PANTERA

Far Beyond Driven

1994 - Eastwest records

A CURA DI
FABRIZIO IORIO
17/11/2017
TEMPO DI LETTURA:
8,5

Introduzione Recensione

Eccoci finalmente a parlare di Far Beyond Driven, con il quale i Pantera si apprestarono a scombussolare nuovamente i propri fan ed un intero genere. Dico finalmente, perché i Nostri texani, nel 1994, si erano divertiti parecchio nel far uscire un ep e ben quattro singoli contenenti brani che avrebbero preso parte a questa nuova fatica. Un puzzle che sembrava interminabile, quasi avessero voluto farci scoprire il nuovo lavoro un pezzo alla volta. I brani scelti non aiutavano di certo a far capire quale potesse essere il nuovo modus operandi; intendiamoci, si intuiva benissimo che Far... sarebbe suonato molto più oscuro rispetto ai suoi precedenti, ma ci erano state proposte delle song in qualche modo l'una diversa dall'altra. Per questo motivo l'interesse di capire come potesse suonare questo platter era decisamente schizzato alle stelle. Era certamente un periodo d'oro per la band, visto da fuori. Dovendo scavare in dinamiche più profonde ed "occulte", però, avremmo constatato come non tutto purtroppo filasse liscio come l'olio. Se l'armonia tra i membri iniziava leggermente a scricchiolare, il singer Philip Anselmo iniziò ad accusare seri problemi di salute dovuti ad un dolore insopportabile alla schiena. Un dolore che sicuramente contribuì a rendere questo sound più oscuro, e che portò lo stesso Anselmo ad assumere dosi massicce di droghe ed alcool con la speranza di alleviare questo maledetto mal di schiena. Questo fatto influì negativamente sul proprio stato d'animo, con conseguente inasprimento del suono e delle liriche contenute in questo nuovo disco. Ovviamente questo stato influì negativamente anche sul rapporto con i compagni di avventura, iniziando il frontman ad assumere strani comportamenti che portarono l'anno seguente all'uscita di questo disco (1995) al momentaneo abbandono. I fratelli Abbott non avevano nessuna intenzione di separarsi da quel singer che aveva contribuito alla rinascita della band, e costrinsero Philip a disintossicarsi; di conseguenza, a rientrare in seno alla band. Il successo ottenuto con Cowboys From Hell prima, e soprattutto con il monumentale Vulgar Display of Power poi, era sotto gli occhi di tutti. I viaggi in giro per il globo erano sempre più frequenti e portarono i Nostri ad esibirsi in un estenuante tour mondiale che raggiunse l'apice con la partecipazione al Monster of Rock di Mosca in compagnia nientemeno che di band del calibro di Metallica, Ac/Dc, Queensryche The Black Crowes, per poi concludersi l'anno seguente (1992) in Giappone. Le richieste da parte dei fan di materiale di qualsiasi tipologia era sempre più insistente, ed è per questo motivo che i Pantera iniziarono a rilasciare tutto quello che potevano rilasciare, stuzzicando l'appetito dei propri seguaci in attesa della portata principale. Forti quindi di una fama impressionante, conquistata a suon di duro lavoro e dedizione fuori dal comune, questo nuovo Far Beyond Driven ottenne immediatamente il primo posto nella classifica Billboard negli Stati Uniti, cosa che nessuna altra band metal prima d'ora era riuscita a fare; fu il boom definitivo perfino in Australia. Se vi ricordate, nel precedente articolo riguardante Vulgar Display of Power vi avevamo raccontato della storia alquanto curiosa legata alla cover, ovvero a quel pugno immortalato in copertina provato e riprovato fino ad estrapolarne il frame ideale. Ecco, anche in questo album vi è una piccola curiosità legata alla cover: per la prima volta nella loro nuova incarnazione, i Pantera non usarono più il bianco e nero come nelle due release precedenti, ma un bel blu acceso. Il logo arrugginito è un tocco di classe, così come il titolo in bianco leggermente sbiadito. La cosa interessante sta però nello sfondo, dove troviamo il volto di Phil Anselmo bucato da una punta di trapano. Qual è però, la cosa curiosa? E' che in origine nel concept art era raffigurato un trapano intento a perforare un ano, ma per ovvi problemi con la censura si è optato per cambiarlo. Si possono comunque trovare entrambe le versioni nel box set Driven Downunder (pubblicato sempre nel 1994), dove possiamo trovare l'intero Far..., l'ep Alive and Hostile ed infine il singolo Walk con tutte le versioni possibili della suddetta canzone. Dopo questa doverosa introduzione credo sia arrivato il momento di ascoltare ed analizzare tutto il contenuto di questo settimo disco della band. Se siete pronti... salite a bordo!  

Strength Beyond Strength

"Strength Beyond Strength (La Forza Oltre la Forza)". L'inizio è affidato ad un brevissimo riff che funge da trampolino di lancio per le vocals immediate di Phil Anselmo. Da queste primissime battute si nota immediatamente la maggior ruvidezza delle linee vocali da parte dello stesso singer, ed una maggiore oscurità nel suono. Quel che ci viene raccontato è il lento declino di una nazione, quella americana, che inizia a soccombere sotto i colpi della droga. Non esiste alcun tipo di educazione riguardante queste sostanze e la gente, forse spinta dalla curiosità o comunque non informata adeguatamente sulle conseguenze verso le quali l'abuso può portare, inizia a farne uso. Un consumo che è destinato a crescere, ma che rischia di condannare anche e soprattutto chi decide di tentare di uscirne. Non ci sarà nessuna famiglia pronta ad accogliere chi vuole ricominciare a vivere, condannandolo così a sparire ed essere inevitabilmente dimenticato da tutti. La band sembra voler spingere sull'acceleratore come forse mai prima d'ora, grazie ad una chitarra a tratti fulminante e da una sezione ritmica se vogliamo ancora più incisiva che in passato. Esistono queste organizzazioni criminali dedite allo spaccio di droghe, solamente intenzionate ad arricchirsi sulla pelle dei più deboli o dei più facoltosi, infischiandosene dei sogni di quei ragazzi che avrebbero potuto avere una vita piena di successi e soddisfazioni. Non si guarda in faccia a nessuno, ed il prezzo da pagare, purtroppo, è veramente troppo alto. Terminata questa prima e soffocante parte, ascoltiamo quel riff iniziale capace di farci rituffare in questo mare di sostanze e ributtarci in apnea con una seconda parte dove viene rincarata la dose di disagio e distruzione, facendo crollare ogni tipo di certezza e solidità. Ognuno di noi vuole portare a termine i propri obiettivi e sentirsi realizzato; stare bene con se stessi e con gli altri per poter andare in giro a testa alta e consapevoli di aver condotto un'esistenza senza nessun tipo di rimorso. Ecco quindi che iniziamo a frequentare palestre per tenerci in forma, per avere un corpo perfetto e quindi mantenere una salute invidiabile. Trovare l'anima gemella, acquistare casa ed avere dei vicini perfettamente in sintonia con le nostre abitudini. Eppure, c'è qualcuno a cui tutto questo non sta bene; più che altro, non gli interessa minimamente. Cerca solo di arricchirsi rubando le vite altrui, e così cerca di legalizzare la droga in maniera tale da corrompere le strade che ogni giorno ed ogni notte percorriamo. La cosa assurda è che sta veramente facendo la fortuna, ridendo inconsciamente nel vedere persone soccombere a lui. Il brano rallenta vistosamente aumentando però di profondità. Le urla del singer sono sofferenza pura, mentre a livello sonoro siamo di fronte ad un macigno assurdo da sopportare. Arriva il momento dell'assolo di Dimebag che si rivela alquanto strano e particolare. Un suono allucinante che potrebbe essere tranquillamente l'effetto di una di queste sostanze che prendono il sopravvento. Il brano riparte più forte che mai con un impeto dirompente, dove scaviamo ancora più a fondo verso lo sconforto che il paese americano sta per attraversare. Si parla infatti di un' America ormai danneggiata da questa situazione affaristica: alla fine dei conti si discute sempre di affari e di soldi, in maniera quasi asettica e distante. Il sogno americano che si infrange sotto polveri e pastiglie è destinato a diventare il cancro di se stesso. "Siamo nati in un mostro" dove il mostro è proprio la nazione che dovrebbe dare tutte le opportunità che in altri paesi mancano. Ormai, tentare di rimediare in qualche modo sembra essere fuori tempo, così come troppo in ritardo risulta il tentativo di salvare quelle persone che sono state ammaliate da queste tentazioni. Per alcuni, esiste un minimo di speranza di uscirne... ma per altri, per troppi, è veramente troppo tardi. La song è destinata a concludersi con una ferocia inaudita, dove se da un lato troviamo una linearità strumentale spezzata solamente a metà brano, dall'altro non possiamo rimanere indifferenti davanti ad una prova dietro il microfono talmente aggressiva da rimanere quasi sbalorditi. Diciamo che per essere il primo episodio di questo disco, c'è di che ben sperare. Strength Beyond Strength è violenta, ruvida e spietata, e nei suoi quattro minuti scarsi picchia che è una meraviglia. Ottima come sempre la sei corde di Dimebag così come molto ben affiatati sono Rex Brown Vinnie Paul (rispettivamente basso e batteria) costruendo una fortezza sonora di grande impatto.  

Becoming

"Becoming (Divengo)". Cinque sessioni da tre rullate ciascuna ed un'ultima da due, danno il via al brano dove udiamo un'accelerazione improvvisa caratterizzata da una doppia cassa poderosa ed da un riff molto roccioso, con un pinch harmonic molto suggestivo. Ad un tratto, il brano rallenta vistosamente per permettere una prima parte di strofa molto tranquilla per quanto riguarda l'interpretazione... ma decisamente oscura per quanto riguarda i toni vocali usati. Il pezzo successivamente riparte, ed anche la voce è più rabbiosa, e coinvolgente. Il tutto per raccontare di una rinascita, una rinascita di chi ha vissuto la sofferenza in prima persona. I ricordi del protagonista del brano sono frutto di brutte esperienze ma sono ormai lontani, anche se ogni tanto riaffiorano per ricordare chi fosse. Dei flashback improvvisi riportano alla mente quelle fughe per non prendere continuamente botte, quei momenti in cui era il più piccolo ed il più debole del gruppo che tanto generava in lui la paura. Finalmente ora è tutto finito, si sente libero anche se si porterà dietro per sempre queste sue esperienze. Ora si sente cambiato, si sente diverso e crede che sia arrivato il momento di elevarsi ed essere superiore all'uomo. Brucia internamente, la morte lo ha avvolto tra le proprie braccia, ed un logorio lo annienta... al tempo stesso guidandolo per scavalcare nientemeno che Gesù. Il ritornello è rabbioso nell'interpretazione ma lento e soffocante musicalmente parlando. La sei corde di Dimebag è pesantissima nel suo procedere come fosse uno schiacciasassi, mentre il basso di Rex aggiunge giusto qualche tonnellata al peso di questo mezzo di distruzione. "Sono rinato con occhi di serpente ed acquisisco la grandezza di Dio". Eccoci arrivati alla rinascita vera e propria, e viene usata la figura del serpente per simboleggiarla. Questo rettile viene considerato in varie simbologie come una forma di rinnovamento e trasformazione, ed in questo preciso caso viene portata alla massima espressione credendo addirittura di arrivare alla grandezza di Dio. Aveva capito, forse troppo tardi, che la vita gli stava sfuggendo tra le mani e che non avrebbe mai più avuto nessuna possibilità di salvezza. L'unica via di fuga era la morte, una morte che lo ha reso forse migliore rispetto a quello che era in vita. I Pantera viaggiano alla grande, e tra un break e l'altro dato dal chorus riescono a sprigionare una potenza incredibile. Intorno al secondo minuto sentiamo solamente basso e batteria che introducono un assolo di chitarra schizofrenico ed assurdo per come viene messo in campo, dannatamente azzeccato, riuscendo a spaccare il pezzo prima di riattaccare a pestare nuovamente duro. Ora lui può vederti, può vedere chiunque. Può mandarti a quel paese quando vuole, può guardati dritto negli occhi e vedere realmente chi sei e come è offuscata la tua anima. Tutto questo lo fa non guardandoti faccia a faccia, ma lo fa dentro di te. Ti fa vedere tutto il marcio che c'è dentro per poi portarti alla follia, alla depressione, finché non affioreranno pensieri malsani che ti porteranno al suicidio. Ha acquisito la grandezza di Dio ed ora è diventato la tua sentenza. Becoming si conclude con un tripudio di distorsioni stoppate ed una doppia cassa a tratti disordinata ed estremamente veloce. Devo dire che Far Beyond Driven non avrebbe potuto iniziare meglio, con due brani assolutamente violenti e di grande impatto. Una prova, quella dei Nostri, di grande livello artistico; due track che da sole iniziano già a valere il prezzo del disco.

5 Minutes Alone

"5 Minutes Alone (5 Minuti da Solo)" è il primo singolo rilasciato dalla band per presentare il nuovo disco, ed è anche uno di quelli che ha goduto della realizzazione di un apposito videoclip. La storia raccontata parla di una esperienza accaduta realmente alla band, dove un disturbatore presente ad un loro concerto cercò di rovinare lo show dei Nostri scatenando soprattutto le ire di Anselmo. Infastidito ed esasperato, pare che lo stesso singer iniziò ad incitare la folla per spaccargli la faccia; ed il padre del ragazzo, una volta venuto a sapere dell'accaduto, denunciò la band per incitamento alla violenza. Da lì il titolo 5 Minutes Alone, dove Philip disse proprio (testuali parole rivolte al padre del ragazzo): "Dammi 5 minuti da solo con lui, gli spaccherò il culo". Colpi insistenti di rullante introducono basso e chitarra decisamente stoppati e dotati di una grande potenza di base. Dopo un brevissimo refrain giunge il momento di ascoltare la voce di Anselmo, il quale sembra adattarsi perfettamente a questo tipo di pesantezza riuscendo a renderla ancor più pesante tramite l'ennesima prova ruvida ed estremamente profonda. La batteria di Vinnie viaggia su coordinate stranamente lente e rilassate, mentre il fratello ci scaglia addosso tonnellate di macigni ad ogni singolo accordo. Rex tramite il suo basso riesce addirittura a rendere questi macigni intrisi di lava incandescente, in maniera tale che tale frana non solo vada a travolgere l'ascoltatore, ma addirittura lo bruci vivo. Fin da subito la band vuole mettere in chiaro le cose in maniera se vogliamo anche un po' ironica: "Noto che siete piuttosto felici voi, luridissimo e patetico gruppo di falsi". Inizialmente si parla a livello generale, come a voler dire che alcune persone che sono accorse ad assistere al concerto dei Nostri, sono venute indossando una maschera. Una maschera che apparentemente sembra essere felice, rendendo tutti felici di godersi il concerto... anche se in realtà questi vermi stanno covando qualcosa per poterlo sabotare. Per la band questo sentore inizia a divenire sempre più forte man mano che lo show prosegue, e giustamente infastidito, il singer sembra rivolgersi direttamente alla folla dicendo: "Non è forse credibile la mia canzone?" dove il frontman sta cercando di capire il perché questa persona venuta a vedere la band continui a rompergli le scatole. Si, adesso il testo si rivolge in prima persona, attaccando in maniera anche brutale questo disturbatore. La seconda strofa ricalca quasi fedelmente la prima, con solamente una variante strumentale che vede l'utilizzo in maniera anche molto intelligente del crash e del charleston da parte del drummer, ed una chitarra che viene sciolta brevemente da quelle ottime stoppate che ne hanno contraddistinto l'inizio. La band non va molto per il sottile, e la maniera in cui si esprime per rivivere quei momenti a dir poco seccanti è talmente resa alla grande che sembra di essere lì a viverla in prima persona. Anselmo legge negli occhi del suo avventore, e capisce che questo tizio si è solamente montato la testa, e quindi si chiede se per caso lo stia prendendo per uno "stronzo". Cerca quindi di indebolirlo con frasi da censura, ma non fa altro che ricevere l'effetto contrario. In questo preciso momento si capisce benissimo che tra i due è in atto una guerra psicologica che, almeno inizialmente, la band perde su vari fronti, per poi uscirne vincitrice in quanto a grinta mostrata. Il chorus sembra essere cantato in sofferenza, ma è una sofferenza mista rabbia, dove ecco che finalmente fa la sua comparsa la frase che dà il titolo alla song e che ne racchiude l'essenza: "Vi chiedo di lasciarci soli 5 minuti". Terminato questo primo ritornello assistiamo ad una prima e bellissima parte strumentale, introdotta in contemporanea da timpano e rullante che gradualmente aumentano di volume, e dove troviamo uno splendido riff di chitarra che si va a riprendere per i capelli proprio la parte vocale che annuncia il titolo della canzone. Altra parte totalmente strumentale ed andiamo ad ascoltarci il solo di Dimebag il quale risulta sferragliante ed aumenta sempre più di intensità, supportato dal solito monumentale basso di Rex che ne asseconda perfettamente la pazzia. Chiariamo immediatamente il fatto che questo frangentenon sia nulla di clamoroso o trascendentale; eppure funziona alla grandissima, fungendo da collante per un'altra parte ritmica che prelude nuovamente il ritornello con una esplosione di piatti incredibile. Arriviamo dunque alla conclusione e la chitarra, a briglie sciolte, contribuisce ad enfatizzare la rabbia del cantato il quale si fa sempre più esasperato. Grandissimo brano anche questo, destinato a divenire uno degli ormai tanti cavalli di battaglia della band. La bravura in questo caso sta nel fatto di aver saputo convogliare la rabbia di un'esperienza poco gratificante in un qualcosa di estremamente efficace ai fini della buona riuscita della song. 

I'm Broken

"I'm Broken (Sono Distrutto)". Altro singolo ed altro brano di cui è stato girato un video, I'm Broken è la testimonianza della sofferenza patita da Phil Anselmo per via dei dolori lancinanti alla sua schiena, gli stessi che lo avrebbero portato all'assunzione di alcool e droghe pesanti. Il riff iniziale di Dime si rivela fin da subito esaltante e vincente, mentre il drumming del fratello Vinnie è tanto semplice e lineare quanto azzeccato. E' pur vero che la sezione ritmica in questo inizio si limita ad accompagnare il talentuoso chitarrista, ma lo fa con una pesantezza ed una precisione a dir poco commovente. Ad un certo punto vengono assestati sei colpi a due mani che vanno a sbattere contro timpano e rullante, ed è proprio in questo preciso istante che il singer ci urla in faccia tutto il suo dolore e malessere fisico, causato dai suoi problemi. Si immagina un giorno chiuso in una bara mentre i propri cari sono li presenti, piangendo la sua scomparsa. Il fatto di non vedere più dei volti familiari che quotidianamente condividiamo deve rappresentare un dolore straziante; non sentire più le loro risate, non osservare più quegli occhi che ogni singolo istante della nostra vita, anche casualmente, abbiamo incrociato almeno una volta al giorno. Il discorso è rivolto in modo generico, rappresentando però il pensiero che attanaglia il singer ormai stremato dal dolore. Non riesce a capacitarsi di quanto gli stia succedendo, vuol pensare che sia ancora troppo giovane per morire ed anche per sopportare tutto ciò. Ma la poca considerazione del proprio corpo e lo stile di vita fatto di continui eccessi sembra stiano prevalendo nella sua esistenza. Darrell si cimenta in un altro riff mostruoso andando a sottolineare questo disagio ormai costante. Le voci si sovrappongono con l'aiuto di sovraincisioni ed il risultato è proprio quello di causare, o per lo meno, di far percepire nitidamente questo malessere che sembra non voler lasciare in pace il frontman. Una frase in particolare riesce a suscitare una particolare emozione, ed è quella che da il via al bellissimo ritornello: "Guardami adesso, sono distrutto". Per la prima volta probabilmente ci troviamo di fronte ad un Phil Anselmo fragile, vulnerabile e sull'orlo di una crisi esistenziale e nervosa. E' proprio lui a mostrarci la sua vera natura umana, il suo voler essere sempre sopra le righe, facendoci capire che le conseguenze possono essere il più delle volte disastrose sia a livello fisico che mentale. Esattamente, mentale, perché non è solamente il fatto di provare del dolore, non è solamente sentire male in qualche parte del corpo. E' un qualcosa che con il passare del tempo sfianca a livello celebrale, alterando i tuoi stati d'animo e mettendoti magari in testa dei pensieri negativi, che pensavi mai avresti avuto in mente. Il vero problema è che, come nel caso del singer, questa sofferenza risulta talmente insopportabile da portare poi un soggetto ad abusare di alcolici e sostanze fuori dalla normale misura, con lo scopo di alleviare ogni tipo di male. Il doppio problema è che questi continui abusi provocano dipendenza, e che una volta passata la "sbornia" ci ritroviamo nuovamente a fronteggiare i nostri dolori. E quindi sotto con altre sostanze ed abusi, con il rischio di trovarsi poi dentro un circolo vizioso da cui difficilmente si potrà uscire. Una seconda strofa viene proposta in linea con quella precedente, quindi senza alcuna variazione di sorta con il solito grande lavoro chitarristico ed una sezione ritmica che svolge egregiamente il proprio lavoro senza mostrarsi troppo. Proseguendo, troviamo un indizio che sa di tremenda sconfitta: "Un giorno moriremo tutti, è un fatto scontato della vita", verso nel quale Phil sembra essersi rassegnato. Eppure sembra anche una richiesta esplicita di aiuto, mediante la quale il Nostro cerca di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di ritornare in forma come prima. Risulta chiaro che il brano sia impostato in maniera tale da non essere né veloce né troppo vario, però Dimebag ci mette il suo zampino tramite un ottimo assolo senza l'ausilio di incisioni di chitarra ritmica, facendo risultare il basso di Rex sempre ben presente e perfetto compagno ritmico. Il brano giunge alla sua conclusione, senza dimenticare un ritornello che cambia leggermente. Se precedentemente infatti avevamo "Guardami adesso, sono distrutto" ora abbiamo "Guardati adesso, sei distrutto" un po' come voler dire di non seguire determinati stili di vita, altrimenti ci ritroveremo come Phil a patire le pene dell'inferno. Dire nuovamente che ci troviamo di fronte ad un altro cavallo di battaglia potrebbe sembrare alquanto ripetitivo, ma non sarebbe corretto dire il contrario. I'm Broken è l'ennesima prova di creatività e personalità.

Good Friends and a Bottle of Pills

"Good Friends And a Bottle of Pills (Buoni Amici ed una Bottiglia di Pillole)". Il brano più corto dell'intero lavoro si presenta con solamente basso e batteria a dare il via alle ostilità. Il mid tempo proposto è semplicissimo, con solamente la variante di una doppia cassa che risulta essere discretamente interessante ed il basso di Brown che ne sottolinea l'andamento. Sopraggiunge anche la chitarra di Dimebag, la quale però si presenta solamente con qualche suono qua e là per poi seguire a ruota l'andamento del quattro corde. Il testo è completamente parlato, con qualche estratto urlante a metà song. Diciamo immediatamente che siamo di fronte a delle liriche da V.m. 18, dove un uomo dice chiaramente di aver scopato la ragazza di un amico proprio mentre lui si trovava in casa intento a russare e sbavare. Questo amico che molto probabilmente si trovava in uno stato di trance a causa degli effetti di una droga, non si rende minimamente conto che la sua donna, il suo amore, è a letto con un altro. I particolari non si sprecano, e la voce di Anselmo sembra proprio quella di una persona stordita, al limite dell'overdose. "L'ho chiamata bambina mentre le baciavo il culo, l'ho chiamata dolcezza mentre la mangiavo viva fino all'alba",  è solamente un esempio di quello che ci viene raccontato. Ad un certo punto a questo individuo venne anche il sospetto che il suo caro amico lo avesse magari spianto, ma non è che la cosa lo avesse disturbato un granché. Poi si rende conto che è talmente messo male che non è possibile neppure che riesca ad alzarsi a fare due passi. Ora un breve momento di pazzia viene messo in scena tramite urla che non hanno molto senso, per poi tornare su binari piuttosto monotoni di inizio brano, successive urla che si spengono come se niente fosse. L'intento principale era quello di rompere questa bottiglia piena di pillole per usarne i cocci per tagliare colli e polsi, e questa era un'azione che sarebbe stato in grado di compiere. La sua ragazza avrebbe dovuto essere una vittima sacrificale della sua follia "Ma dannazione, io volevo scoparla". Ora però anche il protagonista sta lentamente perdendo tutto quello che gli rimane della propria mente e si lascia andare in uno stato catatonico da cui difficilmente si sveglierà. A livello musicale non c'è troppo da dire: il brano ha la stessa fine del suo inizio e purtroppo non possiamo nemmeno segnalare un assolo da parte di Darrell, ma solamente qualche escursione distorta che si presenta brevemente in alcuni tratti di song. Sinceramente dopo aver ascoltato i primi ed ottimi brani, non mi sarei mai aspettato questo chiamiamolo "esperimento". Ed è un vero peccato, perché sembra essere un brano riempitivo e per di più privo di mordente. Data anche la sua esigua durata (parliamo di nemmeno tre minuti), mi sarei aspettato un qualcosa simile ad una Fucking Hostile, un qualcosa di estremamente violento e diretto. Un passaggio a vuoto che sinceramente non ho apprezzato particolarmente... ma i Pantera si sa, fanno quello che vogliono ed il più delle volte lo fanno anche bene. Non è questo il caso ma tant'è, proseguiamo ugualmente con entusiasmo.

Hard Lines, Sunken Cheeks

"Hard Lines, Sunken Cheeks (Linee Dure, Guance Incavate)" parte lentissima con delle distorsioni quasi low fi. Il volume torna ad essere quello che dovrebbe essere ma la velocità non cambia molto nonostante batteria e chitarra si facciano sentire anche piuttosto bene. La preoccupazione di trovarsi di fronte ad un' altra Good Friends And a Bottle of Pills si fa via via più palese, ma fortunatamente i Pantera ci mettono ben poco ad assestare il tiro. Con la presenza di Anselmo, i Nostri iniziano a macinare riff serratissimi e finalmente ritorniamo ad ascoltare quella bella dose di potenza a cui eravamo tanto bene abituati. La doppia cassa è perfetta, martellante e vibrante, basso e chitarra tornano a porgere grandi quantitativi di mattoni per ergere un muro sonoro di tutto rispetto, mentre il singer si rivela grintosissimo come non mai. Questo pezzo sembra ricalcare un po' la storia dello stesso Philip, il quale troviamo inizialmente come un bambino che ha, ovviamente, il dono di far divertire e divertirsi. Crescendo però succede qualcosa, ed attraverso il sangue, il dolore, la sofferenza eredita una vita che potrebbe distruggere chiunque. Ed ecco che iniziano gli eccessi come causa di una vita sfrenata. "Bevo tutto il giorno, fumo tutto il giorno" sono parole emblematiche sull'abuso di alcool e droghe che lo stesso frontman sta assumendo da tempo sempre per via del dolore alla schiena, ma anche probabilmente dovuto alla ormai dipendenza cronica. Questi continui eccessi però hanno anche un altro scopo, ancor più inquietante: quello di cercare in ogni modo di non bucarsi. Ha fatto tutto il possibile con ogni sostanza possibile, ma la vena pulsa, lo chiama a gran voce per essere sfamata. Arrivati al minuto e mezzo la song rallenta ancora vistosamente ed anche le vocals assumono un atteggiamento un po' trasandato e malinconico nonostante una ruvidità di fondo che non passa certo inosservata. Improvvisamente la band riparte, la sezione ritmica impone il proprio volere e la sei corde si cimenta in un riff spettacolare e potentissimo, che però lascia nuovamente spazio ad un rallentamento generale che sgonfia il brano ma riesce a tenere comunque incollato l'ascoltatore. Per primo lui stesso sa che quello che sta facendo al proprio corpo è sbagliato, ma ormai la strada intrapresa è quella: facilissimo entrare, difficilissimo uscirne. Non dorme più o dorme troppo, e queste sue guance incavate e queste rughe profonde sono il segno tangibile del proprio malessere. La gente normale, ma soprattutto i cristiani, sembrano voler mostrare il suo volto agli altri come voler dire: "Vedete come ci si riduce facendosi tentare dal diavolo?". Arrivati esattamente a metà possiamo sentire quelle distorsioni molto basse di inizio brano, le quali lasciano spazio all'assolo di Dimebag che risulta essere molto piacevole e soprattutto più studiato che in precedenza. Molto ben riuscito e coinvolgente, si lascia morire a favore (nuovamente) di quei suoni di cui sopra, ma il suono esplode ancora all'improvviso e riesce a stordire per un breve momento. Sa benissimo che queste tentazioni sono difficili da allontanare, sembra che più cerchi di starne lontano più queste si avvicinino sempre di più. Sa benissimo che questa è una sua debolezza, e queste tentazioni sembrano volerlo addirittura molestarlo perché lui soccomberà, e questo lo sa bene. Non ha la capacità e la resistenza di poterne stare fuori, non ha la forza di volontà di tirarsi in dietro forse proprio perché sta cercando qualcosa di "facile" per poter alleviare questi dolori. La via più semplice solitamente è anche quella più pericolosa; un percorso che apparentemente sembra essere tutto in piano, senza curve e senza ostacoli, ma che improvvisamente si rivela essere tortuoso e pieno di insidie. Il brano volge al termine sfumando fino a non udirne più il suono. Diciamo che siamo di fronte ad un ottimo pezzo che ha una potenza sicuramente particolare, ma che per qualche ragione riesce essere sprigionata solamente a tratti. Nel complesso però si rivela essere un ottimo esempio di come il sound dei Pantera si sia "oscurato" più di quanto forse ci saremmo aspettati.

Slaughtered

"Slaughtered (Massacrato)". Il primo impatto con questa song ci viene dato da una chitarra ruvida come una carta da vetro, raggiunta successivamente da un'ottima sezione di batteria che vede il buon Vinnie Paul giocare molto con la sua doppia cassa senza però mai dare in questo avvio una sferzata violenta. Ci pensa Dimebag a cambiare un po' le carte in tavola, inanellando un riff potentissimo e di pregevole fattura. Il cantato è come sempre oscuro e pesante ed Anselmo ci mette veramente poco a farci intendere la sua visione distorta riguardo la religione. Ha sempre avuto le idee piuttosto confuse a riguardo, dato che certi atteggiamenti (soprattutto riguardanti la religione cristiana) che dovrebbero essere trasparenti ed il più umili possibili, si rivelano troppo spesso atroci ed a dir poco vergognosi. In questo specifico caso viene trattato un argomento di grande attualità; ovvero degli abusi sessuali che vengono compiuti da quelle persone che ricoprono una carica importante per la religione di cui sono rappresentanti. Il più delle volte vengono adescate quelle persone che risultano essere, per un motivo o per l'altro, deboli e quindi portatrici di una fragilità che può a volte essergli fatale. Quando però questi fatti vengono in qualche modo a galla e non è più possibile nascondere la realtà, ecco allora che chi fino a questo momento ha cercato di negare in tutte le maniere inizia a voltare le spalle lasciando il carnefice in balia della massa. Le vocals si alzano leggermente di tono per poi nel ritornello diventare ancora più soffocanti e malate. Ottimo il lavoro della batteria che riesce ad essere sempre convincente e particolarmente vincente. I riff messi in campo di assoluto valore, così come il basso di Rex sembra essere ancora più incisivo rispetto al passato. Una pesantezza di fondo implacabile che martella seriamente l'ascoltatore. Il pensiero della band quando accadono questi fatti è solamente uno, ed è anche la soluzione che molti di noi si auspicano per porre fine a queste barbarie: la castrazione. E' inutile appoggiarsi sempre a Dio dicendo che tutto è sua volontà. La verità è che ci troviamo di fronte a predicatori viscidi e soprattutto malati mentali, che di diverso hanno solamente le vesti di quella che dovrebbe essere la chiesa ed un rifugio spirituale per molti. Il brano in questo frangente cambia volto grazie alle urla soffocate del singer e del sempre ottimo lavoro di doppia cassa del drummer. Arriva il momento anche per basso e chitarra di essere protagonisti, e lo fanno con una violenza impressionante. Le note che escono dall'amplificatore di Dimebag sono assurde. Una sentenza inequivocabile che deve essere tale per questi porci maledetti. L'autolegittimarsi dei re, abusare di un potere che in realtà non esiste per abusare delle persone deboli, od ancor peggio, abusare dei minori, è da condanna totale. Questi maiali andrebbero macellati senza pietà perché loro stessi non ne hanno. Dovrebbero essere i primi a rispettare il prossimo ed invece sono i primi ad ucciderlo spiritualmente. Le ultime battute sono un monolite di pura pesantezza sonora, mentre la riflessione finale viene data dal fatto che la fede a volte riesce ad uccidere tutto quello che di prezioso abbiamo. Ultime rasoiate di chitarra e si conclude un ottimo pezzo destinato ad affiancare gli altri grandi brani che la band ha fino a questo momento messo in campo.

25 Years

"25 Years (25 Anni)" è un altro brano molto personale per i Pantera. In particolare viene spiegato il rapporto di Phil Anselmo nei suoi primi venticinque anni con il proprio padre. Il riff iniziale è piuttosto leggero e si protrae per i primi trenta secondi. In seguito si possono sentire solamente una batteria che si cimenta con tom e pedali ed un basso molto profondo. La chitarra arriva successivamente ma si produce solamente a suoni graffianti e ben assestati. Quando arriva il cantato, il tutto si fa stoppatissimo, esasperato nell'accompagnare le prime battute del singer. Un sound asfissiante che però è perfetto per raccontare di questo rapporto piuttosto conflittuale anche a causa del massiccio uso di alcool che fece il genitore. Dopo anni di incomprensioni, il frontman sfiata la propria frustrazione verso di lui e dice che dopo anni, un giorno, le sue orecchie udiranno ciò che stato il suo stato d'animo fino a quel momento. Ha urlato, ha cercato in qualche modo di ricostruire un rapporto ormai logoro, ma erano solamente parole di un uomo indebolito e di un ubriaco bugiardo. Ci sono stati momenti di alta tensione tra i due, come il tentativo di afferrare quella sedia distrutta che inizialmente era destinata alla propria testa. "Una testa che avrei dovuto spaccare tanto tempo fa", e che forse avrebbe posto fine a tante sofferenze. Philip veniva picchiato ripetutamente, gli veniva inflitto del dolore fisico per colpa del troppo alcool assunto dal padre. Non era in grado di controllarsi, ogni pretesto era buono per umiliarlo e segnarlo. Per i primi due minuti e mezzo la song è preoccupatamente lineare, e dopo una leggera variazione di chitarra si ritorna nuovamente sui binari di questa linearità. Il pensiero malsano di porre fine a tutto ciò sembra non provocargli rimorsi, anzi, non avrebbe certo perso il sonno per questo. In fondo ha dovuto crescere praticamente da solo, è diventato presto un orfano non di un essere umano, ma un orfano di alcool e droga. Dice di aver imparato molto bene la lezione da lui (anche se in questo periodo storico non si direbbe) e nessuna lacrima verrà versata se un giorno decidesse di farlo fuori. Finalmente 25 Years prende una piega diversa, si appesantisce ulteriormente ed accelera improvvisamente, solo che lo fa verso il finale. Il suono proposto è molto interessante, il lavoro strumentale è veramente vincente, solamente che anche in questo caso sembra che il lavoro sia riuscito solo per metà. Ottime le ripartenze che purtroppo si scontrano con continui rallentamenti che fanno perdere un po' di mordente al tutto. Nonostante questo rapporto tra padre e figlio sia nato male già in partenza, Anselmo ha cercato delle risposte da lui ad alcune sue domande ma ovviamente non ne ha ricevuta nemmeno una. Ha creato invece delle risposte riguardo all'esistenza inutile del proprio figlio, perché lo riteneva un essere insignificante e senza spina dorsale. "Ma adesso non devi gettarmi via come spazzatura", sembra essere un grido di disperazione di chi non ha avuto una figura di riferimento come l'hanno avuta gli altri, e questo lo fa stare tremendamente male. Sentirsi un rifiuto, sentirsi non bene accetto da anche uno solo dei propri familiari è forse la cosa più terribile per un ragazzo che cerca di diventare qualcuno. Giura di non diventare un giorno un padre come lo è stato lui: un padre bastardo e criticato da tutti. Immagina la sua morte dunque, e si chiede se il terreno nel quale è sepolto possa sapere di tequila o di fallimento. Probabilmente di entrambe le cose, ma è così che deve andare ed è così che deve essere un giorno ricordato: un fallito. Tra accelerazioni finali e continui rallentamenti, 25 Years non decolla mai del tutto. Cerca di farlo, e se da una parte troviamo delle liriche scritte molto bene, dall'altra una maggiore verve strumentale avrebbe secondo me fatto la differenza. 

Shedding Skin

"Shedding Skin (Distacco della Pelle)". L'introduzione iniziale è affidata da una prima parte strumentale interessante grazie ad una sezione ritmica lenta ma costante, e da un solido riff di chitarra decisamente intraprendente. Al termine di questo primo assaggio,  dovremmo forse incamminarci verso un'esplosione sonora di tutto rispetto... ed invece, con grande sorpresa, andiamo ad ascoltare un arpeggio leggermente distorto con una prima prova vocale da parte di Phil Anselmo decisamente soft, che nasconde però un animo oscuro. Terminata questa seconda parte, arriva il momento di ascoltare quelle sonorità pesantissime a cui i nostri Pantera ci hanno ormai abituati, con tanto di vocals belle aggressive ed una strumentazione che non si lascia andare a velocità folli, ma si concentra sostanzialmente ad accompagnare il cantato in maniera fluida ma al tempo stesso aggressiva. Per prepararsi al ritornello la band si affida ad un riverbero piuttosto marcato che funge proprio da trampolino di lancio per questo chorus, il quale arriva puntuale senza deragliare minimamente dai binari fin qui proposti. Che cosa intendiamo con "Perdere la pelle"? Immaginiamo due fratelli siamesi, ovvero quei gemelli uniti nello stesso corpo ed a volte condividenti anche organi vitali. Ecco, noi sentiamo la voce di uno dei fratelli che non vuole farsi vedere mentre è in atto il loro distaccamento. "Mi sparo piuttosto che sapere che mi guardi" quindi la volontà espressa è quella di separarsi per avere una vita propria senza vedere l'altro "se stesso" morire o sopravvivere. Per sopravvivere, l'uno cerca in qualche modo di rubare la pelle dell'altro, ma questa lotta per la sopravvivenza farà solamente un vincitore. Ad un certo punto l'emozione da lui espressa è quella dell'odio verso il proprio fratello, tanto da considerarlo inutile e farlo sentire solamente di intralcio: fino a quel momento gli è stato attaccato come una pulce impedendogli di avere un'esistenza normale. Ripensando a quei momenti però, ricorda il dolore mentale e fisico dovuto a questo distacco, e sa che il sangue versato non era solamente il suo. In sostanza ha perduto una parte di se stesso, e se ora è libero ed autonomo è grazie soprattutto al sacrificio della sua metà. Gli mancherà una parte fondamentale della sua vita, e benché durante il processo di separazione siano effettivamente nati pensieri altamente negativi, una parte di lui verrà uccisa. Ha sperato che morisse per poter così conquistare la libertà, ma a giochi fatti si rende conto di aver perso un fratello che poteva rivelarsi l'unico suo vero amico. In questo momento torniamo a sentire l'arpeggio dagli andamenti oscuri con tanto di voce sussurrata, per poi far partire una terza parte di song dove possiamo apprezzare una band decisamente più agguerrita. Questa nuova linfa però viene smorzata nuovamente da quel riverbero che permette al ritornello di fare nuovamente capolino, il quale riesce a creare dei sensi di colpa verso chi ormai non c'è più. Una profonda riflessione viene compiuta in questo momento, con il sopravvissuto che di fatto inizia a dispiacersi per la morte del fratello, ma si rende anche conto che avrebbe potuto essere lui il sacrificato. Entrambi hanno accettato di mettersi in gioco, sapendo benissimo il rischio che avrebbero corso. "Sai dannatamente bene dove sono stato" e questo non vuole essere un messaggio di discolpa, ma vuole essere una purificazione della propria coscienza. Il brano cambia nuovamente volto e questa volta la ritmica cambia sensibilmente con un aumento repentino grazie ad un lavoro certosino di doppia cassa e dal solito chitarrista che ci spara dei riff potentissimi. Quando il tutto sembra diventare estremamente caotico, il grande Dime rimette le cose a posto grazie ad un assolo granitico sostenuto solamente dal basso di Brown sempre presente e chirurgico. Colpi di tom e cassa, ed una chitarra che ne segue le gesta, ed il sound si fa ancora più cattivo e soffocante, per poi concludersi in maniera secca e decisa. Dopo questa tremenda esperienza, al fratello sopravvissuto tornano quei sensi di angoscia, le folli paure di quei momenti, e la sua testa inizia a non dargli pace, una pace che non troverà mai più nella sua vita. 

Use My Third Arm

"Use My Third Arm (Uso il mio Terzo Braccio)" parte con un'impostazione decisamente particolare. Un caos calibrato e ragionato perfettamente, in maniera tale da risultare piacevole all'ascolto. Quello che accade dopo è a dir poco terrificante: sentiamo un'esplosione esagerata di riff e doppia cassa, ed il brano per un breve istante assume connotati quasi death. Un breve momento che stordisce e spiazza, ma il tutto viene portato alla normalità con la prima strofa che sembrerebbe come al solito bella carica e decisa, ma "deumanizzata" dall'esplosione di sound di cui abbiamo fatto riferimento in precedenza. Una prima parte violentissima, affascinante ed allucinante. Il cosiddetto terzo braccio viene indicato come un'arma, e nella prima strofa assume i connotati di un pene. Un membro atto a stuprare, a provocare sofferenza e disagio. "Il suo uccello la sua arma" dove appunto il membro serve allo scopo di infliggere dolore agli altri ma anche a provocare piacere verso se stessi. Ottimo il lavoro di Brown con il suo strumento e particolarmente piacevole il lavoro strumentale in generale, grazie a queste improvvise sfuriate. La song in sé ha dei connotati molto più vicini al thrash ed al death in certi casi, e questa è una piacevolissima variante che può solamente far bene nell'economia del disco. Successivamente questa terza protuberanza potrebbe essere anche un'arma da fuoco, un semplice ramo od un pugnale. Un qualcosa insomma che provochi del dolore. Il fatto di provare del dispiacere fa in modo che noi stessi dobbiamo provocarlo ad altri per dimostrare quanto noi stiamo soffrendo. Se soffriamo noi, allora devono soffrire anche gli altri. Il riffing è particolarmente ispirato, le soluzioni adottate sono estremamente potenti, ed emerge tutta la vena oscura e distruttiva che caratterizza questo lavoro. Anche quando assistiamo ad un violento rallentamento di fondo, qualcosa di estremamente minaccioso sembra essere nascosto dietro l'angolo pronto a venir fuori e colpirci mortalmente. La voce si fa sempre più bassa, ma quando la band riattacca a picchiare duro anch'essa si riprende con una foga improvvisa. Qualche filtro vocale viene adottato, ma risulta essere leggero, non andando ad intaccare minimamente il risultato finale. Il testo si concentra sulla fuga, sullo stupro e sull'omicidio, insomma sulla sofferenza in alcune delle sue forme. Non è facile da interpretare sinceramente, ed anche lo stesso Phil Anselmo ha dichiarato di aver formulato delle frasi senza uno scopo ben preciso, non sapendo in fondo nemmeno lui trovare un senso logico a tutto ciò. Ci vorrebbe uno psicologo per poter capire cosa in quel momento passasse per la testa al singer, forse era sotto effetto di sostanze o forse è semplicemente un esperimento atto ad arricchire un brano folle anche a livello musicale, ma dannatamente pesante e concreto. 

Throes of Rejection

"Throes of Rejection (Spasmi da Rigetto)". Con un accordo d'effetto grazie al pedale del wah-wah, sentiamo una sorta di solo di basso che ricalca perfettamente i colpi di cassa inferti dal drummer Vinnie Paul. Subentra la chitarra di Dime la quale utilizza ancora il pedale per poi prendersi la scena con un riff roccioso e molto ben studiato. Ottima è la prova del fratello dietro le pelli, che con grande perizia tecnica sfrutta la doppia cassa regalandoci momenti affascinanti. Una cavalcata in pieno stile Pantera che fa la gioia di ogni fan. Il cantato non è propriamente un vero cantato: almeno in questo inizio è un parlato molto ben interpretato dove ci viene spiegata l'insicurezza (probabilmente proprio di Anselmo) riguardante il fatto di aprirsi anche sentimentalmente. Una difficoltà che si tramuta in rigetto nel vedere delle ragazze graziose e dei ragazzi prestanti che strisciano intorno a loro senza problema alcuno, e non poter interagire con le suddette a causa forse di una timidezza o di un trauma vissuto in passato. Vorrebbe dire qualcosa, vorrebbe fare qualcosa, ma la sua lingua viene morsicata proprio nel momento in cui sta esprimendo dei concetti o dei complimenti , bloccandolo psicologicamente, facendogli fare la figura del fesso. La chitarra di Darrell sembra emettere un lamento mentre Phil continua con il suo parlato che si tramuta in furia estrema nel pronunciare la parola rigetto. Altra grande ed imponente cavalcata ci viene offerta dai compagni che però si smorza nuovamente per permettere al frontman di continuare il suo racconto personale. Sapendo il rapporto conflittuale con la religione, si chiede se mai esista un dio, se questo lo stia punendo per qualcosa. Sembra volergli fare assaggiare il sapore della sfrontatezza che a lui manca per poi farlo ripiombare nel suo guscio, facendolo rimanere nella più totale indifferenza. E allora si rifugia nell'alcool, scola molti drink e respira continuamente merda dalla mattina alla sera. Una via di fuga che non porta certo all'autostima, anzi, lo fa sprofondare nel baratro diventando completamente asociale. La song prosegue con questi espedienti psicologici e gioca su accelerazioni e decelerazioni per confondere ed impersonare lo stato mentale del singer. L'assolo arriva puntuale da parte delle sei corde ed è in linea con lo stile del chitarrista senza essere eccessivamente elaborato, denotando come se ce ne fosse bisogno, una grande tecnica e padronanza totale dello strumento. Non è un gioco il periodo  che il protagonista sta passando, anche se spera di svegliarsi da questo terribile incubo. Chiaramente anche a livello "sessuale" le cose si fanno particolarmente difficili, ed a causa della scarsa autostima e dal continuo assumere sostanze, anche il suo membro risente negativamente di tutto questo stress... e quindi, anche nelle situazioni più intime, ecco manifestarsi quel complesso di inferiorità che lo accompagna fin da quando era ragazzo. La soluzione dunque? Rituffarsi in alcool e droga per dimenticare anche solo per un breve momento tutti questi problemi. Sta nutrendo se stesso, sta nutrendo quello che è veramente, ma momentaneamente non riesce a rendersi conto che così facendo sta solamente aggravando la propria situazione. L'ultimo minuto è scandito da un riff che viene strozzato dal tremolo e rendono il tutto molto efficace per concludere un buon brano che si rivela essere dotato di una buona carica e di un ottimo groove generale.

Planet Caravan

"Planet Caravan (Pianeta Caravan) - Black Sabbath Cover". I Pantera omaggiano i Black Sabbath con la cover di un brano contenuto nell'album Paranoid del 1970, e lo fanno tramite una song sicuramente particolare. Nella sua versione originale Planet Caravan è un pezzo molto psichedelico e pacato, qui reso personale dalla band dei fratelli Abbott. I Nostri riescono a mantenere quello spirito psichedelico, risultando questa versione acustica  molto interessante. La cosa che salta sin da subito all'orecchio è la prova vocale di Phil Anselmo, molto calda e soprattutto in linea con quanto fatto da Ozzy Osbourne. A livello strumentale non ci sono stravolgimenti di sorta, mentre la voce viene leggermente modificata grazie a filtri vocali senza però snaturare il brano in alcun modo, dato che è proprio l'interpretazione timbrica ad essere protagonista della song. Immaginiamo per un attimo di poter fluttuare nello spazio, quindi verso un ipotetico infinito, in compagnia della persona da noi amata. Un viaggio senza fine, dove possiamo osservare miliardi di stelle che brillano e si riflettono nei nostri occhi, donando una nuova luce a chi ci sta accanto. Si ammira la bellezza di questa situazione, si respira una tale magia capace di trasportarci in una dimensione onirica dove la pace e la spensieratezza regnano sovrane. Dall'alto vediamo la Luna che illumina gli alberi situati sulla Terra facendoli risplendere di un colore argenteo. La terra sembra diventare un'enorme fiamma viola grazie ai meravigliosi colori che la notte è in grado di donare. Il tempo assume una rilevanza relativa, e noncuranti ormai di nulla ci avviciniamo al grande dio Marte, allontanandoci sempre di più da quella che ormai non sarà mai più la nostra casa. Mentre il testo si concentra tutto in una sola volta, la strumentazione continua a farci fluttuare in questo spazio infinito mediante l'uso di armonie bellissime e delicate, con la volontà di farci aprire gli occhi e ripensare a tutti quei bei momenti trascorsi con la persona che amiamo di più. Nella prima versione originale, Ozzy disse di aver improvvisato il testo, raccontando di una gita da lui fatta nei boschi (diciamo anche che molto probabilmente il buon Osbourne era anche sotto effetto di qualche sostanza proibita); mentre nella sua versione finale prende una piega molto più fantasiosa e decisamente meno materiale. I Pantera confermano la propria bravura nel saper coverizzare dei brani distante anni luce dalla loro proposta, riuscendo a renderli perfetti per il loro scopo; ovvero quello di fare in modo da non farli risultare solamente degli omaggi a band che hanno influenzato fortemente la loro stessa formazione musicale, ma che si integrino perfettamente anche in un contesto in cui successivamente verranno inseriti.

Bonus Track: The Badge

"The Badge (Il Distintivo) - Poison Idea Cover"Licenziata tramite la East West Japan e destinata appunto per il solo mercato giapponense, The Badge è un brano del 1990 scritto dalla band Hardcore/Punk Poison Idea e contenuto nell'album Feel the Darkness. Nella sua versione originale ritroviamo ovviamente quella natura punk che si respirava ovviamente negli anni ottanta; mentre nella sua controparte panterizzata, si dimostra decisamente più pesante senza però perdere quell'attitudine ribelle che ne caratterizza l'anima. Il cantato è molto più aggressivo ed il riffing è chiaramente più metal oriented nel suo progredire. La sezion e ritmica non si discosta molto rispetto all'originale, ma alcune variazione e funambolismi da parte del drummer Vinnie rendono il tutto molto interessante e sembra che questo brano sia di proprietà dei Nostri. Le battute iniziali sono un fiume in piena e ci viene raccontato sommariamente di come sia l'ingenuità di chi è fresco di accademia. Un'accademia, quella della polizia, dove si cerca di forgiare nel migliore dei modi chi un giorno dovrebbe essere il tutore della legge, in grado di rispettarla e farla rispettare. Il problema è che il protagonista di questo brano è ovviamente un giovane ingenuo, anche un po' stupido se vogliamo. Gli si fa notare che non è l'atteggiamento arrogante che fa grande un uomo di legge, e soprattutto non deve credere che qualsiasi tipo di corruzione si possa fermare. Volano i ricordi di una sera in cui i lampeggianti rossi inondavano l'interno della porta di casa; poi una tempesta di piombo incombette su di lui attraversando le pareti come fossero burro, mentre la madre cercava di proteggere i propri figli mentre piangeva ininterrottamente. Il brano è un saliscendi di tonalità, assecondando lo stesso singer che si dimostra ancora una volta pieno di sé. La chitarra assume toni pesantissimi ed in sottofondo si può udire il suono di una sirena mentre si avvicina molto lentamente. La seconda strofa ci riporta un po' sui binari della corruzione, dove viene fatto l'esempio di trasportare una prostituta qualsiasi per toglierla dalla strada. Verrà portata in caserma, ma questa cercherà di corrompere il nostro poliziotto proponendogli una bella succhiata. E' un circolo vizioso a cui non ci si può sottrarre, e prima o poi tutti cadranno in qualche piccolo o grande tranello. L'assolo di chitarra è sempre motivo di curiosità e in questo preciso caso è interessante sentire come questo momento venga fatto suo. L'animo rimane sempre punk ma viene arricchito da una personalità incredibile. Il fratello alla batteria si limita a supportarlo, mentre il basso di Rex è come sempre spettacolare. Si riprende in maniera lineare con una ripartenza improvvisa che si protrae fino alla conclusione della song. Finale che riserva una bella sorpresa: "Il distintivo significa schifo" perché le forze dell'ordine sembrano essere impassibili anche di fronte ad un bambino morto. Non si può parlare o ragionare con loro perché la loro forza sembra risiedere nella pistola; un'arma che sembra donare loro un potere infinito. Quindi bisogna arrivare alla considerazione finale, ovvero: "Cosa c'è dietro il distintivo?". L'uomo desideroso di far rispettare la legge secondo la legge stessa, oppure l'individuo che crede di avere chissà quali poteri e si sente libero di ammazzare la gente come più gli pare? In definitiva è un brano molto ben eseguito da parte dei Pantera, talmente ben riuscito da essere incluso nel film The Crow del 1994 dal regista Alex Proyas. Un film dai toni cupi e dark tristemente noto per la morte dell'attore protagonista Brandon Lee (figlio del leggendario Bruce Lee) proprio mentre girava la pellicola. Un film assolutamente da vedere e da sentire, grazie ad una colonna sonora eccezionale.

Conclusioni

Siamo arrivati dunque alla conclusione di questo nostro viaggio attraverso Far Beyond Driven, e devo dire in tutta onestà che mi trovo non poco in difficoltà. Non tanto per la qualità complessiva che si assesta su livelli altissimi, ma più che altro per questo, chiamiamolo cambiamento, a favore di un sound più profondo e cupo. Ma partiamo con ordine. I Pantera con Cowboys From Hell avevano dato dimostrazione di essere totalmente certi nel voler cambiare radicalmente un sound che fino al 1988 (fino all'uscita di Power Metal) era quasi totalmente votato all'Heavy Metal, salvo qualche spruzzata di Glam (dovuta all'ammirazione smodata di Dime nei confronti di Ace Frehley, lo ricordiamo). Ed avevano ragione. Erano talmente sicuri finalmente di sfondare che nonostante molte persone vicino a loro avessero espresso dei forti dubbi, i Nostri hanno tirato dritto per la loro strada convincendo sia i più scettici che gli addetti ai lavori, fino ad arrivare ai fan che - alla fin fine - sono l'elemento più importante. Cowboys... prima e soprattutto Vulgar Display of Power dopo, si sono rivelati dei monumenti per la musica metal in generale, diventando dei veri e propri punti di riferimento per chiunque. Far Beyond Driven prosegue per certi versi un percorso artistico iniziato nel 1990, ma inasprisce i suoni rendendo il tutto molto più "pesante" ma meno fresco ed immediato. Intendiamoci, i primi quattro pezzi presenti in questo lavoro sono di una bellezza disarmante, e sono giustamente tra i più richiesti dai fan. Poi, però, succede qualcosa; da Good Friends And a Bottle of Pills la band sembra un po' adagiarsi, ed in particolare questo brano è il meno riuscito del lotto. Sinceramente lo trovo un po' troppo monotono e ripetitivo, ma fortunatamente proseguendo l'ascolto le cose vanno decisamente meglio. Slaughtered risolleva di netto la qualità del disco, così come Use My Third Arm con quella sua anima dirompente che quasi spiazza per velocità e cattiveria. Ottime le due cover, una Planet Caravan decisamente ben riuscita e quella The Badge assolutamente pregevole che si è anche riservata un posto come protagonista in un film della portata de Il Corvo. Il dolore fisico di Phil Anselmo ha avuto un ruolo decisamente importante in questo lavoro, e devo dire che il singer stesso è stato bravissimo nel convogliare questo dolore in cattiveria pura. Analizzando i testi di alcuni brani devo dire che è stato anche bravissimo nell'incanalare alcune delle esperienze che avrebbero abbattuto psicologicamente chiunque, in brani il più delle volte vincenti. Si scopre così l'Anselmo uomo e non la rockstar. Uno status che lo ha portato sì ad avere degli eccessi forse troppo marcati, ma probabilmente il tutto è dovuto a delle esperienze personali che lo hanno indelebilmente segnato a vita. Musicalmente parlando, a livello chitarristico siamo di fronte all'ennesima prova superlativa di Dimebag Darrell, così come a tratti straordinarie sono quelle di Vinnie Paul Rex Brown. Il drummer sembra essersi spinto oltre rispetto ai lavori precedenti, mentre il bassista è sempre si incisivo ed importante, ma credo che nel precedente album sia stato più determinante. Chiaramente la notorietà della band è cresciuta a dismisura grazie e soprattutto a questo disco, il quale (tra la data della sua uscita ed il 2014) è stato riproposto in più di trenta versioni (cd, vinili, box set e quant'altro). Peccato che l'armonia all'interno del gruppo si stia incrinando pericolosamente, anche se i malumori all'interno di una band sono normale amministrazione. Solo che nel caso dei Pantera è un qualcosa destinato a deteriorarsi in maniera permanente. Per alcuni questo rappresenta il vero capolavoro dei Cowboys From Hell, mentre per altri "solamente" l'ennesimo ottimo disco. Personalmente continuo a preferire i due platter precedenti, pur riconoscendo il fatto che in Far... siano presenti alcuni dei brani più belli mai scritti dalla band.

1) Strength Beyond Strength
2) Becoming
3) 5 Minutes Alone
4) I'm Broken
5) Good Friends and a Bottle of Pills
6) Hard Lines, Sunken Cheeks
7) Slaughtered
8) 25 Years
9) Shedding Skin
10) Use My Third Arm
11) Throes of Rejection
12) Planet Caravan
13) Bonus Track: The Badge
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