Mr. Big
Lean Into It
1991 - Atlantic Records
CHRISTIAN RUBINO
29/09/2022
Introduzione Recensione
"Il nostro primo album era stato scritto in circa otto giorni. È stato un buon lavoro da matricola, se vuoi. Ma con il secondo abbiamo dedicato molta più energia e tempo alla scrittura". (intervista a Eric Martin di Dave Ling per Loudersound.com)
Tutto ha inizio nel lontanissimo 1988 quando il produttore e fondatore, dell'indipendente label metal Shrapnel Records, Mike Varney chiama al telefono il desolato cantante solista Eric Martin (ex Eric Martin Band), ancora alla ricerca del grande successo con una major importante. Varney nei primi minuti di conversazione chiede al promettente vocalist di scegliere dei musicisti per creare un gruppo rock ma poi gli passa alla cornetta Billy Sheehan (chiamato l'Eddie Van Halen del basso) che nel frattempo ascolta silenziosamente la loro chiacchierata: "Mike mi ha detto di far parte di una band che facesse rock o soul", dice Martin. "Non sapevo davvero cosa fare perché fino a quel momento mi erano piaciuti i dischi che avevo fatto. Così mi ha passato il suo amico Billy Sheehan per discutere della mia adesione a questa nuova band. E anche se l'avevo visto nel video di David Lee Roth, Yankee Rose, non sapevo chi fosse". Il chitarrista Steve Stevens (Billy Idol) e il bravissimo batterista Gregg Bissonette (David Lee Roth), sono i primi nomi selezionati per questo nuovo combo a stelle e strisce, prima che vengano poi definitivamente assunti: il chitarrista Paul Gilbert e il drummer Pat Torpey. A questo punto il quartetto comincia a lavorare e a comporre circa trenta brani, firmando anche un contratto importante con l'Atlantic Records. Dieci di questi pezzi vengono poi inseriti sull'album di debutto, chiamato proprio come la band: Mr. Big, pubblicato nel 1989. Il disco non è glam metal ma hard rock melodico con un massiccio groove, cori coinvolgenti e molte armonizzazioni che purtroppo non lasciano il segno come sperato dai quattro californiani: "Mr. Big è il titolo di una canzone dei Free, una delle mie band preferite degli anni '70 (c'era Andy Fraser al basso) e rappresenta una parte del mio passato. Lo scopo è di rimanere ancorati allo spirito delle genuine band degli anni '70 come i James Gang, gli stessi Free e gli Humble Pie, cioè quelle che suonavano col cuore" (Billly Sheehan). Il sound di questo neonato gruppo americano è fatto di rock and blues molto orecchiabile e canticchiabile, supportato da una perfetta tecnica esecutiva e impreziosito da una voce impeccabile e molto originale. All'inizio degli anni '90 i Mr. Big sono la semplice ed ennesima band di hard rock melodico, proveniente dalla mitica Los Angeles, ricca però di qualità e composta da quattro bravi ragazzi che a stento bevono qualche birra tenendosi lontani dalle droghe e dalle risse. La fortuna del quartetto sta nel fatto che ancora nei primi anni '90 l'hard rock classico tira, grazie anche al giusto look e soprattutto alle rotazioni continue sul canale MTV, che influenza enormemente le tendenze musicali e gli interessi delle masse per determinate band. I Mr. Big, quindi, sono ad un passo dal grande lancio perché potenti al punto giusto e molto melodici nelle loro composizioni, rispetto allo sfoggio di virtuosi assoli strumentali di qualche collega che spesso non portano da nessuna parte. Se il battesimo del primo album è stato buono e soddisfacente, adesso nel 1991 occorre obbligatoriamente fare un importante passo avanti prima che il treno dell'hair e del pop metal finisca improvvisamente, come in effetti poi succederà a breve per colpa del grunge e delle successive mode. Per il secondo lavoro in studio, Paul Gilbert (ex Racer X), Billy Sheehan (ex David Lee Roth ed ex Talas), Pat Torpey (ex Robert Plant, Impellitteri, Stream e Ted Nugent) ed Eric Martin hanno di nuovo, al loro fianco, nientemeno che il produttore dei famosissimi Journey, Kevin Elson, più un pezzo da novanta: il compianto manager Herbie Herbert (fondatore sempre dei Journey), per provare ad eguagliare le vecchie formazioni del passato e stupire anche con qualcosa di nuovo. È proprio qui che Herbert mette il suo zampino sulla base classica della band californiana ma senza snaturarla, iniettando degli approcci innovativi che nel bene e nel male fanno scuola in questa interessantissima epoca musicale. Se il debutto è sufficiente in termini di vendite e di visibilità nelle classifiche statunitensi, l'etichetta discografica adesso pretende, al secondo tentativo, di fare meglio, di proporre qualcosa di più commerciale e di cambiare anche l'abbigliamento del combo. La pressione è alta e il fondatore Sheehan, e non solo lui, si sente il fiato sul collo: "Siamo stati fortunati ad avere uno dei migliori manager del settore in Herbie Herbert per resistere a queste pressioni. Herbie era proprio lì che combatteva per noi, a volte letteralmente." A parte il produttore, un altro zoccolo duro che non si piega a tali richieste è Martin che con la sua reputazione di bravo cantante e la sua ugola piena di sentimento guida i compagni a resistere e ad essere sé stessi. Tutti nella band hanno i capelli lunghi, ma nessuno è preparato a truccarsi il viso o mettere dei costumi ridicoli: "Forse eravamo troppo brutti per essere pin-up. Ma sapete una cosa? Ci piaceva un po' la nostra bruttezza. Abbiamo scritto quei dischi completamente per noi stessi. Non stavamo davvero cercando di inseguire una tendenza (intervista a Eric Martin di Dave Ling per Loudersound.com). Nonostante sia uscito nell'anno zero del grunge, Lean into it alza l'asticella della band ed è il frutto di tanti sacrifici e della forte determinazione dei ragazzi di riuscire nel loro intento. È proprio Martin, prima dell'incisione del platter, che inconsapevolmente accende la miccia del successo a casa di Gilbert in una zona malfamata di Los Angeles. Il cantante porta con sé una borsa da palestra piena di cassette e su una di queste c'è la ballata acustica che cambia a breve e per sempre la storia dei Mr. Big: "Ricordo ancora di aver suonato a Paul una demo di To Be With You, che gli piaceva davvero. L'avevo scritta molti anni prima per una ragazza che conoscevo e che era sempre alla ricerca del suo cavaliere dall'armatura scintillante". Il trionfo arriva proprio con il singolo "To Be With You" che li trasforma in fortuite rock star, arrivando addirittura alla prima posizione della Billboard Hot 10 negli USA. Il pezzo naturalmente fa da traino a Learn Into It, per un'opera di hard rock e hair metal dal tipico stile ottantiano, rimasta nel tempo sempre verde e raggiungendo, in quel lontano 1991, la posizione numero 15 nella classifica di Billboard 200. Ovviamente il produttore e il manager riescono a trovare una via di mezzo con la potente label americana, proponendo al grande pubblico un gruppo rock fatto per i passaggi radiofonici, sebbene all'interno del combo c'è molta sostanza e bravura. Basti pensare alle accattivanti linee di basso di Billy, ai tecnicissimi interventi chitarristici di Paul, alla potenza inferta sulle pelli di Pat e alle splendide corde vocali di Eric, che fanno di questi musicisti un vero e proprio supergruppo rock dalle grezze venature blues.
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
Il treno fumante dei Mr. Big parte in quarta dal sorprendente e travolgente singolo detto: "del trapano elettrico" e intitolato: Daddy, Brother, Lover, Little Boy (Papà, fratello, amante, ragazzino), che apre le danze con un effetto che imita l'avvio di una motocicletta e che dopo, grazie ad una massiccia sezione ritmica sembra di udire una vera locomotiva a vapore, come quella che partì dalla città francese di Granville nel 1895. Questa, è lanciata dai macchinisti a tutta velocità, impazienti di raggiungere in pochissimo tempo la fissata destinazione, ovvero la fermata di Montparnasse a Parigi. Purtroppo, gli artisti si lamentano del fatto che è la Atlantic Records ad aggiungere il suffisso di "The Electric Drill Song" al titolo del pezzo, sminuendo l'interessante novità rumorosa introdotta da tutti i componenti. Ad essere sinceri i californiani offrono una grande apertura d'impatto e con una qualità del suono molto corposa, calda e piena di vita per un eccellente mix di rock e hard rock. In Daddy, Brother, Lover, Little Boy, Paul Gilbert e Billy Sheehan suonano e toccano con i trapani "cordless Makita" i loro strumenti infuocati, evidenziando tutta la loro fantasia e la loro velocità esecutiva. Il modo in cui Torpey colpisce e carica la sua batteria, lo porta a tenere un ritmo sostenuto e rapido, molto contemporaneo e tutt'ora ancora molto apprezzabile dopo più di trent'anni. Le magnifiche corde vocali di Martin sono più indurite rispetto ai suoi esordi discografici e vanno, all'interno di questa travolgente e stupefacente song, dalle urla gutturali a squarcia gola, alle più dolci armonie vocali. Il ritornello è carino, melodico e anche per certi versi sconclusionato nel testo: "Sarò il tuo papà, tuo fratello, il tuo amante e il tuo bambino!" Qui i quattro autori parlano dell'amore accecante di un certo Johnny verso una donna, promettendogli di essere tutto quello che lei potrebbe desiderare, cercando così malamente di essere a tutti i costi corrisposto: "Tutto quello che stai cercando lo puoi trovare in me. Sarò tutto ciò che vuoi. Chiunque tu abbia bisogno: sarò il tuo papà, tuo fratello, il tuo amante e il tuo bambino". In un primo momento il saggio produttore Elson non accetta il suono della song e la modifica rendendola più forte e piena di effetti per lasciare un'impronta originale e d'urto ai timpani stupiti dell'ascoltatore, mentre la lirica è affidata all'esperto vocalist di origine italo/francese che scrive non per sé stesso ma in onore del bassista e playboy del gruppo: "Alcune frasi come: se sei un petardo rovente, ti accenderò la miccia, o la parte su come fare il miglio orizzontale, provenivano dal repertorio di Billy. Non voglio metterlo in imbarazzo ma quel ragazzo aveva una ragazza in ogni porto" (Martin). La diavoleria di inserire poi il trapano elettrico nel brano nasce per caso, dopo che un giornalista chiede al chitarrista Paul Gilbert quanto velocemente può arrivare a suonare la sua sei corde elettrica. Questa domanda lo spinge a mettere un plettro su un trapano elettrico, che poi applica alle corde della guitar. La song, con l'aggiunta del trapano, diventa anche uno dei momenti salienti del tour promozionale dell'opera e Sheehan comincia per scherzo, negli show, ad utilizzarlo pure lui sulla sua quattro corde, ottenendo in seguito l'approvazione definitiva e un compenso milionario dalla società di trivelle Makita per l'enorme pubblicità fornita all'azienda giapponese. In realtà questa inedita esibizione, nonostante le continue prove prima dei concerti, dal vivo comporta dei gravi rischi che Paul supera con paura, sorrisi ma anche con la perdita di parecchie ciocche di capelli. Una sera però va tutto storto quando il chitarrista impiglia i suoi capelli nell'utensile elettrico: "...Stavamo suonando davanti a ventimila persone ad Atlanta", dice Martin sghignazzando. "Ero dietro agli amplificatori, e quando siamo arrivati ??a quella parte della canzone, ho sentito? diddle, diddle, diddle? e si è fermato. Poi la folla è scoppiata a ridere. Paul correva sul palco come un pollo con la testa mozza. Uno dei ragazzi della troupe ha premuto il pulsante indietro, sul trapano, e sebbene i capelli di Paul si siano aperti, sono rimasti impigliati nell'altra direzione", aggiunge Sheehan. Non contento dell'incidente il guitar hero continua nel successivo tour ma questa volta indossando una parrucca che non è comunque sufficiente perché l'arnese elettrico cattura di nuovo i suoi veri capelli suscitando le ilarità dei compagni e del pubblico presente. Tuttavia, per la cifra guadagnata ne è valsa comunque la pena!
Alive And Kickin
Con la seconda fermata, Alive And Kickin (Vivo e vegeto) i quattro bravi ragazzi fermano la loro iperattività iniziale concedendo una song dal retrogusto blues, country e con venature funk-metal, rette soprattutto dai vocalizzi taglienti sprigionati da Mr. Martin e da un chorus scintillante. Pochi secondi iniziali di chitarra classica danno il via a questo raffinato rock and blues, impreziosito da un perfetto lavoro di basso di Mr. Sheehan e da un altro formidabile ritornello super orecchiabile. Paul inventa per l'occasione lo straordinario riff principale del pezzo, a casa, mentre accorda la sua fedele sei corde dimostrando come le belle canzoni nascano spesso per caso. Il tono della traccia è volutamente country ma Mr. Gilbert si sbizzarrisce comunque in riff e assoli assolutamente metal e dalla tecnica sopraffina. Questo miscuglio di sonorità, apparentemente lontane si imbrigliano magnificamente in uno stile personale che diventa il marchio di fabbrica della band a stelle e strisce. A parte la grande armonia emanata dall'Ibanez PGM bianca del guitar hero, sostenuta da un palpitante basso e uno straripante ed emotivo vocalist, la traccia, addolcita da piccoli frammenti pop, presenta pure un buon testo che parla di un grande amore tra madre e figlio, in fuga alla ricerca di una vita migliore e spensierata: "Fuori dalla vista nello specchietto retrovisore, Stevie Ray che suona alla radio mentre metto la marcia più alta. Il mio bambino è al mio fianco, le lacrime agli occhi dopo aver scritto una lettera d'addio. Io e Johny stiamo correndo liberi e selvaggi come ai tempi hai fatto tu con la mamma". Un'altra caratteristica è il continuo ritmo cadenzato della song, fermato solo in un intermezzo atmosferico molto riflessivo, inserito dopo il rapido assolo di Paul, dove i Mr.Big dimostrano tutta la loro concretezza e la loro sensibilità artistica. Il finale è poi la ripetizione continua del ritornello, prima che Torpey chiuda battendo fortemente le sue fragorose pelli: "Mantieni il nostro amore vivo e vegeto. La libertà chiama. Mantieni il tuo amore vivo e vegeto! Non so dove stiamo andando, ma quando arriveremo lo sapremo". La sensazione è che Billy & soci abbiano imboccato la strada e la direzione giusta, non immaginando minimamente lo strepitoso successo che sorprendentemente li aspetta.
Green Tinted Sixties Mind
Green Tinted Sixties Mind (Mente verdastra degli anni Sessanta) è la terza sosta della locomotiva Mr.Big, dove la protagonista è una ragazza all'antica, che vive come se fosse nei rivoluzionari anni Sessanta. Il titolo del brano prende poi spunto proprio dai film di quella lontana epoca, che secondo l'autore Gilbert sembra avere una sorta di sfumatura di verde sulla pellicola: "Sembri proprio attraente in un film degli anni Sessanta. Forse dici alla stampa che sei morta. Piccola leggenda, tesoro. Fai del tuo meglio per nasconderti. Una mente verdastra degli anni Sessanta". Al contrario il ritmo e le sonorità sono freschi e moderni, basti ascoltare il tumultuoso riff in tapping che apre e chiude questa bellissima canzone di psych-rock. Qui, Paul dimostra ancora una volta di cosa è capace sfornando riff melodici e accattivanti ma lo stesso vale anche per gli altri tre ferrovieri, che in tutto il platter attestano in maniera chiarissima le loro enormi capacità, senza però mai sbandierare la loro mostruosa bravura. "Green-Tinted Sixties Mind" colpisce perché fuori dagli schemi in quanto l'eccellente chitarrista americano applica una miscela di accordi invertiti, note pizzicate ed eufoniche per alimentare l'antica rievocazione spirituale degli artisti musicali e cinematografici del passato ma anche recenti, ricordando il modo di suonare la chitarra di un certo Eddie Van Halen. Di contro il solito Billy è molto efficace con le sue precisissime linee di basso, supportato dal concreto Pat alla batteria, mentre l'ugola strozzata e riflessiva di Martin catapulta e fa rimpiangere un periodo trascorso e purtroppo irripetibile. Il tutto avvolto in maestosi e alternati cori, un po' delicati e anche sinuosi in puro stile AOR e con sfumature psichedeliche molto coraggiose per una band di classic rock come questa. La band è però molto aperta mentalmente in questi primi anni di attività e il video clip della song ne è poi ancora la conferma evidenziando la classe di questi musicisti, che omaggiano sinceramente gli anni Sessanta con un abbigliamento e delle immagini molto vintage. La protagonista non può non essere che una bellissima ragazza: "Devi affrontare la giornata. Non c'è altro modo per cancellare la nebbia dentro la tua mente e riempirla con i sogni. Ma tutto quello che sembra trovare è una mente verdastra degli anni Sessanta". Il talento abbonda nel combo statunitense e già da questa canzone si può tranquillamente ipotizzare un grande futuro per il capostazione Gilbert e una grande carriera per i suoi sottoposti.
CDFF-Lucky This Time
Il viaggio impetuoso dei Mr Big per raggiungere la meta e perché no, anche la popolarità continua nell'inebriante cover CDFF-Lucky This Time (CDFF-Fortunato questa volta) di Jeff Paris, dove si sciolgono in maniera impeccabile, tra di loro, le strofe ritmate e il refrain corale di questa stupenda semi-ballata. Nonostante, in questa versione, i riff della sei corde siano più duri e replicati più volte, fino al fantastico assolo di puro hard rock sviscerato sempre dall'abilissimo Gilbert, il brano è oltremodo parecchio melodico e facilmente orecchiabile con un romantico ritornello da pelle d'oca: "Aprimi il tuo cuore. Credo, credo che non te ne pentirai. Questa volta - piccola, apri il tuo cuore stasera. Credo, credo che potresti essere fortunata questa volta. Potresti essere fortunata questa volta". Questa è quel tipo di canzone, a livello sonoro, che avvicenda un ritmo duro e deciso prima del ritornello in modo da addolcire poi i timpani e il cuore ma allo stesso tempo trasmettere molta energia e voglia di uscire per strada per incontrare l'amore della propria vita. Certo, nell'amore come in tutte le cose dell'esistenza occorre avere fortuna e soprattutto nella musica, dove si rischia facilmente di fallire: "Nessuna garanzia quando rischi la tua emozione. Se ti arrendi vai comunque fuori strada, amaro e senza speranza nel tuo freddo isolamento. Ma tu amore mio non svanisci mai. Voglio asciugare tutte le tue lacrime perché non c'è niente da temere, piccola". Se i giovani musicisti sono innamorati della propria musica, la loro label non tanto perché pensa solo a fare soldi. Eric Martin, addirittura a un certo punto, mette in dubbio la presenza della stessa song sull'album per il fatto che l'etichetta abbia inserito nel titolo del pezzo la scritta "CDFF", acronimo di "Compact Disc fast forward". Certo l'interpretazione dei Mr Big è più cadenzata nel ritmo e con un suono più massiccio ma la domanda del singer è pertinente: "Perché cazzo è lì?". Misteri di una scelta dove occorre trovare un compromesso per una canzone che all'inizio sembra inserita come filler per rendere più corposo il disco. In realtà i quattro artisti riescono incredibilmente a rianimarla rispetto alla versione originale (non che la vecchia versione sia brutta), ottenendo una composizione che sembra in parte una ballata e in parte una robusta canzone rock. A priori, la dicitura CDFF potrebbe far pensare ad una sigla stranamente dispregiativa nei confronti di un gruppo che da lì a poco prenderà decisioni autonome rispetto a quelle imposte dall'Atlantic Records, togliendosi pure qualche sassolino dalle scarpe.
Voodoo Kiss
Il viaggio in discesa prosegue con la quinta e potente traccia Voodoo Kiss (Bacio Voodoo), dove i portentosi riff di chitarra frignano e salgono dal canale anteriore sinistro a quello posteriore destro di un irripetibile e antico stereo ottantiano. Cero, ormai questo è un oggetto vintage ma negli anni '80 e '90 è il miglior modo di ascoltare un brano del genere ad alta qualità, anche se le dimensioni sono molto vistose. Addirittura, uno stereo costruito negli anni '80 suona molto meglio di qualsiasi altro costruito oggi, nonostante la tecnologia si sia evoluta enormemente. Tornando al pezzo, tipicamente proprio degli eighties, dopo l'introduzione dal gusto retrò della chitarra acustica pizzicata di Gilbert, la song implode dopo pochi secondi, offrendo un robusto groove sorretto da assoli vibranti e prolungati di chitarra elettrica. La guida è comunque sempre nelle mani sicure di Sheehan e della insistente batteria di Torpey, che insieme alle acrobazie del guitar hero portano ad un ritornello trascinante ma meno melodico dei precedenti pezzi ascoltati prima. Questa è appositamente una canzone di /hard and blues ottantiana, con dei bei cambi di tempo ma molto tirata come a voler a dimostrare che i Mr. Big amano questo tipo di sonorità e quando vogliono sanno irrobustire facilmente il proprio sound. La lirica è puramente dark in quanto nelle parole scritte da Eric Martin e André Pessis è indicata una formidabile formula magica per cancellare una maledizione d'amore, creata da una apposita strega in modo da far innamorare un povero uomo superstizioso che non sa più a chi rivolgersi: "Fatemi un piccolo incantesimo, signorina, per scacciare questa maledizione. Giù al fiume a mezzanotte. Senti il tintinnio e il rollio di quelle ossa di pollo. Una donna dai capelli bianchi e un Jack con un occhio solo. Mescolami e dammi un lotto di quel flambeaux d'amore"! Se la sonorità del brano mette in luce ruvidi riff chitarristici e pazzeschi cambi di ritmo, alternati a pacate atmosfere, lo stesso si può dire del testo che trasuda superstizione ed erotismo in tutti i versi: "Ho la febbre della luna piena e un gatto nero mi ha tagliato la strada. Fatemi un piccolo incantesimo in modo da poterle ribaciare le sue morbide labbra, per un bacio voodoo simile al paradiso". Classica storia di noi poveri uomini, attratti e turbati da una donna che ci ha stregato l'esistenza. La rassegnazione non esiste e la via d'uscita è quella di riconquistarla in qualunque modo, anche con un bacio Voodoo!
Never Say Never
Nella seconda parte dell'opera i quattro ferrotranvieri cambiano i binari utilizzati in precedenza buttandosi spudoratamente verso un rock melodicissimo. In Never Say Never (Mai dire mai) si sente la vera essenza della band di Los Angeles perché il refrain è così indovinato e melodico da non lasciare indifferenti o passivi. La song poi è così tanto positiva e coinvolgente da far alzare le mani in aria, con l'accendino acceso, pardon adesso con lo smartphone illuminato e grazie ai suoi grandi cori porta ad essere canticchiata in qualunque momento della giornata: "Never say never. Cuz now we're together. We'll keep holdin on till the end. One look in your eyes and I knew I'd decided. To never say never again?never again". "Never Say Never" è quindi il trionfo delle sonorità AOR e hair metal per un pezzo molto riuscito per via della forza emanata da un eccellente basso e da una strabiliante chitarra elettrica. Le caldissime e rauche corde vocali del singer sono poi la ciliegina sulla torta su un ornamento melodico che dimostra ancora una volta l'ecletticità di questi "Grandi Signori" della musica rock, che passano con naturalezza, in questo decisivo viaggio in treno, dal blues, al pop e all'hard rock senza esibizioni fine a sé stesse o particolari virtuosismi tecnici, dimostrando di nuovo cosa sono in grado di fare. In generale il messaggio della band californiana è una vera e propria metafora: "La vita come viaggio". Infatti, di solito un percorso può presentare varie situazioni, come gioie, dispiaceri, fantasie, attese e saluti. La lirica in questo caso presenta gli alti e i bassi di una storia d'amore, fatta di tradimenti e pentimenti, che inaspettatamente portano ad una seconda possibilità: "Voglio sapere se fosse amore o denaro. Perché hai dato il tuo cuore a un altro uomo? Credevo in te ragazza. Ho fatto del mio meglio ma non capisco. Cosa c'è di così bello nei lunghi addii? Mai dire mai, perché ora siamo insieme. Uno sguardo nei tuoi occhi e ho capito di aver deciso. Continueremo a resistere fino alla fine. Per non dire mai più... mai più"!
Just Take My Heart
Il viaggio della nostra vita può essere percorso da soli o insieme ad una altra persona, capace di apprezzarci per quello che siamo, amandoci e senza pretendere nulla in cambio. Questo sarebbe l'amore ideale che in realtà purtroppo non è sempre così per via di moltissimi fattori. C'è chi non vuole rimanere solo e si accontenta del patner che gli capita, chi invece può scegliere e sbaglia a prendere il treno giusto, chi rimane in sala d'attesa aspettando un convoglio che probabilmente non esiste o non arriverà mai e chi viene fatto scendere dal vagone per intraprendere una strada diversa. Eric, Pat, Billy e Paul, sono giovani e belli (anche se non si considerano tali) e quindi sono in una fase della loro esistenza dove cercano "il vero amore" e anche, perché no, anche un po' di fama, ma non credono ciecamente a questo sentimento pieno di insidie e delusioni. La dimostrazione di questa visione è data dalla zuccherosa Just Take My Heart (Prendi semplicemente il mio cuore), primo ed entusiasmante lento della set list, egregiamente cantato dalla ruvida timbrica di Eric e ben arrangiato da una sottile e determinante linea di basso. La quattro corde rinforza infatti la melodia di fondo della song e lo stesso succede con l'assolo chitarristico dell'essenziale e raffinato Gilbert: "Non riesco a immaginare la mia vita, dopo che te ne sei andata. Continuo a cercare una ragione sul perché sbagliammo. Ma se questo è un addio, allora prendi il mio cuore quando te ne vai perché non ne ho più bisogno. Ti amerò sempre ma tu sei troppo difficile da trattenere". Ancora una volta, si sente una certa finezza nei suoni tenui della chitarra classica e poi elettrica, con accordi arpeggiati e spezzati su una base melodiosa che porta al super orecchiabile ritornello, accentuato dalla splendida interpretazione emotiva del frontman statunitense: "Just take my heart when you go. I don't have the need for it anymore. I'll always love you, but you're too hard to hold". Dopodiché, l'impressionante assolo chitarristico prende il sopravvento con il suo impetuoso e maestoso suono cristallino, facendo ripartire di nuovo lo stupendo ritornello. Colpisce positivamente anche la scioltezza con cui si passa dall'intimismo acustico della strofa all'entusiasmante chorus elettrico, che porta poi alla conclusione di questa ballata tradizionale così come era iniziata, ovvero con un soave picchiettio di corde di chitarra vibranti e melodiche. Con questo singolo i Mr. Big raggiungono il successo nella Top-20 americana, arrivando esattamente al numero 16 della Billboard Hot 100, ma ancora il meglio deve arrivare da questa sparata locomotiva a vapore, che lotta contro il tempo perché il deleterio grunge è alle porte e pronto a spazzare ciò che è stato grande nei famosi eighties.
My Kinda Woman
Naturalmente l'avventuroso itinerario dei nostri eroi non è compiuto in modo uguale da tutti. L'esistenza terrestre porta a dei tragitti diversi, personali e a svariati obiettivi, anche se si parte con lo stesso treno. Su My Kinda Woman (Il mio tipo di donna) si ode sonoramente la tipica tragicità dei leggendari Led Zeppelin, di cui la band statunitense è fortemente attratta soprattutto per i contrasti di luci e ombre che gli inglesi sapevano riprodurre in musica. I Mr Big qui si spostano in una direzione leggermente diversa dalle precedenti tappe. "My Kind Woman", incomincia con grandi accordi chitarristici, proseguendo con delle note sottili e riproponendo poi gli i stessi accordi rimodellati in modo, tagliente, elettrizzante e seducente. Lo stesso dicasi per la carnale lirica che trasporta a sognare la femme fatale vista in TV o al cinema ma impossibile da raggiungere: "Quella ragazza aveva gli occhi da camera da letto, labbra rossetto autopompa. Tutte le teste girarono oh, con un desiderio umano. Il mio tipo di donna! I sogni d'altri tempi di qualcuno. Una donna caduta, femme fatale". Il tutto in un contesto sonoro molto affascinante e magnetico fatto di un ritmo solido e cadenzato, dove Martin canta in modo possente, facendoci partecipi del suo amore per le bellissime donne dello schermo cinematografico e di come lo facciano impazzire: "È il mio tipo di donna. Potrei abbattere il grande schermo per lei. Il suo corpo urla crepacuore. Hotel...cervelli e bellezza. Immagine perfetta! Se potessi tornare indietro nel tempo?."! L'atmosfera allegra ed esplosiva di questa composizione è un altro tassello fondamentale di questo platter, che se pur influenzato nel sound dai miti del passato ma anche del presente, come i Van Halen di quel periodo, mette ancora in luce la spiccata personalità di questo bravissimo combo statunitense. In poche parole, i Mr. Big non si accontentano di far sentire come sanno suonare ma in ogni pezzo mettono qualcosa di proprio: dal modo di cantare del vocalist, ai fenomenali passaggi di basso, all'assolo metallico della sei corde e al ritmo ininterrotto della batteria. L'incontro tra stoccate metalliche e rocciose ma anche tra semplici atmosfere riflessive e bluseggianti sono ormai il marchio di fabbrica inconfondibile di questa nuova stella di Los Angeles, pronta ormai a consacrarsi a livello internazionale.
A Little Too Loose
L'album continua imperterrito il suo tragitto con un'altra piccola chicca intitolata: A Little Too Loose (Un po' troppo largo), dal marcato calore blues e caratterizzata dalle ipnotiche corde vocali del singer americano. Il sonoro andamento flemmatico di quasi tutti gli strumenti è interrotto da situazioni più scure e malinconiche, superate da intermezzi melodici riuscitissimi e dall'onnipresente ottimo assolo chitarristico del solito e inimitabile Gilbert. La song è innanzitutto la confessione di un tradimento, forse autobiografico dello stesso Paul Gilbert che racconta con disinvoltura, nei versi del pezzo, il tradimento fatto alla fidanzata lasciata a casa durante un tour: "La donna fuorviata conosce il mio nome. Non c'è nessun altro da incolpare. Ho una ragazza a casa che sta aspettando tutta sola da dieci settimane di rock and roll". Stupisce, ma non troppo se consideriamo la vita di una rock star (a breve Gilbert & soci lo diventeranno), come l'artista ne parli apertamente e senza pentimento: "Nessuno lo saprà mai. Ho un po' di cose da perdere nella città di Oklahoma. Non mi importava se fosse giovane, non mi importava che fosse carina perché mi sentivo troppo sciolto e di larghe vedute. Immagino che metterò tutto in una canzone". La cosa poi molto interessante, a livello armonico, è il tocco rapido e grintoso di Gilbert sulla sua elettrizzante sei corde grazie alla tecnica di shredding in voga in quel periodo storico e musicale. Non meno interessante è la sporca linea vocale, dove Billy Sheehan, mugugnando, canta addirittura le battute di apertura per poi lasciare giustamente, dietro al microfono, la tonalità soul dell'amico Eric Martin, quando la canzone entra in pieno svolgimento. Da qui parte poi l'assillante rock and blues del ritornello quasi monotono e ripetuto parecchie volte fino allo sfinimento: "I got a little too loose. A little too loose. A little too loose, oh, oh, oh Keep little secrets far too long". Sicuramente, senza il complesso e tecnico lavoro chitarristico del nascente guitar hero californiamo, la song non sarebbe nulla di speciale e memorabile, ma la destrezza inimitabile di Paul e le indiscutibili abilità degli altri membri del convoglio fanno sì che i Mr Big siano una grande band rock che merita il miglior successo e le migliori soddisfazioni, magari a partire dalle groupie che li seguono adesso in tutti i concerti: "Tutto quello che voleva quella bambina era solo un souvenir scivoloso".
Road To Ruin
Una coralità stupefacente avvia la ritmata Road To Ruin (Strada per la rovina), che segue naturalmente, sia dal punto di vista dei testi che della musica, il discorso sonoro intrapreso con la precedente "A Little Too Loose". Entrambe sono song rock con venature blues ma qui il testo scredita apertamente la classica donna-diavoletta con gonna attillata e tacchi a spillo che noi maschietti amiamo alla follia e che non è assolutamente facile da incontrare ogni giorno, perché merce molto rara. Qui il sound è, senza ombra di dubbio, tipicamente settantiano perché riprende quelle armonie tanto care a Billy e in particolare sembra rincorrere proprio quelle degli amati e connazionali Humble Pie. Se facciamo un paragone con i binari su cui si sono piazzati i Mr Big, si può ben dire che queste sonorità vintage sono una forte scelta della band che al di là delle mode, suona ciò che gli piace. Il binario del treno a vapore 721, del tipo 120, delle ferrovie francesi su cui viaggiano i nostri eroi è una scelta presa di comune accordo ma anche un rischio che può portarli a deragliare e chiudere anticipatamente il sogno di arrivare alla stazione centrale in tempo e da vincitori. Del resto, su pressione della loro label devono vendere di più rispetto all'esordio e farsi un nome nelle stazioni musicali che contano e se possibile anche in Europa. A parte i fantastici cori iniziali la canzone propone un rock allegro, ottimista e alcuni svolazzi di chitarra elettrica molto stuzzicanti e impressionanti a livello esecutivo. Cosa li porterà sulla "Strada della rovina"? Le donne o la scelta artistica? Per fortuna nessuna delle due, anche se nei versi Sheehan e soci fanno cadere la risposta sulla prima: "Ho guardato in quegli occhi d'angelo, il diavolo era sotto mentite spoglie, Sì. Lei mi ha preso e mi ha portato lungo la strada della rovina. La testa mi gira intorno. Non so cosa sto facendo. Mi sto rovinando, corteggiandola e guardandole i fianchi e le gambe sexy? con pure una coda biforcuta e una coda appuntita". Piace moltissimo l'inserimento trainante del basso sul vortice di note di sweep-picking sviluppate dalla piacevole e divertente chitarra elettrica del maestro Gilbert. Gli indiavolati e ingarbugliati ritmi di "Road To Ruin", soprattutto nei riff e nei prolungati assoli della sei corde sono convincenti su tutta la linea anche se la canzone non ha una melodia memorabile ed epica. Conquista, comunque, il buon lavoro dei riff sovrapposti alle basi melodiche e orecchiabili del pezzo, che catturano proprio l'essenza dell'anima: "Mi ha portato di nuovo lungo la strada della rovina, prendendo la mia mente e la mia preziosa anima".
To Be With You
"La band stava suonando al Finky's, un club di merda a Daytona Beach, in Florida, quando To Be With You è andato al numero 1 negli Stati Uniti. All'improvviso sembrava che tutti conoscessero il nome di Eric Martin". (intervista a Eric Martin di Dave Ling per Loudersound.com)
Una stazione rock di Lincoln, nel Nebraska, inizia a trasmettere all'improvviso To Be With You (Stare con te), e gli increduli ragazzi decidono intelligentemente e rapidamente di pubblicarla come singolo. Scelta migliore non poteva essere perché da quel momento cambia la loro carriera che riceve uno scossone incredibile e inimmaginabile. È come se i quattro musicisti avessero trovato una scorciatoia per far conoscere, al mondo intero, il loro fantastico disco e in particolare una semplice canzone dell'opera, che per i loro gusti è solo una semplice chiusura di una set list ricca di pezzi sicuramente migliori di questa. Al convoglio dei Mr Big capita quindi qualcosa di imprevedibile, così come successo quasi cent'anni prima al treno espresso 56, che all'arrivo alla Stazione Montparnasse di Parigi rompe i freni travolgendo la barriera dei respingenti, posti a fine corsa dei binari. Il treno, dopo aver attraversato velocemente per circa dieci metri l'atrio, sfonda la balaustra e la vetrata della facciata della stazione, terminando rovinosamente la sua corsa giù sull'antistante rue de Rennes in corrispondenza di una fermata del tram posta una decina di metri più in basso. La copertina di Learn Into It rappresenta proprio la fotografia dello spettacolare incidente ferroviario realmente accaduto centoventisette anni fa. Il fatto è tuttora avvolto da un mistero perché le cause sono ancora incerte. Nonostante l'entità del fatto, non ci sono vittime nei vagoni in quanto questi rimangono all'interno della stazione e la locomotiva resta intatta sebbene subisca la violenta caduta sulla fermata dei tram, uccidendo però sul colpo una povera giornalaia all'interno della sua edicola. "To Be With You" è un terremoto imprevedibile che porta il giovane gruppo californiano in cima alle classifiche in un momento in cui i gruppi rock che strimpellano sull'acustica vanno abbastanza bene. La song è una semplice ballata acustica con un ritornello melodico e irresistibile, destinata a tutti gli innamorati di qualunque età anagrafica. L'autore Martin, da nell'interpretazione l'impressione di essere il classico ragazzo timido non calcolato dalla bellissima ragazza di turno, una certa Patricia Reynolds, fidanzata con uno stronzo che la tratta male e con il quale poi interrompe la relazione ma con cui Eric non riesce ad avere una storia: "Aspetta piccola, fammi vedere quello che ti ha fatto. Alzati piccola. Un cuore spezzato non è poi così grave. Quando è finita è finita. Il destino darà una svolta alle vite di entrambi. Quindi piccola, vieni con me. Lasciami essere quello che sono". Questo potentissimo lento ha poi un assolo acustico e classico a dir poco fenomenale che aggiunto alla voce afflitta di Martin resta a lungo impresso nella mente, tanto da far canticchiare il ritornello di continuo, anche senza essere innamorati di qualcuno: "Sono quello che vuole stare con te. Nel mio profondo spero che lo desideri anche tu. Ho atteso in una fila di verdi (giovani) e blue (marinai), solo per stare con te". Pezzo autobiografico, triste, mascherato da romantico, con un testo interessante, ma anche sconfortante, frustrante e baldanzoso nel canto melodioso del singer. Il resto della band canta la melodia di base in un'armonia piacevolmente disinvolta, dando a Martin lo spazio di cui ha bisogno per lanciarsi in uno show vocale degno di nota. La traccia nel sound complessivo è zuccherosa, tradizionale e con un tocco di blues che fa da contorno a una lirica carica d'amore da parte di quattro musicisti emergenti, principalmente interessati a dimostrare quanto bene sappiano suonare i loro strumenti. Addirittura, il saggio Martin, su suggerimento del produttore, per migliorare la sua composizione si unisce al cantautore David Grahame, per scrivere la versione finale di "To Be With You" da inserire definitivamente nel platter. Il cantante ritiene infatti il brano troppo debole per il disco e inutile da inserire in questo secondo lavoro discografico ma ai compagni piace e di comune accordo lo infilano come traccia di chiusura del platter. Quante canzoni di successo si possono permettere di essere inserite come ultime in scaletta? Sicuramente poche! Il trionfo di questa song è la fortuna ma anche un boomerang per i Mr Big che ancora tutt'oggi sono ricordati, ahimè dal grande pubblico, solo da questo singolo, nonostante abbiano un ampio repertorio di tutto rispetto. Da segnalare, pure il carino video clip, dove i quattro scherzano in un vagone del treno, con le immagini che passano dal bianconero al colore durante il vistoso e melodico assolo di chitarra acustica di Paul Gilbert. Qui la chitarra vibrante di Paul è la chicca di un pezzo arioso e coinvolgente, contraddistinto da voce e cori dinamici, allegri e trascinanti, quanto basta per renderlo memorabile nel tempo.
Conclusioni
"Ogni disco che abbiamo fatto è stato realizzato sotto la pressione della casa discografica, e ci siamo sempre sentiti come se stessimo inseguendo l'impossibile per produrre un singolo di successo. Poi dal nulla lo abbiamo fatto con To Be With You... e le cose sono solo peggiorate. Il successo di quella canzone è arrivato come una gigantesca benedizione, ma è stata anche una maledizione, perché ogni volta dicevano: vogliamo che il prossimo sia come To Be With You, e non potevamo farlo". (intervista a Eric Martin di Dave Ling per Loudersound.com)
Si la vita, oltre ad essere un grande mistero, come del resto anche la morte, è abbinata spesso alla metafora del treno che parte da una stazione che rappresenta la nascita e finisce in un'altra stazione sconosciuta col trapasso. Quindi, non sappiamo quando e in quale fermata scenderemo per l'ultima volta (per fortuna) ma nel corso del tragitto dobbiamo vivere nel migliore dei modi: amare, fare amicizie, divertirci e se possibile perdonare, dando il meglio di noi perché il tempo passa e molte situazioni transitano una volta sola. Il singolo "To Be With You" se da un lato è un colossale e insperato trionfo, dall'altro rappresenta per la band una enorme catastrofe perché rimane come un vistoso tatuaggio su una band che invece suona un rock più robusto e genuino. Il paragone con la riuscita dell'album nasce spontaneo guardando la copertina di Learn Into It, raffigurante una fotografia dell'incidente realmente accaduto nella stazione ferroviaria di Montparnasse a Parigi in quel lontanissimo 1895. Avviene qualcosa di incredibile e allo stesso tempo miracoloso perché può esserci una strage tra i passeggeri e la gente ferma nei piazzali in attesa. In questo disastro, si nota pure qualcosa di sorprendente perché la locomotiva rimane, sebbene il forte impatto, quasi intatta e si pianta sulla via antistante alla stazione, trattenuta in precario equilibrio soltanto dai primi vagoni che rimangono incastrati nello squarcio aperto nella facciata dell'edificio; questo perché la stazione di Montparnasse, come le altre stazioni parigine ancora esistenti, ha il piano del ferro rialzato rispetto al livello stradale. La seconda fatica dei Mr Big, porta quindi fama e soldi ma solo temporaneamente perché poco dopo esplode negli Stati Uniti il fenomeno grunge con in testa i Nirvana di Kurt Cobain, che spazzano dalle classifiche di vendite l'hard rock melodico e l'hair metal ottantiano. I Mr Big sono ricordati, nel tempo e a torto, solo per "To Be With You", rimasto ingiustamente memorizzato nella memoria dei fans nonostante la lunga e corposa discografia dei quattro artisti. Al declino dei californiani, in seguito contribuisce lo scarso budget monetario messo a disposizione dall'Atlantic, gli attriti all'interno della band che portano ad una separazione momentanea e le consuete altalenanti mode musicali che impediscono a questi ottimi musicisti di ottenere di più di quello che meritano. La stampa musicale, di quel periodo, comunque li osanna e li definisce il classico supergruppo americano dai capelli lunghi e dalla enorme velocità esecutiva. Addirittura, si pensa siano il continuo del progetto che l'allegro Dave Lee Roth ha messo in piedi dopo lo split con i Van Halen, dato che l'abile e virtuoso bassista Billy Sheehan proviene proprio dal combo del biondo vocalist. Se si somma poi il noto e rapidissimo Paul Gilbert, ex Racer X, il batterista Pat Torpey, che ha suonato con il famosissimo Robert Plant ma anche con tanti altri e il cantante Eric Martin, che ha realizzato alcuni album da solista abbastanza carini ma non ha ancora raggiunto l'inspirato trionfo; si può affermare che tutti e quattro godono di una buona reputazione e di un magnifico pedigree. Se il primo disco di debutto è accettato dalla critica ma vende pochissimo, il secondo è l'apoteosi paragonata al treno francese in bilico sulla facciata della stazione che nonostante fuoriesca dai binari rimane miracolosamente in piedi. Lo stesso paragone si può fare con i Mr Big, usciti accidentalmente dall'anonimato per avere inserito nel secondo lavoro un brano sul quale non avrebbero scommesso un dollaro e che poi invece diventa un singolo da milioni di copie: "Essere il numero uno è stato un momento che mi ha cambiato la vita. Vorrei che tutti potessero provare quella sensazione almeno una volta", dice Sheehan con un sorriso. "Ancora oggi sentiamo gli effetti di quel momento nella nostra vita. Ovunque andiamo nel mondo, qualcuno ci conosce grazie a quella canzone". (intervista a Billy Sheehan di Dave Ling per Loudersound.com). Sheehan, con il suo tecnicissimo uso del tapping a due mani, supera i confini del basso elettrico, già a partire dal lontano '79 con i suoi Talas, dimostrando una singolare e originale capacità esecutiva anche per via della tanta passione per uno strumento spesso molto sottovalutato. Gilbert, fiutato da Billy mentre è membro di una manifestazione per chitarristi chiamata Guitar Wars e dove Paul è il concorrente vincente, è il guitar hero giusto per spiccare il volo per la sua velocità e per la sua immensa tecnica sulla sei corde. Martin, avvicinato tramite Mike Varney della Shrapnel Record, ha già una sua breve carriera e una voce inconfondibile dietro al microfono che loro rendono unico nell'immenso panorama pop rock a stelle e strisce. Infine, il compianto Torpey, data la sua esperienza, ha tutte le carte in regola per sfondare con la sua batteria in questa nuova e avvincente avventura. Purtroppo, dopo tante battaglie vinte, Pat subisce fisicamente il colpo della malattia di Parkinson che lo ferisce nel 2014 e lo uccide nel 2018. All'inizio malgrado la scoperta di questo male e le precarie condizioni corporee, continua la sua carriera nella band fino alla fine grazie all'enorme stima e al sincero affetto dei compagni, rimanendo un membro effettivo dei Mr.Big e prendendo sempre parte alla stesura e alla registrazione dei dischi successivamente pubblicati.
"Era un uomo piuttosto tranquillo e timido, non parlava molto nel backstage. Era così con tutti. Quando le persone venivano per incontrarci e salutarci, si innamoravano di lui. Era vero e proprio con i piedi per terra, super ben informato sulla musica e sulla politica. Oh Dio, lui e Billy con la loro politica. Dicevo sempre a Pat: dovresti correre per qualcosa. Voterei per te in un minuto!" (intervista a Eric Martin da parte di CrypticRock.com)
Da quel lontano 1989 in cui i Mr Big si formano ne passa tanta di acqua sotto i ponti. I quattro colleghi ed amici, nonostante alti e bassi nelle montagne russe della loro lunga carriera, caratterizzata da allontanamenti (Paul Gilbert se ne va nel 1996 e Richie Kotzen lo sostituisce solo per un paio di album), dissidi, pause (il gruppo si scioglie nel 2002 nell'ultimo concerto di un tour giapponese) e altri progetti musicali, si riuniscono nel 2009 ancora una volta in occasione del ventennale del loro primo album, intraprendendo una tournée giapponese e mondiale. Sotterrata l'ascia di guerra e spazzate le loro animosità, tornano più forti di prima per ricominciare da dove avevano interrotto pubblicando tre magnifici dischi in studio e altrettanti live, che li porta ad avere di nuovo successo soprattutto in Giappone, dove sono stati sempre amati e seguiti. Purtroppo, quattro anni fa muore Pat Torpey all'età di 64 anni e il gruppo, dopo qualche mese, incide un nuovo e probabilmente un ultimo album dal vivo intitolato: Live From Milan, registrato al "Live Club" di Trezzo sull'Adda (MI), durante il tour dell'ultimo disco Defying Gravity. Il concerto è uno degli ultimi con Pat Torpey, che seppur debilitato dalla sua patologia, si alterna alla batteria in alcuni brani con il collega Matt Starr. Il futuro dei Mr Big è incerto e in bilico perché Eric Martin non vuole più continuare senza Pat e probabilmente il combo americano si ferma qui con l'ultimo omaggio all'amico scomparso. Nonostante tutto il loro stile, la loro bravura, lo stupendo rock and blues e il robusto hard rock melodico proposti rimangono inconfondibili tanto da far sognare a occhi aperti e a far fantasticare le generazioni attuali, amanti di questo meraviglioso e immortale genere musicale.
"La parte più importante di questa band è stato il modo in cui è rimasta insieme per così tanto tempo, a volte andavamo d'accordo, a volte no, ma abbiamo avuto sempre molto rispetto l'uno per l'altro. Penso che Billy Sheehan, Paul Gilbert e il nostro caro amico scomparso Pat Torpey siano alcuni dei migliori musicisti con cui abbia mai suonato in vita mia. Sono così dediti a quello che fanno; sono cavalli da tiro, mi fanno solo sentire male e brutto. Facevo un paio di addominali e un po' di lezione vocale ed uscivo sul palco, ma questi ragazzi si esercitavano ogni singolo giorno e affinavano così il loro mestiere. Sono orgoglioso di essere stato sul palco con questi ragazzi per tutti questi anni. Abbiamo scritto delle grandi canzoni insieme; Amavo la chimica tra me e Paul Gilbert: non era solo uno scrittore di riff rock. Ho scritto con molti chitarristi, ma lui capiva la melodia e all'epoca scriveva dei testi davvero bizzarri, ma era lui. È fantastico lavorare con lui. Non è solo un chitarrista pirotecnico, è anche un dannatamente bravo cantautore. Anche Billy Sheehan, ha sicuramente suonato più note di chiunque altro al mondo intero che io conosca; ed è anche lui un grande cantautore". (intervista a Eric Martin di CrypticRock.com)
2) Alive And Kickin
3) Green Tinted Sixties Mind
4) CDFF-Lucky This Time
5) Voodoo Kiss
6) Never Say Never
7) Just Take My Heart
8) My Kinda Woman
9) A Little Too Loose
10) Road To Ruin
11) To Be With You