PENDRAGON
Passion
2011 - Snapper Music
DONATELLO ALFANO
07/01/2012
Recensione
Il tempo a volte è davvero tiranno; c'è sempre molta musica da ascoltare e così si tende a rimandare qualcosa rischiando spesso di lasciarsi sfuggire autentici capolavori, è prorio quello che è capitato a me con Passion nono album in studio dei prog-monsters inglesi Pendragon, pubblicato nell'aprile dell'anno scorso e scoperto (mea culpa) dal sottoscritto soltanto a fine novembre. Il tutto assume dei toni paradossali se ripenso al fatto che il precedente Pure è stato uno dei miei dischi preferiti del 2008, la prima cosa che mi è venuta in mente dopo il primo ascolto è stata: cosa mi sono perso... In fondo non c'è da meravigliarsi considerato che stiamo parlando di una band che ha mosso i primi passi nella scena musicale nel lontano 1978 (l'esordio discografico però arriverà soltanto sei anni dopo con l'ep Fly High, Fall Far) fondati dal cantante/chitarrista Nick Barrett, un musicista dal talento a dir poco straordinario, durante la loro lunga carriera sono riusciti a costruirsi una solidissima reputazione, alcuni lavori sono di livello superiore rispetto ad altri, ma la la classe non è mai stata messa in discussione. Il frontman è il leader incontrastato degli inglesi anche i suoi compagni però hanno dato un contributo fondamentale nella costruzione di un sound magico e profondamente ispirato, è obbligatorio complimentarsi con i veterani Peter Gee (basso, come Barrett nel gruppo dal '78) Clive Nolan (tastiere, membro dal 1986 e componente anche dei favolosi Arena) ed il più recente acquisto (da Pure per la precisione) il batterista Scott Higham. Passion segue le stesse coordinate del suo predecessore, preparatevi ad un altro fantastico cammino di quasi cinquantacinque minuti fatto di fortissime emozioni, una tecnica strumentale strabiliante ed una girandola di atmosfere pronte ad impossesarsi delle vostre menti e dei vostri cuori. Suoni elettronici aprono la title track... Niente paura questo tipo di campionamenti pur ritrovandoli qua e là durante l'ascolto servono soltanto a dare un ulteriore tono di colore a dei pezzi semplicemente perfetti; nelle battute iniziali la voce di Barrett (ma quanti anni ha? sembra un ventenne) ci accarezza con delle melodie soffuse, si tratta di una partenza fuorviante infatti poco prima del secondo minuto il pezzo si trasforma in una veloce cavalcata con evidenti richiami al prog-metal, il mood diventa oscuro ed aggressivo ma le fantastiche melodie a cui il combo ci ha abituato da tempo restano sempre il fulcro della loro arte. La successiva Empathy è una traccia divisa in due parti; la prima prosegue il percorso diretto tracciato dall'opener (viene anche ripreso il refrain) la seconda invece ci mostra il lato più intimista e trasognato della band e qui è praticamente impossibile non lasciarsi trasportare dall'emotività, bisogna chiudere gli occhi e liberarsi da ogni pensiero e da qualsiasi cosa che ci circonda, un sogno di undici minuti riversato in note, quanti al giorno d'oggi riescono ad esprimersi su questi standard? Pochissimi... Feeding Frenzy viene introdotta da sonorità acustiche e cupe ma ben presto si viene assaliti da un impetuoso vortice di velocità guidato dall'eccezionale drum work di Higham, la vera protagonista è l'incandescente chitarra di Nick, sempre più distorta ed incisiva. In un'opera magnifica come questa non poteva mancare il classico pezzo che da solo vale l'acquisto; il suo nome è This Green And Pleasant Land, oltre tredici minuti di pura magia, la parte iniziale riprende le melodie tristi e malinconiche di Empathy, con il trascorrere dei secondi però la track assume dei toni più ariosi e rilassati raggiungendo l'apice nell'irresistibile ritornello, ma non è finita qui infatti gli inglesi negli ultimi minuti ci regalano un'incredibile sezione strumentale ad altissimo tasso tecnico, roba da lasciare a bocca aperta anche i musicisti più preparati, degno di nota il lavoro di Nolan, il tastierista si riconferma il vero erede di grandi colleghi come Tony Banks e Rick Wakeman. Le emozioni proseguono con It's Just A Matter Of Not Getting Caught, brano cadenzato che riprende alcuni passaggi della title track (continua il trait d'union tra le varie tracce) è sbalorditivo come il gruppo riesca ad unire melodie incantevoli e arrangiamenti aggressivi, ottima anche la scelta di Nick di filtrare in alcuni momenti la sua voce, un tocco di modernità adeguato e mai invadente. Skara Brae continua sugli stessi binari mostrando una maggiore dose di dinamismo, è sempre più difficile al giorno d'oggi comporre un pezzo articolato senza perdere mai di vista il feeling e la melodia, i Pendragon centrano l'obiettivo con estrema facilità. La delicata Your Black Heart chiude il cd, il viaggio degli inglesi termina in maniera introspettiva ed ipnotica; la voce e le chitarre di Barrett , le tastiere ed il pianoforte di Nolan ci accompagnano lievemente in questa sublime sinfonia dai marcati echi ''pinkfloydiani'', è giunto il momento di riaprire gli occhi, è stato davvero un sogno indimenticabile! Passion è uno di quei lavori da ascoltare e riascoltare più volte, c'è sempre la possibilità di scoprire un particolare o un arrangiamento che in precedenza era sfuggito, per questo consiglio di ascoltarlo in cuffia, solo così si potranno percepire tutte le sfumature musicali ed emotive dei Pendragon, caratteristica tipica delle più grandi opere d'arte, non penso di esagerare sostenendo che Passion è esattamente questo.C'è chi dice che nel progressive da anni non ci sono più idee e originalità; ci vuole pochissimo per farli ricredere, basta inserire il dischetto in un lettore cd (o caricarlo in un mp3) e certe convinzioni verranno spazzate via in un battibaleno. Grandissimi!
1) Passion
2) Empathy
3) Feeding Frenzy
4) This Green And Pleasant Land
5) It's Just A Matter Of Not Getting Caught
6) Skara Brae
7) Your Black Heart