PANTERA
Hostile Moments 12''
1994 - Atco records
FABRIZIO IORIO
06/09/2017
Introduzione Recensione
Proseguiamo il nostro viaggio attraverso la discografia dei texani Pantera rimanendo nel 1994 (anno in cui i Nostri pian piano stavano rivelandoci il contenuto del nuovo ed all'epoca imminente "Far Beyond Driven") presentando un quarantacinque giri da dodici pollici, dal titolo Hostile Moments 12'', sempre licenziato dalla statunitense "Atco Records". Andando a ritroso, il primo singolo fu "5 Minutes Alone", assieme al quale ci veniva presentata un'ottima cover della band Poison Idea dal titolo "The Badge", una classica e sempre bellissima "Cemetery Gates", ed infine una title track bella succulenta e corposa che dava le prime avvisaglie di "pesantezza"; dotata di un sound molto più oscuro che in precedenza, sicuramente più massiccio. Poi fu la volta del singolo "Planet Caravan", in cui si poteva trovare (oltre a "Walk", "Primal Concrete Sledge" e "By Demons Be Driven") appunto la cover dei Black Sabbath rivisitata in maniera quasi impeccabile, con risultati veramente eccellenti sotto ogni profilo, che mettevano soprattutto in evidenza una grande prova vocale da parte di un inusuale Philip Anselmo. A brevissima distanza fu la volta di un altro singolo, il quale prevedeva un solo ed inedito brano dal titolo "Shedding Skin". Un brano molto ben eseguito e dotato di buona carica. Il compito di svelarci un altro tassello del nuovo disco tocca appunto a questo nuovo ep in formato dodici pollici da quarantacinque giri, il cui contenuto si divide in un side A (dove andremo a trovare il nuovo brano "I'm Broken" più la terremotante Mouth for War) ed un side B (nel quale sono presenti le song "Walk (Cervical Edit)" e "Fucking Hostile (Biomechanical mix)"). Se da una parte le ultime due song sono in qualche modo "evitabili" per vari motivi già discussi nelle recensioni precedenti e che comunque vi spiegherò nella nostra consueta analisi, le prime sono assolutamente da ascoltare. Vero che "Mouth For War" è la traccia di punta del bellissimo "Vulgar Display of Power" ed è anche vero che è stata riproposta in vari singoli, ma un brano del genere può e deve trovare sempre spazio in un "antipasto" dei Pantera. Chiaramente l'attenzione è tutta rivolta verso quella "I'm Broken" che andrà a prendere parte nella track list definitiva del nuovo lavoro. La storia di questo pezzo, che come andremo a vedere è molto sofferto a livello testuale, è da ricercarsi nel fatto che fu scritto in un periodo in cui lo stesso Anselmo soffriva moltissimo a causa di dolori persistenti alla schiena, cosa che lo avrebbero indotto ad assumere grosse quantità di alcool e di droghe per cercare per lo meno di alleviare le sue sofferenze. La cover di questo ep vede il volto di Phil ripreso solamente nella sua parte sinistra, con il classico logo Pantera sistemato in verticale, con al di sotto di esso i quattro brani che vanno a comporre questo quarantacinque giri. Sullo sfondo una lama con denti al diamante pronta ad affettare qualunque cosa. Cosa aspettarci dunque da questo nuovo brano? Diciamo che (fingendo d'essere un ignaro ascoltatore dell'epoca), dopo aver ascoltato i singoli precedenti, sinceramente non avrei saputo effettivamente dire quale direzione la band avesse avuto intenzione di intraprendere; abbiamo avuto modo di sentire, difatti, brani sempre molto affascinati ma anche molto diversi tra di loro, certamente legati da un unico filo conduttore non troppo spesso. Un argine sottilissimo che potrebbe tanto sgretolarsi quanto resistere, rimanderemo il discorso all'analisi definitiva di "Far Beyond...". Dovendo però dare un giudizio preliminare, sempre immedesimandoci in un ascoltatore dell'epoca: se da una parte una "5 Minutes Alone" poteva considerarsi un episodio aggressivo al punto giusto e decisamente rabbioso nel suo testo, "Shedding Sking" si rivelava non troppo lineare ma al contempo nemmeno troppo elaborata, dotata di un cantato molto oscuro che si alternava a momenti di pura rabbia. E come dimenticarci poi di quella "Planet Caravan" che mostrava il lato più intimo della band, con una prova vocale eccezionale ed anche a tratti inusuale. Analizziamo dunque insieme il contenuto del suddetto ep e vediamo se sarà di aiuto per capire come si muoverà il nuovo disco... o se sarà l'ennesimo tentativo da parte dei texani di confonderci ancora più le idee.
I'm Broken
"I'm Broken (Sono distrutto)" parte con un riff da parte di Dimebag Darrell che si rivela fin da subito esaltante e vincente. Il drumming del fratello Vinnie è tanto lineare e semplice da risultare azzeccatissimo. E' pur vero che la sezione ritmica in questo avvio si limita solamente ad accompagnare la sei corde del talentuoso chitarrista, ma lo fa con una precisione ed una pesantezza a dir poco commoventi. Ad un certo punto il drumming assesta sei colpi a due mani che vanno a sbattere contro rullante e timpano, come a voler dire: "Ehi, adesso si inizia a fare sul serio". Ed è proprio ora, infatti, che Anselmo ci urla in faccia tutto il suo dolore fisico causato dai suoi problemi, e si immagina un giorno chiuso in una bara mentre i propri cari sono lì presenti piangendo la sua scomparsa. Il non vedere più dei volti familiari che quotidianamente condividiamo deve essere un dolore straziante; non sentire più le loro risate, non osservare più quegli occhi che ogni singolo istante della nostra vita, anche casualmente, abbiamo incrociato almeno una volta al giorno. Il discorso è rivolto in modo generico, ma è proprio quello che pensa lo stesso singer stremato dal dolore. Non riesce a capacitarsi di quanto gli stia succedendo, vuol pensare che effettivamente sia ancora troppo giovane per morire ed anche per sopportare tutto questo... ma lo stile di vita intrapreso tra eccessi e poca considerazione del proprio corpo, sembra stia prevalendo nella sua esistenza. Darrell si cimenta in un altro riff mostruoso per impostazione, andando a sottolineare questo disagio ormai costante. Le voci si sovrappongono con l'aiuto di sovraincisioni ed il risultato complessivo è proprio quello di causare, o per lo meno, di far percepire all'ascoltatore questo malessere che sembra non voler proprio lasciare in pace il cantante. Una frase in particolare riesce a suscitare una preoccupante emozione, ed è quella che dà il via al bellissimo ritornello: "Guardami adesso, sono distrutto". Per la prima volta, probabilmente, ci troviamo davanti ad un Anselmo fragile, vulnerabile e sull'orlo di una crisi esistenziale e nervosa. E' proprio lui a mostrarci (senza avere paura del giudizio altrui) la sua natura umana, il suo voler essere sopra le righe, facendoci capire che le conseguenze possono essere il più delle volte disastrose sia a livello fisico che mentale. Esatto, mentale, perché non è solamente il provare un dolore, non è solamente sentire male da qualche parte nel corpo. E' un qualcosa che con il passare del tempo sfianca a livello celebrale, alterando i tuoi stati d'animo, mettendoti magari in testa dei pensieri negativi come non mai. Il problema è che, come nel caso del frontman, questa sofferenza risulta talmente insopportabile da portare poi un soggetto ad abusare di sostanze ed alcolici fuori dalla normale misura, con lo scopo di alleviare ogni tipo di male. Il doppio problema sta nel fatto che questi abusi provocano dipendenza, e che una volta passata la "sbornia", ci ritroviamo immersi ancor peggio nel problema iniziale. E quindi via con altre sostanze e quant'altro, con il rischio appunto che tutto questo si riveli un pericoloso circolo vizioso da cui sarà veramente difficile uscire. Una seconda strofa sempre in linea con quello sentito fino ad ora, quindi senza nessuna variazione di sorta con il solito chitarrista assoluto protagonista ed una sezione ritmica che svolge egregiamente il proprio lavoro, senza mostrarsi troppo. Troviamo un inizio che sa anche di sconfitta: "Un giorno moriremo tutti, è un fatto scontato della vita", verso nel quale Phil sembra essersi rassegnato. Eppure sembra anche una richiesta di aiuto piuttosto esplicita, mediante la quale Anselmo cerca di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di tornare in forma come prima. E' chiaro che il brano sia impostato in maniera tale da non essere veloce o troppo vario, però il solito Dimebag ci delizia con un assolo molto bello senza l'ausilio di una registrazione di chitarra ritmica, facendosi apprezzare proprio per il suo estro e la sua creatività. Il tutto sorretto come al solito da un Rex Brown sontuoso che si esalta nel martellare le proprie quattro corde facendole rimbombare nelle orecchie dell'ascoltatore. Il brano si avvia al suo finale, ma troviamo un leggero cambiamento nel ritornello. Ovvero, se precedentemente avevamo assistito a quel "Guardami adesso, sono distrutto", ora ci troviamo ad ascoltare un verso rivolto a noi stessi: "Guardati adesso, sei distrutto", un po' come a voler dire di non seguire determinati stili di vita, altrimenti ci si ritroveremo in quel tragico stato. La conclusione vede l'ennesimo riff potentissimo che si avvia a sfumare lentamente, lasciando una sensazione stile "martello pneumatico" che si pianta nella nostra testa fino a sfondarla dalle troppe vibrazioni. "I'm Borken" è uno di quei brani destinati a diventare un simbolo della band texana, uno di quelli che insieme a "Walk", "Cemetery Gates", "Cowboys From Hell" e "Domination" (giusto per citarne alcuni) saranno ricordati come I brani dei Pantera. La musica è diretta e spietata nel suo essere ossessiva fino allo sfinimento, ed il testo è sofferto e pungente. Un brano insomma assolutamente convincente che sembra voler confermare quella "rinnovata" pesantezza che il gruppo vuole donare al nuovo lavoro.
Mouth For War
"Mouth for War (Discorsi di Guerra)", oltre ad essere la seconda traccia presente in questo ep, è anche l'opener di quel bellissimo album dal titolo "Vulgar Display of Power", nonché una delle song più belle e potenti mai scritte dai Pantera. L'introduzione che apre il brano è affidata alla chitarra ruvidissima di Darrel la quale viene resa a dir poco letale da una sezione ritmica imponente. Questo inizio ad alta intensità adrenalinica serve a preparare il terreno per un qualcosa di estremamente devastante che non tarda certo ad arrivare. Il sound esplode con una potenza fuori dal comune, una deflagrazione sonora in grado di far saltare chiunque dalla sedia. Una bestia che improvvisamente si risveglia da un torpore durato troppo tempo, questa è la sensazione primaria che viene alla mente ascoltando questo inizio di brano. Dopo tanta potenza, ecco che arriva il momento di una prima strofa che vede un Phil Anselmo in grande spolvero, il quale sembra voler gridare ai quattro venti la parola "vendetta". Perché il tema portante del brano è proprio questo; un protagonista che sa di aver sbagliato forse troppe volte nella sua vita e di conseguenza raggiunge livelli massimi di frustrazione, tanto da aver immagazzinato una quantità esagerata di odio. Il problema è questo, tutto questo malessere sembra ormai aver superato ogni limite, ed è pronto ad esplodere al massimo, insieme, in qualsiasi momento. La cosa migliore da fare sarebbe quella di far uscire questa rabbia, questo odio, questo astio un po' alla volta in maniera tale da non farlo risultare "nocivo" sia per noi che per gli altri. Eccezionale la prova di Vinnie Paul dietro le pelli, il quale danza alla perfezione sulle ali di un mid tempo e di una doppia cassa discontinua, mentre il fratello inanella riff su riff in grado di sciogliere anche il più duro dei materiali. Rabbiosa, potente ed al tempo stesso pericolosamente esaltante ed emozionante. Un continuo assaporarsi di distorsioni geniali, che picchiano l'ascoltatore lasciandolo tramortito dal piacere. Esiste un momento per ognuno di noi in cui possiamo in qualche modo chiudere un occhio e riflettere sulla realtà, seppur mai gradevole. E' questo che dobbiamo cercare di capire; bisogna cercare di trovare una qualsivoglia valvola di sfogo per stemperare il nostro istinto distruttivo, per ovviare a tragedie e situazioni a dir poco spiacevoli. Tutti noi abbiamo paura di fallire in qualcosa, ma bisogna anche saper accettare le sconfitte per riuscire a rialzarsi ed imparare da queste ultime, per poi ricominciare più forti di prima e consapevoli del fatto che siamo pur sempre esseri umani. L'importante è cercare di portare a termine i nostri obiettivi, rafforzandoci e non abbattendoci quando le cose non vanno come avremmo voluto. Un po' come un pugile che incassa costantemente pugni a ripetizione e sa che se non reagirà sarà sconfitto. Ecco, le continue avversità debbono invece essere un modo per spronarci a reagire, rialzandoci dopo un quasi ko tecnico. Il ritornello proposto è un qualcosa che oserei dire eccezionale, un turbinio di emozioni assurde che riescono a catturare fin da subito. Personalmente trovo questo chorus uno dei più belli ed accattivanti mai partoriti dai nostri texani, per energia profusa. Il basso di Rex ha una valenza importantissima ed il lavoro svolto è anch'esso incredibile. Un vortice di basse frequenze in grado di far esplodere il cranio di chiunque anche nel raggio di km. Il brano viene spaccato a metà da un assolo, come sempre bellissimo, con sovraincisioni di chitarra ritmica... ed il risultato neanche a dirlo è travolgente. Ripartiamo con una riflessione che ci introduce nell'oscuro ed insidioso percorso che la vita stessa ci mette costantemente davanti. E' difficile andare avanti, a volta sembrerà impossibile ed è giustamente una lotta continua. Una volta terminato il nostro ciclo vitale non dobbiamo vedere per forza la morte come qualcosa di orribile, ma semplicemente come la fine di una prima parte di percorso che proseguirà con una seconda tappa: quella spirituale. In definitiva questa dichiarazione di guerra non è nient'altro che uno sfogo verso la vita, o per meglio dire, verso chi vuole sempre e costantemente metterci i bastoni tra le ruote. Un grido, un urlo vero e proprio lanciato verso tutte quelle ingiustizie e quelle difficoltà che dobbiamo affrontare fino alla fine dei nostri giorni. Sul finale troviamo un cantato ancor più aggressivo che in precedenza, dove appunto viene gridata a squarciagola tutta la frustrazione immagazzinata fino ad ora, e che va a concludersi con una cavalcata sonora scandita da una doppia cassa possente con tanto di sussulto finale a dir poco micidiale. Ora: non vorrei essere per forza di parte essendo "Mouth for War" il mio brano preferito di tutti i tempi e periodi dei Pantera... però (oggettivamente!) non si può certo rimanere indifferenti dinnanzi a cotanta superlativa prova dei Nostri, nel proporre un qualcosa di estremamente esplosivo che va a distaccarsi completamente (soprattutto a livello vocale) da quanto fatto fino in quel momento (ricordiamo, per motivi di cronaca, le tinte decisamente più Heavy e catchy dei primi dischi registrati dai nostri texani).
Walk (Cervical Mix)
"Walk (Cammina) - (Cervical Mix)" è dunque il remix di uno dei brani portanti dell'intera discografia panteriana. Il brano di per sé è probabilmente quello che più rappresenta il gruppo dei fratelli Abbott, e qui in queste sua "nuova" veste desta più di qualche perplessità. Se l'inizio è pressoché identico alla sua controparte originale con tanto di riff bello granitico a farne da introduzione, non possiamo non notare un leggero campionamento con il proseguo dell'ascolto. A dir la verità non è che ci troviamo davanti ad un qualcosa di troppo fastidioso od invasivo, e sinceramente si può benissimo accettare come un "piccolo" ritocco atto a dare una discreta varietà ad un pezzo di per sé molto lineare. La cosa però che inizia a dare quel pericoloso prurito sta nel fatto che la voce di Phil Ansemo viene corrotta da un filtro che la rende praticamente robotica... e questa cosa, sinceramente, non la capisco. E' una soluzione che non fa perdere troppa grinta al brano, ma se la forza di "Walk" è proprio quella di essere dura come il granito, qui notiamo il blocco di pietra scalfito miseramente con un qualcosa che la fa perdere un po' di quel fascino. Ogni tanto compare anche un suono artificiale che va a sminuirne l'impatto, ma la natura della song cerca sempre di essere preponderante facendo passare questa soluzione in secondo piano. Il leggendario assolo viene rovinato da un sottofondo rumoroso al limite della sopportazione, ma fortunatamente non viene intaccato con filtri vari o soluzioni al limite dell'omicidio, lasciandolo praticamente così come dovrebbe essere: puro. Il testo viene riproposto praticamente per intero, urlando al vento il concetto di rispetto. Un rispetto che cerchiamo quotidianamente di dare a chiunque ci circondi, dagli amici ai familiari, e che giustamente pretendiamo di ricevere in cambio. Se ci pensiamo bene, quest'ultimo è un concetto semplice ma soprattutto giusto. Purtroppo la questione viene affrontata con troppa superficialità e non tutto fila liscio come dovrebbe. Anzi, diciamoci la verità, non funziona praticamente mai. Capita troppo spesso e volentieri di venire presi a pesci in faccia da gente che credevamo amica, e che fino a quel momento si meritava la nostra ammirazione. Capita anche di essere addirittura infastiditi da questa gente, ma il più delle volte (pur facendolo capire quasi esplicitamente) il messaggio non viene recepito facendoci aumentare questa sensazione di fastidio. "Vuoi insinuarti sotto la mia pelle e vuoi chiamarti amico? Io ho molti amici come te", ed in questo passaggio è decisamente tangibile il desiderio di levarci di torno certi individui. L'amico, quello vero, non ti pugnala alle spalle nel momento del bisogno: cerca di starti vicino proprio nelle situazioni più difficili. Ed ecco che chi ci faceva credere di essere nostro fratello si rivela una sanguisuga ed un approfittatore. Ed allora, come non assecondare quella voglia di balzargli al collo per staccargli via la testa, facendolo pagare per averci preso per i fondelli? Semplicemente cercando di ragionare e cercando di capire che in fondo non servirebbe proprio a niente. Non ne varrebbe la pena, ma non è nemmeno facile far rimanere assopito il nostro istinto. L'unica soluzione è quella di allontanare queste persone dalla nostra vita una volta per tutte, in modo che non ci intralcino più, facendoci continuare sereni il nostro percorso. Non tutti conoscono il vero valore della parola rispetto, e quindi la nostra scelta di avere qualcuno al nostro fianco che ci accompagni durante la nostra vita si fa sempre più difficoltosa. Sul finale di brano troviamo la parola "Walk" ripetuta all'infinito con tanto di assolo per concludere in bellezza, rovinato da questo suono di synth che questa volta riesce nell'intento di compiere sfaceli. In sostanza, non è così terribile questa rivisitazione; e a dirla tutta, si fa anche ascoltare (una volta sola, però). Quello che non capisco è la necessità di rimaneggiare un pezzo come "Walk". Ok, si tratta di un brano famosissimo che attirerebbe chiunque come orsi davanti al miele, ma non concepisco il fatto di toccare "elettronicamente" un qualcosa che non è nata per essere tale.
Fucking Hostile (Biomechanical Mix)
"Fucking Hostile (Biomechanical Mix) - (Fottutamente Ostile)" è uno dei bellissimi brani presenti in quel capolavoro chiamato "Vulgar Dislpay of Power". Un brano dalla durata esigua che sa essere capace di essere dirompente come pochi altri pezzi. Questa versione, denominata Biomechanical Mix, possiamo trovarla anche nel singolo "Walk" del 1993, nel quale venivano racchiusi praticamente alcuni brani dei primi due album della svolta dei Pantera prontamente remixati. Una operazione che non ho mai trovato troppo interessante, ma è volta ad arricchire comunque una discografia sicuramente imponente. Passiamo ora all'analisi del suddetto brano: veniamo accolti dalla chitarra di Darrell nella sua forma originale, ovvero quello stridulo tanto caro da diventare una sorta di marchio indelebile. Segue il riff portante dell'intero brano in tutta la sua potenza, e fino a questo momento possiamo praticamente trovare tutta quell'essenza distruttiva della sua controparte. Dopo questa introduzione, però, giungono le dolenti note; e sono problemi decisamente seri. Alcuni versi di strofa e di ritornello sembrano essere messi lì un po' a caso e come se non bastasse, la voce di Anselmo viene alterata con effetti artificiali ed echi che sinceramente servono a ben poco. Senza considerare che tra l'altro il rullante del drum set di Vinnie Paul viene a tratti coperto da fastidiosi rumori metallici e freddi. Il tutto viene ripetuto all'infinito, fino alla conclusione del brano, il quale ritrova il suo groove solamente quando vengono lasciate intatte le parti originali. Per il resto è una continua accozzaglia di soluzioni che hanno poco senso di esistere. "Fucking Hostile" è stata concepita per radere al suolo ogni cosa proprio tramite la sua forza d'urto dirompente, ma truccare anche solo minimamente un motore che già di per sé spinge al massimo equivale a rovinarlo e a farlo perdere di prestazione. Del testo non possiamo parne nemmeno più di tanto, dato che vengono solamente accennate alcune parole (e nemmeno frasi) pronunciate a casaccio senza un reale senso logico, dando proprio un senso di incompiutezza generale che non ha né capo né coda. Come accennato per "Walk" in precedenza, sono e rimango del parere che certi brani diventati poi col tempo storici, non andrebbero toccati nemmeno con una piuma. Va bene battere il ferro finché è caldo, va bene insistere su pezzi che trovano maggior consenso di pubblico e critica... ma in questo modo si esagera, veramente. Se non volete farvi del male, ascoltatevi la versione contenuta in "Vulgar..." e lasciatevi andare in un headbanging furioso fino a farvi staccare la testa.
Conclusioni
Dare un giudizio complessivo circa questo EP risulta quanto meno difficile, amici lettori. Per tutta una serie di ragioni che proverò ad elencarvi, sperando di non risultare forse troppo "pignolo". Eppure, sento di dovermi esprimere in determinati modi, come del resto avrete evinto lungo il corso del track by track. Sapete già a cosa andare in contro... per cui, non credo che determinate mie parole, in sede di conclusione, potranno sembrarvi quanto meno assurde o "nuove". Partiamo dall'inizio: "Hostile..."poteva essere un ottimo EP, eppure non riesce ad esserlo completamente. Potrebbe valere, per esso, il classico discorso "da professore", come dire: "ha delle potenzialità enormi ma non si applica"; procediamo però con calma ed ordine. Che i Pantera avessero preso gusto nel far uscire sul mercato materiale su materiale è un fatto oggettivo, fuori discussione, ed alla fine non è di certo un male. Anzi, al di là dei potenziali introiti e dalla felicità dei fan nell'avere tra le mani spesso e volentieri delle nuove release, il 90% delle loro uscite sono sicuramente degne di interesse. L'accoppiata iniziale del Side A di questo vinile è a dir poco vincente ed esplosiva, dove troviamo questa nuova "I'm Broken" con una (sempre) spettacolare "Mouth for War". Due brani esaltanti che in coppia sembrano completarsi l'uno con l'altro. Se "Mouth..." è un autentico manifesto di guerra, con una sezione strumentale ed una prova vocale da pelle d'oca, la nuova traccia si presenta con un tono molto più oscuro nel sound, più pesante ed efferato, confermando le sensazioni trasmesseci dai singoli precedentemente rilasciati. "Far Beyond Driven" probabilmente suonerà in quella maniera, e la cosa piace, esalta, non c'è bisogno di sottolinearlo. Sempre parlando del "nuovo" brano, a livello testuale il singer Anselmo mostra il suo lato più fragile, chiedendo letteralmente un aiuto concreto per potersi liberare del proprio dolore fisico. Non ha vergogna a mostrare il proprio malessere, in fondo è un essere umano anche lui. Il suo è un problema reale, il lato negativo di questa situazione è che cerca di sopperirlo con alcool e droghe, il ché gli provocherà - parlando a posteriori - con il tempo parecchi dispiaceri, fatto conclamato del quale tutti siamo al corrente. Come detto, i due brani si sposano alla perfezione e credo che se fossero stati inseriti in un album comune sarebbero stati sicuramente tra i migliori del lotto. E' giusto, ora, passare alle note dolenti: il Side B ha proprio l'aria di essere un riempitivo e nemmeno di troppa qualità. La versione remix di "Walk" è la meno brutta di quelle contenute nell'omonimo singolo ma non è nemmeno degna di troppa attenzione. Non voglio continuamente ripetermi... ma certe song, a parer mio, non dovrebbero essere toccate, punto. Discorso più "cattivo" dobbiamo farlo per l'ultimo brano "Fucking Hostile", il quale risulta veramente orribile. Rendere "diversa" e personale una traccia è un conto e può anche portare risultati discreti... ma rovinarla in questa maniera proprio no, è un qualcosa che francamente non riesco ad accettare. Remix orrendo e sbrigativo, campato per aria senza ragione. Ed è un peccato questo fatto, perché succede che a non beneficiarne è proprio il risultato complessivo che poteva e doveva essere meritevole di ben altro giudizio. Ovviamente non andremo a stroncare un EP del genere semplicemente perché nel complesso non lo merita di certo, ma le premesse nell'avere tra le mani un qualcosa di alta qualità c'erano tutte. In fondo i Pantera sono così, un po' ribelli, un po' fuori dagli schemi e capaci comunque di sorprendere nel bene o nel male. La cosa fondamentale è il carattere di questa compagine: e se sono loro i primi a sbattersene dichiaratamente delle critiche e di quello che ne potrebbe conseguire, non vedo perché dargli torto. Hanno ampiamente dimostrato di saper cambiare pelle con decisione, fregandosene dei giudizi altrui ed intraprendendo una strada totalmente diversa da quella percorsa fino a quel momento, con un coraggio esemplare. Molti hanno provato a far cambiare idea ai Nostri texani... ma sapete, alla fin fine, qual è la cosa bella? E' che hanno sempre avuto ragione loro, i Nostri, fin dall'inizio.
2) Mouth For War
3) Walk (Cervical Mix)
4) Fucking Hostile (Biomechanical Mix)