POSSESSED
Seven Churches
1985 - Combat Records
MICHELE MET ALLUIGI
08/04/2019
Introduzione
Come ogni cosa su questa terra, anche il Death Metal possiede un'origine, un archetipo, se vogliamo, dal quale è partito tutto e da cui, anno dopo anno, disco dopo disco, si è giunti a ciò che tutti noi ascoltiamo oggi: quel magnifico connubio di potenza sonora, truculenza, malvagità e blasfemia che esalta tutti i metallers del globo e li unisce sotto i cancelli infernali, con le corna al cielo e gli occhi bramanti di poter finalmente varcare quella soglia. Trovare il disco zero di una corrente musicale non è mai semplice, ma per quanto riguarda il Death Metal, possiamo sicuramente convergere, con margine abbastanza ampio di ragione, su "Seven Churches" degli americani Possessed. A dare il nome all'intero genere, secondo molti, è proprio il titolo del loro primo demo del 1984, "Death Metal", appunto, ma tale nome è destinato a ricomparire anche nella tracklist del full lenght dell'anno seguente, poiché la decima traccia infatti si intitola proprio "Death Metal". Benchè il gruppo non si sia mai direttamente attribuito tale merito, l'operato della loro tormentata carriera ha contribuito a far nascere una delle costole più cattive dell'Hard N' Heavy ed anche se Jeff Becerra e compagni si siano sempre definiti una band Thrash, quanto creato nei loro dischi ha sempre rappresentato "un qualcosa di più. Come accennato, la storia dei Possessed si è rivelata particolarmente travagliata: in più di trent'ani di carriera sono solo tre gli album in studio pubblicati (tra cui il recentissimo "Revelations Of Oblivion" la cui uscita è segnata per il 10 maggio di quest'anno) per la maggior parte del tempo però, il gruppo ha passato la propria esistenza fra pubblicazioni di singoli, ep e split, cambi di line up, sciogliementi, ricomparse ed ulteriori ritorni nella tomba, per poi tornare nuovamente in pista con una line up più o meno stabile (ma non diciamolo troppo forte) a partire dal 2010, ma procediamo con ordine. Siamo a San Francisco, nell'anno 1983, e la band vede la luce per idea del chitarrista Mike Torrao e del batterista Mike Sus, a cui si unirà il bassista e cantante Barry Fisk a completare la formazione, ma l'esperienza sarà breve, poiché il frontman si toglierà la vita proprio in quell'anno, dando così al gruppo la prima pesantissima batosta. Al suo posto sarà reclutato proprio Jeff Becerra, l'attuale mastermind del combo americano, che all'epoca era in forze nei Blizzard e con l'ingresso del secondo chitarrista Brian Montana prendono ufficialmente vita i Possessed, che inizieranno a mettere a ferro e fuoco l'intera Bay Area esibendosi come gruppo spalla degli Exodus. Proprio nel'84 vede la luce il primo demo della band, che porterà su di essa l'attenzione del produttore Brian Slagel della Metal Blade Records e che inserirà il loro brano "Swing Of The Axe" nel sesto volume di "Metal Masacre", la celebre compilation che ha reso famosi anche gruppi come Metallica, Slayer ed Armored Saint. Freschi di un nuovo contratto con la Combat Records il quartetto incide "Seven Churches" nel 1985, dando così l'innesco a quell'incendio di extreme metal che incenerirà il mondo intero. Come abbiamo detto, i Possessed non erano consapevoli di quanto sarebbe stato influente il loro operato, eppure, quel sound così crudo, scarno e schietto sarà la vera musa ispiratrice di artisti che sarebbero venuti alla ribalta di lì a poco, tra cui possiamo citare giusto Chuck Schuldiner dei Death, David Vincent dei Morbid Angel e Glen Benton dei Deicide, tutti artisti che annoverano il disco dell'85 tra i più influenti della loro carriera. Forti del successo dell'esordio, i Possessed ne realizzano il successore "Beyond The Gates" appena l'anno seguente, ma benchè a detta degli autori il nuovo lavoro sia più studiato e calibrato esso si rivela un flop commerciale rispetto a "Seven Churches" che proprio grazie alla sua "grezzura" è ormai un album di culto e surclassa anche il successivo ep "The Eyes of Horror", benchè quest'ultimo vanti la produzione di Joe Satriani. Sembra però essere arrivata immancabilmente la fine dei Possessed dato che viene data la notizia dello scioglimento a causa della paralisi che ha colpito Jeff Becerra: come è noto, il frontman della band ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato venendo coinvolto casualmente in una sparatoria in cui è stato colpito alla schiena. Tutto sembra esaurirsi, anche il tentativo di ritorno del 1990 voluto da Mike Torrao ha infatti vita breve e bisognerà aspettare il 2007 per vedere i Possessed tornare definitivamente alla ribalta, esibendosi sul palco del Wacken Open Air con un Jeff Becerra sì sulla sedia a rotelle ma agguerrito ed indemoniato come lo abbiamo sempre potuto apprezzare, segno di una grande forza di volontà oltre che di passione per la musica. Ed eccoci finalmente ai giorni nostri, i Possessed sono tornati con una nuova line up ed un disco in cantiere, i presupposti perchè "Revelations Of Oblivion" non deluda i fans ci sono tutti, ma l'asticella è alta perchè i seguaci della band ritengono ancora "Seven Churches" il disco death metal per eccellenza.
The Exoorcist
L'album si apre con "The Exorcist" ("L'Esorcista"), che non a caso viene avviata da una sequenza di tastiere intenta ad eseguire il motivo tratto dalla colonna sonora della pellicola omonima del 1973. Preparatevi fin da subito, perchè questa sublime parte sinfonica sarà l'unico frangente melodico che troverete all'interno del disco, il resto sono solo rasoiate in puro stile old school. Dissoltasi definitivamente l'ultima nota di sintetizzatore infatti, ecco che il nostro impianto inizia a gettare fuori dalle casse una vera e propria colata di magma sulfureo proveniente direttamente dall'Ade, non si tratta di un difetto del vostro stereo ma semplicemente della furia dei Possessed che vi travolge e vi sbatte la testa contro il muro senza nemmeno porgervi un saluto. Il brano è infatti travolgente fin da subito e non ci viene concesso nemmeno un attimo di respiro: nell'insieme il tutto suona "caotico", ma trattandosi di un disco di metal estremo è e deve essere cosi; a trascinare questo compatto carro armato in avanzata è sicuramente il drumming di Mike Sus, il quale, imposta le ritmiche su un unico imperativo: avanzare. Il tempo infatti è costituito principalmente da un quattro quarti lineare, uno di quei tupa tupa che sicuramente farà gola a tutti i fanatici di Death Metal; le due chitarre invece allestiscono un vero e proprio muro impenetrabile, amalgamato a loro volta dal basso imponente di Jeff Becerra. In effetti è difficile distinguere nettamente le rispettive parti degli strumenti, ma come abbiamo detto è proprio questo impasto a rendere questo disco un capolavoro indiscusso del genere. Non si può in questa sede non ritrovare quella furia compositiva che fu tanto cara ad altri maestri delle sonorità più dure, come Venom e Slayer, l'intento della musica è seplicemente quello di scardinare i sigilli infernali e lasciare che la malvagità invada la terra e non si può certo affermare che in tal senso i Possessed non riescano a compiere la loro impresa. Passata la prima strofa, il combo compie un giro di corda, lasciando provvisoraimente il comparto ritmico per regalarci un avvincente pre ritornello, dove le chitarre si lanciano in sincro in un fraseggio serrato e dinamico, le cui note non possono far altro che trasmetterci un vero e proprio senso di oppressione, restando sempre sostenute dalla batteria inarrestabile e da un basso lineare ma che, giustamente, riempie il vuoto sulle basse frequenze lasciato dalle sei corde. La malvagità pura è dinnanzi a noi e non possiamo far altro che tremare. Ad uno ascolto complessivo, questa opener non riserva particolari sorprese: non siamo di fronte ad una composizione ricca di cambi di tempo o parti particolarmente articolate, il brano è un'unica colata di sangue giù per il pendio, come un fiume in piena, che avanza travolgendo tutto ciò che gli capita a tiro con moto impetuoso, ecco quindi come una semplice alternanza di strofa e ritornello, se ben progettata e concatenata, lascia ottenere alla band la opener adatta allo scopo. Il main riff, per quando scarno, ottiene perfettamente ciò che vuole, farci scuotere la testa, ottenendo per di più il massimo risultato con il minimo sforzo; i Possessed suonano e suonano duro, non sempre precisissimi, ma in fondo è anche di questo che è fatto il Death Metal, rabbia allo stato puro, dove non c'è tempo per la razionalità. Dal punto di vista lirico, anche le parole di questa canzone sono scritte appositamente per gettarci nel panico ed instillare in noi nulla più che la consapevolezza di essere una nullità di fronte ai poteri dell'occulto: Jeff Becerra infatti non fa altro che narrare che cosa Satana in persona possa farci e di come sia inutile cercare salvezza in una fede che ormai ci ha abbandonati al nostro ineluttabile destino; le frasi sono concise e digrignate, come se fossero pronunciate da un assassino che si sta per scagliare su di noi con un'ascia per farci a pezzi. Saremo posseduti dal demonio e l'odio stesso ci scaraventerà tra le fauci di Cerbero in persona, i demoni ci stritolano l'anima e la malvagità ci rende folli facendo dell'insania una maledizione che durerà in eterno. Sulla terra ormai vagano errabondi gli uomini corrotti dal peccato e sembra non esserci più nessuna salvezza se non l'arrivo di un misterioso esorcista. A questo punto del brano, che ricordiamolo viaggia sempre a bpm elevatissimi, Jeff Becerra interpreta in prima persona il ruolo di un dannato che si prostra ai piedi del prete, implorandogli di salvare la sua anima esorcizzando il male da lui. Il clerico si mette immediatamente all'opera, commosso nel vedere un suo fratello ardere a causa di Satana, ed inizia subito il rituale. Il malcapitato si contorce, vomita e non riesce a non piegarsi in due a causa degli spasmi, la purificazione e la possibilità di vedere nuovamente la luce sono un dono celestiale ma vanno conquistati attraverso una purificazione disumana che ci infilzerà e ci tirerà fuori dalla melma di tenebra in cui il diavolo ci ha gettati. Lette al giorno d'oggi liriche come questa appaiono come dei clichè, ma non dimentichiamoci che all'inizio degli anni Ottanta, parlare di temi come l'occulto e l'anticristo comportava essere catalogati come degli eretici dai benpensanti e come dei pionieri dai fan dell'Heavy Metal.
Pentagram
Proseguiamo con "Pentagram" ("Pentagramma"), titolo per il quale occorre fare inanzitutto una precisazione semantica: con il termine "pentagramma", nel caso di un brano dei Possessed non è certamente da intendersi la sequenza di cinque linee orizzontali equidistanti sui quali si scrivono le note musicali per realizzare gli spartiti. In questo caso occorre seguire l'interpretazione dal greco che indica «di cinque segni», ed è da riferirsi al pentalfa, il simbolo a cui si attribuiva un significato mistico di perfezione, qui ovviamente riferita al maligno, e che perciò adottavano come proprio segno di riconoscimento e come simbolo apotropaico. Senza addentrarci troppo nella terminologia occulta passiamo ora al brano: un verso particolarmente sinistro, simile ad un ruggito, introduce questa nuova sferzata di thrash/speed metal, come come intuibile parte nuovamente senza troppi fronzoli. Il riffing è nuovamente affilato come la lama di un rasoio arrugginito e la chitarra è dunque pronta a dilaniare le nostri carni ed i nostri timpani. Jeff Becerra avanza nuovamente inarrestabile con il quattro corde, intento a seguire le due asce con una basilare linea standard incentrata sulle note toniche del pezzo. Mike Sus è ancora una volta un vero e proprio cingolato: sembra quasi che il suo drum set sia composto unicamente da charleston, cassa e rullante ma credetemi al drummer americano bastano e avanzano per creare delle ritmiche trascinanti dal primo all'ultimo istante. Su questo brano è particolarmente interessante l'inciso ritmico che i nostri tessono alla fine della prima strofa, prima di lanciarsi nel ritornello. Arrivando lanciati come treni, i quattro si intrecciano in un efficace break dove le chitarre si legano in una fittissima trama di note, seguita fedelmente dai fusti della batteria; nonostante il tiro complessivo sembri apparentemente arrestarsi, in realtà ci troviamo di fronte ad un'esitazione voluta prima che i Possessed si rilancino all'assalto con un nuovo sviluppo all'arma bianca. Il drumming riprende infatti a testa bassa sul quattro quarti e gli strumenti a corda si schierano nuovamente su una ritmica decisamente di impatto, un monolite indistruttibile che ci rotola addosso e ci stritola le ossa. La particolarità compositiva della traccia consiste nel conservare le porzioni di testo per la strofa, il cui incedere è sì dritto ma più lento, per poi lasciare la furia al successivo assalto strumentale, creando così una cascata ritmica abbastanza regolare nel suo susseguirsi ma indicatissima per l'headbangng e le spallate nel pogo. Anche "Pentagram" è un pezzo che affascina ed esalta per la sua perfetta semplicità, siamo di fronte ad un capolavoro della vecchia scuola e questi quattro metalhead vogliono solo sprigionare la loro violenza senza perdersi in costruzioni ritmiche troppo elaborate: massima resa, poca spesa, ed ecco che questo pezzo vi infiammerà le budella fino a farvele sciogliere nello zolfo. Ancora una volta, il versante lirico ci conduce negli oscuri abissi del male, con il vocalist Jeff Becerra pronto a narrarci una nuova anatemica poesia votata a Satana. Il racconto si apre con la descrizione di una città oscura, il cui terreno è spoglio ed il cielo sopra di essa è completamente nero, una probabile reinterpretazione dell'Inferno applicata all'era contemporanea, abitata unicamente da anime tormentate e peccatori consapevoli del fatto che da questo luogo non si possa più tornare indietro. Il frontman ci invita ad affacciarci ad un pentagramma tracciato per terra sulla nuda pietra, in esso scorgiamo dei segreti che solo il nostro subconscio può conoscere e bagnando il suolo con le nostre lacrime e bevendo un calice di sangue avvieremo un rituale in grado di svelarci la verità assoluta. Gli inferi si spalancano davanti ai nostri occhi, un profondo baratro nel quale troviamo il trono del signore delle tenebre, che ci osserva sapendo giò che di lì a poco diventeremo suoi schiavi, trascinati in un eterno oblio dove il tempo si ferma e saremmo obbligati a trascorrere l'eternità ad uccidere altri dannati come noi, un eterno massacro atto solo ad esaltare il diavolo in persona. Non possiamo sottrarci a questa oscura predestinazione, il frontman dei Possessed quindi ci invita a prenderlo per mano e a lanciarci con lui in questo interminabile abisso; se non puoi batterli d'altra parte unisciti a loro, ed è molto meglio accettare il fato subito senza resistenze. Non ci resta quindi che lanciarci nelle fauci di Lucifero, abbagliati dalla luce del pentagramma ed accompagnati dalla musica dei Possesed.
Burning In Hell
Giunti sul fondo del baratro, non ci resta che ardere tra le fiamme dell'Inferno, e puntualmente arriva in terza posizione della tracklist "Burning In Hell" ("Bruciando All'Inferno", per l'appunto). Ci basterà dare il play al lettore per essere prontamente investiti dalle fiamme dell'Ade: le chitarre infatti partono subito in quarta con un riff al vetriolo, il perfetto concatenamento di speed metal per accoglierci tra lo zolfo degli oscuri meandri infernali. Le sei corde si scagliano su di noi come delle lingue di fuoco e la batteria di Mike Sus ci avvolge e ci stritola con un tupa tupa che non lascia scampo alle nostre colonne vertebrali. Fino ad ora, siamo di fronte al brano più vioento del disco, se le due canzoni precedenti, pur martellando senza esclusioni di colpi, partivano con una certa lentezza per poi accelerare in itinere, questo terzo capitolo dell'album parte subito con il tachimetro al limite e, eccezion fatta per una breve parentesi intermedia dove il tempo si dimezza, ci afferra per la faccia e ci scuote senza mollarci nemmeno per un secondo. Anche Jeff Becerra infatti vomita le sue parole come un ossesso in preda alle convulsioni, immaginatevi quindi un posseduto contorcersi a causa del giogo che Satana esercita sulla sua anima e sul suo corpo, a questo dannato mettete inoltre un basso fra le mani e potrete farvi un'idea di come il bassista americano suoni su questa traccia. Sul suo quattro corde infatti non vengono date delle plettrate (poiché si percepisce chiaramene l'utilizzo del plettro) ma piovono letteralmente delle sassate, rendendo il comparto ritmico dei Possessed solido come una muraglia impenetrabile. Si accennava ad una parte dimezzata, ed è proprio ciò che separa una strofa dall'altra, poiché ci troviamo ancora una volta al cospetto di un brano assai semplice a livello strutturale: un impatto decisamente letale in avvio, che non concede un attimo di respiro snocciola infatti la prima porzione della lirica dopodichè, quasi come se i Possessed fossero consapevoli che ci occorre un attimo di respiro prima di riprendere il nostro headbanging, il gruppo si getta su un mid tempo che spezza la progressione, ottimo espediente per poi rigettarci tra le fiamme dell'inferno. Lo shredding delle chitarre passa infatti dai trentaduesimi ai sedicesimi, la voce di Becerra si fa più distesa e solenne, quasi come se un profeta si affacciasse sul teatro del nostro calvario di dannati e ci preannunciasse che la nostra pena è ardere in eterno. Conclusa la sentenza ecco i demoni infernali riprenderci alle spalle e rigettarci nuovamente nel calderone sulfureo, i Possessed picchiano duro e non possiamo far altro che rassegnarci alla potenza del loro Death Metal. La morte infatti, racconta il frontman, ci ha gettati nell'abisso e non possiamo sottrarci al resoconto del vocalist, che come un oscuro Cicerone ci invita a varcare i cancelli dell'aldilà per far sì che si compia la nostra dannazione. Come in preda ad un'antica magia nera le nostre anime vengono dissezionate dal corpo per poi essere gettate tra le fiamme; tutte le colpe ed i peccati che abbiamo commesso in vita veranno punite questa notte, che si avvii il supplizio eterno dunque, dato che le nostre urla provengono da una voragine talmente profonda da non far sentire la nostra voce nell'alto dei cieli. Il nostro spirito si unisce quindi a quello di milioni di trapassati maledetti come noi e non possiamo far altro che constatare che un istante prima siamo ancora vivi e l'istante successivo non ci siamo più: la morte viene quindi raffigurata come un bagliore, un lampo, la cui fulmineità ci porta via dal mondo dei vivi per catapultarci in quello dei morti. Sembra solo un incubo, eppure è la triste realtà, dopo il trapasso non vi è nulla, solo l'oscurità, un mare di pece nera come la notte che ci avvolge e lascia il nostro corpo alla inevitabile decomposizione mentre, quasi in un metaforico contrasto, la nostra anima viene accecata dalla luce, che però non è quella del paradiso, bensì quella del fuoco dell'Inferno. Tutto ciò che ci hanno raccontato in materia di salvezza e misericordia nell'alto dei cieli dunque si sono rivelate solo delle menzogne, possiamo non crederci, possiamo tentare di fuggire ma non servirà a nulla, il cattolico motto "polvere eri e polvere ritornerai" trova in questo brano la sua realizzazione più cinica: eravamo polvere e ritoreremo polvere... di zolfo, dato che siamo nati dal niente e presto torneremo ad essere niente mentre i nostri spiriti saranno condannati ad ardere ancora. Mettiamoci l'anima in pace quindi, ora che possiamo farlo, perchè i Possessed pestano duro e dopo che le nostre membra saranno state triturate dalla potenza di questa canzone ci attenderà inoltre l'eterna dannazione infernale.
Evil Warriors
Come naturale prosecuzione torviamo "Evil Warriors" ("Guerrieri Malvagi"), che sembra infatti riallacciarsi al brano precedente dando quasi l'impressione che si tratti di un'unica composizione divisa in due parti. Conclusa infatti "Burning In Hell"con un finale netto, ecco che le chitarre riprendono immediatamente a fischiare prima di ripartire nuovamente con un assalto frontale; immaginatevi quindi di trovarvi in sala prove con la band, che vi ha appena suonato il brano da poco concluso, nell'aria echeggiano ancora le vibrazioni degli strumenti e nel breve istante di silenzio potete sentire solo il vostro acufene. Per stoppare il pezzo, i musicisti hanno appoggiato le mani sulle corde e in quei pochi secondi di silenzio avete un attimo per riprendere fiato, ma senza che i nostri dicano nulla le mani si staccano e le chitarre riprendono a fischiare. Quell'intervallo non sembra più dunque una pausa tra un esecuzione e l'altra ma una pausa musicale di un unico macropezzo che riparte nuovamente a martellarvi le viscere. Pochi secondi quindi, giusto il tempo di un respiro e via di nuovo ad essere scotennati dalla furia della band americana. Il tempo è ancora un incalzante quattro quarti ed il main riff di chitarra suona molto simile al precedente (ecco perchè si potrebbero immaginare che i due brani siano in realtà un tutt'uno). L'apertura del brano questa volta vede le chitarre separarsi provvisoriamente, una mantiene la ritmica insieme al basso, l'altra, la solista di Larry LaLonde, si lancia in una affilatissima stoccata solista (elemento che viene utilizzato come inciso anche tra una porzione di testo e l'altra all'interno della strofa). Dal punto di vista ritmico, a movimentare il brano è l'alternanza di tonalità del riff portante, il continuo saliscendi dei powerchords infatti conferisce alla composizione un dinamismo assai particolare, che mantiene ancora piu desta la nostra attenzione nell'ascolto. Più lineari invece sono le parti di basso e batteria, che avanzano a spron battuto rivelandosi l'immancabile motore del pezzo. Anche la voce di Jeff Becerra sembra seguire questo su e giù timbrico, utilizzando sia il cantato sporco che lo screaming secco per il suo testo, tanto da riconoscere in questa performance quello stile che apprezzeremo qualche anno dopo sui lavori seminale dei Death quali "Scream Bloody Gore" e "Leprosy" dei Death. Anche in questo caso l'imperativo resta sempre lo stesso: non fare prigionieri, questo dittico di brani che ci porta a metà dell'album infatti si rivela essere una colata di sangue che gronda dal nostro impianto, una seminale tavola della legge i cui elementi costituiranno l'avvio per le successive più cruente frange del Metal. La tematica resta sempre "sulfurea", ma questa volta dietro alla narrazione del testo vi è una scenografia maggiormente studiata: l'ambientazione infatti è notturna, durante una notte insonne un ipotetico tu al quale si rivolge il vocalist (e qui ci piace immaginare una donzella impaurita, giusto per rendere la scena più horror oriented) vaga per la casa in cerca del tanto atteso sonno che però non arriva, passando di stanza in stanza si affaccia ad una finestra fissando la luna, che prontamente, come una musa regala le più intime e profonde riflessioni ad una mente che non riesce a trovare riposo, lo stimolo forse è arrivato e la ragazza si avvia verso il suo letto. Da poco trovato il sonno però ella viene svegliata di soprassalto da un rumore, si guarda intorno nell'oscurità ma non vede nulla, sarà stato un brutto sogno? Probabile, meglio rimettersi sotto le coperte, anche se con lo spavento ancora in circolo non è semplice. Di nuovo un rumore, questa volta un boato, sembra provenire dal cielo, ma guardando in alto non si vede nulla, poiché è in basso che dovra rivolgere gli occhi. Proprio dall'abisso che si è aperto nel pavimento, sventrando la casa, ecco sfilare i cavalieri malvagi, i quattro dell'Apocalisse, che non attraversano il cielo come nella narrazione biblica ma arrivano sulla terna direttamente dall'Inferno aprendo la terra metà. La ragazza viene letteralente sopraffatta dal panico e noi con lei, dato che di fronte ai guerrieri del male non possiamo far altro che darci alla fuga, proviamo ad urlare con lei ma la gola è talmente infiammata dal dolore delle grida disperate da renderci immediatamente afoni. Nulla ci può cambiare, il destino è segnato e sotto i nostri piedi iniziamo a sentire un calore inaspettato, quello delle lingue di fuoco che in pochi istanti carbonizzano il suolo e aprono l'Inferno vero e proprio sotto di noi. L'aria è intrisa di polvere, quasi come se fosse una fitta nebbia, i più impavidi provano a combattere ma non si può vincere contro i guerrieri di Satana, che con i loro pugni possenti ci mettono subito ko e ci lasciano a terra privi di sensi, il destino è compiuto, la realtà così come noi la conoscevamo ormai è solo una parola priva di significato ed il male ha definitivamente conquistato la Terra, i guerrieri vogliono le nostre anime ed avanzano contro di noi, ormai siamo con le spalle al muro, hanno sguainato le loro spade, un fendente, ed anche noi ormai siamo un nulla nell'abisso.
Seven Churches
Giungiamo a metà dell'album proprio con la titletrack "Seven Churches"("Sette Chiese") la cui introduzione si rivela perfetta per prepare l'ingresso sulla scena del diavolo in persona: una serie di stacchi serrati di batteria, il basso a condire il tutto con le sue martellate e le chitarre che sprigionano zolfo attraverso un riff in palm muting davvero avvincente. Fino ad ora, è il primo brano che non parte a velocità granitica, ma si riserva il piacere di lasciarci quella minima esitazione che aumenta in noi la suspece, anche se siamo ben consci del fatto che presto saranno mazzate nei denti per tutti. La batteria infatti parte nuovamente con un quattro quarti martellante, che dal tempo in quarti passa in pochi istanti agli ottavi, pigiando di brutto sull'acceleratore. Durante lo scorrere della strofa, le chitarre restano eclissate dalla batteria di Mike Sus e dalla voce di Jeff Becerra, un vero peccato poiché si perde quell'impatto complessivo che non si riesce ad avere con solo il basso ed i fusti in evidenza; il tutto però si ricompatta con l'arrivo del ritornello, dove le sei corde tornano in auge per colpire nuovamente duro. Su questa particolare traccia è impossibile non riscontrare la grande affinità che i Possessed hanno con gli Slayer, di cui tornano facilmente alla mente i primi lavori come "Show No Mercy" ed "Hell Awaits" e dei quali apprezziamo ogni volta la cruda potenza. Di particolare rilievo è il passaggio strumentale che separa la prima strofa dalla seconda, le chitarre ed il basso si lanciano in un fraseggio articolato ma altresì fluido, con le asce che, armonizzate fra loro, arricchiscono ulteriormente la gamma tonale di questa composizione. Passata la partentesi " virtuosa" giunge però l'ora della sublime ignoranza: la batteria parte a fuoco senza compromessi e la solista ci mitraglia i visceri con una sequenza di scale cromatiche che, seppur non proprio precisissime, dettano legge in materia di vecchia scuola estrema. La traccia prosegue imperterrita, un breve passaggio vocale di Jeff Beccerra e poi ecco i musicisti ripredere il raffinato passaggio utilizzato poco prima, introdotto a sua volta da una ripresa degli stacchi introduttivi. Anche se nel complesso la struttura del brano resta abbastanza nella norma in quanto a concatenazioni ritmiche, i Possessed per la loro titletrack scelgono di osare un po' di più, intessendo una trama sì lineare ma composta da più elementi stilistici rispetto alle composizioni precedenti. Ecco perchè il brano "Seven Churches", si rivela a conti fatti il più avvincente del lato A del disco (ok che esiste il cd, ma volete mettere il fascino dell'ascoltarlo in vinile, nella più alta fedeltà agli Eighties?). Davanti ai nostri occhi torna a presetarsi lo scenario degli Inferi, in cui i Possessed questa volta locano ben sette chiese tutte dedite ad una particolare frangia del male. Ognuna di esse custodisce un sigillo con un determinato frammento testuale, una singola tessera di un mosaico che, una volta completato attraverso la riunione dei vari pezzi, consente di evocare il maligno in persona. Sette sono le chiese, sette sono i sacerdoti oscuri e sette sono i loro cuori, che battono all'unisono in favore della pura malvagità; il frontman ora ci invita a prendere parte ad un nuovo rituale, ci sprona ad assaggiare il sangue dei morti, marciti all'inferno come nel paradiso, il cielo immediatamente si tinge di un forte color porpora, nel quale si perdono delle vere e proprie colonne di fuoco ed ecco che presto raggiungeremo la sala del trono di Satana. Il numero sette, come sono i vizi capitali, torna nuovamente: sette bibbie, sette croci e sette martiri rattristati dalla perdita della loro beatitudine a causa del peccato, il numero torna a ripetersi in serie durante il testo quasi fosse una oscura coincidenza degna di un romanzo di Dan Brown. Dal profondo dell'abisso in cui siamo arginati siamo come sempre impotenti, possiamo semplicemente ammirare come gli dei pagani si prendano la loro meritata vendetta, ecco che i demoni, per unirsi nella lotta contro il dio della cristianità, ci sacrificano sull'altare oscuro, lasciando marcire le nostre carni al cospetto del cielo e lasciando che il terrore dilaghi nuovamente sulla terra. Il brano volge alla conclusione, ormai il rito e compiuto ed il caos è stato scatenato, una furia simile non può essere eguagliata nemmeno dall'armageddon, sette devoti che pregano, sette campane il cui suono echeggia in un'aria ormai annerita dalla cenere e sette chiese che si ergono all'inferno su un fiume di lava incandescente. Come scriveva il sommo poeta, "lasciate ogni speranza o voi ch'entrate", anche se la soglia degli inferi l'abbiamo varcata già da tempo senza rendercene conto, quando come umanità scegliemmo di vivere la nostra inutile esistenza votandoci alla benevolenza di un dio che fu solo capace di farci bruciare all'Inferno per i nostri peccati.
Satan's Curse
Prendiamo un attimo di respiro, togliamo il vinile dal giradischi per voltarlo e lanciamoci nella mischia con il lato B di "Seven Churches". Il brano che ascoltiamo ora è "Satan's Curse" ("La Maledizione di Satana"). La parteza è una vera e propria colata di vetriolo sui ostri timpani, i Possessed infatti tornano all'attacco senza aver perso neanche una goccia della loro furia. Se però la titletrack si rivelava maggiormente elaborata, il brano che ascoltiamo adesso è al contrario decisamente più caotico. A dominare il tutto è la velocità e ciò fa sì che i vari passaggi non avvengano mai nella totale pulizia, in particolare della batteria si percepisce solo il rullante, facendo quasi sospettare che a Mike Sus sia stato portato via il resto del set, lasciando trasparire in lontananza solo i fusti, che però restano sommersi dalle chitarre. Una sorta di rivincita delle asce per essere state lasciate indietro nella canzone precedente? Poco importa, ora sono Mike Torrao e Larry LaLonde i protagonisti indiscussi della scena, ovviamente al fedele servizio di un Jeff Becerra particolarmente indemoniato. Dopo essersi concessi un momento di maggior sforzo compositivo, i quattro americani ora si votano totalmente alla devastazione sonora, regalandoci una track che nel suo complesso si rivela un perfetto caposaldo del Metal Estremo. Su questo avvio del lato B infatti i Possessed lasciano parecchio a desiderare in quanto a creatività stilistica, questa sesta traccia è infatti la più basilare del lotto, ma è anche merito loro e di canzoni come questa se oggi i fan delle sonorità più violente possono apprezzare i diversi gruppi tritacarne oggi tanto osannati. Mettetevi l'anima in pace quindi e lasciate che le vostre teste roteino fino a staccarsi, perchè Jeff Becerra e soci in questo caso non ve le mandano a dire per conto di nessuno. È interessante come per questo brano i Possessed abbiano optato per un riverbero maggiore applicato sulla voce del cantante, nulla di troppo drastico rispetto alle altre parti vocali, ma su "Satan's Curse" sembra quasi che Becerra stesso impersoni Satana, presentandosi a noi con una voce particolarmente malvagia ma al contempo solenne. Lo si può apprezzare negli stacchi stoppati, quando nel breve silenzio o sulle ripartenze immediate rimane ancora una leggera coda della voce, rendendola particolarmente eterea come un eco dall'Inferno. Non vi è particolare differenza strutturale tra il primo ed il secondo blocco della canzone, ma la salita tonale che viene compiuta ogni volta nel pre ritornello ci trasmette un particolare senso di oppressione e claustrofobia, come se Lucifero ci prendesse per la gola con il suo braccio possente e ci sollevasse in aria, guardadoci agonizzare mentre lentamente si spegne il nostro ultimo respiro. Proprio il re delle tenebre è il protagonista della lirica, che si apre subito con una incisiva declamazione: "Hell, Evil, Satan's Curse" ("Inferno, Malvagità, la Maledizione di Satana"), come se quest'ultima fosse costituita dai primi due elementi della frase. In realtà però vi è molto di più, poiché il diavolo si serve anche del Metal per corrodere il cervello degli uomini e far esplodere loro le teste grazie ad una spropositata quantità di decibel. Questa maledizione cade dall'alto e come un meteorite si schianta sulla terra, si potrebbe anche ipotizzare che la musica dei Possessed sia "la maledizione di Satana", o meglio, che essa fosse definita come tale da tutti quei bigotti ben pensanti che negli anni Ottanta marchiavano subito come eresia tutto questo nuovo filone artistico che proprio all'epoca stava nascendo e venendo alla ribalta. Se già gruppi decisamente più "morbidi" come Iron Maiden, Led Zeppelin o Black Sabbath fecero avviare una caccia alle streghe pensate cosa i perbenisti dovettero pensare una volta che "Seven Churches" iniziò a girare tra le collezioni dei giovani metal kids di quegli anni. L'odio e la rabbia che quella musica sprigionava, che per i fan non si convertivano in altro che in energia positiva, rappresentavano per la massa una fonte di inquinamento per l'intera società, l'anticristo aveva quindi fatto realmente il suo ingresso tra gli esseri umani ed era pronto a portare con sé all'Inferno tutti i devoti a quella musica così chiassosa e cacofonica. Con una incredibile impersonificazione, Jeff Becerra si fa portavoce di tutti quei metallari che vennero sedotti dalla musica Hard N'Heavy, utilizzando una accentuata prima persona per i vari passaggi descittivi per la lirica: morte, peccato, odio, tutte parole che ricorrevano in quelle eretiche canzoni e che costringevano il singolo individuo subdolamente sedotto ad intraprendere il proprio inarrestabile cammino verso la perdizione, "i tuoi diabolici amici ti hanno corrotto", si sente digrignare dal vocalist nel pre ritornello, e non ci risulta difficile in una frase come questa immaginarci un genitore disperato nello scoprire il figlio con in mano un vinile di musica heavy metal intento a goderselo nella propria cameretta. Ovviamente la lirica si mantiene sempre coerente con il filone eretico-narrativo dell'album, ma di questa particolare canzone, mi piace ipotizzare che le varie metafore oscure, come la morte dell'anima ed il viaggio verso l'abisso, siano un espediente utilizzato dai Posessed per descrivere l'avversione che in quegli anni dovettero affrontare le band direttamente sulla loro pelle.
Holy Hell
Proseguiamo con "Holy Hell" ("Sacro Inferno") la cui apertura è lasciata alle sei corde, fedelmente seguite dalla batteria e dal basso mediante una serie di stacchi concisi e fulminei. Le martellate di Mike Sus si stagliano feroci sul set, mentre Jeff Becerra arricchisce la parte con delle note calde e monolitiche. Larry LaLonde e Mike Torrao invece sono delle vere e proprie motoseghe arrugginite: se la sezione ritmica martella duro solo in determinati quarti di battuta le asce sferzano plettrate a non finire, rivelando il talento dei due axeman in materia di shredding. Le note vengono gettate a profusione e ad ogni colpo di percussioni il basso ci sballotta a destra e sinistra con dei continui accenti ma è con lo start della strofa che il tritacarne inizia a svolgere la propria funzione. Il brano infatti parte serratissimo con la doppia cassa spianata ed il tiro è subito travolgente; immaginate quindi i cingoli di un carro armato che girano a pieno regime macinando il terreno sotto di essi con tutto ciò che vi è contenuto, il gruppo si muove quindi molto compatto ma a differenza dei pezzi precedenti le parti vocali sono magiormente centellinate e distribuite in mniera più dilatata, lasciando così a Jeff Becerra prima il ruolo di bassista e poi quello di cantante. Dopo una precedente "monotonia" compositiva, i Possessed tornano ora a sperimentare diverse soluzioni ritmiche, pur mantenendo la furia old school come obiettivo principale. Sostanzialmente, ci troviamo di fronte ad un main riff di chitarra che già di per sé si presenta maggiormente articolato rispetto a quanto ascoltato finora, e conseguentemente anche la sezione ritmica si concede qualche schiribizzo in più, facendo dei numerosi cambi di tempo presenti il proprio luna park. Mike Sus infatti, pur non abbandonando praticamente mai il doppio pedale in trentaduesimi, si diverte letteralmente ad inserire dei cotrattempi mediante il rullante, infarcendo così il suo tempo principale con dei ricami ritmici più ricercati del solito tupa tupa. Anche per quanto riguarda le strofe, esse sono modellate su tre blocchi differenti, dandoci così una base sempre nuova per le parti vocali di Jeff Becerra, che mantengono sempre attiva la nostra attenzione in fase di ascolto e facendo di questa traccia una coinvolgente serie di cambiamenti imprevedibili. Magari per i metallari più dogmatici questa canzone non è da annoverarsi tra le migliori del lavoro, specialmente se si è alla ricerca di qualcosa che ci faccia scuotere la testa senza troppo impegno, ma è davvero pregievole da parte dei Possessed il fatto di voler accostare alla proverbiale ed immancabile "ignoranza" anche dei piccoli snodi in cui il loro sound cerchi di evolversi creando qualcosa di diverso dalla nutrita schiera di lavori thrash death che all'epoca stavano irrompendo sulla scena; un messaggio che giunge alle nostre orecchie come una fiera dichiarazione di intenti: "Siamo i Possessed, amiamo il Thrash alla follia, ma vogliamo anche andare oltre verso qualcosa di inesplorato". Questo brano ha infatti la particolarità di far prevalere come accennato, la parte strumentale su quella con anche il cantato, rendendo il gruppo pioniere anche in questo senso, anticipando le grandi suite strumentali extreme metal che saranno portate in gran splendore da band come Death, Cynic e Sadus, oltre che da altre realtà thrash come Death Angel e Nuclear Assault. Il testo della canzone si presenta come una sorta di chiamata all'adunanza degli adepti del male, Jeff Becerra si erge su una montagna di ossa umane e da tale sopraelevata posizione ci invita ad unirci a lui in una marcia verso l'abisso: la morte ci chiama e la possessione ci invita ora a recarci verso la nostra terra sacra, l'Inferno appunto, dove i nostri piedi si immergeranno nell'acqua baciata dal diavolo, che diventerà per noi come una sacra rugiada. A nostro nutrimento la carcassa di Dio è stata sventrata ed i suoi visceri coleranno giù fino al fondo della voragine infernale in cui noi, affamati, attenderemo la nostra razione. La progenie di Satana viene quindi nutrita in fasce, incubata in un liquido amniotico di tenebre nell'attesa di poter insorgere, come guerrieri ormai pasciuti e forzuti, per potersi scagliare alla conquista del mondo terreno. Come mastini verremo infatti sguinzagliati contro un dio che ormai ci ripugna e ci teme, orai il nostro culto è quello infernale e tutto ciò che lo contrasta o lo minaccia è da considerarsi per noi un nemico da eliminare. Non è difficile, in questa lirica, scorgere un'immagine volutamente esasperata del fanatismo, lo stesso con cui la religione cristiana ha da sempre mirato all'egemonia e al dominio sulle altre fedi diverse e quindi pericolose ed impure. Come la terra promessa abbagliò il popolo eletto, allo stesso modo il sacro Inferno richiama all'adunanza milioni di fan dei Possessed.
Twisted Minds
Andiamo avanti con "Twisted Minds" ("Menti Contorte"). Una chitarra acida e satura di gain si staglia in solitaria sulla scena, una serie di power chord tenuti e stoppati di netto che creano la giusta suspence e poi ecco che i Possessed partono nuovamente all'attacco. L'incipit è a dir poco granitico, i quattro partono all'unisono per colpirci dritti al volto con uno sviluppo che questa volta si orienta maggiormente sull Heavy Metal classico a livello strumentale ma che sorregge però un cantato sporco e di impatto. Lo shredding resta l'elemento principe delle asce e grazie ad un avvincente lavoro compositivo la tonalità del brano cambia continuamente, rendendo questa canzone una delle più schizofreniche incontrate finora. Non vi sono infatti pause di sorta a separare le diverse modifiche, il quartetto cambia improvvisamente direzione senza darci il benchè minimo preavviso, sembra una totale mancanza di precisione, in realtà la perizia tecnica c'è tutta, poiché eseguire varianti di questo tipo in corsa, peraltro viaggiando a velocità così elevate non è per nulla semplice. Per la strofa i Possessed utilizzano un quattro quarti imperante, per poi inserire dei brevi incisi a tempo dimezzato e ripartire nuovamente con delle nuove sciabolate per il ritornello. A colpirci maggiormente delle strofe è la violenza con cui Mike Sus pesta il suo rullante, il brano infatti si stende violentissimo al nostro ascolto ed il drummer americano pare letteralmente violentare il proprio set; le chitarre come abbiamo detto vantano una parte assai creativa e l'alternanza di accordi tenuti e parti serrate che si allineano alla parte vocale rendono il tutto sempre fresco e mai noioso. Anche quando Jeff Becerra non canta, Larry LaLonde e Mike Torrao si sfidano in singolar tenzone attraverso una sequenza di scambi senza esclusione di colpi, mantenendo con questo pezzo la voglia di sperimentazione già anticipata con la traccia precedente. In questa sede troviamo i metallers americani cimentarsi in sperimentazioni di diverso tipo: se prima era la parte strumentale ad avere maggior voce in capitolo, adesso troviamo invece un maggior equilibrio tra suonato e cantato ma resta indiscusso che i Possessed detengono il titolo di innovatori per le band estreme citate sopra, prime fra tutte i Death, dei quali riconosciamo in questo disco lo spunto per le sperimentazioni tecniche che verranno inserite nei loro lavori. Altra caratteristica peculiare di "Twisted Mind" è quella di riuscire a risultare particolarmente fluida a livello esecutivo, anche se nel compesso l'album intero vanta una produzione volutamente grezza: le chitarre sono pastose ed il basso è tarato per lo più sulle basse frequenze, ma nonostante ciò si percepisce nitidamente ciò che ogni musicista crea con il proprio strumento (cosa che non sempre traspare sui brani più crudi della tracklist); non è da escludere la definizione di "menti contorte" come applicabile anche ai Possesed stessi, che con un album destinato a diventare un caposaldo del filone estremo mettevano in campo idee complesse e volutamente machiavelliche come connubio ad un sound complessivamente diretto e scarno. La mente contorta del testo è quella del frontman, che in una agghiacciante autoanalisi descrive tutti i minuziosi passaggi che compie una mente deviata prima di commettere un omicidio: la follia non è un qualcosa semplice da descrivere e non si è nemmeno sicuri della forma con cui si manifesti, non si percepisce ma si sa che c'è, è un qualcosa che ci apre il cervello in due e si insinua tra le pieghe dei due emisferi per appollaiarvisi ed aspettare il momento opportuno per uscire fuori. Chi è affetto da una malattia mentale non può infatti prevedere quando avrà una crisi ma può solo mettere gli altri sull'avviso di un suo imminente scoppio collerico. La vita è un gioco strano, si racconta nella canzone, che non ha regole precise: vivere o morire è la stessa e la chiave del passaggio da una condizione all'altra è nascosta nei segreti che si annidano tra una mente distorta: un attimo stiamo guardando negli occhi una persona a noi cara, poi tutto si spegne, come se improvvisamente mancasse la luce, brancoliamo nel buio alla ricerca di un interruttore che non si trova e quando finalmente capiamo dov'è il tasto per riaccendere tutto e lo premiamo troviamo di fronte a noi quella stessa persona esanime a terra, sventrata da una lama che inspiegabilmente è nelle nostre mani gocciolante di sangue ancora caldo. Cosa è successo in quegli istanti, che a noi sono sembrati pochi secondi ma in realtà sono stati minuti se non ore? La follia è venuta fuori e ci ha fatto compiere azioni di cui non ricorderemo mai nulla, possiamo solo rammaricarci di ciò che è successo, ma ricostruire i fatti è impossibile, possiamo solo portare sulle nostre spalle il peso di quelle azioni compiute da qualcuno che non eravamo noi ma era comunque nella nostra testa.
Fallen Angel
Giungiamo a "Fallen Angel" ("Angelo Caduto"), la penultima traccia dell'album. Il tutto è avviato da dei sinistri rintocchi di campana campionata, un'apertura funerea scandita da una serie di stacchi accentati amalgamati dagli accordi tenuti delle chitarre. Grazie a questo sviluppo abbiamo quasi modo di raffigurarci l'angelo caduto, che non è difficile immaginare essere Lucifero, precipitare dall'alto dei cieli per schiantarsi al suolo. Una scena veloce e dinamica, alla quale segue la desolazione che questa campana torna a scandire una volta conclusa la prima strofa. Immaginate quindi questa creatura celeste restare immobile per qualche secondo nella voragine che il suo corpo ha creato dopo lo schianto, dopodichè la furia malefica si scatena tutta assieme incendiando la sua anima ed avviando un nuovo assalto tagliente con cui i Possessed ci aggrediscono a muso duro. I quattro avanzano serrati e compatti, non sempre precisissimi al millimetro ma comunque un avvio particolarmente esaltante per tutti i fan delle sonorità più crude: le sei corde mitragliano incessanti sul quattro quarti di Mike Sus e, a sorpresa, su questo sviluppo troviamo un basso linearissimo modellato però non sulla tonica principale del giro ma sulle ottave alte, dando una piccola chicca di riempimento che si discosta dal semplice "seguire" la chitarra. Anche nel pre ritornello Jeff Becerra rimane stabile sull'utilizzo dell'armonizzazione, creando così un ulteririore senso di oppressione, per poi allinearsi coi colleghi Mike Torrao e Larry LaLonde solo negli stacchi aperti scanditi dalla campana. È proprio dopo questo break intermedio che i quattro si lanciano in una esitation atta a far risalire i giri del motore, Mike Sus scandisce il tempo sul charleston ed il vocalist inizia a serrare le proprie dita sullo strumento prima che la band riprenda a martellare senza pietà. Complessivamente, questa canzone, pur vantando una durata più ristretta rispetto a "Twisted Minds", si può comunque collocare in quella frangia di canzoni del lavoro più sperimentali: in questi tre minuti e cinquantotto secondi naturalmente non manca la velocità, né tantomeno la potenza, ma le idee proposte sono tante ed i Possessed hanno il merito di riuscire a cocatenarle tra loro con particolare perizia, passando da uno spunto all'altro sempre in maniera netta ma mai forzata. Certo, magari dei passaggi architettati a regola d'arte e collocati nei giusti frangenti avrebbero dato alla composizione un maggior ordine strutturale, ma non dobbiamo mai dimenticare che stiamo parando dei Possessed e del loro album in assoluto più crudo e sanguigno, quindi possiamo tranquillamente perdonare Jeff Becerra e soci se non troviamo degli stacchi di cesura tra una battuta e l'altra. Anzi, il cambio netto tra un riff e l'altro, come nel resto delle canzoni della tracklist, ci infonde perfettamente la grinta e la rabbia con cui la band suona questi pezzi, niente ore perse a meditare e cogitare, solo l'impulso di sviscerare ciò che si ha dentro, suonando con la devozione che è dovuta solo al signore delle tenebre. A tal proposito dunque non si può far altro che rimanere in tema di oscurità e occultismo demoniaco con il testo: ipotizzavamo che il protagonista di questi versi fosse Lucifero, l'angelo cacciato dal regno dei cieli per essersi ribellato al volere di Dio, e le nostre supposizioni si sono rivelate fondate. Jeff Becerra infatti ci descrive la cacciata di colui che sarebbe diventato Satana e della sua reazione al suo definitivo esilio: Lucifero ha svuto come unica colpa quella di aver sfidato Dio, avvicinando a sé un'altra schiera di emarginati a cui è toccata la stessa sorte, essi non sono più creature del cielo ma sono rimasti dei ribelli ed ora covano il loro odio ed il loro risentimento in un abisso a migliaia di metri di profondità, quella voragine che ha assunto proprio il nome di Inferno. La brama di potere del reietto è sempre più grande ma adesso dovrà inanzitutto mettere su un esercito da zero per avviare la sua campagna di conquista e proprio il suo desiderio è la scintilla che avvierà l'incendio delle fornaci infernali; in quell'antro situato a migliaia di chilometri di profondità, Lucifero continua a desiderare la propria vendetta e la sua anima, ormai definitivamente corrotta e corrosa dal male non troverà mai pace, immense lingue di fuoco ora si stagliano in alto verso la superficie direttamente da suoi occhi, mentre le sue urla dannate richiamano dai visceri della terra creature antiche che da secoli giacevano imprigionate nella roccia, ove erano state imprigionate proprio da Dio, ora quelle creature sono schiave di Satana e si uniscono a lui per intraprendere una nuova guerra, votati unicamente al male per vendicarsi del torto subito, adesso hanno un leader, che presto li guiderà in un a nuova avanzata alla conquista della terra dove, una volta distrutto tutto ciò che è stato creato dall'Onnipotente, saliranno al cielo per dar battaglia al Regno dei Cieli.
Death Metal
L'album si chiude con "Death Metal" (dare una traduzione letterale è assai difficile ma possiamo provare definendo in maniera metaforica questa accezione come "Metal della Morte"). I sofismi su questo termine possono essere infiniti, quel che è certo è che con questo termine i Possessed ci lanciano contro una vera e propria dichiarazione di intenti, o meglio, nel 1985 questo brano suonava come la dichiarazione di guerra della band al mondo e solo con il passare del tempo ciò che Jeff Becerra e soci trasmettevano con questa canzone, e con il relativo full lenght, sarebbe stato assunto come simbolo e codificativo di un intero filone musicale. La traccia è avviata dal fade in della doppia cassa, un metaforico rullo di tamburi marziali che annuncia l'arrivo dell'armata del Death Metal sulla schiera del campo di battaglia e che ci riporta inoltre alla mente il famigerato inciso di "Angel of Death" degli Slayer. Il grido di attacco viene dato da un rapidissimo passaggio sui fusti, per poi lasciare che i quattro si lancino in un'avanzata poderosa che rende questo pezzo tra i più memorabili dell'album. Le chitarre sono come sempre belle granitiche e pastose, amalgamate alla perfezione col basso gutturale di Jeff Becerra, che si unisce ai compagni d'arme Mike Torrao e Larry LaLonde per creare un vero e proprio mulinex il cui obiettivo è maciullarci le membra; strutturalemente parlando i Possessed compiono "un passo indietro" rispetto alle più articolate creazioni precedenti, questo brano del resto è il loro inno ed occorre quindi che sia chiaro ed immediato impatto fin dai primi giri nel lettore, senza che l'ascoltatore sia costretto a scervellarsi troppo a seguire una trama ritmico compositiva troppo articolata: i main riff infatti si compone unicamente di una semplice sequenza di due powerchord serratissimi, sui quale si staglia il ruggito di Jeff Becerra, intervallato da un rapido inciso che stringe con un ulteriore giro di vite nei passaggi in cui non vi è cantato. Il brano comunque suona diretto, schietto ed assolutamente truculento, il connubio perfetto tra velocità e brutalità sonora che faranno di questo pezzo l'anno zero di tutta la corrente estrema che sarebbe venuta negli anni successivi. Il rullante di Mike Sus torna nuovamente a martellare, ancora una volta come se un maniaco stesse maciullando con un martello il viso di un povero malcapitato (il titolo "Hammer Smashed Face" vi dice niente?") il tutto unendosi ad un ingranaggio ritmico che non molla un colpo nemmeno nei passaggi dimezzati. Vero monolite della sezione ritmica è il basso, particolarmente gonfio e possente a livello di partitura che si colloca esattamente sotto le chitarre, le motoseghe regine indiscusse di questo massacro sonoro. Si giunge alla fine della prima strofa, i quattro si fermano in uno stacco netto dove sulla scena rimane solo la nota in bending di chitarra ottenuta con il vero e proprio stupro del ponte mobile dello strumento, poi un nuovo riffing tagliagole in sedicesimi, con cui i killer ci concedono di vedere provvisoriamente la luce e poi si riparte con un nuovo monoblocco uguale al precedente di strofa e ritornello, una nuova barbarie sonora che ci fa scuotere la testa inneggiando alla più suprema violeza espressa in metal. Immaginate che i Possessed siano quindi la fanfara che accompagna il ritorno in vita dei non morti, che dalle loro tombe ormai dimenticate riemergono ancora putrescenti per prendersi la loro rivincita sull'umanità. Questa orda di zombie infatti si trascinerà pezzo per pezzo fuori dal fango ed inizierà ad uccidere tutti i viventi uno dopo l'altro ed anche se confidiamo che il sorgere del sole possa fermare qeste creature malefiche tutto sarà inutile, perchè esse continueranno a cibarsi di carne umana anche alla luce del giorno. Ci vogliono ridurre in schiavitù e trascinarci con loro nelle profondità infernali, prendendoci alla sprovvista creperanno letteralmente la crosta di roccia ed asfalto che costuisce le fondamentadelle nostre strade per afferrarci per i piedi e tirarci giù con una forza sovrumana. Una volta tirati giù nelle viscere della terra verremo soggiogati dalle leggi che di umano non hanno nulla, ma anzi saremo costretti ad obbidire alle scritture occulte che hanno fattò si che i morti tornassero in vita per compiere il loro diabolico attacco, ecco come si compie la vendetta dell'angelo caduto della traccia precedente, attraverso tutti coloro che sono passati a miglior vita senza però poter godere della beatitudine eterna. Ecco cos'è il Death Metal, una musica marcia e putrefatta che accompagna questa disumana mattanza, con gli zombie che come maccellai uccidono uomini, donne e bambini come se fossero dei maiali da sgozzare e macellare, Il Death Metal è quindi rabbia, sete di sangue, desiderio di distruzione e truculenza gratuita tutte riunite insieme e tradotte in musica, con le chitarre pastose, le batterie tritacarni, il basso viscerale e la voce gutturale, il tutto architettato ad hoc per lasciar trasparire l'olezzo di putrefazione e decomposizione, come descrivere questa musica con una sensazione olfattiva? Immaginate di recarvi in un cimitero, cercare la lapide più datata e riesumare la bara per poi aprirla con un piede di porco, ciò che sentirete è l'odore del Death Metal nella sua forma più primigenia.
Conclusioni
Che cos'è dunque "Seven Churches"? È un album che non si può definire in nessun altro modo se non "precursore": potrà piacere più o meno ai vari metalheads, ma è anche vero che è un disco che volente o nolente deve far parte delle nostre collezioni, altrimenti non siamo degni di definirci metallari, tant'è che quella semplice copertina composta dal logo della band e la scritta poco sotto tappezza i gilet di milioni di fans in tutto il mondo. Anche per una semplice curiosità ingenua, tutti noi, al momento dei nostri primi approcci con l'Heavy Metal, siamo passati volenti o nolenti per questo lavoro almeno una volta, quindi è fuori di ogni dubbio quanta importanza abbia. Certo, a livello di post produzione siamo ancora di fronte ad un lavoro molto crudo: i suoni, come sottolineato più volte sono molto saturi ed impastati e la batteria resta sempre un po' sotto a tutto, ma teniamo anche presente che stiamo parlando di un disco che è uscito nel 1985, quando ancora tutto doveva essere scritto, comprese le regole del genere che trattiamo. Inoltre, è proprio per questa grezzura complessiva che "Seven Churches" esalta ed entusiasma ancora oggi, perchè senza quel sound così diretto e viscerale suonato letteralmente di getto come un conato di vomito non si sarebbe avuto nemmeno il punto zero da cui partire per tutti i migliramenti e le innovazioni successive, sia per quanto riguarda la post produzione sia per quanto concerne invece il songwriting ed in generale l'aspetto più artistico del Death Metal. È un dato di fatto, non ci possono essere dei palazzi sontuosi se prima non si parte dal fango in cui gettarne le fondamenta, per la musica quindi è lo stesso, senza dei primi intrepidi metallari che si sono cimentati ad esplorare i meandri di un qualcosa di ancora inesplorato non vi sarbbero gruppi che oggi sono al top della gamma (e quanto i Possessed siano ritenuti dei guru abbiamo già avuto modo di ribadirlo). Inoltre, queste dieci canzoni rappresentano uno spartiacque con tutta la tradizione estrema precedente: parlando infatti di sonorità extreme in generale, tutto ciò che sia nato prima del 1985 si collocava all'interno di un filone dai compartimenti stagni; estremo era tutto ciò che vantava determinate caratteristiche e quelle erano: linearità ed aggressività, senza particolari innovazioni a livello tecnico. Ciò che invece propongo i Possessed è un qualcosa che da quei punti fermi, rispettandone le regole con tracce come "Evil Warriors", ne prende poi le distanze per smarcarsi con abile mossa e provare ad abbattere quei confini che finora nessuno aveva osato violare. Con canzoni come "Twisted Minds" infatti i quattro americani aggiungono una maggiore ricerca, ottenendo così un risutato che resta sempre estremo ma decisamente più raffinato; il metallaro medio quindi può apprezzare queste ulteriori chicche senza trovarsi spiazzato, poiché la radice di ciò che lui adora è sempre ben presente ed ossequiata a dovere, ma aggiungendovi anche qualche riff in più con qualche soluzione più ponderata del solito "quattro quarti ad oltranza" il genere si evolve ed i fan si esaltano, prendendo quindi due piccioni con una fava. Inutile poi rimarcare come questo disco, a livello tematico, abbia dato il la a tutti gli approfondimenti in materia di oscurità che sono venuti negli anni seguenti: se con le liriche dei Possesed l'Inferno e Satana venivano trattati in modo ancora un po' grossolano, benchè i quattro americani siano dei precursori anche in questo senso, i loro testi hanno fornito innumerevoli spunti a tutto ciò che ne è conseguito. Senza contare che parlare di Satana nel 1985, come abbiamo detto, rappresentava una vera e propria eresia; col senno di poi i temi trattati dalla band sembrano un po' dei clichè ma immaginate quanto abbiano avuto peso anche per tutto il filone black metal che sarebbe nato di lì a qualche anno in Norvegia, ad esempio, oppure a tutte le band americane seguenti. Se si vuole essere coerenti con se stessi, "Seven Churches" è un disco di fronte al quale bsogna inchinarsi e levarsi il cappello ogni volta; anche tutti gli ascoltatori di musica ipertecnica che gridano allo scandalo quando sentono sonorità cosi grezze devono in ogni caso dare il loro plauso ad un album senza il quale tutta la loro ricercatissima tecnica e qualità audio sopraffina non sarebbe potuta esitsere, in altre parole, se siete amanti delle batteria in blast beat in sessantaquattresimi spianati e delle scale in sweep picking eseguite a 150 bpm ma non vi piace questo album dei Possessed siete come degli appassionati di cinema che adorano Matrix ma ritengono inutili gli esperimenti dei fratelli Lumiere.
2) The Exoorcist
3) Pentagram
4) Burning In Hell
5) Evil Warriors
6) Seven Churches
7) Satan's Curse
8) Holy Hell
9) Twisted Minds
10) Fallen Angel
11) Death Metal