MOTLEY CRUE

Too Fast for Love

1981 - Leathur Records

A CURA DI
TATIANA MADLENA
22/12/2015
TEMPO DI LETTURA:
7,5

Introduzione Recensione

1981. Quattro ragazzi losangeliani cambieranno, proprio in quest'anno, le loro vite per sempre. Destinato a diventare leggenda, il fenomeno Motley Crue esplode e fa impazzire il mondo con "Too Fast for Love". Album provocante, libero e ribelle. Rivelatosi subito un successo, avendo venduto parecchie copie già sotto la "Leathur Records" (piccola etichetta appartenente proprio ai Crue), suscita la curiosità dell' "Elektra" la quale, l'anno successivo, li mette sotto contratto e pubblica una ristampa dell'album in questione, apportando qualche piccola modifica e mescolando l'ordine delle tracce. La copertina procace del disco diventa storica, riportando immortalata una parte del corpo di un giovane Vince Neil e rifacendosi ad un'altra memorabile ed indimenticabile copertina, la quale suscitò scalpore e curiosità, quella di "Sticky Fingers" dei Rolling Stones. Questo disco, solo a guardarlo, ti fa capire cosa ne sarà, quale stravolgimento di pensieri, quale frenesia di emozioni si potranno provare una volta dato l'avvio.  Ci fa pregustare quel che sarà oltraggioso, sfrontato, rock'n'roll.  Infatti non si smentisce: il debut album della band più forsennata degli anni ottanta ha tutta la forza e potenza di quattro ragazzi determinati a sfondare e a rompere ogni schema, non solo dal punto di vista musicale ma anche da quello dello stile di vita, per il quale sovente sono ricordati. Quindi inquadriamo un attimo gli artisti di questo pezzo di storia della musica. Nei primissimi anni '80 Nikki Sixx era un ragazzo poco più che ventenne che aveva già militato in diverse band più o meno importanti, quali Sister e London, in entrambe in compagnia di Blackie Lawless, in seguito geniale frontman degli W.A.S.P.. Nel 1979 Lawless abbandonò i London, mentre Sixx continuò la sua permanenza proprio fino all'81, quando finalmente decise di dare una svolta e mettere in piedi un nuovo progetto musicale che gli appartenesse davvero. Fu così che iniziò la ricerca degli altri componenti per dare vita a quella che fu la band più pericolosa del mondo del rock mai conosciuta fino ad allora. Il primo ad essere ingaggiato in questa nuova formazione fu Tommy Lee. Sotto consiglio del chitarrista dei Suite 19 con il quale Nikki ebbe in passato collaborato, arruolò al nuovo progetto questo giovane batterista, un ragazzo all'epoca diciannovenne, soprannominato "T-Bone" a causa del suo fisico asciutto. Quasi casualmente, il successivo ad unirsi fu Mick Mars, un chitarrista dalle qualità non trascurabili e con una buona esperienza alle spalle. Qualche anno in più rispetto agli altri componenti, un carattere meno estroverso, più posato e con dei gusti musicali un po' differenti,  apportò delle fondamentali caratteristiche alla band che si stava costruendo. Probabilmente furono proprio le peculiarità più Heavy di Mars a dare un contributo importante ed innovativo a quel che saranno i Motley Crue, nome tra l'altro suggerito proprio da Mick. L'ultimo ad aggiungersi fu il vocalist: Vince Neil fu notato durante una serata allo "Starwood" dove stava tenendo una serata con il suo precedente gruppo. Dopo un provino fu immesso come frontman, mentre l'altro cantante che avevano arruolato precedentemente venne sostituito senza troppi ripensamenti.

Live Wire

Ma passiamo ora al disco. Ad aprire questo album è, in ogni caso, sia per la "Leathur Records" sia per l' "Elektra", la trascinante "Live Wire (Carico d'energia)", pezzo scelto per essere estratto come singolo con tanto di video musicale, nel quale i ragazzi appaiono più splendidi che mai, nel pieno della loro gioventù.  Si percepisce qui tutta la voglia di far brillare l'ambiente intorno a loro, si può sentire il fuoco che scorre nelle vene.. o per meglio dire in questo caso, la corrente elettrica. La canzone parte con un riff di chitarra da brividi col potere di cancellare i pensieri per qualche secondo. "Live Wire" fa sentire giovani e spensierati, ti fa rinvigorire ed ovviamente immedesimare nel contesto dei nostri Motley Crue.  Riff potente e che graffia sul timpano sin da subito, la mano veloce ed emotivamente coinvolgente di Mars viene raggiunta subito da due colpi portenti da parte di Tommy sulle pelli dei tamburi, un T-Bone che prima di questo frangente si stava limitando a tenere il tempo con il charleston in maniera discreta. Ecco che l'aumento di consistenza della traccia dona un avvio chiaro a tutto questo album elettrizzante, con il brano che decolla definitivamente. Le pause molto ben studiate riescono a conferire il giusto tocco alla canzone, è attraverso quelle che si riesce a definire una melodia ricordabile. Quando parte Neil a cantare la forma è completata, rotonda ed elettrostatica come un palloncino di gomma, i ragazzi hanno fatto il loro definitivo ingresso da favola. Al quarantesimo secondo si inserisce il ritornello, semplice, aggressivo, dotato di pochi elementi identificativi che però fanno di questa una canzone memorabile, perché nonostante i pochi e "grossolani" elementi dalla quale è composta (i Crue sono più intenzionati a trasmettere carica in maniera priva di compromessi piuttosto che farsi riconoscere per virtuosismi e tecnica), lascia molto parlare la "sensibilità" del quartetto, essendo tutti molto in gamba a trasferire il loro personale sentire ad un pubblico tutto da iniziare. Finito il primo refrain si lascia un piccolo spazio solo per Mars che dopo un paio di secondi viene raggiunto nuovamente da Tommy e Nikki. Le dita leste, senza essere sbrigative, sulle tastiere delle chitarre sono figlie dell'irrequietezza delle loro anime, della fame di conquista che avevano i nostri Crue nei confronti della scena musicale dei loro tempi e anche quelli futuri, tentando senz'altro di cancellare il ricordo di quello che storicamente fu diseganto e inventato da altri. La Storia doveva ripartire da loro, ed avevano la sfacciataggine per tentare questo audace progetto. Le urla controllate ed acute di Neil diventeranno presto specifiche di questa furente e giovane band californiana; così, divincolandosi tra l'elettricità della canzone, attraverso la  chitarra e la stridula voce di Neil, si può percepire tutta la loro grinta e carica vitale, fissata da un testo altrettanto audace: "Collegami, sono vivo stanotte, di nuovo in giro, accendimi?.Sono troppo caldo per poter essere fermato.. Qualcosa che non dimenticherai". Ecco che inquadrano subito tutto il loro messaggio, che alla fine è un po' il filo conduttore del loro album. Il fatto di essere "al top" viene ribadito in un paio di altre tracce: essere il massimo, sentirsi invincibili e spericolati e più che mai nel segno del "sesso droga e rock n roll". Infatti ci dicono: "Perché sono caldo, giovane e libero, un po' meglio di quello che sono di solito". Il trasformarsi, il lasciarsi andare e trasgredire ogni regola. Questi sono i Motley Crue, descritti perfettamente da loro stessi nella prima traccia del loro primo lavoro. Una dolce condanna che li ha seguiti, tra i loro svariati alti e bassi, durante tutta la vita. Una corrente elettrica che pervadeva il loro corpo e che li spingeva proprio in quegli anni ad esordire in una scena musicale piena di grandi nomi, dei quali tuttavia i Crue dimostravano di non avere paura. Musica e donne, vizi e stravizi, nel testo di questa "Live Wire" capiamo esattamente cosa i Nostri avrebbero voluto offrire al mondo. Aggiungiamo un po' di sana strafottenza tipica della gioventù ribelle, ed il gioco è fatto. La scossa da diecimila volt era in agguato e pronta a scagliarsi contro chiunque. Raggiungere il successo, magari in compagnia di qualche bella groupie.

Public Enemy #1

Procedendo con l'ascolto si trova "Public Enemy #1 (Nemico Pubblico n.1)", caratterizzato anch'esso da giusti e saporiti intervalli che sanno parlare senza dire nulla, piacevoli stacchi di batteria percepibili fin dall'inizio, il tutto perfettamente spalmato lungo i 4 minuti e 20 secondi che compongono la canzone, anche grazie ad una chitarra con suoni precisi e puliti. E' senz'altro un pezzo più fresco del precedente e questo, anche solo per la posizione in tracklist, lo rende particolarmente d'effetto. Colpi che tengono un tempo che viene subito avvolto da un riff elettrico che come una scia magica ti trascina nel suo mondo; sembra quasi un suono romantico, caratterizzato da accordi allungati, vibrati e ben accoppiato a momenti febbricitanti, uniti secondo una linearità ben studiata e strutturata, che non risulta per nulla "ruvida" od in qualche modo stridente / confusionaria. Punto forte del tutto risulta poi essere il ritornello, preceduto da riff strozzati quasi a caricarlo di maggior enfasi, il quale sopraggiunge dopo un minuto dalla prima nota scoccata come un dardo. Una traccia da respirare a pieni polmoni per sentirsi spensierati e liberi da catene fisiche e cerebrali. L'assolo distorto e i numerosi momenti vocalemente taciti lo rendono un pezzo genuino, semplice ma sicuramente non "leggero", seppur caratterizzato da una melodia orecchiabile e quasi dal tono ingenuo. Da ricordare, inoltre, il fatto che abbia anche una storia passata: la canzone, difatti, risale a qualche anno prima, scritta di Sixx quando faceva ancora parte dei London, insieme a Lizzie Grey. Pezzo spericolato che parla di intesa tra due persone, che quella notte si daranno ad una fuga attraverso la città, passando col rosso e cercando di non pensare a niente, perché tanto si è giovani. Un incitamento a godersi la vita fintanto che si possa, abbandonando ogni senso di responsabilità. "Chissà come ci si sente ad essere ricercati ed i nemici pubblici numero uno". Una delle tracce più belle dell'album ed un vero e proprio inno alla ribellione. Non vi è malvagità alla base dei "reati" compiuti, ma solo tanta voglia di sana trasgressione. Quella trasgressione che tenta chiunque, anche i più santi e morigerati, quel "lato oscuro" che ci avvolge seducente e ci spinge a commettere azioni spericolate. Il joint, la sbronza, l'adorazione dell'edonismo più sfrenato: dimenticare per un attimo le regole della società e della chiesa per poter finalmente fare tutto ciò che si vuole, senza paura di venire licenziati o "scomunicati". Siamo giovani, belli, ribelli, abbiamo il mondo in pugno e nulla potrà mai fermarci. Conquisteremo la nostra realtà, scandalizzeremo i perbenisti e chiunque non voglia capire quanto sia stupido trincerarsi dietro regole ipocrite e castranti.

Take Me to the Top

Con il terzo brano si continua a scoppiettare di energia: è il turno della bellissima "Take Me to the Top (Portami in cima)", posizionata anch'essa negli inizi del disco, quasi come fosse il fulcro dell'album, come se dovesse reggere sulla sua voglia di vita tutto il lavoro con passione costruito. Si parte con l'euforico rullante di Tommy, raggiunto di gran fretta dalla incontrallabile voglia di  Mars di far vibrare le corde della sua chitarra. Le strofe della canzone sono piacevoli da sentire con il loro andamento stabile e ritmato, ma quando sopraggiunge il ritornello, la velocità raddoppia e si fa uno stop tra il primo "Take me to the top" e i successivi. Il ritornello è proprio solo composto da questa semplice frase, che benché in solitaria fortifica ed esplicita il loro unico concetto espresso. Quello deve essere e quello sarà, chiaro e lampante senza aggiunte. L'assolo è brillante e poi seguito da un'altra scarica di "Take me to the top". Pezzo originale, intenso, spensierato. Questo brano ci dà un tempo instancabile che sarà poi anche mantenuto e fatto proseguire con la immediatamente successiva "Piece of your Action", questo nell'edizione dell'Elektra, mentre nella tracklist canonica il brano sarà seguito da "Merry-Go-Round". "Take me to the top", ovvero portami in cima, al punto massimo, è una richiesta implorante e sofferta durante tutta la canzone, tant'è che alla fine i Motley Crue giocano col fatto di essere portati in cima e far sì che si venga buttati giù, talmente pesa il rimanere sospesi che mai volge al positivo, il fatto di essere tenuti in balìa con l'atteggimanto tipico della seduzione, ovvero quello del promettere e non dare mai. Si tratta di una canzone scritta in prima persona, come nella maggior parte delle loro composizioni. Vi è un lui emotivamente dolente, che accusa lei di assumere il comportamento da vittima mentre vittima non è, anzi, è proprio lei a dirigere i giochi. La canzone inizia dicendo che sia una profanazione, una violenza questo gioco crudele, in cui lei sostiene che sia una notte perfetta e speciale ma che intanto non volgerà mai al positivo per il protagonista, che non verrà mai realizzato, mai "portato al top". "Resisti a tutte le tentazioni, in questa lotta in un nero vicolo senza cuore", insomma troviamo un'altra lei che comunque, a discapito della protagonista di "Come On And Dance", sembra essere molto più decisa ed intenzionata a non cedere a nessun tipo di lusinga, benché sinceramente contenta di vedersi venerata e pregata. Il suo ego, mai sazio, pretende adorazione incondizionata.. poi sarà lei e solo lei a scegliere quando portare il suo lui in cima, decidendo anche se scaraventarlo nel crepaccio o meno. Un sadismo particolarmente accentuato, quindi: una sorta di gioco al massacro dal quale l'uomo non riesce comunque a sottrarsi, credendo di riuscire prima o poi di raggiungere quella vetta tanto ambita.

Merry-go-Round

Il quarto pezzo, "Merry-go-Round (Carosello)", va ad abbassare la frenesia delle canzoni finora ascoltate, essendo una simil-ballad dove Sixx tira fuori il suo lato più riflessivo. Si tratta di una sorta di cantilena musicale, spezzata da chitarre un po' più brusche in un ripetitivo ritornello che comunque ancora rimandano ad un sentimento piuttosto malinconico. Sempre lo stesso giro di chitarra ti fa sentire quasi pesante e ti trascina giù, un motivo che sembra davvero un giro in giostra, ma senza la gioia che invece dovrebbe suscitare. 3 minuti e 20 secondi in cui deludono tutte le precedenti aspettative che ci hanno propinato, una sfumatura di dolore velato ed arreso che non sa e non può arrestarsi. La vita è uno scorrere infinito che non concede pause ma dona alti e bassi continui come una giostra che ruota in un moto perpetuo. La melodia sa evocare bene questo stato d'animo e fa spegnere sguardo ed entusiasmo, un colpo duro durante l'ascolto. Una nenia pungente, intervallata da qualche giro più pesante, con un Tommy molto attento a non fare troppo rumore nell'anima fino all'incombere del controllato ritornello dove anche Vince si concede una voce un po' più calcata. Qualche sfumatura va ad arricchire il pezzo, i piatti vibrano, le quattro corde del basso sono spinte un tantino più forte, l'assolo cerca di arrabbiarsi, facendo rimanere sempre e comunque il pezzo dal carattere abbattuto. La storia che vanno a narrare tra le note è quella in cui una ipotetica lei aspetta in casa nella notte, da sola, l'arrivo di lui, che, con un carattere chiuso e indomabile si allontana dalla sua bella per andare a "farsi i suoi affari". Diverse volte la donna ha pensato di dover scendere da quel giro di giostra ma è sempre così dura. Tutti intorno a sé stanno soffrendo senza sosta e "di certo non è facile mettere su un sorriso quando si è soli, persi e ritrovati". Al contrario dei testi precedenti, dunque, non troviamo più storie d'amore frivole - carnali ed accenni alla trasgressione, anzi. In linea con la musica, le lyrics di questo brano ci pongono dinnanzi ad una tematica più profonda, quella di sentimenti che piano piano si sgretolano causa il dolore dovuto all'incomunicabilità. Lei e Lui sembrano distanti e vorrebbero tanto ritrovarsi.. un carosello eterno che sembra non voler finire mai ed anzi continua imperterrito nel suo girare, girare e girare, senza mai concedersi pause e senza mai recare calma e relax ai due coinvolti nella storia. 

Piece of Your Action

Per proseguire in grande stile, passiamo alla traccia successiva che forma, insieme a "Take me to the Top" un fantastico binomio, un vortice emotivo senza pari, spezzato nell'edizione qui recensita ma composto dalla versione dell'Elektra. Questo "Piece of Your Action (Voglio essere tuo)" è immediatamente qualificato da un memorabile giro di chitarra, oltre al ritmo e al testo tutt'altro che timidi, e non passa certo inosservato. Gli urletti di Vince riscaldano subito l'atmosfera e la chitarra avvolge sempre alla perfezione la voce, accentuandola quando deve; un connubio generale che comunque tace talvolta per qualche secondo, facendo continuare solo Tommy in alcuni momenti, il quale può e stregare tutti con il suo drumming aggressivo. Un pezzo che parte soft, trattenendo la carica esplosiva e l'aggressività per poi svelarla man mano durante i suoi fantastici 4 minuti e 45. Un pezzo acuto, coinvolgente e brioso, tutti elementi che vanno ad unirsi per una riuscita eccezionale. Un pezzo dal sound assolutamente sensuale dove si sa giocare con gli strumenti con grande maestria. La voce del frontman, che in vari momenti del disco tutto cambia tonalità per caricare meglio i pezzi in cui serve maggior impetuosità e tenere più bassi altri frangenti,  crea anche in questo caso "movimento" nella canzone, facendola risultare per nulla noiosa o ripetitiva. Per un bel pezzo Vince lascerà giocare Tommy, Nikki e Mars in un inciso strumentale che dopo 1 minuto e mezzo esploderà con un urlo che riaprirà il varco alle parole del frontman, il quale da quel momento non smetterà nemmeno per un momento di intrattenere e incantare. Il concetto fondamentale di questo brano, nato dalla collaborazione di Nikki Sixx e Vince Neil, è di nuovo  qualcosa che ha a che fare con l'altro sesso e la conseguente conquista. La canzone è tutta incentrata sul cercare di convincere una ragazza ad assecondare le avances del protagonista. Testo bollente  e sfrontato come solo i Crue sanno fare. "Ti voglio, ho bisogno, voglio che tu sia mia questa notte" così si apre il brano. Lei ci sta e lui la esorta a non lasciare questo gioco dove si sente tutto il fuoco dell'inferno bruciare al suo interno. La seconda strofa è molto più esplicita e rovente, mentre la terza, quella che rientra dopo la parte strumentale, è un riprendere la prima. "Live wire, night prowler" ecco come ci si sente in questo pezzo volutamente erotico e spudorato. Insomma, un gioco che si configura come un'abile partita al gioco della seduzione, in cui è stavolta un Lui a comandare il gioco ed una Lei ad essere "preda" anziché predatrice. Entrambi passeranno una notte di follie e si divertiranno come matti, senza sensi di colpa e senza rimorsi. Libertà, pura e semplice voglia di carnalità, senza ipocrisie o condanne inutili e stupide.

Starry Eyes

Si continua ora con "Starry Eyes (Occhi di stella)", la quale per circa 10 secondi ci lascia soli con la batteria per poi essere raggiunta dai suoni aspri prodotti da Mars in un bel giro di chitarra. I bassi sono ben definiti e sostengono tutto il peso di questa canzone mentre Vince Neil è piacevole da seguire, sempre spalleggiato dai riff distorti di Mick, che vanno a scontrarsi con l'andamento mellifluo del cantante. Sul finire dell'assolo si aggiunge qualche vocalizzo, per poi esser bloccato da tre colpi di campanaccio. Si prosegue ancora decisi con la chitarra in un susseguirsi di note sempre più acute e veloci intervallate dallo "Starry eyes, woo - oooo" che va a degradarsi lentamente fino a spegnersi dopo quattro minuti e mezzo. Un pezzo caratterizzato dalla solita acidità vocale di Vince (il quale non rimane poi così "mellifluo" per troppo tempo), in disaccordo con i suoni sempre molto graffianti, un'alternanza che comunque risulta alla fin fine piacevole e riesce a far riuscire anche questo pezzo, pur non esaltandoci eccessivamente. Il brano possiede un testo che, finalmente, lascia dietro di se una scia di dolcezza. Parla, difatti, di una ragazza dagli occhi "stellati", dolce, comprensiva ed allegra, amata dal protagonista che, pur essendo un ribelle di strada, si lascia conquistare da lei.  I suoi occhi sono così espressivi, il suo sorriso così amorevole che ogni uomo avrebbe potuto crogiolarsi meravigliosamente tra le sue braccia. Disgraziatamente lui era uno spirito libero.... e la lasciò per capriccio. Lei sapeva gestire il suo dolore e disse, con gli occhi bagnati dalle lacrime, che sarebbe stata bene. Aveva la forza di affrontare anche il dispiacere di un uomo che solo desidera vivere con le regole della strada. La cronistoria dell'amore fra la brava ragazza ed il duro dei vicoli, un criminale che per un attimo è stato scottato dal vero amore e che porterà dentro di sé questa sensazione stupenda, anche quando si ritroverà ad estrarre il suo coltello in una rissa o quando compierà l'ennesimo sfregio ai danni di una banda rivale. Magari si rimetterà in gioco? Magari torneranno assieme? Tutto è possibile, perché Lei è riuscita a penetrare nella sua vita rendendola meno triste e gravida di rabbia ed aggressività.

Stick to your Guns

Si giunge dunque al brano successivamente escluso dall'Elektra, avrete tutti capito che è arrivato il turo di "Stick to your Guns (Fedele alle tue armi)", presente invece nella primissima stampa. Questa canzone fu poi comunque reinserita nel 1999 quando fu riprodotto l'album, aggiungendo anche un altro paio di canzoni quali "Tonight", "Toast of the town" (canzone ripropostaci poi anche dai Pretty Boy Floyd) e "Merry-go-Round" versione live. "Stick to your Guns" è un pezzo che non meritava l'esclusione: rapido, particolare, buon mix di strumenti che si intrecciano in un'armonia coinvolgente, dove compaiono molto chiari anche i campanacci, a dare un tono un pochino cupo e davvero da "badass", modo in cui i Crue hanno sempre tenuto mostrarsi. Un suono distorto,che spremuto gocciola un succo velenoso che si irradia nelle coronarie. Conquista il cuore. Un sound molto più greve e stradaiolo anche durante il ritornello, rispetto alla altre canzoni, in effetti. Striscia come un serpente questa malvagia armonia che non si lascerà mai comandare nè calpestare. Ma ecco una sorpresa. Dopo 2 minuti e mezzo cambia volto e diventa qualcosa di più glam, caotico, allegro e più leggero. Per il finale abbandona il tono festaiolo  e torna sui propri passi, fino proprio alle ultimissime note, le quali invece fermano tutto in maniera scanzonata. Ma quale concetto esprimono a parole? "Sii padrone di te stesso e mettiti in forma per stasera, dai un occhiata ai sogn.. non li vedi più e non va bene". I Nostri urlano a gran voce il fatto di fare affidamento su se stessi perchè quello che va bene per uno non va bene per un altro, questo è il segreto del mondo. Bisogna combattere sempre, magari sanguinare, ma mai lasciare decadere ciò in cui si crede. Un testo che fondamentalmente rimarca il fatto che l'essere "giusti" per la società non sia un concetto univoco. Un incitamento a battersi sempre, a urlare e non rimanere in silenzio nella mediocrità. Dobbiamo sempre tenere d'occhio quelli che sono i nostri sogni, le nostre speranze: dobbiamo in ogni modo riuscire nella vita ad essere quello che vogliamo e non quello che gli altri vogliono che noi siamo. La vita è la nostra, nel bene o nel male dobbiamo essere sempre pronti a fronteggiare le nostre responsabilità comunque non scordandoci mai che tutte le conseguenze provengono da scelte nostre e solo nostre. Mai imposte, mai manipolate.. solo nostre, punto. Siamo noi stessi, sempre lo saremo.

Come on and Dance

Come proseguo troviamo "Come on and Dance (Vieni qui e balla)": la canzone  attacca con una chitarra graffiante, raggiunta in fretta da una batteria non troppo evidente ma che ad un certo punto tuona con una serie di colpi di campanaccio; il basso trascina e si fa seguire dagli altri strumenti e il tutto viene amalgamato definitivamente dalla voce di Neil. Il suound non è sicuramente limpido, ma anzi piuttosto polveroso, confuso sin dalle prime battute, come se questa distorsione provenisse da qualche luogo che ne soffoca il ruggito. Il riff è ben intuibile ugualmente e si fa cavalcare dal canto del giovane Neil. Un andamento ascoltabile ed elementi dunque positivi, ma che in linea di massima non fanno di questa canzone una pietra miliare come invece furono altri pezzi dell'album, come appunto "Stick to Your Guns" o "Live Wire", il primo, quello che aprì e presentò al mondo quella che divenne leggenda. I vocalizzi di Vince sono ancora giovani e inesperti ma dal suo grido rende bene l'alito ribelle, mentre Nikki in questo caso tiene testa a tutti, il basso sa risaltare davvero in maniera importante. Come dicevamo prima, con quel mix di elementi non proprio maneggiati da rodati, ma piuttosto da ragazzi dall'anima infuocata, una canzone che pecca ancora di troppa foga ed inesperienza ed appare dunque un po' confusionaria. In fondo, però, a dispetto del sound rude, tratta di sentimenti leggeri, parlando infatti di un'attrazione nei confronti di una ragazza che viene definita dannatamente "hot" e viene paragona addirittura a Sandra Dee, attrice e modella statunitense degli anni '60. Un testo come sempre molto basilare, che sa farsi capire, con ovviamente presenti i soliti riferimenti sessuali. Lei ha portato il suo amore allo sfinimento ma questa sera ne pagherà il prezzo, perché finalmente il suo lui, dopo attese lunghissime e desideri insaziabili, riuscirà ad averla. Una ragazza astuta, una provocatrice, che quando balla sfodera il meglio di sè. Non ci si può esimere dal guardarla, soprattutto se si è quattro rockers scottanti, istintivi e senza freni inibitori, così inclini ai peccati. Lei, amante degli sguardi sul suo corpo, avrà presto quel che cerca e sarà soddisfatta una volta per tutte da chi la desidera immensamente, pronto a farle passare una notte indimenticabile, sperando di tenerla con sé per sempre.. anche se, conoscendo la nostra "Sandra", partirà immediatamente alla ricerca di un nuovo "fidanzato" perché già stufa del precedente. Quanti uomini riusciranno a tenerle testa?

Too Fast for Love

Ma eccoci finalmente giunti al capolavoro di questo album, ovvero la title track "Too Fast for Love (Troppo veloce per l'amore)". Si capisce di essere giunti al nocciolo del disco già dalla prima tagliente nota di chitarra, che sfregia e fende l'aria come un succedersi di veloci stridule sirene. E subentra subito il nostro frontman dotato di un timbro malizioso nelle strofe, alternando "status" durante tutto il proseguo, con degli urletti che di quando in quando fanno decadere l'intento di risultare lascivi ed avvolgenti. Il ritornello non rende troppa giustizia per come è stato impostato ma la canzone complessivamente è superlativa: dà un senso di velocità e devasto fisico e spirituale, ed anche se non risulta perfettamente esaltante nel ritornello si possono apprezzare i cori degli altri componenti, anch'essi pronti a ricordarci che tutti sono "troppo veloci per l'amore", seguiti poi dal vocalist in solitaria. Si tratta proprio di una canzone frivola e sfrontata che sa di gioventù vissuta ai 100 all'ora, senza sprecare nemmeno un respiro. L'adrenalina è quella che carica ogni sospiro, ti trovi così intrappolato nel mezzo, esaltato come fossi il protagonista. E' proprio questo lo scopo di certa musica, mostrarci tutte quelle cose che vorremmo fare ma che solo le più folli rockstars hanno potuto sperimentare. Ed è qui che si identificano i veri Crue, o per lo meno si ritrova il messaggio "dannato" che vogliono far passare: superficiali, consapevoli di essere degli sbandati, sempre di corsa, sempre pronti al prossimo giro con la  prossima ragazza, durante la prossima tappa del prossimo show. Così esordiscono: "Vivere in un jet, fare l'amore con i sogni di qualcun'altro, dillo ancora!"... lei è così dannatamente "cool" e sa accendere la notte, "tu sai cosa intendo".. Maledettamente sensuale. Ma passata questa avventura ce n'è già pronta un'altra, è tutto così veloce che non si può fermarsi e perdere tempo con l'amore. Gioventù spericolata. "Do you remember?? Well, I remember." Ovviamente questo può, senza ombra di dubbio, dirsi il pezzo più forte dell'album, un'autentica botta d'adrenalina che potrà anche avere delle piccole imperfezioni di fondo (vedasi il ritornello che poteva forse essere sistemato diversamente) ma che alla fin fine convince al 100%. Musica che incarna appieno la forza di questo quartetto, disposto unicamente a spassarsela con delle belle ragazze in serate all'insegna dell'alcool e dell'amore libero. Sempre senza rimorsi, sempre senza rimpianti. E' la chitarra di Mick Mars a risultare protagonista, è il basso frastornante di Nikki unito alla voce camaleontica e particolarissima di Vince Neil, senza scordarsi dello splendido lavoro di T-Bone dietro le pelli. Tutto è perfettamente amalgamato e spinto al massimo per travolgerci con bordate di Rock 'n' Roll potenti ed espressive. Questo, è il Rock 'n' Roll, ed i nostri Motley Crue sembrano aver ben imparato la lezione dai loro illustri maestri e predecessori.

On With the Show

La "Leathur", come anche valeva per la versione dell' "Elektra", ci fa concludere con una più tranquilla "On With the Show (Tutt'uno con lo spettacolo)", una sorta di ballata elettrica, con un notevole l'arpeggio iniziale. Il ritmo sale al momento del ritornello dopo due strofe di calma apparente, ed a tratti la canzone dimostra di avere un non-so-che di "stonato", e molto ben percepibile è il cambio di ritmo lungo la traccia. Mars sa sempre come intrattenere gli ascoltatori nel migliore dei modi anche durante l'assolo presente a metà canzone, e col passare dei secondi e all'avanzare della canzone, si percepisce la voglia di esploder di nuovo, quasi stiano cercando di trattenere un sentimento più impetuoso, forse quello che rispecchia davvero quattro ventenni californiani all'inizio di una carriera che si rivelerà lunga e soddisfacente. Ancora non sapevano forse di essere quel mix esplosivo e vincente che passa ed incanta ogni cuore che tocca. "On With the Show", quindi, è in linea di massima un buon pezzo per concludere un album di debutto. Un brano che nonostante sia sempre dotato del loro spirito esagerato e folle, ha una parte molto sensibile e quasi "contenuta". Una storia triste che finisce in maniera tragica: i Crue si sono presentati come ragazzacci provenienti dalla strada ed anche questo pezzo lo conferma, difatti il brano narra di un amico che ha sempre fatto i suoi affari non troppo puliti durante la sua folle adolescenza e tutti sapevano che prima o poi sarebbe finita. Un ragazzo diventato uomo prima del tempo, che ha sempre dovuto cavarsela e anche dopo la morte non è esente da maldicenze e pettegolezzi. Un poco di buono, che però lascia una ragazza (Suzie) che lo amava. La morte, come in questi casi sovente accade, è sopraggiunta in maniera misteriosa, senza qualcuno da incolpare, senza qualcosa verso il quale indirizzare le lacrime. Un mistero, non essendoci una causa certa, una ricostruzione sensata. Addirittura qualcuno dice si tratti di suicidio, ma l'unica cosa certa è che non ci sia più.  In fondo è il solito vecchio e saggio messaggio.. lo spettacolo deve continuare, sempre e comunque, perché la vita di strada è purtroppo anche questo, ed i Motley Crue lo sanno bene. Il divertimento ed il "sentirsi liberi" sono solo un volto della medaglia, i risvolti negativi esistono e sono anche molti; nessuno può decidere cosa tenersi, se solo il bene o solo il male. Quando si vive in un certo modo, bisogna saper affrontare tutte le conseguenze, anche le peggiori.

Conclusioni

Ma ora, tirando le somme, passiamo a dare un giudizio complessivo di questo disco. Possiamo senza dubbio dire di trovarci dinnanzi ad un album frizzante e coinvolgente, capace di attirare l'attenzione su di se ed importante in quanto dà il via ad un futuro di eccessi e di fama che ancora oggi i nostri Motley Crue vantano. I testi non sono troppo complessi e ancora un po' acerbi come molte delle soluzioni musicali adottate, ma d'altra parte se si fossero pretese canzoni importanti dal punto di vista delle tematiche, e probabilmente anche della tecnica, non avremmo mai avuto i Motley Crue che conosciamo ed anzi, non si sarebbe venuti in questa direzione ascoltando questo disco. Ci sono band che fanno della tecnica il loro baluardo, altre che come i Nostri cercano di creare un tipo di Rock 'n' Roll meno incline al perfezionismo ma anzi più decisamente spinto verso la forza e la potenza, la velocità coinvolgente e priva di fronzoli.  Possiamo dire che da questo debut album parta la loro ascesa al successo, essendo questo lavoro un gradino sotto al successivo "Shout at the Devil" (capolavoro del 1983, il quale contiene le famose "Shout at the Devil" appunto, "Looks that Kill" e  "Too Young to fall in Love", vere e proprie pietre miliari del loro repertorio e delle loro setlist) e ovviamente nemmeno da paragonare al fenomeno "Girls Girls Girls". Un bel disco, ma ancora acerbo e con un che di inesperienza, se consideriamo a quel che sarebbe avvenuto in seguito. Col senno di poi la strada imboccata fu comunque quella corretta, visto e considerato che questo inizio li portò sino al culmine della loro attività; il primo gradino verso quel "Dr. Feelgood" che li consacrò definitivamente a grandi stelle del panorama musicale tutto, un successo incredibile durato almeno fino al '87. Da lì in poi si vedrà cosa saranno in seguito obbligati ad affrontare ma di certo il loro spirito guerriero e ribelle non verrà mai accantonato. Quindi, considerata la sua importanza di album iniziatico e tenendo conto di cosa i Motley Crue erano all'epoca, possiamo dire come "Too fast for Love" sia sicuramente un gran bel disco, anche se non risulta essere musicalmente troppo pulito e totalmente privo di incertezze o momenti da rivedere. Se dovessi dare una valutazione numerica "sopra le parti" mi sentirei di dare un sette e mezzo, se dovessi valutarlo nel complesso, in maniera oggettiva, appunto. Soggettivamente, invece, ne sono innamorata. Ma chi, in fin dei conti, è rimasto impassibile dinnanzi alla carica che questo disco sa tutt'oggi sprigionare? Anche i Crue stessi devono averne subito l'ascendente, visto che da lì in poi furono solo escalation di successi e dischi memorabili, fama in crescendo ed una vita proprio come quella dei testi qui presenti: in perenne bilico fra sentimenti docili, foga passionale, alcool, vita di strada, risse, provocazioni e tanta beata incoscienza. Un mix "letale" che li ha portati ad essere i Motley Crue, quelli che comunque abbiamo sempre amato, a prescindere da ogni cosa.

1) Live Wire
2) Public Enemy #1
3) Take Me to the Top
4) Merry-go-Round
5) Piece of Your Action
6) Starry Eyes
7) Stick to your Guns
8) Come on and Dance
9) Too Fast for Love
10) On With the Show
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