PANTERA
Planet Caravan
1994 - Eastwest
FABRIZIO IORIO
07/03/2017
Introduzione Recensione
Eccoci nuovamente a parlare dei Pantera. Con il precedente singolo "5 Minutes Alone", i Nostri ci mostravano il primo tassello di un puzzle, il quale una volta completo, avrebbe avuto la forma del nuovo disco dal titolo "Far Beyond Driven". A brevissima distanza dal suddetto singolo, eccoci a parlare del secondo elemento di questo puzzle, ovvero "Planet Caravan", omaggio reso dai Cowboys from Hell alla grandissima e fondamentale band di Tony Iommi; stiamo parlando ovviamente dei Black Sabbath, qui onorati grazie ad una versione completamente rivisitata (in versione acustica) di un loro immortale classico. Se già la versione originale (contenuta all'interno dell'album "Paranoid" del 1970) era a modo suo piuttosto particolare, distaccandosi un po' dall'immaginario heavy metal dei Sabbath, anche questa versione non è certo avara di sorprese. Inutile star qui a discutere l'importanza di questa band, e questo pezzo è un gioiellino psichedelico che si integra perfettamente tra una "Paranoid" ed una "Iron Man", per esempio. Un brano che ha tanti punti interessanti, a partire dall'uso di un altoparlante rotante da parte dello stesso Ozzy Osbourne (un Leslie per la precisione) atto a far ottenere alla propria voce un effetto maggiormente vibrato ed acuto. Le parti di pianoforte che si possono sentire invece, sono state suonate dall'ingegnere del suono e produttore discografico inglese Tom Allom. Nel precedente lavoro i Pantera si sono dimostrati molto abili nel coverizzare brani di altri gruppi. Nello specifico ricordiamo il brano "The Badge" (della hardcore punk band Poison Idea), il quale godeva di una rinnovata linfa vitale datagli proprio da Phil Anselmo e soci, tanto da riuscire a far parte della soundrack dello spettacolare ed affascinante film "Il Corvo", del 1994, diretto da Alex Proyas ed interpretato dal mai dimenticato Brandon Lee. Tornando al singolo oggi discusso, i brani presenti nella tracklist sono quattro: "Planet Caravan" appunto, "Primal Concrete Sledge" (contenuta nell'album "Cowboys From Hell" del 1990), "By Demons Be Driven" (contenuta in "Vulgar Display Of Power" del 1992) ed ovviamente non poteva mancare l'eterna "Walk". Quindi, a livello di novità, troviamo solamente la cover dei Black Sabbath, dato che gli altri brani hanno già avuto grande spazio nelle produzioni precedenti della band texana. In effetti verrebbe da chiedersi il perché in ogni singolo od ep siano presenti praticamente sempre gli stessi brani a rotazione, dato che comunque sia, di song eccezionali se ne possono trovare a bizzeffe nonostante la pubblicazione (all'epoca) di solamente due album di groove metal puro. Eppure, la band continua imperterrita a battere chiodo sempre sugli stessi brani, rischiando di assuefare l'ascoltatore che giustamente cercherebbe anche un qualcosa di diverso. Sempre parlando di chiodi, non possiamo notare l'inconsueta copertina, la quale ritrae un piede presumibilmente appartenente ad un monumento, completamente infilzato da chiodi. Una sorta di atto vandalico verso un'opera d'arte che non sta certo a significare che i Pantera siano in procinto di deturpare la loro; ma vuole essere un'immagine forte, e che soprattutto colpisca l'ascoltatore. Iniziamo dunque con la nostra consueta analisi delle tracce che compongono "Planet Caravan", ed ovviamente l'attenzione principale sarà rivolta a questa cover per capire un po' di più se la direzione presa sarà in linea con il precedente "5 Minutes Alone", oppure se ci troviamo dinnanzi un piacevole diversivo / doveroso omaggio ad una band che ha scritto le primissime pagine della storia della nostra amata musica.
Planet Caravan
Si parte dunque con il brano "Planet Caravan (Pianeta Caravan)", il quale ha alcune similitudini con la versione originale, ma è particolarmente reso personale dalla band dei fratelli Abbott. In origine infatti, il sound era molto pacato e psichedelico, con un Ozzy Osbourne quasi irriconoscibile per via del filtraggio vocale dato appunto dall'utilizzo di questo altoparlante rotante che rendeva la sua voce molto effettata e particolare. Il lavoro delle due chitarre era assai pacato e fortemente intimistico, mentre le percussioni risultavano dolci e dal sapore a tratti tribale. I Pantera mantengono quello spirito psichedelico, e la versione acustica propostaci è veramente interessante; la cosa che salta subito all'occhio, anzi all'orecchio, è sicuramente la voce calda di Phil Anselmo. Se gli strumenti sono decisamente in linea con la sua controparte, le vocals sono molto particolari, ed anche in questo caso viene applicato un leggero filtro vocale in modo da non snaturare il brano, dato che la caratteristica principale risiede proprio nel timbro vocale e nella sua interpretazione. Immaginiamo di fluttuare attraverso lo spazio, quindi verso un ipotetico infinito, in compagnia della persona da noi amata. Un viaggio senza fine, dove vediamo miliardi di stelle che brillano e si riflettono nei nostri occhi, sembrando donare una nuova luce a chi ci sta accanto e ci sta accompagnando lungo questo viaggio. Si ammira la bellezza di questa situazione, si respira una tale magia capace di trasportarci in una dimensione onirica, dove la pace e la spensieratezza regnano sovrane. Dall'alto vediamo la Luna che illumina gli alberi situati sulla Terra, facendoli risplendere di un colore argenteo, mentre la Terra stessa sembra diventare una fiamma viola grazie ai meravigliosi colori che la notte le dona. Il tempo assume una rilevanza relativa, e non curanti ormai di nulla ci avviciniamo al grande dio Marte, allontanandoci sempre di più da quella che ormai non sarà mai più la nostra casa. Mentre il testo si concentra tutto in una volta sola, la strumentazione continua a farci fluttuare in questo spazio infinito, mediante l'uso di armonie bellissime e delicate, le quali terminano con la volontà di farci aprire gli occhi e ripensare a quei bellissimi momenti passati con la persona a cui teniamo di più. Nella prima versione demo, il buon Ozzy improvvisò il testo, raccontando sostanzialmente di una gita da lui fatta nei boschi (diciamo anche che, probabilmente, il nostro madman era anche sotto effetto di qualche sostanza proibita); mentre la versione finale appunto, prende decisamente una piega più fantasiosa e decisamente meno materiale. I Pantera confermano la propria bravura nel saper coverizzare brani di band sostanzialmente distanti dalla loro proposta rendendoli perfetti per il loro scopo; ovvero quello di fare in modo che anche questi episodi non si limito ad essere degli omaggi a band che hanno influenzato la loro stessa formazione musicale, ma che si integrino perfettamente anche nel contesto in cui successivamente vengono inseriti.
Primal Concrete Sledge
"Primal Concrete Sledge" è l'unico brano estrapolato dal disco "Cowboys From Hell", ed è caratterizzato da una incessante doppia cassa raggiunta da lì a breve dal basso di Brown e dalla chitarra di Dimebag, i quali erigono un muro sonoro a dir poco dirompente. Il riffing è curatissimo e pesantissimo, reso ancora più pesante dal drumming martellante caratterizzato da questa costanza nel massacrare le pelli mediante doppia cassa. A questo punto assistiamo ad una brevissima pausa, prima di riprendere con queste sonorità dal sapore claustrofobico, le quali vengono accentuate da un urlo disumano che preparano la venuta di un primo cantato velocissimo e piuttosto particolare. Essendo questo un brano relativamente corto, andiamo subito al dunque dicendo che siamo al cospetto di pezzo recante un messaggio profondo; ovvero, il fatto che viviamo in un mondo caratterizzato dalla regola "Dare per avere". Se non abbiamo nulla da dare e da offrire, non dobbiamo nemmeno pretendere di ricevere alcunché. Inconsciamente ci viene chiesto di vivere il nostro sogno perverso e di condividere con qualcuno questa nostra esperienza. A questo punto si palesa il ritornello, che viene cantato a più voci per poi proseguire strutturalmente in maniera identica all'inizio brano. Una volta però ricomparso il chorus sentiamo un bellissimo refrain di chitarra che vede la partecipazione del rullante di Vinnie Paul, il quale (fin qui) non si era ancora presentato. Un ottimo riff chitarristico accompagnato da colpi di snare, ed il drummer si esibisce in un virtuosismo di doppia cassa davvero suggestivo, come fosse un brevissimo assolo, prima di ritornare a quelle sonorità di inizio song (ovvero un utilizzo geniale di doppia cassa e crash senza però l'utilizzo di rullante). Continua questa specie di discussione con il nostro inconscio, palesatosi come entità che chiede devozione. Ma devozione a cosa? A chi? Una devozione verso questo insulto primitivo, ovvero una sorta di rifiuto delle convenzioni sociali ed una chiara manifestazione di aperta ostilità verso tutto e tutti. Soprattutto verso coloro che cercano di metterci i bastoni tra le ruote. Bisognerà sudare, ma in seguito non si avranno rimorsi. "L'uomo che si è ritirato mille volte ti dirà sempre di abbandonare, ma io non mi fido di un uomo appassito, ti raggiungerò e te lo farò capire". Quelli che prima di noi hanno provato delle esperienze fallimentari, cercheranno in tutti i modi di farci "ragionare" nel tentativo di dissuaderci dallo svolgere determinate azioni gettandoci addosso le loro paure e le loro paranoie. Non è detto però che se loro hanno fallito dobbiamo farlo per forza anche noi, ed è qui che la fiducia verso chi vuole scoraggiarsi viene francamente meno. I riferimenti personali vengono dunque a galla in questo frangente, dato che molte persone non avevano condiviso del tutto la scelta della band di cambiare rotta, nel proporre un nuovo tipo di sound. La dimostrazione più palese è quella che chiama in causa il precedente singer del gruppo Terry Glaze, il quale una volta appresa la volontà di cambiare registro, decise appunto di abbandonare definitivamente la band, ritenendo il voler cambiare rischioso e pericoloso; velleità che con il tempo si rivelò dannatamente vincente, come ben sappiamo. Il brano, dicevamo, è molto corto ma non per questo poco interessante. La sua particolarità sta nel fatto che riesce a coinvolgere appieno l'ascoltatore attraendo ogni cosa grazie a questo vortice sonoro di notevole impatto.
By Demons Be Driven
"By Demons Be Driven (Guidato dai Demoni)" è caratterizzato da un inizio che vede la sei corde di Dimebag ergersi a protagonista, avvicindosi lentamente, per poi sfociare in un riff assassino che non lascia scampo. Il tutto è accompagnato da una doppia cassa alternata che si interrompe ad ogni sussulto chitarristico. Con l'ingresso del cantato, e quindi della prima strofa, il discorso cambia piuttosto radicalmente con una ritmica molto più lenta che si adatta alla perfezione alla voce di Anselmo. Anche quest'ultima ad un certo punto cambia a favore di una interpretazione disperata, ed un ritornello che sembra cantato da un pazzo. Un pazzo animale che però, ad un certo punto, improvvisamente si calma come se fosse stato sedato, sfoggiando una voce molto bassa e quasi impercettibile. Il tema portante è la religione, un argomento sempre spinoso ed anche per certi versi pericoloso da affrontare. L'intenzione è quella di farci intendere che il concetto stesso di religione è diventato con il passare del tempo vecchio ed obsoleto. La chiesa non riesce più ad educare e quindi ad attirare le nuove generazioni ,perché la mentalità della gente sta cambiando molto velocemente, e di conseguenza la voglia di fede sta via via scemando sempre di più. Il nostro intendere certi argomenti è in continuo mutamento, e se queste religioni non riescono ad adeguarsi a questo tipo di cambiamento troveranno sempre meno persone disposte a seguirle. Seconda strofa che ricalca la precedente, mentre il chorus risulta essere ancora più disperato che in precedenza grazie a delle urla ancora più malate. La parte ritmica invece riesce a trovare una certa libertà grazie ad un accordo infernale che mette letteralmente i brividi. Altro ritornello, ed assistiamo ad un' ultima botta strumentale che riesce a destabilizzare quel poco di sanità mentale che rimane. Il discorso provocatorio verso qualsiasi tipo di istituzione religiosa continua incessante, ma una cosa è sicuramente certa: un giorno tutti noi verremo presi a braccetto dalla morte e verremo guidati da questi demoni che ci chiameranno per nome, e noi non faremo altro che rispondere alla loro chiamata. Il consiglio dunque, è quello di cercare di vivere la nostra vita nel miglior modo possibile, perché alla fine di noi rimarrà solamente polvere. Il viaggio che affronteremo in compagnia di queste entità maligne ci porta in una dimensione parallela, dove ogni cosa che siamo abituati a chiamare appunto "cosa" perde la sua oggettività, materializzandosi solamente se noi lo vogliamo davvero. Il problema principale è che questa nostra consapevolezza dei nostri mezzi viene resa instabile da ciò in cui ormai non crediamo. Così facendo però, andremo a perderci in una sorta di limbo infinito, dal quale non si vede effettivamente una luce che ci possa indicare una via di uscita.
Walk
Ultimo brano presente in questo singolo è l'immancabile "Walk (Cammina)". Introdotto da un unico riff di chitarra molto semplice, Dime viene presto raggiunto a breve distanza dalla sezione ritmica dei compagni Rex Brown e Vinnie Paul, il tutto eseguito con una semplicità ed una facilità disarmante nel ricreare un muro sonoro veramente incredibile. La base di per sé è cadenzatissima, ma è proprio questa la forza e la caratteristica di questo brano. Anche il cantato di Anselmo risulta essere piuttosto lineare, ma è anch' esso dotato di una grande grinta che rispecchia appieno l'anima della song. Dopo una prima strofa ci troviamo di fronte ad un pre-chorus molto interessante, il quale spiana perfettamente la strada per un ritornello di grande fascino. In questa fase ci viene presentato in maniera piuttosto decisa un argomento che troppo spesso viene trattato con troppa superficialità: quello del rispetto. Il rispetto che ogni giorno cerchiamo e vogliamo dare agli amici, ai famigliari ed alle persone in generale, con la pretesa però che questa forma di rispetto ci venga giustamente restituita. Sarebbe bello poter dire che ogni situazione fili via come dovrebbe filare, ma purtroppo non è quasi mai così. Tante volte, troppe volte, il dimostrarsi troppo buoni porta solamente le nostre controparti ad approfittarsene per poi deriderci. Derisi proprio da chi si professa nostro amico. Il problema principale è che questo modus operandi non fa altro che far cadere a terra la nostra autostima. Altra strofa, e torniamo ad ascoltare quel martellamento ritmico lento ed ossessivo che aveva caratterizzato la prima parte. Quando però tutto il brano sembra essere indirizzato verso questa unica soluzione, ecco che arriva il momento dell'assolo di Darrell. Un solo che viene preceduto per qualche istante da battiti di tom che in effetti presagiscono un cambiamento, facendo risultare questa sezione un gioiello da tramandare ai posteri. Un' esperienza intensa ed appagante, dove il nostro chitarrista dà libero sfogo al proprio genio compositivo. E' bene sottolineare che non ci troviamo dinanzi a chissà quale virtuosismo chitarristico, solamente diciamo che così come è stato pensato è quel perfetto tassello mancante di un puzzle meraviglioso. Si continua ad urlare parole ricolme di rabbia e risentimento, ed a volte capita addirittura di essere infastiditi da certi individui, e qui la band lo dice chiaramente. Purtroppo, molte volte, il messaggio non viene recepito da chi di dovere, e quindi affiora il desiderio di voler allontanare qualcuno con la forza. Altro problema è che anche quando questi ultimi personaggi si rivelano per ciò che sono, ovvero viscidi individui senza scrupoli, pronti a pugnalarci alle spalle, cerchiamo comunque di dare il nostro rispetto sapendo benissimo che non verremmo minimamente ricambiati. Il brano dunque, termina con le solite legnate lente ma letali, le quali pongono fine al lavoro iniziato ad inizio brano: ovvero quello di ammazzarci a suon di riff mortali. Concludendo, arriviamo al limite della sopportazione, e sale quella dannata voglia di saltare letteralmente al collo di questa gente che farebbe carte false per poterci infangare. Non ne vale la pena, è vero, ma a volte l'istinto è più forte della ragione, ed il rischio che prevalga è veramente alto. L'unica soluzione sarebbe quella di voltarci e lasciare tutto e tutti alle nostre spalle, continuando in solitudine il nostro cammino, fidandoci solamente di noi stessi.
Conclusioni
Arrivati alla conclusione di questo singolo, dunque, possiamo tirare definitivamente le somme circa quanto ascoltato. La curiosità era (giustamente) tutta nel sentire la rivisitazione di un grande classico del Rock, ovvero quella "Planet Caravan" resa immortale dalla band di Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward. I Pantera avevano già dimostrato di sapersela cavare egregiamente rivisitando brani di altri gruppi, e anche in questo caso possiamo tranquillamente dire che l'operazione è riuscita con successo. Probabilmente i Nostri texani sanno scegliere perfettamente cosa sia più adatto a rendere "loro". Strumentalmente non ci sono grosse variazioni rispetto alla versione originale se non quella di presentare un suono decisamente più pulito e più corposo; ma da sottolineare è la prova, seppur breve, di Phil Anselmo il quale si presta benissimo ad interpretare un brano sicuramente particolare e fuori dagli schemi di entrambe le band, con quella sua voce calda ed adatta per tutto il contesto. Abbiamo detto che questa cover andrà a far parte del nuovo disco "Far Beyond Driven", ed è curioso il fatto di dover sentire un qualcosa di "morbido" visto sia i due album precedenti che il precedente singolo "5 Minutes Alone". La carica distruttiva della band sembra comunque non accennare a diminuire, e questo vuole probabilmente essere un omaggio, oltre che un piacevole diversivo. Per quanto riguarda gli altri brani presenti non c'è molto da dire, se non che qualitativamente parlando siamo su alti livelli, e di certo non si discute la qualità intrinseca di quanto ascoltato. Quello che possiamo solamente affermare, come accennato in fase di introduzione, è il fatto che i brani proposti siano in sostanza sempre quelli, o per lo meno alternati ad un paio di cambi e niente più. Se una "By Demons Be Driven" o una "Primal Concrete Sledge" non sono così abusate e stanno bene nell'essere proposte in questa occasione, lo stesso discorso non vale purtroppo per la sempre eterna Walk. Ci tengo a sottolineare il fatto che quest'ultimo è sicuramente un pezzo di estrema qualità, tanto da spingerci ad ascoltarlo all'infinito data l'importanza che ha per la band stessa e per i fan (e non solo). Il problema è che ci sono molte song che si presterebbero bene nell'essere inserite in un singolo, e quindi non vedo perché non farlo. Riproporre sempre i soliti brani ad ogni uscita rischia di stancare un po' anche il fan più affezionato, rendendo magari meno appetibile un prodotto di grande valore. Alla band dei fratelli Abbott però, gli si può perdonare tutto; e questo dimostra anche un fatto molto importante. Ovvero, che i Pantera fanno ed han sempre fatto quello che volevano, e continueranno a farlo fregandosene del parere della gente. Ed alla fine è giusto così, anche perché è proprio in queste piccole cose che si mostra il carattere vincente di un gruppo intenzionato a cambiare le carte in tavola ogni qual volta ne ha l'occasione. Ora l'attesa è rivolta verso il prossimo singolo, ovvero quel "Shedding Skin" che va a chiudere il cerchio delle "presentazioni" prima della messa in onda del loro nuovissimo show.
2) Primal Concrete Sledge
3) By Demons Be Driven
4) Walk