PESTE NOIRE

L'Ordure a l'Etat Pur

2011 - La Mesnie Herlequin

A CURA DI
FABIO MALAVOLTI
10/08/2011
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Recensione

Il contesto medievale e quella certa atmosfera Folk protagonista nei vari album è sempre stato uno degli elementi cardine per i Peste Noire, storica band Black Metal francese che proprio quest'anno ha rilasciato il full lenght "L'Ordure à L'Etat Pur". C'è da dire che la band proveniva da una release ("Ballade Cuntre Lo Anemi Francor") non all'altezza delle perle che ci avevano portato in passato, quindi i fans, me compreso, si aspettavano più che lecitamente un album in grado di riportarli al centro della scena. Ebbene, non saremo davanti ad un "La Sanie des Siècles", ma questo disco ha tutte le carte in regola per diventare una delle pietre miliari del Black Metal transalpino, un disco ricco delle più svariate sonorità, anche canonicamente lontane dal Metal estremo, e di quel senso patriottico che col tempo ci siamo abituati ad accostare a questa band. Una tormenta introduce la track opener "Casse, Péches, Fractures Et Traditions", brano dai riffs malinconici e strazianti in perfetto stile Peste Noire. Man mano che prosegue saremo a cospetto di ottime sezioni di musica popolare francese. Nonostante sia solamente il primo brano si può già intuire anche un personalissimo screaming di spessore da parte di La Sale Famine de Valfunde, dopo alcune performance poco convincenti. Nel secondo brano "Cochon Carotte Et Les Soeurs Crotte" vengono impiegate sonorità elettroniche, che ultimamente stanno ritrovando molto spazio nel Black Metal, ma il vero punto di forza di questo pezzo è il coinvolgente riffaggio, uno dei migliori per quanto concerne le ultime uscite della band. Il terzo brano è "J'Avais Rêvé Du Nord", ed è suddiviso in 2 tracce per una durata totale di oltre 20 minuti: la prima traccia ha un vasto sapore battagliero, grazie a suoni che ricordano armi e caricatori, per rievocare una rivolta contro la malata società francese. Così fra scene di guerriglia e rivoluzioni si giunge ad un punto nel quale il brano muta completamente faccia, cioè quando fa irruzione l'armonioso cantato di Audrey Sylvain che introduce un'altra sezione caratterizzata dal disperato screaming di Famine e da una sezione ritmica dal respiro folkloristico. A questo punto si giunge al picco del brano, ovvero il curioso duetto fra i 2 vocalist, da una parte si hanno quindi le delicate e melodiose vocals della cantante (già protagonista di alcune performance nei 2 dischi precedenti dei Peste Noire e di un'apparizione in una release degli Alcest) e lo screaming scarno del frontman della band. La seconda parte del brano si distingue per le acide e grezze chitarre protagoniste del riff iniziale ma che ci terranno compagnia per tutto il brano, denso di malinconia, dolore esistenziale e nostalgia. A questo punto veniamo immersi in una scena totalmente diversa, quella del brano "Sale Famine Von Valfoutre", con la quale ci vengono riproposti lidi più conosciuti e già esplorati nella recente produzione Peste Noire, ossìa un brano scarno, grezzo sino al midollo dal punto di vista ritmico. Infine "La Condi Hu", brano nel quale si raggiunge l'apice per quanto riguarda le sensazioni di malinconia e disperazione di una band che ne fa uno dei suoi punti cardine: ritmiche lentissime, quasi trascinate a forza, che danno un forte senso di desolazione e crisi interiore, per una delle band più coinvolgenti di sempre a livello emotivo e compositivo.


1) Casse, Péches, Fractures Et Traditions
2) Cochon Carotte Et Les Soeurs Crotte
3) J’avais Revé Du Nord
4) Sale Famine Von Valfoutre
5) La Condi Hu