MEGADETH

Foreclosure Of A Dream

1992 - Capitol Records

A CURA DI
MICHELE MET ALLUIGI
12/12/2016
TEMPO DI LETTURA:
8

Introduzione Recensione

Prosegue il nostro cammino all'interno della discografia dei Megadeth, che dopo il convicente singolo di "Symphony Of Destruction", uscito sul mercato in diverse edizioni, continuarono il supporto del loro quinto album in studio "Countdown To Extinction" con una nuova pubblicazione: il singolo "Foreclosure Of A Dream". Come abbiamo già appurato, la decade degli anni Novanta fu un vero e proprio punto di svolta per la band di Dave Mustaine: dopo la sua uscita dai Metallica e l'irruento ingresso sulla scena della sua nuova creatura, il rosso frontman compì, insieme ai suoi vari compagni di ventura, una notevole crescita artistica e tecnica che fece guadagnare sempre più consensi al monicker associato a Vic Rattlehead; dalle sfuriate thrash vecchia scuola, fatte di tempi martellanti e travolgenti, voce acida e stridula e mitragliate di note a bpm sempre più elevati, la musica del combo americano in un certo senso si ammorbidì, badate bene però, non perdendo in potenza ma arricchendosi in apertura compositiva ed amalgama di spunti differenti, che non solo resero le nuove composizioni ancora più interessanti, ma regalarono al mondo anche l'immagine di un Megadave ormai cresciuto e maturo, che ha seppellito l'ascia di guerra con i Four Horsemen per concentrarsi unicamente nell'espressione della propria arte. Questo cambio di pagina è riscontrabile sotto diversi aspetti; innanzitutto, la nuova formazione vede entrare in pianta stabile dei musicisti notevolmente più open minded rispetto ai predecessori: i vari Gar Samuelson, Chris Poland, Jeff Young e Chuck Beheler, tutti molto validi indubbiamente, erano però vincolati in maniera forse troppo ferrea ai dettami del Thrash/Speed Metal e le loro mani, conseguentemente, ci hanno regalato i lavori più violenti e graffianti mai partoriti dai Megadeth. I nuovi arrivati Marty Friedman e Nick Menza invece possiedono un bagaglio tecnico più variegato ed influenzato da diversi stili, il che, come è intuibile, non può che aver fatto bene alla band, portandola a sperimentale nuove idee ed aumentandone così il valore artistico. Un discorso a sé stante va fatto poi per David Ellefson, storico bassista dei Megadeth nonché fedele alleato di Mustaine nella conduzione di questa grande macchina da guerra, il quale, in parallelo al thrasher originario di La Mesa, ha anch'egli compiuto una crescita personale di notevole caratura, che ne ha fatto un musicista creativo e dinamico rendendo il suo quattro corde una sorta di terza chitarra in forze alla line up. Un altro aspetto molto importante di questa innovazione sta inoltre in una maggiore maturità, non solo dal punto di vista lirico, dato che Dave Mustaine iniziò a scrivere testi molto più inrospettivi e, per certi versi, impegnati rispetto alle iniziali sfuriate di odio guidate dalla sete di vendetta, ma anche dal punto di vista iconografico. A partire dal disco d'esordio "Killing Is My Business...And Business Is Good", il cui titolo di per sé è già fin troppo eloquente per esprimere l'astio ed il cinismo con cui Megadave vedeva il mondo a metà anni Ottanta ("Uccidere è il mio business... ed il business è un bene"), l'iconografia utilizzata dal combo statunitense vide evolversi la figura della propria mascotte da semplice teschio con le fauci serrate dai ganci e le orbite oculari chiuse mediante una piastra d'acciaio ad una figura maggiormente definita, seppur sempre scheletrica, con una propria storia, che assumeva diversi connotati simbolici da una copertina all'altra: dal secondo lavoro "Peace Sells... But Who's Buying" infatti, Vic Rattlehead ha iniziato ad indossare i panni di un rappresentante commerciale intento a "vendere" la pace al miglior offerente, per poi successivamente imbracciare il fucile e scendere sul campo di battaglia in qualità di militare sul seguente "So Far, So Good...So What!" fino a ricoprire il ruolo di agente governativo ai massimi livelli intento a maneggiare del materiale radiotattivo su "Rust In Peace", lasciando poi provvisoriamente la scena al denutrito e carcerato collega per l'album del 1992. Ogni artwork dunque nasconde dietro la propria copertina una metafora ben definita concettualmente; per i singoli invece il discorso da fare è leggermente diverso: le immagini sono sempre portatrici di un particolare significato, ma il loro linguaggio iconografico si presenta decisamente più semplice, minimale ed intuitivo: su "Foreclosure Of A Dream" compare infatti il documento della Carta dei Diritti del popolo americano, scritta a mano su una vetusta pergamena sulla quale spicca in alto il logo argentato del gruppo, mentre il titolo del singolo è scritto tra le righe in un color rosso tenue: la metafora si potrebbe interpretare in maniera molto diretta: le parole costituenti il famoso "sogno americano" sono minacciate dall'invisibile pericolo di una preclusione che resta latente solo provvisoriamente, ma che al momento opportuno si manifesterà come qualcosa di terribile ed inarrestabile. In questa pubblicazione, sempre siglata dalla Capitol Records, sono contenute quattro tracce, che oltre alla titletrack nelle sue due versioni, estesa per il full lenght ed edit per i passaggi in radio, contiene anche una versione alternativa di "Symphony Of Destruction" ed una registrazione dal vivo di "Skin O' My Teeth", non resta che addentrarci nella tracklist di questa nuova tappa dei Megadeth.

Foreclosure Of A Dream

In apertura troviamo la versione estesa di "Foreclosure Of A Dream" ("Preclusione Di Un Sogno") , che possiamo ascoltare nel full lenght in qualità di quarta canzone della scaletta. Ad aprire le danze troviamo un suggestivo arpeggio di chitarra pulita, le cui note sono arricchite da un effetto acustico leggermente riverberato ideale per conferirvi un maggiore calore ed un pathos più intenso. Già in apertura troviamo inoltre la voce di Mustaine intenta ad iniziare la narrazione: il tutto assume i toni di una ballata popolare a sfondo sociale, il cui scopo è raccontare come le ipocrisie del sistema politico illudano il popolo per poi sbatterlo violentemente al suolo e proprio la metafora della caduta costituisce infatti l'incipit della lirica: la svolta governativa intrapresa dal presidente eletto sembra infatti elevare tutti gli americani ad un livello di prestigio incommensurabile agli occhi del mondo, così elevato che il rischio della caduta non sembra poi nemmeno così lontano. A mano a mano che prosegue il racconto, anche la musica inizia a prendere avvio: alla chitarra di Mustaine si affiancano infatti le note del basso di Ellefson e la batteria di Menza, che iniziano a tessere il ricamo ritmico sotto un arpeggio sempre più elaborato. Di paripasso con l'euforia della massa si evince poi lo spaesamento del singolo, che non riesce a sentirsi autorealizzato come dovrebbe se non nell'amalgamarsi ai suoi simili, il senso di distacco da quelle persone tuttavia è troppo marcato, ma egli è destinato ad essere risucchiato dalla foga di questo branco intento alla caccia di un ricchezza sempre maggiore. Giungiamo così al primo punto di snodo della traccia, il tempo passa da un quattro quarti sincopato ad un mid tempo il cui compito è quello di sostenere il primo ritornello; la prima strofa viene infatti eseguita sul tema dell'arpeggio per poi passare ad uno sviluppo più deciso in distorto, quanto raccontato finora altro non è che la spiegazione di come in realtà questo sogno, il tanto declamato sogno americano, sia in realtà una cosa destinata a pochi e come essa resti immancabilmente preclusa alla maggior parte dei cittadini: dall'alto infatti ci prospettano visioni meravigliose, talmente affascinanti da risultare difficili da ritenere reali ed infatti l'ipocrisia su cui si basano presto ci condurrà al nostro personale olocausto, rivelandoci cinicamente ed in maniera amara come per noi la sicurezza economica ed il benessere restino ora e per sempre un sogno precluso. Per conferire al ritornello un'enfasi maggiore, oltre al distorto delle chitarre, a spingere il tutto è la batteria di Nick Menza, il quale, oltre a tenere il tempo sulla campana del ride, alterna la cassa singola al doppio pedale in sedicesimi, conferendo al tempo un incedere regolare e travolgente. Passato questo primo frangente, il tutto ritorna alla calma, recuperando la struttura arpeggiata già ascoltata in apertura. Le sei corde riprendono il suono limpido e cristallino con cui avevano iniziato il pezzo e a subentrare per prima sarà la cassa, che scandirà le cesure delle varie battute, per poi lasciare lo spazio al basso di Ellefson, il quale, seguirà i chitarristi accentando le note toniche finali dell'arpeggio; la voce di Mustaine ora inizia a farsi più decisa, avviando così un lento crescendo che oltre ad essere strumentale è anche tematico: l'avidità dell'uomo fa sì che venga sfruttata ogni risorsa presente sulla terra fino a svuotarne completamente ogni essenza vitale, ed una volta esaurita tutta la materia utilizzabile, quelle porzioni di suolo verranno abbandonate al loro infausto destino, spostando questo depravato massacro ambientale in un'altra zona ricca. Per citare l'agente Smith nel primo film di "Matrix", l'essere umano si comporta esattamente come un virus, investendo tutte le proprie energie e risorse economiche per continuare ad alimentare il proprio sostentamento con questo assalto alla natura, ma quando saranno terminate le zone ricche da depredare non resterà altra soluzione se non quella del suicidio per non morire di fame tra stenti e privazioni. Ecco che cosa è davvero il sogno americano secondo Mustaine, una falsa speranza alimentata dalla bramosia e dall'avidità, che può restare in piedi unicamente fino a quando è possibile alimentarlo. Dopo il secondo ritornello troviamo poi la prima parentesi solista, eseguita da Megadave, una rapida stoccata alla quale fa seguito un incisivo cambio di tempo, dove la batteria raddoppia il proprio andamento per un rapido istante prima di tornare nuovamente alla calma, creando quidi un metaforico scoppio d'ira fulmineo prima che il vocalist esegua la chiave di volta della propria lirica, recitando il momento in cui l'individuo si rende conto di essere ingannato e scopre come per lui quella magnifica utopia sia in realtà un paradosso: le note arpeggiate ora sostengono prima il parlato di un governatore che invita gli astanti a leggere le parole che escono dalle sue labbra, richiamando quindi la massima attenzione su di sé, poi, come risposta, la riflessione di Megadave, che svela come chi è al potere, per uscire dalla situazione critica nel quale si è andato ad impantanare, direzioni lo sguardo della folla imbelle verso un nuovo obiettivo, un faro di speranza al quale mirare per non perdersi d'animo ed uscire dal periodo buio. Naturalmente in questa nuova illusione siamo tutti caldamente accolti e qualora vi sia tra il pubblico un coraggioso che provi a domandare il perchè di tutto questo, il suo sguardo verrà anesteticamente indirizzato verso il cielo, in direzione di quell'infinito spazio nel quale si trovano al tempo stesso tutte le risposte e nessuna di esse; la realtà è ben più materiale, mentre i nostri nasi saranno rivolti all'insù, i nostri capi continueranno a fare i loro loschi maneggi lasciandoci ipnotizzati dalla bellezza della volta celeste. Sul finale di questa strofa, vero e proprio snodo tematico del pezzo, ecco partire l'assolo di Friedman, strutturalmente molto più ricco e variegato di quello di Mustaine ma altresì eclettico ed abbastanza rapido per lasciare spazio ad un ultima ripresa del raddoppio ascoltato in precedenza e della strofa inizale, alla quale, seguira poi un ultimo doppio ritornello, caratterizzato da una tonalità più alta del riff sulla chiusura di battuta, per poi concludere riallacciandosi così alla struttura iniziale della traccia. La conclusione del pezzo viene poi architettata su un fade out "fisico", suonato cioè dai musicisti stessi facendo calare le note arpeggiate sia di tonalità che di velocità prima della chiusura effettiva, lasciando svanire così nel buio anche la voce del frontman.

Symphony Of Destruction (The Gristle Mix)

In seconda posizione troviamo "Symphony Of Destruction (The Gristle Mix)" ("La Sinfonia della Distruzione (Mix Cartilagine)"), un remix alternativo della seconda traccia di "Countdown To Extinction" realizzato da Trent Reznor dei Nine Inch Nails. Non è la prima volta che i Megadeth si lanciano in una collaborazione con la musica elettronica, nel singolo di "Skin O' My Teeth" era infatti presente una rivisitazione di "Holy Wars...The Punishment Due" realizzata da Sascha Konietzko dei KMFDM, che però si rivelò non particolarmente esaltante e forse un po' troppo eclettica in confronto all'originale. Tuttavia, l'interpretazione del polistrumentista statunitense si rivela più in linea con l'espressione artistica originale della band di Megadave: l'intero brano infatti, a livello strutturale, viene lasciato pressochè inalterato per quanto riguarda le chitarre ed il basso, il main riff ed i vari cambi restano gli stessi, lasciando invece alle percussioni il maggior "stravolgimento". Mentre gli strumenti a corde vengono solo passati attraverso una ulteriore sequenza di distorsioni, acquisendo così un timbro ancora più graffiante e metallico, la batteria di Menza viene omessa e sostituita da alcuni campionamenti digitali, i quali, mescolano tra loro bit puramente elettronici e loop di batteria acustica, dandoci così l'impressione che il tutto sembri quasi una demo di prova registrata da un chitarrista, che vi aggiunge una drum machine per avere una bozza ritmica del pezzo da passare ai propri colleghi. Effettivamente, questa atmosfera maggiormente acida e satura di gain conferisce alla sontuosa magnificenza autodistruttiva del teso una maggiore vena di insanità mentale: immaginate di prendere un mortale qualunque tra la folla e di assegnargli il controllo della popolazione in qualità di leader; la sua metamorfosi da semplice capo a vera e propria figura divina avverrà in maniera molto naturale e spontanea, grazie alla mole di menzogne che egli saprà raccontare ai suoi sottoposti, rendendolo così il burattinaio supremo di un branco di marionette che agitano i loro arti ed orientano i loro cervelli in base ai movimenti dei fili a cui sono legate. Riprendendo un'antica immagine folklorica, Dave Mustaine descrive questo stato di ipnosi di massa attraverso la metafora del pifferaio magico, che marcia danzando per le strade seguito da migliaia di topolini soggiogati dal potere magico del suo strumento. Questo stato catatonico in cui cade la popolazione è al tempo stesso il potente anestetico con cui la razza umana si accompagna lentamente verso l'inesorabile baratro dell'anichilimento totale: l'avidità e la sete di potere che si impadroniscono dei regnanti infatti li acceca, spingendoli a sacrificare senza scrupoli il bene di coloro che li ha eletti pur di ottenere sempre più ricchezza, il tutto immancabilmente accompagnato dalla solennità sinfonica della fanfara propagandistica. L'unica variante che Reznor aggiunge alle parti delle sei corde si trova nel momento riservato all'assolo di Friedman, del quale viene tagliata la prima parte per lasciare maggior risalto al campionamento della parte ritmica sottostante, per poi irrompere violentemente con la sequenza di scale eseguite dal moro axeman prima della rapida conclusione; dopo questa sferzata, le sonorità industrial si rendono il perfetto accompagnamento cyber punk per descrivere l'ultimo atto di questo macabro spettacolo: sul suono delle asce martellanti, i vari poteri del mondo sono ormai giunti al collasso e crollano come dei castelli di carte, la struttura piramidale tirannica costruita con i maneggi loschi si sgretola come la sabbia bagnata dal mare e sulla sommità del cumulo di macerie della società autoanientatasi resta un uomo solo, il leader, anch'egli precipitato nel baratro dopo aver fallito per restare adesso unicamente il sovrano di una montagna di carcasse. Questa reinterpretazione in chiave industrial, pur non superando certamente la versione originale, si dimostra tuttavia molto più apprezzabile rispetto al lavoro fatto su "Holy Wars...": il frontman dei Nine Inch Nails ha infatti saputo rimodellare secondo il suo estro il pezzo senza però privarlo dell'energia metal originale; pur essendo un remix, l'essenza iniziale non è stata né snaturata né eccessivamente stravolta e ciò ci consente dunque di apprezzare "Symphony Of Destruction" anche quando la si osserva da questa differente prospettiva. Di questo remix è stata realizzata una versione edit per i passaggi mediatici, che va a concludersi in corrispondenza della chiusura effettiva del pezzo, mentre in questo singolo troviamo la versione estesa di oltre nove minuti di durata. Una volta congedatosi dalla traccia dei Megadeth però, sembra che Reznor si sia abbandonato all'improvvisazione, ma questa lunga suite electronoise conclusiva, per quanto riprenda il main riff ed altri spunti della composizione dei Megadeth, sembra più una jam di materiale destinato ai Nine Inch Nails e quindi un po' troppo fine a sé stessa. Fortunatamente, queste due componenti del mix mantengono una propria identità separata, dunque anche se la porzione finale sembra uscire un po' troppo dal seminato, il tutto resta tuttavia scorrevole e gradevole all'ascolto, passando da un frangente all'altro in maniera sì molto netta ma non eccessivamente drastica, dandoci quindi modo di "preparare" il nostro orecchio ad un cambio di registro molto forte.

Skin O' My Teeth (live)

Giungiamo così all'estratto live di questo singolo, "Skin O' My Teeth" ("Per Il Rotto Della Cuffia"), registrato in occasione del concerto tenuto dal gruppo americano il 12 aprile del 1992 al Cow Palace di San Francisco in California. L'audio si apre sull'immancabile boato del pubblico presente, già energico per le precedenti canzoni suonate dalla band, ma a differenza di altri bootleg, in cui i quattro partivano dopo pochi secondi, Mustaine indugia qualche istante per spiegare ai presenti il significato del pezzo che andrà ad eseguire: ovviamente non può mancare il canonico interrogativo all'audience, che chiede alla folla se si stia divertendo, al quale segue una nuova ovazione di risposta; i Megadeth hanno ora in serbo qualcosa tratto dal loro nuovo album, che uscirà a luglio di quell'anno (quindi dopo tre mesi dalla data dello show), un brano che racconta di tutte le volte che Megadave ha cercato di togliersi la vita senza però riuscirci, salvandosi sempre per il rotto della cuffia. L'attacco di Menza è a dir poco devastante, una vera e propria mazzata al viso sferzataci attraverso la rapidissima serie di flem sui fusti del proprio set, esattamente come quella registrata in studio, al quale fanno prontamente seguito i potenti stacchi accentati delle chitarre e del basso. Dopo questo primo impatto, ecco la chitarra dell'ex Metallica lanciarsi in solitaria nel break intermedio: la tensione aumenta sempre di più e dopo quattro giri la strofa prende il suo poderoso avvio. Il quattro quarti suonato da Menza è serrato ed incalzante, ed il main riff delle chitarre si presenta subito energico e deciso. La narrazione del tentativo di farla finita da parte del frontman si apre a posteriori rispetto al fatto, quando ormai tratto in salvo ricorda come i suoi polsi fossero cosparsi di "feritoie", ossia di incisioni autoinflitte, dalle quali far sgorgare il sangue fino al salasso definitivo; il corpo di Dave si stava lentamente spegnendo e contemporaneamente a questo inesorabile destino si alternava la frenesia di una società incurante, che continuava indifferente la propria routine senza preoccuparsi di chi divorato dal disagio esistenziale si lascia morire da solo in un angolo buio. A questo punto la struttura del brano cambia, lanciandosi senza troppi indugi su un ritornello carico di groove e dal piglio facile per il nostro headbanging: la batteria si sposta ora su un mid tempo ed anche la sequenza di note suonate dalla chitarra e dal basso si dimezza, lasciando così lo spazio per delle pennate più profonde ed intense. È il momento in cui sembra che tutto stia per finire per Megadave, ormai non vi è più alcuna possibilità di fuga dal dolore, che ormai possiede il disilluso malcapitato, ma improvvisamente l'istinto naturale di autoconservazione prende il sopravvento e vengono immediatamente poste delle bende sulle ferite per tamponare l'emorragia. Ora resta solo il rimorso a dilaniare il nostro narratore, un pentimento instancabile sia per aver fatto una sciocchezza sia per non aver ultimato il lavoro, salvandosi così per il rotto della cuffia. Con la ripartenza della strofa, strutturalmente identica alla prima, sembra che nasca ora un istinto vitale nell'animo di Dave, una nuova energia che lo sprona ad andare avanti a testa alta, ma è tutto inutile, basta un attimo di smarrimento durante la notte che le pillole di sonnifero sul comodino appaiono subito molto attraenti, una vera e propria via di fuga da una vita sempre più disgustosa, ma anche questa volta, grazie ad una lavanda gastrica, il protagonista si salva in extremis. Sembrava nuovamente essere schiavo del dolore supremo, ma alla fine, la molla della vita è scattata nuovamente traendolo in salvo nuovamente. Sull'ultima strofa del pezzo, Mustaine riprende cinicamente il motto di Nietzsche: tutto ciò che non ci uccide ci rende più forti, e dopo due tentativi di suicidio, il nostro narratore, a rigor di logica, dovrebbe essere diventato invincibile; ancora una volta però, egli tenta di farla finita e adesso il passaggio all'obitorio si rende realmente necessario: il 911 non può più tentare di salvargli la vita, ma potrà solo servire da taxi per l'ultimo viaggio verso la camera mortuaria; un freddo tavolo di acciaio chirurgico, un cartellino sull'alluce indicante il suicidio come causa della morte e lo sportello della cella frigorifera si chiude per sempre. A livello compositivo, "Skin O' My Teeth" è forse una delle tracce più semplici mai assemblate dai Megadeth: una semplice sequenza che alterna strofa e ritornello anticipata da una rapida introduzione, eppure, grazie alla perizia raffinata nella scelta del singolo riff, i quattro americani dimostrano di essere sempre dei musicisti ineccepibili, in studio come sul palco, dato che questa particolare performance si rivela decisamente coinvolgente e trascinante, facendo meritare agli autori di "Countdown To Extinction" ogni singolo applauso registrato in questa traccia live.

Foreclosure Of A Dream (edit)

Per quanto riguarda "Foreclosure Of A Dream (edit)", essa consiste nella versione destinata ai passaggi radiofonici, che a differenza di quella integrale analizzata in apertura risulta accorciata di venti secondi nel minutaggio. Per non essere troppo lunga per i palinsesti mediatici infatti, questa versione è stata privata unicamente della ripresa che i Megadeth fanno nel ritornello finale prima della chiusura: inizialmente infatti, esso si ripeteva per due volte, la seconda delle quali con un salto di tonalità che elevava il tutto a livello timbrico per dare un maggiore senso di energia alla parte, nella versione edit invece, questo stesso passaggio viene eseguito una sola volta, al quale fa immediatamente seguito il fade out conclusivo, per il resto della traccia invece, tutta la struttura resta invariata e, fortunatamente, questa cesura è stata apportata in maniera chirurgica in studio, senza risultare quindi drastica e fastidiosa all'ascolto ma anzi delicata e quasi impercettibile al nostro udito, a meno che ovviamente non si ascoltino le due canzoni in tandem per un confronto. L'inclusione della versione edit in questo singolo dunque, offre ai fan più una chicca da collezionismo che non una canzone "differente" da poter ascoltare. Per una maggiore ricchezza di contenuti, diamo ora uno sguardo anche al videoclip promozionale che è stato realizzato per questo brano, una sequenza di immagini che alterna le riprese della band intenta a suonare con altre scene simboliche di notevole impatto. Il tutto si apre in uno scenario campagnolo degli Stati Uniti, una ambientazione desolata e fuori città nella quale un banditore sta richiamando i partecipanti ad un'asta a fare le loro offerte per l'articolo in questione. L'inquadratura si muove dalla sinistra alla destra dello schermo, facendoci percorrere il vialetto che ci accompagna fino al punto di raccolta degli intervenuti, che aumentano sempre di più grazie ai richiami dell'oratore. La voce stridula e nasale del banditore è accompagnata dall'arpeggio iniziale e mentre l'asta sembra entrare nel vivo vediamo Dave Mustaine sedersi su una poltrona, consapevole del ruolo di narratore che andrà ad interpretare per questa sua nuova canzone. Prima del cambio scena, c'è tempo per un ultimo primo piano a due signori anziani seduti in disparte rispetto alla folla, probabilmente ad essere messa all'asta è la loro casa, da loro persa dopo una vita di duri sacrifici e adesso avidamente bramata da altri compratori per cifre inique; nel mentre, l'obiettivo si sposta ora sulla band, collocata su un palco a grate metalliche ed illuminato da alcune feritoie sulle pareti perimetrali e dai fari posti in alto. L'efficacia dell'illusione di cui racconta il testo è efficacemente riproposta attraverso una alternanza di scene che oltre alla performance dei Megadeth ci propone ora degli esempi sfarzosi, come una star che si appresta a scendere d'innanzi ad un casinò bersagliato dai flash dei fotografi, ora degli altri indicanti il degrado in cui vive la stragrande maggioranza del popolo americano, fatta di sobborghi metropolitani poveri e scarni in cui ogni giorno è una battaglia per arrivare alla sera. La serietà con cui suonano i quattro, evitando infatti movenze troppo coreografiche che rischierebbero di "sminuire" il significato della lirica, si accosta a quella degli sguardi dei soggetti ripresi: un operaio, un contadino, una madre casalinga, tutti soggetti che vivono nel silenzio le loro guerre quotidiane sempre a testa alta e con orgoglio, contrapposti a chi invece ha i soldi, il potere e la possibilità di vivere una bella vita toccando vette sempre più basse di immoralità ed ipocrisia. Altro elemento importante: gli "umili" inquadrati appartengono a tutte le diverse etnie che abitano negli States: bianchi, afroamericani, nativi americani, ispanici, sono tutti abitanti della terra dello zio Sam ed anzi ne costituiscono quell'invisibile ossatura senza la quale l'economia americana non potrebbe mai funzionare. I loro sguardi parlano chiaro: "siamo noi, dal basso della piramide, che sosteniamo con le nostre schiene spezzate la montagna di soldi su cui appoggiate il culo; vedete di non scherzare, perchè il giorno che decideremo di spostarci vi mancherà il sostegno e vi schianterete al suolo cadendo dall'altezza dei vostri conti in banca".

Conclusioni

Commercialmente parlando, il singolo di "Foreclosure Of A Dream" rappresenta il prodotto ideale per ogni tipo di fan dei Megadeth: da quello medio, al quale interessa più che altro la canzone in questione e poi altri eventuali contenuti di contorno, a quello più maniacale, che oltre alla traccia principale trova in questa tracklist degli altri contenuti succosi, diversi e a loro modo particolari che rendono il singolo ampio e completo. Al di là della titletrack infatti si trova una rivisitazione elettronica nuova, realizzata da un personaggio illustre dell'ambito industrial come Trent Reznor, all'unanimità riconosciuto comunque come un "vip" della musica (e dunque più "mainstream" rispetto a Konietzko, il cui nome, per quanto importante, resta però esclusivo, "di nicchia" e unicamente lampante solo per gli amanti dell'elettonica del filone tedesco) che con il suo estro creativo omaggia la band americana; immediatamente dopo di essa si trova poi l'estratto live, vero fiore all'occhiello di un gruppo per il quale l'esibizione sul palco rappresenta sempre il giocare in casa a tutti gli effetti; la bravura di Mustaine e soci non è più un segreto e poterne di volta in volta ascoltarne una prova registrata immediatamente on stage consente agli acquirenti del singolo non solo di potersela godere appieno ma anche di rivivere metaforicamente quel momento grazie all'ottima qualità di ripresa prima e di post produzione audio dopo. Infine, la versione edit di "Foreclosure Of A Dream" regala ai fan la completezza di contenuti al cento per cento: offrendo ai loro seguaci le due versioni dello stesso pezzo, essi non resteranno "spiazzati" nel sentirla più corta in radio, anzi, il passagio mediatico più breve offrirà loro uno stimolo ulteriore per ricercare la versione completa sull'album che di lì a poco sarebbe uscito. Pur non essendo una canzone "estrema" per gli standard dei Megadeth, questo nuovo estratto dal quinto full leght ci regala un'immagine matura ed attuale (per l'epoca) di quello che era la filosofia musicale di Dave Mustaine.

1) Foreclosure Of A Dream
2) Symphony Of Destruction (The Gristle Mix)
3) Skin O' My Teeth (live)
4) Foreclosure Of A Dream (edit)
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