PINK FLOYD

Wish You Were Here

1975 - Harvest Records/Capitol Records

A CURA DI
MAURO ACETO E ESSEQU
01/05/2011
TEMPO DI LETTURA:
10

Recensione

L’album che voglio presentarvi, è sicuramente nella collezione di tutti noi rocker, un album colmo di emozioni e sentimenti, un album che è storia!

Abbiamo dovuto aspettare 2 anni dal precedente per avere questo grande nono album, ma direi proprio, che l’attesa ha dato i suoi frutti. I Pink Floyd, prima di ritornare in studio per quest’album, hanno fatto trascorrere più di 2 anni in live, anticipando già però alcune tracce che sarebbe state messe in quest’album, tra cui la celeberrima “Shine on you crazy diamond”.

L’album "Wish you were here" esce nell'autunno del 1975, ma non viene visto subito di buon occhio, poiché tutti i fans, si sarebbero aspettati più un "Dark Side II", ma l'album ha un impatto diverso, è ancora di un concept album, è vero, ma viene riproposta lo stesso la formula "suite", ricordando "Atom heart mother" e "Meddle"; stavolta però, è suddivisa in 2 parti la suite nell’album, una che lo introduce e una che lo conclude, racchiudendo però gli altri brani dell'album. La tematica del CD è molto personale, Roger & Co. si lasciano andare, fanno emergere il malinconico ricordo di Syd Barrett, colui che fondò i Pink Floyd, il pazzo diamante, è lui il "Crazy Diamond" del brano principale, è lui la rock sta che si è abbandonata al business in"Welcome to the machine" e "Have a cigar". Ma l’album non è solo una biografia, è molto di più! "Wish you were here" è un opera completa, la fuga da ogni male, dalle catene della gioventù, dai limiti e dalle regole.

Ma come nelle migliori idee dei Pink Floyd, tutto inizia con un piccolo spunto, in questo caso il celebre intro di chitarra di Gilmour, che apre "Shine on you crazy diamond", colma di una melanconia, che spinge Waters a scrivere un testo a sua volta trisetriste e induce Wright a soffermarsi più a lungo del solito sui tasti. La suite occupa più di 20 minuti, alternando momenti di pura energia, a lamenti tristi e lenti...forse è troppo lunga, forse familiare, ma, è e sarò sempre l'ultima grande testimonianza della grandezza dei Pink Floyd, maestri nei loro strumenti, capaci di riempire gli attimo con calore e tristezza, costruendo così opere grandiose.

"Wish you were here" resterà sempre l'album realizzato con più emotività dalla band, il più sentito, resta l'ultimo grande traguardo dei Pink Floyd come progetto corale,nato dall’unione di questi 4 grandi artisti. In seguito ci sarà "The Wall" è vero, ma lì le cose cambieranno molto, ci sarà più distacco, ma questa è un’altra storia... "Wish you were here" è e sarà sempre, una grandissima icona del mondo del Rock!

Voto album: 10/10



Mauro Aceto



Per una maggiore completezza, riportiamo un'altra recensione scritta da un altro nostro scrittore



Lunedi 26 settembre 2011, il Maiale è nei cieli di Londra ed il fluido rosa è nuovamente sulla bocca di tutti per l’edizione dell’intero catalogo ed il 27 settembre il box set è sugli scaffali di negozi web e non, questo avvenimento mi porta a parlare di un genio e di una band che ha messo il timbro alla lettera R(OCK).

Non basta avere in noi i cromosomi del genio se poi questi rimangono da soli e non vanno a passeggio con la sregolatezza e la voglia di scoprire nuove orizzonti e di agire fuori dai binari. Genio e sregolatezza possono creare connubi unici, INIMMAGINABILI. Uno di questi connubi che segnerà per sempre il mondo musicale nasce a Cambridge il 6 gennaio 1946, si chiama Roger Keith Barrett da tutti ricordato ancora oggi come Syd Barrett.

Il nick gli viene dato dagli allora compagni di scuola in quanto lui, appassionato di musica jazz e blues e chitarrista in fasce, era solito recarsi in un pub di Cambridge  per ascoltare le note di un bassista jazz  di nome Sid.  La perdita del padre all’età di soli 15 anni segnerà profondamente il cammino di Roger.

Il fluido contenuto nella sua mente e nelle sue vene era già in circolo e di li a poco avrebbe macchiato le menti di molti artisti e non, e Roger è da considerare leader indiscusso della scena musicale underground psichedelica dei 60.

Nei 1965 Syd entra a far parte del gruppo "The Tea Set", una band di studenti dell'Istituto Politecnico di Architettura di Londra, una band come tante che si formano ancora oggi. Questi studenti hanno i nomi di Nick Mason, Roger Waters, Richard Whright e Bob Klose. La band riscuote un tenero successo nell’emisfero londinese, scoprono loro malgrado che il nome della band è già in uso e quindi lo cambiano.

E’ proprio Syd a decidere prendendo spunto dal nome di 2 musicisti blues dei quali era fan: Pink Anderson e Floyd Council. Nascono così The Pink Floyd Sound. Sound venne subito scartato mentre l’articolo tiene fino ai primi 70 in onore ai loro primi 2 lavori, dopo la dipartita di Syd il nome rimane Pink Floyd.

Klose abbandona subito la band e Syd, voce e chitarra, inizia a scrivere.

La scena musicale di allora inizia a gustare il sapore del fluido rosa e i locali underground  di Londra "Marquee Club", "The Roundhouse Ufo Club" (questo su tutti), fanno a gara per accaparrarsi il light show del gruppo. Performance uniche nelle quali per la prima volta negli spettacoli live il suono di una band  è miscelato ad effetti di luci e proiezioni di diapositive, laser e fumi per creare una splendida cornice, la gente rimane affascinata ed il fluido si allarga e si espande sempre di più.

Regnano i Beatles ed il 68 è alle porte, l’aria è pregna di cambiamenti, l'LSD si compra in ferramenta ed in questo clima Syd e i Floyd scrive "Arnold Lay" primo singolo uscito nel marzo del 67 che si piazza al #20 in UK e poi a giugno partoriscono "See Emily Play" che scala la classifica arrivando al #6 UK, una filastrocca allucinogena uscita solo come singolo ma contenuta nella versione americana del loro primo album, scritto quasi totalmente da Syd "The Pipes at the Gates of Down", che segna il debutto dei Pink Floyd datato 5 agosto 1967, pietra miliare della musica psichedelica di sempre.

"The Pipes" è il viaggio della mente di Syd tra droghe e allucinazioni e un brano su tutti da la dimensione allucinogena e spaziale della band di quel periodo: "Interstellar Overdrive". Il giovane scrive sotto gli effetti di LSD ed anche di un antidepressivo che assumeva in quegli anni, ed inizia anche a far fatica a suonare durante le esibizioni live del gruppo, chiudendosi in se stesso e scrivendo testi sempre più folli.

In quel periodo il gruppo per  poter continuare a suonare a volte chiama a sé un caro amico di Syd che lo sostituirà in alcuni spettacoli live un ragazzo di nome David.

Nel 68 danno alla luce "A Saucerful Of Secrets" e Syd non è più lui, tanto che David lo sostituisce alla chitarra per ¾ dell’album e di li a poco lascia il gruppo. Dopo il primo smarrimento Nick Roger e Richard decidono di continuare il cammino chiamando in pianta stabile a far parte del gruppo quel ragazzino: mr  David Gilmour.

Le tracce funamboliche e psichedeliche piano piano lasceranno il posto a temi più melodici conditi con il progressive rock del quale ne sono artefici e portavoci e capostipiti. La nuova formazione è compatta, ed i membri rispettosi delle loro stesse capacità artistiche, diventano più sicuri e sfornano dapprima una colonna sonora "More" e poi "Ummagumma", album non molto apprezzato all’epoca ma rivalutato nel corso degli anni fino ad arrivare al disco di platino nel 1994.  Nel 1970 vengono chiamati dal nostro Michelangelo Antonioni per la colonna sonora del film "Zabrieski Point". Il regista non è particolarmente contento del lavoro dei Pink e concede a loro solo 3 brani. Tra quelli scartati ne figura uno, scritto da Richards al pianoforte, brano contenuto in un memorabile album del 1973 passato alla storia dal titolo "Us And Them".

Dal 1969 al 1973 con cadenze annuali danno alla luce "Atom Heart Mother", "Meddle" e "Obscured By Clouds" e l’impareggiabile irraggiungibile ed inconfondibile suono di "The Dark Side Of The Moon" (l’album è prodotto dal tecnico del suono mr. Alan Parson). Il suono dei Floyd è riconoscibile da molto lontano, ancor prima che lo speaker lo annunci alla radio, o mentre sei seduto sul sedile posteriore della macchina e non sai cosa può partire alla radio o dal lettore.

Lo senti nelle particelle d’aria che ti circondano e non puoi non riconoscere il muro delle tastiere di Richards, che donano colori tenui e pacati all’intero sound conferendogli quello stile inconfondibile innaffiato dalle melodie della chitarra di Gilmour. Un suono che si fa apprezzare anche per la ricerca della perfezione maniacale per ottenere quel timbro inconfondibile che li porterà ad essere una delle più grandi rock band di tutti i tempi marchiando gli anni 70 facendoli riconoscere al mondo come dei perfezionisti.

Passano solo 2 anni da "The Dark", difficile pensare al secondo capolavoro, ma i 4 sono nel loro massimo oblio e sfornano un album che inonda le vie del mondo colorandole di suoni che rimarranno indelebili: "Wish You Where Here" sorprende l’emisfero interstellare e l’omaggio dei quattro a Syd non solo è di un indiscusso valore artistico ma è altresì un gesto di rara bellezza verso colui che aveva dettato la via e con il quale avevano sognato e diviso merende nei grigi pomeriggi di Londra. Nonostante avesse lasciato il gruppo ben 7 anni prima Syd aleggerà sempre negli album dei Pink Floyd. L’album è registrato negli "Abbey Road Studio" da gennaio a luglio del 1975 e sarà pubblicato nel settembre dello stesso anno. Per la prima volta una sola canzone apre e chiude un album e questa suite capolavoro è suddivisa in 9 sezioni e l’idea è di Waters, era nata l’anno prima e fu proposta durante il tour di "The Dark Side Of The Moon".

Il brano parla del valore dell’amicizia e del sentimento della fratellanza ed è dedicato a Syd con frasi come: "Ricorda quando eri giovane, brillavi come il sole..." Ed ancora: "Hai raggiunto il segreto troppo presto, hai chiesto l’impossibile!". Il capolavoro ha il nome di "Shine On You Crazy Diamond". Si parte con 8 minuti e mezzo strumentali, dove il mago Wright usa i suoi arnesi personali fatti di mellotron e sint, hammond e moog creano la ragnatela del brano dove cadranno la chitarra pulita e ficcante di David coronata dal suono preciso e devastante della sezione ritmica di Nick e Rogers, creando così il pathos prima di raggiungere l’estasi del refrain di "Shine On". Il brano è omaggiato dal sax di Dick Perry e verso la fine, dopo aver gustato il sapore del sint lascia godere le note del tema portante di " See Emily Play".

"Have A Cigar", nel brano che punta il dito all’industria discografica troviamo la voce di Roy Harper. E’un rock tirato, con echi metallici.

"Welcome To The Machine", chitarra acustica suoni meccanici, ti mette in vibrazione e la bellezza ti gela, ed infine la titletrack.

Il brano che ancora oggi mette i brividi. Bellissima ballata, sofferta perché si soffre quando si perde qualcuno che si ama veramente e questo ineluttabile sentimento scorre come un fluido nella tua mente e affiorano ricordi e questo è grazie alle note di "Wish You Where Here".

E’ il grido d’amore per l’amico perduto che vorresti vicino a te per sempre e che invece sceglie un'altra strada. La gemma delle gemme!!!

L’album raggiunge la #1 sia in U.K. che in U.S.A e la EMI ebbe grossi problemi a soddisfare le richieste del popolo rock.

Ritengo "Wish You Were Here" l’ultimo capitolo di vere emozioni ed il lavoro dei 4 membri del gruppo più sentito di tutta la loro produzione. Le divergenze inizieranno ad affiorare e come si sa, 2 primedonne non possono stare sullo stesso palcoscenico.

Di li a poco arriverà "Animals"  e poi "The Wall" nel 1979, ma il muro è storia a se ed è frutto della mente di Waters. Con il nome Pinl Floyd pubblicheranno "A Momentary Lapse Of Reason" e "The Division Bell" approdando al loro ultimo lavoro del 1983, con un titolo azzeccatissimo, "The Final Cut". Waters abbandona il gruppo nel 1985, La formazione cessa la propria attività nel 1995, e si scioglie nel 2006.



Flash n°1: verso la fine della produzione di "Wish", uno strano personaggio viene visto aggirarsi tra le stanze degli studi di registrazione della EMI. Non era facile riconoscerlo, ma l’amicizia vede quello che l’occhio non riesce a catturare e Gilmour riconosce il suo più caro amico. Lo invita ad ascoltare il loro nuovo lavoro, questo ragazzo lascerà tutti di stucco parlando a proposito di Wish  in quanto salutandoli dirà: "Mi sembra un pò datato che ne dite?" Quel ragazzo era Syd Barrett che scompare a luglio del 2006. L’altra grande passione di Syd era la pittura e vi suggerisco di passare sul sito a lui dedicato per godere della bellezza delle sue tele.



Flash n°2 : Non ho mai potuto partecipare ad un loro show... Riusciì solo a vedere il Maiale appeso in alto in Arena a Verona e con gli amici ci sedemmo sul prato antistante e godemmo solo delle loro note, Sigh!! a luglio di quest’anno ho ammirato lo spettacolo di Waters a Milano e i ricordi andarono a quel pomeriggio in cui papà mi accompagnò ad acquistare "Wish You Where Here".



Nick Manson: "Syd è sempre stato avanti con i tempi. Ad un certo punto si è lanciato avanti cosi precipitosamente creando un profondo baratro tra il normale e l'anormale. "Fai presto ad impazzire quando ti trovi completamente isolato, quando non trovi nessun filo comunicativo tra te e il mondo che ti circonda".

Richard Wright: R.I.P nel 2008

Keep on rocking!



 


1) Shine On You Crazy Diamond
(Parts I-V)
2) Welcome to the Machine
3) Have a Cigar
4) Wish You Were Here
5) Shine On You Crazy Diamond
(Parts VI-IX)