PLAGUE ANGELS

Reign in Terror

2013 - Earthquake Terror Noise

A CURA DI
PAOLO GLENNTIPTON ERITTU
11/10/2013
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Recensione

Arrivano i Plague Angels, giovanissima band che propone uno Speed-Thrash nervoso e aggressivo. Il gruppo si forma a Mantova da un'idea di Michele “Mitch” Vanoni (chitarra ritmica e voce) e Giacomo “Jack” Coraini (basso e songwriting), con la volontà di suonare uno Speed-Thrash di matrice teutonica ispirato da gruppi come Kreator, Tankard o Destruction. Vengono presto reclutati Samuele “Samu” Faccincani alla chitarra solista e Francesco Cazzoli alla batteria. La gavetta è classica, con una manciata di cover presto seguite da pezzi originali, che comporranno la loro prima demo, Plague Holocaust, un manifesto di intenti che mette bene in chiaro la loro volontà di rifarsi a un glorioso passato. Con l'aumento dell'esperienza i pezzi si fanno più complessi e feroci, portando il gruppo a autoprodurre due dischi: Fake Mind... a Torture Chamber del 2011, e Militia of Undead che accoglie molti consensi. La fuoriuscita di Francesco dal progetto non li arresta, e trovano in Antonio “Tony”, un ottimo sostituto con idee che combaciano con quelle del gruppo. Trovato un accordo con la Earthquake Terror Noise, i nostri riescono a dare vita a Reign in Terror, sul quale orbene vado a disquisire.



Si inizia alla grande con "Operation Rolling Thunder", una mega citazione di Apocalypse Now, con un testo che riprende il celebre discorso del Col. Kilgore. La batteria esplode subito in un ritmo forsennato scandito dal riffing incisivo delle chitarre, irrobustito dal basso e sovrastato dalla voce belluina del cantante (e qui sento Mille Petrozza abbestia). Il pezzo prosegue adrenalinico, rallentando giusto per il cadenzato ritornello: “I love the smell / Of napalm / In the morning / It smells like victory!”. Da subito risulta chiaro come l'ispirazione al Thrash tedesco permetta a questi ragazzi di avvicinarsi a territori Death, sfiorandoli appena, mentre la voce si riduce a un ringhio prima del rapido assolo di chitarra, che porta alle ultime strofe e al ritornello finale. Si arriva poi a "Human Detector", che tratta di una figura simile al marveliano Frank Castle, il Punisher, un uomo che durante la notte si aggira per le strade e fa a pezzi i criminali con una brutalità superiore alla loro. La canzone presenta una sezione ritmica incalzante, e la voce si fa più ringhiante rispetto alla traccia precedente, mentre le chitarre macinano note su note, in un riffing molto incisivo. Il blast-beat domina il pezzo, quasi a riprodurre i continui spari che questo feroce antieroe scarica sui malviventi. L'assolo di chitarra, che precede le ultime strofe, riesce a stampare in testa immagini di frenetiche sparatorie notturne in vicoli oscuri, tra cassonetti e putride pozzanghere, che vedono il loro fango tingersi di rosso. E poi arriva il biglietto da visita: "Plague Angels", una canzone che inizia con un intro di basso al quale si uniscono batteria e chitarre, in una cadenzata ritmica, che si velocizza con l'entrata in scena della voce. L'atmosfera si fa sulfurea, tra cambi di tempo e brevi assoli, mentre la voce descrive queste terribili figure, che arrivano con la pioggia portando pestilenza e morte (molto simili al buon Pazuzu, demone assiro quadrialato, signore delle tempeste, portatore di pestilenza e possessore di bambine americane a tempo perso). Ancora una volta è un caricato assolo turbinante a lanciarci in faccia l'ultimo ritornello, chiudendo il pezzo. Arriva poi "Exhumer", una traccia nelle ritmiche della quale sento un buon pizzico di Tankard (e data la tematica non può non venirmi in mente "Zombie Attack" del loro album omonimo) o anche Slayer. Ho particolarmente apprezzato il cambio di ritmo che sostiene il ruggente coro del ritornello, mentre la voce urlante descrive l'avvento di una apocalisse zombie, che vede le creature assoggettate all'uomo che le ha risvegliate tramite un malefico libro, e che le usa per eliminare i propri nemici tra mille tormenti. Il riff richiama quella che sembra una versione Slayeriana di Master of Puppets, in una musica ricca, roboante, che vede un ottimo lavoro di batteria sulle quali si installano delle potenti chitarre, che fanno da muscolo intorno all'ossatura creata dal basso. E così questa "Militia Of Undead" si rovescia su un Mondo che prova disperatamente a combattere, poi a nascondersi, per poi finire divorato vivo dalle fauci dei non-morti. Questo pezzo è la naturale continuazione del precedente, ma il riffing è più articolato e mi ha catturato di più la mente, dato che, se l'altra canzone era brutale, questa risulta in qualche modo più horror. Anche qui sento richiami Slayer (che similmente ai thrasher tedeschi e diversamente dalla maggioranza di quelli conterranei, compiono volentieri exploit musicali con tendenze Death). Tuttavia si tratta di una somiglianza che si amalgama perfettamente con gli azzeccati cambi di tempo che caratterizzano tutta la durata di questo breve pezzo, nel quale la batteria la fa da padrona, risultando estremamente godibile. "Pain On The Battlefield" è una traccia ambigua; infatti, sebbene possa sembrare quasi un elogio al massacro, questa impressione viene in parte smentita dalle prime strofe ("Omicidi legalizzati / Giovani soldati mandati a morire in una fredda trincea”) e dal ritornello, che riprende il titolo. Ma senza perdersi in pericolose elucubrazioni riguardo al testo, si apprezza subito la musica forsennata, davvero rapidissima, che incalza in maniera quasi ossessiva l'ascoltatore, rallentando e facendosi più cadenzata durante il ritornello e prima dell'assolo. Ho piacevolmente notato come il basso abbia un mordente tale che gli permetta di ritagliarsi una propria nicchia nel potente muro di note che si solleva intorno a noi. "Federal Bureau Of Investigation (F.B.I.)" è una canzone che, ovviamente porta l'attenzione sulla polizia federale americana, qui definita come un branco di “Criminali con legale autorizzazione” che con le loro trame rendono la verità un'utopia, pronti a sacrifici orribili in nome della ragion di Stato (perché per la Casa Bianca, citando Tucidide, “non è incoerente ciò che è conveniente”). La canzone presenta da subito una batteria che sostiene riff brucianti, che mutano con un cambio di tempo per inserire i ritornelli, nei quali le ritmiche variano ulteriormente. Dopo il primo assolo parte un breve breakdown che inserisce l'ultima frase del testo: “'Non è nulla! Andate via cittadini, è tutto sotto controllo'... menzogne!”. Arriva adesso “Soul Reaper”, con un testo ispirato dalla saga di videogiochi “Legacy of Kain” in particolare i capitoli intitolati "Soul Reaver", cosa che mi ha stupito, perchè girandomi intorno avevo l'impressione di essere l'unico al mondo a conoscerla (eppure è un cult!). Il protagonista è un essere decaduto, che con una spada spirituale (in inglese la “Soul Reaver”) divora le anime dei vampiri, “suoi fratelli impuri”, e che si trova in una continua battaglia con il suo cinico creatore, che l'ha corrotto e mutilato (questa è la trama in soldoni di una parte della saga, che in realtà è molto più ampia, articolata e concettualmente profonda). La musica inizia lenta, potente e cadenzata, fino a esplodere in un ritmo fulmicotonico, con la voce che ci grattugia i timpani sovrastando gli strumenti impazziti, per poi rallentare di nuovo nel caricato ritornello. Questo breve pezzo prosegue con un assolo abrasivo, che ci lancia addosso l'ultimo paragrafo del testo, per poi terminare con un ultimo “Soul Reaper!”. L'ultimo pezzo è la title-track: "Reign In Terror". La traccia inizia con un roboante intro ritmato, che fluisce poi in un ritmo forsennato che vede diversi cambi di tempo, mentre la voce lancia stilettate così veloci da essere quasi incomprensibile. Il testo tratta l'avvento dell'Inferno sul mondo, e del dominio di Satana e dei suoi figli, basato sul terrore abissale che incutono a un'umanità tormentata e devastata, ormai caduta e insalvabile, nella quale la speranza è ormai morta. La cudeltà di questo terribile destino trasuda dalla folle ferocia della musica, che mantiene costante un ritmo da cardiopalma.



Questo disco ci spara in faccia un Metal quasi malinconico nel suo riferirsi alle passate glorie mitteleuropee, mostrandoci una scuola totalmente diversa da quella di gruppi che si rifanno ai soliti Megadeth/Metallica. La musica è infatti molto più scarna, diretta e brutale, con pezzi brevi e caustici che si piantano nelle orecchie come chiodi, senza troppe pretese melodiche, e con assoli rapidi e quasi caotici, rappresentando una corrente di Thrash che non vuole fare altro che dare martellate al cervello dell'ascoltatore, ecco perchè bisogna contestualizzare la cosa, ed ecco perchè sarebbe inutile tirare in ballo temi come una scarsa ricerca melodica, mancanza di licks o simili amenità: andatele a cercare da qualche altra parte, qui non ci sono perchè non ci devono essere. Quindi ritengo questo un buon disco di Thrash europeo, assolutamente godibile nel suo contesto di appartenenza, con testi singolari che vanno dall'originalità al classicismo e una musica grezza ma efficace, assolutamente funzionale. Qui c'è voglia di fare musica unita a idee chiare sul come farla. 


1) Operation Rolling Thunder
2) Human Detector
3) Plague Angels
4) Exhumer
5) Militia of Undead
6) Pain on the Battlefield
7) Federal Bureau of Investigation (F.B.I.)
8) Soul Reaper
9) Reign in Terror