ORGANECTOMY

Impale The Bitch

2011 - Independent

A CURA DI
DAVIDE PAPPALARDO
21/10/2022
TEMPO DI LETTURA:
6,5

Introduzione Recensione

Siamo nel 2011, nei primissimi anni di esistenza del progetto neozelandese Organectomy nato l'anno prima dalla mente dell'allora quindicenne Tylor Jordan. Inizialmente si tratta d un solo project a nome Scat Hammer, ma in poco tempo il Nostro si è accorto della necessità di convertire il tutto in una band cambiando anche il moniker; ecco quindi che Isaac Pomeroy e Daniel Hames (chitarre), Jae Hulbert (batteria), Adam Barker-Bridge (basso) si uniscono al cantante portando alla pubblicazione dei singoli digitali "Septic Uterovaginal Putrefaction" e "2011 Promo", contenenti tracce poi raccolte nel demo "Impale the Bitch" qui recensito. Si tratta di una versione della band assai diversa da quella che qualche anno dopo darà i natali agli album "Domain Of The Wretched", "Existential Disconnect", "Nail Below Nail", trittico in crescendo che porterà la band sulle vette del death metal brutale con chiare influenze slam e deathcore, sia per la formazione, sia per lo stile di musica e l'estetica/tematiche portanti. In piena adolescenza i Nostri non sono assolutamente dei virtuosi degli strumenti e la loro è ancora più voglia di divertirsi e provocare piuttosto che di creare qualcosa di originale e dal songwriting curato, anche perché mancano le capacità tecniche per poterlo fare. La brevissima durata dei brani, che non raggiungono mai i tre minuti, e i titoli a sfondo porno-gore (le tracce non hanno testi ufficiali, ma bastano i citati titoli per intuirne le tematiche) tradiscono una certa fascinazione con i modus operandi grindcore/deathgrind, ma il suono è legato a un slam brutal death metal caotico e abbastanza lineare, molto parco negli interventi vecchia scuola, assoli, groove death metal che aumenteranno nei demo successivi (dove molte delle tracce qui presenti verranno rielaborate ed estese), portando verso la futura fortuna dei neozelandesi. La voce di Jordan non è versatile come quella di Alex Paul che entrerà nella band solo tra qualche anno e segue uno stile gutturale abbastanza lineare salvo alcune punte gridate, e la strumentazione per quanto ben suonata mantiene il tutto su una linea fatta di accelerazioni e breakdown continui con poche variazioni. La produzione a cura di Isaac Bennet mette i primo piano i blast di batteria, mentre le chitarre sono distinguibili, ma abbastanza caotiche e ultra grevi, tanto da rendere il basso quasi inutile. Tenendo conto comunque del fatto che si tratta di un demo, e dell'età delle persone coinvolte, il risultato non è condannabile, anzi ci troviamo con uno slam "stupido", ma anche a suo modo catchy e accattivante, dove intuiamo i fantasmi di quelle soluzioni geniali che prenderanno sempre più piede nel suono della band con l'esperienza, l'affinamento della tecnica e l'entrata in formazione dei giusti componenti.

Intro

"Intro" è, appunto come da titolo, un'introduzione di cinquantacinque secondi che parte con un movimento lento di chitarra e batteria dalle atmosfere severe, poi convertito in una doppia cassa massacrante che riempie l'etere, sottolineata da chitarre che sembrano più una centrifuga a pieno motore che strumenti musicali, raggiungendo connotati quasi noise/industrial. Nel finale bordate rocciose e cimbali si accompagnano a rullanti distruttivi, fino a una digressione che confluisce nella traccia successiva.

Omophagy

"Omophagy" ci investe con una serie di scariche nervose di chitarra, creando una contrazione seguita da una doppia cassa selvaggia contornata da versi indecifrabili e alternata a trotti grevi dalle urla stridenti. Il vortice sonoro si ripete fino al raggiungimento di una cesura ritmica, poi convertita in un devastante esercizio caotico che tocca quasi toni norsecore nei suoi blast metallici e chitarre distorte in modo estremo. Il songwriting propone poi un corso che va a consumarsi in un fraseggio completato da suoni stridenti di urla e panzer massicci dalla componente death brutale, collimati da assoli che segnano la conclusione della traccia. Notiamo qui l'affacciarsi di idee che in futuro verranno usate in forma ben più compiuta, qui ancora accennate e non strutturate in un songwriting maturato al punto giusto, ma comunque già semi pronti a sbocciare; se la traccia fosse stata un po' più lunga e ci fosse stata un po' più di varietà nei modi usati, saremmo già davanti a un brano degno del periodo successivo della band.

Septic Uterovaginal Purtrefaction

"Septic Uterovaginal Purtrefaction" è il primissimo pezzo composto dagli Organectomy, introdotto da alcuni rulli di batteria e proseguito da fiumi sonori di chitarre in piena e ritmiche spaccaossa brutali, naturalmente accompagnate da growl putridi e gracidanti. La corsa va a scontrarsi con abissi grevi che imbastiscono marce severe e sferraglianti, destinate a esplodere in nuove cavalcate selvagge e brutali. Come spesso accade è il drumming il protagonista del suono, pompato dalla produzione usata in modo tale da sovrastare il resto della strumentazione. Si manifestano nuovi slam marziali sui quali il cantato si da a versi che non hanno nulla di umano, delineati da cesure preparatorie che poi si convertono in marce dai toni ancora più metallici e sottolineati da punte stridenti. Incontriamo rallentamenti ancora più asfissianti e dal gusto doom, che ci portano alla conclusione della traccia.

Impale The Bitch

"Impale The Bitch" parte con rulli di batteria dai toni marziali, presto soppiantati da un riffing marziale unito da urla gutturali cupe. Ecco una marcia death brutale che si prodiga in corsi rivoltanti, pregna di un'atmosfera caotica coronata da effetti stridenti dal groove deathcore. Dopo una cesura di piatti il tutto si fa ancora più intenso, creando bordate aggressive che investono l'ascoltatore con il loro andamento ossessivo. Suoni stridenti si aggiungono di seguito a quella che è una locomotiva sonora dritta e che mette tutto sotto di sé; il dramma sonoro si sfoga in doppie casse martellanti e rigidi riff death, creando accelerazioni contratte dalla ripresa dei tempi precedenti e collimate da urla prolungate. Giungiamo a nuovi passaggi pachidermici, che si sfogano in panzer death-doom dal gusto vecchia scuola, convertiti poi in colossali parate taglienti e rocciose che chiudono la traccia.

Reconstructing Malformations

"Reconstructing Malformations" parte con un drumming terremotato che si converte in una doppia cassa devastante sormontata da urla sgolate. Un vortice dai turbini death metal ossessivi va a scontrarsi con marce di chitarra e cimbali cadenzate, violate da riff a motosega e poi piombate in abissi death-doom brutali e rocciosi. Dopo un grido isterico la composizione diventa ancora più concitata e abrasiva, creando giri circolari caotici e taglienti che proseguono fino alla fine del brevissimo brano che ha connotati quasi deathgrind. E' interessante paragonare questa versione a quella che comparirà nel futuro demo "At the Mercy of the Devine", non meno corta, ma leggermente più elaborata pur mantenendo gli elementi brutali qui incontrati e graziata da una miglior produzione che ne esalta la strumentazione, che qui invece rimane fusa salvo le solite batterie che sovrastano il tutto.

Engorgement Of Fetal Fles

"Engorgement Of Fetal Flesh" chiude il demo con una marcia greve e rocciosa unita a growl cupi e delineata da suoni macilenti e putridi. Essa sprofonda ancora di più prima di darsi ad accelerazioni improvvise unite a urla lanciate di natura deathcore e doppie casse assassine, sottolineate da riff monolitici. Una cesura ci porta a una marcia asfissiante e macilenta, protratta nei suoi passi grevi e militanti. Essa si consuma con un drumming che riprende la marcia iniziale, concluso da una chitarra alterata in studio che diventa un drone tagliente. Anche in questo caso in futuro la traccia verrà ripresa e rielaborata, aggiungendo elementi in modo da renderla più coesa e applicando una produzione migliore, ma mantenendo molta dell'ossatura qui mostrata.

Conclusioni

In definitiva "Impale The Bitch" è un demo che mostra tutti i pregi e i difetti di un'uscita di tale natura, più un banco di prova per la giovanissima band che un episodio ragionato e strutturato per una discografia ufficiale, dove ragazzi adolescenti si mettono a suonare brevi brani legati al loro amore per il detah più brutale, influenzati anche da elementi a loro contemporanei e dalla scena slam e deathcore. Come detto già i brani sono come brevi schegge impazzite che spesso mancano di introduzioni ben definite e con conclusioni spesso brusche, segno di un songwriting ancora approssimativo nelle strutture, ma già troviamo un certo gusto greve che si farà sempre più presente in futuro, completato però anche da altre varietà dedicate a groove più presenti e intuizioni anche geniali con melodie, assoli, atmosfere. Dopotutto la gavetta della band sarà lunga, seguita dopo questa uscita da altri demo dove verranno sia rielaborati i brani qui proposti sia aggiunti altri pezzi, e solo tra sei anni gli Organectomy saranno pronti per debuttare ufficialmente con i loro album contribuendo al mondo slam con una delle discografie migliori del genere, caratterizzata da una qualità costantemente in crescendo che mostra dei musicisti che evolvono sempre più con il tempo. Troviamo qui i semi di tutto questo, rozzi, ancora semi-aperti, incompleti, ma dove sentiamo dei giovanissimi ragazzi che con i loro limiti cercano di suonare al meglio la musica qui proposta. C'è da dire che per molti versi la band qui presente e un'entità diversa rispetto a quella degli ultimi demo e soprattutto degli album, dove l'entrata di personaggi come Alex Paul, Ashton Moore, Levi Sheehan cambierà le carte in gioco portando a uno stile sempre più elaborato e interessante.

1) Intro
2) Omophagy
3) Septic Uterovaginal Purtrefaction
4) Impale The Bitch
5) Reconstructing Malformations
6) Engorgement Of Fetal Fles
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