PESTILENCE
Malleus Maleficarum
1988 - Roadrunner Records
BLACKWOLF
11/05/2014
Recensione
Parlare dei Pestilence è sempre difficile. Oggi giorno li definiamo "seminali", coloro che hanno contribuito a cambiare il modo di suonare un genere facendo nascere qualcosa di totalmente nuovo al pari dei Death, dei Massacre, dei Possessed, dei Sepultura, dei Morbid Saint ecc... Eppure ancora oggi riascoltando certi album ci si accorge che nonostante vengano considerati punti di partenza, essi abbiano qualcosa che le produzioni odierne non posseggono ed in questo caso Malleus Maleficarum è un album che ha gettato basi su basi restando però unico. La band esordisce con due demo: Dysentery, rilasciato nel 1987 e The Penance, rilasciato nel 1988. I due demo danno un primo assaggio di cosa sono capaci di sfornare i Pestilence: con Dysentery abbiamo un riffing veloce e cattivo frutto delle influenze del Thrash Europeo con testi violenti e malvagi che adornano alla perfezione il furore della prima produzione, grezza e infuriata. The Penance invece vede una piccola evoluzione nel songwriting con l'introduzione massiccia di palm muting, una strutturazione dei riff più articolata e delle metriche vocali assassine, un demo che non lascia scampo. Dopo due lavori scuramente ben riusciti vediamo la pubblicazione di Malleus Maleficarum e la band riesce a fare un salto di qualità enorme sia in termini di produzione che in termini musicali, creando un album degno degli annali di storia. La formazione Olandese, guidata da Martin Van Drunen, stava intraprendendo un percorso di crescita, non solo musicale, che avrebbe portato un radicale cambiamento nel modo di suonare di tutto il mondo. La costante ricerca di potenza e aggressività che aveva spinto il Metal all'evolversi da un Heavy/NWOBHM allo Speed e al Thrash raggiunge un nuovo livello esistenziale e nel 1989 il tutto viene consolidato dall'album Consuming Impulse che rimarca la linea di Malleus Maleficarum ma va ad incentrarsi di più su quella che sarà poi la lina evolutiva della band: melodie oscure, armonizzazioni inquietanti, parti solistiche mirabolanti quasi jazzate. Due anni dopo, nel 1991, esce Testimony Of The Ancient che vede un cambio di formazione con l'uscita di Van Drunen sostituito da Patrick Mameli alla voce. L'album è considerato come biglietto da visita della band Olandese, ed è molto più melodico ed affacciato su sonorità Death Metal. Presenta la particolarità di alternare ad ogni traccia una piccola intro strumentale. Dall'album è stato poi tratto il video della canzone Land Of Tears. Nel 1993 esce l'ultimo capolavoro targato Pestilence: Spheres. Un album particolare, progressivo, jazzante, dai suoni glaciali come se fosse nato nei meandri del cosmo più esterno. Un lavoro metodico e tecnico che ha quasi del tutto abbandonato il caos e la morbosa aggressività dei predecessori per lasciar spazio ad un nuovo stadio evolutivo in quella che era una scena sì ben formata, ma non ancora del tutto. Da Spheres è stato tratto un altro video: Mind Reflections. Negli anni a venire non ci sono state purtroppo delle produzioni di rilievo, nel 2009 è uscito Resurrection Macabre, album niente male ma nella media delle produzioni odierne, si va a calare con il mediocrissimo Doctrine uscito nel 2011. L'ultimo lavoro uscito nel 2013 è Obsideo, album grooveggiante a mio avviso degno di poca nota. Il declino dei Pestilence sembra non potersi arrestare, l'assenza di idee, di atmosfere e di suoni che riescano a fare la differenza pare ormai consolidata nel DNA compositivo del quartetto. Ma adesso bando alle ciance e parliamo di Malleus Maleficarum!
Un intro oscuro, freddo e dalle armonizzazioni inquietanti denominato "Malleus Maleficarum" lascia presto spazio ad un caotico e sinistro insieme di riff velocissimi intermezzati da spezzoni più complessi e tecnici, così ci accoglie la prima traccia dell'album: "Antropomorphia". Il testo, cucito su misura ai riff con delle metriche spietate, tratta di esperimenti genetici atti a creare un modello di essere umano superiore e perfetto, esperimenti che presto daranno vita ad un cannibale abominio mezzo animale e mezzo umano mosso esclusivamente dalla sete di terrore e morte generata dall'immensa sofferenza di questo essere. La disarmante violenza ragionata del testo, preciso nel descrivere l'arrogante prepotenza con la quale gli esseri umani giocano con la vita senza preoccuparsi delle conseguenze, denota una grossa influenza della cinematografia e della letteratura fantascientifica all'interno della band. Molti film e molti libri infatti, a partire dalla seconda metà degli anni 80, iniziano a porre il tema delle sperimentazioni genetiche sull'uomo al pubblico, non è quindi improbabile che ciò sia stata una grossa fonte d'ispirazione, come del resto lo è sempre stata. Dopo l'agghiacciante orrore fantascientifico troviamo ancora le fredde armonizzazioni ad aprire "Parricide", una delle tracce migliori del disco secondo il mio modesto parere. Psicologicamente terrificante, non spezza la tensione creata da "Antropomorphia" anzi, ci getta in un nuovo stato di inquietudine. La canzone spiega infatti la digressione mentale che porta un bambino a diventare un assassino, un parricida (colui che uccide i suoi familiari). Partendo da un'infanzia di umiliazioni e violenze che fermentano all'interno della sua mente, passiamo per un'adolescenza caratterizzata da un'educazione disturbata, mirata ad annichilire l'essere umano e a renderlo un oggetto nelle mani di genitori perversi. Il tutto culmina con una sadica e sfrenata esplosione di odio represso, ponendo fine alla vita di tutti i familiari del ragazzo. Un rancore troppo profondo e malato per essere tenuto a freno lo spingono all'omicidio compulsivo e morboso anche dei membri più piccoli ed innocenti della propria famiglia. Un tema terrificante, come il modo in cui ci è proposto dai Pestilence, che riescono a destreggiarsi a meraviglia nel trasmetterci la confusione e la furia che crescono dentro la mente di una persona resa malata e criminale, con un susseguirsi di riff caotici e parti solistiche che assomigliano più ad una risata maniacale che ad un solo Metal. Continuando in questo viaggio malato troviamo "Subordinate To The Domination", altra traccia psicologica sulla linea della precedente, con la sola differenza che in questo caso non si tratta di un'esplosione violenta ma bensì di una dipendenza causata dall'accettazione dell'essere trattati come esseri inferiori, l'essere succubi di un dominatore crudele e convulso che porta all'annientamento totale della persona, che possiamo dire essere per qualche disturbante motivo, autoinflittosi. Ma l'inquietudine è di casa in questo album che ci toglie ogni speranza di riprendere fiato con "Extreme Unction", canzone molto corta (1 minuto e 28 secondi) che affronta il tema della morte in una maniera veloce e rabbiosa, ma non così superficialmente come si può esser portati a credere. Il testo ci descrive la "consacrazione della morte", ossia il modo che l'essere umano ha di onorare e pagare il pegno di rispetto verso i propri defunti, attraverso la ritualità Cristiane dell'ultima unzione e delle onorificenze funebri. Ritualità che servono ad esorcizzare il crudele destino umano, il nascere per morire. Ma dopo che si è tornati polvere alla polvere, coloro che piangono di dolore torneranno a vivere e a dimenticare coloro che marciscono sotto terra, aggrappandosi al fatto che una preghiera basterà a lavare via qualsiasi peccato e a salvarli. Potrebbe sembrare un attimo di tregua "Commandaments", dal prologo raffinato a suon di arpeggi lenti ed atmosferici. Purtroppo per i deboli di cuore è solo un momento passeggero, comunque caratterizzato dall'atmosfera cupa ed oscura dell'album. Dopo questo piccolo specchio d'acqua avvelenata in mezzo ad uno spetato deserto, troviamo i familiari riff dalla struttura matematicamente tirannica che ci hanno accompagnato sin dall'inizio. Qui ci vediamo lanciato contro un pesantissimo attacco all'istituzione clericale, sottolineando i crimini commessi dalla Chiesa. Man mano che la canzone si sviluppa, Martin ci elenca con freddezza inquisitoria una serie di crimini come la mortificazione, l'ipocrisia, l'avarizia e l'omicidio, crimini che nel corso dei secoli sono stati giustificati malamente dalla "fede". Il non rispettare i propri comandamenti istigando guerre e fomentando le morti per un'entità superiore sono atrocitàdi cui, purtroppo, tutti noi sappiamo esser colpevole la fede. Chi non è abituato a trattare di certi temi di sicuro starà rimpiangendo "Antropomorphia" ma le sorprese non sono finite. Un piccolo stacco di batteria dà inizio a "Chemo Therapy" e qui vediamo un altro piccolo cambio di rotta nelle tematiche affrontate. Dalla fantascienza alla psicologia alla religione fino alla malattia, un tema estremamente pericoloso, un campo minato che va trattato con le pinze per non finire a pezzi. "Chemo Therapy" ci trascina nel tormento del cancro, ci fa assistere in prima persona a quella che viene definita un'immolazione per cercare di arrestare una malattia che corrode lentamente la vita. Le armonizzazioni e i pesanti palm muting che ormai abbiamo capito farla da padrone ci descrivono una sofferenza disumana data dalle radiazioni che distruggono le cellule corporee del paziente. Una cura che sembra più una tortura, che riduce il corpo umano ad un guscio pieno di dolore, l'altissimo prezzo da pagare per tentare di salvare la propria vita. Un leggero intro di basso ci porta direttamente a "Bacterial Surgery", canzone al limite tra la fantascienza di "Antropomorphia" e la tragica realtà di "Chemo Therapy". Ancora una volta ci viene messa di fronte una scienza tremendamente sadica, che costringe le persone a sottoporsi a trattamenti medici col fine di lobotomizzare le loro menti e indurli al "non essere". Il lungo testo ci fa capire come tutti noi abbiamo diritto alla vita, un diritto che non dovrebbe essere mai così inumanamente dimenticato. Arrivati all'ottava traccia ci troviamo di fronte ad un più familiare occultismo, tema che ha caratterizzato per anni i testi delle band Metal. "Cycle Of Existence" narra di nere arti, superstizioni, resurrezioni e reincarnazioni dietro ad ogni morte e nascita. La canzone in sé sembra quasi essere un piccolo regalo fatto dalla band per essere arrivati fin qua, difatti la sensazione di essere circondati da una pesante aura nera per un attimo si attenua, un altro piccolo ed infido miraggio poiché la traccia dopo è "Osculum Infame". Intermezzo strumentale angosciante costituito da un arpeggio oscuro e da vibrati e squeal rumoristici che sembrano quasi delle grida d'aiuto e di disperazione. Arriviamo dunque all'ultima tappa del nostro viaggio e ciò che ci troviamo d'innanzi, è di certo all'altezza delle altre tracce: "Systematic Instruction". Inutile dire che la formula è sempre la stessa: un tornado di riff cattivissimi intervallato da piccoli intermezzi più tecnici e spesso armonizzati. La struttura da guerra della canzone e le solite metriche vocali così inumane, ci fanno addentrare negli ingranaggi della propaganda. La manipolazione sia mentale che fisica contraddistingue l'album, ed ovviamente non ci si può esimere dal narrare come le ideologie distorte possano rendere le persone carne da macello, pronta a sacrificarsi in guerre fanatiche ed inutili. Una traccia molto politica che però non si dissocia affatto dal resto del disco, che termina con un brevissimo loop dell'ultimo riff, quasi a parafrasare le convinzioni malate che portano alla totale obbedienza ai regimi più infimi, ripetuti più volte fino all'ossessione.
Questo disco è un'esperienza di puro terrore che, nonostante possa apparire pesante e debilitante, scorre benissimo grazie all'innata maestria dei Pestilence di comporre canzoni aggressive e ragionate allo stesso tempo. Inoltre è un album coerente, il che non significa semplicemente prendere dei riff ed amalgamarli se non ripeterli variandoli solamente un po' come accade molto spesso in produzioni odierne, significa ruscire a creare un sound, un'atmosfera e mantenerla. Tutte quelle armonizzazioni, il palm muting granitico, i soli così finemente brutali e quella voce ruvidissima a metà fra la furia e la disperazione, formano un insieme di elementi perfetto. Se avete sempre avuto la tendenza a storcere il naso verso dei lavori del genere, perché considerati "dei punti di partenza", spero che cerchiate di ascoltare di nuovo questo ed altri album con un'ottica differente, cercando di leggere quello che ho letto io, di sentire quello che ho sentito io e di rimanere storditi ed estasiati come lo sono rimasto io la prima volta. A Mameli, Van Drunen, Uterwijk e Foddis va un plauso assoluto per esser stati capaci di concepire un tale vortice di disagio senza farlo minimamente pesare. Il loro essere psicologicamente violenti ha aperto la strada a migliaia di musicisti che, come il sottoscritto, oltre al gradire la brutalità barbarica, medievale e gratuita tinta di nero satanismo, hanno sempre avuto un fascino per temi più seri, impegnati e concretamente terrificanti. Temi del genere genere ci lasciano sempre mille interrogativi interiori, ci fanno mettere in discussione noi stessi e ciò che pensiamo e questo è un punto a favore dei Pestilence molto grosso. Il fatto che il Metal per l'attitudine maligna sia stato considerato musica solo per disadattati, ignoranti ed insicuri viene altamente sbugiardato dalle parole di Martin e compagnia, sapientemente abili nel creare un vero e proprio universo, ricco di sfumature ideologiche, psicosociali e filosofiche in un solo album e per lo più di debutto, non c'è da stupirsi se i tre successori saranno poi considerati dei capolavori avanguardisti.
1) Malleus Maleficarum /
Antropomorphia
2) Parricide
3) Subordinate To The Domination
4) Extreme Unction
5) Commandaments
6) Chemo Therapy
7) Bacterial Surgery
8) Cycle Of Existence
9) Osculum Infame
10) Systematic Instruction