ORGANECTOMY
2015 Promo / At The Mercy Of The Divine
2017 - Independent

DAVIDE PAPPALARDO
08/10/2022











Introduzione Recensione
Siamo nel 2017, anno di uscita del debutto della band neozelandese slam/brutal death metal Organectomy "Domain of the Wretched", primo album in una carriera vincente che mischierà death metal brutale, slam e deathcore in maniera diversa nel corso del tempo. Qualche mese prima però, il gruppo fece uscire in maniera indipendente la raccolta su CDr e digitale "2015 Promo / At The Mercy Of The Divine" contenente rispettivamente l'ultimo demo della band e quello precedente del 2014, presentando quindi la produzione underground più recente rispetto al debutto ufficiale (uscito anch'esso inizialmente senza etichetta, e poi ristampato dalla Unique Leaders) caratterizzata da una produzione più brutale e lo-fi affidata a Jae Hulbert, che sarà per un certo periodo anche il batterista della band, dove troviamo un songwriting che ci consegna una sorta di slam tecnico dagli elementi brutal deathcore che di per sé non sarebbero così lontani dallo stile del primo album, ma che a causa della produzione usata e dello stile meno variegato e più monodimensionale suona come più rozzo e primitivo. Oltre al già citato batterista, troviamo qui il fondatore del progetto Tyler Jordan al basso, Sam McRobert e Daniel Hames alle chitarre, Alex Paul come cantante principale, in una formazione vicina a quella del debutto, dove Ashton Moore prenderà il posto di Hames. La raccolta prevede un totale di undici tracce, che vanno in senso cronologico non continuo, presentando prima il promo dl 2015 e dopo quelle più vecchie provenienti da "At The Mercy Of The Divine". In pratica quindi troviamo gli episodi meglio suonati e dalla produzione più riuscita in apertura, mentre la seconda metà della raccolta offre una sorta di anello di congiunzione tra le brutalità distorte dei primissimi demo della band e i passi avanti che porteranno all'evoluzione incontrata nel corso degli album ufficiali della band. Troviamo come ospite Vin Minchington, ex bassista della band, che canta nella quarta traccia, ma per il resto rimane tutto nelle mani dei Nostri, non presentando ancora quella pletora di collaboratori che invece grazieranno "Domain of the Wretched". Curiosamente, solo i testi della parte più vecchia sono disponibili, mentre quelli di "2015 Promo" rimangono aperti all'interpretazione in base ai titoli delle canzoni. In ogni caso abbiamo un impianto tematico ancora decisamente ancorato ai tratti porno-gore tipici di molta della corrente slam, tra necrofilia, mutilazioni, trattazioni "scatologiche", cannibalismo; in tutto questo si fa invece notare "Accede To Temptation" con i suoi leggeri toni di critica sociale, abbastanza comunque sui generis e non certo elaborati.

Writhing In Disgust
"Writhing In Disgust"ci accoglie con un inquietante insieme di effetti caotici e stridenti in levare, all'improvviso sconvolti da un insieme di growl brutali e riff circolari segaossa uniti a una ritmica martellante, consegnandoci un impianto brutal death metal abbastanza delineato e delimitato da cesure marcianti dai suoni stridenti. Largo quindi a bordate militanti che rallentano in modo meccanico prima di elevarsi in mitragliate veloci; notiamo già diversi elementi più tradizionali uniti a groove moderni e d'ispirazione deathcore, anche se qui rispetto all'album di debutto e il primo elemento è quello dominante. Galoppi macilenti ci conducono in un corridoio dalle geometrie stridenti, mettendo in gioco quel gusto moderno che in futuro si farà sempre più tecnico. Intervengono anche i cambi di tempo, anch'essi più limitati rispetto a quanto verrà, ma già presenti nel DNA death dei Nostri. Verso il secondo minuto e dieci incrociamo una sorta di duetto tra le vocals brutali e tratti -core gridati, in una sezione che forse avrebbe giovato maggiormente di una produzione più nitida per dare rilevanza alle regali bordate che la rappresentano. In ogni caso, sfociamo in doppie casse veloci, naturalmente destinate a scontrarsi con cambi di tempo meccanici, arrivando alla conclusione della traccia.

Impale The Bitch
"Impale The Bitch" parte con rulli di batteria che suonano come colpi dati su un bidone vuoto o su del cemento, presto soppiantati da un riffing marziale unito da urla gutturali cupe. Ecco una marcia death brutale che si prodiga in corsi rivoltanti, pregna di un'atmosfera putrida potenziata in questa occasione dalla produzione non pulita. Dopo una cesura di piatti il tutto si fa ancora più intenso, creando una sorta di "anti-ritornelli" accattivanti, che investono l'ascoltatore con il loro andamento ossessivo. Suoni stridenti si aggiungono di seguito a quella che è una locomotiva sonora dritta e che mette tutto sotto di sé; il dramma sonoro si sfoga in doppie casse martellanti e rigidi riff death, creando accelerazioni contratte dalla ripresa dei tempi precedenti e collimate da urla prolungate. Giungiamo a nuovi passaggi pachidermici, che si sfogano in panzer death-doom dal gusto vecchia scuola, convertiti poi in colossali parate taglienti e rocciose. Il songwriting è abbastanza lineare e sicuramente non elaborato come quello degli album della band, ma è innegabile un certo gusto per abissi sonori striscianti che si rifarà vivo e diventerà uno dei cardini della band. La canzone si conclude proprio su queste note senza molte cerimonie, portando alla sua conclusione un episodio apparso in chiave ancora più rozza nel demo omonimo a essa.

Equine Intimacy
"Equine Intimacy" si apre con un campionamento vocale che riprende un dialogo che tratta in bastanza esplicita di quello che già ci suggerisce il titolo, completato dal verso di un cavallo giusto per non lasciare come ambiguo il messaggio. Vediamo qui un lato goliardico della band che verrà accantonato in futuro, ancora legato a certi elementi grossolani e dallo humor volgare dello slam, e anche di certo grindcore. Sul piano musicale però incontriamo una sezione di chitarra dai tratti tecnici, coadiuvata da un drumming preciso e battagliero, creando un'atmosfera impulsiva che va a scontrarsi con marce di chitarra e vocals dal growl gutturale. Un certo brutal death metal tecnico è quindi il leitmotiv del pezzo, dai trotti sempre più rallentati in burroni sonori, poi accelerati all'improvviso con motoseghe circolari coerenti con l'impianto abbastanza old-school qui mantenuto. In corso d'opera grida deathcore si uniscono ai tratti più gutturali, mentre giochi ritmici di batteria e piatti ci allietano con un andamento che viene completato da assoli dalle scale alte, coronamento della tecnica presente nel brano. Torniamo quindi a marce militanti e graffianti, terreno per nuove raffiche monolitiche e cavalcate selvagge contornate da grida isteriche; raffiche di chitarra fanno da ponte verso duetto violenti firmati da un drumming contratto e da urla quasi vomitate.

Fucking The Defiled
"Fucking The Defiled" vede la presenza di Vin Minchington (ex bassista dei Nostri e della band deathcore Bow Messiah, e a oggi cantante e bassista dei Plague Of The Fallen) come voce ospite, in un episodio che non perde tempo nell'investirci con i suoi riff circolari di chiara appartenenza death metal, vere e proprie motoseghe scolpite da blast beat e poi unite a growl familiari cavernosi e gutturali. Passaggi più marcianti delineano la altrimenti spedita corsa dei Nostri, mentre a un certo punto vortici caotici si muovono tra rallentamenti sospesi e tratti vocali più striduli, aggiungendo un certo gusto deathcore dai breakdown battaglieri. La commistione tra linea più tradizionale e modernità è già un elemento palese nel suono della band, capace di creare un suono con radici ben chiare, ma allo stesso tempo lontano da mere riproposizioni del passato, abbondante nei groove più moderni e "urbani" tanto quanto di riff circolari presi dal canone death metal. Le alternanze tra bordate marcianti e vortici prosegue fino all'improvvisa conclusione con verso profondo, ultima parola nella traccia.

"Suspended Intestinal Torture"
"Suspended Intestinal Torture" è l'ultimo episodio della raccolta riconducibile al promo del 2015, un brano che rispetta i canoni fin qui incontrati e che non risparmia sin da subito su riff a motosega, growl e doppie casse spaccaossa. Il vortice contratto ci trascina con sé, raggiungendo strati di chitarra trionfali e severi, mentre le vocals assumono anche le consuete punte -core, ma è il growl a dominare la scena. Un fraseggio di basso inaugura ulteriori corse fredde e taglienti, ripetendo le alternanze e gli elementi già incontrati in un songwriting che mette in mostra i tecnicismi di cui la band è più che capace, creando il terreno per la prossima evoluzione del suono del gruppo, che se pur non entrando mai in una sfera estremamente technical, non rinuncerà comunque a una certa cura e gusto per i cambiamenti di tempo continui e per l'uso di vari suoni e tendenze nello stesso brano. Ci trasciniamo in questo modo fino a una cesura marciante firmata da un dialogo campionato: seguono abissi slam che si contorcono insieme a versi gutturali, concludendo il pezzo con effetti di esplosioni lontane.

"At The Mercy Of The Divine"
"At The Mercy Of The Divine" è la intro dell'omonimo EP che costituisce in questo caso la seconda parte della raccolta qui analizzata. Si tratta di una strumentale di poco più di un minuto, condotta tramite un bel motivo di chitarra in levare, caratterizzato da tratti insolitamente atmosferici e progressivi, ma in qualche modo già forieri di suoni sinistri. Il suo corso va a proseguire fino al raggiungimento di una digressione, seguita dall'esplosione di una doppia cassa massacrante, che ci proietta nella successiva "Post Mortem Sickness"

Post Mortem Sickness
"Post Mortem Sickness" esplode con le sue doppie casse martellanti e chitarre devastanti, portandoci in territori brutali contornati da cesure di basso seguite da nuove esplosioni dove growl molto bassi e grida isteriche convivono in una produzione ancora più lo-fi rispetto a quella della prima metà della raccolta, confermando la precedenza temporale del materiale qui incontrato. I temi del pezzo abbracciano apertamente connotati gore e perversi con espliciti elementi necrofili, traendo a piene mani da un immaginario lanciato da band come i Cannibal Corpse e primi Disgorge, piuttosto che dal futuro horror a tinte sci-fi e cosmiche che caratterizzerà sempre più gli album della band. Siamo quindi nella mente di un folle molestatore di cadaveri, eccitato dalla vista dei corpi pieni di malattie e putridi, che lo tentano facilmente. Il suo sangue bolle e sente come una creatura in lui, mentre il suo pene s'indurisce e l'eccitazione lo riempie. La narrazione si fa sempre più disgustosa e volutamente shockante, entrando in particolari scabrosi in merito alle molestie sessuali perpetrate dal narratore nei confronti del cadavere di una donna, pur rimanendo relativamente "controllata" rispetto agli episodi più gore e perversi di questo filone. La musica naturalmente si adatta al contesto, presentando un suono dai tratti brutal deathcore immersi in una produzione minimale e in ritornelli gridati alternati a galoppi squillanti. Discendiamo in rallentamenti slam che collimano in severità death-doom pesanti e monolitiche, pronte a velocizzarsi con giri circolari che poi però tornano a climi striscianti a intermittenza, fino alla conclusione.

Reconstructing Malformation
"Reconstructing Malformations" non offre molti spunti intellettivi: il suo testo è composto da versi vari (riportati anche nelle parole ufficiali) e dalla ripetizione della frase "Reconstructing malformations of gangrenous amputations - Ricostruendo malformazioni di amputazioni cancrenose" seguita da riferimenti allo stupro, amputazioni, e omicidio tramite soffocamento. Insomma, un proseguimento dei tratti gore e deviati seguiti già dall'inizio del disco, qui senza nemmeno una narrazione vera e propria. Un riffing in levare ci introduce alla traccia, seguito da una doppia cassa devastante e da urla stridule; incontriamo marce di chitarra e cimbali cadenzate, violate da riff a motosega e poi piombate in abissi death-doom brutali e rocciosi. Notiamo l'uso di vocals ora in growl, ora più in screaming, quasi black metal, che si fondono anche in doppie voci sottolineate da un songwriting tecnico che continua a schizzare da un tempo all'altro, trascinandoci nell'improvvisa conclusione che in realtà sembra una transizione senza fine verso la traccia successiva, dotata di movimenti musicali assai simili a quelli del brano qui analizzato.

Dysenteric Narcolepsy
"Dysenteric Narcolepsy" prosegue con tratti sonori molto simili a quelli della precedente "Reconstructing Malformations", ovvero doppie casse spaccaossa e riff veloci di chitarra uniti a vocals ora in growl, ora gridate. Tecnicismi di batteria e chitarra ci gettano verso corse impazzite e vorticanti, naturalmente destinate a incontrare panzer striscianti che portano il tutto su un piano quasi rarefatto e sospeso. Le parole del testo sembrano ancora una volta voler controbilanciare l'attenzione nella musica con uno humor grossolano e votato al disgustoso, decisamente alimentato dalla giovane età dei musicisti coinvolti allora appena ventenni. Parliamo qui di una persona che si sente molto stanca dopo il lavoro, con gli occhi pesanti e il sonno che incombe. In contemporanea però avviene altro a livello fisico, le sue budella borbottano e ruggiscono, e il protagonista si sente male sentendo un impellente bisogno fisico facilmente intuibile. Raggiunto il bagno, egli si addormenta mentre è impegnato a espellere le sue feci, provocando per ragioni non chiarite un effetto a catena dove le sue interiora esplodono e gli escrementi volano dal suo ano, mentre il suo retto viene squartato dalla forza del tutto. Nella conclusione trucida il protagonista si risveglia non sentendo più nulla nel sedere, con le interiora che fuoriescono appese. Cotanta raffinatezza tematica si accompagna, come detto all'inizio, a un death metal brutale e monolitico, che richiama in mente i severi e tetri suoni degli Asphyx. Un'ultima accelerazione conclusiva ci lancia verso il finale lineare.

Accede To Temptation
"Accede To Temptation" è la penultima traccia della raccolta, caratterizzata (come anticipato in sede d'introduzione) da un testo che si distacca sia dai tratti gore e grotteschi finora incontrati, sia dalle future tematiche horror a sfondo sci-fi. Qui infatti tocchiamo invece una sorta di critica allo stile di vita moderno fatto di tentazioni materiali e cupidigia che cambiano le persone in sneso negativo. Una ritmica in levare fatta di rulli, piatti e cimbali si configura in un trotto dai colpi secchi, lento e sottolineato da growl aspri e più tradizionali rispetto a quelli spesso incontrati nei brani della band. Soccombiamo alla nostra cupidigia, e accediamo alla tentazione cadendo preda della tentazione e dell'estasi che cerchiamo di ottenere. Lasciamo che essa ci tenti e ci consumi, cambiandoci interiormente; sentiamo la nostra umanità che scivola, mentre compriamo tutto quello che vogliamo, e otteniamo conoscenza, potere, ricchezza. Lasciamo che corrompa la nostra anima, ci immergiamo nella sua luce mentre domina la nostra volontà, accedendo alla tentazione. Sul piano sonoro troviamo un death old-school strisciante che mostra come la band stia ancora sperimentando con la sua identità sia sul piano tematico, che su quello della musica; esplosioni improvvise di doppia cassa e chitarre stridenti si lanciano con grida isteriche che mantengono il tratto -core, dandosi poi a growl che potenziano vortici sonori dai tempi mutevoli. Largo a panzer massicci e rocciosi che proseguono fino a una cesura segnata da chitarre notturne che si convertono in galoppi da tregenda destinati a perdersi nell'oblio del finale.

Engorgement Of Foetal Flesh
"Engorgement Of Foetal Flesh" è l'ultima traccia qui incontrata, un ritorno al mondo più splatter e gore dell'area brutal death metal/slam che è forse il coronamento di questo elemento nei suoi tratti più volutamente scioccanti. Si parla infatti di un feto strappato dalla pancia di una prostituta, inzuppato nella placenta che marcisce e macchiato dall'odore della morte, marinato nel sangue e nel pus e considerato dal folle narratore una leccornia per appagare la sua fame. Un testo breve e diretto che si fa supportare da suoni contratti e martorianti, coronati dal solito growl cupo e delineati da uno slam death metal macilento e putrido, perfetto per l'impianto tematico. Esso si scontra con accelerazioni improvvise unite a urla lanciate di natura deathcore e doppie casse assassine, messe in opposizione con ritorni altrettanto improvvisi a tempi quasi lisergici. Una cesura con un grido dilungato ci porta a una marcia asfissiante e macilenta, protratta nei suoi passi grevi e militanti. Essa si consuma con assoli dalle scale prolungate e alte, premonizione di quelli che in futuro caratterizzeranno sempre di più la musica dei Nostri. Il vero finale però è lasciato a una serie di campionamenti a sfondo horror, perfetta sintesi tanto del pezzo, quanto dell'atmosfera generale.

Conclusioni
"2015 Promo / At The Mercy Of The Divine" è una raccolta interessante dal punto di vista filologico e anche per la musica qui contenuta, testimonianza di un periodo antecedente alla definizione vera e propria degli Organectomy tenutasi con i loro album ufficiali, ma dove già riscontriamo alcuni semi e somiglianze con quanto poi ascoltato in tali lavori. I demo qui contenuti variano nello stile e qualità di produzione, presentando un suono che comunque nella sua totalità è più brutale rispetto a quello dalle tendenze deathcore più accentuate del debutto "Domain of the Wretched", uscito a qualche mese di distanza dal lavoro qui analizzato. Una ratio nel suono dei Nostri che poi sarà ripresa, anche se in chiave diversa, nel secondo album "Existential Disconnect" dove tornerà a prevalere l'elemento slam/brutal death con un songwriting meglio definito e una produzione moderna fatta apposta per il suono dalle diverse sfaccettature dei Nostri. Per ora incontriamo una band dove i componenti sono nei loro primi vent'anni, giovanissimi, ma già con ben presenti le basi del death metal vecchia scuola, e anche quelle delle tendenze deathcore e slam che vogliono integrare nel loro suono. Certo, alcuni aspetti sono in via embrionale, ma di sicuro rispetto ai tempi adolescenziali del demo "Impale The Bitch" abbiamo qui una formazione ben più preparata e capace di dedicarsi a cambi di tempo e aspetti tecnici che prendono sempre più piede nella musica dei neozelandesi. Troviamo qui alcuni esperimenti sia a livello sonoro, con alcuni episodi più vecchia scuola e altri più legati a groove urbani e rallentamenti slam, sia in un comparto tematico ancora non definito nei caratteri personali del futuro, legato a tentativi di scioccare con il gore figli di tutta una tradizione brutal death partita sin dai tempi dei Cannibal Corpse, ma dove spunta anche un episodio come "Accede To Temptation" che cerca di incontrare tematiche di critica sociale non più comparse nella discografia della band. La parte con le tracce provenienti da "2015 Promo" è quella più ridefinita e dalla produzione migliore, seppur lontana da quella implementata nel tempo da Miguel Tereso negli album dei Nostri, mentre "At The Mercy Of The Divine" è su più livelli un'opera più selvaggia in suoni e produzioni. Insomma, non siamo davanti esattamente alla band che incontreremo da li a poco, ma nemmeno in territori totalmente diversi come succedeva con la prima formazione degli Organectomy; i tempi sono maturi per il salto di qualità che li porterà a diventare una delle realtà più solide del brutal death metal con tendenze slam e deathcore che sta prendendo sempre più piede nel mondo musicale estremo.

2) Impale The Bitch
3) Equine Intimacy
4) Fucking The Defiled
5) "Suspended Intestinal Torture"
6) "At The Mercy Of The Divine"
7) Post Mortem Sickness
8) Reconstructing Malformation
9) Dysenteric Narcolepsy
10) Accede To Temptation
11) Engorgement Of Foetal Flesh


