e rendere cieca la gente, ed ecco che allora il caos sprigionato dagli inferi farà il suo dovere, ardendo la terra per sempre.
Shadowcult
Il secondo singolo è la bellissima Shadowcult (Culto dell'ombra), altro tellurico brano a metà tra thrash e death metal. Delle voci filtrate ed incomprensibili fanno la loro comparsa mentre una sensazione di inquietudine inizia a pervadere l'ascoltatore. All'improvviso, un possente riff di chitarra irrompe, seguito dapprima da dei secchi colpi di batteria ed in seguito da un'incessante doppia cassa. Becerra inizia poi a cantare e lo fa in modo più cattivo che mai. La sua ugola sembra provenire direttamente dagli inferi ed è perfettamente accompagnata dall'eccellente lavoro alle chitarre, che suonano un riff durissimo ma per nulla grezzo, e dalla imponente sezione ritmica. Una rullata di Marquez introduce un nuovo passaggio più veloce ma al contempo più lineare, dove Becerra adotta linee vocali più classiche anche se sempre di enorme impatto. Poco dopo, è ancora Becerra a condurre il brano, modificando ancora una volta le linee vocali, rendendole, ora, simili a quelle della prima strofa. La base musicale invece, in questo caso, resta la stessa. Ecco una nuova sezione, davvero mozzafiato: la batteria subisce una leggera accelerazione, il riff di chitarra si fa più cattivo e Becerra canta, in modo impeccabile, a perdifiato svariate frasi del minaccioso testo. Giunge adesso il ritornello, dove la voce del singer si fa più cupa e profonda, mentre gli altri membri continuano senza sosta a pestare sui propri strumenti. Nel post-chorus, le caratteristiche musicali rimangono invariate, si registra solo un leggero rallentamento ma senza perdere un grammo di intensità. Arrivano i due soli di chitarra: il primo, suonato da Gonzalez, mantiene una certa melodia di fondo, donando così ulteriore varietà al brano. Il secondo solo, eseguito da Creamer, è più dissonante, rifacendosi al leggendario passato della band. Il finale della canzone è affidato ad un ultima infernale sezione che vede l'inserimento di un nuovo terremotante passaggio con annesso verso, dove i nostri tornano sui binari principali del pezzo. Infine, un'ultima strofa, uguale a quella di apertura, introduce l'ultima sezione di ritornelli che concludono questo splendido e terrificante brano. L'oscuro testo, narra, appunto di questo "culto delle ombre", che altro non parrebbe se non una sorta di venerazione per Satana e per i suoi seguaci. Questo culto provoca un'ossessione profonda e un controllo mentale, fino all'intero possesso dell'anima umana. L'obiettivo finale è un sacrificio, con i demoni intenti a guidarci allo scopo. Il culto serve per la nascita del diavolo e allora l'adepto, vendendo ad esso la propria mente e anima, deve, se vuole continuare a vivere, obbligatoriamente dare al signore degli inferi tutte le anime possibili. Sulla terra non esiste salvezza e siamo condannati dalla nostra nascita, solo il culto delle ombre potrà liberarci. Il culto è in grado di ipnotizzare e una volta che si è ottenuto l'indottrinamento non si torna più indietro. In più, malgrado la vita ci venga lasciata, diventiamo dei servi completi del signore del male, il nostro libero arbitrio è annullato e come orde di zombie obbediamo a tutto ciò che ci viene imposto. E sta qui l'inganno di Satana: lui ci propone di divenire suoi adepti e di farci vivere come vogliamo, ma in realtà ci usa e basta, trattandoci come suoi schiavi. E sarà così per sempre.
Seven Churches
Passiamo ora ad un vecchio classico della band, Seven Churches ossia Sette chiese, qui tratto da un live del 2013 tenutosi in Spagna. Una serie di stacchi serrati di batteria, il basso a condire il tutto con le sue martellate e le chitarre che sprigionano zolfo attraverso un riff in palm muting davvero avvincente. La batteria parte con un quattro quarti martellante, che dal tempo in quarti passa in pochi istanti agli ottavi, pigiando di brutto sull'acceleratore. Di particolare rilievo è il passaggio strumentale che separa la prima strofa dalla seconda, le chitarre ed il basso si lanciano in un fraseggio articolato ma altresì fluido, con le asce che, armonizzate fra loro, arricchiscono ulteriormente la gamma tonale di questa composizione. Passata la partentesi " virtuosa" giunge però l'ora della sublime ignoranza: la batteria parte a fuoco senza compromessi e la solista ci mitraglia i visceri con una sequenza di scale cromatiche che, seppur non proprio precisissime, dettano legge in materia di vecchia scuola estrema. Il brano che già su disco era devastante, in versione live assume ancora più cattiveria, non lasciando scampo a nessuno. La traccia prosegue imperterrita, un breve passaggio vocale di Jeff Beccerra e poi ecco i musicisti ripredere il raffinato passaggio utilizzato poco prima, introdotto a sua volta da una ripresa degli stacchi introduttivi. Davanti ai nostri occhi torna a presetarsi lo scenario degli inferi, in cui i Possessed questa volta locano ben sette chiese tutte dedite ad una particolare frangia del male. Ognuna di esse custodisce un sigillo con un determinato frammento testuale, una singola tessera di un mosaico che, una volta completato attraverso la riunione dei vari pezzi, consente di evocare il maligno in persona. Sette sono le chiese, sette sono i sacerdoti oscuri e sette sono i loro cuori, che battono all'unisono in favore della pura malvagità. Il numero sette, come sono i vizi capitali, torna nuovamente: sette bibbie, sette croci e sette martiri rattristati dalla perdita della loro beatitudine a causa del peccato, il numero torna a ripetersi in serie durante il testo quasi fosse una oscura coincidenza degna di un romanzo di Dan Brown. Dal profondo dell'abisso in cui siamo arginati siamo come sempre impotenti, possiamo semplicemente ammirare come gli dei pagani si prendano la loro meritata vendetta, ecco che i demoni, per unirsi nella lotta contro il dio della cristianità, ci sacrificano sull'altare oscuro, lasciando marcire le nostre carni al cospetto del cielo e lasciando che il terrore dilaghi nuovamente sulla terra. Il brano volge alla conclusione, ormai il rito e compiuto ed il caos è stato scatenato, una furia simile non può essere eguagliata nemmeno dall'armageddon, sette devoti che pregano, sette campane il cui suono echeggia in un'aria ormai annerita dalla cenere e sette chiese che si ergono all'inferno su un fiume di lava incandescente.
Swing of the Axe
Sempre tratto dal live spagnolo del 2013, ecco un'altra canzone storica della discografia di Becerra e soci, ovvero Swing of the Axe, in italiano "oscillazione dell'ascia". Anche questo qui è un brano che in concerto diventa ancora più coinvolgente, essendo tra l'altro, una vera chicca all'interno del repertorio della band. Il vero ritmo dell'ascia è quello del gruppo: quattro martellanti minuti di thrash metal senza compromessi, che onorano il genere come meglio non si potrebbe. E' il diavolo stesso a muovere l'ascia del dolore e della sofferenza: l'ascia che spazza via arti come se nulla fosse, l'ascia che diffonde sangue senza pietà alcuna, l'ascia sorta dai semi dell'inferno e che gode del dolore altrui. Ed è la parte più scandita della traccia a fungere da ponte per il primo grezzo assolo, che ruota attorno ad un copioso utilizzo della leva di chitarra. La band, successivamente, torna alla carica con ritmi nuovamente rapidissimi: ed è l'ascia che qui, nelle liriche, viene descritta come lo strumento del fuoco, al servizio di Satana, utensile che ha domicilio nell'inferno, e dall'inferno stesso giunge per portare implacabilmente morte e brutalità. Poi il secondo assolo, altrettanto pregno di attitudine e piacevolmente incentrato sulla leva, che poi diviene più ruvido e squillante. Il solo ascoltare questo brano in versione live, fa solo immaginare il pogo che può scaturire grazie a delle note che giungono sugli astanti come raffiche. La prova di Becerra è più che convincente ed anche un po' toccante, perché malgrado il singer sia ridotto sulla sedia a rotelle, non si risparmia a fatto e rende la sua ugola più infernale che mai.
Abandoned (Demo Version)
L'ultima traccia del lavoro, è la versione demo in un altro nuovo brano, intitolato Abandoned, ossia Abbandonato. La nuova versione, sarà poi presente sul disco nuovo della band. Un riff maligno accompagnato da fulminei colpi sulle pelli introducono il brano, mentre l'altra chitarra esegue note stoppate seguendo l'operato di Marquez dietro le batteria. Subito dopo, persiste sempre lo stesso riff di chitarra, mentre Marquez inizia a pestare in modo violento ma preciso sui tamburi. Poi, le chitarre cambiano leggermente tono, si fanno più cupe e tirano fuori un riff thrash vagamente melodico, il quale introduce la prima strofa, lanciata su un bel up-tempo. Becerra comincia a cantare su delle linee vocali molto dilatate e la sua voce esce decisamente minacciosa. Ciò, contribuisce a dare al pezzo un'aura tenebrosa e in questo i Possessed sono degli artisti. Irrompe poi, sempre su supporto della poderosa doppia cassa di Marquez, un riff di chitarra più tagliente e melodico, che dona varietà alla canzone. Dopo questo, via con la seconda strofa e il pezzo torna a farsi oscuro. Da notare come, per essere una versione demo, la canzone si ascolta in maniera eccelsa, quasi come se fosse registrata direttamente in studio. Un nuovo verso, fa assumere al brano una leggera variazione, con la voce di Becerra che si fa più profonda e cupa, mentre le chitarre continuano a macinare note assassine e la sezione ritmica non si risparmia per niente. Un passaggio strumentale, caratterizzato di nuovo da quel riff simil-melodico che avevamo udito ad inizio brano, ci conduce al bridge: il tempo rallenta vistosamente ed un metallico riff sostiene la voce di Becerra che continua imperterrito a cantare versi incentrati sul male e sulla distruzione. Ritorna ancora una volta il riff di prima, ed eccoci giunti al ritornello, sempre incentrato sul mid-tempo e sulla ripetizione del titolo della canzone. Arriva ora un luciferino solo di Creamer, dal sapore molto anni 80, che da un ulteriore tocco malefico al pezzo. Successivamente, dopo un'ulteriore intervento dell'indiavolato Becerra a ripetere il titolo della canzone, le chitarre tornano a farsi acide e parte una nuova strofa, più veloce rispetto alle prime, con il singer che canta più cattivo che mai. Subito dopo arriva l'assolo di Gonzalez, molto bello, dal retrogusto melodico ma allo stesso tempo dissonante. Dopo troviamo una nuova strofa uguale alle prime e la canzone dunque, si avvia verso la conclusione. Il finale è affidato ad un ultimo ritornello che di fatto chiude questo bellissimo pezzo. Le liriche sono ancora una volta incentrate sull'ascesa di Satana e delle sue legioni. Leggiamo dell'avvento dell'armaggedon, dell'arrivo del male più oscuro. Il paradiso è ormai una schiera di schiavi, succubi di Satana e dei suoi demoni sorti dalle fosse dell'inferno. L'umanità in tutto ciò è abbandonata, preda di ogni atrocità. L'ordine delle unità del diavolo è diffondere la malattia ovunque, fino al risveglio del fuoco idoneo per il principe dell'inferno. Ormai è la fine e in questo verso, i Possessed sembrano rivolgersi direttamente all'ascoltatore in prima persona, dicendo che siamo giunti all'epilogo, che siamo giunti alla stanza nera, dove gli angeli non volano mai e dove regna il peccato. Insomma, dopo tanti anni, i Possessed non hanno perso la voglia di parlare di Satana e inferno nelle loro liriche, anche se, e ci mancherebbe, i testi del nuovo corso sono molto più maturi rispetto a quelli di "Seven Churches". Viene comunque dato uno sguardo sul mondo circostante, un mondo che appare in continua caduta, con i demoni che parrebbero essere gli uomini stessi.
Conclusioni
Dunque, dopo questo EP, cosa possiamo aspettarci dal nuovo album? Le previsioni sono senz'altro molto alte: i due singoli pubblicati posseggono un tiro micidiale, cattivi, suonati con perizia invidiabile, dotati di un songwriting variegato e ben equilibrato, testi malvagi ma affascinanti e quant'altro. L'ugola di Becerra, dopo tanti anni, non è cambiata affatto, il cantante mantiene una timbrica rauca, sgraziata, ideale per la musica dei Possessed. La nuova formazione, ossia i restanti membri, sono tutti perfettamente collaudati: i due chitarristi Creamer e Gonzalez sfoderano riff durissimi, solidi, ma non disdegnando di un po' di melodia. Questa compare soprattutto negli assoli, eseguiti con una certa tecnica. Il bassista Robert Cardenas fa un buon lavoro, sorreggendo l'intera impalcatura. Il batterista Emilio Marquez è una macchina da guerra, preciso, violento e versatile. Un vero rullo compressore. Insomma, i presupposti per la riuscita del disco nuovo ci sono tutti. Per quanto riguarda le due canzoni live, sono eseguite ottimamente, soprattutto grazie a Becerra che, malgrado le sue condizioni fisiche, non si risparmia affatto e cerca di non far percepire al pubblico la sua situazione medica. Da segnalare che, quando i Possessed suonarono live questi due pezzi, nel 2013, il chitarrista Claudeous Creamer non presenziava ancora nel gruppo. Ma ciò non influisce sulla performance generale, che risulta, come detto, davvero convincente. La versione demo di "Abandoned" è interessantissima, ora non si aspetta altro che sentirla ri-registrata per il disco nuovo. I testi, come accennato, sono malvagi, a chiaro tema satanico. Una cosa che ha sempre distinto i Possessed, sin dagli anni 80, da altre band come Venom o Slayer, è che i loro testi, così intrisi di magia nera e diavolerie varie, sono spesso apparsi più reali di quanto si potrebbe credere. Alla fine, anche loro utilizzavano, e utilizzano, queste tematiche nelle loro liriche per pura scena, però va detto che i loro testi sono più suggestivi e impressionabili rispetto a quelli di altri gruppi. Comunque, rispetto a 35 anni fa, c'è stato un netto miglioramento, le liriche sono divenute comunque più mature e ricercate. Cosa aspettarsi allora per quanto riguarda il futuro del gruppo? Le premesse ci sono tutte, il nuovo album è oramai alle porte e il gruppo è in salute. Da quando, nel 2007, la band si è riformata, l'intensissima attività live ha di sicuro aiutato a far riprendere i giri giusti. Ed è stato giusto così, perché il destino, con i Possessed, in passato, era stato fin troppo crudele . Certo, magari era lecito aspettarsi il nuovo disco qualche anno prima, ma d'altronde, le circostanze non erano delle più ideali. La riabilitazione di Becerra, i diversi cambi di line-up e la ricerca della giusta ispirazione, hanno di sicuro ritardato l'uscita di un lavoro discografico. Che altro dire? Nulla se non che il futuro dei Possessed appare roseo (o nero come le tenebre, la loro dimensione ideale), ora non ci resta che attendere la nuova release.
2) Shadowcult
3) Seven Churches
4) Swing of the Axe
5) Abandoned (Demo Version)